Un`altra conferma sul ruolo della vitamina E Si può fecondare una
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Un`altra conferma sul ruolo della vitamina E Si può fecondare una
In breve Un’altra conferma sul ruolo della vitamina E Diversi studi hanno dimostrato che la resistenza delle vacche nei confronti di nuove infezioni mastitiche può essere influenzata dai livelli di vitamina E e A (o beta-carotene) e dai minerali, tra cui selenio (Se), rame e zinco, nella dieta. Le vacche sono più suscettibili alle infezioni quando sono vicine al parto; questo è il momento in cui il tappo di cheratina che chiudeva la punta del capezzolo si apre, quindi durante la prima settimana di lattazione aumenta il rischio dello sviluppo di nuove infezioni in mammella e di nuovi casi di mastite clinica. Nel corso di un esperimento è stato aumentato il potere distruttivo dei neutrofili (o cellule somatiche) con un’integrazione alimentare. L’incidenza e la prevalenza di mastiti si è ridotta con una integrazione di vitamina E e selenio (soprattutto nelle manze) quando veniva somministrata 21 giorni prima del parto. La vitamina E sembra diventare importante soprattutto a partire da 7- 10 giorni prima del parto e per i primi 3 o 5 giorni dopo il parto. Le vacche cui era stata somministrata una integrazione sia di vitamina E che di selenio hanno avuto minori tassi di infezione e minor durata dei sintomi clinici; hanno avuto una risposta più rapida in cellule somatiche quando sottoposte ad infezione indotta; hanno mantenuto una carica batterica più bassa; hanno eliminato le infezioni più rapidamente e hanno avuto sintomi clinici meno gravi. L’uso di Se e Vitamina E insieme riduce la gravità e la durata delle infezioni da E. coli ed è più efficace della singola somministrazione di uno dei due ingredienti da solo. L’aumento del numero di allevamenti senza terreno (pascolo zero) ha portato ad un aumento della somministrazione di foraggi conservati, che possono essere carenti sia in vitamina E che in selenio. Quindi esistono alte probabilità che i quantitativi di vitamina E e di Se in molti allevamenti siano inadeguati. Si raccomanda perciò di somministrare alle vacche cui vengo- 44 no dati foraggi conservati un’integrazione di vitamina E corrispondente a 1000 UI/giorno per le vacche asciutte e 500 UI/giorno per quelle in lattazione. Inoltre, si potrebbero avere dei benefici aggiungendo beta-carotene alla razione o somministrando foraggi con sufficiente beta-carotene, poiché questo migliora la capacità di aggressione delle cellule somatiche nei confronti dei batteri durante l’ultimo periodo di asciutta, ed anche diminuisce la conta delle cellule somatiche nei primi 10 giorni di lattazione, portando quindi a minori tassi di nuove infezioni. Allo stesso modo, la mancanza di integrazione di rame nelle manze da latte può portare ad una diminuzione di globuli bianchi che influisce negativamente sulla capacità dell’animale a fronteggiare la malattia. Le razioni dovrebbero essere formulate per soddisfare i fabbisogni di rame e zinco indicati da NRC. (Dairy Pipeline : Gerald M. Jones Extension Dairy Scientist, Milk Quality and Milking Management Virginia Tech - [email protected]) Si può fecondare una volta al giorno? Presso il politecnico della Virginia è stata fatta una ricerca che ha preso in esame 7.240 interventi fecondativi in 168 allevamenti; è risultato che non esiste differenza tra la fecondazione delle vacche effettuata una volta al giorno rispetto a quella effettuata secondo il metodo tradizionale della fecondazione mattino-pomeriggio (cioè, la vacca vista in calore al mattino viene fecondata nel pomeriggio, e viceversa). La fecondazione effettuata solo una volta al giorno sarebbe di grande vantaggio per gli allevatori (soprattutto quando si fecondano vacche che sono situate lontano dalla stalla o dall’ufficio); ma la regola classica mattina-pomeriggio si è dimostrata affidabile nella maggior parte dei casi. Perché aggiustare qualcosa se ancora non è rotto? Nel Tennessee sono state svolte diverse ricerche per stabilire l’effetto che ha l’unica fecondazione nella giornata (vacche e manze) rispetto alla fecondazione effettuata secondo la regola mattino-pomeriggio. Nell’esperimento, gli animali sono stati fecondati in base al calore manifesto usando la regola mattinopomeriggio nei giorni pari del mese, mentre nei giorni dispari sono stati fecondati una sola volta al giorno, tra le ore 8 e le 12. I calori venivano controllati due o tre volte al giorno. Le gravidanze venivano confermate a 60 - 80 giorni dopo l’inseminazione tramite palpazione rettale per gli animali che non erano tornati in calore, oppure tramite ecografia dopo 30 giorni. Non è stata rilevata nessuna differenza tra le due tecniche. In un altro studio, il 60,5% di 172 vacche Jersey fecondate con la regola mattina-pomeriggio sono risultate gravide, contro il 57,6% di 165 vacche fecondate solo al mattino. Inoltre, il 51,8% degli animali fecondati nella mattinata in cui erano in calore, sono risultati gravidi. In un secondo studio sono state fecondate altre 292 manze Holstein e Jersey. Delle manze fecondate con la regola mattino-pomeriggio sono risultate gravide il 63,9% su 166 manze, contro il 61,9% delle 126 fecondate solo una volta al mattino. Non è stata rilevata una differenza significativa tra le fecondazioni effettuate due volte al giorno o una volta al giorno. La fecondazione artificiale effettuata una volta al giorno al mattino può essere usata efficacemente. Bisogna ottimizzare il rilevamento dei calori ed il tasso di concepimento; questo non significa effettuare l’osservazione dei calori una sola volta al giorno. I calori devono essere controllati comunque due o tre volte al giorno per più di 15 minuti ogni volta. Spostare gli animali prima di osservarli aiuta, perché gli animali sono più attivi sul terreno che sul cemento, mentre il momento meno adatto per rilevare calori è quando mangiano o quando vengono munte. Usate le prostaglandine per avere un gruppo di vacche in calore tutte in una volta e aumentare così l’attività correlata al calore. >>> Prima di fare la prova con una fecondazione al giorno, osservate attentamente il vostro tasso di concepimento, la media dei giorni al primo intervento e la percentuale di calori rilevati e assicuratevi prima di tutto di non dovere migliorare in queste aree. Poi, se dovesse servire, provate pure a fecondare una volta al giorno. Dairy Pipeline: W.M. Graves, Extension Nutrition Raggruppare le vacche in lattazione può ridurre l’emissione di azoto e fosforo Negli ultimi 10-15 anni la tendenza è stata quella di alimentare un unico gruppo di vacche in lattazione. I motivi sono diversi ed hanno tutti a che fare con il tentativo di semplificare l’alimentazione e usare alimenti poco costosi, ma anche con la dimensione dell’allevamento. Fatto interessante, l’ultima tendenza è quella di raggruppare le vacche asciutte in due gruppi: quelle appena messe in asciutta e quelle vicino al parto. Quando diamo da mangiare ad un gruppo di vacche in lattazione tendiamo a bilanciare l’energia nella razione in base alle migliori produttrici del gruppo. Questo viene fatto con delle limitazioni, perché è difficile bilanciare l’energia in razioni studiate per oltre 50 kg di latte per vacca/giorno. La vacca da latte più produttiva userà i depositi di grasso corporeo per compensare qualsiasi mancanza, ma questo non succede con le proteine, per cui a volte diamo quantitativi molto elevati alle migliori produttrici, e questo porta ad una iper-alimentazione delle vacche meno produttive. Questo a sua volta porta direttamente ad una maggiore espulsione di azoto nelle urine e nelle feci. Lo stesso vale per il fosforo, a parte che la maggior parte di questo viene espulso nelle feci. Secondo un recente sondaggio svolto in Virginia e secondo la pubblica- 46 Le vacche mangiano kg non percentuali Normalmente, la composizione della razione viene calcolata e riportata come una percentuale. Per esempio, per descrivere la razione si usa parlare del 16% di proteina grezza, del 35% di fibra detersa neutra, del 6% di grasso, ecc.. Questo rende più facile il confronto tra diverse razioni; inoltre, sui prodotti alimentari sono riportati per legge i valori dell’alimento in percentuale. La figura 1 mostra la composizione di una razione su base percentuale. È facile valutare la razione o confrontare diverse razioni. Il problema è che le vacche mangiano chili, non percentuali. Per convertire la composizione della razione da percentuali in kg per la vacca bisogna conoscere l’ingestione. La tabella 1 riporta gli effetti di diversi livelli di ingestione sul quantitativo di nutrienti che la vacca riceve. Se la vacca ingerisce 22 kg di sostanza secca, consuma 3,8 kg di proteina grezza, mentre se mangia 20 kg di sostanza secca ne consuma 3,4 kg. Se il suo fabbisogno di proteina grezza è di 3,6 kg , allora la vacca ne riceve un po’ troppa con un’ingestione di 22 kg, mentre ne è carente con un’ingestione 20 kg. La razione non è cambiata, ma il quantitativo di ingestione dei nutrienti dipende dalla ingestione di sostanza secca. Per valutare se effettivamente una razione soddisfa i fabbisogni di una vacca, è indispensabile un’accurata misurazione dell’ingestione. zione 2001 del NRC, il fosforo viene molte volte somministrato in eccesso. Sia l’azoto che il fosforo possono creare problemi a livello ambientale. Somministrare due o tre razioni alle vacche in lattazione porterà ad un migliore rapporto tra la concentrazione dei nutrienti presenti in razione e i fabbisogni delle vacche, provocando quindi a sua volta una minore emissione di azoto e fosforo. Molte volte la vacca ha un calo di produzione quando viene passata da un gruppo ad alta produzione ad un gruppo a bassa produzione. Il suggerimento è di non modificare la densità della razione oltre il 15%. Questo si traduce in un 15,7% di proteine quando un gruppo più produttivo riceve una razione con il 18,5% di proteine. Le vacche ad inizio lattazione dovrebbero essere tenute nel gruppo più produttivo per almeno uno o due mesi per poter ragiungere un valido potenziale produttivo. Dopo questo periodo dovrebbero essere suddivise in base alla produzione, tenendo conto in alcuni casi anche dello status riproduttivo. Un altro modo di considerare la formulazione di una razione è bilanciare la razione per il 30% al sopra della media quando si ha un unico gruppo, per il 20% per ciascun gruppo nel caso di due gruppi, e per il 10% per ciascun gruppo nel caso di tre gruppi. Questi numeri si basano su degli indicatori che abbiamo sviluppato nel 1980 per la formulazione di razioni computerizzate. Più gruppi si hanno, più simile la produzione all’interno di ciascun gruppo, e più simili i fabbisogni nutrizionali. Se stiamo pianificando un programma di gestione alimentare aziendale, potrebbe essere vantaggioso considerare il raggruppamento delle vacche in lattazione, al fine di ridurre l’espulsione di nutrienti. Un allevatore su tre sceglie il robot In Olanda, un terzo degli allevatori che investe in nuovi apparecchi per la sala di mungitura opta per il robot. In Danimarca e in Svezia i robot rappresentano il 50% dei nuovi impianti. Kees de Koning, dell'Istituto di ricerca di Lelystad, osserva che il sistema "Lely a una posta" è il più venduto. Figura 1. Composizione della razione su base percentuale ceneri grasso NFC PG NDF razione foraggio concentrato % 3 8 37 17 35 40% 5 3 35 10 47 60% 3 11 38 22 27 Tabella 1. Effetto della ingestione di sostanza secca sui nutrienti consumati molti allevamenti con meno di 50 vacche. Per questo tipo di allevamento l'acquisto di un robot non è interessante." E poi, molti allevatori ritengono il robot troppo caro. Inoltre, la mungitura con robot richiede un alto livello di qualificazione, poiché la gestione dell'impianto è uno dei fattori chiave per utilizzarlo con successo. (Da PLM, giugno 2003 Informazioni raccolte da Alice Booij, giornalista olandese appassionata di vacche, portavoce delle tendenze e dei risultati di ricerca nella zootecnia da latte in Olanda). ingestione sostanza secca (kg) razione 18 20 22 24 ceneri 3 0,5 0,6 0,68 0,74 grasso 8 1,45 1,6 1,8 1,99 NFC 37 6,7 7,5 8,3 9,2 PG 17 3 3,4 3,8 4,2 NDF 35 6,3 7,1 7,9 8,7 "Se continua a funzionare bene, il suo successo dovrebbe durare." Ma anche DeLaval, con un braccio meccanico per più poste, presenta delle buone prestazioni e forse la possibilità di ridurre il prezzo di acquisto; anche Westfalia lavora in questa direzione, e le vendite di robot con braccio meccanico aumentano. Alla fine del 2002, a livello mondiale, c'erano circa 1.800 aziende che utilizzavano un robot, 600 in più rispetto al 2001. "Malgrado qualche delusione in alcuni esperimenti di mungitura automatizzata", precisa Kees de Koning. I capolista sono stati Olanda, Francia, Svezia e Danimarca, rispettivamente con 520, 260, 209 e 200 impianti. Intanto, sta crescendo l'interesse per il robot anche in Canada e negli Stati Uniti. Per la fine del 2003 si prevede che saranno 2.500 le aziende “robotizzate” nel mondo. "Il numero dei robot cresce pian piano. Questo aumento dipende dalla salute della filiera del latte", osserva il ricercatore. "Un prezzo del latte basso non incoraggia l'acquisto del robot. Ed inoltre il numero dei produttori di latte sta diminuendo del 3-4% all'anno". In Olanda, la maggior parte delle aziende con mungitura robotizzata ha dalle 50 alle 120 vacche in lattazione. E' evidente che nelle aziende più grandi la sala di mungitura "tradizionale" costa meno. Per 150 vacche, la sala mungitura a rotatoria con uscita rapida è più produttiva e meno cara, ma richiede mano d'opera sufficiente. Poiché la mancanza di mano d'opera è la ragione principale della scelta del robot, Kees de Koning pensa che la disponibilità ed il livello di qualificazione del personale incideranno molto sulle vendite future. "Se la mano d'opera è troppo costosa o non è disponibile, aumenta l'interesse per il robot anche nelle aziende più grandi, ad esempio, per quegli allevatori che non vogliono gestire dei dipendenti. Per loro il robot può essere un modo per conservare il carattere familiare dell'azienda." Cita anche il caso di un allevatore americano che munge 2.000 mucche con 31 poste. Ma Kees de Koning pensa che l'interesse per la sala di mungitura "tradizionale" non si esaurirà. "Le aziende crescono, ma ci sono ancora Sapere tutto sulle malattie infettive del bestiame Se sapete il francese e volete sapere tutto sulle malattie infettive degli animali da allevamento, dovreste comprare "Principali malattie infettive e parassitarie del bestiame. Europa e Paesi caldi"; Questa enorme opera in due volumi, per un totale di circa 2.500 pagine, redatta da una coorte di esperti del settore, costituisce già un libro di riferimento in Francia. Il volume 1 è dedicato a indicazioni generali e alle malattie virali, il volume 2 a malattie batteriche, micosi e malattie parassitarie. Nel sommario del volume 1 troviamo: contesto economico e organizzazioni inter-governamentali o regionali; vettori delle malattie, identificazione e controllo; malattie virali: peste bovina, afta epizootica ... Nel sommario del volume 2: micoplasmosi, peripolmonite infettiva bovina, leptospirosi, tigne, coccidiosi, criptosporidiosi ... Quest'opera presenta anche in modo chiaro e riccamente illustrato le patologie che si riscontrano nei paesi caldi, ma che si possono (o si rischia di) incontrare anche in Europa. Per informazioni: Librairie E.M. Inter tel. 0033145461500 www.eminter.fr. Prezzo: 120 Euro fino al 31/10/2003. 47