Introduzione al Project Management Strategico
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Introduzione al Project Management Strategico
Giancarlo Vecchi INTRODUZIONE AL PROJECT MANAGEMENT STRATEGICO PROGRAMMAZIONE E MANAGEMENT DELLE POLITICHE PUBBLICHE: L’ANTICIPAZIONE DELLE CRITICITA’ Milano, novembre 2005 2 1. Introduzione Il tema di questa parte del corso riguarda un aspetto importante nelle attività di programmazione e di implementazione delle politiche: il lavoro di gruppo. Saper organizzare e gestire un gruppo di lavoro costituisce una risorsa significativa per un dirigente impegnato nella direzione di nuove politiche o progetti. I criteri e le tecniche che sono proposti in questa sede tendono in particolare a concentrarsi sulle decisioni e sulle attività connesse alle innovazioni, piuttosto che alle routines. Sono infatti le nuove attività quelle che creano i maggiori problemi di direzione: sia per gli elementi di sperimentazione che implicano (e quindi l'esigenza di idee creative rispetto a quanto si è fatto nel passato); sia per il fatto che, nel porsi obiettivi che si discostano significativamente dalla situazione presente, devono limitare il più possibile gli effetti incrementali delle negoziazioni all'interno di un gruppo di lavoro. Date queste premesse, un obiettivo fondamentale per la direzione di un gruppo di progetto diventa quindi la cooperazione e il raggiungmeno del maggior consenso possibile tra i membri del team. Questa situazione può essere meglio compresa facendo ricorso alla matrice di J. D. Thompson e A. Tuden: conosciute SOLUZIONI sconosciute OBIETTIVI consenso conflitto A C calcolo, negoziazione, routines mediazioni B D sperimentazione ridefinizione del apprendimento problema Questa matrice è il risultato dell'incrocio di due fattori chiave di un processo decisionale: l'incertezza e il conflitto tra interessi. In corrispondenza di ogni riquadro è quindi riportata la strategia più adeguata per la situazione. Il quadro A è relativo ad una situazione in cui gli attori che devono decidere sono d'accordo sugli obiettivi e sui mezzi da utilizzare; si tratta quindi di utilizzare una approccio analitico, vale a dire applicare tecniche consolidate o attività routinarie. Il quadro C è connesso a situazioni in cui ancora le tecniche per giungere a determinati obiettivi sono conosciute, ma sugli stessi obiettivi non v'è accordo tra le parti; si tratta allora di ricorrere alla negoziazione e a procedure di mediazione. Il quadro D presenta invece una situazione in cui non v'è accordo tra i soggetti riguardo ai fini da raggiungere, e neppure sono certe le soluzioni da adottare; di fronte ad un impasse decisionale, la strategia migliore è quella che conduce alla ridefinizione del problema, degli obiettivi e delle soluzioni. Il quadro B è infine quello che si riferisce alla situazione che vogliamo trattare in questa sede, vale a dire ad un contesto caratterizzato, da un lato, dall'incertezza sulle attività e 2 3 sulle risorse da utilizzare, ma anche, dall'altro lato, dal consenso dei partecipanti al processo sugli obiettivi; questa condizione può permettere allora l'adozione di un approccio sperimentale, tale da consentire l'apprendimento circa le soluzione migliori nel corso dell'implementazione delle attività. 2. Project manager e project leader Il ruolo di project manager è connesso alla programmazione, organizzazione, direzione, controllo e valutazione di un progetto e di coloro che, nell'ambito dell'unità organizzativa, intervengono nella sua definizione e messa in opera. Project manager sono quindi tutti coloro che hanno responsabilità continuative nella gestione di parti di un progetto. Il project leader (capo progetto) è invece colui che, tra ruolo di responsabilità e di direzione complessiva fondamentali sono assicurare l'agibilità del progetto nei gestire il team di progetto e gestire i rapporti con gli successo del progetto stesso. i project manager, assume il del progetto. Suoi compiti rapporti con la committenza, altri attori da cui dipende il I COMPITI DEL PROJECT MANAGER PUBBLICO 1. 2. 3. 4. 5. Definire con precisione il problema che deve essere risolto col progetto innovativo Definire la fattibilità del progetto Definire tempi, fasi e modalità di realizzazione del progetto Individuare le risorse necessarie e disponibili per la realizzazione del progetto Negoziare con la committenza e gli attori del progetto obiettivi e modalità di realizzazione dello stesso 6. Coordinare le attività del o dei gruppi di progetto 7. Informare gli attori del progetto sullo stato di avanzamento dello stesso 8. Prendere o far prendere decisioni opportune in modo che gli obiettivi del progetto siano realizzati 9. Negoziare le risorse necessarie allo sviluppo del progetto 10. Controllare la realizzazione delle diverse fasi del progetto. 3 4 ABILITA' DEL PROJECT MANAGER 1. 2. 3. ABILITA' TECNICHE: esperienza maturata in aree specialistiche, cultura economica, conoscenze di base delle diverse discipline interessate nella realizzazione del progetto ABILITA' GESTIONALI: conoscenza di strumenti di programmazione e controllo, esperienza nell'uso di strumenti di pianificazione operativa, confidenza con i sistemi informatici ABILITA' RELAZIONALI: capacità di negoziare, esperienza di gestione di conflitti, capacità di coordinamento e di leadership, capacità di conduzione di gruppi di lavoro LE REGOLE DEL GIOCO DEL PROJECT LEADER 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Il project leader indica i componenti del gruppo di progetto e decide sulla sua integrità per tutta la durata del progetto Il project leader ha il diritto di risolvere tutte le forme di conflitto che possono mettere in pericolo la vita del progetto Il project leader può promuovere miglioramenti tecnici e organizzativi utili allo sviluppo del progetto Il project leader ha il diritto di negoziare risorse con tutte le unità operative per convogliarle sul progetto Il project leader partecipa a tutti i momenti decisionali che possono influire alla vita del progetto Il project leader decide in merito alla consulenza o supporti tecnici necessari al progetto, amministra il budget di spesa e determina le scadenze Il project leader ha piena autonomia rispetto alla pianificazione operativa del progetto Schede tratte da: Giorgi G. e Torreggiani A., Il project manager pubblico, Rimini, Maggioli, 1992. 3. La costituzione del gruppo di progetto: il primo passo per l'organizzazione di un Processo di Programmazione delle Attività di Progetto Di seguito sono descritti le fasi e le regole essenziali per gestire un gruppo di lavoro; chiamiamo questo metodo Processo di programmazione delle attività di progetto (PPA).1 Un gruppo di progetto (team) viene costituito da colui che sarà il leader del team - il project leader: il dirigente o in ogni caso la persona cui è affidato dalla committenza (l'Ente di appartenenza) il compito di condurre al termine la "missione" del gruppo. 1 Cfr. per i tratti caratteristici del metodo: Hardacker and Ward, 1987. 4 5 Il project leader deve quindi coinvolgere nel gruppo di progetto tutti coloro che sono ritenuti necessari e nessun altro. Al massimo dovrebbero prender parte al gruppo non più di 12 persone, in quanto con un numero maggiore il lavoro di gruppo risulterebbe eccessivamente macchinoso. Se una persona ritenuta necessaria non è disponibile nel momento in cui il dirigente intende iniziare i lavori, si consiglia di aspettare: una programmazione efficacie richiede una partecipazione attiva da parte di ognuno, non solo per identificare vincoli, risorse ed opportunità, ma anche perchè è indispensabile il coinvolgimento nel processo. 1a REGOLA DI UN PPA Costituzione del gruppo di lavoro: coinvolgere solo le persone che si presume siano necessarie per le attività previste. Al massimo 12 persone. Con il termine «gruppo di progetto» si intende in genere un gruppo formale di dirigenti. In realtà il gruppo può essere formato anche da personale di un ufficio, oppure dalla somma di più individui reperiti da diversi settori di un ente oppure dall'esterno. Sta al capo-progetto individuare queste persone. In alcuni casi, in particolare quando è necessario affrontare problematiche complesse e il project leader presume la possibile formazione di posizioni conflittuali, è opportuno prevedere la presenza di un osservatore neutrale esterno, il cosiddetto tutor (o facilitatore). Come vedremo in seguito, il lavoro di gruppo richiede che siano osservate una serie di regole essenziali per il buon andamento dei lavori; per cui la presenza di un tutor è utile proprio come garante del rispetto delle regole e come supporto per l'utilizzo di detrminate tecniche. La cosa importante è che il tutor non sia uno dei subordinati del responsabile del progetto, e che la sua posizione non sia in alcun modo connessa al raggiungimento degli obiettivi del progetto in questione. Il principale obiettivo del gruppo è la sfida allo status quo: quindi anche il project leader deve porsi sullo stesso piano degli altri membri nei momenti di discussione, evitando di ripiegare nell'affermazione gerarchica delle proprie visioni. Il tutor potrebbe essere quindi un consulente esterno o un dirigente di un altro settore dell'ente. E' naturale, inoltre, che il tutor non possa essere sempre presente nel corso della fase di implementazione del progetto. Importante è che sia presente in alcuni momenti topici, e nello specifico nella fase di programmazione delle attività strategiche. Un altro ruolo che il tutor potrebbe rivestire, accanto a quello prima descritto, è quello di auditor esterno, vale a dire di valutatore (in relazione agli obiettivi e agli indirizzi programmati) delle attività del gruppo di lavoro nel corso dell'implementazione del progetto, in modo tale da fornire risultati e raccomandazioni e da permettere ai responsabili di mettere in opera gli opportuni rimedi. 5 6 4. Definire il problema e comprendere la missione del gruppo Una volta costituito il gruppo di lavoro ed eventualmente individuato il tutor, i primi incontri sono dedicati alla programmazione delle attività strategiche. Per queste riunioni è opportuno tenere le discussioni al di fuori dai luoghi di lavoro, per evitare che le persone coinvolte siano distratte dagli inevitabili impegni di lavoro. A questo punto, abbiamo riunito il gruppo di lavoro. Si tratta quindi di inziare un Processo di programmazione delle attività di progetto (PPA). Il primo passo è quello di sviluppare una chiara definizione del problema da affrontare e quindi una chiara definizione e comprensione del disegno della politica: vale a dire definire il «per cosa» è necessaria l'azione collettiva di un gruppo di lavoro. Definizione UNA POLITICA PUBBLICA E' L'INSIEME DI AZIONI E INTERAZIONI VOLTE A TRATTARE UN PROBLEMA, CIOE' UN'INSODDISFAZIONE RELATIVA A UNA DOMANDA, UN BISOGNO O UNA OPPORTUNITA' DI INTERVENTO PUBBLICO. I confini degli obiettivi e delle attività da implementare sono determinati dal problema che la politica deve trattare. Avendo noi, in particolare, definito che l'intervento da realizzare debba essere «innovativo», è necessario enfatizzare questo aspetto. Le politiche non esistono in natura, non sono date; sono piuttosto una costruzione di vari attori. E' quindi necessario riflettere sul problema da affrontare, in modo tale da riferire a tale definizione obiettivi e attività oggetto della programmazione. E dato che ciascuno dei soggetti rappresenta e definisce in modo spesso diverso dagli altri i problemi e le modalità per affrontarli, per l'efficacia di un gruppo di lavoro la comprensione collettiva del problema e della successiva missione è fondamentale. Un dirigente dell'ufficio «Personale» ed un dirigente dell'ufficio «Piano regolatore e progettazione strumenti urbanistici» possono avere differenti idee circa le proprie missioni funzionali di settore. Ma quando si riuniscono assieme come parte di un gruppo di lavoro devono riconoscere il loro compito come membri di questo gruppo. Se la formulazione che descrive la missione è sbagliata, ogni cosa che seguirà sarà anch'essa sbagliata, così che diventa cruciale una chiara comprensione di essa. Peraltro, essere d'accordo su una missione può non essere così facile come potrebbe sembrare a prima vista. Le persone che lavorano in un ente pubblico ben gestito (e nelle aziende private) tendono a conoscere dettagliatamente il proprio lavoro, la propria struttura e gli obiettivi di massima delle proprie attività. Ma le idee sulla missione dell'organizzazione sono spesso abbastanza vaghe, e questo anche ai vertici direttivi: eseguire ciò che prescrivono determinate leggi, erogare un servizio, o qualcosa di simile. 6 7 Una regola del PPA è quindi quella di rendere esplicite e precise sia la definizione del problema che la formulazione della missione. Le due descrizioni non dovrebbero contenere più di tre o quattro brevi affermazioni. 2a REGOLA Definire il problema e formulare la missione (gli obiettivi della politica): non più di tre o quattro affermazioni per ognuna delle due descrizioni. Regole: • chiarezza • precisione • controllabilità Ad esempio, quelle che seguono potrebbero essere le descrizioni di problema e missione di un gruppo di lavoro che ha il compito di dar corpo ad una politica di miglioramento del sistema gestionale di un ente, connessa anche alla eventuale ridefinizione degli interventi in base alle domande e ai bisogni dei cittadini, attraverso il progetto di realizzazione di un sistema di controllo di gestione: PROBLEMA 1) Difficoltà di ottenere informazioni sui prodotti delle specifiche attività e sui fattori di produzione utilizzati (attuale sistema contabile non adatto a tale scopo) 2) Assenza o scarsa disponibilità di informazioni su domande e bisogni dei cittadini 3) Difficoltà di comprendere l'adeguatezza attuale di determinate attività, con conseguenti problemi direzionali e amministrativi MISSIONE 1) Introduzione di un sistema di controllo di gestione 2) Costruzione di un sistema informativo e di reporting in grado di produrre indicatori di output e di risultato 3) Produrre un primo rapporto sperimentale entro 8 mesi 4) Iniziare quindi dai servizi più importanti in relazione al diretto rapporto con i cittadini La definizione del problema delimita il campo per la successiva individuazione della missione. Si tratta di costruire uno strumento sistematico di rilevazione delle informazioni (quindi non una ricerca una tantum), parallelo al bilancio, in grado di fornire dati e indici relativi ai prodotti, ai fattori di produzione e ai risultati delle attività (adeguatezza rispetto a domande e bisogni dei cittadini). Inoltre, introduce il tema della direzione dell'ente. La missione, quindi, può con precisione definire gli obiettivi fondamentali: costruire un sistema di controllo di gestione (confini dell'attività); e indicarne gli elementi di specificazione di massima: misurare outputs e risultati, ottenere un primo rapporto entro 8 mesi, iniziare dai servizi più importanti in relazione al rapporto con i cittadini (ad es. i servizi a domanda individuale di un comune). 7 8 A volte è possibile già a questo stadio della programmazione individuare indicatori quantitativi, mentre a volte no; è importante, comunque, precisare il più possibile gli elementi che possono misurare il raggiungimento degli obiettivi. Questo è infatti non solo una esigenza ineliminabile di ogni processo di programmazione, in quanto dal raffronto tra obiettivi ed esiti si può riflettere sulle attività svolte e iniziare un processo di apprendimento organizzativo; ma è anche un modo per iniziare ad approfondire in termini concreti sulle innovazioni richieste dal progetto e su quanto è possibile fare con le risorse a disposizione. Questo punto deve essere molto chiaro: gli obiettivi della programmazione devono essere fissati con precisione non in funzione di un controllo successivo di conformità, bensì in funzione delle successive valutazioni sull'efficienza (ottimale utilizzo delle risorse) e sull'efficacia (risultati raggiunti e impatti sui problemi affrontati) delle attività svolte. Le decisioni che si possono prendere nel corso dell'attuazione dei programmi devono poter essere migliori rispetto a quelle pianificate e i dirigenti devono reagire agli eventi che in pratica si verificano. Non solo la programmazione non è chiaroveggente, ma è importante comprendere che è necessario fermarsi e cambiare obiettivi se emerge che quanto previsto è sbagliato o insoddisfacente. Nel caso in questione, e in questo stadio del processo, ciò può essere in parte semplice (n° servizi monitorati dopo 8 mesi; n° prodotti monitorati sul totale prodotti; risorse impiegate/personale, etc.). In ogni caso, al di là della perfezione degli indicatori, è importante iniziare a fissare con la precisione possibile i risultati attesi dalle proprie attività. A questo proposito è utile richiamare alcune delle classificazioni di indicatori in genere utilizzate per valutare le attività pubbliche e che sono state introdotte nel modulo precedente, dedicato appunto alla valutazione delle politiche pubbliche. 8 9 Definizioni Per indicatore si intende un misura sintetica quantitativa in grado di fornire la rappresentazione di fenomeni e di riassumerne l'andamento. Una volta individuato l'obiettivo del progetto, è opportuno riflettere su come misurare il suo raggiungimento. Successivamente, una volta definiti più precisamente i prodotti delle attività connesse al progetto, sarà possibile definire "batterie di indicatori" per avere misure di performance. 1. Una prima tipologia di indicatori è la seguente: a) indicatori di output (di prodotto) misurano i prodotti diretti di una politica b) indicatori di risultato misurano la rispondenza dei servizi alle esigenze degli utenti c) indicatori di impatto misurano l'incidenza complessiva della politica nel risolvere i problemi affrontati 2. Una seconda tipologia, che può essere considerata uno sviluppo della prima, è formata da 4 categorie di indicatori: a) indicatori gestionali (= di output) misurano il rapporto tra risorse impiegate e prodotti b) indicatori finanziari (= di output) misurano le entrate e i costi connessi ai prodotti c) indicatori di domanda (= di risultato) misurano la richiesta di prestazioni oppure il grado di adeguatezza dei prodotti rispetto alla domanda espressa o ai bisogni potenziali d) indicatori di tempestività (= di output e di risultato) misurano i tempi necessari alla realizzazione dei prodotti, anche in relazione alle esigenze degli utenti In questa tipologia non compaiono indicatori di impatto, per la difficoltà che la loro definizione e il loro monitraggio implicano. In genere vengono studiati con ricerche ad hoc. 5. Le condizioni di attuazione di una politica pubblica Il passaggio successivo enfatizza il fatto che il perseguimento dell'innovazione richiede un esercizio di riflessione di gruppo, creativa e originale, su tutto ciò che dovrebbe essere fatto per raggiungere gli obiettivi della missione e sui vincoli e le opportunità che tali esigenze implicano. E' importante sottolineare che le attività che devono essere programmate, e quindi le attività su cui il gruppo di lavoro deve riflettere e trovare consenso (e in definitiva "progettare"), non sono solo quelle "tecniche", legate alla specificità del progetto (quindi, per quanto riguarda il nostro esempio, come fare per costruire il sistema informativo, oppure definire gli indicatori di prodotto e di risultato), ma anche quelle legate all'intero processo di attuazione del progetto. In altre parole, si richiama l'attenzione sulla riflessione che deve essere condotta sul contesto di implementazione delle attività. 9 10 A questo proposito è opportuno richiamare sinteticamente alcune delle categorie utilizzate dell'Analisi delle politiche pubbliche per la concettualizzazione dei contesti decisionali e attuativi. Innanzitutto, è importante individuare quali sono gli attori che sono coinvolti dal progetto, vale a dire tutti i soggetti che si prevede possano avere un ruolo, sia favorevole che contrario. In questo senso, si deve pensare non a coloro che ricoprono certe funzioni, ma piuttosto a coloro che hanno risorse e poste in gioco (motivi per agire) in relazione al progetto, al di là della posizione formale che ricoprono. Gli attori si possono definire come soggetti, individuali o collettivi, che esprimono obiettivi unitari e identificabili nel processo considerato. Gli obiettivi di un attore possono essere relativi al contenuto del progetto (vale a dire all'oggetto specifico, in questo caso il controllo di gestione), oppure riguardare il loro ruolo nel processo decisionale e di attuazione. E' quindi necessario sottolineare che un soggetto decide di costituirsi come attore se percepisce che la sua partecipazione può produrre dei vantaggi, e che quasta sua percezione non è un dato oggettivo, ma legato al sistema di conoscenze, credenze, razionalità, ecc. di ogni singolo attore. E' importante, perciò, per comprendere minacce e opportunità per gli obiettivi del gruppo, identificare i vari attori che si presume possano intervenire a formare il network decisionale e di attuazione ed eventualmente progettare il ruolo del gruppo o dei suoi alleati per affrontare le reazioni di altri attori verso il progetto. A livello di classificazione, si possono modellizzare i seguenti ruoli: • iniziatore: • regista (o pivot): • mediatore: • gatekeeper (guardiano): • attore filtro: • • alleati: antagonisti: • contrari: • influenti: colui che si occupa di sollevare il problema, di affermare la necessità di un intervento pubblico (ad esempio, attore interno all'amministrazione o esterno: possono cambiare in questo caso le esigenze di rapportarsi ad esso, ecc.) ha la funzione chiave di sostenitore e propulsore del processo in ogni fase del processo decisionale e di attuazione ha la funzione di favorire la composizione di conflitti fra le varie parti attore in grado di esercitare poteri di veto (ad es. un attore previsto da procedure formali in grado di bloccare l'avanzamento del progetto o di parti di esso) svolge un ruolo di trasmissione di istanze, di rappresentanza di interessi di altri (ad es. un lobbista) cointeressati al progetto attori che non sono contrari agli obiettivi fondamentali, ma che confliggono con parti del progetto attori in conflitto col progetto o con coloro che gestiscono il progetto attori che non hanno un ruolo determinante nel processo, ma che possono influenzare le posizioni di attori chiave L'attività degli attori del campo decisionale è condizionata non solo dalla percezioni di ciò che essi stessi ritengono essere la propria posta in gioco (ad esempio, per il gruppo 10 11 di lavoro come attore collettivo, è il raggiungimento degli obiettivi della missione), ma anche dalle risorse che hanno a disposizione. Questo è vero anche per il gruppo di lavoro. E' utile, quindi che il gruppo di lavoro rifletta sulle risorse a propria disposizione, e sulle risorse a disposizione degli altri attori che intervengono nel processo. Se determinate risorse sono importanti per l'attuazione del progetto, il gruppo di lavoro deve riuscire a reperirle; se un attore contrario al progetto ha a disposizione risorse significative, è necessario predisporre azioni in grado di limitarne la portata. Una classificazione sintetica delle risorse distingue tra i seguenti tipi: • • • economiche: legali politiche • di conocenze scientifiche: • informative: • tecnico-organizzative: relative alle disponibilità finanziarie riguardanti i poteri formali inerenti al consenso che ciascun attore è in grado di mobilitare per legittimare i propri comportamenti relative alle capacità di elaborazione su problemi e soluzioni relative a controllo e disponibilità di dati sui fenomeni da trattare relative al funzionamento dell'organizzazione di supporto (tecnologia, personale, tempo, etc.) Accanto a questi elementi che definiscono il contesto decisionale e di attuazione, si trovano inoltre le problematiche inerenti le attività da pianificare relative agli aspetti specifici del progetto da realizzare. In definitiva, potremmo definire le prime come "problematiche di processo" (riguardanti cioè le attività da prevedere in rapporto al contesto degli attori che sono/saranno coinvolti dall'intervento), e le seconde come "problematiche di progetto" (relative alle attività tecnico-operative necessarie per realizzare l'intervento). Una riflessione su ambedue le problematiche dà corpo allora ad una sorta di "programmazione strategica", che può permettere al gruppo di lavoro far emergere e coordinare le attività e i fattori necessari per affrontare impedimenti e favorire il raggiungimento degli obiettivi, anticipando così problemi che sarebbe difficile affrontare in un'altra fase del processo di realizzazione del progetto. 6. Individuare i Fattori Critici di Successo 6.1. Il Brainstorming Una volta che il team ha ben definito il problema e gli obiettivi, e definite le principali attività operative, il passo successivo è quello dell'identificazione dei fattori critici di successo (FCS), vale a dire riflettere sulle attività strategiche che è indispensabile affrontare per raggiungere gli obiettivi prefissati, in quanto connesse ai principali problemi che si incontreranno nel processo di definizione e attuazione del progetto. Questo è un momento fondamentale dell'attività di gruppo nelle condizioni da noi previste, vale a dire in un contesto in cui essere progettato un intervento innovativo. E' infatti necessario far emergere nuove idee, essere creativi e costruire man mano le basi del progetto. 11 12 Una tecnica molto utilizzata a questo scopo è il cosiddetto brainstorming, vale a dire una tecnica di riflessione in gruppo che aiuta a far emergere proposte e suggestioni creative ed originali. Si organizza quindi una sessione di circa 10 minuti di brainstorming, durante la quale i membri del team tracciano una lista di descrizioni, espresse in una sola parola, relative a tutto ciò che può avere un impatto nel raggiungimento della missione del gruppo. Devono ovviamente essere applicate le usuali regole del brainstorming. 3a REGOLA Sessione di Brainstorming Criteri: 1. Ognuno devono parlare e contribuire alla formulazione delle idee e delle suggestioni; tutti dicono almeno una cosa che sembra importante o comunque connessa 2. Qualunque proposta può essere espressa, non importa quanto improbabile oppure oltraggiosa possa essere; basta una parola 3. A nessuno è permesso interrompere altri che parlano nè criticare una qualsiasi delle suggestioni 4. E' utile riprendere e sviluppare le idee altrui, e incoraggiare i diversi punti di vista 5. la lista delle proposte e suggestioni deve essere lunga 6. Il tutor deve trascrivere ogni cosa, così che il gruppo può vedere l'intera lista Mentre è impegnato a pensare a queste influenze dominanti, ogni membro deve concentrarsi intensamente sulla missione del gruppo. I membri devono guardare sia all'interno della propria area di competenza che al di là dei propri confini di responsabilità. Ciò che deve uscire dalla sessione di brainstorming è una lista di descrizioni contenente da 30 a 50 diverse voci, che vanno da cose tipo costi, tipologia dell'utenza, tecnologie, risorse, etc. Il tutor si occupa di gestire la sessione di brainstorming, facendo rispettare le regole e scrivendo le descrizioni sulla lavagna o su altro supporto, in modo che siano visibili a tutti. 6.2. L' individuazione dei Fattori Critici di Successo A questo punto il gruppo è pronto per identificare i fattori critici di successo (FCS), un termine usato nella programmazione delle attività delle organizzazioni e che indica i più importanti sub-obiettivi di una politica (o di un intervento). Nel nostro processo di programmazione definiamo gli FCS come ciò che il gruppo deve raggiungere per realizzare la propria missione. Il consenso su questi scopi è vitale. 12 13 Come la missione, gli FCS non rispondono alla domanda di come cambiare l'ente, e non sono direttamente operativi. Spesso sono dichiarazioni di speranza e di incertezza. In un certo senso, ogni FCS dovrebbe iniziare con le parole "Noi abbiamo bisogno ..." oppure "Noi dobbiamo ..." per esprimere il coinvolgimento di tutti ("Noi") e concordare su ciò che è critico ("abbiamo bisogno" oppure "dobbiamo"). Nell'elencare i propri FCS, un gruppo dovrebbe seguire la regola del necessario-esufficiente. In altre parole, il gruppo deve essere d'accordo sul fatto che ogni FCS elencato è necessario alla missione e che assieme sono sufficienti per raggiungere la missione. Questa è una clausola rigorosa. La lista di FCS deve riflettere l'assoluto numero minimo di sub-obiettivi che devono essere raggiunti dal team per portare a termine la missione. Gli otto FCS proposti nella Tabella di pag. 16 costituiscono un esempio di ciò che potrebbe emergere da un gruppo impegnato nel progetto di realizzazione di un sistema di valutazione delle politiche di un ente attraverso strumenti e tecniche di controllo di gestione: 1. Sistema informativo adeguato 2. Formazione operatori ufficio CG 3. Ottenere collaborazione dei dirigenti 4. Costruire funzione di auditing interno 5. Applicare il cg nella fase pilota ai prodotti più significativi 6. Utilizzare un sistema di CG implementabile facilmente 7. Fare in modo che l'esperienza non si fermi alla fase pilota 8. Poter contare su un ufficio specifico alle dirette dipendenze dei vertici Per portare a termine la missione il gruppo deve raggiungere tutti gli 8 FCS entro i successivi 8 mesi. Questo è quanto consideriamo essere necessario e sufficiente. In aggiunta, ogni FCS deve essere dedicato ad una singola e specifica questione. La parola "e" è bandita. Il gruppo deve impegnarsi e sforzarsi di ridurre la sua lista seriamente, senza scorciatoie; come vedremo successivamente, ad ogni FCS corrisponderà un responsabile, e questo fattore deve essere tale da condizionare la definizione degli FCS stessi. La lista dovrebbe essere un mix di fattori di processo e di progetto. Se i fattori fossero tutti di processo (ad esempio: rapporto con i sindacati), le attività legate al progetto potrebbero essere scarsamente presidiate e le attività di progettazione dell'intervento potrebbero affondare mentre tutti sono concentrati a meditare sulle opzioni generali. Egualmente, se fossere tutti fattori di progetto (ad esempio: formazione operatori), il lavoro potrebbe ottenere successi di breve termine, ma bloccarsi per un intevento di un attore non previsto. La proporzione si basa, ovviamente, su molteplici considerazioni, inclusa la natura della unità dell'ente o dell'azienda, oppure il tipo di politica o di intervento che si sta affrontando. Il numero massimo di FCS da inserire nella lista è di 8. E se la missione è quella di sollevarsi da una situazione di emergenza, il limite è di quattro FCS. Otto non è un 13 14 numero magico; è piuttosto un numero trattabile di fattori veramente critici su cui un gruppo di lavoro può concentrarsi. Queste regole relative al numero e all'assoluto consenso richiesto possono sembrare eccessivamente rigide, ma tuttavia sono necessarie per poterle conseguire il risultato della programmazione. Non deve inoltre essere permesso che qualcuno, impuntandosi, sostenga: "Io non posso essere d'accordo, andiamo ai voti". Si deve insistere sul consenso; dopo tutto, persone abili nel loro lavoro, esperte (e in ogni caso pagate) dovrebbero essere capaci di arrivare ad un accordo su ciò che è importante per la loro unità o il loro ente. Il tempo normalmente necessario per raggiungere un accordo sugli FCS è di circa 1-3 ore. Il periodo più lungo che si possa sostenere è di un giorno. In questo ultimo caso, tuttavia, sono la composizione del gruppo oppure l'importanza delle decisioni da prendere che possono giustificare un tale investimento temporale. 4a REGOLA Definire i Fattori critici di successo Regole: • Non più di otto (4 in situazione di emergenza) • Ognuno è necessario • Tutti insieme sono sufficienti • Ognuno si riferisce ad una sola questione (la parola "e" è bandita) • Possono essere tattici o strategici • Si decide solo all'unanimità 7. Definire ciò che più è necessario: l’individuazione dei processi per raggiungere gli FCS Il terzo passo nel PPA è quello di identificare ed elencare ciò che deve essere fatto perchè l'organizzazione possa raggiungere i fattori critici di successo. Questo può implicare diventare più reattivi rispetto all'ambiente esterno, sfruttare nuove risorse quali tecnologie, conoscenze, etc., oppure nuove opportunità o qualsiasi altra cosa possa essere essenziale per raggiungere gli FCS. L'approccio deve essere però rigoroso e preciso, non genericamente descrittivo. Elaborato cioè sulla base della regola del necessario-e-sufficiente. Come nel caso della messa in relazione degli FCS alla missione, per un dato FCS deve essere indicato ogni processo ritenuto necessario, e insieme tutti questi processi devono essere sufficienti per portare a termine la missione. 14 15 5a REGOLA Definizione dei processi connessi ad ogni singolo FCS (ovvero: ciò che è necessario fare per raggiungere i fattori critici di successo che consentono di completare la missione) Regole • Ogni processo è in sé necessario e sufficiente - Tutti insieme sono sufficienti per poter raggiungere l'obiettivo • Ogni descrizione di un processo deve seguire una sequenza del tipo: verbo-piùoggetto (ogni processo è definito da un verbo e da un oggetto) • Ogni processo deve avere un responsabile, la persona responsabile per il perseguimento del processo • Il responsabile deve essere un membro del gruppo che è d'accordo sugli FCS • Nessun responsabile deve avere più di tre o quattro processi da seguire Per mostrare come funzionano queste regole, proviamo a seguire il processo «Verifica con esperti», classificato nella riga P2 della Tabella di pagina 16. Questo processo ha un verbo d'azione e un oggetto dell'azione. Esso può avere un responsabile, e la sua qualità o performance può essere misurata. Chi può eseguirlo? Il nostro ente ha una tradizione di rapporti con esperti? Con quali esperti confrontarsi? Dato che ogni membro del gruppo condivide una responsabilità collettiva per gli FCS in oggetto, l'intero gruppo dovrebbe essere interessato alle risposte. Ma solo una persona è il responsabile di questo processo — coinvolgimento di tutti, responsabilità di uno solo. Una volta identificata come processo importante, ogni attività deve essere assegnata ad un membro del gruppo, che sarà allora responsabile della sua prestazione. Supponiamo di avere una lista completa di processi importanti, ciascuno dei quali ha un responsabile. La lista è esclusiva, in quanto un processo deve essere veramente importante per esservi inserito. E' tuttavia utile classificare i processi più critici, la cui prestazione o qualità avrà l'impatto più grande sulla missione. Questo è il penultimo stadio del PPA. Per prima cosa è necessario collocare i processi e gli FCS in un ordine casuale su una matrice come mostrato nella tabella di pagina 16. Quindi, bisogna focalizzarsi sul primo fattore critico di successo — nel nostro esempio «Sistema informativo adeguato» e chiedersi: Quali sono i processi essenziali che devono essere implementati al meglio per raggiungere questo FCS? L'oggetto è quello di scegliere i processi che hanno un impatto primario su questo particolare FCS. Molte attività potrebbero essere collegate ad esso, naturalmente; devono essere individuate tuttavia solo quelle essenziali. Il tutor scrive in una casella del diagramma ogni processo critico identificato per questo FCS. Nella tabella di pagina 16, per esempio, il gruppo in questione ha elencato «potenziamento hardware e software», «verifica con esperti», e altri 6 processi per il suo primo FCS. Quindi la lista deve superare il test di «sufficienza», vale a dire rispondere alla seguente domanda: "Se tutte queste attività sono eseguite bene, il primo scopo 15 16 critico sarà raggiunto?". Se il team risponde negativamente allora deve identificare cos'altro è necessario. Questo è in genere lo stadio in cui i gruppi iniziano ad essere veramente creativi, guardando oltre a ciò che in genere viene fatto ed esplorando nuovi campi. Tuttavia, c'è un controllo, perchè ogni nuovo processo aggiunto per superare il test della «sufficienza» deve avere anche un responsabile all'interno del gruppo di lavoro. Deve allora essere abbastanza importante per essere inserito nella matrice. Il gruppo quindi ripete questo processo per ogni singolo FCS, facendo attenzione ad applicare i tests di «necessità» e «sufficienza» prima di passare al successivo FCS. Poi il numero degli FCS che ogni processo affronta viene calcolato e posto nella colonna delle somme totali dalla parte destra della matrice. A questo punto il diagramma è un documento completo. Il gruppo di lavoro si trova d'accordo sulla missione e sugli obiettivi critici da realizzare per raggiungere la missione; infine, su ciò che deve essere fatto per raggiungere quegli obiettivi. Inoltre, mentre per ogni FCS è responsabile il gruppo collettivamente, per ogni processo è responsabile individualmente un singolo membro. Per terminare la procedura può quindi essere utile classificare i processi secondo il grado di complessità della loro implementazione (giudizio sulle condizioni di attuazione). In questo modo è possibile porre in evidenza quelle attività che necessitano di una attenzione particolare da parte del gruppo. Chiaramente, i processi più importanti sono quelli che influenzano la maggior parte degli FCS. La «progettazione del sistema informativo» per esempio influenza 6 degli 8 FCS, così da essere un forte candidato per essere prescelto. Ma è anche importante riflettere sulle risorse a disposizione e sul contesto di attuazione (reazione di altri soggetti). Si usa in genere una classificazione soggettiva, che viene inserita nella colonna «qualitativa» della matrice, secondo la seguente scala: A=condizioni relativamente facili, B=condizioni relativamente difficili, C=condizioni difficili. 16 17 Fattori Critici di Successo 1 2 3 4 5 6 7 8 Processi P1 - potenz. hardware e software resp: P2 - verifica con esperti resp. P3 - verifica altre esperienze resp. P4 - progettazione sistema info resp. P5 - organizzazione corsi formaz. resp. P6 - studiare vincoli e oppor= tunità per costituire ufficio CG resp. P7 - verificare altenative esistenti resp. P8 - progettare collegamenti con processo di bilancio resp. P9 - creazione di gruppi di lavoro resp. P10 - progettazione procedure semplici e sperimentazione rapida resp. P11 - agganciare il progetto alla incentivazione della produttività resp. P12 - fare analisi attività ente resp. P13 - avere pivot politico resp. Attua bilità 3 B 5 B X X X X X X X X X X 5 A X X X X X X 6 C X X X X X 5 A X 4 C 5 A X 4 B X 5 B X 6 B X 5 C X 4 B X 4 B X X X X X N° X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X Legenda Fattori Critici di Successo: 1. Sistema informativo adeguato 2. Formazione operatori ufficio CG 3. Ottenere collaborazione dei dirigenti 4. Costruire funzione di auditig interno 5. Applicare il cg nella fase pilota ai prodotti più significativi 6. Utilizzare un sistema di CG implementabile facilmente 7. Fare in modo che l'esperienza non si fermi alla fase pilota 8. Poter contare su un ufficio specifico alle dirette dipendenze dei vertici Giudizio sulle condizioni di attuazione (contesto di attuazione e risorse disponibili): A=condizioni relativamente facili B=condizioni relativamente difficili C=condizioni difficili 17 18 8. Il completamento del quadro delle attività e dei responsabili, la programmazione dei tempi e dei costi Una volta definiti i Fattori Critici di Successo e i relativi processi, il gruppo di lavoro può iniziare l'operazione di precisazione di tutte le attività da avviare e dei relativi responsabili. Si tratta di elencare e strutturare in modo adeguato il progetto, aggiungendo alle sue parti fondamentali (FCS e processi relativi), tutte le altre e completando quindi lo schema contenete: a) tutto ciò che deve essere fatto (fasi e, per ogni fase, blocchi di attività); b) compiti e responsabilità specifiche dei membri del gruppo; c) tempi e costi; d) momenti di controllo intermedio delle attività. Un metodo può essere quello chiamato S.A.R.P. (Strutturazione delle attività e delle responsabilità di progetto), che è in sostanza un diagramma a piramide come quello che segue e in cui i Fattori Critici di Successo e i relativi processi possono essere segnalati con un asterisco o in grassetto: L1 PROGETTO X (che cosa) Controllo di gestione RESPONSAB. L2 L3 L4 fase 1 (Che cosa) Studio di fatibilità fase 2 (Che cosa) Definizione strumenti CG (Chi) (Chi) blocco 1 (Che cosa) Diagnosi attività blocco 2 (Che cosa) Diagnosi tecnologia info. (Chi) AZIONE 1.1.A (Che cosa) (Chi) (Chi) fase 3 (Che cosa) Attivazione Strumenti operativi (Chi) fase 4 (Che cosa) Sperimenta= zione (Chi) fase 5 (Che cosa) Attivazione generalizzata (Chi) blocco 4 (Che cosa) verifica in altri enti (Chi) blocco 3 (Che cosa) verifica con esperti delle ipotesi (Chi) (Chi) blocco 5 (Che cosa) Verifica con committenza (Chi) AZIONE 1.1.B (Che cosa) (Chi) AZIONE 1.1.C (Che cosa) (Chi) AZIONE 1.1.D (Che cosa) (Chi) AZIONE 1.1.E (Che cosa) (Chi) 18 19 Questa è la descrizione dei 4 livelli del diagramma: LIVELLO liv. 0 liv. 1 liv. 2 liv. 3 CHE COSA (attività) TITOLO missione del progetto FASI vengono definiti i passaggi capisaldo BLOCCHI DI ATTIVITA' si individuano i prodotti intermedi come insiemi di compiti e di attività svolti da specialisti di settore AZIONI modi, mezzi e operazioni per realizzare i blocchi di attività CHI (responsabilità) project leader gruppo di progetto referente del project leader responsabile addetti Da: Giorgi G. e Torreggiani A., Il project manager pubblico, Rimini, Maggioli, 1992. Tornando al progetto utilizzato come esempio, il relativo S.A.R.P. potrebbe essere organizzato nel seguente modo: Livello 0 Titolo: costruzione di un controllo di gestione Missione: costituire Ufficio e procedure per ottenere informazioni su prodotti e risultati Project leader: Rossi Gruppo di progetto: Cocconi, Greco, Mannozzi, Guizzardi, Parmigiani, Fareri, Balducci Livello 1: Fasi Fase 1: Studio di fattibilità (Cocconi) Fase 2: Definizione degli strumenti per il controllo di gestione (Guizzardi) Fase 3: Attivazione degli strumenti operativi per l'introduzione del cg (Greco) Fase 4: Sperimentazione per servizi pilota (Parmigiani) Fase 5: Attivazione generale (Mannozzi) Livello 2: Blocchi di attività Fase 1 f1b1: Diagnosi attività per individuazione di politiche, prodotti e risultati (xy) f1b2: Diagnosi tecnologica e del sistema informativo (zk) f1b3: Verifica con esperti delle ipotesi di sistema f1b4: Verifica esperienza altri enti (yk) f1b5: Verifica delle ipotesi con la committenza (xz) Livello 3: Azioni Fase 1, Blocco 1 f1b1a1: interviste dirigenti settori (xz) f1b1a2: reperimento e lettura documentazione (yy) f1b1a3: rapporto finale con individuazione di politiche, prodotti, domanda, vincoli esistenti, procedure, margini d'azione (kk) Un ulteriore strumento per organizzare la programmazione delle attività e delle risorse finanziare e di personale a disposizione è il cosiddetto Diagramma GANTT. Si ratta di 19 20 un mezzo attraverso cui un progetto viene rappresentatato su un piano a due assi. Sull'asse orizzontale vengono riportate le unità di tempo, e sull'asse verticale vengono elencate le fasi, i blocchi e le attività in cui il progetto è stato composto. In questo modo si ottiene una rappresentazione grafica della durata delle singole attività, mediante barre che indicano l'inizio e la fine. Accanto alle barre possono essere indicati il nome del responsabile e il numero delle unità di lavoro impegnate. Esistono in commercio software che permettono di ottenere contemporaneamente SARP e GANTT, collegati a finestre che mostrano responsabili, unità di lavoro, costi previsti, etc. (ad esempio il Microsoft WinProject, che è una applicazione di Windows). Sostanzialmente un diagramma GANTT può essere organizzato nel modo seguente: Fasi/blocchi f1 Studio fattibilità ............ ............ ............ . ===== . ===== f1.b1 ............ ===== ............ f1.b2 ===== ....... f1.b3 === .... == f1.b4 ........ anno/mese 1993 ottob. nov. dic. 1994 genn. feb. mar. apr. mag. giu. Legenda: ............ attività previste ===== attività realizzate Ad esso possono essere associate, come nel software indicato sopra, schede relative ai singoli fattori di produzione con le risorse preventivate ed effettivamente utilizzate. 20 21 9. La valutazione Quello che abbiamo visto è il modello di PPA — una modalità per iniziare ad organizzare un processo di apprendimento che possa approssimarsi verso l'eliminazione dei difetti. Ma, come dice il titolo del paragrafo, un PPA richiede un seguito. Si tratta di decidere la natura del miglioramento richiesto rispetto alla situazione esistente, e stabilire misurazioni significative del processo. E in seguito si tratta di verificare quanto è stato fatto e decidere se sono necessari cambiamenti o miglioramenti ulteriori. In altre parole, è necessario organizzare strumenti e procedure per la valutazione delle attività, precisando e articolando quanto già inizialmente introdotto nella fase di definizione della missione e degli obiettivi del lavoro, e ricordando quanto sottolineato a pagina 7, e cioè che la valutazione non è un controllo di conformità rispetto a quanto previsto in sede di programmazione (nel senso di definire "migliori" i risultati che sono più aderenti a quanto stabilito inizialmente). Il giudizio deve essere invece basato sull'analisi dei risultati (utilizziamo qui questo termine in senso generale) di efficienza e di efficacia in riferimento al problema da affrontare e alla situazione in cui si è agito, che ovviamente possono subire mutamenti nel corso dell'attuazione, anche in virtù delle nuove conoscenze che il gruppo di lavoro può ottenere nel corso dell'esperienza. In questo senso, ai fini dell'efficiacia del processo di programmazione, la valutazione deve essere funzionale all'apprendimento organizzativo, non all'adeguatezza rispetto alle definizioni iniziali. A un certo punto del progetto, si può ripetere la sessione di brainstorming e la successiva definizione dei Fattori Critici di Successo a quello specifico stadio. Al di là dell'esempio utilizzato in questa sede, se si dispone di un adeguato sistema informativo o addirittura di un controllo di gestione già operativo, è opportuno definire gli indicatori di prodotto e di risultato e monitorare nel tempo la politica realizzata, per valutare dagli scostamenti eventualmente registrati se quanto si è fatto ha condotto ai risultati attesi, se i risultati ottenuti sono comunque accettabili nelle nuove condizioni, e se quanto si sta facendo è ancora utile e adeguato in relazione alle mutate esigenze. Ed eventualmente, quindi, decidere di tentare ancora una volta la via dell'innovazione. 21 22 BIBLIOGRAFIA Balducci, Alessandro 1991 Disegnare il futuro, Bologna, Il Mulino Dente, Bruno 1989 Politiche pubbliche e pubblica amministrazione, Rimini, Maggioli. Dente, Bruno (a cura di) 1990 Le politiche pubbliche in Italia, Bologna, Il Mulino. Dente, Bruno e Fareri, Paolo 1992 La valutazione dell'efficiacia dell'intervento amministrativo nel Mezzogiorno: l'approccio dell'analisi delle politiche pubbliche, MilanoNapoli, IRS/Formez. Dente, Bruno e Radaelli, Claudio 1983 "Valutazione e analisi delle politiche pubbliche: appunti di teoria e di metodo", relazione presentata al Congresso della Società Italiana di Scienza Politica, Siena, 10-12 giugno 1993. Giorgi, Gianni e Torreggiani, Aldo 1992 Il project manager pubblico. L'innovazione nella pubblica amministrazione, Rimini, Maggioli. Hardacker, Maurice and Ward, Bryan K. 1987 "How to make a team work", in Harvard Business Review, pp. 112-120. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la Funzione Pubblica 1993 Il nuovo sistema di controllo interno nelle pubbliche amministrazioni, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. 22 23 LUCIDI DI SINTESI 23 24 INTRODUZIONE AL PROJECT MANAGEMENT DIRIGERE UN GRUPPO DI LAVORO IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA' DI PROGETTO 24 25 1° PASSO DEFINIRE IL PROBLEMA DA AFFRONTARE E FORMULARE LA MISSIONE DEL GRUPPO REGOLE • CHIAREZZA • PRECISIONE • CONTROLLABILITA' 25 26 2° PASSO DEFINIRE I FATTORI CRITICI DI SUCCESSO OVVERO QUALI OBIETTIVI BISOGNA RAGGIUNGERE? E QUINDI CHE COSA E' NECESSARIO FARE PER AVERE SUCCESSO? 26 27 3° PASSO BRAINSTORMING OVVERO TUTTI DICONO ALMENO UNA COSA CHE SEMBRA IMPORTANTE OPPURE COMUNQUE CONNESSA AGLI OBIETTIVI REGOLE • BASTA UNA PAROLA • TUTTI DEVONO PARLARE • NESSUNO PUO' CRITICARE O INTERVENIRE QUANDO UN ALTRO PARLA • QUALSIASI PROPOSTA - ANCHE IMPROBABILE - DEVE ESSERE PRESENTATA • E' UTILE RIPRENDERE E SVILUPPARE IDEE ALTRUI • LA LISTA DEVE ESSERE LUNGA 27 28 4° PASSO TROVARE I FATTORI CRITICI DI SUCCESSO REGOLE • NON PIU' DI OTTO • OGNUNO E' NECESSARIO • TUTTI INSIEME SONO SUFFICIENTI • OGNUNO SI RIFERISCE A UNA SOLA QUESTIONE • POSSONO ESSERE DI PROGETTO O DI PROCESSO (TATTICI O STRATEGICI) • SI DECIDE SOLO ALL'UNANIMITA' 28 29 5° PASSO DEFINIRE I PROCESSI PER LA REALIZZAZIONE DEI FCS OVVERO CIO' CHE E' NECESSARIO FARE PER RAGGIUNGERE I FATTORI CRITICI DI SUCCESSO CHE CONSENTONO DI COMPLETARE LA MISSIONE REGOLE • OGNI PROCESSO DEVE ESSERE NECESSARIO • TUTTI INSIEME SONO SUFFICIENTI • OGNI PROCESSO DEVE AVERE UN RESPONSABILE ALL'INTERNO DEL GRUPPO • OGNI MEMBRO DEL GRUPPO NON RESPONSABILITA' DI PIU' DI 3/4 PROCESSI • OGNI PROCESSO E' DEFINITO DA UN VERBO E DA UN OGGETTO 29 DEVE AVERE LA 30 ULTERIORE CASO PER L'APPLICAZIONE DELL'APPROCCIO PPA LA SPERIMENTAZIONE CONVENZIONALE DI UN SERVIZIO DI TRASPORTO NON Problema: • Eccessivi costi di produzione dei servizi di trasporto nelle aree territoriali ad insediamento diffuso (aree rurali e montane) • Inadeguatezza dei sistemi tradizionali di linea, basati su mezzi di grande capacità, itinerari ed orari fissi • Frammentazione della domanda • Necessità di non "tagliare" i servizi per evitare la progressiva deprivazione di tali aree (mancata accessibilità della popolazione, o di strati di essa, ai centri di attività) Missione Individuare un nuovo tipo di erogazione del servizio di trasporto in grado di: • aumentare il numero di utenti del 10% il primo anno e del 15 il secondo anno (rispetto ad oggi) • abbassare il costo di esercizio rispetto al sistema tradizionale del 20% • abbassare il consumo energetico (almeno 15%) Ipotesi Sviluppare la sperimentazione di un Sistema di Trasporto Non Convenzionale Scelta tra i seguenti sistemi (anche soluzioni miste): • trasporto in tempo reale a domanda con chiamata telefonica; • trasporto su chiamata e prenotazione; • car pool; • rental car service (vetture a noleggio); • servizi multi origine - multi destinazione; • servizi multi origine - poche destinazioni; • servizi multi-origine - una destinazione. Caso Val di Nure Acap - Azienda consortile di trasporto - Provincia di Piacenza Soluzione prescelta: servizio di trasporto non convenzionbale che unisce le caratteristiche e i vantaggi dei servizi a chiamata in tempo reale con quelli dei servizi organizzati su base periodica (a prenotazione). Si tratta di un servizio in funzione dalle 8 alle 13, con 5 bus da 17 posti, con l'ausilio di un centro operativo per la raccolta delle chiamate degli utenti e la loro assegnazione ai veicoli in servizio. Addetti: 6. Il centro operativo funzione con un addetto ed un programma di calcolo per la definizione dei percorsi e programma per servizio di prenotazione. Il sistema è affiancat nelle ore di punta (mattino, pomeriggio, sera) da un sistema di trasporto tradizionale. 30 31 Fattori Critici di Successo: 1. Tecnologia affidabile 2. Abbassare costi di esercizio 3. Aumentare numero di utenti 4. Pubblicizzare il nuovo servizio 5. Migliorare la qualità del servizio 6. Migliorare il rapporto incassi/costi di esercizio 7. Velocità della decisione sul progetto Processi 1. Analizzare la domanda potenziale 2. Analizzare l'offerta di sistemi non convenzionali 3. Valutare le adeguate tipologie di servizio e tecnologie disponibili 4. Analizzare la fattibilità delle alternative migliori 5. Individuare con accuratezza rispetto a territorio e popolazione l'area di sperimentazione 6. Misurare la soddisfazione dei clienti 7. Pubblicizzare il servizio 8. Recepire richieste di miglioramento 9. Gestire rapporti con altri attori 10. Selezionare il personale per sperimentazione progetto 11. Definire i bisogni di formazione 12. Analizzare utenti effettivi e potenziali utenti 13. Analizzare vincoli e opportunità della normativa in materia 14. Ricercare forme di finanziamento per la sperimentazione Indicatori (Confronto tra trasporto convenzionale e sistema non convenzionale) Vettura Km/anno Passeggeri trasportati Distanzia media Km Passeggeri Km (Passeggeri Km X - Passeggeri Km X-1)/(Passeggeri Km X-1) Posti Km Costo tot/anno di cui: - personale - costi industriali Consumi energetici Tot Consuni energetici Km Costo/vettura Km Costo/passeggeri Km Ricavi totali anno Ricavi/vettura Km Ricavi/passeggeri Ricavi/passeggeri Km Disavanzo 31 32 Disavanzo/vettura Km Disavanzo/passeggeri Km 32 33 LE FASI PER LA REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI CONTROLLO DI GESTIONE 33 34 SCHEDA 1 FASE A DEFINIZIONE DEI PRODOTTI-RISULTATO ATTUALI E DEL RELATIVO ORGANIGRAMMA GESTIONALE OBIETTIVO Determinare le politiche e i relativi prodotti-risultato assegnati a ciascun responsabile Identificare i vincoli esistenti (procedure) e i margini di azione di cui dispone ciascun responsabile MEZZI Analisi degli atti normativi Interviste a livello di responsabile di settore e di servizio Analisi delle informazioni disponibili, dei documenti utilizzati e dei prodotti Analisi dei collegamenti funzionali, gerarchici e laterali (convergenze) TAPPE 1. Determinare la politica-prodotto (catena-atti), gli obiettivi e il relativo responsabile politico e tecnico 2. Individuare la 'domanda' (utenza potenziale ed effettiva) 3. Rilevare le risorse assegnate 4. Determinare per ciascun prodotto, le misure base e la natura dei risultati perseguiti 34 35 SCHEDA 2 FASE B INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI OBIETTIVO Identificare i possibili indicatori e tra questi quelli fattibili in grado di fornire il quadro del servizio o dell'intervento MEZZI Analisi bibliografica Intervista ai responsabili TAPPE 1. Recensire gli indicatori più adatti 2. Individuare quelli utilizzabili sulla base delle informazioni disponibili 3. Stabilire le informazioni da raccogliere per disporre degli altri indicatori ritenuti essenziali 4. Definire le tavole di direzione del prodotto-risultato 35 36 SCHEDA 3 FASE C SCELTA DEGLI INDICATORI IN RELAZIONE AI PUNTI-CHIAVE OBIETTIVO Individuare in relazione alle finalità generali (obiettivi strategici) e agli obiettivi tattici (obiettivi direzionali) i punti-chiave da tenere sotto controllo periodicamente MEZZI Analisi dei documenti di sintesi e ricostruzione del processo produttivo Accordo con i responsabili politici e tecnici interessati, diretto a determinare gli indicatori quantitativi in grado di tradurre i risultati auspicati TAPPE 1. Definire in termini discorsivi i punti-chiave 2. Simulare la sensibilità dei risultati alla variazione di questi punti-chiave espressi in indicatori quantitativi 3. Verificare che sia possibile un intervento migliorativo nel breve o medio periodo (anno) 4. Definire per prodotto-risultato la tavola di direzione che mette in evidenza puntichiave e stabilire la periodicità della sua stesura e messa all'ordine del giorno degli organi istituzionali 36 37 SCHEDA 4 FASE D RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI OBIETTIVO Disporre degli elementi che permettono, entro tempi stabiliti, di calcolare gli indicatori e di rilevare l'importanza delle azioni da intraprendere MEZZI Analisi critica delle informazioni raccolte TAPPE 1. A partire dalla lista degli indicatori scelti, determinare quelli per cui esistono delle informazioni negli archivi generali dell'ente 2. Per gli indicatori non calcolabili direttamente richiedere i dati e le relative tavole di direzione 3. Nel caso alcuni indicatori manchino, individuare gli indicatori supplenti 4. Analizzare i risultati calcolati sugli indicatori relativi ai punti-chiave 37 38 SCHEDA 5 FASE E COSTRUZIONE E UTILIZZO DEI REPORTS OBIETTIVO Presentare gli indicatori tempestivamente, in forma adatta a fornire la messa all'ordine del giorno delle azioni correttive MEZZI Formalizzazione finale e sintesi delle tavole di direzione (Rapporto dell'Osservatorio) Messa a punto delle regole di presentazione (periodicità e tempestività) e di utilizzo delle tavole di direzione e del Rapporto tecnico. TAPPE 1. Elaborare la presentazione d'insieme delle tavole di direzione (tabelle e/o grafici) 2. Animare o supportare il confronto tra i diversi livelli di responsabilità (Assemblea, Presidente, Giunta, Assessori, Dirigenti) 3. Formalizzare i principali indirizzi e interventi di riorientamento da adottare 38 39 SCHEDA 6 FASE F ELABORAZIONE DEL RAPPORTO OBIETTIVO Presentare alla Giunta e al Consiglio, e all'intera cittadinanza il complesso dei risultati e delle valutazioni relativi alle attività analizzate, così da permettere, oltre al controllo interno, anche un controllo 'pubblico' esterno sulle scelte, sulle modalità di attuazione e sugli esiti relativi alle attività dell'Ente locale. MEZZI Rapporto tecnico e valutazioni di dirigenti e amministratori. TAPPE 1. Rielaborazione in veste di presentazione pubblica del Rapporto tecnico 2. Organizzazione degli incontri pubblici e di settore per la presentazione e discussione 39 40 1. 1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5. 1.6. STUDIO DI FATTIBILITA' Analisi approcci al controllo di gestione (bibliografia, altri enti, esperti) Individuazione di politiche e prodotti-risultato attuali dell'ente, e del relativo organigramma gestionale Diagnosi del sistema informativo esistente (informazioni e tecnologie) Definizione delle ipotesi di sistema di controllo di gestione Verifica con esperti delle ipotesi Verifica con committenza 2. 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. DEFINIZIONE STRUMENTI DEL CONTROLLO DI GESTIONE Individuazione indicatori e delle variabili Scelta degli indicatori e delle variabili in relazione ai punti chiave Definizione dei reports Definizione delle procedure di trattamento dei dati e di valutazione delle politiche; progettazione Rapporti di gestione (per dirigenti, per politici, per cittadini) 3. 3.1. 3.2. 3.3 3.4. ATTIVAZIONE DEI PRESUPPOSTI OPERATIVI Predisposizione modulistica Formazione operatori Predisposizione software Definizione delle procedure del sistema informativo 4. 4.1. 4.2. 4.3. INTERVENTO-PILOTA (SPERIMENTAZIONE) Sperimentazione su specifiche linee di attività Verifica e revisione eventuale Comunicazione e verifica con committenza 5. 5.1. 5.2. 5.3. GENERALIZZAZIONE Attivazione personale Raccolta informazioni, elaborazione e redazione Rapporti Presentazione nelle varie sedi 40