Il libro che verrà
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Il libro che verrà
UOMO OGGI EDITORIA Il libro che verrà di L u i s a S a n t i n e l l o Quale futuro attende libri e giornali stampati di fronte all’avanzata del digitale? Segnali positivi emergono dalle ultime ricerche. In vista della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore (23 aprile), analisi di un supporto che fa parte dell’uomo e della sua cultura. Messaggero 16 | di sant F ino a ieri in molti la davano per spacciata. Qualcuno aveva addirittura ipotizzato la data del suo trapasso: 2017 negli Usa, 2027 in Italia. Entro il 2040 scomparirà definitivamente, scalzata dall’avvento degli ebook, profetizzava nel 2011 l’Associazione stampatori italiani giornali (Asig). Al momento, però, la carta stampata è ancora tra noi, e – stando alle ultime stime dell’Aie (Associazione italiana editori) – rappresenta il 94 per cento del mercato dell’editoria nazionale. Il 69 per cento dei lettori over 18 la sceglie come supporto esclusivo, mentre il 30 per cento la abbina a e-reader e tablet (Rapporto Aie sullo stato dell’editoria in Italia 2015). Perché una cosa è scorrere le dita su un vetro freddo e liscio, un’altra è stringere un libro tra le mani, annusarne il profumo, «consumarne» le pagine a suon di annotazioni e pieghe. Lo sanno bene i centosessanta lettori intervistati l’anno scorso da Episteme nell’indagine commissionata da Fieg e Upa «Quotidiani e periodici a pagamento: ruolo, valori e prospettive evolutive». Lo studio, condotto nel 2015, ha messo in luce un rapporto tra pagine e pubblico per certi versi sorprendente. Oggi più che mai, in un mondo saturo di informazione e, paradossalmente, disinformazione, il giornale cartaceo è una bussola. Un oggetto quasi sacro da leggere e rileggere, staccare, ritagliare e ALBERTO RUGGIERI collezionare. Un mentore e un amico che rassicura e arricchisce cuore e mente, genera senso di appartenenza, allena lo spirito critico e fa sognare. «Sulla carta ti concentri, penetri quello che leggi e lo metabolizzi» argomenta una degli intervistati, Amelia, 46 anni. Leggere sulla carta «è un piacere, un momento per stare con me stesso e in cui non deve entrare nessuno» aggiunge il coetaneo Ivan. Ma come si conciliano queste dichiarazioni d’amore con il calo di titoli cartacei pubblicati e di copie vendute (-3,5 per cento e -6,5 per cento nel 2014) in Italia? Che valore assumono rispetto alla scalata degli e-book, giunti a rappresentare negli ultimi due anni il 5-6 per cento del mercato dell’editoria nazionale? A dispetto delle apparenze, per il direttore dell’Aie, Alfieri Lorenzon, l’avvento del digitale non ha nulla a che vedere con l’ipotetica estinzione della carta stampata. «Carta e digitale non sono nemici, al contrario, devono lavorare insieme per far sì che la popolazione legga di più – denuncia il dirigente –. La vera emergenza in Italia è proprio questa: si legge troppo poco, sia su un supporto che sull’altro. Neppure un libro l’anno per il 39 per cento dei laurea ti è un dato sconsolante, oltre che un problema strategico per lo sviluppo di un Paese civile». Libri, giornali ed ebook sono strumenti diversi, ma mai concorrenti, da utilizzare a seconda delle situazio- ni e delle necessità (in viaggio meglio il digitale salva-spazio, sulla scrivania vince ancora la più «coinvolgente» carta). Sono alleati contro una crisi che negli ultimi quattro anni ha mangiato il 21 per cento del mercato dell’editoria nazionale e che, accanto al crollo di segmenti (libri di cucina in primis), ha visto l’ascesa di altri. Un esempio? Il settore di libri per bambini – stando a un’indagine Nielsen presentata lo scorso maggio al Salone del libro di Torino – sarebbe cresciuto del 6,4 per cento nell’ultimo anno. «I libri per ragazzi sono frutto del pensiero di editori, scrittori e disegnatori – spiega ancora Lorenzon –. Su di loro si è molto investito, nell’ottica di creare un prodotto di nicchia bello e desiderabile. Un prodotto che, agli occhi dei genitori, è indispensabile ai loro figli». Bellezza ed emozioni dunque: ecco su che cosa, a prescindere dal tipo di supporto, l’editoria del futuro dovrà puntare per superare la crisi. «Si può vivere solo insieme, si può vincere solo insieme, producendo cose belle – conclude il dirigente dell’Aie –. Del resto, se un libro è brutto, che sia di carta o digitale, comunque non viene acquistato». A danno non solo del rivenditore di turno o del negozio on-line, ma di tutto il «sistema cultura». deciso di tornare a investire sulla carta a dispetto delle previsioni più nere. Lo hanno fatto negli Usa case editrici-colosso come Hachette, Simon&Schuster e Penguin Random House, ampliando i propri magazzini e aprendo nuovi centri di distribuzione; lo hanno fatto anche «pesci minori» come le cinquantadue librerie indipendenti nate negli States nel giro di cinque anni (e andate a sommarsi alle altre 1.660 censite dalla American booksellers association). Anche l’Italia nel suo piccolo ha di che esser fiera: l’agenzia Nielsen riporta infatti che nel 2015 le librerie indipendenti nel nostro Paese hanno visto crescere il proprio volume d’affari del 2,3 per cento. Tra queste realtà che hanno scommesso sulla carta e sono state premiate c’è anche una piccola casa editrice-libreria di Piacenza. Papero editore – da paper che in inglese vuol dire carta – è nata a settembre 2015 dalla passione di due amici: Gabriele Dadati e Davide Corona, rispettivamente scrittore (è stato tra l’altro finalista al Premio Strega 2012 con Piccolo testamento, Laurana editore) e pittore. «Abbiamo scelto da subito di premiare i lettori “forti” e consapevoli in modo esclusivo – racconta Gabriele –. Così, anziché stampa- Secondo alcuni esperti, libri cartacei e digitali rispondono a esigenze diverse e, per questo, non sono avversari. Sotto, da destra, Gabriele Dadati e Davide Corona, fondatori della casa editrice-libreria Papero editore, a Piacenza. Investire nella carta «Il libro appartiene a quella generazione di strumenti che, una volta inventati, non possono più essere migliorati» sentenziava Umberto Eco negli anni Novanta del secolo scorso. Per scoprire se lo scrittore recentemente scomparso aveva del tutto ragione dovremo attendere ancora molti anni e altrettanti progressi della tecnologia. Nel frattempo, c’è chi ha ’Antonio aprile 2016 Le due facce della pagina Messaggero aprile 2016 di sant ’Antonio | 17 UOMO OGGI EDITORIA Il piacere della carta Oggi, nonostante i molti progressi tecnologici, non esistono ancora e-book in grado di risvegliare nel lettore le stesse emozioni evocate dalla carta stampata. re mille copie di un libro che poi faticheremmo a vendere, ne produciamo un centinaio ma di alto pregio, utilizzando solo carte ecologiche, senza l’aggiunta di solventi né coloranti artificiali, e rilegandole tutte a mano nella nostra libreria-laboratorio». Tradotto in parole povere, il modello di business del Papero editore ricalca il proverbio «pochi ma buoni». Nel negozio di via Legnano, proprio accanto al Duomo di Piacenza, i clienti sono dei privilegiati: «Conosciamo il nostro pubblico, lo consigliamo e, spesso, gli spediamo i libri a domicilio» spiega Dadati. Così facendo, i due editori-artigiani piacentini risparmiano sui costi di distribuzione e mantengono basso il prezzo di copertina (da 12 a 20 euro per le pubblicazioni con stampe d’arte). In pochi mesi di vita il Papero ha già pubblicato otto libri tra monografie d’arte, racconti e una simpatica rilettura in dialetto piacentino de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Altri tre titoli sono in cantiere. Per esporli in tempo sui loro scaffali i ragazzi, entrambi poco più che trentenni, lavorano anche di notte, i sabati e qualche domenica. Ma la soddisfazione li ripaga sempre: «Nei primi quattro mesi di attività il Papero ha chiuso l’anno con sessanta fatture» conferma Gabriele. A essere gettonati sono i libri, ma anche gli articoli di oggettistica (quaderni, cartoline pop-up, ventagli), rigorosamente in carta e provenienti da tutto il mondo, che piacciono tanto ai giovani. La carta però non è tutto, e la tecnologia non si può ignorare. Così, per ogni volume pubblicato il Papero edita anche una versione formato e-book al prezzo fisso di 1,49 euro. «Perché leggere – aggiunge Gabriele – è un diritto di tutti» a prescindere da stile di vita e portafogli. E se è vero che «la carta è uno strumento di comunità CSP_SEVERIJA / WWW.CONTRASTO.IT che crea legami», altrettanto importante è il ruolo del digitale come canale più immediato di diffusione. Una volta fatto chiaro che «l’e-book non è un’alternativa alla carta, ma semplicemente uno strumento diverso» la strada verso il recupero dell’editoria italiana è segnata. ZOOM Una Giornata per i libri MARC SOLER / WWW.CONTRASTO.IT Messaggero 18 | di sant Il 23 aprile è una data speciale per il mondo dell’editoria. Dal 1996 si festeggia, infatti, la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore patrocinata dall’Unesco. Un omaggio al libro, inteso come veicolo di confronto e strumento di formazione. Ma anche una buona occasione per riflettere sulla crisi della carta stampata e per incentivare la lettura, nonché la pubblicazione di libri a ogni latitudine. Negli ultimi anni anche in Italia questo appuntamento ha preso corpo e si è arricchito di iniziative più o meno inedite. Su tutte: i flashbookmob, letture collettive in cui ogni partecipante porta un libro e, al momento indicato, ne legge uno stralcio per pochi minuti. Per non parlare del bookcrossing alla fermata della metro, un’usanza ormai radicata che vede l’installazione di appositi gazebo da cui è possibile attingere un libro, lasciandone in cambio un altro. Ma il 23 aprile è anche una giornata di anniversari e tradizioni ben più antiche. In Spagna, infatti, coincide con la festa di Sant Jordi (San Giorgio), patrono della Catalogna, che – secondo la tradizione – uccise il drago e salvò la principessa. Da allora, in ricordo di questa impresa, il 23 aprile è consuetudine che gli uomini regalino una rosa alla loro donna. Usanza che venne poi «integrata» da re Alfonso XIII nel 1926, quando il sovrano istituì la Giornata del libro e delle rose. Così, ancora oggi nel giorno di San Giorgio le piazze e le strade catalane si riempiono di bancarelle colme di libri e di fiori. Uomini e donne se li scambiano come dono in ricordo del santo cavaliere, ma anche di tre grandi della letteratura – William Shakespeare, Miguel de Cervantes e Inca Garcilaso de la Vega – il cui anniversario di morte ricorre, guarda caso, proprio il 23 aprile (tutti e tre morirono nello stesso anno: 1616)! La quarta rivoluzione Ricapitolando: lunga vita ai libri di carta, perché si leggono volentieri, creano relazioni e offrono punti di riferimento. Ma carta implica anche maggiori tempi di produzione e consumo, più soldi da sborsare e più rifiuti da riciclare. Così, all’idea che le pagine di cellulosa siano davvero destinate all’oblio c’è anche chi si è rassegnato con serenità. Perché in fondo, come scrive Gianni Riotta nella prefazione al libro L’ultima copia del «New York Times». Il futuro dei giornali di carta (Donzelli), «sono i contenuti, non la tecnologia, il sistema nervoso della comunicazione». Di questo avviso è anche Gino Roncaglia, docente di informatica applicata alle discipline umanistiche all’Università della Tuscia: «Oggigiorno è diffuso un mito sbagliato: che i media non muoiono mai – spiega l’autore di La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro (Later- za) –. Ma questo è valido solo per quelli che sopravvivono. Che fine hanno fatto le audiocassette, i mangiadischi, le macchine da scrivere? La verità è che nel mondo della comunicazione avvengono spesso sostituzioni, in particolare quando il nuovo media è capace di fare tutte le cose che faceva quello vecchio più altre, oppure di farle meglio». Al momento questa eventualità è lontana perché, spiega il professore, «il libro elettronico non è ancora in grado di sostituire la carta in tutto e per tutto. Rispetto alla pagina fluida digitale, quella tipografica ha il vantaggio di offrire punti di riferimento stabili, confini fissi. Ma si tratta di una questione di design che s ic u r a me nte si evolverà». E così, se nel bre- LLUÍS REAL / WWW.CONTRASTO.IT ve periodo c’è da aspettarsi la convivenza dei due supporti, «tra circa venticinque anni penso prevarrà il digitale». Dopo il passaggio dall’oralità alla scrittura, dal volumen al codex e dall’opera degli amanuensi alla stampa a caratteri mobili, staremmo per assistere – secondo Gino Roncaglia – alla quarta rivoluzione mediatica nella storia dell’uomo. Anche se il termine suona un po’ minaccioso, per il professore non è il caso di spaventarsi. «Noi siamo figli della cultura del libro, inteso come forma di organizzazione testuale orientata a una complessità argomentativa o narrativa», ma questo non significa che perdendo il libro di carta perderemmo automaticamente le nostre origini. «La stessa Bibbia, ad esempio, è considerata il libro per eccellenza, pur non essendo nata sulla carta». Ciò che conta, dunque, in questo tempo di mutamenti, non è tanto fissarsi sull’oggetto in sé, bensì «non perdere la forma libro come deposito della complessità». Siamo avvertiti. Se tra qualche decennio, visitando un museo, ci imbatteremo in una copia del «Corriere della sera» esposta dietro a una teca, al fianco di dischi in vinile e videocassette, non potremo stupirci. Tutt’al più, trattenendo la nostalgia, ripenseremo alle parole quasi profetiche di Rupert Murdoch, il magnate dell’editoria: «Il mondo sta cambiando molto in fretta. Chi è grande non sconfiggerà più chi è piccolo, ma chi è veloce batterà quelli che sono lenti. (Per uscire dalla crisi, ndr) cè solo un modo, utilizzare le nostre competenze per creare e distribuire un contenuto dinamico e brillante». Tutto il resto è superficie. E non necessan riamente di carta. ’Antonio aprile 2016 LIBRI Vittorio Sabadin, L’ULTIMA COPIA DEL NEW YORK TIMES. Il futuro dei giornali di carta Donzelli, € 15,00 Gino Roncaglia, LA QUARTA RIVOLUZIONE. Sei lezioni sul futuro del libro Laterza, € 19,00 Robert Darnton, IL FUTURO DEL LIBRO Adelphi, € 24,00 Nicola Cavalli, Adriano Solidoro, OLTRE IL LIBRO ELETTRONICO. Il futuro dell’editoria libraria Guerini e associati, € 19,00 Messaggero aprile 2016 di sant ’Antonio | 19