ABBIAMO LETTO PER VOI…
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ABBIAMO LETTO PER VOI… a cura di Delia Pertici LE MANZE INCIDONO PER IL 20% Negli Stati Uniti, il costo della rimonta costituisce la seconda spesa più importante dell’azienda dopo quello della alimentazione. È quanto afferma Tom Bailey, del College di Medicina veterinaria del VirginiaMaryland, secondo il quale il costo delle manze si aggira sul 15-20% dei costi totali, il che equivale, in dollari, ad una spesa che varia tra gli 800 ed i 1.300 dollari. E tutti sanno che, finché non iniziano a produrre, le manze solo sono un costo. Come si possono diminuire questi costi? Ecco cosa consiglia il signor Bailey: - ridurre il numero delle manze da rimonta che servono. Una soluzione difficile, però, se si è deciso si aumentare il numero di capi... - fecondare le manze in modo da farle partorire a 24 mesi. Dopo questa data, ogni manza costa al produttore dai 50 ai 60 dollari al mese, fino a quando non inizia la lattazione; - usare sulla rimonta tori geneticamente superiori. Circa il 30% dei vitelli nati ogni anno nascono da manze, quindi costituiscono una buona parte del potenziale genetico dell’allevamento. LA PRIMA CON 6 GENERAZIONI DI OTTIMO ALLE SPALLE Hilltop Hanover-B Mark Dove ET, apparsa sulla copertina di Holstein World nell’ottobre del 1991, era la prima vacca statunitense con 5 generazioni di vacche Ottimo alle spalle. Nell’agosto 1997, una sua figlia con Blackstar, Blakcmoor M-S Daisy ET (Ottimo 94), ha stabilito il record delle sei generazioni, con una lattazione in 304 giorni di 18.449 kg di latte al 3,8% di grasso e 3,2% di proteina. Daisy è nata nell’azienda Jerland, di Larry e Shelly Jerome a Barron, nel Wisconsin. La sua razione consiste in un unifeed composto da fienosilos, insilato di mais, fieno secco, pastone umido di mais e semi di soia tostati, senza somministrazione di BST (somatotropina). Le 90 vacche dell’allevamento - di cui una ventina della stessa famiglia della Daisy - sono a stabulazione fissa ed hanno una produzione media annuale di 134 q.li. Il proprietario, Larry Jerome, è un convinto sostenitore delle famiglie e dell’importanza delle madri nella selezione. “Avrei potuto farle un mucchio di trapianti e magari vendere un bel po’ di roba, ma non volevo rischiare di commercializzare una alta produttrice ed una vacca dall’eccellente ‘potenziale’... volevo essere sicuro che arrivasse dove volevo che arrivasse, e ci sono riuscito: avrà una lattazione vicina ai 220 qli (365 g) e non è solo Ottimo, ma Ottimo con 94 punti!”. Blackmoor M-S Daisy ET, Ottimo 94 Figlia di: Blackstar x Hilltop Hanover-B Mark Dove ET, Ottimo 92, DOM (Dam of Merit); Figlia di: Chief Mark x Brigeen Hanover Debra, 3 volte Ottimo 91, GMD (Gold Medal Dam), DOM; Figlia di: Rora Elevation x Ocean View Elevation Debbie, 2 volte Ottimo 91, GMD, DOM; Figlia di: Paclamar Bootmaker x Fleetridge Bootmaker Dixie, 2 volte Ottimo 90, GMD, DOM; Figlia di: Fleetridge Monitor x Fleetridge Mona Dixie, 2 volte Ottimo 92. MEGLIO SE SONO DI STOFFA Secondo Bob Miller, un allevatore del Nuovo Messico, la cosa che lo ha fatto maggiormente risparmiare negli ultimi anni è stato sostituire in sala mungitura le salviette di carta con salviette di stoffa. Bob era stato alquanto riluttante verso questo cambiamento, nonostante fosse evidentemente più pratico e più vantaggioso economicamente, così, all’inizio, si era limitato ad acquistare un numero di salviette di stoffa sufficiente solo per due mungiture, una lavatrice usata e un asciugatoio di fortuna, costruito in casa. Voleva evitare di fare dei grossi investimenti nel caso poi avesse cambiato idea. Invece, i risultati sono stati così soddisfacenti da fargli accettare la soluzione in modo totale. Le salviette di stoffa che sono state usate in azienda negli ultimi sei mesi gli hanno fatto risparmiare circa due terzi del costo di quelle di carta. Inoltre, le salviette di stoffa si sono dimostrate più efficaci nell’asciugare i capezzoli prima della mungitura, e Bob è convinto che non tornerà più indietro! COME GESTIRE IL PERIODO DI TRANSIZIONE Ecco la soluzione adottata da Mark Stiefel, allevatore di Winchester (California): “Riportare le vacche fre70 BIANCO NERO 2/98 K Y C M - p. 70 sche in condizione di affrontare un’altra gravidanza è stata, da qualche tempo, la nostra “missione”. Non avendo spazio sufficiente per dividere le vacche in gruppi diversi, abbiamo adottato la seguente soluzione. Alle vacche che hanno partorito da 12 a 24 ore viene iniettata sottocute una fiala di gluconato di calcio e vengono fatti ingerire, per via orale, 240 ml di glicole propilenico. A tutte quelle che risultano troppo grasse o troppo magre, viene fatto un altro trattamento al momento del parto. Da quando abbiamo iniziato questa pratica, abbiamo osservato parecchi cambiamenti: – mancanza di febbri puerperali; – riduzione della incidenza di ritenzioni di placenta; – minori casi di acidosi; – quasi totale scomparsa delle dislocazioni dell’abomaso. I risultati sono stati tali da convincerci a fare un ulteriore passo avanti: quello di raggruppare le vacche vicine all’asciutta e le fresche in recinti separati”. LE VACCHE CON GEMELLI VANNO ASCIUGATE PRIMA Le vacche che portano dei gemelli di solito partoriscono due settimane prima di quelle con un vitello solo, sostiene Steven Berry della Università di Davis, in California. Per prepararle a questo parto anticipato, le vacche dovrebbero essere asciugate due settimane prima del solito, per consentire loro di raggiungere la giusta condizione corporea ed avere un periodo di asciutta sufficiente. È molto importante esaminare la vacca per verificare se ci possono essere delle difficoltà al parto non appena inizia il travaglio, perché così facendo si potrebbero salvare sia i vitelli che la madre. Spesso i gemelli tentano di nascere nello stesso momento, creando non solo problemi immediati a se stessi ma, in seguito, anche problemi riproduttivi alla madre. Sebbene il tasso di parti gemellari sia solo il 3 o 5% di tutte le nascite, questi provocano notevole stress alla bovina e sono spesso accompagnati da un aumento delle difficoltà al parto, ritenzioni di placenta, metriti, mastiti e zoppie. Avere dei gemelli può costare molto caro in termini economici, dice Berry, se non si prendono le giuste precauzioni per proteggere sia la madre che i nascituri. CHIUDE LA SELECT EMBRYOS Il consiglio direttivo della Select Sires ha deciso, lo scorso novembre, di chiudere il centro Select Embryos, operativo dal 1980. Il compito della Select Embryos , una società sussidiaria del Centro Cooperativo di F.A. Select Sires, era quello di produrre embrioni freschi da donatrici selezionate, che venivano quindi trasferiti su donatrici, rivendute poi ai proprietari delle donatrici. L’attività della Select Embryos era iniziata in un momento particolarmente felice per l’industria della F.A. nord americana, quando la pratica dell’embryo transfer era agli albori ed ancora non si parlava di embrioni congelati. Nonostante la società si fosse adeguata ai cambiamenti dovuti alle nuove tecnologie di trapianto ed alle richieste di mercato, le difficoltà sul mercato – soprattutto quello nazionale – si sono rivelate tali da richiederne la chiusura. Al momento della chiusura erano presenti in stalla circa 113 donatrici. Le 20 di proprietà della Select Embryos sono state messe in vendita; per le altre, sono stati dati ai proprietari 30 giorni di tempo per riportarsele a casa. MENO DI COSÌ SAREBBE UN RISCHIO Il Food and Drug Administration, l’importante organo federale statunitense cui va sottoposta l’approvazione di ogni cibo o medicinale prima di essere messo in commercio, ha di recente fissato il livello massimo di selenio consentito in alimentazione: 0,3 ppm. Il livello di selenio nelle razione animali era stato contestato fin dal 1989 da un gruppo di ambientalisti della California, preoccupati che il selenio si concentrasse in alcune delle riserve d’acqua dello stato, che avevano proposto di abbassare i livelli a 0,1 ppm. Gli scienziati hanno dimostrato che livelli così bassi di selenio avrebbero potuto creare seri problemi agli animali, riducendo notevolmente le loro difese immunitarie. Secondo la nuova legislazione, entrata in vigore lo scorso settembre, gli allevatori statunitensi potranno quindi somministrare 6 mg di selenio/giorno alle vacche in lattazione e 3 mg a quelle in asciutta. RECORD PRODUTTIVO NEGLI USA Lo scorso settembre Muranda Oscar Lucinda, una vacca americana dello stato di New York , ha rotto il record di produzione in 305 giorni con una seconda lattazione con 26.577 kg di latte al 3,23% di grasso e 3, 25% di proteine. Lucinda (Oscar x Cleitus x Bell x Astronaut x Elevation) è figlia di Art-Acres NB Oscar su una Cleitus di 87 punti, figlia della famosa Walkup Bell Lou Etta (MB 88) e discende quindi da una famiglia da cui sono usciti molte vacche e tori famosi. Secondo uno dei proprietari, intervistati da Jan Bierma per Holstein International, il miglior pregio di questa vacca è la capacità di ingestione, probabilmente corrispondente al 30% in più rispetto ad una vacca normale. Al picco di produzione Lucinda è riuscita ad ingerire quasi 41 kg di sostanza secca! La razione che riceve consiste di insilato di mais e graminacee, semi di cotone, soia e farina di soia, fieno, minerali e pastone umido di mais. REALTÀ O FANTASCIENZA? Un vitello chiamato “Gene” che oggi dovrebbe avere poco più di 10 mesi, è il risultato di una speciale tecnica di clonazione realizzata da una sussidiaria della ABS Global Inc. (De Forest, Wisconsin, Usa), la Infigen Inc., costituita l’agosto scorso per la commercializzazione della applicazione delle tecnologie di clonazione nell’allevamento bovino, in farmacologia e nel trapianto di organi animali su umani. La Infigen si propone sul mercato come fornitrice 71 BIANCO NERO 2/98 K C M - p. 71 di una fonte illimitata di materiale genetico in grado di produrre grandi quantitativi di animali clonati. Secondo una fonte ufficiale della società, Gene sarebbe il primo clone bovino nato da cellule non embrionali. “Possiamo produrre un numero illimitato di cellule, congelarle per tutto il tempo che vogliamo, quindi scongelarle per produrre animali identici che possiedono le stesse caratteristiche”. Spiega il dottor Michael Bishop, vice presidente per la ricerca alla Infigen. “Le cellule di animali che contengono caratteristiche uniche e desiderabili possono essere immagazzinate all’infinito, ed essere poi utilizzate nel futuro”. Secondo i portavoce dell’ABS, la tecnica di clonazione è alquanto promettente per l’industria dell’allevamento da latte, in quanto potrebbe portare ad avere intere mandrie di animali con la stessa capacità di conversione degli alimenti, semplificando così di molto la gestione alimentare, che sarebbe davvero adatta a tutto l’allevamento. Marc van’t Noordende, direttore generale dell’ABS Global, sostiene che questa diminuzione in variabilità genetica potrebbe portare ad una maggiore efficienza e quindi a maggiori profitti. Gli allevatori potrebbero infatti clonare animali con dati produttivi eccezionali, oppure selezionare un’intera mandria in grado di produrre latte con particolari proteine, per la trasformazione in un certo formaggio... Nei settori della salute e della alimentazione, la Infigen intende formare delle alleanze con altre organizzazioni per capitalizzare sulla capacità della bovina a produrre grandi volumi di proteina. Per esempio, con speciali tecniche di ingegneria genetica, sarebbe possibile far produrre ad una bovina in lattazione un latte contenente una particolare proteina in grado di combattere le malattie. Questa bovina potrebbe quindi essere clonata per formare interi allevamenti di vacche in grado di produrre grandi quantitativi del prodotto transgenico. È stato stimato che, a lungo termine, l’uso di animali per la produzione di prodotti farmaceutici per l’uomo è da cinque a dieci volte più economico rispetto ai metodi tradizionali di coltura. Prima che la nuova tecnologia di clonazione possa essere messa defi- nitivamente sul mercato passeranno comunque dai 4 ai 6 anni, in quanto gli scienziati intendono finalizzarla al meglio, tenendo sotto controllo il vitello clonato sia per quanto riguarda la qualità del suo seme che quella della sua progenie. La notizia è apparsa sul numero di settembre di Holstein World. I MIGLIORI SONO A OVEST Bisogna riconoscere ai discendenti dei pionieri che hanno seguito il consiglio di Horace Greeley: “Go west, young man” (Vai a Ovest, giovanotto), la capacità di riuscire ad ottenere latte dalle vacche che oggi mungono! Nel 1996, infatti, nove dei dieci stati americani più produttivi si trovavano nelle regioni delle Montagne Rocciose o sulla costa del Pacifico: California, Arizona, Washington, Colorado, New Mexico, Nevada, Idaho, Oregon e Utah. L’unico stato “orientale”, infiltratosi al nono posto, è stato il New Hampshire 72 BIANCO NERO 2/98 K Y C M - p. K C M - p. 72