1. Il via libera concesso dall`Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) all

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1. Il via libera concesso dall`Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) all
RU486
1. Il via libera concesso dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)
all’uso della pillola RU486 è un passo la cui gravità non può essere
in alcun modo attenuata dalla constatazione che il prodotto chimico
è da tempo in uso in altri paesi occidentali. È un argomento che
spesso viene addotto a sostegno di proposte che di fatto abbassano
progressivamente le difese della bioetica autentica – una disciplina
di natura esplicitamente difensiva rispetto agli eccessi del progresso
tecnologico – dando corso a leggi e pratiche che violano gravemente principi irrinunciabili e non negoziabili, come quello della vita
umana. Addurre a sostegno di queste decisioni il fatto che altri le
hanno adottate apparentemente senza problemi, significa rinunciare
a qualsiasi riferimento etico e dare spazio sempre più ampio, e devastante, al relativismo.
In questa rivista l’aspetto etico e quello biologico della pillola
RU486 sono stati trattati a suo tempo1 e sul tema esiste ormai una
vasta letteratura.2 Il Mifepristone è uno steroide sintetico che blocca
l’azione progestinica, intervenendo a livello endometriale e miometrale sui recettori progestinici. La recente ripresa del dibattito nella
prospettiva di una legge, si è connotata per una varietà di riflessioni
e valutazioni tra le quali non ci sembra sia stato sufficientemente
evidenziato il fatto che la pillola sintetica di mifepristone, capace di
uccidere il feto che a seguito di un’altra pillola contenente una prostaglandina viene espulso dall’utero, altro non è che un ennesimo
prodotto chimico abortivo.
La storia dell’aborto clandestino elenca una varietà di metodi fisici artigianali ed altamente pericolosi per dannosità anatomica e
infettiva, e di ancor più numerosi metodi chimici costituiti da so-
1 DI PIETRO ML, SGRECCIA E. La contragestazione ovvero l’aborto nascosto. Medicina e
Morale 1987; 1: 5:34; DI PIETRO ML, CASINI M. Il mifepristone. Medicina e Morale 2002;
6: 1047-1079; FERRARA G. Perché dico no al tragico casalingo della pillola che provoca
l’aborto. Medicina e Morale 2005; 5: 1017-1020; ROMANO L, DI PIETRO ML, VITELLI ML,
BERRINO L. RU486: aspetti farmacologici e tossicologici. Medicina e Morale 2008; 2: 279318.
2 Fra gli altri: ROMANO L, DI PIETRO ML, FAGGIONI MP ET AL. Dall’aborto chimico alla
contraccezione d’emergenza. Roma: Art; 2008; CAVONI C, SACCHINI D. La storia vera della
pillola abortiva RU 486. Siena: Cantagalli; 2008; CASINI C. A trent’anni dalla legge 194
sull’interruzione volontaria della gravidanza. Siena: Cantagalli; 2008.
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stanze inorganiche ed organiche della più varia specie. Ne ricordiamo alcune. Tra quelle inorganiche i composti del fosforo bianco, del
mercurio, del piombo, dell’arsenico, dei metalli salini e gli acidi minerali forti, che agiscono per via orale o vaginale. Tra le sostanze
organiche, più numerose, quelle emmenagoghe, che avendo la proprietà di provocare o di accrescere i flussi mestruali, congestionano
l’utero e causano emorragie utero-placentari, come l’apiolo estratto
dai semi di prezzemolo, gli estratti di sabina, della ruta, di capelvenere, dello zafferano; sostanze ecboliche che eccitano la contrazione dell’utero, come la segale cornuta, i suoi princìpi attivi (ergotina,
ergotamina, ergotossina) e i sali di chinino; sostanze purgative, che
producendo la congestione dell’intestino crasso e degli organi pelvici, facilitano le emorragie uterine come l’aloe, la cascara, la sena,
il ricino, la podofillina, la gialappa e la gommagutta; e altre sostanze tra cui la cantaridina, la digitale, la stricnina, gli estratti di
oleandro, tuja, tassina, idrastina; gli estrogeni; l’ossitocina, le prostaglandine.
Vari sono i meccanismi con i quali esplicano la loro azione le sostanze chimiche abortive.
Alcune sostanze, capaci di superare il filtro placentare, agiscono
direttamente sul feto provocandone la morte; altre determinano il
distacco dell’embrione eccitando la contrazione dell’utero o causando emorragie utero-placentari o impiegando entrambi i meccanismi; altre infine sono responsabili di un’intossicazione generale dell’organismo materno, nel corso della quale l’aborto si verifica come
fatto accessorio o secondario.
La RU486, dunque, non è altro che l’ultima di una schiera di
prodotti chimici abortivi che hanno tracciato una scia millenaria di
sangue embrionale e materno: la prima ricetta abortiva conosciuta,
a base di mercurio risale addirittura alla Cina del 3000 a.C. ed
un’altra, indiana, è contenuta in un testo sanscrito dell’ottavo secolo. Come tutti gli abortivi chimici che l’hanno preceduta, appartiene
all’area della tossicologia, cioè delle sostanze venefiche o farmaci
impiegati in dosi e circostanze – la gravidanza – tali da agire con
meccanismo tossico, generale e locale. Il fatto che, a differenza dei
prodotti artigianali clandestini, il nuovo mezzo chimico sia un veleno sintetico inventato e commercializzato da una nota industria chi-
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mica non lo nobilita in alcun modo e, tanto meno, fornisce alcuna
garanzia di innocuità nei confronti della madre e ciò per la sua natura di sostanza tossica, capace di uccidere l’embrione consentendo
poi di espellerlo dall’utero a prezzo di sofferenze e rischi materni,
perfino mortali.
Alla stessa categoria degli abortivi chimici di produzione industriale appartiene il misoprostol (Cytotec), farmaco gastroprotettore,
che ha anche effetti abortivi ed è molto richiesto da donne gravide
estranee ad ogni rete di supporto, prima fra tutte quella dei consultori, e comunicano tra loro tramite alcuni forum sul web. Questo farmaco, che causa anch’esso complicanze, è stato soprannominato il “ferro da calza del 2000” definizione applicabile anche alla RU486 che
qualcuno recentemente ha anche definito “mammana tecnologica”. Il
misoprostol, oltre a poter agire da solo, è associato alla RU486 ma
l’AIFA ha suggerito invece che la prostaglandina che si somministra
per espellere l’embrione sia preferibilmente il Gemeprost.
A questi prodotti dell’industria farmaceutica si è erroneamente
attribuito il vantaggio, rispetto all’aborto chirurgico, della non invasività. Il concetto di invasività in effetti si riserva abitualmente alle procedure chirurgiche ma in realtà l’assunzione di sostanze farmacotossicologicamente attive, come azione primaria – quale la
RU486 – o secondaria, come molti farmaci di impiego terapeutico
(ad esempio i chemioterapici antiblastici) rispondono al concetto
più esteso di “invasività” perché molte volte più aggressivi e dannosi che le stesse procedure cruente.
L’unico vantaggio che potrebbe attribuirsi alla RU486, cioè il
fatto che, a differenza degli abortivi chimici artigianali, è confezionato con dosi note del principio attivo, è tuttavia del tutto relativo
ove si consideri la differente reattività e tolleranza individuale che
possono causare, a parità di dose, effetti collaterali di peculiare tossicità talora molto grave. È noto che l’azione tossica della pillola
può provocare dolori intensi e protratti, il protrarsi dell’effetto sull’embrione per più di tre giorni e talora un’azione incompleta,
emorragie, la necessità di convertire la procedura in quella chirurgica, in qualche caso addirittura la morte, non diversamente da
quanto è avvenuto tante volte a causa dell’assunzione degli abortivi
chimici di produzione clandestina.
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I prodotti dell’industria farmaceutica si possono dunque considerare un “progresso” rispetto agli abortivi chimici che hanno funestato secoli di aborto clandestino? Può essere approvato e messo in
commercio un prodotto che ha esclusivamente effetto tossico e nessuna finalità terapeutica?
2. La riflessione ulteriore che è possibile proporre riguarda un
aspetto non certo marginale del dibattito: il rapporto tra la legge
194/1978 e l’introduzione in Italia della RU486. Vari sono stati i
commenti, a questo proposito, e tra di essi emerge spesso la considerazione della incompatibilità della pillola con la legge 194, cui si
aggiunge l’ulteriore commento che la legge ha finora funzionato sia
pure in modo incompleto, che il numero degli aborti “legali” è diminuito, che, infine, possiamo tenerci la 194 richiedendo soltanto una
sua più corretta ed appropriata applicazione. Da queste considerazioni si può trarre la conclusione che la battaglia contro la RU486
possa finire, paradossalmente, col rinforzare la legge abortista e
perdere così di vista l’obiettivo principale di coloro che continuano
a ritenere l’interruzione volontaria della gravidanza una pratica eticamente inaccettabile, qualunque ne siano le modalità di attuazione.
Non a caso il 15 luglio 2009 la Camera dei Deputati italiana ha approvato a maggioranza una mozione che impegna il governo italiano “a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni
l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche
e sociali dell’aborto”.
È dunque l’obiettivo “pro vita”, nella sua contrarietà ad ogni legislazione abortista, che deve contrapporsi a quello “pro scelta”, e
l’opposizione alla pillola RU486 si inscrive in questo progetto globale che combatte la banalizzazione dell’aborto e la irresponsabile
sottovalutazione dei rischi di danno, fisico ed anche psichico, che la
cosiddetta kill pill è destinata a produrre, qualunque ne siano le modalità di utilizzo pratico.
Angelo Fiori
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