Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ

Transcript

Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ
Punto di vista
21 marzo 2012
L’essenziale in un colpo
d’occhio


Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a 6 mesi



Che sia la volta buona? E’ la domanda che viene da
porsi davanti al persistente miglioramento dei dati
economici americani e ai segnali di stabilizzazione della
situazione in Europa. Il timore che si ripeta lo scenario
del 2011, con il vento in poppa all’inizio dell’anno e un
brusco deterioramento della situazione nei mesi
successivi, è ancora ben presente.
Si deve però riconoscere che gli elementi che suscitano
un certo ottimismo sulla solidità della dinamica positiva
ci sono, quantomeno riguardo al 2012: la crescita
dell’economia americana, questa volta, va di pari passo
con una creazione di posti di lavoro in proporzioni e
quantità sufficienti da consentire l’arretramento della
disoccupazione e la crescita della domanda finale.
In Europa, la ristrutturazione del debito greco ha
permesso di mettere da parte – almeno per il momento
– la problematica della Grecia. E gli altri paesi
dell’Europa periferica non sono – o non sono più – una
minaccia a breve termine: le esigenze di finanziamento
del Portogallo e dell’Irlanda sono coperte dai
programmi europei, e le iniezioni di liquidità della BCE
hanno calmato le acque per i tassi spagnoli e italiani.
Sembra quindi che il resto dell’anno si annunci più
favorevole di quanto sia stato il 2011. Tuttavia, per
quanto l’orizzonte sia più sgombro, non dobbiamo
dimenticare che l’espansione resta ancora fragile negli
Stati Uniti, che la zona euro è in recessione e che la
crescita delle economie emergenti non sarà più
vigorosa quanto nel decennio precedente. Quindi:
ottimismo sì, ma cauto!
Economia
Questa pubblicazione si basa sulle informazioni
raccolte fino al lunedì prima del giorno di
diffusione.
Pubblicazione del team Ricerche & Analisi
Banque SYZ & CO SA
Tel. +41 (0)22 819 09 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Stati Uniti ...................................................................... 2
Il miglioramento del mercato del lavoro consolida la crescita
Europa ............................................................................ 3
Ritorno alla « normalità »
Giappone ........................................................................ 4
La Banca del Giappone continua a darsi da fare
Economie emergenti ....................................................... 4
Brasile: rallentamento della crescita e taglio dei tassi
Mercati
Azionario ........................................................................ 5
Alcune nubi, ma la tendenza rialzista si mantiene
Obbligazionario .............................................................. 5
La Fed dà una scossa ai tassi d’interesse a lungo termine
Valutario ........................................................................ 6
Prosegue la discesa dello yen
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento,
un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della
redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o
indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.
Punto di vista – 21 marzo 2012
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resta nettamente inferiore ai livelli registrati a metà
del decennio precedente). I consumi sono in crescita
e sostengono l’espansione del PIL: negli ultimi otto
mesi, le vendite al dettaglio hanno registrato una
progressione ininterrotta.
Economia
Stati Uniti
La ripresa della crescita negli Stati Uniti si rafforza
grazie al costante miglioramento del mercato del
lavoro che si osserva dall’autunno 2011. L’insieme
degli indicatori riferiti all’occupazione punta nella
stessa direzione (positiva), e questo alimenta la
crescita dei consumi e le conferisce la sostenibilità
che le mancava dalla fine della recessione, nel 2009.
Questo non vuol dire che all’orizzonte non ci sono
scogli. Nel breve termine, la nuova fiammata dei
prezzi del petrolio erode il potere d’acquisto delle
famiglie. E guardando oltre (dopo le elezioni
presidenziali), la spada di Damocle dell’inevitabile
normalizzazione della politica di bilancio continua a
incombere sulla crescita del paese. Ma la dinamica in
atto da qualche mese permette comunque di
guardare al futuro con un po’ più di serenità.
Nei sei mesi da ottobre a febbraio, le aziende hanno
creato 1,2 milioni di posti di lavoro (227.000
nell’ultimo
mese)
riportando
il
tasso
di
disoccupazione al livello più basso degli ultimi tre
anni (8.3%). Allo stesso tempo, dall’inizio dell’anno
le iscrizioni settimanali nelle liste di disoccupazione
si sono stabilizzate intorno a 360.000, un livello che
conferma l’aumento delle assunzioni, come risulta
anche dalle altre indagini riferite al mercato del
lavoro.
Dall’autunno, la domanda interna ha potuto
avvalersi del sostegno derivante dalla ripresa del
credito.
Infatti,
la
schiarita
sul
fronte
dell’occupazione (essenziale perché le famiglie non
siano costrette a ridurre i livelli di indebitamento)
unita
alla
politica
monetaria
estremamente
accomodante, hanno determinato un maggiore
ricorso al credito al consumo, che a sua volta
contribuisce ad alimentare le spese delle famiglie.
CREDITO AL CONSUMO (IN % DEL PIL) E INCIDENZA DEL
SERVIZIO DEL DEBITO SUL REDDITO DELLE FAMIGLIE (%)
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CREAZIONE NETTA DI POSTI DI LAVORO (MEDIA DI TRE MESI)
E
NUOVE
ISCRIZIONI
DISOCCUPAZIONE
SETTIMANALI
NELLE
LISTE
DI
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US C ONS UMER C R EDIT OUTS TA NDING (% OF GDP)
US HOUS EHOLD - DEB T PA YMENT (% OF DIS PO. INC OME)(R .H.S C A LE)
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Il calo del costo del credito dovuto alla politica monetaria
ultra espansiva della Fed ha permesso alle famiglie di
interrompere il processo di deleveraging in atto dal 2009.
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US - C hange in Employment, Non Farm Indus try (3M MA V )
US - Initial Jobless C laims(R .H.S C A LE)
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Di recente, gli indicatori rilevano un’accelerazione
dell’occupazione rimasta finora insufficiente per consolidare
la ripresa della crescita.
La schiarita ha ovviamente avuto delle ripercussioni
sui consumi e sulla fiducia delle famiglie, tornata ai
livelli più alti degli ultimi quattro anni (anche se
Questa situazione mette chiaramente in luce due
elementi: da un lato la recente schiarita
congiunturale, che dovrebbe perdurare per tutto il
2012, dall’altro la potenziale fragilità di questo ciclo
di crescita, che per il momento si appoggia
essenzialmente su condizioni di politica economica
fortemente
stimolanti.
La
questione
della
normalizzazione non si pone nel 2012, ma cosa
succederà quando la si dovrà per forza affrontare?
La Riserva Federale ne è pienamente consapevole,
ecco
perché
è
riluttante
nel
parlare
del
miglioramento della situazione economica, temendo
di gelare l’attuale dinamica se suscita inopportune
anticipazioni su futuri rialzi dei tassi. E’ quello che è
successo nell’ultima riunione di politica monetaria,
ed è bastato perché i mercati prendessero coscienza
di un fatto: nell’attuale contesto economico, la
banca centrale non ha motivo di lanciarsi in un
nuovo piano di quantitative easing, sul quale invece
Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento,
un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della
redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o
indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.
Punto di vista – 21 marzo 2012
molti investitori contavano. Non si può avere la
botte piena e la moglie ubriaca…
Quindi, la Fed ha ragione restando volutamente
prudente nell’esprimersi sull’attuale situazione
macro-economica, e nel continuare a dichiarare che
manterrà i tassi a un livello eccezionalmente basso
almeno fino alla fine del 2014. Questo dovrebbe
permettere all’economia americana di mantenere la
dinamica attuale durante il 2012, sperando di
acquistare sufficiente slancio per superare gli
adeguamenti di bilancio nel 2013. Ma per il
momento, la schiarita degli ultimi mesi regge e si è
dimostrata in grado di durare.
Europa
Il via libera sul nuovo piano di aiuti alla Grecia è
stato
reso
possibile
dall’accordo
raggiunto
(finalmente!) sulla ristrutturazione del debito
detenuto dai creditori privati. Tale accordo prevede
un “haircut” immediato del 53.5% e, per la parte
rimanente, un concambio con obbligazioni a
scadenza più lunga. E’ stato così possibile cancellare
oltre 100 mrd di EUR di debito pubblico greco.
Nonostante questa operazione, l’indebitamento della
Grecia resta elevato (circa 120% del PIL) e, alla luce
delle deboli prospettive di crescita, difficilmente
sostenibile nel lungo periodo. Ma il nuovo piano di
aiuti ha comunque il merito di concedere più tempo
al governo per attuare le riforme concordate in
febbraio.
VARIAZIONE
ANNUALE
NELLA ZONA EURO
DELLA
PRODUZIONE
INDUSTRIALE
3/6
Germania (che produce circa il 30% del PIL
dell’eurozona)
attenuano
il
protrarsi
del
peggioramento nel resto dell’Unione monetaria. La
domanda di beni strumentali dagli Stati Uniti e
dall’Asia continua a sostenere le esportazioni
tedesche, e permette alla prima economia europea
di realizzare un surplus commerciale di tutto
rispetto, nonostante l’appiattimento della domanda
dal resto dell’Europa. All’inizio del 2012, la
Germania, forse più che mai, è stata la locomotiva
della zona euro.
Dal canto suo, la Banca Centrale Europea, dopo
mesi di intensa attività sfociati, a fine febbraio, sulla
seconda operazione di rifinanziamento a tre anni, ha
potuto concedersi una riunione mensile « normale »,
senza timori di deludere (dato che il consensus non
aveva particolari attese) e senza annunci particolari
(visto che le azioni intraprese dall’autunno sono
apparentemente riuscite a stabilizzare la situazione,
sia sul piano economico, sia in termini di mercati
finanziari). Un ritorno alla norma che si è tradotto
con la rinnovata attenzione rivolta al mandato
principale della BCE, il controllo dell’inflazione!
TASSO D’INFLAZIONE TOTALE E « CORE » (DEPURATO
DALL’ENERGIA E DAI GENERI ALIMENTARI) E TASSO DI
DISOCCUPAZIONE (SCALA INVERTITA)
4.50
7.00
4.00
7.50
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8.00
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2.50
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9.00
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EMU - C PI YoY %
EMU - C ore C PI YoY %
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EMU - Unemployment rate % (inverted)(R .H.S C A LE)
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S ource: Thomson R euters Datastream
Il tasso d’inflazione attuale (2.7%) è riconducibile ai prezzi
dell’energia e agli aumenti delle imposte. Di certo non a
una vigorosa accelerazione della domanda finale…
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2006
EUR O A R EA
GER MA NY
FR A NC E
2007
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NETHER LA S
ND
ource: Thomson R euters Datastream
L’industria tedesca riesce a mantenersi a galla.
Adesso che sul fronte della crisi dei debiti sovrani
europei è tornata una certa calma, l’attenzione si
rivolge
nuovamente
alle
notizie
economiche
“tradizionali”. I dati sulla produzione industriale
hanno confermato la tendenza evidenziata dagli
indici di attività: i segnali di stabilizzazione in
Va comunque detto che la BCE di Draghi appare
molto più pragmatica sull’argomento di quanto non
fosse la BCE guidata da Trichet. Se la banca centrale
non conta più sul ritorno dell’inflazione sotto la
soglia del 2% (il suo obiettivo) entro il 2012, non
dimentica però di menzionare che ciò è dovuto al
recente rialzo dei prezzi dell’energia e all’aumento
delle imposte “indirette”. E ricorda che in un
contesto di crescita « modesta », le tensioni
inflazionistiche
sottostanti
restano
comunque
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Punto di vista – 21 marzo 2012
limitate. Alla luce della disoccupazione e della
« crescita » europea, è effettivamente difficile che
possano manifestarsi delle tensioni inflazionistiche
alimentate dalla domanda finale… Stando così le
cose, la BCE non commetterà l’errore di reagire a un
tasso d’inflazione superiore al suo target e, pur
restando - ovviamente – vigile, appare intenzionata
ad uscire di scena, adottando un atteggiamento più
passivo per il resto del 2012.
Oltre Manica, la passività di cui ha dato prova la
Banca d’Inghilterra nell’ultima riunione di marzo
sembra invece destinata a non durare. La BoE è
infatti impegnata in un’operazione di monetizzazione
del debito pubblico, attraverso piani successivi di
quantitative easing. Il piano da 50 mrd di sterline
annunciato in febbraio fa seguito alla precedente
tornata da 75 mrd di sterline, annunciata in ottobre.
E, al termine del programma in corso, in maggio,
sembra inevitabile l’avvio di una nuova operazione
per mantenere le condizioni monetarie quanto più
accomodanti possibile, a fronte di un deficit pubblico
che resta pesante. E le cose non cambieranno finché
la crescita economica non si riprenderà, una
condizione ancora lungi dall’avverarsi: in febbraio il
numero di disoccupati è cresciuto ancora per il
dodicesimo mese consecutivo…
Anche la riunione trimestrale della Banca Nazionale
Svizzera non ha portato nessuna sorpresa: il tasso
resta fermo intorno allo 0%, e il cambio limite di
1.20 franchi/Eur continuerà a essere difeso “con
tutta la necessaria determinazione”. La forza del
franco fa sì che agli occhi della BNS non esistano
possibili rischi d’inflazione, anzi, il rischio sarebbe
piuttosto quello di vedere apparire pressioni
deflazionistiche. La banca centrale anticipa una
crescita « quasi dell’1% » nel 2012, in linea con la
SECO, che per quest’anno stima una crescita del PIL
svizzero dello 0.8%.
4/6
all’export, che beneficeranno dell’indebolimento
dello yen dovuto alle iniezioni di liquidità.
Economie emergenti
Nell’ultimo trimestre 2011, il PIL brasiliano è
cresciuto di un modesto 0.3%. In dodici mesi il PIL è
cresciuto complessivamente dell’1.4%, la crescita
più debole degli ultimi otto anni escludendo la
parentesi della recessione mondiale del 2009.
L’appiattimento della crescita è accompagnato da
una flessione dell’inflazione, che pur restando
superiore al target della banca centrale, è in discesa
dalla scorsa estate. Su questo sfondo la banca
centrale brasiliana ha adottato dalla fine di agosto
un’impostazione
particolarmente
aggressiva
nell’adeguamento della politica monetaria. Prima
banca centrale di un paese emergente a tagliare i
tassi nel 2011, ha addirittura accelerato il ritmo in
marzo, con un taglio di 75 pb del tasso SELIC, sceso
a 9.75% (dal 12.5% all’inizio di agosto). L’obiettivo
non era tanto quello di allentare le condizioni di
credito troppo rigide, ma piuttosto di contrastare
l’apprezzamento della moneta, che per le sue
potenzialità in termini di « carry trade » attira i
capitali internazionali, con la conseguenza di
soffocare le industrie esportatrici. Basterà per far
rimbalzare la crescita verso il suo potenziale (3.5% 4%)?
BRASILE: PIL, INFLAZIONE E TASSO DI RIFERIMENTO DELLA
BANCA CENTRALE (SELIC)
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18
6
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Giappone
La Banca del Giappone ha proseguito sulla strada
delle misure « non convenzionali » intrapresa dal
mese precedente. Questa volta ha deciso di
potenziare la capacità di prestito di un fondo di
finanziamento destinato a sostenere gli investimenti
e la crescita economica. E’ vero che sul piano degli
interventi di politica monetaria la BoJ si è mossa in
ritardo rispetto alle consorelle occidentali. Di fronte
al relativo successo della Fed e dalla BCE, si è però
decisa ad adottare una strategia di aumento del
volume del proprio bilancio, nel tentativo di
stimolare l’economia. Questa politica avrà ricadute
favorevoli innanzitutto per le aziende rivolte
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2004
2005
B R A - R eal GDP YoY
B R A - Inflation rate YoY
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B R A - S ELIC rate(R .H.S C A LE)
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S ource: Thomson R euters Datastream
La crescita e l’inflazione hanno registrato un netto
rallentamento in Brasile. La banca centrale reagisce con un
allentamento aggressivo della politica monetaria.
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un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della
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Punto di vista – 21 marzo 2012
Mercati
Azionario
Spinte dalle buone notizie sul quadro congiunturale
– in primo luogo il calo della disoccupazione negli
Stati Uniti e il rifinanziamento conclusosi con
successo in Grecia, Italia e Spagna – le borse
internazionali hanno recuperato una dinamica
ascendente. La stagione dei risultati – ora conclusa
– è rimasta in secondo piano, mentre l’attenzione si
è
focalizzata
sull’evoluzione
delle
tendenze
economiche a livello mondiale. Si noti tuttavia il
cambio di tono degli imprenditori, che anticipano ora
una ripresa più vigorosa delle loro attività oltre Atlantico. Le ombre che oscurano il quadro generale
vengono principalmente dall’Asia: il mercato
s’interroga sul vigore dell’economia cinese. BHP
Billiton, gigante anglo-australiano dell’industria
mineraria, ha dichiarato che la domanda cinese di
ferro tende ad essere più moderata. Questo lascia
intravedere che la seconda economia mondiale
potrebbe entrare in affanno più presto del previsto.
ANDAMENTO DEL SETTORE
DALL’INIZIO DI MARZO
AUTOMOBILISTICO
5/6
dell’anno, ha di recente bruscamente frenato
sull’onda dei timori di possibile rallentamento dell’
attività in Cina. Sono stati due articoli diffusi di
recente da Bloomberg a creare scompiglio
riportando, per il 2012, stime di crescita della
domanda
inferiori
alle
attese,
nonché
l’intensificazione delle offerte promozionali da parte
dei costruttori di prodotti di lusso.
Benché lo scenario catastrofico (esplosione della
zona euro, default della Grecia, crollo del sistema
bancario) che si temeva ancora a metà del 2011 non
si sia realizzato, la situazione resta ancora fragile.
All’orizzonte persistono delle nubi: il prezzo del
petrolio resta alto ed erode il potere d’acquisto delle
famiglie, già oppresse dalla crisi economica.
L’economia cinese mostra segni di debolezza e i
paesi europei sono in piena austerity. Più che mai,
gli operatori avranno bisogno di essere rassicurati
sul perdurare della schiarita congiunturale iniziata
negli Stati Uniti. Finché il circolo virtuoso oltre Atlantico si mantiene - ripresa dell’occupazione,
aumento della produzione industriale, accelerazione
delle esportazioni – i mercati tenderanno a vedere il
bicchiere per metà pieno …
EUROPEO
Obbligazioni
L’avvenimento più degno di nota delle ultime due
settimane è indubbiamente il brusco movimento di
tensione osservato sui tassi di interesse a lungo
termine degli Stati Uniti ed altri emittenti sovrani
ancora percepiti come rifugio. Il tasso decennale
americano è passato da 2.03%, il 12 marzo, a
2.37% una settimana più tardi.
TASSO DECENNALE DELLE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE NEGLI
STATI UNITI, IN GERMANIA, IN SVIZZERA E IN GIAPPONE
4.00
3.50
3.00
2.50
All’inizio della settimana il settore automobilistico ha
nettamente perso terreno sull’onda dei timori di
rallentamento delle vendite in Cina e in seguito
all’intensificazione delle campagne promozionali sulle auto
di categoria « premium ».
A livello settoriale, nel periodo in esame non si sono
manifestate forti variazioni di tendenza. I titoli ciclici
hanno continuato a guadagnare quota, mentre i
difensivi – dopo la forte sovra-performance dell’anno
scorso – tendono a perdere terreno. I veri campioni
del mese di marzo sono i finanziari, che beneficiano
della schiarita sul fronte del debito sovrano e del
dissolversi dei timori sulla Grecia. Il settore
automobilistico, dopo l’ottima partenza all’inizio
2.00
1.50
1.00
0.50
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US TR EA S UR Y 10Y R A TE
GER MA N B UND 10Y R A TE
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S WITZ ER LA ND GOV T 10Y R A TE
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JA PA N JGB 10Y R A TE
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S ource: Thomson R euters Datastream
Il recente rialzo dei tassi lunghi ha posto fine a una fase di
stabilità di notevole durata.
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Punto di vista – 21 marzo 2012
Il movimento è spettacolare, tenuto conto
dell’assenza di volatilità dei sei mesi precedenti
durante i quali il tasso è rimasto fermo intorno al
2%. Lo stesso movimento di tensione si osserva
anche sui tassi decennali tedeschi, giapponesi e
svizzeri, anche se di minore ampiezza.
Questo probabilmente si spiega con il fatto che il
fattore scatenante del movimento è la Federal
Reserve americana. Al termine della riunione di
politica monetaria del 13 marzo, la banca centrale
ha
espresso
sulla
situazione
congiunturale
americana una valutazione più favorevole rispetto
alle precedenti. Riconoscendo che le condizioni del
mercato del lavoro avevano continuato a migliorare
e che la disoccupazione era scesa in maniera
significativa negli ultimi mesi, ha implicitamente
allontanato la prospettiva di un nuovo imminente
allentamento
della
politica
monetaria.
Molti
operatori apparentemente davano quasi per certa
una nuova tornata di quantitative easing in
primavera, e questo spiega l’assenza di reazioni sui
tassi d’interesse a lungo termine di fronte al
miglioramento
dei
dati
economici
osservato
dall’inizio dell’anno.
Perciò, più che a un movimento durevole di risalita
dei tassi lunghi, il fenomeno assomiglia a un
adeguamento al nuovo contesto economico,
avvenuto in maniera rapida invece che graduale.
Tuttavia,
questo
non
sembra
giustificare
un’impennata dei tassi d’interesse a lungo termine:
la crescita raggiunge a fatica il suo potenziale di
lungo periodo, le tensioni inflazionistiche (esclusi i
prezzi dell’energia) sono inesistenti, l’economia
americana è ancora lontana dall’avere riassorbito gli
squilibri nati dall’ultima recessione e il recente
miglioramento è in parte frutto delle condizioni
finanziarie accomodanti. Una risalita più pronunciata
dei tassi, minacciando la crescita ancora fragile,
porterebbe di sicuro la Fed ad intervenire
nuovamente per riabbassare i tassi! I tassi decennali
sembrano quindi destinati a oscillare intorno al 2% 2.5%, un range un po’ più largo rispetto allo stretto
corridoio degli ultimi mesi.
6/6
Valutario
Il movimento di indebolimento dello yen provocato
dalla svolta di politica monetaria della Banca del
Giappone all’inizio di febbraio è proseguito anche in
marzo. Nei confronti del dollaro, la moneta
giapponese ha toccato i minimi da aprile 2011,
sfiorando quota 84 USD/JPY. Sicuramente è una
buona notizia per gli esportatori giapponesi!
YEN CONTRO DOLLARO (USD/JPY, SCALA INVERTITA)
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JA PA NES E YEN TO US $ (MUFG) - EX C HA NGE R A TE
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S ource: Thomson R euters Datastream
La spettacolare caduta dello yen nei confronti del dollaro
prosegue.
Il cambio euro/dollaro ha oscillato intorno a quota
1.32 EUR/USD. Nei confronti del franco svizzero la
moneta unica si è brevemente (e leggermente)
rafforzata, in previsione dell’imminente riunione
trimestrale della BNS, sull’onda delle voci sul
possibile rialzo del cambio limite, tornando poi
rapidamente a 1.2050 EUR/CHF.
Sul fronte delle monete emergenti, il real brasiliano
ha perso il 5% contro il dollaro e l’euro, dopo il
taglio maggiore del previsto del tasso di riferimento
della banca centrale brasiliana.
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