Martedì, 06 ottobre 2015

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Martedì, 06 ottobre 2015
DIRER
Martedì, 06 ottobre 2015
DIRER
Martedì, 06 ottobre 2015
Pubblica Amministrazione
06/10/2015 Il Messaggero Pagina 8
FRANCESCA PIERANTOZZI
Air France, aggredito il capo del personale per il taglio di 2900 posti
06/10/2015 Il Messaggero Pagina 59
FABIO ROSSI
Note spese, doppia inchiesta Marino: «Ne parlo solo ai pm»
06/10/2015 Il Messaggero Pagina 63
CRISTIANA MANGANI
Mafia Capitale, sfilata di testi eccellenti
06/10/2015 Corriere della Sera Pagina 2
GIANNI LETTA
Mafia Capitale, dal 5 novembre i politici in aula
06/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 51
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«Tangenti, le mani della banda sulla gara per il parco Trotter»
06/10/2015 La Repubblica Pagina 20
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ANTONIO RIVOLTA
La notifica è valida solo se fatta entro novanta giorni
06/10/2015 Italia Oggi Pagina 35
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Focus sui nuovi contratti
Normativa Comuni
06/10/2015 Corriere della Sera Pagina 22
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Processo per gli ex vertici Olivetti
06/10/2015 La Repubblica Pagina 31
OTTAVIA GIUSTETTI
Amianto Olivetti, a giudizio De Benedetti, Colaninno e Passera
06/10/2015 MF Pagina 1
ANTONIO GIORDANO
Consorzi bocciati
06/10/2015 Italia Oggi Pagina 31
SERGIO TROVATO
L' interpello anche nei comuni
06/10/2015 La Stampa Pagina 25
STEFANO STEFANINI
I trattati per una libera economia
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Normativa Enti Locali
06/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 53
FRANCO CASARANO
Il calore disperso va nelle spese
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Sindacati
06/10/2015 Italia Oggi Pagina 4
pillole
06/10/2015 La Stampa Pagina 2
Il manager professore che insegna relazioni sindacali
PIERRE DE NOLAC
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Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
Air France, aggredito il capo del personale per il
taglio di 2900 posti
Assalto dopo la conferma degli esuberi, i manager sono costretti a fuggire con giacche e
camicie strappate. Sette feriti
IL CASO PARIGI ­ Xavier Broseta poteva
vantarsi di aver attraversato i peggiori anni di
Air France, quelli dei tagli da miliardi di euro e
di migliaia di posti di lavoro, nel posto più
difficile, quello di capo delle risorse umane,
senza mai perdere il titolo di «uomo del
dialogo». Questo fino a ieri mattina alle 10 e
mezzo, quando ha fatto il giro del mondo la
sua immagine a torso nudo ­ della camicia
nemmeno più i brandelli ­ una cravatta
penzoloni intorno al collo, occhialini tondi finiti
chissà dove, l' iPad stretto come una boa di
salvezza, arrampicato su una reta metallica
per scappare da un gruppo di dipendenti
inferociti. Vicino, scortato da agenti della
sicurezza visibilmente in difficoltà, anche
Pierre Plissonnier, responsabile dell' attività
lungo raggio della compagnia: anche lui semi
svestito dalla rabbia del personale in sciopero.
Anche lui costretto a scappare dal rischio
linciaggio dando la scalata a una recinsione
davanti allo sguardo impotente di un paio di
gendarmi. In tutto: sette feriti, di cui uno grave,
un agente della sicurezza ricoverato in coma e
poi dichiarato fuori pericolo LA
RICOSTRUZIONE L' assalto è cominciato
intorno alle 9 mezzo, alla sede di Air France a
Roissy, vicino alle piste dell' aeroporto Charles
de Gaulle. Dentro l' edificio di cemento e vetro, al primo piano, era in corso la riunione straordinaria del
Comitato centrale d' Impresa per mettere nero su bianco il piano di ristrutturazione, il terzo in quattro
anni, già ampiamente annunciato dalla direzione del gruppo Air France­Klm e che prevede, in grande
sintesi, il taglio di altri 2900 posti di lavoro, tra piloti, hostess, stewart e personale di terra. Un piano B,
dopo il fallimento dei negoziati con i piloti una settimana fa. Fuori, i sindacati avevano indetto uno
sciopero e organizzato una manifestazione.
LA RIVOLTA La protesta è andata però subito oltre gli slogan di rito, che invocano ormai da mesi, le
dimissioni di Alexandre de Juniac, presidente di Air France­Klm, di Frédéric Gagey, amministratore
delegato di Air France, e con l' occasione anche del premier Valls, visto che lo stato detiene il 16% del
capitale della compagnia di bandiera e che il governo continua a chiedere a sindacati e dipendenti di
collaborare per salvare un' azienda sommersa da miliardi di debiti e che potrebbe rischiare di chiudere i
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battenti.
Alle 9 e mezzo, quando è trapelato che al primo piano si confermava il numero di 2900 partenze su
base volontaria, un drappello di più determinati ha saltato i tornelli, salito le scale e fatto irruzione nella
sala conferenze. L' amministratore delegato Gagey ha fatto appena in tempo ad eclissarsi. In prima
linea sono rimasti gli altri membri della direzione. In particolare Broseta, che tra l' altro lascerà il posto
tra qualche settimana. Diplomato alla prestigiosa Ena, la scuola della Pubblica amministrazione, a
Broseta sono sempre state riconosciute doti di mediazione e trasparenza. In un' intervista di un anno fa
spiegava quanto non fosse facile «convincere i leader sindacali di impegnarsi in un negoziato che deve
necessariamente portare a lavorare di più e guadagnare meno».
LE DICHIARAZIONI Ieri pomeriggio Broseta è tornato alla sede di Air France, dove ha tenuto una veloce
conferenza stampa. Si è detto «scioccato» e «deluso» ma ha invitato a non condannare «l' insieme del
personale Air France». Broseta ha raccontato di aver «ricevuto centinaia di testimonianze di simpatia da
parte di leader sindacali e colleghi» e si è dichiarato sicuro che «sarà possibile continuare il dialogo
sociale». Il premier Valls e il sottosegretario ai Trasporti Alain Vidalies si sono detti entrambi
"scandalizzati" dalle violenze. Air France ha subito annunciato denunce per «violenze aggravate» ma la
direzione ha poi deciso di tendere la mano ai sindacati che si sono dissociati dalle aggressioni anche se
il segretario di Force Ouvrière ha parlato di "esasperazione" da parte dei dipendenti. Ieri nel tardo
pomeriggio De Juniac ha dato la sua disponibilità a riprendere i negoziati «in qualsiasi momento»..
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FRANCESCA PIERANTOZZI
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Note spese, doppia inchiesta Marino: «Ne parlo solo
ai pm»
Esposti in Procura e alla Corte dei Conti sui costi per le cene e le missioni del sindaco Il
Campidoglio: «Tutti gli importi sono on­line e motivati, ha speso 1800 euro al mese»
LA POLEMICA Due esposti incrociati, uno in
Procura e l' altro alla Corte dei Conti. E le
spese di Ignazio Marino per rappresentanza e
missioni istituzionali potrebbero ora finire al
vaglio degli inquirenti e dei magistrati
contabili, per le denunce presentate da
parlamentari e consiglieri comunali del
Movimento 5 stelle, a cui si aggiungono l'
esposto della Lista Marchini e quello
annunciato da Fratelli d' Italia. Il sindaco dal
canto suo si trincera dietro la regolarità
formale di tutti i documenti, messi online sul
sito del Campidoglio e passati al setaccio dai
gruppi di opposizione. I nomi degli invitati a
pranzi e cene restano comunque riservati: le
norme non impongono di rivelarli, fanno notare
a Palazzo Senatorio, e saranno comunicati
soltanto in caso di eventuali richieste di
chiarimenti da parte della Procura o della
Corte dei conti. Il chirurgo dem continua
intanto a lavorare regolarmente (ieri senza
appuntamenti pubblici) e sull' argomento taglia
corto: «Se questa campagna offensiva
dovesse continuare Roma Capitale sporgerà
querela», si legge in una nota diffusa dall'
amministrazione capitolina. Marino non accetta
ulteriori ricostruzioni ritenute «offensive,
orientate da interessi politici e prive di
fondamento» e sottolinea «l' operazione di trasparenza e legalità» fatta pubblicando sul sito istituzionale
tutte le ricevute che riguardano le spese in questione.
GLI ATTI A chiedere due inchieste ufficiali sulla vicenda, sono stati i parlamentari e consiglieri capitolini
del M5s: «Ci aspettiamo che sia aperta un' indagine sulla natura delle transazioni condotte, che nelle
cifre appaiono del tutto immotivate per il mandato di un sindaco», hanno dichiarato i pentastellati. A
detta dei denuncianti, negli scontrini istituzionali presentati dal Campidoglio ci sarebbero troppe cifre
che non quadrano: «Cene istituzionali nei weekend o nei giorni di festa, spuntini serali fatturati cinque
mesi dopo averli consumati, convivi con medici del Gemelli, chirurghi stranieri e parlamentari vari,
avvenuti di preferenza nel ristorante sotto casa», si legge nel documento ora al vaglio dei magistrati che
dovranno anche chiarire se sia stato legittimo l' aumento del plafond mensile della carta di credito del
primo cittadino, che sarebbe stato innalzato da 10 mila a 50 mila euro. Le due indagini correranno su
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binari paralleli. Ai giudici contabili spetterà il compito di stabilire se, come ipotizzato dai denuncianti,
esistano i presupposti per accusare il sindaco di danno erariale. Per quanto riguarda il versante penale,
invece, a occuparsi del caso sarà il pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Francesco
Caporale, che coordina di gruppo che si occupa di pubblica amministrazione. Qualora dovesse essere
accertato l' utilizzo di denaro pubblico per fini privati, il titolo di reato ipotizzabile sarebbe peculato.
LA REPLICA Dal colle capitolino, però, respingono con forza ogni accusa: «È tutto online ­ si legge nella
nota di Palazzo Senatorio ­ Si tratta di un gesto di trasparenza e novità assoluta per un comune italiano.
Ogni singola spesa è motivata formalmente dal sindaco nelle modalità previste dalle norme».
In poco più di due anni, da quando cioè è primo cittadino della Capitale, Marino ha speso 1.789,43 euro
al mese, di cui «773 per rappresentanza e 1.016,43 per missione ­ sottolineano dal Comune ­ Le spese
di rappresentanza degli organi di governo di Roma Capitale per il 2014 ammontano complessivamente
a 128.028,10 euro, una cifra certificata». Tra le spese di rappresentanza degli organi di governo «sono
contenute molte voci non certo attribuibili alla persona del sindaco: dalla realizzazione delle medaglie,
ai doni alle delegazioni internazionali che sono ricevute in Campidoglio ­ prosegue la nota ­ Su queste
spese negli anni dell' amministrazione Marino sono stati fatti sostanziosi tagli rispetto al passato e sono,
se rapportate alle dimensioni della città, più che in linea quando non spesso inferiori a quelle di tutte le
altre grandi realtà italiane».
IL DIBATTITO Per il Campidoglio, dunque, in tutta questa vicenda non c' è nulla di anomalo. Ma
Francesco Storace non è d' accordo: «Marino deve chiarire questa storia dei pranzi di famiglia ­ dice il
leader de La Destra ­ Non c' è solo l' America a costare quattrini ai romani. Ma anche insopportabili
pranzi e cene di sabato e domenica nei dintorni di casa». Adesso «sarà la magistratura Fabrizio Ghera
a dirci se le spese di Marino sono state effettuate secondo un uso disinvolto di soldi pubblici a fini
privati», sostiene Fabrizio Ghera, capogruppo capitolino di Fdi­An. «Stiamo approfondendo anche l'
esame su tutte le spese, compreso il viaggio della delegazione capitolina a Philadelphia e New York ­
chiosa il capogruppo della Lista Marchini in consiglio comunale, Alessandro Onorato ­ per il quale il
Comune di Roma ha impegnato oltre ventiduemila euro, di cui 4.866 solo per le spese del sindaco, per
verificare eventuali profili di illecito».
Michela Allegri Fabio Rossi © RIPRODUZIONE RISERVATA.
FABIO ROSSI
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Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
Mafia Capitale, sfilata di testi eccellenti
Da Alemanno a Marino, da Zingaretti fino a Gianni Letta, nella lista anche il prefetto
Gabrielli e il suo predecessore La difesa di Buzzi citerà al processo gli uomini chiave di
tutte le amministrazioni avvicinate dal re delle coop
LA VIGILIA Manca poco meno di un mese all'
inizio di quello che si annuncia come il primo
vero processo di mafia nella Capitale. Una
mafia che parla romanesco, che trova alimento
nella politica e che proprio dai palazzi riceve
favori in cambio di denaro. A giudicare i 59
imputati saranno i giudici della X sezione
penale. Sarà un vero tour de force giudiziario
con circa 14 udienze al mese, fino a 4 a
settimana, per un totale di 136 sedute fino a
luglio prossimo. L' aula scelta per ospitare il
maxiprocesso sarà quella di Rebibbia, che è
già stata teatro di processi storici come quelli
sulla strage di Ustica, P2, Brigate Rosse, l'
omicidio di Simonetta Cesaroni e la morte di
Stefano Cucchi. Nei giorni scorsi il presidente
della X, Rosanna Ianiello, ha inviato ai
difensori una bozza di calendario.
L' OBBIETTIVO L' obiettivo è di fare il più in
fretta possibile, nel rispetto delle esigenze
della difesa degli imputati. Ed è proprio questo
l' aspetto che potrebbe più di ogni altro
rallentare il ritmo delle udienze. Alcuni
difensori, infatti, stanno preparando la loro lista
testi, che dovrà comunque essere autorizzata
dai giudici. L' avvocato Alessandro Diddi che
assiste uno dei protagonisti principali dell'
intera inchiesta, ovvero Salvatore Buzzi,
intende citare tutti coloro che, in un modo o nell' altro, hanno avuto a che fare con il suo assistito. Ecco
allora comparire nell' elenco circa 250 persone. «Convocheremo ­ spiega il legale ­ il presidente della
Regione Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Ignazio Marino, l' ex sindaco Gianni Alemanno, l' attuale
prefetto Franco Gabrielli, gli ex prefetti Giuseppe Pecoraro e Mario Morcone, e l' ex sottosegretario alla
Presidenza del consiglio Gianni Letta. Il mio assistito è carico e pronto a combattere. Chiameremo
davanti al giudice i rappresentanti e i vertici della pubblica amministrazione. Certo, non posso escludere
che qualche funzionario possa avere sfruttato il ruolo che ricopriva a suo favore, ma è comunque da
dimostrare di quale reato si sia trattato».
LE ACCUSE Il nodo di tutto il processo, infatti, è quell' accusa di associazione mafiosa sulla quale
insisteranno i difensori, quella che avrà il peso maggiore sulla condanna finale.
Una contestazione che non va a genio a Massimo Carminati, l' ex terrorista dei Nar, chiuso nel carcere
di Parma in regime di 41 bis. Anche se il suo difensore storico, Giosuè Naso, convocherà pochissimi
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Il Messaggero
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testimoni. «Conto di difendere Carminati ­ afferma ­ con il controinterrogatorio dei testi a carico.
C' è molto da chiarire. Il mio assistito, questa volta, non opporrà il solito silenzio, ma dirà la sua». Il
Cecato non potrà essere in aula per parlare. Il tribunale non ne ha autorizzato la presenza e, alla luce di
«gravi ragioni di sicurezza» e per «la diversità e distanza dei luoghi di detenzione» e i «conseguenti
rischi di evasione» per l' alto numero delle udienze, ha disposto la videoconferenza per lui, per
Salvatore Buzzi (detenuto nel carcere di Nuoro) e per Luca Odevaine (detenuto a Terni). Altra questione
importante è legata alle migliaia di ore di intercettazioni che saranno al vaglio del tribunale. Su questo
punto, non proprio secondario, la Procura ha comunicato ai legali delle difese che sarà allestita una
apposita sala per l' ascolto.
Cristiana Mangani © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
«Tangenti, le mani della banda sulla gara per il
parco Trotter»
di Paola D' Amico Lettera anonima aveva previsto l' appalto. «Informati i magistrati»
L' ultimo piatto ricco che «Grillone & soci» si
sono aggiudicati, il primo aprile del 2015, vale
nove milioni e mezzo di euro. È l' appalto per il
recupero dell' ex convitto del Parco Trotter. I
soci non potevano sapere, però, che la
Procura veniva messa al corrente dall'
a s s e s s o r a t o a i L a v o r i Pubblici d i o g n i
passaggio della procedura di gara. Infatti, il 17
aprile del 2014 ­ due settimane dopo il bando ­
la Centrale Unica Appalti aveva ricevuto una
lettera anonima che indicava i prossimi
vincitori di una serie di gare pubblicate dal 1°
gennaio al 4 aprile dello stesso anno e i nomi
di chi, nel settore Lavori Pubblici, avrebbe
pilotato le assegnazioni. Lettera e documenti
pochi giorni dopo erano finiti in Procura,
indirizzati al pool che si occupa di reati contro
l a pubblica amministrazione. N o n t u t t e l e
previsioni fatte dall' anonimo si sono
realizzate. L' appalto del Trotter, però, è uno di
quelli che hanno anche richiesto verifica delle
anomalie, procedura necessaria quando tra i
concorrenti c' è chi presenta ribassi di gara
eccessivi.
La ditta di cui era socio l' ex dirigente del
Comune nonché presunta mente della truffa,
Mario Luigi Grillone, cioè «Professione Edilizia
Srl» (titolare Marco Volpi, anch' egli in carcere
come i due dipendenti del Comune Giuseppe
Amoroso e Angelo Russo), compare quasi sempre nel Consorzio Milanese Scarl di cui Volpi risulta
essere rappresentante legale. Ed è con il Consorzio che dal 2004 s' è aggiudicata almeno 4 importanti
appalti. Tra questi, ristrutturazione e bonifica dello stabile di edilizia popolare di via Feltrinelli 16, per 10
milioni e 647 mila euro, gara vinta nel febbraio del 2009.
Ieri l' assessore Carmela Rozza, a una settimana dall' ondata di arresti e avvisi di garanzia a funzionari
del settore, ha riferito in Aula. A tutti i consiglieri è stata data copia della documentazione, inclusi gli
elenchi degli appalti banditi e assegnati dai Lavori Pubblici dal 2004 ad oggi.
«La Procura ha avuto la possibilità di seguire le procedure delle gare in diretta, senza che i commissari
di gara lo sapessero», ha chiarito. Sei le gare d' appalto segnalate nella lettera. Oltre al Trotter, una per
la manutenzione ordinaria degli uffici giudiziari (chiusa a marzo con base d' asta di 7,3 milioni), quattro
per lavori a chiamata, manutenzione straordinaria e adeguamento normativo degli stabili demaniali
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Corriere della Sera
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(chiuse il 7 aprile, con base di 4,3 milioni ciascuna).
In Aula, l' assessore ha precisato che ben due degli appalti finiti nel mirino della magistratura, relativi al
2010,« sono stati rescissi da questa amministrazione». Il primo, numero 88, riguardava la realizzazione
di un Centro residenziale per disabili in piazzale Türr: opera da 7 milioni e 841 mila euro, gara bandita
nel settembre 2010 e aggiudicata il 27 maggio 2011. Ed è stato rescisso per danno «perché l' impresa
non aveva avviato i lavori». Il secondo era una gara da quasi 6 milioni di euro per il Laboratorio di
quartiere di Ponte Lambro. Contratto rescisso e impresa segnalata alla Procura e all' autorità di Cantone
per «reato incidente».
Nota positiva è che il sistema adottato dalla Centrale Unica Appalti per le gare con procedura negoziata
per Expo «è stato proposto da Raffaele Cantone e dal prefetto Gabrielli per il Giubileo», ha sottolineato
Rozza.
«Per Expo abbiamo trattato 37 gare a procedura negoziata, a invito, con sorteggio e con sistema
telematico di tracciabilità». Uno degli strumenti contro la corruzione è la piattaforma per il
"whistleblowing"», dove i dipendenti in forma anonima possono segnalare online illeciti e irregolarità.
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La Repubblica
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Mafia Capitale, dal 5 novembre i politici in aula
IL PROCESSO /TRA I 250 TESTIMONI CITATI
DA BUZZI ANCHE IL SINDACO MARINO E
GIANNI LETTA DALLA PRIMA DI CRONACA
RORY CAPPELLI SALVATORE Buzzi è uno
dei principali accusati nell' inchiesta Mondo di
Mezzo, l' imprenditore detenuto da dieci mesi
nel carcere di Nuoro in regime di 41bis.
Chiamato a testimoniare anche il presidente
della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il
motivo? «I rappresentanti e i vertici della
pubblica amministrazione » , s o s t i e n e l '
avvocato Diddi, dovranno spiegare «se
ritengano che ci siano stati condizionamenti.
Certo, non posso escludere che qualche
funzionario possa aver sfruttato il ruolo che
ricopriva a suo favore, ma è tutto da
dimostrare di quale reato si sia trattato. Il fatto
che la Procura non abbia ritenuto neanche
ipotizzabile l' aggravante mafiosa per
Alemanno, che è considerato uno dei punti di
riferimento di Buzzi, è per noi un fatto molto
significativo».
Per il processo a Buzzi e a tutti gli altri imputati
mandati a giudizio con il rito immediato, è già
stato stabilito un calendario. Si terranno infatti,
nell' aula bunker di Rebibbia (tranne la prima),
una media di 4 udienze a settimana, per un
totale ­ dal 5 novembre a luglio ­ di 136 udienze. Per imputati come Buzzi e Massimo Carminati ­
detenuto a Parma ­ è prevista la videoconferenza.
Intanto Francesco Tagliaferri e Giovanni Pagliaruolo, rispettivamente il presidente e il responsabile della
commissione di studio della Camera Penale di Roma, hanno presentato un esposto al procuratore capo
Giuseppe Pignatone denunciando 78 i giornalisti e 18 direttori di testata, per un totale di 287 articoli, che
avrebbero violato il divieto di pubblicazione degli atti proprio nell' ambito dell' inchiesta Mafia Capitale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA IL GIUDIZIO Per Mafia Capitale il dibattimento in aula inizierà il 5
novembre.
GIANNI LETTA
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Il Sole 24 Ore
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Infrazioni. I tempi di prescrizione
La notifica è valida solo se fatta entro novanta giorni
La notifica di un verbale per violazione al
Codice della strada va fatta con attenzione alle
date: se avviene quando l' infrazione è già
"prescritta", può comportare varie
responsabilità, di cui l' organo di polizia dovrà
rispondere.
Evitarle non è facile, perché la notifica è
operazione più complessa di quanto appare
dalla normativa. E non a caso una
rilevantissima parte del contenzioso verte
proprio su di essa.
La norma specifica di riferimento è l' articolo
201 del Codice, che dà 90 giorni all' organo di
polizia per portare a legale conoscenza del
proprietario del veicolo l' infrazione
commessa, con gli estremi per pagare e fare
ricorso.
La prima questione che si pone è su come
conteggiare i giorni.
L' articolo 155 del Codice di procedura civile
stabilisce che non si conta il giorno iniziale,
mentre vale quello finale e, se quest' ultimo
cade di festivo, si va al giorno feriale
successivo. Ma come individuare il giorno
iniziale, che il Codice della strada fa decorrere
dall'«accertamento» dell' infrazione? Per
chiarire che cosa si intendesse con tale espressione, è dovuta intervenire la Corte costituzionale, con la
sentenza 198/1996, che ha individuato il termine iniziale a partire dalla data in cui risultano aggiornati i
pubblici registri automobilistici come quello in cui l' aggiornamento diventa conoscibile alla pubblica
amministrazione.
La diretta conseguenza è che la decorrenza del termine per la notifica è il giorno della commessa
violazione, a prescindere da quando essa viene materialmente accertata dagli agenti. Fanno eccezione
l' accertamento a seguito di indagine su incidente e i casi in cui l' effettivo proprietario del veicolo
avesse omesso di segnalare il cambio di titolarità o di residenza. In tal senso si è espresso anche il
ministero dell' Interno, con la nota n. 16968 del 2014.
Il calcolo ha un' ulteriore complicazione: un' altra sentenza della Consulta (la 477/2002) ha stabilito che
la notifica di un verbale si intende perfezionata nel momento in cui il notificante ha consegnato l' atto all'
ufficiale giudiziario o alle Poste. Quindi vale il giorno in cui l' atto è stato consegnato, per esempio, alle
Poste, e non quello di ricevimento da parte del destinatario (che conta solo nel calcolo dei giorni a
disposizione per pagare o fare ricorso).
Anche se ciò rischia di entrare in contraddizione col principio di un' altra sentenza della Consulta, la
255/1994, in cui si affermò che il termine allora vigente, pari a 150 giorni, fosse al limite della
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Il Sole 24 Ore
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ragionevolezza: di conseguenza, qualora il termine fosse superato rispetto alla consegna effettiva del
verbale al destinatario, potrebbe comunque porsi un problema Qualora la notificazione del verbale
avvenisse oltre il termine (oggi di 90 giorni), la conseguenza immediata è l' estinzione dell' obbligo di
pagare la somma dovuta a titolo di sanzione amministrativa (la cosiddetta multa). Gli effetti non sono da
sottovalutare. Non solo l' interessato non è tenuto a pagare nulla, ma anche eventuali obblighi derivanti
dalla violazione cadono. Si pensi al caso in cui al destinatario del verbale viene ordinato, pena il
pagamento di un' ulteriore sanzione, di comunicare i dati di chi fosse alla guida del veicolo: tale obbligo
può scattare solo se accompagnato da una tempestiva notificazione (Cassazione, sentenza
11185/2011). Ovviamente a fronte del mancato pagamento non sarà giuridicamente possibile procedere
con l' escussione mediante cartella esattoriale o ingiunzione fiscale (Cassazione, sentenza 59/2003) Per
quanto riguarda l' organo di polizia stradale, la notificazione dei verbali fuori termine comporta non solo
una responsabilità disciplinare, ma anche e soprattutto una ben più grave responsabilità contabile. In un
caso di qualche anno fa, la Corte dei conti (sezione regionale Marche, sentenza 69/2010), proprio con
riferimento a ritardi nella notificazione di violazioni al Codice della strada, ha condannato i responsabili
a rifondere i danni al Comune di appartenenza. La pronuncia della Corte rispetta appieno i principi di
correttezza, proprio laddove si sottolinea che le difficoltà di organizzazione, la mole di lavoro o altre
cause non possono inficiare l' azione amministrativa, che deve, senza eccezione conformarsi ai princìpi
di legalità. Sarebbe abnorme pensare che la posizione di supremazia dello Stato e degli enti pubblici
possa comunque travalicare le garanzie di legge.
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ANTONIO RIVOLTA
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Italia Oggi
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online l' e­book sul ruolo dei cdl
Focus sui nuovi contratti
Il Jobs act ha riconfermato il ruolo di terzietà
svolto dai Consulenti del lavoro nei rapporti tra
pubblica amministrazione, a z i e n d e e
lavoratori, a garanzia del rispetto delle norme
in materia di diritto del lavoro e legislazione
sociale. La categoria assume quindi nuovi
spazi e nuovi compiti che spaziano dall'
ampliamento delle competenze delle
Commissioni di certificazione, conciliazione e
arbitrato (istituite anche presso i Consigli
provinciali degli Ordini) per alcuni contratti e
atti che necessitano di una sede assistita, all'
attribuzione ai Consulenti del lavoro del ruolo
di assistenza al lavoratore in sede di stipula di
alcuni contratti (mansioni, part­time,
collaborazioni). Una partecipazione attiva,
quindi, che necessita ovviamente di
conoscenze approfondite. Per questo
Fondazione studi analizza tutti gli istituti
contrattuali toccati dalla riforma evidenziando
le operazioni di certificazione e di assistenza
alle parti che possono essere svolte dalla
Categoria in un nuovo e­book, già disponibile
nello store. Il volume contiene tutte le regole
sulla conciliazione nei casi di licenziamento
con contratti a tutele crescenti, i fac­simili per
le istanze di certificazione e per l' attivazione
delle clausole elastiche dei contratti a tempo
parziale, le tabelle sulle modifiche delle mansioni, il patto di demansionamento e l' esame della norma
sul superamento del contratto a progetto e il ritorno alle collaborazioni.
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Corriere della Sera
Normativa Comuni
Processo per gli ex vertici Olivetti
Amianto, 17 rinvii a giudizio a Ivrea per la morte di 13 operai e un caso di lesioni colpose
Fra loro Corrado Passera e Carlo De Benedetti. Che commenta: accuse inconsistenti
IVREA Chi è stato al timone dell' Olivetti negli
anni compresi tra il 1978 e il 1996, dovrà
subire un processo perché presunto
responsabile della morte per avvelenamento
da amianto di tredici dipendenti della società.
Lo ha deciso ieri il Gup di Ivrea Cecilia Marino
che ha rinviato a giudizio presidenti ed
amministratori delegati che si sono succeduti
in quell' arco di tempo. In totale diciassette
persone e, tra loro, ci sono Carlo De Benedetti
e Corrado Passera. Prosciolti in undici, tra
dirigenti e membri dei consigli di
amministrazione, compresi i figli dell' ingegner
De Benedetti, Marco e Rodolfo e l' ex
parlamentare del pds Giorgio Panattoni.
Mentre va a processo anche Roberto
Colaninno, ma soltanto per un caso di lesioni
colpose.
Si tratta di un epilogo inatteso per De
Benedetti: «In dibattimento ­ ha dichiarato il
suo legale, l' avvocato Tomaso Pisapia ­
chiariremo le responsabilità di questa vicenda.
In Olivetti c' era una struttura organizzativa
molto complessa che era in grado di risolvere i
problemi in modo tempestivo».
Una tesi alla quale si è associato anche l'
avvocato Carlo Alleva, che difende il leader di
Italia Unica Corrado Passera.
D' altra parte era stato lo stesso ingegnere,
parlando di recente della vicenda, a sottolineare: «L' amianto si sarebbe trovato anche nello stabile
dove c' era il mio ufficio, mi sembra ovvio che io non fossi consapevole del pericolo, visto che lì ci
andavo regolarmente per lavorare». Ieri i commenti sono stati affidati al portavoce dell' ingegnere che in
una nota ha sottolineato «l' inconsistenza della tesi accusatoria. L' Ingegner Carlo De Benedetti è
amareggiato per il rinvio a giudizio, ma resta convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai
reati che gli vengono contestati. La corposa indagine dei pm si basa su semplici ipotesi, che non si
fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell' azienda. L' ingegner De Benedetti
ricorda ancora una volta che per quanto di sua competenza, nel periodo di permanenza in azienda, l'
Olivetti ha sempre prestato la massima attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con
strutture organizzative articolate e con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche
dell' epoca».
Di parere diverso Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom (l' inchiesta era partita proprio
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6 ottobre 2015
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Corriere della Sera
Normativa Comuni
dalle denunce del sindacato): «La decisione, che pure assolve i semplici membri dei consigli di
amministrazione, consente di andare a processo e stabilire finalmente le responsabilità anche
individuali, a partire delle figure più autorevoli, amministratori delegati e presidenti, evitando lo
scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica.
Un passo importante per fare giustizia, per tutti coloro che fino ad oggi e, purtroppo, per gli anni a
venire, moriranno per una patologia che non lascia scampo». Ammessa a giudizio per il risarcimento
danni anche la Telecom Italia, il gruppo che nel 2003 ha assorbito Olivetti.
Le altre parti civili saranno i familiari delle tredici vittime, i sindacati (Fiom e Fim), il Comune di Ivrea, la
Città metropolitana, l' Associazione familiari delle vittime di amianto di Casale Monferrato, l' Inail e un
gruppo di comuni della provincia di Torino. Il processo si celebrerà a partire dall' 11 gennaio a Ivrea.
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6 ottobre 2015
Pagina 31
La Repubblica
Normativa Comuni
Amianto Olivetti, a giudizio De Benedetti, Colaninno
e Passera
L' inchiesta riguarda la morte di 13 lavoratori e
le lesioni gravi di altri due. Il presidente del
Gruppo L' Espresso: "Sono amareggiato ma
convinto che il processo stabilirà la mia totale
estraneità" TORINO. Vanno a giudizio 17 dei
28 imputati nel processo per le morti d'
amianto tra i lavoratori dell' Olivetti che si è
celebrato ieri mattina a Ivrea davanti al gup,
Cecilia Marino. Sono i manager che hanno
ricoperto cariche di amministratore delegato e
presidente a partire dal 1963 e fino al 1996, e
tra loro ci sono Camillo Olivetti, Carlo De
Benedetti, Franco Debenedetti, Corrado
Passera e Roberto Colaninno, quest' ultimo
soltanto per un caso di lesioni. Sono invece
stati prosciolti per non aver commesso il fatto
11 ex consiglieri che non avevano deleghe in
consiglio di amministrazione. Tra questi Marco
e Rodolfo De Benedetti. E' stata ammessa a
giudizio come responsabile civile, per il
risarcimento danni, la Telecom Italia, il gruppo
delle telecomunicazioni che nel 2003 ha
inglobato la Olivetti.
«Considerata l' inconsistenza della tesi
accusatoria, l' ingegnere Carlo De Benedetti è
amareggiato per il rinvio a giudizio deciso dal
gup del Tribunale di Ivrea ma resta convinto
che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati». In una nota il
portavoce del presidente del Gruppo editoriale l' Espresso, difeso dall' avvocato Tomaso Pisapia,
commenta così la sentenza del giudice. «L' ingegnere ricorda, ancora una volta, che per quanto di sua
competenza, nel periodo di permanenza in azienda, l' Olivetti ha sempre prestato la massima
attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con strutture organizzative articolate e con misure
adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell' epoca».
L' inchiesta giudiziaria riguarda la morte di tredici lavoratori, e le gravi lesioni per altri due, provocate
secondo l' accusa al contatto con le fibre d' amianto.
Il pm di Torino, Laura Longo, che ha chiesto il giudizio per gli imputati, ha accusato i manager di non
essere intervenuti per mettere in sicurezza gli stabilimenti della Olivetti dalla presenza di amianto, e per
aver consentito l' utilizzo da parte dei lavoratori di un particolare talco contenente fibre pericolose per l'
assemblaggio delle parti meccaniche ed elettroniche.
La prima udienza del processo sarà celebrata il 23 novembre. Ammessi come parti civili i familiari delle
13 vittime, e i rappresentanti di Fiom e Fim, il Comune di Ivrea, la Città metropolitana di Torino, un
gruppo di Comuni, Inail e le associazione Afeva e Anmil. «Quello di oggi (ieri, ndr) è un passo
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La Repubblica
Normativa Comuni
importante per fare giustizia, per tutti coloro che fino a oggi e, purtroppo, per gli anni a venire,
moriranno per una patologia che non lascia scampo» è il commento di Federico Bellono, segretario
provinciale Fiom­Cgil.
©RIPRODUZIONE RISERVATA Prima udienza il 23 novembre. Parti civili i familiari delle vittime,
sindacati e comuni.
OTTAVIA GIUSTETTI
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6 ottobre 2015
Pagina 1
MF
Normativa Comuni
Il cdm impugna la riforma di Crocetta
Consorzi bocciati
A nulla sono valse le mediazioni tentate dal governo regionale. Per Faraone serve
recuperare credibilità
A nulla sono valse le mediazioni romane di
questi giorni. Il Cdm ha impugnato, infatti, la
legge «Disposizioni in materia di liberi
Consorzi comunali e Città metropolitane»,
approvata dall' Assemblea regionale siciliana il
4 agosto scorso. «Pur prendendo atto della
lettera del Presidente della Regione siciliana
con la quale si impegna ad apportare alcune
modifiche alla legge regionale 15/2015», il
Cdm spiega in una nota, di avere deliberato l'
impugnativa «in quanto talune disposizioni
sono in contrasto con la legge 56/2014 (legge
Delrio), quale legge di grande riforma
economica e sociale. In caso di approvazione
d i u n a n u o v a normativa d a p a r t e d e l l '
Assemblea regionale siciliana, che vada nel
senso dei rilievi contenuti nell' impugnazione, il
Governo valuterà l' opportunità di ritirare il
ricorso». Una decisione che era nell' aria ma
che si provava a scongiurare con le
rassicurazioni che erano state date dal
governo regionale a quello nazionale. Ma a
nulla sembrano essere valse, da qui l'
impugnativa che si aggiunge alle precedenti
sulla legge sull' acqua pubblica e sulla riforma
degli appalti.
Nell' Isola in tanti avevano sollevato alcuni
dubbi sulla bontà delle legge così come
approvata dall' Ars. Tra questi i sindaci dell' Anci, l' associazione dei comuni, che aveva sottolineato il
rischio caos e ingovernabilità creando una situazione simile a quanto avviene nel sistema dei rifiuti, con
un sistema integrato che non è mai decollato. «La decisione del Consiglio dei Ministri», dice Anci,
«arriva a due mesi di distanza dall' invio di una lettera dell' Associazione dei comuni siciliani indirizzata
al Presidente Renzi, al ministro Alfano e al Presidente dell' Ars Ardizzone, in cui venivano sollecitati a
valutare bene la coerenza della legge, approvata il 30 luglio scorso.
Le osservazioni, evidenziate nella lettera del 4 agosto scorso, erano state autonomamente condivise da
numerosi sindaci dell' Isola che si erano detti anche pronti a sostenere tutte le iniziative dell'
Associazione avverse alla legge. Da tempo l' AnciSicilia sosteneva l' incongruenza della riforma
siciliana con quanto disposto su scala nazionale dalla riforma Delrio.
L' assenza del voto ponderato, la mancata corrispondenza, in Sicilia, della figura del sindaco
metropolitano con quella del sindaco del centro capoluogo, così come altre anomalie della legge
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6 ottobre 2015
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MF
Normativa Comuni
15/2015, non fanno altro che manifestare una volontà inaccettabile di tornare ad un sistema assai poco
trasparente della governance territoriale».
L' AnciSicilia evidenzia, infine, che «senza lo stop a questa legge si sarebbe aggravato, senza ombra di
dubbio, lo stato di calamità istituzionale in cui versa la nostra Regione che va di pari passo al disastro di
una gestione affaristica di acqua e rifiuti.
Si è trattato, quindi, dell' ennesimo scivolone amministrativo di questo governo che continua a non
rispettare il patto coi siciliani, ovvero assicurar loro delle buone leggi lontane da inciuci e da mortificanti
pasticci legislativi».
Continua a scavarsi un solco profondo tra il governo nazionale e quello regionale, uno scontro fatto a
colpi di impugnative e di commissariamenti. «Ancora una volta una legge regionale viene impugnata dal
governo Renzi.
Oggi è il turno dei liberi consorzi. Se vogliamo costruire un rapporto sinergico con il governo nazionale
dobbiamo puntare sulla credibilità della Sicilia.
Fatti come questo la minano in maniera irrimediabile. E non è un caso isolato», ha commentato il
sottosegretario all' istruzione Davide Faraone.
ANTONIO GIORDANO
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6 ottobre 2015
Pagina 31
Italia Oggi
Normativa Comuni
Con il dlgs di riforma (oggi in G.U.) adeguamento di statuti e regolamenti in 6 mesi
L' interpello anche nei comuni
Risposte in tempi brevi alle richieste dei contribuenti
Anche gli enti locali soggetti a dare risposte in
tempi brevi in seguito alle richieste di
chiarimenti presentate dai contribuenti. Entro 6
mesi dall' entrata in vigore del decreto
delegato di riforma del processo tributario e
dell' interpello, il cui testo viene pubblicato
oggi sulla Gazzetta Ufficiale, le
amministrazioni locali sono tenute a adeguare
statuti e regolamenti alle nuove regole che
disciplinano il diritto d' interpello.
Dunque, gli enti locali dovranno adeguare
entro 6 mesi dall' entrata in vigore del decreto
di riforma del contenzioso e dell' interpello,
vale a dire entro il 1° luglio 2016, statuti e
regolamenti per allineare le disposizioni sul
diritto di interpello dei contribuenti alla
normativa statale. Nel regolamento vanno
indicati: organo competente al quale devono
essere rivolte le istanze, termini, contenuto e
modalità di presentazione delle domande,
effetti che produce la mancata o intempestiva
risposta e via dicendo. Devono essere, quindi,
previsti in dettaglio gli adempimenti che
devono essere osservati.
Gli interessati, infatti, come già previsto dallo
Statuto del contribuente (legge 212/2000) che
ha istituito il diritto d' interpello, possono
presentare delle istanze per avere delle
risposte scritte e motivate su casi concreti e personali, in presenza di obiettive condizioni di incertezza
sull' interpretazione di determinate disposizioni di legge o per dimostrare l' assenza di effetti elusivi in
presenza di fattispecie particolari. È però importante che in sede regolamentare venga stabilito quando
ricorrono le obiettive condizioni di incertezza che consentono la proposizione dell' istanza, al fine di
evitare che uno strumento di dialogo, con funzioni deflattive, quale è appunto l' interpello, possa
ingenerare ulteriore contenzioso. In effetti l' articolo 11 dello Statuto, che è stato riscritto dall' articolo 1
del decreto delegato, prevede che il contribuente ha facoltà di proporre istanza per iscritto all'
amministrazione, che è tenuta a rispondere entro un termine assegnato (90 o 120 giorni a seconda del
tipo di istanza), in ordine alla corretta interpretazione e applicazione delle disposizioni tributarie a casi
concreti e personali, qualora vi siano obiettive condizioni di incertezza sulla corretta interpretazione
delle disposizioni stesse o nei casi in cui ne chieda la loro disapplicazione. La presentazione delle
istanze non esplica effetti in ordine all' osservanza degli obblighi, da parte dei soggetti passivi del
tributo, entro i termini di legge. È espressamente previsto che le istanze non hanno «effetto sulle
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6 ottobre 2015
Pagina 31
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Italia Oggi
Normativa Comuni
scadenze previste dalle norme tributarie, né sulla decorrenza dei termini di decadenza» e non
comportano interruzione o sospensione dei termini di prescrizione.
L' istanza deve essere indirizzata all' organo competente, individuato nel regolamento dell' ente, che è
legittimato a fornire la risposta relativamente alla questione prospettata.
La mancata risposta non è priva di conseguenze. La legge dispone che ove l' amministrazione non
fornisca la risposta, entro il termine fissato, si forma il cosiddetto silenzio assenso. Pertanto, il silenzio
equivale ad accettazione della tesi o dell' interpretazione fornita dallo stesso contribuente. In tal caso,
limitatamente al richiedente e alla questione che ha formato oggetto dell' istanza, all' amministrazione
non è consentito emanare atti di accertamento o provvedimenti di irrogazione delle sanzioni. Qualsiasi
atto impositivo o sanzionatorio emanato è nullo, se è difforme dalla risposta, espressa o tacita.
© Riproduzione riservata.
SERGIO TROVATO
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6 ottobre 2015
Pagina 25
La Stampa
Normativa Comuni
I trattati per una libera economia
La Partnership Trans­Pacifica (Tpp) è molto di più di un trattato
commerciale. E' un fatto politico; è la risposta di dodici paesi all'
egemonia regionale della Cina; è un (altro) successo
internazionale di Obama, audace e lungimirante nel proiettare l'
America nelle sfide del XXI secolo, come i cambiamenti
climatici; è la scommessa degli Stati Uniti sul motore
economico del Pacifico e dell' Asia ­ più la fascia degli altri
grandi paesi americani che si affacciano sul Pacifico: Canada,
Messico, Perù e Cile.
Co l Tpp l' America non gira le spalle all' Europa.
La mette però con le spalle al muro. Dopo il Pacifico, tocca ora
all' Atlantico. Dopo l' Asia e le Americhe, all' Europa.
L' equivalente atlantico del Tpp, la Partnership Transatlantica
per Commercio e Investimenti (Ttip) offre all' Europa identiche,
anzi maggiori, sinergie con gli Stati Uniti e leve di crescita. L'
interrogativo è se l' Europa saprà o vorrà coglierle. Il Ttip è più
ambizioso del Trattato appena concordato dai dodici paesi dell'
Asia, Oceania e Americhe. Lo scopo del Ttip è anche di
giungere a regole comuni sulle due sponde dell' Atlantico,
eliminando i costi di normative equivalenti nella sostanza, ad
esempio nella protezione dei consumatori, ma diverse nella
costruzione amministrativa e nel dettaglio.
A lungo Europa e Stati Uniti hanno, di fatto, dettato legge nel
commercio e nelle transazioni internazionali. Nel mondo globale
non è più così e lo sarà sempre meno. Ma se americani ed
europei si accordano su un «sistema operativo» comune, è
quasi inevitabile che il resto del mondo lo faccia proprio. Per
essere in grado di interagire, con l' area atlantica, anche le
nuove grandi potenze economiche, come Brasile, India, Cina,
non potranno ignorarne il sistema operativo. Così come tutti i
computers del mondo usano Microsoft.
All' indomani dell' accordo del Pacifico, l' Europa si trova di
fronte ad una doppia sfida. La prima è di non rimanere indietro
rispetto ad una regione che corre già molto più velocemente di
noi. Il Tpp è il potenziamento di un motore che ha già
conquistato la pole position. La seconda, più sottile, è quella di
mantenere il legame preferenziale con gli Stati Uniti. Gli europei
lamentano l' invadenza americana solo per dolersi al minimo
segno di distrazione di Washington. Nulla ha turbato i sonni
delle nostre capitali più del temuto girarsi all' Asia («pivot to Asia») dell' amministrazione Obama. Con
una Russia militarmente attiva e politicamente spregiudicata, con un arco mediterraneo e mediorientale
in fiamme, l' Europa dai bilanci militari risicati riscopre anche un acuto bisogno di protezione americana.
Quest' ultima preoccupazione è forse quella che ha meno fondamento. La sicurezza in Europa e nel
Mediterraneo è anche sicurezza per gli Stati Uniti.
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6 ottobre 2015
Pagina 25
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La Stampa
Normativa Comuni
Washington chiede agli europei di fare di più nel loro vicinato, di assumersi più responsabilità, come l'
Italia ha fatto in Afghanistan, in Libia e in Libano, come Regno Unito e Francia stanno facendo contro lo
Stato Islamico. Ma finchè c' è la Nato ­ cui gli Usa non hanno alcuna intenzione di rinunciare ­ l' Europa
può continuare a contare sulla polizza di assicurazione americana.
Il vero «pivot to Asia» degli Stati Uniti è il Tpp, se l' Europa non sarà in grado di seguire l' esempio col
Ttip. Quest' ultimo mette alla prova la capacità dell' Ue di scrollarsi di dosso una complessità
istituzionale che spesso ne paralizza l' azione. I dodici paesi del Pacifico dovranno ora ratificare il nuovo
trattato; in alcuni Parlamenti, compreso il Congresso Usa, ci sarà battaglia. Questa è democrazia. Ma
quale contributo al Ttip può dare un Parlamento disomogeneo come il Parlamento europeo, eletto da
poco più del 40% degli aventi diritto? Eppure stabilisce vincoli preliminari che i negoziatori europei non
possono ignorare.
L' Unione Europea sa che la globalizzazione impone un cambio di marcia nell' economia e nell'
innovazione. Pena il declino. Per inveterata abitudine regolamentare, ha risposto per lo più con sigle
accattivanti quali «Europa 2020» (che con l' avvicinarsi della scadenza sta scivolando nel dimenticatoio)
o «Mercato Unico Digitale». E così via. Non se ne discute l' utilità se pragmaticamente realizzate.
Adesso ha però di fronte una vera sfida. Saprà rispondere? L' alternativa è un definitivo «pivot to Asia».
Del baricentro economico mondiale, non degli Stati Uniti.
STEFANO STEFANINI
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6 ottobre 2015
Pagina 53
Il Sole 24 Ore
Normativa Enti Locali
Contabilizzazione. Oltre a quanto risulta dai radiatori ci sono i costi per manutenzione e tecnici
Il calore disperso va nelle spese
Il «consumo involontario» va computato con la tabella millesimale
Con i nuovi contabilizzatori di calore, chi paga
per i costi non direttamente riconducibili al
consumo volontario? Di questo dubbio si è
discusso al convegno organizzato da
Ambasciata di Danimarca, Unicasa e Anap lo
scorso mercoledì a Milano.
La questione nasce con il Dlgs 102/2014, che
all' articolo 9, comma 5, recependo la direttiva
2012/27/Ue, ha reso obbligatoria, per i
condomìni riforniti da una fonte di
riscaldamento o raffreddamento centralizzata,
l' installazione, entro il 31 dicembre 2016, di
sistemi di controllo e di contabilizzazione del
calore, per misurare il consumo individuale di
ogni singola unità immobiliare.
Il decreto ha poi imposto l' ulteriore obbligo di
suddividere tra i condòmini le spese connesse
al consumo del calore in relazione: 1) agli
effettivi prelievi volontari di energia termica, 2)
ai costi generali di manutenzione dell' impianto
secondo quanto previsto dalla norma tecnica
Uni 10200. Dato che si tratta di materia
soggetta alla legislazione concorrente fra Stato
e Regioni, la normativa è stata accompagnata
da norme regionali.
Va ricordato che queste norme, essendo
dettate a tutela di un interesse pubblico nazionale, e anche sovranazionale, sono imperative,
assolutamente inderogabili, e ogni negozio giuridico in violazione delle stesse è radicalmente nullo.
Ciò posto, l' amministratore, per adempiere agli obblighi di legge entro il 31 dicembre 2016, dovrà
sottoporre alla delibera dell' assemblea l' affidamento dell' incarico al progettista per la redazione del
progetto e della relazione tecnica, nonché l' esecuzione dell' intervento medesimo. Trattandosi di
interventi per l' adozione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore, ai sensi dell'
articolo 28 della legge 10/91, essi possono essere deliberati con la maggioranza prevista dall' articolo
1120 del Codice civile o con la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell' edificio.
Se, però, l' assemblea non raggiungesse il quorum deliberativo, e tenuto conto del carattere imperativo
delle norme, qualunque condòmino sarebbe legittimato a ricorrere alla magistratura per ottenere l'
esecuzione d' ufficio dei lavori previsti dalla legge.
La norma ha effetti di grande rilievo anche sulle modalità di riparto delle spese, che dovranno essere
addebitate, per una parte, in base agli effettivi prelievi volontari di ogni condomino, rilevati dai
contabilizzatori; per un' altra parte, in base ai costi generali di manutenzione determinati secondo la
norma Uni 10200 e, quindi, addebitati sulla base dei millesimi di riscaldamento, calcolati sempre,
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6 ottobre 2015
Pagina 53
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Il Sole 24 Ore
Normativa Enti Locali
secondo la stessa norma Uni; il tutto sulla base di un' ulteriore relazione predisposta da un tecnico
abilitato.
Nel concetto di spese di manutenzione sono da comprendersi le manutenzioni ordinarie, le piccole
riparazioni, i costi del tecnico abilitato alla conduzione e del terzo responsabile. In tale ambito
dovrebbero, però, essere ricompresi anche i costi collegati ai cosiddetti consumi involontari, ovvero le
dispersioni, che la norma Uni 10200 prevede ma che, apparentemente, non troverebbero collocazione
nelle modalità di riparto previste dall' articolo 9, comma 5 del decreto in esame.
Anche la norma Uni 10200 è divenuta, per effetto del suo recepimento nella legge dello Stato, norma
imperativa non derogabile. Ogni delibera assunta in violazione della disciplina è nulla, con la possibilità
di impugnazione senza limiti di tempo. I nuovi criteri di ripartizione quindi prevarranno sui regolamenti
condominiali, anche se contrattuali, e sulle relative tabelle millesimali.
Sono nulle anche le deliberazioni fondate su ripartizioni dei costi che abbiano introdotto "criteri
correttivi" (connessi all' impatto delle dispersioni) nella individuazione dei consumi addebitabili ai singoli
utenti, dato che tale meccanismo non è previsto dalla norma Uni 10200. E quelle che abbiano
individuato quote fisse "forfettarie" una da addebitare secondo i consumi, l' altra secondo le tabelle
millesimali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
FRANCO CASARANO
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6 ottobre 2015
Pagina 4
Italia Oggi
Sindacati
pillole
Papa Francesco si ricorderà di monsignor
Charamsa.
Si è fatto un Si­nodo al fazzoletto.
* * * Mondadori compra Rcs e Franceschini si
allarma.
Con chi pubblicherà ora i suoi libri?
* * * Il canone Rai nella bolletta elettrica.
E poi tutti a vedere La scossa con Amadeus.
* * * Verdini canta «La lontananza».
Da Berlusconi?
* * * Sospensione per Barani e D' Anna.
E pure un sospensorio.
* * * Air France, manager in fuga a torso nudo.
E poi i sindacati parlano di colletti bianchi.
PIERRE DE NOLAC
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25
6 ottobre 2015
Pagina 2
La Stampa
Sindacati
Il manager professore che insegna relazioni
sindacali
Xavier Broseta (qui sopra), il responsabile
delle risorse umane di Air France che ieri è
stato aggredito da un numeroso gruppo di
dipendenti ed è scappato a torso nudo, è un
esperto di relazioni con i sindacati Al di là del
suo impiego nella compagnia, tiene corsi e
conferenze alla Sorbona per insegnare agli
studenti universitari come gestire i rapporti con
le organizzazioni dei lavoratori Sul piano
personale, chi lo conosce bene lo definisce
«una persona ragionevole, conciliante»
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