I gialli del Galileo - Aprile 2014

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I gialli del Galileo - Aprile 2014
… Racconto comparso sul numero di aprile 2014 de “IL GALILEO”
La casa in campagna
di Davide Guffanti
Mi era andata bene, ero all'ospedale ma il caso era chiuso. Avevo appena terminato
un'investigazione, o meglio, avevo appena terminato una rissa per poter incastrare quell'assassino.
Ora ero lì all'ospedale, ma le ferite si stavano rimarginando. Nulla di grave. Mi ero solo ferito al
petto e fatto male ad una gamba. Iniziavano ad arrivare parenti e amici, portavano ogni sorta di
regalo, cioccolatini, fiori, soprattutto, e i miei pomeriggi li trascorrevo insieme a loro. Fui dimesso
dopo pochi giorni e tornai a casa, ma dovevo comunque utilizzare le stampelle.
Passarono alcune settimane prima che potessi camminare in libertà e, comunque, una volta tolte,
camminavo ancora a fatica e non mi furono più affidati casi.
Trascorrevo le mie giornate alla finestra e osservavo cose alle quali prima non facevo caso. Abitavo
in un paesino in periferia e la mia casa era l' ultima di una piccola viuzza stretta. Con quelle case e
quei muri circostanti la piccola via incuteva ansia, ma poi terminava e si apriva una distesa di campi
immensa. Non avevo mai osservato la campagna in quella stagione ed era strano vederla in inverno
e non in estate: gli alberi erano senza foglie, i campi incolti, nessuno che passeggiava... dava un
senso di tranquillità e nient'affatto di solitudine.
Alle sei di sera era già buio. Iniziai a prepararmi. Accesi i fornelli e mi preparai un delizioso filetto
con contorno di verdure. Finita la cena, sparecchiai e, poiché non c'era nulla di bello in televisione,
andai a dormire.
Nella notte fui svegliato da un rumore proveniente dalla campagna. Era un rumore strano. Per
strano intendo che non apparteneva alla categoria dei tipici rumori della notte come pioggia, vento,
il muoversi degli alberi, delle ante delle finestre. Sembrava un urlo, ma molto sordo. Preoccupato,
andai a controllare alla finestra, ma non vidi nulla. Ero troppo debole per andare a controllare e così
mi rimisi sotto le coperte, ma, naturalmente, non riuscii a chiudere occhio, cercando di dare una
spiegazione razionale all’accaduto.
La mattina dopo fui svegliato dalle sirene di polizia e carabinieri che circondavano una casa nella
campagna e, anche se può sembrare strano, inizialmente non mi venne in mente lo strano rumore
della notte. Fatta colazione, andai a vedere cosa fosse successo, piano piano, con le stampelle per
non affaticare la gamba. Lì trovai un mio amico, il maresciallo Bianchi.
-Buongiorno maresciallo- dissi.
- Oh, buongiorno signor Guffanti, come va la sua gamba? Ho saputo dell'incidente...- Meglio grazie, piuttosto cosa è successo qui?-
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- Questa notte c'è stato un omicidio! - disse
-Ah...- mi gelò il sangue nelle vene pensando al rumore di quella notte.
–Si e hanno pure portato via il cadavere. Lei ha per caso sentito o semplicemente notato, nulla di
strano?
-No nulla- dissi. Risposi così perché, nonostante io avessi sentito il rumore di quella notte, non volli
dirlo. Sinceramente non so il perché di quella decisione, ma preferii starmene in silenzio.
-Maledizione!- disse il maresciallo-Nessun indizio, solo questo tabacco- e me lo mostrò. -Ciò non
porta a nessuno- aggiunse poi. Lasciai il maresciallo perché avevo alcune commissioni da sbrigare.
Andai dal panettiere e comprai una baguette appena sfornata. Poi passai dal giornalaio e in seguito
in pasticceria e, come ogni giorno, presi alcuni pasticcini per il pranzo. -Da quando mi sono fatto
male, mi sto viziando un po’- dissi fra me e me-. Dopo andai al bar e ordinai un cappuccino, poiché
non avevo ancora fatto colazione.
Tirai fuori il giornale e in prima pagina lessi:
Iniziai a pensare, a riflettere, su quanto fosse accaduto e tutto mi pareva strano. Innanzi tutto era
strano il fatto che non ci fossero indizi e poi io conoscevo la signora Rossi, perché era amica della
mia nonna paterna, e nessuno poteva avercela con lei. È vero che era una persona molto chiusa in se
stessa, ma non con amici o famigliari. Quando ero piccolo, mi dava sempre caramelle, cioccolatini,
doni di ogni genere e poi mi voleva molto bene. La consideravo quasi come una seconda nonna e lei
mi considerava suo nipote perché lei non ne aveva. Dovevo assolutamente verificare e decisi che
l’indomani, approfittando dell'amicizia fra me e il maresciallo, sarei andato ha
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fare una
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perlustrazione sul luogo del delitto. Tornai a casa, mangiai e passai il pomeriggio sul divano a
guardare la televisione, dato che fuori era brutto tempo. Dopo cena guardai un po’ il computer e poi
andai a letto abbastanza presto.
Il giorno dopo mi alzai di buon mattino. Erano le sette e mezza. Mi vestii, accesi la mia Vespa e
andai a far colazione in una deliziosa pasticceria di Olgiate Comasco. Era strano andare in motorino
d'inverno, ma era divertente. Finita la colazione, tornai in paese e mi recai alla casa della signora
Rossi.
- Buongiorno maresciallo, come vanno le indagini?
- Eh...insomma. Abbiamo trovato solo delle impronte di scarpe nel giardino, ma sono come il
tabacco trovato per terra: non portano a nessuna conclusione.
Chiesi il permesso di fare un giro per l'abitazione e mi fu dato. Effettivamente non c'era nulla che
permetteva di trarre possibili conclusioni. La ricostruzione dei carabinieri era la seguente:
l'assassino ha distrutto la sirena dell'allarme, è entrato dalla finestra della camera da letto, ha
accoltellato la signora ed è uscito sempre da quella finestra, portandosi via il cadavere. Fine. Molto
probabilmente il rumore che avevo sentito quella notte è stato provocato dalla rottura della sirena
dell'allarme.
-Che rapidità, che semplicità-Ha proprio ragione signor Guffanti-Ciò significa che la sua unica intenzione era di uccidere-Sì, esattoOrmai si erano fatte le undici e mezza, quindi, dopo aver salutato, ritornai a casa.
Mentre mi gustavo un delizioso piatto di pasta alla carbonara, mi venne in mente un possibile
sospettato. Si trattava del brigadiere Raimondi, un carabiniere sotto il comando del maresciallo
Bianchi. Chiamai il maresciallo, che stava per andare in pausa pranzo, e lo invitai a mangiare a casa
mia.
- Senta maresciallo, sospetto del brigadiere Raimondi- Ah sì, Raimondi...- non fu per nulla sorpreso, come se ci stesse pensando anche lui.
- Le spiego: gli unici due indizi che abbiamo sono il tabacco e le impronte delle scarpe, giusto?-Giusto- disse.
-Questi due indizi si collegano perfettamente al signor Raimondi. È un fumatore accanito, e le sue
sigarette sono fatte a mano, con quello stesso tipo di tabacco trovato. Poi le sue scarpe combaciano
perfettamente in modello e numero con le impronte ritrovate. Inoltre ieri sera ho fatto delle ricerche
su internet, e quel tipo di scarpe e quel tipo di tabacco sono particolarmente rari.-Sì, ma sono troppo vaghi come indizi, non si può accusare una persona con prove così
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insufficienti.-Sì, ma dovrebbe bastare per iscriverlo nel registro degli indagati, o almeno nel nostro registro
personale.
- E’ vero- sorrise.
Il maresciallo se ne andò via dopo aver fatto qualche partita a carte.
Nel pomeriggio decisi di non starmene lì sul divano. Andai a casa di Raimondi e dalla strada vidi
che stava uscendo dal garage in macchina. Lo seguii. Andò al supermercato e comprò chili e chili di
zucchero, caramelle, pane, gelato e alimenti di questo genere, ma in enormi quantità. Poi andò in
farmacia a comprare vitamine e integratori alimentari e risalì in auto. Stette fuori dalle tre alle
cinque di sera e poi io andai a casa. Dopo una cena veloce e leggera andai a dormire.
La mattina seguente mentre facevo colazione,vidi, dalla finestra che si affacciava sulla campagna,
un uomo che, da dietro un albero, osservava la casa della signora Rossi. Chiamai immediatamente il
maresciallo che, essendo già in strada, arrivò subito e osservammo l'uomo.
Rimase dietro l'albero per un po' di tempo, circa una mezz'ora, e poi se ne andò. Sembrava
interessato a capire cosa stesse succedendo. Nel frattempo ne approfittai per riferire ciò che avevo
osservato il pomeriggio precedente, ma il maresciallo mi disse che era normale, perché il signor
Raimondi era una persona particolare, sempre agitata, tuttavia non sembrava così convinto mentre
lo diceva.
Comunque ora eravamo concentrati sull’uomo che avevamo appena visto.
-Secondo lei di chi si tratta?-dissi
-Non so, mi sembra di averlo già visto in giro.
-Sì, è vero, anche a me.
-Starei volentieri qui a parlare con lei ma devo proprio andare, hanno bisogno di me in caserma- Si, non si preoccupi, arrivederciDopo pranzo feci un breve pisolino e poi andai ha fare una passeggiata nei boschi.
La sera stessa sentii suonare il campanello. Era il maresciallo con una scoperta sorprendente.
- Guffanti, lei si ricorda l'uomo di questa mattina?-Certo, come potrei dimenticarlo?-Bene. Si tratta del signor Fridosio, Davide Fridosio. É di Bulgarograsso, ma viene spesso ad
Appiano. Il fatto è che da anni lui letteralmente odia la signora Rossi.
-Come mai?
-E qui viene il bello. La signora Rossi, come lei senz'altro saprà, era un chirurgo molto famoso a
Como. Ha operato il foglio del signor Fridosio, dopo un incidente in macchina molto grave e
durante l'operazione, il ragazzo ci ha lascito le penne.
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-Quindi è stata una vendetta.
- Molto probabilmente sì, però servono le prove.
-Facciamo così, la prossima volta che ritorna, per osservare la casa, lo filmo con la mia telecamera.
-Si va bene, ma come fa ad essere sicuro che ritornerà?
-Ritornerà, stia tranquillo, ritornerà...
E infatti, come previsto, la mattina dopo rieccolo. Presi la mia telecamera e lo filmai.
Rimase lì come l'altra volta, per una mezz'ora circa.
Finito il filmato, lo inviai, tramite mail, al maresciallo.
Rispose alla mail:
Sì, il filmato va bene e può essere considerata una prova.
Andrò oggi stesso dal giudice per un mandato di perquisizione.
Grazie mille per la tua collaborazione.
Saluti.
Maresciallo Bianchi
Bene. Ero contento di aver contribuito a mettere la parola fine, a questa storia. Mi sedetti vicino alla
finestra, la solita finestra che dava su quella meravigliosa campagna. Notavo i primi segni della
primavera, l'erbetta, le prime gemme e alcuni uccelli nel cielo che ogni tanto atterravano in quelle
immense distese. Ogni tanto mi veniva in mente la signora Rossi che abitava in quella casa,
circondata dalla campagna e la sua tragica fine che, però, era stata risolta, grazie al maresciallo. E
come si dice, "Parli del diavolo e spuntano le corna", suonò il telefono. Era il maresciallo.
- Pronto, maresciallo, allora?-Buone notizie. Il giudice ha dato il mandato, possiamo intervenire!
-Bene, posso venire anch'io?-Certo, lei deve venire. La aspetto al numero 7 di via Vespucci.
- Arrivo, a dopo!
Attaccai la cornetta senza nemmeno salutare. Corsi in garage, saltai in macchina e mi diressi
all'indirizzo. Erano ormai le cinque di sera.
Il maresciallo era già lì con alcuni carabinieri.
- Forza entriamo, non riesco più ad aspettare!
- Andiamo.
Entrammo...
-Forza, tu di qua, tu di là, tu...
Eravamo tutti eccitati.
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Perlustrammo ogni singolo centimetro di quella casa, il cuore ci batteva fortissimo, urlavamo,
sembravamo ubriachi. Il signor Fridosio si spaventò a morte.
Tutti eccitati, CONVINTI, ma... niente corpo!
Fu un brutto colpo per il maresciallo Bianchi e i suoi uomini. Io mi sentivo uno stupido e non riuscii
nemmeno ad immaginare lo stato d'animo di tutti i carabinieri coinvolti. Tornammo a casa tutti
tristi, senza nemmeno salutarci. Andai a casa a piedi perché ormai ero guarito completamente. La
campagna di notte era particolare.
Era primavera ma la campagna di sera, quando è buio, è uguale in qualsiasi periodo dell'anno.
L'unica differenza è la temperatura, ma le sensazioni sono le stesse. Si sente l'odore della campagna,
di fieno, di paglia, e, sotto certi aspetti, di paura, essendo notte. Ma non potendo vedere nulla non si
nota il cambiamento della natura dovuto alle stagioni.
Arrivai a casa e andai subito a letto senza nemmeno cenare. Non dormii molto la notte, pensando e
ripensando a ciò che era accaduto la sera precedente.
Mi svegliai verso le otto e mi resi conto che mancavano solo due settimane alla fine del mio periodo
di malattia, nel quale però avevo comunque lavorato. Feci una bella passeggiata e andai a trovare
mio cugino, che non vedevo da molto tempo e pranzai da lui.
Tornato a casa mi sdraiai sul divano e mia addormentai, ma mi svegliai di colpo pensando a
Raimondi. Ero ancora convinto della sua colpevolezza. Decisi che era giunta l'ora di intrufolarsi a
casa sua. Erano ormai le quattro e mezza di pomeriggio e sarei entrato a casa sua dopo le sei, senza
dire nulla al Maresciallo. Avrei approfittato della cena della caserma, alla quale avrebbe partecipato
anche Raimondi che, essendo scapolo, avrebbe lasciato libera la casa.
Andai in macchina davanti a casa e aspettai che uscisse. Non attesi molto tempo e poi entrai in casa.
Non aveva nessun sistema di allarme e fu molto semplice aprire la finestra della sua camera. Cercai
in ogni punto della casa, ma non trovai nessuna traccia del corpo. Andai nell'immenso giardino che
circondava la casa, ma nulla. Vidi poi la casetta di legno nella quale custodiva gli attrezzi da
giardinaggio. Entrai e............ Ecco il corpo!
La scena era raccapricciante e richiusi immediatamente la porta. Chiamai il maresciallo e gli
spiegai tutto quanto avevo scoperto. Arrivò immediatamente con Raimondi già in manette.
-Guffanti allora, dov'è il cadavere?-E’ nella casetta degli attrezzi, ma le sconsiglio di entrarci, non è un bello spettacoloRestava ancora da scoprire il perché di questo gesto e infatti molti carabinieri chiesero spiegazioni a
Raimondi che, però, non disse nulla. Con sorpresa il maresciallo ribattè:
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-So io il perché di questo gesto.
Rimanemmo tutti stupiti.
-Da quando io e il signor Guffanti abbiamo iniziato a sospettare di Raimondi siamo sempre stati
convinti della sua colpevolezza. Siamo usciti dalla pista una sola volta e abbiamo sbagliato.
-Guffanti,- disse-lei mi ha solo preceduto, però non so se è a conoscenza del movente-In effetti no, ho agito d'istinto-risposi.
-Ora vi spiego. Raimondi era in affitto nella casa della signora Rossi che ne era la proprietaria. Non
pagava l'affitto da mesi e per questo la signora lo ha sfrattato ed è andata ad abitare in
quell’immobile. Raimondi, amando la sua casa in campagna, si è vendicato.
-Ma come ha fatto ad intuire tutto ciò ?- chiesi
-Lei, Guffanti, mi aveva detto che il signor Raimondi aveva comportamenti strani e ho iniziato ad
insospettirmi. Poi ho avuto conferma dei miei sospetti quando, ieri sera, ricordai di aver visto,
qualche giorno prima del delitto, il carabiniere sfogliare delle carte riguardanti il suo sfrattoArrestarono Raimondi e io andai dal maresciallo
-Allora maresciallo…. Finalmente abbiamo risolto il caso?!
- Sì, e la cosa buffa sa qual è? Abbiamo agito d’istinto, con pochissime prove.
- In effetti ha ragione, ma per questo possiamo definirci dei bravi detectiveSalutai il maresciallo e tornai a casa attraversando la mia cara campagna.
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