Bilancio undicesimalezione - "PARTHENOPE"

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Bilancio undicesimalezione - "PARTHENOPE"
Corso di bilancio e principi contabili
Undicesima lezione:
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Le poste in valuta estera
Prof. Alessandro Zattoni - Università Parthenope di Napoli
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Le poste in valuta estera
La variabilità dei cambi determina continue oscillazioni
nel valore delle poste contabili (crediti e debiti) sorte in
divisa estera.
Qualora queste oscillazioni si riferiscano ad elementi
attivi o passivi esistenti in contabilità alla chiusura
dell’esercizio e possano condurre a perdite presunte, si
deve creare un apposito fondo rischi.
Il c.c. non dettava in passato specifiche regole di
contabilizzazione, ma si limitava a:
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rinviare alle regole stabilite dai PPCC o dal Legislatore fiscale;
richiedere in NI i criteri di conversione utilizzati per
l’inserimento in bilancio delle poste in valuta.
Le poste in valuta estera
Il d.lgs. n.6/2003 ha modificato la normativa civilistica e
ha introdotto per la prima volta un criterio per la
conversione delle poste in valuta esistenti alla fine
dell’esercizio.
Il secondo comma dell’art. 2425 bis stabilisce che: “i
ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni
in valuta devono essere determinati al cambio corrente
alla data nella quale la relativa operazione è compiuta”.
Per “compiuta” deve intendersi “effettuata”, ovvero il
cambio storico si riferisce al momento della:
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consegna/spedizione per la compravendita di beni mobili;
stipula del contratto per la compravendita di beni immobili;
dell’erogazione della prestazione per i servizi.
Le poste in valuta estera
Il punto 8 bis dell’art. 2426 distingue nettamente le poste
attive in valuta facenti parte del circolante da quelle
immobilizzate:
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“le attività e le passività in valuta, a eccezione delle
immobilizzazioni, devono essere iscritte al tasso di cambio a
pronti alla data di chiusura dell’esercizio ed i relativi utili e
perdite su cambi devono essere imputati al conto economico e
l’eventuale utile netto deve essere accantonato in apposita
riserva non distribuibile fino al realizzo.
Le immobilizzazioni in valuta devono essere iscritte al tasso di
cambio al momento del loro acquisto o a quello inferiore alla
data di chiusura dell’esercizio se la riduzione debba giudicarsi
durevole”.
Le poste passive sono espresse al cambio corrente
senza distinzione tra breve e medio termine.
Le poste in valuta estera
Il documento n.1 dell’OIC precisa che:
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si devono escludere le immobilizzazioni non monetarie, ovvero
non esigibili in denaro (come ad es. titoli, partecipazioni o
immob. materiali);
si deve compiere prima una valutazione del bene nella valuta
originaria, e solo successivamente convertire il valore del bene
al tasso di cambio in chiusura. La differenza complessiva tra
valore storico e valore risultante include quindi sia l’effetto
cambi, sia l’effetto variazione del valore del bene.
Le poste in valuta estera
Esempio
Saldo al 31/12
credito 100 £
debito 100 $
Cambio
storico
(1€=0,6£) 166€
(1€=1,2$) 83€
Cambio
Differenze
fine es.
(1€=0,62£) 161€
- 5€
(1€=1,3$) 77€
+6?
In questo caso si dovrà ridurre:
il credito a fronte di un costo per differenza negativa cambi per
5€;
n il debito a fronte di un ricavo per differenza positiva cambi per 6€.
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In SP i debiti e i crediti figureranno al cambio di fine
esercizio, in CE verrà inviata la differenza positiva di 1€
alla voce “C.17-bis utili e perdite su cambi”.
Le poste in valuta estera
Si deve successivamente evitare che le
differenze di conversione cambi possano
originare redditi da distribuire ai soci.
Si possono verificare due casi a seconda che la
differenza netta da conversione cambi sia:
1) negativa oppure positiva, ma l’azienda è in perdita nessuna rilevazione;
2) positiva e l’azienda è in utile - si deve costituire la
“Riserva da conversione cambi” utilizzando l’utile
netto.
Le poste in valuta estera
Nell’esercizio seguente si convertono nuovamente le
poste in valuta esistenti al 31/12 al cambio di fine
esercizio e si segue la procedura descritta in
precedenza.
Se emerge una perdita da conversione o un utile
inferiore all’importo della riserva iscritta in precedenza, la
riserva da conversione cambi sarà girata a riserva
disponibile rispettivamente per l’intero importo o per
l’importo eccedente il nuovo utile da conversione.
Se invece emerge un utile da conversione cambi
superiore al saldo della riserva da conversione,
quest’ultima dovrà essere incrementata tramite
prelevamento dall’utile di esercizio.
Le regole IASB
Lo IAS 21 (The effects of changes in foreign exchange
rates) riguarda la definizione della valuta funzionale, cioè
quella con cui sono contabilizzate le operazioni. La valuta
funzionale è quella in cui si generano i flussi di cassa
(ricavi, costi, finanziamenti).
Le operazioni in valuta devono essere contabilizzate
convertendole nella valuta funzionale, utilizzando il
cambio spot del giorno di effettuazione. Le differenze di
cambio in sede di regolamento vanno inviate a CE.
Per la redazione del bilancio:
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poste monetarie (diritti a ricevere un pagamento/obblighi a
pagare): cambio esistente alla data di chiusura;
poste non monetarie: cambio storico, salvo eccezioni.
Le regole IASB
Un’impresa può predisporre un bilancio in valuta diversa
da quella funzionale. Ad es. nel caso di un bilancio
consolidato si ricorre spesso ad una valuta di
presentazione (presentation currency).
La conversione nella valuta di presentazione dei bilanci
espressi in valuta funzionale diversa avviene secondo le
seguenti regole:
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attività e passività sono convertite in valuta di presentazione
utilizzando il tasso di chiusura dell’esercizio;
componenti negativi e positivi di reddito sono convertiti in valuta
di presentazione utilizzando il tasso della data di effettuazione
dell’operazione (o cambio medio se non ci sono ampie
oscillazioni).
le differenze di conversione risultanti sono inserite in una apposita
riserva del netto.