Protocollo di Minima Ictus Cerebrale
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Protocollo di Minima Ictus Cerebrale
Protocollo di Minima per l’Ictus Cerebrale (PMIC): verso un Italian Stroke Rehabilitation Registry? COMITATO ORGANIZZATIVO Coordinatori Scientifici: M. Franceschini, S. Paolucci Gruppo di Coordinamento: R. Gimigliano (Presidente SIMFER) M. Agosti, A. Giustini, M. Iocco, G. Lenti, M. Massucci, P. Pace, M. Zampolini Protocollo di Minima Ictus Cerebrale INTRODUZIONE Il problema dell’ictus è un’emergenza sanitaria in prevedibile espansione nei paesi occidentali, in relazione sia all’invecchiamento della popolazione sia alla minore mortalità in fase acuta, tanto che viene considerato come una “pandemia” (Gaddi et al. 2003). Già attualmente costituisce una condizione morbosa di primaria importanza in considerazione della elevata incidenza e della complessità assistenziale (9a causa di dimissioni ospedaliere, prima causa di invalidità) con conseguente notevole assorbimento di risorse nella gestione della fase acuta e della disabilità residua (SPREAD - Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion. 2005a). L’incidenza attesa in Italia, in base ai principali studi epidemiologici disponibili, è di 2,15/2,54 nuovi casi per mille abitanti l’anno (D'Alessandro et al. 1992; Lauria et al. 1995; Carolei et al. 1997; Di Carlo et al. 2003). Ogni anno si verificano in Italia circa 195.000 ictus (195.889 nel censimento del 2001), di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive. Nel 2001, (Fonte SIS, Ministero Salute), le malattie cerebrovascolari, pari a 246.415 ricoveri, hanno rappresentato il 36.7% del totale dei ricoveri per malattie del SNC ed il 2.7% di tutti i ricoveri. Per ogni ictus fatale, ve ne sono da tre a quattro non fatali e normalmente un terzo di questi provoca una disabilità permanente (Bonita et al. 1994). Le linee-guida americane della AHCPR (Agency for Health Care Policy and Research) stimano che una percentuale compresa tra il 25% ed il 50% dei sopravvissuti sia dipendente nelle attività di vita quotidiana (activities of daily living - ADL) e necessiti di trattamento riabilitativo (Post-stroke Rehabilitation Guideline Panel. 1995). Come evidenziato dalla tabella seguente, i dati epidemiologici italiani confermano che oltre la metà dei sopravvissuti presenta una disabilità nelle ADL che potrebbe trarre giovamento da un trattamento riabilitativo. Valle D’Aosta Veneto Abruzzo ILSA Autori e anno Pz disabili a 30 giorni (D'Alessandro et al. 1992) (Lauria et al. 1995) (Carolei et al. 1997) (Di Carlo et al. 2003) 62% 54% 38.9% (ad 1 anno) 67.6% Tabella 1: Italia, percentuale di disabilità negli studi di popolazione Protocollo di Minima Ictus Cerebrale Il trattamento riabilitativo è ormai considerato efficace nel ridurre la disabilità post-ictale (Gresham et al. 1997; Dobkin. 2005), anche se tale trattamento è lungo, costoso ed i risultati variabili a seconda del quadro clinico e della presenza o meno di patologie associate. La riabilitazione può essere definita un processo educativo e di soluzione dei problemi, finalizzato a ridurre la disabilità e l’handicap subiti dall’individuo come conseguenza di una malattia, tenendo sempre conto delle limitazioni imposte sia dalle risorse disponibili sia dalla condizione morbosa sottostante (Wade. 1996). La prima fase dell’assistenza a fini riabilitativi si sovrappone cronologicamente agli interventi finalizzati alla prevenzione delle complicanze favorite dalla situazione di immobilizzazione e da altre menomazioni. Molte sono le evidenze in campo internazionale che dimostrano come una presa in carico precoce e relativo trasferimento in reparto riabilitazione delle persone con ictus comporti una riduzione della mortalità e dalla disabilità (Stroke Unit Trialists Collaboration. 1997; Stroke Unit Trialists' Collaboration. 1997; Langhorne and Duncan. 2001; Langhorne and Dennis. 2004). Successivamente, come suggerito linee guida italiane SPREAD, è indicato che il piano assistenziale, sia realizzato in strutture specializzate da parte di personale addestrato, tenendo conto delle esigenze a lungo termine del soggetto colpito dall’evento cerebrovascolare acuto (SPREAD - Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion. 2005b). In riabilitazione, l’utilizzo di una scala di valutazione è essenziale a fini diagnostico/prognostico, per il monitoraggio clinico, per la valutazione dell’efficacia terapeutica e per la valutazione dei costi sociali (Wade. 1996). Le linee Guida Americane sulla riabilitazione post-ictale raccomandano di eseguire in maniera standardizzata, ovvero mediante specifiche scale, le valutazioni della menomazione (“impairment”), della funzione motoria/mobilità, dello stato mentale, del linguaggio, dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana (ADL) e della qualità della Vita (Post-stroke Rehabilitation Guideline Panel. 1995). Anche le Linee Guida Italiane SPREAD, nel capitolo 14 dedicato alla fase riabilitativa, suggeriscono l’uso di specifiche scale di valutazione (SPREAD - Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion. 2005b). Protocollo di Minima Ictus Cerebrale In considerazione della complessità dei postumi dell’evento ictale sono però necessarie più scale che permettano di quantificare ogni aspetto residuale. Tuttavia, nell’ambito delle principali categorizzazioni (impairment, disability and handicap), esistono a loro volta numerose scale specifiche. Al momento, in considerazione della ampia disponibilità di scale, non esiste un’uniformità di comportamento valutativo. Esiste inoltre un’altra serie di fattori addizionali, non facilmente altrimenti registrabili, che possono condizionare in maniera rilevante l’outcome funzionale dei pazienti (stato coniugale, abitativo, scolarità, livello socioeconomico…). Protocollo di Minima Ictus Cerebrale Obiettivo principale Il protocollo di fornire ad ogni fisiatra uno strumento uniforme per la valutazione dell’ictus nelle sue diverse fasi, ma che sia nello stesso tempo semplice, agile ed esaustivo. Infatti l’utilizzo di tale protocollo potrà permettere la raccolta di una serie rilevante di dati, che contemplino le variabili ritenute essenziali in letteratura sia a fini prognostici che valutativi, senza avere la pretesa di esaurire la valutazione riabilitativa. Si propone pertanto di costituire una base di partenza comune, semplice e riproducibile, che faciliti la comunicazione tra centri. In tale ottica si pone la scelta di utilizzare scale più facilmente utilizzabili al posto di altre più esaustive, ma di più difficile compilazione, come la scelta di privilegiare per la gravità neurologica la Canadian Neurological Scale (CNS) (Coté et al. 1989) al posto National Institutes of Health Stroke Scale (NIHSS) (Brott et al. 1989). Un recente lavoro, confrontando la CNS con la NIHSS, ha rilevato che la compilazione della NIHSS, a causa della sua maggiore complessità, si accompagna ad un maggior numero di items mancanti, per cui viene ritenuta preferibile solo nei reparti in cui siano presenti neurologi (Bushnell et al. 2001). Obiettivi specifici 1. Valutazione del percorso riabilitativo, nella sua completezza, dalla fase d’emergenza ospedaliera a quella d’attività territoriale. I dati disponibili sono, infatti, relativi a pochi studi di follow-up riguardo a casistiche non numerose di pazienti dimessi dai centri di riabilitazione (Paolucci et al. 2000; Paolucci et al. 2001; van de Port et al. 2006b; van de Port et al. 2006a; van Wijk et al. 2006), che però non sono in grado di fotografare correttamente la realtà quotidiana. 2. Rilevazione dei fattori prognostici e dell’outcome. 3. Creazione di un Data-base nazionale di riferimento, con l’obiettivo della prossima costituzione di un registro nazionale riabilitativo per l’ictus, a fini di valutazioni epidemiologico-cliniche sia trasversali che longitudinali. Protocollo di Minima Ictus Cerebrale TIPO DI STUDIO Studio osservazionale, no-profit. Non è prevista alcuna modifica del comportamento clinico dei vari centri. È prevista una schermatura dei dati al fine di una corretta gestione dei dati sensibili. Gli strumenti, sia cartacei che elettronici, vengono forniti gratuitamente. Non è previsto alcun compenso per gli sperimentatori. CRITERI D’INCLUSIONE Lo studio è aperto a tutti i pazienti con evento ictale da patologia cerebrovascolare. CRITERI D’ESCLUSIONE Pazienti d’età minore di 18 anni. SETTING Il protocollo è utilizzabile da tutte le strutture riabilitative presenti in Italia, in tutte le modalità organizzative, ovvero in servizi privi di posti letto in ospedali ad alta intensità di cura, in ospedali di riabilitazione con degenza e in qualsiasi realtà del territorio (ambulatori, RSA, residenze protette, domicilio…). Possono aderire strutture che includono tutti e 3 i setting precedenti, solo 2 od anche 1. Protocollo di Minima Ictus Cerebrale PROCEDURE DELLO STUDIO Al fine di poter garantire una rilevazione in tutti i setting previsti, si sono messe a punto 3 schede differenziate: a) scheda per la rilevazione dei dati in fase acuta ospedaliera; b) in fase riabilitativa ospedaliera; c) in fase territoriale (vedi allegati). Le schede dovranno essere compilate: 1. in fase acuta, almeno una volta; 2. in fase di riabilitazione ospedaliera, all’ingresso e alla dimissione; 3. in fase territoriale, una scheda ad ogni nuovo accesso; 4. follow-up ad 1 anno, utilizzando la scheda territoriale. La raccolta dei dati può avvenire, oltre che con moduli cartacei, anche mediante specifico software Client, messo gratuitamente a disposizione dall’organizzazione. Ogni centro rimane il proprietario dei propri dati, che può consultare elettronicamente in ogni momento, in quanto i dati stessi rimangono sul sistema informatico locale. Un’analisi statistica descrittiva delle principali variabili sarà autonomamente fornita dal software. Ogni centro può presentare autonomamente i propri dati, utilizzandoli in maniera libera. I dati nella loro globalità potranno essere presentati inserendo obbligatoriamente l’acronimo PMIC con inserito nel testo l’elenco di tutti coloro che hanno contribuito alla composizione del Data-base. Il comitato organizzativo si rende disponibile a supportare i partecipanti con momenti formativi sul protocollo proposto e sulle scale in esso contenuti al fine di garantire il maggior livello possibile di omogeneità ed affidabilità dei dati. Protocollo di Minima Ictus Cerebrale Bibliografia 1. Bonita R, Beaglehole R, Asplund K. 1994. The worldwide problem of stroke. Curr Opin Neurol 7:5-10. 2. Brott T, Adams HP, Jr., Olinger CP, Marler JR, Barsan WG, Biller J, Spilker J, Holleran R, Eberle R, Hertzberg V, . 1989. Measurements of acute cerebral infarction: a clinical examination scale. Stroke 20:864-70. 3. Bushnell CD, Johnston DC, Goldstein LB. 2001. Retrospective assessment of initial stroke severity: comparison of the NIH Stroke Scale and the Canadian Neurological Scale. Stroke 32:656-60. 4. Carolei A, Marini C, Di Napoli M, Di Gianfilippo G, Santalucia P, Baldassarre M, De Matteis G, di Orio F. 1997. High stroke incidence in the prospective community-based L'Aquila registry (1994-1998). First year's results. Stroke 28:2500-6. 5. Coté R, Battista RN, Wolfson C, Boucher J, Adam J, Hachinski V. 1989. The Canadian Neurological Scale: validation and reliability assessment. Neurology 39:638-43. 6. D'Alessandro G, Di Giovanni M, Roveyaz L, Iannizzi L, Compagnoni MP, Blanc S, Bottacchi E. 1992. Incidence and prognosis of stroke in the Valle d'Aosta, Italy. First- year results of a community-based study. Stroke 23:1712-5. 7. Di Carlo A, Baldereschi M, Gandolfo C, Candelise L, Ghetti A, Maggi S, Scafato E, Carbonin P, Amaducci L, Inzitari D, Group IW. 2003. Stroke in an elderly population: incidence and impact on survival and daily function. The Italian Longitudinal Study on Aging. Cerebrovasc Dis 16:141-50. 8. Dobkin BH. 2005. Clinical practice. Rehabilitation after stroke. N Engl J Med 352:1677-84. Protocollo di Minima Ictus Cerebrale 9. Gaddi A, Cicero AF, Nascetti S, Poli A, Inzitari D. 2003. Cerebrovascular disease in Italy and Europe: it is necessary to prevent a 'pandemia'. Gerontology 49:69-79. 10. Gresham GE, Alexander D, Bishop DS, Giuliani C, Goldberg G, Holland A, Kelly-Hayes M, Linn RT, Roth EJ, Stason WB, Trombly CA. 1997. American Heart Association Prevention Conference. IV. Prevention and Rehabilitation of Stroke. Rehabilitation. Stroke 28:1522-6. 11. Langhorne P and Dennis MS. 2004. Stroke units: the next 10 years. Lancet 363:834-5. 12. Langhorne P and Duncan P. 2001. Does the organization of postacute stroke care really matter? Stroke 32:268-74. 13. Lauria G, Gentile M, Fassetta G, Casetta I, Agnoli F, Andreotta G, Barp C, Caneve G, Cavallaro A, Cielo R. 1995. Incidence and prognosis of stroke in the Belluno province, Italy. First- year results of a community-based study. Stroke 26:1787-93. 14. Paolucci S, Grasso MG, Antonucci G, Bragoni M, Troisi E, Morelli D, Coiro P, De Angelis D, Rizzi F. 2001. Mobility status after inpatient stroke rehabilitation: 1-Year follow-up and prognostic factors. Arch Phys Med Rehabil 82:2-8. 15. Paolucci S, Grasso MG, Antonucci G, Troisi E, Morelli D, Coiro P, Bragoni M. 2000. One-year follow-up in stroke patients discharged from rehabilitation hospital. Cerebrovasc Dis 10:25-32. 16. Post-stroke Rehabilitation Guideline Panel. 1995. Post-stroke Rehabilitation. Clinical practice guideline no. 16. US Department of Health and Human Services, Public Health Service, Agency for Health Care Policy and Research; Rockville, Md. 17. SPREAD - Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion. 2005a. Ictus cerebrale: linee guida italiane di prevenzione e trattamento. Pubblicazioni Catel - Hyperphar Group SpA, Milano. Protocollo di Minima Ictus Cerebrale 18. SPREAD - Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion. 2005b. Trattamento riabilitativo e continuità dell'assistenza. In Ictus cerebrale: linee guida italiane di prevenzione e trattamento.Milano: Pubblicazioni Catel Hyperphar Group SpA, p 351-434. 19. Stroke Unit Trialists Collaboration. 1997. How do stroke units improve patient outcomes? A collaborative systematic review of the randomized trials. Stroke 28:2139-44. 20. Stroke Unit Trialists' Collaboration. 1997. Collaborative systematic review of the randomised trials of organised inpatient (stroke unit) care after stroke. BMJ 314:1151-9. 21. van de Port I, Kwakkel G, Schepers VP, Lindeman E. 2006a. Predicting mobility outcome one year after stroke: a prospective cohort study. J Rehabil Med 38:218-23. 22. van de Port I, Kwakkel G, van W, I, Lindeman E. 2006b. Susceptibility to deterioration of mobility long-term after stroke: a prospective cohort study. Stroke 37:167-71. 23. van Wijk I, Algra A, van dP, I, Bevaart B, Lindeman E. 2006. Change in mobility activity in the second year after stroke in a rehabilitation population: who is at risk for decline? Arch Phys Med Rehabil 87:45-50. 24. Wade, D. T. 1996. Measurement in neurological rehabilitation. Oxford University Press, Oxford, New York, Tokyo.