Coppie super-giovanissime (da zero a 3 anni di matrimonio)
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Coppie super-giovanissime (da zero a 3 anni di matrimonio)
Coppie super-giovanissime (da zero a 3 anni di matrimonio) Come reagire ai torti subiti e alle ingiustizie - La Parola - Spunti per la riflessione - Domande per il dialogo LA PAROLA Luca 6,27-38 27 28 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite 29 coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi 30 anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, 31 32 non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi 33 amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno 34 del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande 36 e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è 37 misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete 38 condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Da Angelus 18 febbraio 2007 Papa Benedetto XVI Perché Gesù chiede di amare i propri nemici, cioè un amore che eccede le capacità umane? In realtà, la proposta di Cristo è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo "di più" viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù e che sola può "sbilanciare" il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo "mondo" che è il cuore dell’uomo. Giustamente questa pagina evangelica viene considerata la magna charta della nonviolenza cristiana, che non consiste nell’arrendersi al male – secondo una falsa interpretazione del "porgere l’altra guancia" (cfr Lc 6,29) – ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. Si comprende allora che la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della "rivoluzione cristiana", una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei "piccoli", che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita. Da “Antiche come le montagne” di Gandhi Si dice “i mezzi in fin dei conti sono mezzi”. Io vorrei dire “i mezzi in fin dei conti sono tutto”. Quali i mezzi, tale il fine. Non vi è muro di separazione tra mezzi e fine. Il Creatore infatti ci ha dato l’autorità (e anche questa molto limitata) sui mezzi, non sul fine. L’attuazione dello scopo è esattamente proporzionale ai fini. Questa proporzione non ammette eccezioni. La non-violenza è la forza più grande di cui disponga l’umanità. Come nell’addestramento alla violenza occorre imparare l’arte di uccidere, così nell’addestramento alla non-violenza occorre imparare l’arte di morire. Se amiamo coloro che ci amano, questa non è non-violenza. Non-violenza è amare coloro che ci odiano. So quanto sia difficile seguire questa sublime legge dell’amore. Ma le cose grandi e buone, non sono tutte difficili? L’amore per il nemico è la più difficile di tutte. Ma con la grazia di Dio anche questa cosa difficilissima diventa facile a farsi, se lo vogliamo. Il mio amore per la non-violenza è superiore a qualsiasi altra cosa terrestre o sopraterrestre. E’ uguagliato soltanto dall’amore per la verità, che per me è sinonimo di non-violenza, per mezzo della quale, e di essa soltanto, posso raggiungere e vedere la verità. Gli abitanti di un villaggio vicino a Betia mi dissero che erano fuggiti mentre la polizia saccheggiava le loro case e molestava le loro donne. Quando mi dissero che erano fuggiti perché io avevo raccomandato loro di - Pag. 1/2 - Coppie super-giovanissime (da zero a 3 anni di matrimonio) essere non violenti, chinai la testa pieno di vergogna. Li assicurai che non era questo il significato della nonviolenza. Mi aspettavo che intercettassero la forza più potente che potesse esservi nell’atto di offendere quanti erano sotto la loro protezione, e senza ricorrere a rappresaglie attirassero tutta la violenza sulla loro testa fino a morire, ma mai che fuggissero dall’epicentro della bufera. Era abbastanza virile difendere la proprietà, l’onore e la religione a fil di spada. Era più virile e nobile difenderli senza nuocere al colpevole. Ma era indegno di un uomo, innaturale e disonorevole, abbandonare il proprio posto e, per salvare la pelle, lasciare proprietà, onore e religione alla mercè del delinquente. Capii che dovevo annunciare l’ahimsa a coloro che sapevano morire, non a coloro che temevano la morte. Da “Lectio Divina per la vita quotidiana” di Scalabrini, Zattoni, Gillini Cosa c’entra l’amare i nemici nel rapporto di coppia e di famiglia? Chi ha l’esperienza di relazione d’aiuto con le coppie, sa bene che talvolta uno tratta l’altro come il peggior nemico da cui difendersi, da interpretare male, qualunque cosa faccia. […] Ebbene, dobbiamo riconoscere, con una buona dose di pazienza verso noi stessi, che talora investiamo il coniuge di questa inimicizia (che purtroppo, perfino al di là delle nostre intenzioni, trasmettiamo ai figli) allora… non ci resta che applicare la ricetta di Gesù, piena di una saggezza sconvolgente: “Marito, moglie, ama la tua nemica/o”! Non permettere che l’ostilità massiccia, invasiva e impudente, prenda piede dentro di te, qualunque comportamento del tuo coniuge ti allarmi o ti deluda. Amalo. Ciò non significa invece “belle emozioni”, sentimenti positivi, ma mettiti di fronte a lui/lei e guardalo/a come uno/a da amare, E cioè benedicilo/a, prega per lui/lei e fagli/falle del bene. Il nostro testo, con estremo realismo, non dice di fare tutto questo quando il coniuge se lo merita, o per lo meno non ti ha fatto nulla di male, ma lo dice all’indirizzo di quello che ti odia, ti maledice, ti “maltratta” ( o perlomeno a te sembra così, nel momento cocente della delusione e delle ferite): “Io lo amo, ma lui non mi ama neanche un decimo di quanto io lo ami”, diceva una lei che credeva di avere in tasca il metro per misurare. Ciò non significa – dice il nostro esegeta – essere succubi di fronte alle reali ingiustizie, ma prendersi il lusso di amarlo in questo modo evangelico e di non cedere alla tentazione che non ci sia più niente da fare. Così possiamo fare esperienza di quanto i comandi di Gesù sanino i rapporti umani. Da appunti di teologia morale di don Angelo Riva Per la liceità morale della legittima difesa (che, tra l’altro, è anche un istituto giuridico disciplinato dalle norme vigenti del diritto) si sono formulate tre condizioni: a) l’esserci una ingiusta aggressione, attuale (e non solo potenziale), deliberata o anche non deliberata (come nel caso dell’aggressione di un pazzo); b) la reazione violenta come estrema ratio difensiva contro l’aggressore; c) la proporzione (ratio proporzionata) tra l’entità reale dell’aggressione e la risposta violenta messa in campo. Il principio della legittima difesa è ininterrottamente asserito dalla tradizione della Chiesa. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica La legittima difesa 2263 La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente, uccisione in cui consiste l'omicidio volontario. “Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore. Il primo soltanto è intenzionale, l'altro è involontario” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I-II, 64, 7]. 2264 L'amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. E' quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale. Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita. E non è necessario per la salvezza dell'anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l'uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7]. 2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità. DOMANDE PER LA RIFLESSIONE E IL DIALOGO - Come riesco ad amare i miei nemici e a porgere l’altra guancia? Come interpreto la non-violenza? Come reagisco alle ingiustizie “del mondo”? e a quelle fatte a me? Come mi comporto di fronte ai torti e alle ingiustizie del coniuge? Uso un metro per misurare il mio amare? - Pag. 2/2 -