Sport e integrazione nel terzo millennio

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Sport e integrazione nel terzo millennio
Sport e integrazione nel terzo millennio
Abbiamo vinto! Abbiamo vinto su tutti i fronti! Non stavamo più nella pelle, la nostra squadra,
quella nella quale nessuno credeva, quella derisa per le divise scoordinate, quella che non era mai
puntuale, sì proprio la mia squadra è salita sul podio!
Tutto è iniziato quando il mio paesino, che si affaccia sul mare, è stato invaso dall’ennesimo
barcone di “disperati”, così come lo chiamano tutti. Poveri uomini , donne e tanti bambini in cerca
di salvezza. Tutti gli adulti erano indaffarati, tra critiche e progetti , per trovare una soluzione a
questa invasione, mentre noi continuavamo a giocare nella piazza di fronte al Municipio.
Il Centro sportivo era stato chiuso per questioni economiche, nessuno era disponibile ad organizzare
attività sportive., così ci accontentavamo degli spazi liberi in paese. I bambini nuovi, così li
chiamavamo, ci osservavano in silenzio; nessuno di noi conosceva la loro lingua, ma il semplice
gesto di liberare la panchina per far spazio , piuttosto che avvicinare la palla, è stato più efficace di
tante parole. Dai tavolini del bar sulla piazza tutti ci guardavano, mentre l’ex Maresciallo dei
Carabinieri ci osservava: lui che era stato un agile atleta in gioventù, e che aveva ottenuto numerose
medaglie, si era accorto che nel nostro gruppo brillavano delle stelle. L’ufficiale in pensione diventò
il nostro coach, ogni pomeriggio stava con noi, trasformando le scorribande sull’asfalto, in veri e
propri allenamenti atletici. Con materiale di fortuna abbiamo ricostruito le attrezzature necessarie
per allenarci, finché l’entusiasmo del Maresciallo è stato talmente contagioso, che con la
partecipazione di tutti, ci è stato concesso l’utilizzo del Centro Sportivo che, anche se da anni era
in disuso, fu rapidamente sistemato. Il Maresciallo, dietro il suo sguardo severo e i baffoni neri, ci
allenava ogni giorno e, come aveva intuito, da quel gruppo multi etnico, poteva creare una squadra
di staffettisti. C’era quello più veloce, quello più resistente, ognuno aveva delle qualità, ma nessuno
fu “scelto” eravamo forti soltanto se ci allenavamo insieme “Nessuno è senza nessuno” fu il motto
che ci fece conoscere nel mondo dello sport. Prima le tv locali poi nazionali fino alla BBC, hanno
voluto conoscere la squadra nata sulle sponde del mar Mediterraneo, famosa per non avere una
formazione definitiva: la squadra veniva costituita un minuto prima di posizionarsi ai blocchi di
partenza. Vittorie e sconfitte ci hanno reso sempre più forti e uniti. I baffi del Maresciallo non
erano più neri e, nonostante avesse coperto lo sguardo severo con gli occhiali da sole, non è riuscito
a trattenere la commozione quando, tutti in fila, con la divisa azzurra con scritto ITALIA,
sollevavamo dal gradino più alto del podio, la medaglia olimpica.