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Sara, Rebecca, Lia e Rachele: le madri d’Israele
a cura di P. Ernesto Della Corte, biblista
Pulsano 5 dicembre 2010
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Il senso delle “Storie dei Patriarchi”.
I diversi gruppi familiari, i vari popoli e le parentele.
Nota metodologica: come dobbiamo leggere questi episodi
La vocazione di Abramo è modello per tutte le altre, tre indicazioni: vattene da tuo paese; dalla
tua patria; dalla casa di tuo padre.
L’episodio dell’Egitto: la scaltrezza di Abramo e l’amore alla vita di Sara.
La separazione tra Abramo e Lot.
La promessa della discendenza e l’alleanza.
La vicenda di Agar.
L’apparizione alle querce di Mamre (Gen 18) e il riso di Sara.
La nascita di Isacco (Gen 21).
Il legamento ((aqedah) di Isacco.
La tomba dei patriarchi (Gen 23).
La sterilità di Sara, Rebecca, Rachele e Lia: l’intervento di Dio libera l’uomo.
Abramo, Sara e Agar.
Isacco e Rebecca (Rebecca è una grande donna, un Abramo al femminile).
Nella vicenda di Esaù e Giacobbe, la madre Rebecca sceglie Giacobbe ed è la regista delle
vicende narrate. L’asse della salvezza continua a passare attraverso le donne.
Giacobbe, Rachele e Lia. Il pozzo come luogo dell’amore. Il conflitto tra Rachele e Lia.
I patriarchi sono tutti scaltri e intraprendenti; le madri d’Israele sono belle, sterili e soprattutto
strumenti attraverso le quali passa l’economia della salvezza.
Rilettura ebraica delle quattro madri d’Israele.
 Secondo la tradizione ebraica non esiste un'unica e vincolante interpretazione della Bibbia: una
delle preoccupazioni principali dei maestri fu sempre quella di riempire le ‘lacune’ del testo,
dando risposta al non detto e al non scritto. Queste interpretazioni sono il tentativo di entrare il
più possibile in profondità dentro la vicenda narrata.
 La bellezza di Sara viene interpretata in chiave metaforica: la perpetua fioritura di Sara viene
letta come una metafora dell’alleanza che lega Dio a Israele.
 L’episodio dell’Egitto: nel momento in cui si prende cura del destino di Abramo, Sara diventa
davvero sua ‘'sorella’. Il racconto biblico la descrive come il primo essere che dà priorità alla
vita dell’altro sulla propria, che rifiuta di vivere se l’altro deve morire.
 È davvero lite tra Sara e Agar? Mentre l’orgoglio di Agar sembra prefigurare l’insensibilità
degli amici di Giobbe, Sara osa mettere in discussione il legame tra sofferenza e peccato:
Cacciare colei che si fa beffe, che la opprime con rimproveri iniqui e vani, rifiutare le sue
insinuazioni sui propri peccati è, come per Giobbe, resistere alla tentazione di trovare così
facilmente un senso alla sofferenza, conservare, malgrado la durezza di Dio, la speranza di una
giustizia”.
 L’(aqedah di Isacco: i saggi della tradizione hanno evidenziato che Sara muore subito dopo la
vicenda del mancato sacrificio umano. Il dolore nasce dalla consapevolezza dell’ingiustizia
subita da Isacco e quindi dal secco rifiuto di scendere a patti con essa. È il dolore di chi non
riesce a restare impassibile di fronte alla sofferenza altrui, di chi lo condivide fino in fondo.
 La figura di Rebecca. Secondo Eliezer, il servo di Abramo, è la disponibilità a prendersi cura
del prossimo il principale requisito della moglie che egli sta cercando per il figlio del suo
padrone. La sua elezione non sarà fatta in funzione della sua eventuale devozione, ma del solo
gesto di misericordia.
1  Il matrimonio tra Isacco e Rebecca: secondo la tradizione, la terra che Abramo ha abbandonato
era un mondo idolatrico. Dunque, chiunque accetterà di seguire Eliezer non sarà tenuto a
concludere un semplice e normale contratto matrimoniale, bensì dovrà ripetere lo stesso gesto di
sradicamento totale compiuto da Abramo (e da Sara).
 Giunta in Canaan, Rebecca deve affrontare in un primo momento la medesima sofferenza di
Sara: solo la preghiera di Isacco, infatti, la libera dalla sterilità.
 Nella vicenda tra Esaù e Giacobbe Rebecca sceglie Giacobbe, perché Esaù, per così dire,
rappresenta l’antitesi della madre, colei che si è mostrata misericordiosa verso il viandante
bisognoso e ha avuto il coraggio di rompere col suo mondo e la sua terra per accogliere la
Promessa. È questo, secondo i saggi, il motivo della netta preferenza di Rebecca nei confronti di
Giacobbe e del suo decisivo intervento al momento della benedizione di Isacco.
 Col suo imbroglio Rebecca impedisce il trionfo di una visione sbagliata dell’elezione, quella
secondo cui essa va concepita come una specie di privilegio e dipende, come solo dai diritti di
nascita e non dal comportamento etico.
 Giacobbe e Rachele: come la Sulamita, Rachele ha catturato il cuore di Giacobbe con un solo
suo sguardo, ha risvegliato in lui un fervore così violento, così divino (Cantico 8,6-7) che, per
lei, diverrà servo, senza contare né la sua pena né il suo tempo, senza pensare a nient’altro.
 La tradizione dei rabbini, però, fa notare che Giacobbe, accecato dal suo amore, non si rende
conto che il matrimonio con Rachele provocherebbe grave disonore alla sorella maggiore Lia.
 Lia: quando sarà diventata moglie di Giacobbe e il suo grembo sarà particolarmente fecondo,
rimarrà sempre trattata da Giacobbe con indifferenza, ostilità e disprezzo. I nomi che ella darà ai
suoi figli esprimono esplicitamente il suo desiderio di essere amata: Ruben, il primogenito, il
cui nome significa guarda: un figlio (maschio)!. Era figlio di Lia.
♦ Simeone, secondogenito, figlio di Lia. Il suo nome significa JHWH mi ha udito.
♦ Levi, terzo figlio di Lia. Mi si affezionerà significa, sperando Lia, in un avvicinamento di
Giacobbe. Ma lui amava di più Rachele, sua sorella.
♦ Giuda, figlio di Lia, chiamato "giovane leone". Significa loderò JHWH.
♦ Dan e Dina, gemelli, figli di Bila, un'ancella di Rachele, poiché questa sembrava non poter avere
figli. Significa JHWH mi ha fatto giustizia.
♦ Neftali, altro figlio di Bila: rivalità tra sorelle.
♦ Gad, figlio di Zilpa, ancella di Lia che gridò per fortuna!.
♦ Aser, secondo figlio di Zilpa: così mi diranno felice!
♦ Issachar, concepito da Lia, in un giorno in cui Giacobbe avrebbe dovuto appartarsi con Rachele.
Dio mi ha dato il mio salario, per avere io dato la mia schiava a mio marito.
♦ Zabulon, ancora Lia: Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché
gli ho partorito sei figli.
♦ Giuseppe, Dio ha tolto il mio disonore, disse Rachele, al primo figlio.
♦ Beniamino, secondo e ultimo figlio di Rachele. Non temere, disse lei, prima di morire. Il nome,
in semitico, significa figlio della mia mano destra, capo, o reggitore del Sud (il sud sta a destra,
nella geografia semita).
 Secondo i saggi, Rachele ha collaborato attivamente all’organizzazione dell’imbroglio la notte
delle nozze, svelando a sua sorella tutti i segni di riconoscimento che lei e Giacobbe avevano
convenuto. Un simile clamoroso gesto di Rachele si spiega solo con la profonda commozione di
fronte alla prospettiva che sua sorella avrebbe subito. Rachele, come i patriarchi, presta ascolto
alla voce che comanda di servire, andando oltre il normale desiderio di mettersi al di sopra degli
altri.
 Secondo i saggi, Geremia 31,15-17
15
Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i
suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». 16Dice il Signore:
«Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo
del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. 17C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo
del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra.
 Secondo i saggi, questo testo va interpretato nel senso che, solo grazie alla mediazione di
2 Rachele, Dio perdona Israele quando esso pecca e subisce la giusta punizione. L’inconsolabile
madre di Giuseppe, dunque, diviene per Israele una fonte indispensabile di consolazione e, in tal
modo, rappresenta una sorta di prefigurazione del Messia, che tra i propri compiti avrà proprio
quello di essere ‘consolatore’ (Menahem) di chi piange e soffre.
 Una tradizione infine paragona Rachele alla Shekinah, la divina presenza di Dio in mezzo al suo
popolo.
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ARA (ebr. principessa)1
La moglie di Abramo, chiamata dapprima Sarai, di cui la fonte veterotestamentaria dice pure che era sorellastra del marito. AT: Gn 15; 16; 21; 23. NT: Eb 11,11; 1 Pt 3,6. Sara accompagna Abramo nella sua lunga peregrinazione attraverso il Medio Oriente. Secondo la promessa divina di un discendente, convince il marito ad avere un figlio dalla sua schiava Agar, che dà ad Abramo Ismaele. Sara non crede alle ripetute promesse di YHWH di un figlio in età avanzata. Dopo la nascita inattesa di Isacco, Abramo caccia di casa Agar con Ismaele, perché Sara teme che Ismaele rivendichi diritti sull’eredità paterna. All’età di centoventisette anni Sara muore e viene sepolta da Abramo nella caverna che si trova nel campo di Macpela. Con il figlio Isacco Sara diventa progenitrice del popolo d’Israele. Tradizione ebraica Della bellezza di Sara e delle sue qualità profetiche si parla anche nella tradizione ebraica della Haggadah, dove è considerata una delle sette profetesse d’Israele. Il faraone le diede la terra fertile del Goshen, sul delta del Nilo, in cui quindi il popolo eletto vive per quattrocento anni a partire da Giuseppe. La serva Agar, secondo la tradizione, è una figlia del faraone, il quale la consegna alla moglie di Abramo per punirlo del fatto che egli l’ha accolta nel suo harem. Isacco, si afferma, sarebbe un figlio di Abimelech. Dopo la nascita, Sara allatta i figli delle amiche per provare la sua maternità, e in tal modo riesce a convincere i denigratori; anche la somiglianza di Isacco con Abramo è convincente. Secondo la tradizione Sara muore quando sente che suo figlio dev’essere sacrificato. Tradizione cristiana Per il Nuovo Testamento Sara è un modello. La Lettera gli Ebrei la menziona in una serie di personaggi dell’Antico Testamento segnalatisi per la loro fede e la Prima lettera di Pietro menziona l’obbedienza di Sara verso Abramo come esempio della sottomissione delle mogli ai mariti. Nell’arte Nell’arte paleocristiana e medievale Sara ricorre entro cicli su Abramo. Le scene principali sono: “Sara, fatta rapire dal faraone, viene restituita ad Abramo” (per esempio Paliotto in avorio in Salerno, XII secolo; la scena a sé nell’epoca moderna è rara: G. van den Eeckhout, 1667); la scena in cui Sara introduce nel letto dove Abramo sta riposando la serva Agar, trova interesse rinnovato periodo recente (per esempio A. van der Werff, 1699, Bamberga; S. De Bray, 1650, Lipsia; J.C. Loth, seconda metà del XVII secolo, Monaco). P.P. Rubens raffigura invece Sara che si lamenta di Agar (1618, Leningrado). La nascita di Isacco è riprodotta soltanto nei cicli su Isacco. Una tipologia fissa “Sara che scaccia Agar e 1
M. BOCIAN, I personaggi biblici. Dizionario di storia, letteratura, arte, musica, Bruno Mondadori, Milano
2000.
3 Ismaele nel deserto” è modellata già nel Salterio di Eadwine (1150 circa, Cambridge): Abramo al centro, a sinistra Sara e Isacco, per lo più davanti a una casa o a una città; a destra Agar e Ismaele, con sullo sfondo la vasta campagna. Questa tipologia è ricorrente nel XVI e XVII secolo. Nella musica Due compositori italiani, G. Perti e N. Peccini, hanno messo in musica la storia di Sara, che si riscontra anche nelle opere su Abramo e il sacrificio di Isacco. Perti (1661-­‐1756) era stato maestro di cappella in Bologna e scrisse i suoi oratori per la chiesa di San Petronio. Peccini, che operò a Napoli e a Parigi come prezzato compositore di opere, fu autore anche di alcuni oratori degni di nota. La sua Sara fu eseguita a Roma nel 1769. REBECCA (significato incerto)
Abramo, originario di Carran, invia il domestico di fiducia Eliezer nella sua patria per trovare una moglie per il figlio Isacco. Al pozzo della città il messaggero s’imbatte in Rebecca e attinge acqua per lei e per i suoi cammelli. Per Rebecca è questo un segno di Dio e la ragazza espone a Betuel e al suo figlio Labano i desideri di Abramo. Già il giorno seguente Rebecca, con la nutrice e le serve, accompagna Eliezer in Canaan, dove diventa la moglie di Isacco, che lei può consolare per la morte della madre Sara. Soltanto dopo vent’anni Rebecca resta incinta e dà alla luce due gemelli: Giacobbe ed Esaù. Prima della nascita le viene profetizzato che il figlio maggiore Esaù dovrà servire il minore Giacobbe: questo sarà anche il rapporto tra i due popoli che discenderanno dai due fratelli. Rebecca consiglia il prediletto Giacobbe di carpire la benedizione del padre Isacco, ancora dietro consiglio della madre, Giacobbe sfugge alle ire di Esaù rifugiandosi presso lo zio Labano. Dopo la morte, Rebecca viene sepolta accanto ad Abramo e Sara nella caverna di Macpela, presso Ebron. Tradizione ebraica Nella tradizione ebraica della Haggadah viene considerato motivo della lunga sterilità di Rebecca il fatto che la benedizione dei genitori per la figlia non era stata data con intenzione seria. Inoltre si narra che quando Rebecca entrò nella tenda di Sara, apparve la nube divina come al tempo di Sara. La gravidanza con due gemelli è descritta come un periodo di grandi sofferenze. Quando Rebecca s’avvicina a una sinagoga, Giacobbe spinge perché vuole uscire dal seno materno; nei pressi di un luogo di culto pagano, è Esaù a spingere per uscire. In tal modo i due gemelli danno già segni della loro futura disposizione d’animo. Guardando al futuro, è considerato un gesto profetico il fatto che Rebecca aiuti Giacobbe a sottrarre la benedizione del padre Isacco a Esaù. Nell’arte
Raffigurazioni di Rebecca compaiono quasi esclusivamente nei cicli su Isacco e Giacobbe.
L’incontro di Rebecca al pozzo con Eliezer, il gesto di questi che attinge acqua per lei e per i sui
cammelli, è mostrato non soltanto in cicli (per esempio Genesi di Vienna, VI secolo; mosaici nel
duomo di Monreale, fine del XII secolo), ma è ripreso anche nell’arte barocca in scene singole (per
esempio J. Jordaens, prima metà del XII secolo, Bruxelles). Il racconto fatto da Rebecca ai genitori
sull’incontro con lo sconosciuto al pozzo è rappresentato raramente (per esempio Genesi di Vienna,
vedi sopra). La scena in cui Eliezer porge i doni a Rebecca e ai suoi genitori ricorre soprattutto negli
ottateuchi bizantini (per esempio Codice di Smirne, XII secolo), e come scena a sé stante nella
modalità narrativa aneddotica della pittura barocca dei Paesi Bassi (per esempio Elias van Nijmegen,
4 prima metà del XVIII secolo, Rotterdam). Un primo esempio, raro, del congedo di Rebecca dai genitori
si ha nella Bibbia di Ripoll (1000 circa, Vaticano). Il viaggio di ritorno di Eliezer con Rebecca è
presentato spesso insieme all’incontro di Rebecca e Isacco (per esempio Salterio di San Luigi, 12601270 circa, Parigi).
Nei quattro affreschi del suo ciclo su Isacco nelle Logge Vaticane (1517-1519), Raffaello inserisce
Rebecca dipingendola in atteggiamento malinconico, seduta su un sasso, appoggiata a un albero, mentre
il Signore appare a Isacco e gli promette una discendenza copiosa e benedetta. Gli sposi Isacco e
Rebecca compaiono abbracciati teneramente alla corte di Abimelech. Come donna matura, Rebecca
sospinge il prediletto Giacobbe vicino al morente Isacco per carpire la benedizione della primogenitura;
è lei il personaggio che assume l’iniziativa. All’ingresso di Esaù, la madre è sullo sfondo, presso la
soglia, in atteggiamento di protezione verso il figlio Giacobbe.
Nella musica
Nel 1761 fu eseguito a Londra il primo oratorio intitolato Rebecca, riguardo al quale non è certo
se C. Smith, che dopo la morte di G.F. Händel continuò a dirigere i concerti oratoriali, abbia
composto la musica, o si sia limitato ad applicare al testo la musica di Händel. Nel XIX secolo il
materiale subì altre rielaborazioni. Nel 1865 B. Pisani eseguì a Milano la sua opera Rebecca. D.F.
Hodges compose una cantata drammatica che fu eseguita a Boston nel 1883. L’inglese J. Barnby
scrisse il suo oratorio Rebekab per il festival musicale di Hereford. La scena biblica prodotta nel 1881
da C. Franck è un idillio di grande intensità musicale: l’armonia semplice e severa, che si rifà ad
antichi motivi ecclesiastici, crea accenti orientali.
Rachele (ebr. Pecora oppure Maternità) Avvenente figlia di Labano e seconda moglie di Giacobbe. AT: Gn 29-­‐30; 35. Non riuscendo ad avere figli, Rachele è costretta a ricorrere alla sua serva Bila, da cui nascono i figli di Giacobbe Dan e Neftali. Quindi Rachele dà alla luce Giuseppe. Muore poi mettendo al mondo il secondo figlio, Beniamino. La tradizione veterotestamentaria sottolinea uno stretto rapporto tra la tribù israelitica di Beniamino e la cosiddetta “casa di Giuseppe”, le tribù che si rifanno a Giuseppe. Tradizione ebraica Secondo una delicata interpretazione haggadica, Rachele ha concordato con Giacobbe un segno di riconoscimento per la notte sponsale, ma l’ha poi rivelato alla sorella Lia, per non offenderla, e questa è diventata così la prima moglie di Giacobbe al suo posto. Per questo Rachele ha meritato di diventare la progenitrice di Davide. Secondo altri midrashim, Rachele ruba gli dèi domestici di suo padre affinché egli non venga a sapere dei suoi progetti di fuga; o anche per allontanarlo dall’idolatria. In diverse scene si pone in risalto la finezza d’animo di Rachele. Nell’arte Rachele compare insieme alla sorella Lia come prototipo della ecclesia e della sinagoga rispettivamente (Chiesa cristiana e comunità di fede ebraica), o anche della vita attiva e della vita contemplativa, nella serie delle donne veterotestamentarie. Nei cicli paleocristiani e medievali su Giacobbe, si hanno soprattutto le scene seguenti: “Giacobbe e Rachele s’incontrano al pozzo” (per esempio Genesi di Cotton, V e VI secolo, Londra) e “Rachele nasconde gli idoli” (per esempio Pentateuco di Ashburnham, VII secolo, Parigi). La morte di Rachele è presentata soltanto negli ottateuchi bizantini e raramente nel barocco (per esempio F. Furini, prima metà del XVII secolo, già Monaco). La storia di Giacobbe e Rachele è un tema caro alla pittura barocca. Sono raffigurati l’incontro dei due al pozzo (per esempio N. 5 Berchem, metà del XVII secolo Francoforte; J.H. Schönfeld, 1647, Stoccarda), oppure Giacobbe che abbevera il gregge (per esempio L. Giordano, seconda metà del XVII secolo, Dresda). La scena di Rachele che nasconde gli idoli paterni è rivisitata e attualizzata anche nel periodo barocco. Rachele è simbolo della Chiesa, la sua posizione accovacciata è intesa come atteggiamento di umiltà, che protegge l’umanità, qui Labano, dal peccato (per esempio P. Lastmann, 1622, Boulogne; G.B. Tiepolo, affresco nel palazzo arcivescovile di Udine, inizio del XVIII secolo). Nella musica Nel 1659 fu eseguita a Bruges una pastorale intitolata Rachele, composta da Lambrecht. G.F. Caldaini presentò il suo oratorio Rachele nel 1748 a Bologna. Un dramma musicale Rachel -­ La belle Juive, di J.J. Dreuilh, apparve a Parigi verso il 1810. J.-­‐F. Lesueur, il maestro di H. Berlioz, compose un Oratorium historique, analogo alle Historiae di G. Carissimi, destinato a essere eseguito durante la messa o altre funzioni religiose. LIA (ebr. mucca) Figlia maggiore di Labano. AT: Gn 29-­‐30; 49,31. Lia (dallo sguardo smorto), meno attraente di Rachele, è data a Giacobbe nella prima not-­‐
te di matrimonio, al posto della più bella Rachele, dall’astuto Labano. Da questo matrimonio nascono sei figli di Giacobbe, Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar e Zabulon, la figlia Dina e, dalla serva di Lia, i figli Gad e Aser. Ai figli di Lia l’Antico Testamento fa risalire un gruppo particolare delle tribù d’Israele. Dopo la sua morte, Giacobbe la seppellisce nella tomba di famiglia di Abramo, nella caverna di Macpela. Nel periodo postesilico, Lia e Rachele sono considerate pietre fondamentali della casa d’Israele (Rt 4,11). Nella tradizione successiva il sacerdozio e la monarchia sono fatti risalire ai primi figli di Lia. Anche Lia è avvenente, come Rachele, ma i suoi occhi sono intristiti per le molte lacrime. Infatti, era convinta che sarebbe stata data in sposa al “cattivo” Esaù. Anche il suo settimo nato dovrebbe essere un maschio, ma lei concede alla sorella Rachele un secondo figlio. In tal modo Giacobbe, secondo la volontà di Dio, ha dodici figli; Lia dà alla luce una bambina. Nell’arte Lia e la sorella Rachele sono raffigurate come prototipi della ecclesia e della sinagoga (la comunità cristiana e la comunità ebraica), per esempio transetto nord della cattedrale di Chartres, distrutto, inizio XIII secolo. Come rappresentanti della vita attiva e della vita contemplativa, Rachele e Lia sono state trattate la prima volta, da Michelangelo, sulla tomba di papa Giulio II (fino al 1545, Roma). Tra le grandi figure femminili dell’Antico Testamento, F. Lippi (affresco del duomo di Spoleto, 1468) pone anche Lia. Nel 1855 D.G. Rossetti dipinge Il sogno di Dante su Rachele e Lia (Londra), che si rifà al Paradiso 32,8): Lia e Rachele si trovano tra le madri dell’Antico Testamento attorno a Maria. 6