L`essentiel en un clin d`oeil
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L`essentiel en un clin d`oeil
27 febbraio 2013 L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi Dopo un inizio d’anno all’insegna dell’ottimismo, le ultime settimane sono state un « reality check » che – senza rimettere necessariamente in discussione le prospettive macro-economiche - ci ha ricordato che non si può cancellare il passato con fiumi di liquidità. Negli USA, il verbale delle riunioni della FED ci ricorda che se il miglioramento congiunturale persiste, prima o poi si dovrà pensare dapprima a ridurre, poi ad abolire le misure di politica monetaria volte a rilanciare l’attività. Nulla di sorprendente in sé, ma questa prospettiva ha risvegliato delle anticipazioni che i piani successivi di quantitative easing avevano finora tenuto in ombra. Nell’area euro, dopo un 4° trimestre segnato dall’estrema debolezza dell’attività, la tendenza si è apparentemente ribaltata e annuncia un graduale miglioramento per il 2013. Ma all’interno dell’Unione monetaria sussistono dinamiche a volte radicalmente divergenti! E l’incertezza politica dovuta all’esito delle elezioni italiane ci ricorda che il rischio di tensioni sul debito sovrano, allontanate dall’intervento della BCE in estate, non è ancora scomparso. Nelle ultime settimane, in Asia, le speranze che suscita l’atteso cambio al vertice della BoJ sono aumentate, ma ci vorrà tempo prima che i suoi effetti siano visibili in termini di attività e di crescita. Quanto alla Cina, gli ultimi indicatori suggeriscono che alla stabilizzazione della crescita intorno all’8% ha contribuito l’allentamento delle condizioni di credito. Per la 2° economia mondiale, il rischio d’incidenti resta presente. Il clima delle ultime settimane sui mercati finanziari è stato nel complesso più contrastato, con movimenti talvolta importanti all’interno delle diverse asset class. Economia Stati Uniti ................................................................................. 2 La Fed risveglia i timori di rialzo dei tassi Europa ...................................................................................... 3 Divergenze fra le prospettive economiche dell’eurozona Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì prima del giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche & Analisi SYZ Asset Management Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Yves Gallati Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Giappone ................................................................................... 4 Le speranze rinascono Economie emergenti ................................................................ 4 Ripresa « a credito » in Cina ? Mercati Azionario .................................................................................. 5 Febbraio movimentato Obbligazionario ........................................................................ 5 Netta distensione dei tassi irlandesi Valutario .................................................................................. 6 Prosegue l’indebolimento della sterlina Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 27 febbraio 2013 Economia Stati Uniti Poteva esserci migliore prova dei progressi fatti negli ultimi mesi dall’economia americana? E’ bastato che alcuni esponenti della Fed si dicessero favorevoli a un eventuale rallentamento del piano di Quantitative Easing in corso perché gli investitori iniziassero a temere il rialzo dei tassi di riferimento e la strategia futura della Fed. Il fatto che l’argomento sia prepotentemente tornato alla ribalta rivela una certa fiducia nella solidità della dinamica di crescita americana e nelle sue prospettive, rafforzata dalle recenti statistiche. Ma a onor del vero va detto che mentre alcuni esponenti della Fed all’ultima riunione erano pronti a valutare l’ipotesi di una riduzione (o perfino sospensione) degli interventi della Fed sui mercati, altri invece sottolineavano i rischi di un ritiro prematuro delle misure di sostegno monetario… Per il momento, il dibattito all’interno del FOMC sembra soprattutto teorico, e il programma di acquisto di obbligazioni iniziato alla fine dello scorso anno è stato mantenuto senza modifiche. Ma l’aspetto principale è che adesso la comunità degli investitori si interroga su questa possibilità. E la conseguenza è che in futuro le statistiche economiche (soprattutto riguardo all’occupazione) saranno esaminate con estrema attenzione E’ vero che negli Stati Uniti il flusso delle statistiche economiche resta nel complesso positivo, anche se l’impatto degli aumenti fiscali entrati in vigore all’inizio dell’anno si fa già sentire. Le vendite al dettaglio, ad esempio, sebbene ancora in crescita, in gennaio hanno rallentato il passo. Le famiglie americane devono inoltre fare i conti con gli aumenti del prezzo della benzina degli ultimi due mesi (+15%) che vanno ad aggiungersi all’aumentata pressione fiscale da gennaio. Mutui in sofferenza e pignoramenti di immobili (in % dei mutui) 11 Le costruzioni e l’immobiliare da 18 mesi mantengono una dinamica positiva che si è instaurata grazie ai tassi bassi, ai prezzi anch’essi bassi e al graduale miglioramento della solvibilità dei debitori. Nel 4° trimestre le inadempienze sui mutui immobiliari e i pignoramenti di case hanno registrato un ulteriore calo. E se in gennaio le aperture di cantiere e l’indice NAHB dei promotori hanno segnato il passo, la tendenza all’aumento nel rilascio di permessi di costruzione dimostra che all’interno del settore il clima resta positivo. La transizione dalla crescita trainata dagli investimenti verso un’espansione alimentata dai consumi finali, con la graduale ripresa del mercato del lavoro e il recupero dell’immobiliare, sembra tuttora in corso. E per ora non si osservano ripercussioni negative sul saldo del commercio estero dovute alla ripresa della domanda interna. Escludendo il petrolio, il deficit della bilancia commerciale si è attestato al 50% rispetto ai livelli a metà del decennio precedente. Anche il deficit totale è diminuito rispetto al suo livello di prima dell’ultima recessione. Inoltre, la rivoluzione energetica legata allo sfruttamento del gas e del petrolio di scisto riduce la dipendenza americana dalle importazioni e quindi dovrebbe assicurare il perdurare della tendenza decrescente del deficit commerciale degli USA. 000'S Bilancia commerciale totale ed escluse le importazioni di petrolio 10 0 -10 -20 -30 5 -40 4.5 10 4 9 3.5 8 -50 -60 3 -70 7 2.5 2 6 1.5 5 1 4 0.5 3 1990 0 1993 1996 1999 2002 Delinquencies (% of total loans) LHS Foreclosures (% of total loans) RHS 2005 2008 2011 Source: B lo o mberg Le inadempienze nel pagamento delle rate e i pignoramenti di immobili sono in calo. 98 99 00 01 02 03 US - Trade balance US - Trade balance excluding petroleum 04 05 06 07 08 09 10 11 12 Source: Thomson Reuters Datastream Il deficit del commercio estero degli USA è nettamente calato rispetto al picco raggiunto prima della crisi. La rivoluzione energetica in corso dovrebbe permettere il perdurare di questa tendenza. Quindi, nonostante la volatilità delle statistiche mensili, la dinamica di crescita sembra ormai solida e in grado di autosostentarsi grazie al motore della domanda interna. Tuttavia, la normalilzzazione della politica di bilancio rischia di limitarne le potenzialità di accelerazione, e il ritmo di crescita del PIL non supererà quello degli ultimi anni, con la differenza però che la crescita appare ora più sana e sostenibile. Questo spiega perché l’ipotesi di Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 27 febbraio 2013 progressiva normalizzazione della politica monetaria della Fed in un futuro prossimo non è più incongrua come fino a pochi mesi fa… Europa In Europa invece l’idea di un ritiro degli aiuti di politica monetaria farebbe sorridere se la situazione macroeconomica non fosse più che seria: area euro ancora in recessione e fragilizzata dai piani di austerità fiscale adottati nei paesi del sud della zona e ora anche al cuore dell’area euro, come la Francia. Così, dopo un 2012 caratterizzato dall’attività molto debole, la Commissione europea ha corretto al ribasso le sue stime di crescita per il 2013 e prevede che il PIL dell’area euro calerà per il secondo anno (-0.3% dopo il -0.6% del 2012). E’ vero che per l’insieme delle economie europee il 4° trimestre è stato particolarmente negativo, il peggiore dalla primavera 2009. La zona euro ha registrato un PIL in calo per il terzo trimestre consecutivo (-0.6%), con una significativa contrazione in tutte le principali economie: -0.6% in Germania, -0.3% in Francia, -0.9% in Italia, -0.7 in Spagna, -0.2% nei Paesi Bassi, -1.8% in Portogallo… 65 riduzione del deficit pubblico e quindi l’adozione di nuove misure di austerità che peseranno a loro volta sulla crescita… Fra le « grandi » economie europee l’Italia è in una posizione intermedia: dopo il calo del PIL del 2.2% registrato nel 2012, l’economia italiana nel 2013 dovrebbe restare in recessione (-1.0% secondo le stime della Commissione europea) e quindi, in termini di crescita, l’Italia rientrerebbe nella categoria dei « cattivi alunni ». Ma il principale sforzo per risanare il bilancio è già stato compiuto l’anno scorso (questo spiega perché è caduta in forte recessione…) e la terza economia dell’area euro è riuscita a ridurre il deficit pubblico sotto il tetto del 3% già nel 2012. Questo significa che quest’anno non sarà costretta a un nuovo giro di vite, e pertanto ci sarebbero le condizioni per una graduale ripresa dell’attività. A patto però che l’instabilità politica che deriva dall’esito incerto delle elezioni non vanifichi gli sforzi compiuti da un anno, proprio quando potrebbero iniziare a dare i frutti… Area euro : fiducia dei consumatori, Vendite al dettaglio e PIL (%, variazione annua) 5 6 0 Indici PMI compositi (manufatturiero e servizi) 4 -5 60 2 -10 55 -15 0 -20 50 -2 -25 45 -4 -30 40 -35 35 2006 EMU 96 97 98 99 00 01 02 03 RETAIL SALES - 3MMA YoY %(R.H.SCALE) EURO AREA - GDP YoY %(R.H.SCALE) EURO AREA - CONSUMER CONFIDENCE 2007 2008 GER 2009 FRA 2010 2011 2012 2013 So urce: B lo o mberg, SYZ A M Dalla fine dell’estate gli indicatori tedeschi e francesi divergono in maniera significativa e suggeriscono un marcato rimbalzo dell’attività in Germania e il perdurare del deterioramento in Francia. Ma più dell’attuale fase di debolezza a preoccupare sono le prospettive economiche di alcune economie: alla lice degli sforzi di risanamanto delle finanze pubbliche necessari per ridurre il deficit, le economie della Francia e della Spagna sembrano condannate a un nuovo anno di stagnazione/recessione. La divergenza fra gli indici di fiducia e di attività francesi o spagnoli rispetto a quelli della Germania è impressionante : dalla fine dell’anno scorso la prima economia europea ha registrato un netto rimbalzo, cosa che non si può certo dire per le altre due economie. Con la conseguenza, come in un perfetto circolo vizioso, del mancato rispetto degli obiettivi di -6 04 05 06 07 08 09 10 11 12 Source: Thomson Reuters Datastream Dopo due anni di caduta quasi ininterrotta, il recente rimbalzo degli indici di fiducia e di attività suggerisce che per il 2013 si potrebbe ipotizzare un (progressivo) miglioramento. In effetti, a dispetto della debolezza della Francia e della Spagna, sembra che nel quarto trimestre dell’anno scorso l’area euro abbia realmente « toccato il fondo ». La maggior parte degli indici aggregati: fiducia dei consumatori, sentiment economico, indici PMI… rivela un’inversione di tendenza che potrebbe segnare la fine di due anni di peggioramento quasi ininterrotto. Per ora il rimbalzo non è ancora sufficiente per riportare gli indici in territorio di crescita. Tuttavia segnala che la situazione non peggiora più, e che si può ipotizzare un miglioramento, anche se molto graduale. Ma la strada per uscire dalla crisi (che sarà comunque lunga e difficile) è ancora irta di ostacoli. E se vuole superarli l’area euro avrà senz’altro bisogno del saldo sostegno della politica monetaria. Invece di pensare al ritiro delle misure straordinarie di sostegno all’economia (come la Fed), la BCE potrebbe essere costretta ad allentare Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 27 febbraio 2013 ulteriormente la sua politca monetaria con un nuovo taglio del tasso di riferimento, oppure con acquisti di obbligazioni sovrane nel quadro del programma di OMT. Giappone – Stime di attività, fiducia dei consumatori e PIL (%, variazione annua) 70 8 6 L’economia britannica è ancora nel marasma. L’attività economica stagna e non ci sono prospettive di miglioramento in vista. Questo è l’argomento citato da Moody’s nel motivare la decisione di tagliare di un gradino il rating dei titoli di stato britannici (da Aaa a Aa1). E il Regno Unito potrebbe trovarsi sull’orlo di una stagflazione in quanto oltre che per la mancanza di crescita reale l’economia soffre dell’inflazione oltre il limite fissato dalla banca centrale (2.7%) che secondo le proiezioni della Bank of England resterà a questi livelli almeno per i prossimi due anni. L’austerità di bilancio e il massiccio sostegno della politica monetaria (attraverso i piani di Quantitative Easing) finora non hanno prodotto i risultati sperati. In mancanza di alternative, il Regno Unito continuerà sulla stessa strada con l’arrivo, l’anno prossimo, di Mark Carney alla guida della BoE … Data l’assenza di dati macroeconomici di rilievo pubblicati in Svizzera nelle ultime settimane, l’attenzione in febbraio si è concentrata sulle riserve valutarie della BNS, rimaste ancora stabili da ottobre. Questo dimostra che adesso che la minaccia di disgregazione della zona euro si è allontanata, la banca centrale non è più costretta a intervenire per difendere il limite di cambio CHF/euro a 1.20 introdotto in settembre 2011. Giappone Nel 4° trimestre 2012 l’economia giapponese ha registrato il terzo calo consecutivo del PIL (-0.1% dopo il -1.0% e il -0.2% dei trimestri precedenti). Ma chi si preoccupa del passato oggi in Giappone ? L’attesa riforma della politica monetaria e l’indebolimento dello yen suscitano la speranza che il Giappone recuperi un certo dinamismo. E se è vero che il rimbalzo delle esportazioni in gennaio riflette soprattutto il rafforzamento della domanda mondiale, gli va riconosciuto il merito di avere portato una ventata di ottimismo sulle prospettive economiche: la fiducia dei consumatori in gennaio è balzata al livello più alto da settembre 2007 e le stime di attività sono salite ai massimi da febbraio 2006! Sta al nuovo governatore della BOJ di non deludere la speranza nella svolta di politica monetaria affinché i segnali promettenti si concretizzino. 60 4 2 50 0 40 -2 -4 30 -6 -8 20 -10 10 2000 -12 2002 2004 2006 Eco Watchers outlook C onsumer confidence GDP YoY - RHS 2008 2010 2012 So urce: SYZ A M , B lo o mberg La fiducia delle famiglie e le stime di attività in gennaio hanno puntato verso l’alto. Un segnale incoraggiante per l’attività….a patto che la BoJ non deluda le aspettative ! Economie emergenti La conferma della ripresa delle esportazioni in Cina ha consolidato la stabilizzazione della crescita che si osserva dalla fine dell’estate. Alla luce delle ultime cifre sui prestiti bancari e sugli aggregati monetari sembra però che l’atterraggio morbido sia in parte dovuto all’allentamento delle condizioni di credito. Il rallentamento dell’inflazione registrato ancora in gennaio (al 2.0%) assicura alle autorità monetarie un ampio margine per allentare i cordoni della borsa a sostegno della crescita. Tuttavia, questa volta le autorità sembrano decise a restare vigili per evitare qualsiasi rischio di surriscaldamento dell’economia (come è avvenuto nel 2009 in particolare nel settore immobiliare). La prospettiva di nuove misure destinate a frenare l’investimento nell’immobiliare residenziale ne è la dimostrazione. In Brasile, dopo il ciclo di tagli dei tassi aggressivi tra l’estate 2011 e l’autunno 2012, la banca centrale sta ora valutando l’ipotesi di un inasprimento della politica monetaria dopo che il tasso d’inflazione ha ripreso a salire dall’estate… Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 27 febbraio 2013 Mercati Azionario Febbraio per i mercati azionari è stato scandito da una serie di sorprese e di colpi di scena. Dopo i dubbi sulla politica monetaria della FED a sostegno della ripresa economica americana, l’esito delle elezioni italiane ha inferto un duro colpo alle borse mondiali. Nell’arco di un giorno, la borsa di Milano è passata dall’euforia alimentata dai sondaggi che davano vincente il partito di centro-sinistra (favorevole alle riforme europee) alla doccia fredda delle proiezioni successive, dalle quali risultava che il partito di destra di Silvio Berlusconi avrebbe avuto la maggioranza al senato. Su questo sfondo, il segnale di miglioramento del clima delle imprese in Germania (con la rimonta dell’indice IFO) è passato abbastanza inosservato e non è riuscito a rassicurare gli investitori. Andamento dei principali indici YTD 27/2/13 116 114 112 110 In questo contesto economico e politico variegato e complesso, gli investitori in febbraio hanno mantenuto l’attenzione puntata sui difensivi. In Europa il settore dell’alimentazione e farmaceutico godono di una buona visibilità e di un’elevata generazione di cash flow. Si segnala il pessimo andamento delle « utilities » e delle TMC europee, duramente penalizzate dalle prospettive poco rassicuranti e dai tagli dei dividendi. Gli investitori non hanno completamente abbandonato i valori ciclici europei, come dimostra la sovra-performance dei titoli industriali e delle costruzioni, sostenuti da anticipazioni economiche favorevoli. Le prossime settimane saranno influenzate dagli sviluppi politici in Italia, dove per il momento nessuna soluzione di governo appare percorribile. Nel breve periodo, i timori per la fragilità della zona euro favoriranno un aumento della volatilità, con una correzione dei mercati azionari. Il nostro scenario, tuttavia, resta invariato e per il 2013 continuiamo ad avere un giudizio positivo su questa asset class che beneficia di quotazioni interessanti e del progressivo miglioramento della crescita economica mondiale previsto per quest’anno. 108 Obbligazionari 106 Dopo la correzione di fine gennaio, gli indici obbligazionari si sono ripresi in febbraio, trascinati dalle obbligazioni « corporate » e « high yield ». Eccezione degna di nota, il debito emergente non ha partecipato al rebound. In Europa, il movimento è stato guidato dalle obbligazioni delle società finanziarie. 104 102 100 98 96 94 31 7 14 21 28 4 JAN STOXX EUROPE 600 E - PRICE INDEX S&P 500 IBEX 35 11 18 25 FEB TOPIX FTSE MIB SMI Source: Thomson Reuters Datastream Dopo avere iniziato l’anno in un clima positivo, i mercati azionari europei hanno fatto le spese di una serie di eventi preoccupanti dall’abolizione del divieto di vendite allo scoperto in alcuni paesi dell’Ue ai sospetti di corruzione a carico del partito al potere in Spagna, per culminare con l’esito delle elezioni italiane. A livello di regioni geografiche, il mercato giapponese si è piazzato al primo fra le borse mondiali grazie alla caduta dello yen, che dovrebbe favorire il rilancio dell’industria giapponese, grande esportatrice di automobili e di prodotti elettronici. Non è stato da meno il mercato svizzero, che ha registrato una performance di tutto rispetto dall’inizio dell’anno e in particolare in febbraio, grazie all’esposizione settoriale favorevole (farmaceutici e finanziari). I mercati finanziari del sud dell’Europa hanno invece sofferto di una serie di eventi come l’abolizione del divieto delle vendite allo scoperto, i sospetti di corruzione a carico del partito al potere in Spagna e il ritorno di Silvio Berlusconi sulla scena politica italiana. Sul versante del debito governativo, dopo la rimonta di gennaio, i tassi degli emittenti ritenuti sicuri si sono leggermente allentati (tasso tedesco a 10 anni all’1.59%). I tassi italiani sono rimasti sotto pressione per via dell’incertezza dovuta alle elezioni, mente i tassi spagnoli si sono leggermente allentati. I tassi irlandesi si sono invece allentati in misura notevole dopo l’upgrade di Standard & Poor’s da « negativo » a « neutro » sul rating del governo (BBB+). Sono ormai nettamente inferiori ai tassi italiani e questo fa presagire il possibile ritorno dell’Irlanda sui mercati dei capitali entro la fine dell’anno. L’Irlanda diventerebbe l’unico paese che ha beneficiato di un programma di aiuti europei ad avere raggiunto l’obiettivo con i fondi EFSF (Grecia e Portogallo non ci sono ancora riusciti). Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 27 febbraio 2013 Tasso governativo decennale nell’area euro La sterlina ha continuato a perdere quota prolungando il movimento avviato all’inizio dell’anno che l’ha portata ad arretrare del 7%. Il rafforzamento generale del dollaro nelle ultime settimane spiega solo in parte questo movimento, che peraltro è dovuto al fatto che la Banca d’Inghilterra, pur prevedendo un’inflazione superiore al limite fissato per i prossimi due anni, non ha però adeguare la sua politica, e questo ha indebolito la sterlina. Il messaggio così lanciato è chiaro : la priorità è il rilancio della crescita attraverso le iniezioni di liquidità. L’obiettivo di contenimento dell’inflazione diventa secondario. Una cattiva notizia per la sterlina…alla quale si è aggiunto il downgrade del rating sovrano del Regno Unito da parte di Moody’s. 6.00 5.50 5.00 4.50 4.00 3.50 3.00 2.50 2.00 Sterlina contro dollaro (GBP/USD) 1.50 1.70 1.00 OCT GER FRA BEL NOV DEC JAN ITA SPA IRE FEB Source: Thomson Reuters Datastream Mentre i tassi italiani sono rimasti sotto pressione, quelli irlandesi hanno beneficiato dell’upgrade di S&P dell’outlook sul rating del governo. Valutari Dopo l’aumento di gennaio il cambio euro/dollaro in febbraio ha perso quota, ed è tornato intorno a quota 1.32 EUR/USD, prima della diffusione dell’esito delle elezioni italiane. Il dato deludente sul PIL, il ritorno delle tensioni nella zona euro e, sull’altra sponda dell’Atlantico, le voci di un possibile rallentamento del Quantitative Easing della Fed hanno pesato sulla moneta europea e sostenuto il dollaro. Nei confronti del franco svizzero l’euro ha oscillato intorno a quota 1.23 EUR/CHF. 1.65 1.60 1.55 1.50 1.45 1.40 2010 2011 2012 GBP/USD Source: Thomson Reuters Datastream Dall’inizio dell’estate la sterlina sta nettamente perdendo quota. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.