Sessualità: un cammino

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Sessualità: un cammino
Movimento FAC – Corso Giovani
Speranza. Testimoni di un mondo nuovo
Centro Nazareth - Roma, 22 agosto 2014
SESSUALITÀ: UN CAMMINO
La sessualità, come ogni nostra caratteristica, è un dono di Dio che ci è stato dato per
raggiungere la pienezza del nostro essere, è una dimensione della nostra vita che
nasce con noi, si sviluppa e matura insieme al nostro corpo e al nostro spirito.
L’essere umano è marcato strutturalmente dalla sessualità, essa ne influenza azioni e
comportamenti che sono sempre connotati dal sesso di appartenenza.
La sessualità non è solo sesso (genitalità).Il sesso ne è una parte importante legata
alla nostra dimensione fisico-biologica, cioè al corpo. Così come il corpo non è tutta la
persona, così il sesso non è tutta la sessualità. Sessualità e genitalità non hanno lo
stesso significato.
Sessuale si riferisce alla persona in quanto maschio e femmina, nei suoi
comportamenti maschili o femminili, nel suo modo maschile o femminile di amare.
Genitale si intende ciò che si riferisce agli apparati anatomici, alla loro fisiologia
unitiva e riproduttiva. La realtà genitale è una parte di quella sessuale che la
comprende in quanto più ampia, completa, tipicamente umana.
La genitalità per l’uomo e per la donna è una delle espressioni dell’incontro e della
relazione.
La sessualità è una energia affettiva che non solo spinge verso una persona dell’altro
sesso, ma è alla base della vita di relazione e quindi interessa tutti i rapporti
interpersonali (l’amicizia, i rapporti di lavoro, la vita comunitaria): si può dire che la
sessualità riguarda il nostro desiderio di amare e di essere amati.
Qualunque tipo di relazione, anche quella più spirituale come l’amore per Dio, nella
misura in cui mette in moto il sentimento e l’affetto è resa possibile dalla sessualità
che spinge la persona a ricercare relazioni interpersonali sempre più coinvolgenti fino
a giungere al dono totale di sé.
La biologia ci insegna che la determinazione del sesso si compie al momento del
concepimento e caratterizza ogni cellula dell’organismo. Anche la differenziazione
sessuale avviene precocemente. Ogni fibra di ognuno di noi è influenzata dal proprio
sesso fin dai primissimi momenti di vita. Pure il nostro cervello si sviluppa in maniera
differenziata sotto l’influenza ormonale tanto da far affermare che il primo organo
sessuale è il cervello e che, nell’essere umano, esso rappresenta la zona erogena per
eccellenza. Questo si può desumere anche dal fatto che le funzioni sessuali sono
molto influenzate da fattori psichici, ricordi, fantasie.
A partire dai primi momenti la sessualità si sviluppa lentamente e può risentire di
molte interferenze.
La maturità sessuale non è legata solo alla capacità di “fare sesso” (che in genere si
raggiunge alla pubertà) ma anche alla capacità di gestire ed orientare i propri impulsi
sessuali e di coniugare il sesso con l’amore (di “umanizzare” un’energia istintuale).
La psicologia sottolinea come l’indice di sviluppo psico-sessuale sia direttamente
connesso all’indice di maturazione globale della persona, ne è come una espressione
particolarmente significativa.
Sessualità e vita psichica
Nella nostra vita psichica si possono distinguere 3 livelli:
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-Livello psico-biologico: riguarda i bisogni fisiologici e mette l’uomo in rapporto con
oggetti concreti esterni.
-Livello psico-sociale: coinvolge i bisogni psicologici che vi pongono in rapporto agli
altri nelle relazioni.
-Livello razionale spirituale: interessa la sfera delle attività razionali-spirituali e mette
l’uomo in rapporto con la verità.
Ogni atto, anche quello sessuale fisico, coinvolge i tre livelli della vita psichica perché
siamo un essere uni-duale: unità anima-corpo, materia-spirito. Nella persona umana i
livelli di vita psichica si condizionano reciprocamente e ogni livello tende a
trascendersi (per raggiungere la pienezza).
Ci sono tre età della vita che potremmo mettere in rapporto principalmente con ogni
livello.
-Infanzia: il bambino vive a livello psicobiologico: mangiare, essere accarezzato,
dormire, star bene fisicamente. I bambini sono egocentrici.
-Adolescenza: prevale il desiderio psicosociale: desiderio di essere accettato, di vivere
relazioni nelle quali io vengo riconosciuto, gratificare il mio bisogno di affetto, di
riconoscimento, di successo. Il problema dell’adolescente è la relazione con gli altri e
l’identità di sé, è una fase in cui quello che gli altri dicono condiziona i miei
comportamenti.
-Età adulta: l’adulto si identifica a livello spirituale-razionale. Stabilisce un equilibrato
rapporto con il proprio corpo e con il mondo sociale. Non gli importa solo il benessere
fisico e psichico, né solo il riconoscimento sociale che gli altri gli forniscono, ma la
verità umana di sé, creatura chiamata ad un compito, cioè ciò che sono
indipendentemente dal parere altrui e dallo stato fisico in cui mi trovo. La dimensione
corporea e quella relazionale del nostro essere persona trovano nella dimensione
razionale-spirituale il loro vero significato, vengono come liberate da orizzonti ristretti
ed egocentrici per aprirsi alla maturità e alla libertà.
Il rapporto sessuale anche nel suo aspetto genitale non può fermarsi ai livelli inferiori.
L’uomo e la donna non esistono vicendevolmente come oggetto di appagamento della
pulsione sessuale in cui ciascuno cerca di soddisfare il proprio bisogno; tale riduzione
esaurirebbe il significato della relazione amorosa nella ricerca del piacere che non va
disprezzato, ma che non equivale a felicità e a pienezza di vita.
Desiderio e bisogno
Dall’etimologia della parola desiderio si colgono due componenti distinte: una
negativa e una positiva. La parola latina da cui deriva il termine italiano mette in
evidenza la componente negativa, quella greca quella positiva. Nel linguaggio dei latini
desiderare significava notare la mancanza delle stelle (sidera) necessarie per trarre
auspici. Da qui nel linguaggio comune il termine passò a significare “sentire la
mancanza di qualcosa”. Il termine greco corrispondente (potheo) indica all’origine il
movimento di protendersi verso qualcosa, sospirare, bramare. Accentua l’aspetto
positivo del desiderio, la persona mediante il desiderio si allunga, si distende nel
tempo, si dilata.
L’uomo è un essere vivente che ha desideri e può dire di sé “io” in quanto è libero di
scegliere il modo più adeguato per realizzare quanto desidera.
L’uomo è tale non solo perché vede, sente, prova stati d’animo, ma anche perché è
consapevole di vivere tutto ciò ed è in grado, se lo vuole, di scoprire in ogni
esperienza le motivazioni che lo portano ad agire.
La vita vegetativa e sensitiva propria degli animali (che non hanno desideri ma
bisogni) è completata nell’uomo dalla vita intellettiva e (per chi crede) dalla vita divina
comunicata in virtù della redenzione.
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L’uomo quindi, a differenza degli animali, agisce e/o reagisce molto più in base ai
significati, ai desideri (anche inconsci), piuttosto che in base all’istinto.
Il desiderio può subire condizionamenti esterni, anzi può venire provocato
e/o fortemente influenzato da fattori educativi, culturali e sociali.
Talvolta l’uomo vive i propri desideri come se fossero istinti in modo meccanico, senza
creatività e pazienza. Si ha allora il deterioramento del desiderio a “bisogno”.
Il bisogno è una domanda che richiede risposta e soddisfazione in tempi brevi secondo
modalità e tempi prestabiliti.
Spesso un desiderio viene “degradato a bisogno” o addirittura chiamato “istinto” per
dargli una giustificazione ed accontentarsi di vivere una indiscutibile pretesa urgente.
Il desiderio non può mai esaurirsi con una azione specifica, in quanto esso va sempre
oltre il bisogno biologico.
Il messaggio cristiano ha risentito a lungo di una visione negativa della sessualità e
spesso ha associato il piacere sessuale al peccato. La visione del passato pativa del
dualismo greco tra anima e corpo che faceva del corpo l’aspetto negativo dell’uomo.
In tale contesto il sesso rappresentava forse la parte più significativa e appariva in
negativo per l’aspetto oscuro e minaccioso delle sue forze istintive considerate
distruttive per l’uomo. Inoltre per tanto tempo la riflessione in campo morale è stata
rappresentata solo da norme desunte dal sesto e nono comandamento e la norma di
comportamento si riferiva in maniera privilegiata alla funzione biologica del sesso,
quella riguardante la conservazione della specie umana. La posizione morale si
limitava ad una regolazione del proibito e del permesso. In ogni caso la trattazione era
solo normativa e non aveva la struttura di una riflessione sul senso complessivo della
sessualità umana.
Si assiste oggi ad una riscoperta del corpo e del sesso, sia come reazione alle
ristrettezze e alle visioni negative del passato, sia come sintomo dell’incertezza che
l’uomo post-moderno prova sulla propria identità, sui suoi livelli fisico-sessuali causati
dal cambiamento culturale, dalla frammentarietà delle visioni del mondo e dei codici di
comportamento che caratterizzano l’attuale società.
La cosiddetta riscoperta del corpo nella sua insistenza e nelle sue esagerazioni è
proprio il sintomo dell’incertezza che l’uomo moderno ha su di sé in quanto connotato
dal corpo e dal sesso. L’incertezza è a sua volta sintomo di un più generale
disorientamento riguardo al senso della vita.
La cosiddetta riappropriazione del corpo è positiva per le istanze di senso che essa
coinvolge ma non è esente da contraddizioni ed eccessi.
Il corporeismo, moda dei nostri tempi, enfatizza i bisogni e gli istinti del corpo. Siamo
nell’epoca della sessualità plastica (piacere sessuale separato dalla riproduzione, dalla
parentela, dall’amore) e della pura relazionalità attivata a proprio vantaggio.
Si è passati dalle anime senza corpi ai corpi senza le anime. “Quest’austera monarchia
del sesso … che ironia,… ci fa credere che da essa dipenda la nostra liberazione” (M.
Foucault). “Il sesso si stacca dal corpo e dall’anima degli individui per diventare un
“complesso autonomo”. Travestito da scienza naturale esercita i suoi controlli con
criteri essenzialmente quantitativi: numero e durata degli orgasmi che “bisogna”
avere, durata e qualità delle erezioni, morfologia degli organi sessuali e delle zone
erogene e così via. Nell’impossibilità di riconoscere l’amore, si ripiega sull’esame
ossessivo delle zone erogene e sulla classifica delle prestazioni. Dall’amore, di cui non
si conosce più il volto, si ripiega così su un sesso di serie, da manuale,
tendenzialmente impersonale; visto come una prestazione standard, definita da
parametri quantitativi. Il volto dell’altro svanisce, sostituito dalla sagoma anonima del
partner opportuno. L’amore si è così gradualmente trasformato da sentimento in un
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comportamento di consumo tra gli altri, destinato a procurare certe precise e definite
quantitativamente soddisfazioni. Come per ogni altro comportamento di consumo
l’oggetto prescelto è naturalmente rimpiazzabile con un altro. Ciò però sostituisce
l’indecisione e l’ansia a quella precisa, fatale, irresistibile attrazione che caratterizza
l’amore, il dono di sé, e quindi la felicità” (C. Risé - Felicità è donarsi).
L’attuale riflessione cristiana sulla corporeità e sessualità tende ad una visione ampia,
entra in dialogo con le conoscenze umane (biologia, psicologia, antropologia,
sociologia) cercando di superare la situazione di frammentarietà e i risvolti riduttivi
che talora derivano da esse. Benedetto XVI dice che “la fede cristiana ha considerato
l’uomo sempre come essere uni-duale, nel quale spirito e materia si compenetrano a
vicenda sperimentando così una nuova nobiltà”.
Il corpo dell’uomo non è semplicemente materia, ma è tutto l’uomo visto nei suoi
aspetti storici, spazio-temporali, fisici in connessione con il mondo. Il sesso dell’uomo
è tutto l’uomo visto nella sua relazione con l’altro, diverso da lui, cioè connotato dalla
differenza di genere, come uomo o come donna.
La sessualità è una forma di comunicazione ed assomiglia alla forma più alta della
comunicazione che è la parola.
I gesti del linguaggio della sessualità non sono semplicemente gesti fisici, ma hanno
significati spirituali e trasmettono contenuti spirituali.
Gli sguardi, le carezze, i baci, gli abbracci sono l’alfabeto di questo linguaggio, ma per
essere significativi e veri richiedono rispetto e non appropriazione dell’altro.
Attraverso di essi si può compiere il dono di se stessi, l’uno all’altro nel modo più
totale e gioioso, ma si può anche usare l’altro per il proprio egoismo. Anche il
linguaggio del corpo e della sessualità possono essere veri o falsi come le nostre
parole e comunque sono espressione di carnalità e di spiritualità, comunicano
sentimenti e valori, contengono i movimenti dell’anima e gli istinti della carne.
La nostra sessualità ha bisogno di redenzione.
Ha bisogno della speranza di poter diventare quello che è nel disegno di Dio: una
energia che ci spinge ad amare gli altri tutti e l’altro (e l’Altro) con cui sono chiamata
a percorrere uno specialissimo, vero e fecondo cammino di amore.
“Dio creò gli essere umani come uomo e donna l’uno per l’altra e in vista dell’amore; li
provvide di un desiderio erotico e della capacità di provare piacere anche per la
propagazione della vita” (Youcat n. 400).
“Dio ha posto nel nostro cuore un infinito desiderio di felicità che solo Lui può
appagare. Tutte le soddisfazioni terrene ci danno solo un assaggio della felicità eterna,
tramite queste possiamo lasciarci trasportare verso Dio” (Youcat n. 281).
Lalla Tamisari
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