L`essentiel en un clin d`oeil

Transcript

L`essentiel en un clin d`oeil
27 febbraio 2013
L'essenziale in un colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a 6 mesi
 Dopo un inizio d’anno all’insegna dell’ottimismo, le ultime settimane
sono state un « reality check » che – senza rimettere necessariamente
in discussione le prospettive macro-economiche - ci ha ricordato che non
si può cancellare il passato con fiumi di liquidità.
 Negli USA, il verbale delle riunioni della FED ci ricorda che se il
miglioramento congiunturale persiste, prima o poi si dovrà pensare
dapprima a ridurre, poi ad abolire le misure di politica monetaria volte a
rilanciare l’attività. Nulla di sorprendente in sé, ma questa prospettiva ha
risvegliato delle anticipazioni che i piani successivi di quantitative easing
avevano finora tenuto in ombra.
 Nell’area euro, dopo un 4° trimestre segnato dall’estrema debolezza
dell’attività, la tendenza si è apparentemente ribaltata e annuncia un
graduale miglioramento per il 2013. Ma all’interno dell’Unione monetaria
sussistono dinamiche a volte radicalmente divergenti! E l’incertezza
politica dovuta all’esito delle elezioni italiane ci ricorda che il rischio di
tensioni sul debito sovrano, allontanate dall’intervento della BCE in
estate, non è ancora scomparso.
 Nelle ultime settimane, in Asia, le speranze che suscita l’atteso cambio al
vertice della BoJ sono aumentate, ma ci vorrà tempo prima che i suoi
effetti siano visibili in termini di attività e di crescita. Quanto alla Cina,
gli ultimi indicatori suggeriscono che alla stabilizzazione della crescita
intorno all’8% ha contribuito l’allentamento delle condizioni di credito.
Per la 2° economia mondiale, il rischio d’incidenti resta presente.
 Il clima delle ultime settimane sui mercati finanziari è stato nel
complesso più contrastato, con movimenti talvolta importanti all’interno
delle diverse asset class.
Economia
Stati Uniti ................................................................................. 2
La Fed risveglia i timori di rialzo dei tassi
Europa ...................................................................................... 3
Divergenze fra le prospettive economiche dell’eurozona
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì prima
del giorno di diffusione.
Pubblicazione del team Ricerche & Analisi
SYZ Asset Management
Tel. +41 (0)22 819 09 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Yves Gallati
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Giappone ................................................................................... 4
Le speranze rinascono
Economie emergenti ................................................................ 4
Ripresa « a credito » in Cina ?
Mercati
Azionario .................................................................................. 5
Febbraio movimentato
Obbligazionario ........................................................................ 5
Netta distensione dei tassi irlandesi
Valutario .................................................................................. 6
Prosegue l’indebolimento della sterlina
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
27 febbraio 2013
Economia
Stati Uniti
Poteva esserci migliore prova dei progressi fatti negli
ultimi mesi dall’economia americana? E’ bastato che
alcuni esponenti della Fed si dicessero favorevoli a un
eventuale rallentamento del piano di Quantitative Easing
in corso perché gli investitori iniziassero a temere il
rialzo dei tassi di riferimento e la strategia futura della
Fed. Il fatto che l’argomento sia prepotentemente
tornato alla ribalta rivela una certa fiducia nella solidità
della dinamica di crescita americana e nelle sue
prospettive, rafforzata dalle recenti statistiche. Ma a onor
del vero va detto che mentre alcuni esponenti della Fed
all’ultima riunione erano pronti a valutare l’ipotesi di una
riduzione (o perfino sospensione) degli interventi della
Fed sui mercati, altri invece sottolineavano i rischi di un
ritiro prematuro delle misure di sostegno monetario… Per
il momento, il dibattito all’interno del FOMC sembra
soprattutto teorico, e il programma di acquisto di
obbligazioni iniziato alla fine dello scorso anno è stato
mantenuto senza modifiche.
Ma l’aspetto principale è che adesso la comunità degli
investitori si interroga su questa possibilità. E la
conseguenza è che in futuro le statistiche economiche
(soprattutto riguardo all’occupazione) saranno esaminate
con estrema attenzione E’ vero che negli Stati Uniti il
flusso delle statistiche economiche resta nel complesso
positivo, anche se l’impatto degli aumenti fiscali entrati
in vigore all’inizio dell’anno si fa già sentire. Le vendite al
dettaglio, ad esempio, sebbene ancora in crescita, in
gennaio hanno rallentato il passo. Le famiglie americane
devono inoltre fare i conti con gli aumenti del prezzo
della benzina degli ultimi due mesi (+15%) che vanno ad
aggiungersi all’aumentata pressione fiscale da gennaio.
Mutui in sofferenza e pignoramenti di immobili (in % dei mutui)
11
Le costruzioni e l’immobiliare da 18 mesi mantengono
una dinamica positiva che si è instaurata grazie ai tassi
bassi, ai prezzi anch’essi bassi e al graduale
miglioramento della solvibilità dei debitori. Nel 4°
trimestre le inadempienze sui mutui immobiliari e i
pignoramenti di case hanno registrato un ulteriore calo.
E se in gennaio le aperture di cantiere e l’indice NAHB
dei promotori hanno segnato il passo, la tendenza
all’aumento nel rilascio di permessi di costruzione
dimostra che all’interno del settore il clima resta positivo.
La transizione dalla crescita trainata dagli investimenti
verso un’espansione alimentata dai consumi finali, con la
graduale ripresa del mercato del lavoro e il recupero
dell’immobiliare, sembra tuttora in corso. E per ora non
si osservano ripercussioni negative sul saldo del
commercio estero dovute alla ripresa della domanda
interna. Escludendo il petrolio, il deficit della bilancia
commerciale si è attestato al 50% rispetto ai livelli a
metà del decennio precedente. Anche il deficit totale è
diminuito rispetto al suo livello di prima dell’ultima
recessione. Inoltre, la rivoluzione energetica legata allo
sfruttamento del gas e del petrolio di scisto riduce la
dipendenza americana dalle importazioni e quindi
dovrebbe assicurare il perdurare della tendenza
decrescente del deficit commerciale degli USA.
000'S
Bilancia
commerciale totale ed escluse le importazioni di petrolio
10
0
-10
-20
-30
5
-40
4.5
10
4
9
3.5
8
-50
-60
3
-70
7
2.5
2
6
1.5
5
1
4
0.5
3
1990
0
1993
1996
1999
2002
Delinquencies (% of total loans) LHS
Foreclosures (% of total loans) RHS
2005
2008
2011
Source: B lo o mberg
Le inadempienze nel pagamento delle rate e i pignoramenti di
immobili sono in calo.
98
99
00
01
02
03
US - Trade balance
US - Trade balance excluding petroleum
04
05
06
07
08
09
10
11
12
Source: Thomson Reuters Datastream
Il deficit del commercio estero degli USA è nettamente calato
rispetto al picco raggiunto prima della crisi. La rivoluzione
energetica in corso dovrebbe permettere il perdurare di questa
tendenza.
Quindi, nonostante la volatilità delle statistiche mensili,
la dinamica di crescita sembra ormai solida e in grado di
autosostentarsi grazie al motore della domanda interna.
Tuttavia, la normalilzzazione della politica di bilancio
rischia di limitarne le potenzialità di accelerazione, e il
ritmo di crescita del PIL non supererà quello degli ultimi
anni, con la differenza però che la crescita appare ora
più sana e sostenibile. Questo spiega perché l’ipotesi di
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
27 febbraio 2013
progressiva normalizzazione della politica monetaria
della Fed in un futuro prossimo non è più incongrua
come fino a pochi mesi fa…
Europa
In Europa invece l’idea di un ritiro degli aiuti di politica
monetaria farebbe sorridere se la situazione macroeconomica non fosse più che seria: area euro ancora in
recessione e fragilizzata dai piani di austerità fiscale
adottati nei paesi del sud della zona e ora anche al cuore
dell’area euro, come la Francia. Così, dopo un 2012
caratterizzato dall’attività molto debole, la Commissione
europea ha corretto al ribasso le sue stime di crescita
per il 2013 e prevede che il PIL dell’area euro calerà per
il secondo anno (-0.3% dopo il -0.6% del 2012).
E’ vero che per l’insieme delle economie europee il 4°
trimestre è stato particolarmente negativo, il peggiore
dalla primavera 2009. La zona euro ha registrato un PIL
in calo per il terzo trimestre consecutivo (-0.6%), con
una significativa contrazione in tutte le principali
economie: -0.6% in Germania, -0.3% in Francia, -0.9%
in Italia, -0.7 in Spagna, -0.2% nei Paesi Bassi, -1.8% in
Portogallo…
65
riduzione del deficit pubblico e quindi l’adozione di nuove
misure di austerità che peseranno a loro volta sulla
crescita…
Fra le « grandi » economie europee l’Italia è in una
posizione intermedia: dopo il calo del PIL del 2.2%
registrato nel 2012, l’economia italiana nel 2013
dovrebbe restare in recessione (-1.0% secondo le stime
della Commissione europea) e quindi, in termini di
crescita, l’Italia rientrerebbe nella categoria dei
« cattivi alunni ». Ma il principale sforzo per risanare il
bilancio è già stato compiuto l’anno scorso (questo
spiega perché è caduta in forte recessione…) e la terza
economia dell’area euro è riuscita a ridurre il deficit
pubblico sotto il tetto del 3% già nel 2012. Questo
significa che quest’anno non sarà costretta a un nuovo
giro di vite, e pertanto ci sarebbero le condizioni per una
graduale ripresa dell’attività. A patto però che l’instabilità
politica che deriva dall’esito incerto delle elezioni non
vanifichi gli sforzi compiuti da un anno, proprio quando
potrebbero iniziare a dare i frutti…
Area euro : fiducia dei consumatori,
Vendite al dettaglio e PIL (%, variazione annua)
5
6
0
Indici PMI compositi (manufatturiero e servizi)
4
-5
60
2
-10
55
-15
0
-20
50
-2
-25
45
-4
-30
40
-35
35
2006
EMU
96
97
98
99
00
01
02
03
RETAIL SALES - 3MMA YoY %(R.H.SCALE)
EURO AREA - GDP YoY %(R.H.SCALE)
EURO AREA - CONSUMER CONFIDENCE
2007
2008
GER
2009
FRA
2010
2011
2012
2013
So urce: B lo o mberg, SYZ A M
Dalla fine dell’estate gli indicatori tedeschi e francesi divergono
in maniera significativa e suggeriscono un marcato rimbalzo
dell’attività in Germania e il perdurare del deterioramento in
Francia.
Ma più dell’attuale fase di debolezza a preoccupare sono
le prospettive economiche di alcune economie: alla lice
degli sforzi di risanamanto delle finanze pubbliche
necessari per ridurre il deficit, le economie della Francia
e della Spagna sembrano condannate a un nuovo anno
di stagnazione/recessione. La divergenza fra gli indici di
fiducia e di attività francesi o spagnoli rispetto a quelli
della Germania è impressionante : dalla fine dell’anno
scorso la prima economia europea ha registrato un netto
rimbalzo, cosa che non si può certo dire per le altre due
economie. Con la conseguenza, come in un perfetto
circolo vizioso, del mancato rispetto degli obiettivi di
-6
04
05
06
07
08
09
10
11
12
Source: Thomson Reuters Datastream
Dopo due anni di caduta quasi ininterrotta, il recente rimbalzo
degli indici di fiducia e di attività suggerisce che per il 2013 si
potrebbe ipotizzare un (progressivo) miglioramento.
In effetti, a dispetto della debolezza della Francia e della
Spagna, sembra che nel quarto trimestre dell’anno
scorso l’area euro abbia realmente « toccato il fondo ».
La maggior parte degli indici aggregati: fiducia dei
consumatori, sentiment economico, indici PMI… rivela
un’inversione di tendenza che potrebbe segnare la fine di
due anni di peggioramento quasi ininterrotto. Per ora il
rimbalzo non è ancora sufficiente per riportare gli indici
in territorio di crescita. Tuttavia segnala che la situazione
non peggiora più, e che si può ipotizzare un
miglioramento, anche se molto graduale. Ma la strada
per uscire dalla crisi (che sarà comunque lunga e
difficile) è ancora irta di ostacoli. E se vuole superarli
l’area euro avrà senz’altro bisogno del saldo sostegno
della politica monetaria. Invece di pensare al ritiro delle
misure straordinarie di sostegno all’economia (come la
Fed), la BCE potrebbe essere costretta ad allentare
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
27 febbraio 2013
ulteriormente la sua politca monetaria con un nuovo
taglio del tasso di riferimento, oppure con acquisti di
obbligazioni sovrane nel quadro del programma di OMT.
Giappone – Stime di attività,
fiducia dei consumatori e PIL (%, variazione annua)
70
8
6
L’economia britannica è ancora nel marasma. L’attività
economica stagna e non ci sono prospettive di
miglioramento in vista. Questo è l’argomento citato da
Moody’s nel motivare la decisione di tagliare di un
gradino il rating dei titoli di stato britannici (da Aaa a
Aa1). E il Regno Unito potrebbe trovarsi sull’orlo di una
stagflazione in quanto oltre che per la mancanza di
crescita reale l’economia soffre dell’inflazione oltre il
limite fissato dalla banca centrale (2.7%) che secondo le
proiezioni della Bank of England resterà a questi livelli
almeno per i prossimi due anni. L’austerità di bilancio e il
massiccio sostegno della politica monetaria (attraverso i
piani di Quantitative Easing) finora non hanno prodotto i
risultati sperati. In mancanza di alternative, il Regno
Unito continuerà sulla stessa strada con l’arrivo, l’anno
prossimo, di Mark Carney alla guida della BoE …
Data l’assenza di dati macroeconomici di rilievo
pubblicati in Svizzera nelle ultime settimane, l’attenzione
in febbraio si è concentrata sulle riserve valutarie della
BNS, rimaste ancora stabili da ottobre. Questo dimostra
che adesso che la minaccia di disgregazione della zona
euro si è allontanata, la banca centrale non è più
costretta a intervenire per difendere il limite di cambio
CHF/euro a 1.20 introdotto in settembre 2011.
Giappone
Nel 4° trimestre 2012 l’economia giapponese ha
registrato il terzo calo consecutivo del PIL (-0.1% dopo il
-1.0% e il -0.2% dei trimestri precedenti). Ma chi si
preoccupa del passato oggi in Giappone ? L’attesa
riforma della politica monetaria e l’indebolimento dello
yen suscitano la speranza che il Giappone recuperi un
certo dinamismo. E se è vero che il rimbalzo delle
esportazioni
in
gennaio
riflette
soprattutto
il
rafforzamento
della
domanda
mondiale,
gli va
riconosciuto il merito di avere portato una ventata di
ottimismo sulle prospettive economiche: la fiducia dei
consumatori in gennaio è balzata al livello più alto da
settembre 2007 e le stime di attività sono salite ai
massimi da febbraio 2006! Sta al nuovo governatore
della BOJ di non deludere la speranza nella svolta di
politica monetaria affinché i segnali promettenti si
concretizzino.
60
4
2
50
0
40
-2
-4
30
-6
-8
20
-10
10
2000
-12
2002
2004
2006
Eco Watchers outlook
C onsumer confidence
GDP YoY - RHS
2008
2010
2012
So urce: SYZ A M , B lo o mberg
La fiducia delle famiglie e le stime di attività in gennaio hanno
puntato verso l’alto. Un segnale incoraggiante per l’attività….a
patto che la BoJ non deluda le aspettative !
Economie emergenti
La conferma della ripresa delle esportazioni in Cina ha
consolidato la stabilizzazione della crescita che si osserva
dalla fine dell’estate. Alla luce delle ultime cifre sui
prestiti bancari e sugli aggregati monetari sembra però
che l’atterraggio morbido sia in parte dovuto
all’allentamento
delle
condizioni
di
credito.
Il
rallentamento dell’inflazione registrato ancora in gennaio
(al 2.0%) assicura alle autorità monetarie un ampio
margine per allentare i cordoni della borsa a sostegno
della crescita. Tuttavia, questa volta le autorità
sembrano decise a restare vigili per evitare qualsiasi
rischio di surriscaldamento dell’economia (come è
avvenuto nel 2009 in particolare nel settore
immobiliare). La prospettiva di nuove misure destinate a
frenare l’investimento nell’immobiliare residenziale ne è
la dimostrazione.
In Brasile, dopo il ciclo di tagli dei tassi aggressivi tra
l’estate 2011 e l’autunno 2012, la banca centrale sta ora
valutando l’ipotesi di un inasprimento della politica
monetaria dopo che il tasso d’inflazione ha ripreso a
salire dall’estate…
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
27 febbraio 2013
Mercati
Azionario
Febbraio per i mercati azionari è stato scandito da una
serie di sorprese e di colpi di scena. Dopo i dubbi sulla
politica monetaria della FED a sostegno della ripresa
economica americana, l’esito delle elezioni italiane ha
inferto un duro colpo alle borse mondiali. Nell’arco di un
giorno, la borsa di Milano è passata dall’euforia
alimentata dai sondaggi che davano vincente il partito
di centro-sinistra (favorevole alle riforme europee) alla
doccia fredda delle proiezioni successive, dalle quali
risultava che il partito di destra di Silvio Berlusconi
avrebbe avuto la maggioranza al senato. Su questo
sfondo, il segnale di miglioramento del clima delle
imprese in Germania (con la rimonta dell’indice IFO) è
passato abbastanza inosservato e non è riuscito a
rassicurare gli investitori.
Andamento dei principali indici YTD
27/2/13
116
114
112
110
In questo contesto economico e politico variegato e
complesso, gli investitori in febbraio hanno mantenuto
l’attenzione puntata sui difensivi. In Europa il settore
dell’alimentazione e farmaceutico godono di una buona
visibilità e di un’elevata generazione di cash flow. Si
segnala il pessimo andamento delle « utilities » e delle
TMC europee, duramente penalizzate dalle prospettive
poco rassicuranti e dai tagli dei dividendi. Gli investitori
non hanno completamente abbandonato i valori ciclici
europei, come dimostra la sovra-performance dei titoli
industriali e delle costruzioni, sostenuti da anticipazioni
economiche favorevoli.
Le prossime settimane saranno influenzate dagli
sviluppi politici in Italia, dove per il momento nessuna
soluzione di governo appare percorribile. Nel breve
periodo, i timori per la fragilità della zona euro
favoriranno un aumento della volatilità, con una
correzione dei mercati azionari. Il nostro scenario,
tuttavia, resta invariato e per il 2013 continuiamo ad
avere un giudizio positivo su questa asset class che
beneficia di quotazioni interessanti e del progressivo
miglioramento della crescita economica mondiale
previsto per quest’anno.
108
Obbligazionari
106
Dopo la correzione di fine gennaio, gli indici
obbligazionari si sono ripresi in febbraio, trascinati dalle
obbligazioni « corporate » e « high yield ». Eccezione
degna di nota, il debito emergente non ha partecipato
al rebound. In Europa, il movimento è stato guidato
dalle obbligazioni delle società finanziarie.
104
102
100
98
96
94
31
7
14
21
28
4
JAN
STOXX EUROPE 600 E - PRICE INDEX
S&P 500
IBEX 35
11
18
25
FEB
TOPIX
FTSE MIB
SMI
Source: Thomson Reuters Datastream
Dopo avere iniziato l’anno in un clima positivo, i mercati
azionari europei hanno fatto le spese di una serie di eventi
preoccupanti dall’abolizione del divieto di vendite allo scoperto
in alcuni paesi dell’Ue ai sospetti di corruzione a carico del
partito al potere in Spagna, per culminare con l’esito delle
elezioni italiane.
A livello di regioni geografiche, il mercato giapponese si
è piazzato al primo fra le borse mondiali grazie alla
caduta dello yen, che dovrebbe favorire il rilancio
dell’industria giapponese, grande esportatrice di
automobili e di prodotti elettronici. Non è stato da
meno il mercato svizzero, che ha registrato una
performance di tutto rispetto dall’inizio dell’anno e in
particolare in febbraio, grazie all’esposizione settoriale
favorevole (farmaceutici e finanziari). I mercati
finanziari del sud dell’Europa hanno invece sofferto di
una serie di eventi come l’abolizione del divieto delle
vendite allo scoperto, i sospetti di corruzione a carico
del partito al potere in Spagna e il ritorno di Silvio
Berlusconi sulla scena politica italiana.
Sul versante del debito governativo, dopo la rimonta di
gennaio, i tassi degli emittenti ritenuti sicuri si sono
leggermente allentati (tasso tedesco a 10 anni
all’1.59%). I tassi italiani sono rimasti sotto pressione
per via dell’incertezza dovuta alle elezioni, mente i tassi
spagnoli si sono leggermente allentati. I tassi irlandesi
si sono invece allentati in misura notevole dopo
l’upgrade di Standard & Poor’s da « negativo » a
« neutro » sul rating del governo (BBB+). Sono ormai
nettamente inferiori ai tassi italiani e questo fa
presagire il possibile ritorno dell’Irlanda sui mercati dei
capitali entro la fine dell’anno. L’Irlanda diventerebbe
l’unico paese che ha beneficiato di un programma di
aiuti europei ad avere raggiunto l’obiettivo con i fondi
EFSF (Grecia e Portogallo non ci sono ancora riusciti).
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.
27 febbraio 2013
Tasso governativo decennale nell’area euro
La sterlina ha continuato a perdere quota prolungando
il movimento avviato all’inizio dell’anno che l’ha portata
ad arretrare del 7%. Il rafforzamento generale del
dollaro nelle ultime settimane spiega solo in parte
questo movimento, che peraltro è dovuto al fatto che la
Banca d’Inghilterra, pur prevedendo un’inflazione
superiore al limite fissato per i prossimi due anni, non
ha però adeguare la sua politica, e questo ha indebolito
la sterlina. Il messaggio così lanciato è chiaro : la
priorità è il rilancio della crescita attraverso le iniezioni
di liquidità. L’obiettivo di contenimento dell’inflazione
diventa secondario. Una cattiva notizia per la
sterlina…alla quale si è aggiunto il downgrade del rating
sovrano del Regno Unito da parte di Moody’s.
6.00
5.50
5.00
4.50
4.00
3.50
3.00
2.50
2.00
Sterlina contro dollaro (GBP/USD)
1.50
1.70
1.00
OCT
GER
FRA
BEL
NOV
DEC
JAN
ITA
SPA
IRE
FEB
Source: Thomson Reuters Datastream
Mentre i tassi italiani sono rimasti sotto pressione, quelli
irlandesi hanno beneficiato dell’upgrade di S&P dell’outlook sul
rating del governo.
Valutari
Dopo l’aumento di gennaio il cambio euro/dollaro in
febbraio ha perso quota, ed è tornato intorno a quota
1.32 EUR/USD, prima della diffusione dell’esito delle
elezioni italiane. Il dato deludente sul PIL, il ritorno
delle tensioni nella zona euro e, sull’altra sponda
dell’Atlantico, le voci di un possibile rallentamento del
Quantitative Easing della Fed hanno pesato sulla
moneta europea e sostenuto il dollaro. Nei confronti del
franco svizzero l’euro ha oscillato intorno a quota 1.23
EUR/CHF.
1.65
1.60
1.55
1.50
1.45
1.40
2010
2011
2012
GBP/USD
Source: Thomson Reuters Datastream
Dall’inizio dell’estate la sterlina sta nettamente perdendo
quota.
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di
acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono
essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare
dall’uso delle informazioni ivi contenute.