Intervento del presidente Hans E. Schweickardt PDF

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Intervento del presidente Hans E. Schweickardt PDF
23 aprile 2009
Fa testo quanto verbalmente espresso.
Assemblea generale di Alpiq Holding SA, 23 aprile 2009
Pronti per il rilancio
di Hans Schweickardt, Presidente del Consiglio d’amministrazione
Signore e signori,
gentili azioniste ed azionisti di Alpiq,
tiriamo le somme del passato, presente e futuro: Alpiq è progredita, l’economia è
precipitata. I mercati sono volatili. Anche la politica. Vogliamo essere pronti per
quando l’economia si riprende. Essere pronti significa disporre di una solida base
di partenza. Essere pronti significa integrare il contesto politico ed economico
nelle nostre riflessioni strategiche. Essere pronti significa anche fissare obiettivi
realistici ed anche rafforzare e sviluppare il nostro contributo alla sicurezza
d’approvvigionamento energetico della Svizzera e dell’Europa. È questa la nostra
competenza principale. È per questo che siamo qui. Ed è per questo che Atel ed
EOS hanno unito le loro forze. Affinché diventiamo ancora migliori e più potenti.
1. Buona base di partenza
Parliamo innanzitutto della nostra situazione di partenza. Posso dire che è
confortevole. Le fondamenta su cui poggiamo sono solide.
Nel suo 115° ed ultimo esercizio aziendale, Atel non ha conseguito un nuovo
risultato da record. È riuscita però ad eguagliare il risultato del 2007 –
nonostante la difficilissima situazione vista nel quarto trimestre. Se da un lato il
fatturato del Gruppo è diminuito solo leggermente a 12,9 miliardi di franchi,
dall'altro le vendite d’energia, inferiori a 100 TWh, sono regredite del 25 %,
l’EBIT pari ad un miliardo di franchi si situa praticamente ai livelli dell’esercizio
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precedente. Questo risultato ci concede di proporvi il versamento di un dividendo
di 10 franchi per azione.
Va da sé che il difficile contesto economico e la caduta dei prezzi dell’elettricità
abbiano lasciato delle tracce nel segmento Energia. Siamo maggiormente
compiaciuti allora dei risultati conseguiti dal promettente segmento dei Servizi
energetici. Il fatturato è aumentato del 14 %, portandosi a 2,2 miliardi di franchi,
e l’EBIT di oltre il 50 % a 133 milioni di franchi. I Servizi energetici dunque sono
responsabili del 17 % del fatturato totale e del 13 % dell’EBIT del Gruppo.
Questo pilastro portante delle nostre attività diventa quindi sempre più forte. Una
gradita realtà.
Anche EOS ha conseguito un eccellente risultato l’anno scorso. È riuscita ad
aumentare di oltre il 50 % il suo fatturato, raggiungendo quota 3,5 miliardi di
franchi, nonché a raddoppiare l’EBIT, giunto a 229 milioni di franchi. L’utile netto
è addirittura salito del 137 %. Un risultato di cui essere fieri! Grazie all’unione
con Atel, EOS potrà mettere ancora maggiormente in risalto la sua forza e vitalità
nel nuovo Gruppo.
Con un fatturato cumulato proforma nel 2008 di circa 16 miliardi di franchi ed un
EBIT di 1,2 miliardi di franchi nonché oltre 10 000 dipendenti in 29 paesi, Atel ed
EOS hanno posto una base solida per Alpiq.
2. Il contesto politico ed economico
Passiamo al presente. Il 2008 è stato un anno movimentato non solo per le
banche, ma anche per il settore energetico. Fino a luglio, il prezzo del petrolio è
salito a quasi 150 dollari, per poi precipitare fino a Natale a sotto 40 dollari.
Riconosciamolo: la crisi finanziaria ha oramai raggiunto l’economia reale.
Le conseguenze si sono riscontrate anche nel mercato dell’elettricità, che ha
subito fluttuazioni ancora più estreme: da 150 euro per megawattora in estate
fino a meno di 10 euro a fine anno. I prezzi sono in parte scesi sotto i prezzi di
produzione di numerose centrali, ed addirittura una volta sotto zero. Sono
fluttuazioni che bisogna innanzitutto riuscire a tener testa.
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Ma non sono le uniche volatilità a cui siamo esposti. Anche la politica e la
legislazione diventano maggiormente volatili sotto la pressione della crisi
finanziaria ed economica. Le porte sono aperte, in attesa di denaro e normative.
In Europa è prevista la creazione di una nuova superautorità di regolamentazione
che ingrandirà la burocrazia di Bruxelles. Si vogliono anche rafforzare le autorità
della concorrenza. Per le energie rinnovabili saranno emanate nuove regole.
Saranno fissati anche nuovi obiettivi climatici e l’efficienza energetica sarà
maggiormente incoraggiata. Resta da vedere se alla fine riusciremo a reggere
tutti questi cambiamenti senza nuocere durevolmente la nostra economia.
In Svizzera, lo scorso mese di dicembre il Consiglio federale ha abbassato,
mediante procedura accelerata, gli annunciati prezzi dell’elettricità. A questo fine
ha modificato l’Ordinanza sull’approvvigionamento elettrico – ancor prima che
fosse entrata in vigore. I mezzi così sottratti mancano per effettuare investimenti
atti a rafforzare la sicurezza d’approvvigionamento in Svizzera. Nel caso di Alpiq,
si tratta di ben 60 milioni di franchi l’anno. Il cliente, invece, ne trae beneficio.
Con i soldi risparmiati, anziché elettricità potrà comprare altri beni di consumo. È
fantastico. Ma c’è un piccolo problema.
I soldi che lo Stato leva al settore dell’elettricità non finiscono nelle tasche del
cliente. Lo Stato li tiene per sé per poi utilizzarli per fini che gli sembrano
opportuni. L’importo massimo di 0,45 centesimi per chilowattora elettricità va a
favore della promozione delle nuove energie rinnovabili. Nel quadro del
controprogetto all’iniziativa «Acque vive», l’importo di 0,1 centesimi andrà a
favore di misure di rinaturalizzazione. L’aumento del canone d’acqua deciso dal
Consiglio degli Stati costerà 0,25 centesimi.
A livello politico sono in previsione anche altre idee costose:
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Ad esempio, un fondo solare per l’acqua calda per un ammontare di un
miliardo di franchi, sostenuto per un terzo dal settore dell’elettricità come
pegno per future centrali nucleari – ben s’intende usando i mezzi propri e
non facendo capo al prezzo dell’elettricità. Come se i nostri mezzi non
fossero alimentati dal prezzo dell’elettricità.
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Altra idea è il cosiddetto premio di rischio di 5 centesimi per kWh
d’elettricità nucleare, che consentirà di convogliare 1,2 miliardi di franchi
l’anno nei progetti statali di promozione dell’energia solare.
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Ancora un’altra idea consiste nel rimuovere il limite della rimunerazione
per l'immissione di energia a copertura dei costi (RIC). In mancanza di un
tetto massimo, i prezzi aumenteranno e traboccheranno le sovvenzioni. Ce
lo dimostrano le esperienze passate.
Per la politica, attualmente nessuna spesa è troppo alta e nessuna medicina
troppo forte per il bene del pianeta. Tuttavia, a volte sarebbe un bene leggere il
foglietto illustrativo per informarsi sugli effetti collaterali. In breve, si tratta dei
seguenti:
Primo: Alla luce dell’attuale crisi finanziaria ed economica siamo
fondamentalmente lieti che lo Stato intervenga con una maggiore presenza e che
aiuti l’economia. La posta in gioco è la pace sociale, che non è da poco. L’arte
della politica, tuttavia, consiste nel saper sospendere le cure mediche al
momento giusto, affinché possano nuovamente regnare la libertà e la
responsabilità personale.
Secondo: Certi economisti ritengono che l’incessante definizione di nuovi obiettivi
e di direttive sempre più severe distrugga più valore economico di quanto ne
crei. Mi sorprende che la Svizzera, nella corsa alle regolamentazioni, abbia in
parte superato l’UE. Nell’Unione Europea non è stata ceduta la proprietà delle
reti, come invece è il caso in Svizzera. Lo Stato prende a carico un compito che
l’economia elettrica ha eseguito ineccepibilmente per oltre 100 anni. Per contro,
in futuro nell’UE tutti dovrebbero poter cambiare fornitore di elettricità o gas
entro un periodo di tre settimane. Gratuitamente. In Svizzera, in una prima
tappa è concesso solo alle grandi utenze cambiare fornitore. Al massimo una
volta l’anno. Ma nessuno vuole cambiare. Perché è più comodo rimanere
nell’approvvigionamento di base e perché le tariffe sono ufficialmente protette.
Terzo: Tutti i programmi energetici, incentivi economici, contributi di sostegno,
premi di rischio e ridistribuzioni devono dapprima essere finanziati. Il loro prezzo
economico è elevato. E hanno anche un prezzo politico. Rincarano l’elettricità.
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Senza controvalore garantito. E conducono ad un dettame dello Stato in materia
di produzione. Che non è né liberale, né economico. Anzi, è contradditorio.
Perché non si può imporre una riduzione dei prezzi ed allo stesso tempo esigere
da noi una produzione più costosa e colma di rischi. I conti non quadrano.
Neanche per lo Stato. Poiché alla fine è lo Stato a subire, in qualità di azionista,
le direttive che lui stesso ha emanato in quanto legislatore. E il cittadino paga
come contribuente ciò che ha risparmiato come utente.
Quarto: A volte bisogna affrontare uno scontro che sembra perso già in partenza.
Per convinzione e per senso di responsabilità nei confronti di azionisti e clienti. La
Legge sull’approvvigionamento elettrico ci conferisce la possibilità di ricorrere
contro le decisioni dell’ElCom presso il Tribunale amministrativo federale.
Vogliamo fare uso di questo diritto. Il tribunale deve stabilire se i costi dei servizi
di sistema e quindi la stabilità dell’approvvigionamento elettrico possono
veramente essere imputati alle centrali elettriche, ossia ai fornitori di questi
servizi. O se forse invece dovrebbero essere imputati a chi li consuma. La
sentenza permetterà di chiarire la situazione. Anche riguardo alla discriminazione
delle centrali con una potenza elettrica superiore a 50 MW. Sarà un bene per
tutti. Per noi, per i nostri clienti ed anche per l’ElCom.
Quinto: Le contraddizioni si trovano un po’ ovunque. Anche nella politica
energetica. L’importante per noi è esserne consapevoli, perché facilita il dialogo
ed aiuta a trovare soluzioni. La stessa Consigliera degli Stati che vuole creare un
fondo solare per un miliardo di franchi, ha dichiarato quanto segue nel dibattito
sull’aumento del canone d’acqua tenutosi il 19 marzo: «Non voglio tuttavia
sottacere che, con questo progetto, contribuiremo senz'altro a far aumentare i
prezzi dell’elettricità. Credo che non bisogni sottacere questa realtà. Bisogna
parlarne...». Sì, giusto, parliamone. Parliamone insieme. Politica ed economia.
Parliamo degli effetti collaterali. Se produciamo elettricità unicamente in modo
economico, sociale e regolato, con un approccio che sostiene l’industria e la
congiuntura e che sia sostenibile in materia di politica climatica, finiremo dritti
nel reparto cure intense della politica di approvvigionamento. Dobbiamo
assolutamente evitare alla Svizzera e a noi stessi di metterci in questa
situazione. Talvolta è più efficace rinunciare ad una medicina che assumerne
troppe tutte insieme.
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3. Auspicio e realtà
Passiamo al futuro. Come già detto, essere pronti per il rilancio significa anche
fissare obiettivi realistici e distinguere fra auspicio e realtà
dell’approvvigionamento energetico. I sogni e le visioni sono i motori del
progresso e non si tratta quindi di lottare contro di essi bensì di conciliarli con la
realtà e di trarne così il meglio.
Prendiamo un esempio. In relazione al premio di rischio per l’elettricità nucleare
menzionato prima, si dice che:
a) con i mezzi provenienti da questa imposta fino al 2035 si possono produrre
25 TWh supplementari d’elettricità da energie rinnovabili;
b) sarà possibile abbandonare l’energia nucleare entro il 2035; e
c) le energie rinnovabili saranno commerciabili entro il 2035.
L’alleanza «Nein zu neuen AKW» («No al nucleare») giunge addirittura alla
conclusione, nel suo comunicato stampa dello scorso 13 febbraio, che la Svizzera
potrebbe produrre anche senza nuove centrali nucleari un’eccedenza di almeno
13 TWh d’elettricità entro il 2035. Questo presupponendo che il consumo
d’elettricità rimanga stabile ai livelli del 2000. Cito: «Le tecnologie esistono, ma
mancano la volontà politica e le condizioni di massima per consentire loro di
affermarsi».
Suona bene. Basta la volontà, poi tutto funziona. Ma bisogna anche essere
realisti.
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È tutto veramente solo una questione di volontà e di soldi? Oppure vi sono
anche altri fattori che influiscono sulla situazione? L’atteggiamento al
consumo dei cittadini, le considerazioni di protezione della natura e del
paesaggio, i limiti della tecnologia?
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Sono corrette le stime relative al consumo d’elettricità? Non è piuttosto
che il consumo aumenterà nel lungo termine nonostante l’attuale crisi
economica? L’anno scorso, ad esempio, il consumo è aumentato di oltre il
2 %. Le cause: la popolazione continua a crescere, il fabbisogno di comfort
aumenta, e meno CO2 significa automaticamente più elettricità.
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Infine, è sensato investire in qualcosa che sarà economicamente redditizio
solo fra 25 anni? È realmente verosimile questo orizzonte temporale
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sull’arco di diverse generazioni? Proprio ora che vediamo la rapidità con cui
il mondo cambia?
Non è la politica che pone limiti alle nuove energie rinnovabili. Sono le nuove
energie rinnovabili stesse. Hanno dei limiti. Non è possibile auspicare il loro
potenziale da un giorno all’altro. Dovrà svilupparsi lentamente ma continuamente
nel corso di decenni in sintonia con la tecnologia e la gente. Bisogna avere
pazienza e fiducia nel mercato e nell’economia. Maggiore realismo nella politica
energetica.
Questo non significa che Alpiq non fa nulla. Anzi. Orientiamo la nostra politica
aziendale sistematicamente alle nuove energie rinnovabili. Vogliamo aumentare
nei prossimi anni la loro parte della produzione di Alpiq dalle odierne 200 milioni
di kWh a circa 1,5 miliardi di kWh, ciò che ci consentirà di aumentare anche la
nostra flessibilità nella rete di normative europee. Entro il 2030 vogliamo inoltre
fornire circa un terzo delle 5,4 TWh di nuove energie rinnovabili previste dalla
legge svizzera sull’energia. I nostri investimenti nelle nuove energie rinnovabili
ammontano oggi a circa un miliardo di franchi – ben s’intende oltre agli
investimenti effettuati nell’energia idroelettrica, ossia nei progetti grandi di Nant
de Drance e Cleuson-Dixence.
È vero: il futuro è all’insegna delle energie rinnovabili. Ma dev'essere anche
economico. Economico non significa semplicemente prezzi dell’elettricità più
elevati e più imposte statali. Economico significa in fin dei conti produrre in modo
redditizio. Nonostante tutto.
4. Priorità alla sicurezza d’approvvigionamento
Dobbiamo considerare la nostra produzione anche nel contesto generale
dell’approvvigionamento energetico svizzero ed europeo. La sicurezza
d’approvvigionamento è assolutamente prioritaria e su di essa i diversi paesi
conformano la propria politica energetica. Peggio dell’avere elettricità costosa o
politicamente scorretta è non avere elettricità affatto. Ce ne ricordiamo nei
momenti in cui i prezzi dell’energia fanno le capriole, quando le forniture di gas
sono interrotte, quando c’è una penuria. Una produzione nazionale sufficiente ed
ampiamente diversificata è la chiave che garantisce la sicurezza
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d’approvvigionamento. Sufficiente produzione nel proprio paese significa meno
dipendenza dall’estero e prezzi dell’elettricità più bassi. È di massima importanza,
dunque, che la Svizzera, nel quadro delle trattative con l’UE sull’elettricità, riesca
ad assicurare che gli attuali contratti di fornitura a lungo termine rimangano
effettivamente in essere fino alla loro scadenza. Avremmo così anche il tempo
necessario per costruire nuove centrali grandi proprie e sviluppare le energie
rinnovabili, sempre tenendo nel mirino l’obiettivo di un approvvigionamento
nazionale autonomo. Abbiamo visto con il segreto bancario a che velocità il
potere può prevaricare il diritto. Spero che questo scenario non si ripeta con
l’elettricità. Avrebbe un impatto immediato sui prezzi.
Prevenire è in ogni caso sempre meglio che curare. La capacità d’investimento
dell’economia elettrica deve quindi assolutamente essere rafforzata, che significa
meno prelievi dello Stato e procedure di autorizzazione più rapide. Questo
consentirà effettivamente di mettere in pratica la strategia dei 4 pilastri del
Consiglio federale. Alpiq vuole avanzare. Produzione d’elettricità e sicurezza
d’approvvigionamento sono la nostra competenza principale e su di esse
fondiamo le nostre attività aziendali.
Con i nostri progetti della centrale nucleare nel Niederamt, della centrale a gas di
Chavalon e della centrale idroelettrica a bacino Nant de Drance siamo
perfettamente posizionati per poter fornire rapidamente un contributo duraturo
all’approvvigionamento svizzero d’elettricità. La centrale a gas di Chavalon ci
consentirà di coprire il fabbisogno d’elettricità fino al momento in cui le nuove
centrali nucleari saranno allacciate alla rete. Più tardi, con la centrale nucleare
nel Niederamt potremo fornire energia di base a buon mercato. E con gli
investimenti nell’energia idroelettrica conferiamo flessibilità e stabilità alla rete
elettrica europea. Riteniamo che la Svizzera abbia bisogno di due centrali
nucleari, che non necessariamente devono essere costruite
contemporaneamente. Ciò che conta è la sicurezza d’approvvigionamento,
l’accettazione del sito scelto e la rapidità. Su questo punto siamo d’accordo con i
nostri partner e concorrenti. Le trattative sono in corso, ma sarà il popolo infine
ad avere l’ultima parola. Riguardo alla centrale di Chavalon spetta alla politica
dare il via libera. Deve stabilire le necessarie condizioni legali di massima
affinché l’esercizio dell’impianto sia conveniente.
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Parallelamente investiamo continuamente in nuove capacità di produzione e nella
loro commercializzazione in Europa. Stiamo costruendo nuove centrali in Italia,
Francia, Germania, Repubblica Ceca e Scandinavia e seguiamo progetti in altri
paesi. Progetti adattati alle nostre esigenze. In sintonia con le condizioni di
massima dei paesi in cui siamo attivi. In tempi di forte volatilità, le decisioni
d’investimento sono particolarmente difficili da prendere. Alpiq investirà nei
prossimi quattro anni oltre 2,5 miliardi di franchi – un importo che vogliamo
gestire con avveduta parsimonia. Allo stesso tempo vogliamo ridurre il nostro
attuale indebitamento il più rapidamente possibile. Saremo in grado così di
mantenere la nostra libertà di manovra. E continuare a crescere organicamente
nonostante la crisi.
5. Conclusione
Per concludere il mio discorso, vorrei aggiungere che anche dall’unione fra EOS
ed Atel scaturiscono delle opportunità di crescita. Ne vogliamo trarre più forza e
slancio possibile. Sia sul piano strategico che operativo. L’estensione
dell’azionariato nella Svizzera occidentale, le radici tradizionalmente situate nella
Svizzera nordoccidentale e la forte presenza di EdF sono garanti di un ampio
sostegno politico e regionale in Svizzera e di un accesso agevolato all’Europa.
Questo ci rende forti e potenti. La nostra ampia presenza in 29 paesi ci dà la
flessibilità che necessitiamo e ci consente di diversificare la nostra produzione e
di ripartire i rischi. Il nostro vantaggio nei confronti della concorrenza nazionale è
grande. E siamo armati per il mercato europeo dell’elettricità.
L’unione fra due imprese e culture è sempre anche una questione di spirito di
gruppo. Come quello incarnato dal nostro nuovo partner Swiss Ski. Discipline
diverse, persone diverse, forze e capacità diverse. Ma un obiettivo comune:
prestazioni di picco e successo in gara. Così come Swiss Ski, anche noi vogliamo
essere pronti per quando arriva il momento di esserlo.
Non siamo ai Giochi Olimpici o in un campionato mondiale, ma ci vediamo
comunque sempre confrontati con la sfida della concorrenza.
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