il Comitato ex articolo 4 della legge 798/84

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il Comitato ex articolo 4 della legge
798/84 (cosiddetto « Comitatone ») si è positivamente pronunciato in ordine allo sviluppo delle attività;
in ossequio a quanto previsto dall’articolo 3, comma 4, della legge 139/92 il
Comitato ex articolo 4 della legge 798/84
ha acquisito i pareri della regione Veneto
e dei comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Tre Porti e conseguentemente ha
deliberato in data 3 aprile 2003 che si
procedesse allo sviluppo della progettazione esecutiva e alla realizzazione delle
opere per stralci;
la magistratura amministrativa si è
definitivamente pronunciata in ordine alla
legittimità dell’iter approvativo del progetto e, pertanto, relativamente a tutti gli
atti amministrativi adottati nel corso della
lunga procedura autorizzativa, ivi compresa la compatibilità ambientale dell’intervento (sentenze Tar Veneto 2480-24812482-2483/2004 e Consiglio di Stato 1152/
2004);
il costo del sistema Mose per la
difesa di Venezia e della laguna dalle
acque alte è pari a 4.271 milioni di euro;
le leggi finanziarie precedentemente emanate hanno finanziato il sistema Mose con 112 milioni di euro;
la prima Delibera CIPE del novembre 2002 ha finanziato l’opera con 450
milioni di euro;
la seconda Delibera CIPE del dicembre 2004 ha finanziato l’opera per 638
milioni di euro;
la terza Delibera CIPE del marzo
2006 ha finanziato l’opera con 380 milioni
di euro;
il totale dei finanziamenti ammonta a 1.580 milioni di euro, di cui
impegnati e spesi 1.167 milioni di euro;
l’avanzamento è del 25 per cento e
l’occupazione diretta delle tre bocche è
attualmente di circa 700 persone;
considerato che:
il progetto dell’opera Mose è il
frutto di una concertazione tra i soggetti
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istituzionali coinvolti nella salvaguardia di
Venezia;
il Comune di Venezia in data 1o
aprile 2003 ha reso il parere previsto
dall’articolo 3, comma 4, della legge
139/92 esprimendosi favorevolmente sulla
prosecuzione dell’esecuzione dei lavori;
in sede di « Comitatone » in data 20
luglio 2006 i Comuni di Chioggia e Cavallino hanno raccomandato di evitare l’interruzione dei lavori che potesse provocare il differimento dell’esecuzione delle
opere;
il « Comitatone » nel luglio 2006 ha
precisato che le opere devono procedere e
che le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto esprimersi in merito alle
alternative proposte dal Comune di Venezia,
impegna il Governo
a porre in essere ogni atto di sua competenza finalizzato a sostenere l’avanzamento dei lavori dell’opera Mose e ad
escludere la possibilità che eventuali modifiche formali e sostanziali (anche minime) del progetto della suddetta opera
comportino l’inevitabile conseguenza di
sospenderne i lavori di esecuzione, mettendo a repentaglio la sicurezza della città
di Venezia.
(7-00049)
« Picano ».
*
*
*
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Presidente del Consiglio dei ministri, per
sapere – premesso che:
risulta che negli anni 1999-2004 la
società Nomisma di Bologna, abbia rice-
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per 8,4 milioni di euro;
dal 2001 al 2004, mentre Romano
Prodi era Presidente della Commissione
europea, la società Nomisma venne presieduta da Paolo Di Castro, attuale ministro dell’Agricoltura del Governo Prodi;
lo stesso Di Castro sarebbe stato
chiamato nel 2000 da Romano Prodi a
Bruxelles come suo consulente per l’Agricoltura;
secondo notizie di stampa Romano
Prodi e suoi familiari « intersecano » il
gruppo Rovati attraverso il 50 per cento
dell’immobiliare Aquitania s.r.l.;
Angelo Rovati è il dimissionario consulente di Prodi coinvolto nella vicenda
Telecom;
in questi intrecci societari emergono
altri grossi nomi dell’imprenditoria privata –:
se tali notizie corrispondano a verità
e cosa intenda fare il Governo per chiarire
questo intreccio di piramidi societarie,
anche alla luce dell’attuale normativa sul
conflitto di interessi.
(2-00129)
« Giovanardi, Volontè ».
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dal Governo Israeliano nel territorio Libanese che hanno determinato una escalation di morte (anche e soprattutto fra i
civili Libanesi) e distruzione;
tra gli obiettivi che la comunità internazionale si è dato c’è quello di far
rispettare il cessate il fuoco e di collaborare alla ripresa di negoziati di pace che
siano rispettosi del diritto internazionale;
nelle parole del Ministro degli esteri
Massimo D’Alema emerge con chiarezza la
volontà di addivenire ad una soluzione
definitiva dell’intera « questione medio
orientale » a cominciare dalla soluzione,
ormai non più procrastinabile, della « questione palestinese »;
per compiere nella maniera più egregia possibile il compito assegnato alle
forze di interposizione è necessario che
tale forza internazionale sia realmente
sentita come una forza « terza » da tutti i
contendenti dell’area;
è evidente che il presupposto di « terzietà » (richiamato anche dal diritto internazionale) può effettivamente realizzarsi
solo se del contingente internazionale non
ne facciano parte militari di un paese che
non sia rigorosamente equidistante tra i
due belligeranti;
con il decreto legge 28 agosto 2006,
n. 253 è stata autorizzata dal Governo
Italiano la partecipazione del contingente
militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United
Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), di cui alla risoluzione 1701 (2006),
adottata dal Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite l’11 agosto 2006;
nel caso italiano tale equidistanza
(richiamata negli ultimi mesi anche dal
Ministro D’Alema) può essere seriamente
messa in pericolo in forza degli accordi
militari sottoscritti nella scorsa legislatura
(legge n. 94 del 3 maggio 2005) che istituzionalizzano la cooperazione nel settore
militare della Difesa tra Italia ed Israele.
Si tratta di un accordo quadro che regola
la cooperazione tra le parti, nel cui ambito
potranno essere conclusi accordi tecnici
specifici. I campi di cooperazione comprendono, tra l’altro, l’interscambio di materiale di armamento, l’organizzazione
delle forze armate, la formazione e l’addestramento del personale militare, la ricerca e sviluppo in campo militare;
l’invio del contingente internazionale
si è reso necessario al fine di porre
termine alle operazioni militari intraprese
a giudizio degli interpellanti questo
potrebbe determinare sia il venir meno
della funzione assegnata al nostro contin-
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Presidente del Consiglio dei ministri, il
Ministro della difesa, il Ministro degli
affari esteri, per sapere – premesso che:
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gente, sia la possibilità di esporre i nostri
militari a pericoli maggiori rispetto a
quelli gia molto alti che tale tipo di
missione richiede –:
se il ruolo che l’Italia ha assunto, in
relazione alla missione internazionale in
Libano, non ponga la necessità di rivedere
gli accordi militari sottoscritti nella scorsa
legislatura (legge n. 94 del 3 maggio 2005)
che istituzionalizzano la cooperazione nel
settore militare della Difesa tra Italia ed
Israele, come garanzia di neutralità del
nostro Paese;
se il nostro Paese non possa costituire un elemento importante per facilitare la risoluzione della questione mediorientale.
(2-00120)
« Cannavò, Deiana, Duranti ».
Il sottoscritto chiede di interpellare il
Presidente del Consiglio dei ministri, il
Ministro della salute, per sapere – premesso che:
la legge 4 agosto 2006, n. 248 di
conversione in legge del decreto-legge 4
luglio 2006, n. 223 ha liberalizzato la
vendita di tutti i farmaci o prodotti comunque non soggetti a prescrizione medica i quali possono ora essere distribuiti
anche negli esercizi commerciali di cui
all’articolo 4, comma 1, lettere d), e) e f)
del decreto legislativo 31 marzo 1998,
n. 114 e quindi al di fuori delle farmacie;
come dichiarato da vari articoli di
stampa, già il giorno successivo alla entrata in vigore della legge 248/06 sono stati
inaugurati, in alcuni ipermercati della catena Coop Estense, i « corner della salute »
per la vendita di circa 200 specialità
medicinali;
anche altre catene della grande distribuzione hanno allestito appositi reparti e
da notizie di stampa si è di recente appreso
che nella parafarmacia del Carrefour di Le
Gru a Grugliasco, in provincia di Torino, è
stato messo in vendita, con possibili gravi
conseguenze per la salute dei clienti, un
integratore a base di cimicifuga racemosa
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ritirato dal commercio in via cautelativa lo
scorso 7 agosto, in quanto potenzialmente
tossico per il fegato;
sempre nella stessa parafarmacia
sono state inoltre messe in vendita alcune
confezioni di Ketur Test, prodotto per
l’autodiagnosi del diabete, prive della fustella obbligatoria per legge ai fini del
rimborso del prodotto da parte della regione. Soltanto la denuncia di tale evenienza presso le autorità competenti ha
condotto all’intervento del NAS e al conseguente sequestro della merce;
si evidenzia, peraltro, che i suddetti
esercizi non sono oggetto di controlli sovrapponibili a quelli previsti per le farmacie
da parte dei NAS, delle ASL, della Guardia
di finanza e dell’Ordine professionale;
quanto sopra esposto pone dimostrerebbe come tali esercizi non siano in grado
di assicurare standards di garanzia e sicurezza equivalenti a quelli forniti dalle
farmacie ed è anche causa di viva preoccupazione sul fronte erariale per la possibilità di frodi a danno della pubblica
amministrazione –:
se il Governo sia a conoscenza di
quanto premesso e quali interventi intenda
urgentemente adottare per assicurare ai
cittadini il fondamentale diritto alla tutela
della salute sancito dalla Costituzione, anche concordando con le regioni un programma di interventi delle competenti autorità al fine di garantire, anche negli
esercizi commerciali di cui all’articolo 4,
comma 1, lettere d), e) e f) del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 114, standards di garanzia e sicurezza equivalenti a
quelli forniti dalle farmacie e un’assimilabile rete di controlli, sia preventivi che
successivi all’apertura dell’esercizio.
(2-00123)
« Ulivi ».
La sottoscritta chiede di interpellare il
Presidente del Consiglio dei ministri, il
Ministro dell’interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
tutte le relazioni sulla criminalità
organizzata predisposte dal Ministero del-
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l’interno, dalla DIA (Direzione investigativa antimafia) e dalle Commissioni parlamentari antimafia hanno sempre evidenziato l’assoluto controllo della ′ndrangheta
sul territorio calabrese, attraverso l’accaparramento degli appalti pubblici, la capacità di sostituirsi all’economia legale e di
inserirsi nelle istituzioni e nella pubblica
amministrazione;
in Calabria la ′ndrangheta riesce persino ad avere un illecito e cospicuo reddito
dal settore della sanità, la cui spesa negli
ultimi anni ha provocato un danno all’erario per quanto risulta all’interpellante per
oltre cento milioni (su un totale nazionale
di 288,8 milioni);
non v’è dubbio che in Calabria esiste
un forte sodalizio tra politica, ′ndrangheta,
imprenditoria e massoneria deviata che,
ad oggi, nonostante il grande e costante
impegno delle Forze dell’Ordine e della
Magistratura, è stato impossibile disarticolare;
a fronte di quanto sopra le amministrazioni locali calabresi ed i relativi Consigli dovrebbero essere composti da persone capaci di amministrare la « cosa
pubblica » con assoluta trasparenza e con
il rifiuto di qualsiasi contiguità o collusione con ambienti del malaffare;
l’attuale Consiglio regionale calabrese, a maggioranza di centro-sinistra,
eletto nell’aprile del 2005, è stato supportato da numerosi suffragi che hanno consentito una vittoria con ben 20 punti di
distacco dalla coalizione di centro-destra
uscente;
diversi consiglieri regionali calabresi
eletti avevano già avuto problemi con la
giustizia, tanto che sembrerebbe sia stata
avviata, a suo tempo, un’indagine su eventuale « voto di scambio »;
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massimi vertici istituzionali, ma, a quasi
un anno di distanza la verità sullo stesso
rimane avvolta dal mistero, considerato
che, fino ad oggi, sono stati catturati
« presunti » killer e mandante;
ha destato molta perplessità in tutti i
cittadini calabresi che il titolare delle
indagini sull’omicidio Fortugno, dottor
Giuseppe Creazzo, sostituto procuratore
della DIA (Direzione investigativa antimafia) di Reggio Calabria, sia stato chiamato
a ricoprire un incarico presso il ministero
della giustizia;
il professor Tonino Perna, economista e sociologo, ex Presidente del Parco
Nazionale dell’Aspromonte, in una intervista rilasciata al giornale Vita il 4 novembre 2005, ha testualmente dichiarato:
« L’omicidio Fortugno è il frutto dell’ostinazione del centro-sinistra a voler vincere
le elezioni a tutti i costi ....... e il centrosinistra nella locride è passato dal 35 per
cento al 70 per cento. In una zona a forte
controllo mafioso uno spostamento di voti
cosı̀ massiccio significa che è stato stipulato un patto con la ′ndrangheta e Loiero
lo sa bene »;
il settimanale L’Espresso del 3 novembre 2005 in un articolo intitolato « Politica Calibro Nove », dove si afferma che
« la chiave del delitto Fortugno è nei flussi
elettorali ..... perché le cosche hanno
scommesso sulla sinistra ..... ma ora temono di perdere i grandi affari », si iniziano a fare i nomi di alcuni consiglieri
regionali eletti, anche quello del governatore Loiero, appartenenti alla Margherita e
all’Udeur, che avrebbero frequentato uomini delle cosche, dalle quali avrebbero
ricevuto favori elettorali in cambio di
« crediti » dei quali non si conosce la
natura;
a pochi mesi dal nuovo insediamento
consiliare regionale calabrese, il 16 ottobre
2005, è stato ucciso il Vice presidente,
dottor Francesco Fortugno;
il 6 dicembre 2005 in un articolo
pubblicato su Il Sole 24 ore si parlava di
una voce secondo cui ben undici consiglieri regionali calabresi sarebbero implicati in provvedimenti giudiziari o sotto
processo;
il delitto, definito da subito « politicomafioso », ha richiamato l’attenzione dei
nel mese di giugno 2006 il giornale
inglese The Guardian, riferendosi al mo-
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vente dell’omicidio Fortugno, lo legava
« agli sforzi della ′ndrangheta di entrare
nella sanità locale », sforzi agevolati dal
supporto elettorale che la criminalità organizzata avrebbe dato alle forze politiche
calabresi del centro-sinistra durante le
elezioni regionali del 2005;
alcuni mesi fa un’agenzia di stampa,
suffragata da voci ricorrenti anche in
Parlamento, riferiva di ben cinque consiglieri regionali calabresi ai quali sarebbe
stato imposto « il divieto di espatrio »;
il 16 agosto 2006 il capogruppo dei
DS in Consiglio regionale della Calabria,
Franco Pacienza, è stato arrestato dalla
Guardia di Finanza, con l’accusa di truffa
per i fondi UE e concussione; in data 29
agosto 2006 il Tribunale della Libertà ne
ha annullato la misura della custodia
cautelare in carcere;
l’interrogante, già nella precedente
legislatura, e da ultimo in data 27 luglio
2006, ha presentato l’atto ispettivo
n. 4/00735 per chiedere un’indagine ministeriale proprio sulla elargizione dei
fondi della legge n. 488 del 1992 in
Calabria;
notizie di stampa hanno riferito di
una indagine sull’utilizzo in Calabria dei
fondi della legge n. 488 del 1992, operata
nei mesi scorsi dallo Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità
organizzata) della Guardia di Finanza,
nella quale compaiono tutte le truffe attuate da varie aziende e società, alcune
delle quali non avrebbero avuto neppure i
requisiti per poter usufruire dei fondi;
nell’indagine in questione compaiono anche gli interessi della ′ndrangheta, la quale
conosce bene i metodi per infiltrarsi laddove è possibile lucrare illecitamente, anche individuando canali attraverso i quali
entrare in contatto con le istituzioni;
in data 5 settembre 2006 è stata
emessa una informazione di garanzia nei
confronti del Vice Presidente della Giunta
Regionale Calabrese, Nicola Adamo, con
l’accusa di truffa, associazione per delinquere e abuso d’ufficio, nell’ambito di
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un’inchiesta che riguarda presunti illeciti
nell’erogazione di finanziamenti a società
operanti in vari settori tra cui l’informatica dove avrebbe svolto un ruolo, in
diversi periodi, la propria moglie;
nell’indagine sul complesso intreccio
di società che riuscivano ad accaparrarsi i
milioni dei finanziamenti europei, statali e
regionali, « ve ne sarebbero alcune direttamente o indirettamente collegabili a famiglie della ′ndrangheta calabrese »;
il quotidiano Calabria Ora del 6 settembre 2006 indica, senza precisarne i
nomi, in ben 22 i consiglieri regionali
calabresi che presentano conti in sospeso
con la giustizia, per i reati che vanno
dall’associazione mafiosa alla truffa, dall’associazione a delinquere all’abuso d’ufficio;
il quotidiano Il Giornale dell’8 settembre 2006 nell’articolo dal titolo « Calabria, tutti gli scandali che imbarazzano
l’Unione » cita, indicandone le generalità,
alcuni dei Consiglieri e Assessori regionali
calabresi, evidenziando i relativi reati
commessi e quelli risultanti da attività
investigative;
quanto sopra riportato evidenzia in
modo inconfutabile la gravità della situazione in cui versano la Giunta ed il
Consiglio regionale della Calabria, sia dal
punto di vista giudiziario che morale; il
tutto crea grave inquietudine nei cittadini
calabresi e un grave danno d’immagine
per l’intera istituzione regionale –:
se non ritengano necessario ed urgente assumere idonee iniziative per giungere allo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria.
(2-00125)
« Angela Napoli ».
Interrogazioni a risposta immediata:
CATONE. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso che:
pochi giorni fa il Santo Padre Benedetto XVI in un suo discorso in Germania
ha affrontato un tema di elevato spessore
teologico;
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le sue affermazioni, subito chiarite in
varie sedi, sono state fraintese e stigmatizzate da alcuni Paesi islamici con reazioni clamorose, che hanno anche provocato, da notizie di stampa, l’uccisione di
suor Leonella, un’italiana impegnata in
Somalia come operatrice di pace;
questo gruppo parlamentare non intende chiedere una difesa del Governo a
favore del Papa, ma intervenire per la
salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito, quello della libertà di
espressione –:
se il Governo, al di là di semplici
dichiarazioni di alcuni suoi esponenti, non
intenda prendere una posizione ufficiale
sull’accaduto, esprimendo una dura condanna verso una reazione violenta, come
risposta ad un sacrosanto diritto che il
nostro Paese ha conquistato nei secoli,
quale la libertà, compresa quella religiosa.
(3-00224)
MARONI, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ,
CAPARINI, COTA, DOZZO, DUSSIN,
FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA,
GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri. — Per sapere –
premesso che:
alcuni passaggi del recente intervento
di Sua Santità Benedetto XVI all’università
di Ratisbona hanno determinato non soltanto viva irritazione negli ambienti prossimi all’Islam politico radicale ed al
mondo del jihadismo, ma, altresı̀, la reazione ufficiale di un vasto complesso di
autorità politiche e religiose del mondo
islamico, che vantano un seguito significativo tra i fedeli musulmani;
sono apparsi sul web proclami e
messaggi che invitano apertamente ad attaccare il Vaticano e la persona del Papa,
al fine di « conquistare Roma »;
al contesto delle reazioni al discorso
di Benedetto XVI può essere ricondotto
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anche l’assassinio a sangue freddo compiuto il 17 settembre 2006 ai danni di una
religiosa italiana operante in Somalia;
malgrado le parole distensive e concilianti pronunciate il medesimo 17 settembre 2006 dal Papa in occasione dell’angelus recitato a Castel Gandolfo, continuano ad udirsi voci nel mondo dell’estremismo islamico – e non solo – che
invocano ulteriori scuse e spiegazioni, minacciando reazioni in caso contrario –:
quali provvedimenti il Governo abbia
assunto ed intenda assumere per proteggere il Santo Padre, la Santa Sede ed i
luoghi di culto considerabili come particolarmente esposti alla minaccia che si sta
profilando, a Roma e nel resto del Paese;
altresı̀, se si intenda o meno rafforzare
almeno l’azione di monitoraggio e vigilanza sulle moschee ed i centri sospettati
di ospitare cellule affiliate a movimenti
islamici radicali o apertamente jihadisti.
(3-00225)
VOLONTÈ, CASINI, CESA, GIOVANARDI, DRAGO, RONCONI, D’AGRÒ e
TASSONE. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso che:
ai violenti attacchi subiti dal Papa a
seguito del suo intervento all’università di
Ratisbona, che hanno destato un manifesto sconcerto e condanna di gran parte
dell’opinione pubblica mondiale, sono seguiti gli attentati che hanno colpito le
chiese cristiane di Nablus, in Cisgiordania,
oltre a numerosi altri episodi di violenza
in molti Paesi a maggioranza musulmana;
su internet sono comparse nuove minacce legate al discorso del Papa da parte
del consiglio dei mujahedin, in cui, « come
promesso dal Profeta », si annuncia la
prossima conquista di Roma, facendo paventare fortissimi rischi di attentati da
parte dei fondamentalisti islamici;
le reazioni al discorso del Papa sono
state stigmatizzate dall’Unione europea,
considerate « sproporzionate ed inaccettabili » dal portavoce del Presidente Barroso;
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si registra l’assoluto silenzio del Governo rispetto a tale vicenda, ad eccezione
del Ministro Di Pietro, che sabato 16
settembre 2006 ha addirittura auspicato le
scuse di Benedetto XVI –:
quali atti intenda adottare nei confronti di quei Paesi che maggiormente
hanno consentito lo svolgersi di manifestazioni apertamente intimidatorie nei
confronti del Papa e come giustifichi il
silenzio del Governo di una nazione che
nel cattolicesimo e nel cristianesimo trova
uno degli elementi fondamentali della propria civiltà.
(3-00226)
ELIO VITO, BONDI, LEONE, LA LOGGIA, DI VIRGILIO, GARAGNANI e
ROSSO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
interpretazioni del discorso di Ratisbona di Papa Benedetto XVI hanno dato
luogo ad attacchi e minacce del tutto
ingiustificate da parte di estremisti islamici nei confronti della persona del Papa,
della città di Roma e dei cristiani in
genere;
critiche sono arrivate anche da alcuni
Governi di Stati con popolazioni a prevalenza mussulmana;
non sembra che il Governo ed in
particolare il Presidente del Consiglio dei
ministri, abbiano fino ad oggi preso
un’adeguata posizione su questa delicata
vicenda –:
quali siano le ragioni che sono alla
base di questa eccessiva prudenza e timidezza del Governo e se non si ritenga
opportuno, oltre che doveroso, svolgere
un’azione a livello diplomatico su questi
fatti.
(3-00227)
LICANDRO, DILIBERTO, SGOBIO,
SOFFRITTI e FERDINANDO BENITO PIGNATARO. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso che:
il Movimento per le autonomie ha
organizzato il 19 settembre 2006 una mar-
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cia a Roma per manifestare contro la
posizione, emersa dalle dichiarazioni ufficiali e dal programma, del nuovo Governo
di centro-sinistra di accantonare il progetto di realizzazione del ponte sullo
stretto di Messina;
la grande opera, infatti, non è ritenuta prioritaria dall’attuale Governo, secondo il quale occorre piuttosto mettere in
campo un programma straordinario per la
realizzazione di infrastrutture nel Mezzogiorno;
con tale atteggiamento, secondo gli
interroganti, il Governo ha inteso invertire
una linea di tendenza politica e mettere
cosı̀ la parola fine ad anni di sperperi in
nome di un progetto faraonico, come
quello appunto del ponte sullo stretto,
frutto di una dissennata propaganda mediatica ordita dal precedente Governo Berlusconi e di scelte governative imposte ai
cittadini italiani, che prevedono in tutta
Italia la realizzazione, senza alcuna seria
analisi degli impatti ambientali e del calcolo costi/benefici per la comunità, di oltre
250 interventi, sfruttando quei meccanismi
antidemocratici di semplificazione ed accelerazione delle procedure previste dalla
cosiddetta « legge obiettivo »;
è volontà del Governo Prodi che i
fondi economici necessari all’opera siano
dirottati in altre opere di maggior rilievo
per il bene comune, tra cui, ad esempio, il
completamento dell’autostrada SalernoReggio Calabria, o che, come ha precisato
l’attuale Ministro dei trasporti, le risorse
umane e finanziarie destinate alla realizzazione del ponte vadano convertite per la
realizzazione di infrastrutture utili nell’area, cioè in Calabria ed in Sicilia, in
particolare per l’ammodernamento e potenziamento delle reti ferroviarie ed autostradali siciliani;
di fronte a due regioni, la Calabria e
la Sicilia, piegate dalla carenza di infrastrutture, il centrodestra si è ostinato per
ben cinque anni ad impegnarsi su di un
progetto-simbolo, la cui realizzazione
avrebbe arrecato solo danni all’ambiente,
oltre che all’economia del Paese. La rea-
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lizzazione del ponte, infatti, avrebbe distratto risorse a quelle infrastrutture di
cui la Sicilia e la Calabria necessitano per
incrementare la produttività economica
delle imprese, soprattutto quelle del turismo;
secondo l’opinione degli interroganti,
altro motivo per frenare l’avvio di un’assurda opera dalla sola valenza simbolica
di struttura dall’alto profilo ingegneristico,
sono i dubbi e le incertezze tecniche legate
alla fattibilità dell’opera, che allo stato
attuale permangono tra gli esperti. Infatti,
oltre all’esito negativo delle valutazioni di
impatto sociale e ambientale, bastano gli
appelli e le relazioni dei numerosi esperti,
che intendono difendere la ricchezza paesaggistica, ambientale e naturalistica del
mare e delle terre tra Calabria e Sicilia da
interventi il cui impatto sarebbe irreversibile, per capire l’insensatezza di un’opera
che si vuole costruire in una zona ad
elevato rischio sismico e dai precari equilibri urbanistici e territoriali;
anche la posizione dell’Unione europea è stata oggetto di mistificazione. Infatti, la stessa Unione europea, circa il
carattere di priorità dell’opera, l’ha menzionata soltanto al 17o posto tra le infrastrutture da realizzare per lo sviluppo del
Meridione;
inoltre, non sono certamente da sottovalutare le reiterate segnalazioni che la
Direzione nazionale antimafia, gli organi
investigativi e lo stesso ministero dell’interno hanno più volte avanzato in merito
al grande interesse della ’ndrangheta e
delle organizzazioni mafiose siciliane per
l’enorme « affare » rappresentato dal ponte
sullo stretto di Messina. Il ponte sullo
stretto di Messina, infatti, rientra tra gli
interessi delle tradizionali organizzazioni
mafiose, in considerazione dei notevoli
flussi economici attivati, al punto da poter
ipotizzare forme di intesa tra « cosa nostra » e ’ndrangheta;
a tal fine è stato stipulato un protocollo tra il comitato di coordinamento per
l’alta sorveglianza delle grandi opere e la
società Stretto di Messina spa, che ha
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affidato alla Direzione nazionale antimafia
un ruolo centrale nella complessa attività
di controllo sulla realizzazione dell’opera,
accordo che punta a monitorare, ai fini
della prevenzione delle infiltrazioni mafiose, anche il sistema della provvista finanziaria dell’opera e a stabilire procedure utili alla « tracciabilità » dei relativi
flussi finanziari che intercorrono tra tutti
i soggetti che parteciperanno alla realizzazione del ponte, progetto che punta a
cogliere in anticipo le eventuali anomalie
dei flussi finanziari, favorendo, contemporaneamente, l’avvio di mirate e penetranti
attività di indagine;
la società Stretto di Messina ed Impregilo, il 29 marzo 2006, in piena campagna elettorale, hanno firmato il contratto per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva del ponte del
valore di 3,9 miliardi di euro;
con tale contratto viene confermato
che saranno le risorse pubbliche a rendere
possibile la realizzazione dell’opera e che
il rischio di gestione dei capitali privati
verrà garantito da un onerosissimo canone
pagato dalle Ferrovie dello Stato e da un
intervento finale da parte dello Stato.
Infatti, il vero motivo per cui la realizzazione e gestione del progetto non è affidata
a soggetti privati sta proprio nella difficile
affidabilità delle stime dei costi dell’opera,
ma soprattutto dei flussi. L’esperienza dell’Eurotunnel ha fatto scuola: le stime sbagliate e le sovrastimate previsioni di traffico hanno prodotto per il tunnel sotto la
Manica un debito di 9 miliardi di euro ed
una gestione catastrofica, tanto da far
dichiarare al direttore generale, Richard
Schirrefs, l’8 febbraio 2006: « Se l’avessimo
saputo, non l’avremmo costruito »;
inoltre, vi è la diffidenza degli istituti
di credito, che si fonda sull’analisi dei
pochissimi dati messi a disposizione dalla
Stretto di Messina, le cui cifre principali
sono le previsioni di crescita del prodotto
interno lordo meridionale e le previsioni
sui flussi di traffico;
quanto a queste ultime, lo studio
degli advisor nominati dal ministero dei
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XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
lavori pubblici nel 2000 per valutare il
progetto evidenzia come il ponte avrà una
forte sottoutilizzazione stradale, perché
« non attrae in misura significativa nuovo
traffico a media e lunga distanza, né lo
sottrae al mare e all’aereo ». Lo stesso
studio, inoltre, sottolinea come « le tendenze di traffico esistenti non verranno
significativamente modificate dalla disponibilità del ponte come itinerario alternativo: è questa la principale ragione per cui
l’utilizzo del ponte rimane modesta »;
alla luce di quanto premesso, non si
capisce come e perché la società Stretto di
Messina continui a spendere ed a sprecare
denaro, affidando incarichi per consulenze
e pubblicizzazioni, con avvisi sui media
locali e nazionali, sottraendolo ad investimenti assai più urgenti nel Meridione
d’Italia;
da quanto emerso, infatti, da un
recente articolo apparso il 31 agosto 2006
sul settimanale l’Espresso, a firma di Luca
Domenichini, la società Stretto di Messina,
concessionaria del ministero dell’economia
e delle finanze, ha sborsato tra il 2002 ed
il 2005 quattro milioni e mezzo di euro
per emolumenti e gettoni di presenza degli
amministratori e tre milioni di euro volatilizzatisi per cadeaux, pubblicità e libri
di propaganda. Nei quattro anni di sogno
ingegneristico, i dipendenti, dai 29 impiegati e 7 dirigenti del 2002, sono passati agli
85 del 2005, di cui 13 manager, e nel solo
2005 il salario medio è arrivato a sfiorare
i 5000 euro al mese;
si pone il problema, stante la decisione del Governo di accantonare sine die
la realizzazione del ponte sullo stretto, di
quale destino toccherà alla società Stretto
di Messina, controllata da Fintecna, Rete
ferroviaria italiana, Anas, regione Calabria
e regione Sicilia, i cui bilanci nel futuro
prossimo continuerebbero inevitabilmente
a lievitare, con seria compromissione per
le casse dello Stato –:
quali siano le ragioni che a tutt’oggi
giustificano l’esistenza della suddetta società e, conseguentemente, quali siano gli
orientamenti del Governo in ordine alla
Camera dei Deputati
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sua eventuale riconversione per finalità di
riqualificazione dell’area interessata al
vecchio progetto.
(3-00228)
FOLENA, LOMBARDI e FRIAS. — Al
Presidente del Consiglio dei ministri. — Per
sapere – premesso che:
il settimanale l’Espresso ha pubblicato un reportage del giornalista Fabrizio
Gatti, che, fingendosi un immigrato, ha
lavorato nel mese di agosto 2006 a fianco
dei lavoratori immigrati nelle campagne
della provincia di Foggia;
il reportage rivela particolari drammatici di una situazione peraltro nota, ma
che spesso viene derubricata a sfruttamento del lavoro nero e « giustificata » con
le necessità dell’agricoltura (non solo
quella della capitanata) di abbassare i
costi, nel quadro della competizione nel
settore con le agricolture di altri Paesi;
la situazione, invece, per come
emerge dal reportage, è quella di una vera
riduzione in schiavitù, alla quale non si
può far fronte con banali misure per
favorire l’emersione, che, in questi anni, si
sono rivelate fallimentari;
in particolare, si sottolinea come gli
immigrati siano vittime di violenze, privi
di assistenza sanitaria, vittime del caporalato e in certi casi di abusi sessuali e che
spesso le denunce alle autorità di polizia
giudiziaria si risolvano nell’espulsione o
nella reclusione dell’immigrato denunciante, piuttosto che nella punizione del
denunciato –:
quali misure, legislative e non, intenda adottare il Governo per sradicare la
schiavitù dalle campagne della capitanata
e del Mezzogiorno e per assicurare agli
immigrati, anche irregolari, gli elementari
diritti giuridici e sociali.
(3-00229)
BUGLIO. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso che:
da
una
recente
inchiesta
de
l’Espresso, pubblicata la scorsa settimana,
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ALLEGATO
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viene alla luce un gravissimo problema,
che da anni si presenta soprattutto in
Puglia. Infatti, in questa regione vive una
parte notevole di immigrati sfruttati e
sottopagati che lavorano i campi e vengono usati per la raccolta stagionale di
pomodori, alloggiati in posti luridi, massacrati di botte se protestano;
negli ultimi tempi si sono verificate
anche sparizioni di immigrati e non sono
valse a nulla le ricerche per sapere dove e
come siano finiti nel nulla;
la situazione degradata in cui vivono
questi lavoratori è una vera piaga sociale,
che va risolta al più presto, ed è indegno
di un Paese civile sfruttare in questo modo
esseri umani, che lavorano onestamente,
ma che è doveroso che abbiano condizioni
di lavoro e di vita dignitose –:
se il Governo abbia già predisposto
delle concrete soluzioni a questa piaga
sociale o cosa ritenga di fare con la
massima urgenza per fronteggiare questo
fenomeno negativo ed aberrante. (3-00230)
ADENTI. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso che:
dal 12 al 17 agosto 2006, in provincia
di Pavia, nel territorio compreso fra i
comuni di Cava Manara, Sommo e Bressana Bottarone, si è svolto un rave party di
natura del tutto illegale, che ha coinvolto
oltre 13 mila persone provenienti dall’Italia e dall’estero;
seppur trattandosi di casi isolati, si
sono verificate aggressioni ai danni di
pubblici ufficiali e cittadini (fra cui una
troupe della redazione regionale della Rai),
oltre ad altri fenomeni di violenza e violazioni della legge n. 110 del 1975, che
regola la detenzione di armi;
sono state danneggiate proprietà
pubbliche e private nei comuni di Sommo
e Cava Manara;
è stata gravemente disturbata la
quiete pubblica, con la diffusione continua
e ininterrotta di musica a migliaia di watt;
Camera dei Deputati
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è stato documentato un diffuso fenomeno di spaccio e consumo di sostanze
stupefacenti;
la viabilità e la stessa accessibilità
viabilistica all’Oltrepò pavese è stata pregiudicata dal blocco della statale dei Giovi
a causa di questo avvenimento e, in particolare, dall’abbandono delle auto dei
partecipanti lungo il ponte sul Po tra
Bressana e Cava Manara;
gravi risultano essere i danni ambientali arrecati al territorio e significative le
spese che le amministrazioni locali stanno
affrontando per il ripristino della zona;
risultano presentate molte denunce
da parte dei cittadini a causa dei danni
subiti –:
quali provvedimenti il Governo intenda assumere al fine di porre rimedio a
quanto descritto dalla presente interrogazione, con particolare riferimento a ciò che
concerne l’accertamento delle responsabilità di un mancato intervento di corretta
prevenzione dagli atti di devastazione volti
contro immobili e a danno dei cittadini, e,
nel caso ravvisata tale omissione, come il
Governo intenda aiutare le amministrazioni comunali colpite da questo prolungato atto vandalico, che in nessun modo
può e deve essere tollerato.
(3-00231)
IANNUZZI, BARBI, MARIANI, FRANCESCHINI, BRESSA, SERENI, GIACHETTI, QUARTIANI, REALACCI, BURTONE, OLIVERIO, MATTARELLA, MARGIOTTA, SUPPA, LARATTA, LAGANÀ
FORTUGNO, SQUEGLIA, CESARIO, TUCCILLO, DUILIO, ATTILI, BOFFA e ROTONDO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il potenziamento e lo sviluppo della
rete ferroviaria e la realizzazione della
rete dell’Alta velocità-Alta capacità ferroviaria (Tav) sono di straordinario rilievo
per il sistema di mobilità e delle comunicazioni e per i processi di sviluppo
economico e produttivo dell’intero Paese;
opere di cosı̀ grande valenza strategica – che inevitabilmente suscitano rile-
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XV LEGISLATURA
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vanti problemi e forti ripercussioni in
territori intensamente antropizzati ed urbanizzati, come succede in tante aree del
nostro Paese – vanno progettate e realizzate ricercando il massimo coinvolgimento
ed il più ampio accordo possibile con le
comunità locali interessate;
rilevanti, pertanto, sono l’ammodernamento e la messa in sicurezza della rete
ferroviaria, nonché l’estensione della rete
Tav nel Mezzogiorno da Napoli verso Salerno, Battipaglia, Reggio Calabria e fino
alla Sicilia, anche quale parte integrante
ed essenziale del corridoio europeo 1 « Berlino-Milano-Bologna-Napoli-Palermo »;
in questa prospettiva occorre – anche
alla luce delle opere previste nel piano
decennale dei trasporti e della logistica
approvato alla fine della XIV legislatura –
un programma generale ed organico di
interventi sulle infrastrutture ferroviarie
meridionali nel loro complesso;
infatti, è fondamentale la modernizzazione della rete ferroviaria nel Mezzogiorno e in Sicilia, il cui potenziamento ed
adeguamento tecnologico e velocizzazione
sono obiettivi irrinunciabili;
in questo contesto strategico
progetto di quadruplicamento della
« Salerno-Battipaglia », quale primo
mento del progetto di prolungamento
rete Tav nel Mezzogiorno –:
è il
linea
segdella
quale sia la volontà del Governo
rispetto al progetto di estensione della rete
dell’Alta velocità/Alta capacità ferroviaria
dal nodo napoletano di Afragola verso
Salerno-Battipaglia-Reggio Calabria-Catania-Palermo, nonché rispetto all’obiettivo
strategico irrinunciabile del potenziamento, della messa in sicurezza e dello
sviluppo della rete ferroviaria nel Mezzogiorno ed in Sicilia.
(3-00232)
PALOMBA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
nel mese di luglio 2006 il Parlamento
ha approvato, non senza perplessità, il
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provvedimento di indulto, motivato principalmente sulla base del sovraffollamento
dei nostri istituti penitenziari;
a quanto si apprende, il numero dei
beneficiari di questo provvedimento di
clemenza sarebbe di gran lunga superiore
alle 12.000 unità in un primo momento
previste;
questo dato di per sé giustifica la
legittima preoccupazione di una recrudescenza dei reati nel nostro Paese;
allo stato attuale delle cose non pare
che siano iniziate le procedure necessarie
per la costruzione di nuovi e più adeguati
istituti penitenziari, in mancanza dei quali
il problema del loro sovraffollamento si
riproporrà inevitabilmente quanto prima –:
in quali tempi il Governo intenda
procedere alla predisposizione e alla presentazione di una riforma strutturale del
procedimento penale, finalizzata, tra le
altre cose, ad evitare che si riproducano le
condizioni di sovraffollamento carcerario,
che – nelle parole dei sostenitori del
provvedimento clemenziale – hanno rappresentato una delle motivazioni fondamentali della sua adozione.
(3-00233)
LA RUSSA, GARNERO SANTANCHÈ,
AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI,
BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO,
BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI,
CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE,
CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA,
DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA,
GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI,
GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA
NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI,
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI,
SAGLIA, SALERNO, SCALIA, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il 12 agosto 2006 l’Italia intera veniva
turbata dalla terribile notizia del rinvenimento del corpo della giovane pakistana
Saleem Hina, barbaramente sgozzata dai
suoi stessi familiari e sepolta nel giardino
della sua casa di Sarezzo (Brescia), per il
solo fatto di aver scelto per se stessa una
vita « all’occidentale »;
Hina aveva 21 anni, viveva da tempo
nel nostro Paese ed era fidanzata con un
ragazzo italiano. Come hanno raccontato i
« vicini di casa » agli organi di stampa, da
diverso tempo i rapporti tra lei e la sua
famiglia si erano incrinati, poiché da loro,
specialmente dal padre, era considerata
una « ribelle », accusata di voler vivere una
vita diversa da quella impostale dal « clan
familiare ». Per quest’ultimo, infatti, vestiva « troppo » all’occidentale, lavorava in
una pizzeria e, soprattutto, desiderava
sposare un italiano. La famiglia, invece,
aveva già deciso il futuro sentimentale
della ragazza, promettendola in sposa ad
un cugino in Pakistan;
secondo le testimonianze del fidanzato, delle colleghe e dei « vicini di casa »,
la giovane non voleva sposare una persona
diversa dall’uomo che amava, né, tanto
meno, voleva tornare in Pakistan: voleva
solo vivere la vita normale che desiderava;
i vigili del fuoco hanno lavorato diverse ore per riesumare il corpo della
giovane, segnato da diverse coltellate, avvolto in alcuni sacchetti di plastica e
sepolto ad oltre un metro di profondità nel
giardino della casa dove viveva con i
propri familiari. Dai rilievi della polizia
scientifica risulta, peraltro, che la giovane
ha tentato, invano, di difendersi: ovunque,
infatti, sono state rinvenute tracce di sangue, soprattutto nel sottotetto, ossia la
cameretta di Hina, luogo scelto per il suo
sacrificio;
prima dell’efferato crimine compiuto
dal padre di lei, i dissapori con i familiari
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erano sfociati in percosse, secondo la denuncia alle forze di polizia. Denuncia che
poi, ella stessa, fu costretta a ritirare sotto
le minacce dei familiari;
i carabinieri hanno fermato il padre
della giovane Hina, il cognato e lo zio, con
l’accusa di omicidio premeditato ed occultamento di cadavere;
la madre, ascoltata dagli inquirenti,
ha dichiarato che il marito ha fatto giustizia, esprimendo parole di accusa non
per il marito omicida, bensı̀ per la figlia,
sentenziando che « non era una buona
pakistana » ;
proprio la madre, il 24 agosto 2006,
ha presentato richiesta formale perché il
cadavere della figlia fosse trasferito in
Pakistan e lı̀ seppellito. Successivamente a
questa istanza, ne è stata presentata un’altra, con cui la difesa del fidanzato chiedeva che la salma venisse seppellita in
Italia perché sono in corso le relative
indagini giudiziarie. La procura di Brescia
ha respinto l’istanza della madre, disponendo che la salma restasse in Italia –:
quali siano le ragioni che, a tutt’oggi, ostano ad un funerale – cosı̀ come
richiesto dal fidanzato con il quale conviveva – che renda pubblico omaggio alla
memoria della giovane innocente trucidata in modo barbaro, funerale ancor più
necessario per riparare all’assordante silenzio di troppe coscienze in altre occasioni pronte a mobilitarsi, e se non
ritenga di adottare iniziative, anche normative, volte ad evitare – in questo come
in casi simili – il pericolo che il corpo
della vittima di un omicidio venga riconsegnato proprio ai familiari che lo
hanno commesso o che ne hanno condiviso le ragioni.
(3-00234)
Interrogazioni a risposta orale:
LUCCHESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’interno,
al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
ormai Lampedusa è stata cancellata
dal turismo nazionale internazionale per il
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quotidiano sbarco di afroasiatici e l’approdo delle « carrette del mare »;
quali siano state le reali motivazioni
che hanno portato Rovati alle dimissioni;
la Sicilia subisce un danno notevole
da questi sbarchi sulle sue coste, tant’è che
le prenotazioni negli alberghi sui litorali si
sono ridotti al minimo;
quali siano stati i rapporti in questi
mesi tra il Presidente del Consiglio e
Rovati, in riferimento all’attività di quest’ultimo come consigliere economico del
Presidente del Consiglio.
(3-00214)
la Sicilia paga un alto prezzo per
questi sbarchi che allarmano la gente ed il
Governo nazionale, purtroppo, non riesce
minimamente a porre rimedio a questa
situazione –:
GASPARRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
quali iniziative intendano adottare
per bloccare il quotidiano sbarco di centinaia di clandestini sulle nostre spiagge.
(3-00195)
il contratto degli appartenenti al
Comparto sicurezza è scaduto il 31 dicembre 2005;
GASPARRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
da recenti notizie apparse sulla
stampa nel mirino della prossima legge
finanziaria ci sarebbero anche gli appartenenti alle Forze di polizia, con un risparmio di spesa di 250 milioni di euro
derivanti dal blocco del turn-over;
l’oncologo Francesco Cognetti è stato
revocato dall’incarico di responsabile dell’Istituto di ricerca Regina Elena di Roma
con decisione del Ministro della Salute;
il Consiglio di Stato, con ordinanza,
ha di fatto sospeso gli effetti della revoca,
annullando il provvedimento di nomina di
Paola Muti adottato dal Ministro della
Salute –:
quali siano le valutazioni del Governo
su questa grave vicenda che ha visto il
Ministro della Salute assumere decisioni,
secondo l’interrogante, in contrasto con la
legge e con i diritti del professor Francesco Cognetti.
(3-00204)
GASPARRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
lunedı̀ 18 settembre, il consigliere
della Presidenza del Consiglio Angelo Rovati ha lasciato il suo incarico –:
quali siano state le ragioni che avevano portato in precedenza Rovati a predisporre un piano per il riassetto della
Telecom inviato all’allora presidente del
gruppo di telecomunicazioni;
risulta all’interrogante che vi sia l’intenzione di bloccare i contratti integrativi
per il pubblico impiego, tra cui quelli delle
Forze di polizia;
sempre da dichiarazioni rilasciate
alla stampa sembrerebbe che i precedenti
contratti stipulati con i rappresentanti
delle Forze di polizia abbiano reso, dal
punto di vista economico, ben oltre il tasso
di inflazione programmata, per cui nel
prossimo rinnovo dovrebbe operarsi una
sorta di recupero e, quindi, gli stanziamenti da prevedersi in Finanziaria sarebbero inferiori di molto rispetto a quelli
stanziati dal precedente governo –:
se le suddette dichiarazioni corrispondano al reale intendimento del governo;
se il Presidente del Consiglio dei
ministri intenda tenere in considerazione
le peculiarità delle Forze di polizia e delle
Forze armate, attraverso opportuni stanziamenti per il rinnovo contrattuale e per
le assunzioni, necessarie ad un adeguato
turn-over, che deve essere garantito ai
predetti operatori, affinché gli stessi possano assolvere al meglio alle esigenze di
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ordine e sicurezza pubblica, nonché alle
missioni internazionali, di cui l’Italia deve
essere garante nei confronti dei cittadini e
degli altri Paesi.
(3-00215)
GASPARRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere:
chi abbia autorizzato la predisposizione di un documento con quelle che
all’interrogante appaiono delle vere e proprie direttive alla Telecom Italia che sarebbe stato inviato da Angelo Rovati, collaboratore del Presidente del Consiglio, ai
vertici dell’azienda italiana di telecomunicazioni –:
quale sia il ruolo esatto di Angelo
Rovati;
quali siano stati i contatti tra la
Presidenza del Consiglio, i propri collaboratori e la Telecom;
se siano state avviate iniziative concrete per far acquistare la rete di telefonia
fissa alla Cassa Depositi e Prestiti, e se tali
obiettivi siano compatibili con le attività di
una struttura pubblica e con le regole del
mercato;
se le iniziative della Presidenza del
Consiglio e del suo braccio operativo Rovati, che a parere dell’interrogante appaiono improprie, non sembrano riproporre i fasti del passato quando anche attorno alla Telecom si svilupparono polemiche che portarono alcuni a definire una
merchant bank quella che si era costituita
intorno a D’Alema a Palazzo Chigi;
se tali comportamenti attraverso attività che l’interrogante giudica improprie di
stretti collaboratori del Presidente del Consiglio che, utilizzando mezzi, uffici e carta
intestata di Palazzo Chigi, sembrano impartire direttive alle aziende, non rendano
plausibili il rinnovarsi di preoccupazioni da
parte dell’interrogante.
(3-00216)
GASPARRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia
Camera dei Deputati
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e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. — Per sapere – premesso che:
è in corso un’importante riorganizzazione societaria dell’azienda Telecom
Italia e sono state annunciate rilevanti
iniziative che possono avere riflessi anche
sull’uso della rete di telefonia fissa –:
se risponda al vero l’interessamento
da parte della Cassa Depositi e Prestiti
all’acquisizione del controllo o di una
partecipazione nella rete stessa di Telecom
Italia;
se, in riferimento alla vicenda Telecom, sia lecito che il Governo assuma
iniziative che in qualche modo possano poi
tradursi in una interferenza sulle libere
dinamiche di mercato.
(3-00217)
GASPARRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
l’Angelo Rovati che tempo fa, polemizzando con la stampa a proposito dei
finanziamenti destinati a Romano Prodi, si
firmò pseudo tesoriere della campagna
elettorale del candidato alla Presidenza del
Consiglio dei ministri, è la stessa persona
che, nominato consigliere di Prodi a Palazzo Chigi, invia lettere su carta intestata
del Governo alle aziende con quelli che,
secondo l’interrogante, sono « consigli-ordini » su cosa si deve vendere o no –:
se non appaia inopportuno al Presidente del Consiglio in carica che chi si è
dedicato per suo conto e nome alla raccolta di fondi per la campagna elettorale
si rivolga poi a nome del Governo ad
imprese che potrebbero, nella confusione
dei ruoli, sentirsi intimidite;
se non ci si trovi di fronte ad un
macroscopico conflitto di interesse che
sarebbe bene affrontare in sede politica,
intanto con le dimissioni di Rovati, poi con
gli accertamenti del caso.
(3-00218)
CIRINO POMICINO, CATONE, BARANI, FRANCESCO DE LUCA, DEL BUE
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
e NARDI. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri, al Ministro dell’economia e delle
finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per
sapere:
a quanto ammonti l’indebitamento
rispettivamente di Telecom, Olimpia e Pirelli;
quali siano i motivi per cui qualche
settimana fa alcune banche abbiano preso
in carico oltre il 30 per cento di Pirelli tyre
un giorno dopo la decisione della proprietà di non collocare più la società in
borsa;
se risponda al vero che dopo il
preannunciato riassetto del gruppo Telecom deciso dal suo c.d.a. l’11 settembre, le
maggiori banche italiane abbiano comunicato a Tronchetti Provera che non avrebbero più sostenuto l’indebitamento del
gruppo;
se risponda al vero che in concomitanza di questa possibile evenienza la
Goldman-Sachs abbia approntato uno
schema di soluzione nel riassetto del
gruppo Telecom facendolo passare attraverso la presidenza del consiglio dei ministri;
se risponda al vero che il sottosegretario Tononi con la delega alle privatizzazioni è ancora oggi dipendente della
Goldman-Sachs o lo è stato sino a qualche
mese fa;
se risponda al vero che in data 5
giugno 2006 il ministro dell’economia ha
ricevuto formale richiesta di un Gruppo
parlamentare di conoscere gli affari trattati dalla Goldman-Sachs in Italia allorquando in Europa a dirigerla era l’attuale
governatore della Banca d’Italia Mario
Draghi e se, in mancanza di tali informazioni, non sarebbe stato eticamente e politicamente corretto la chiusura almeno
per 2 anni di qualunque rapporto con la
pubblica amministrazione della stessa Goldman-Sachs;
se al Governo risulti che nell’ambito
delle indagini avviate dalla Procura di
Camera dei Deputati
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Milano, e pubblicizzate dalla stampa, per
le intercettazioni illegali siano indagati
anche i vertici della Telecom;
se corrisponde al vero che una o più
persone abbiano convinto il dr. Tronchetti
a rassegnare improvvisamente le proprie
dimissioni con motivazioni finanziarie e/o
giudiziarie;
se non ritiene di attivare anche parzialmente soggetti pubblici come la cassa
depositi e prestiti, Fintecna o altri per
evitare il rischio di una ennesima evenienza colonizzatrice che nel caso di Telecom trasferirebbe la proprietà non solo
dell’unica società di telefonia mobile italiana ma anche la rete del cosiddetto
ultimo miglio.
(3-00221)
LUCCHESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere:
se risulti a verità che la delegazione
della missione in Cina era composta da
ben millecinquecento persone;
se la spesa del trasporto aereo e degli
alberghi sia stata a carico della finanza
pubblica;
quanto sia costata in totale questa
« missione » in Cina;
se anche le spese del presidente della
confindustria siano state a carico dello
Stato.
(3-00223)
Interrogazione a risposta immediata in
Commissione:
IV Commissione:
DE ZULUETA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa.
— Per sapere – premesso che:
si fa riferimento alla notizia recentemente apparsa sulla stampa nazionale in
merito al mancato indennizzo dovuto agli
oltre 10.000 militari gravemente infortunati dal 1969 ad oggi e ai familiari dei
militari deceduti appartenenti al personale
volontario, di carriera. Gli indennizzi, previsti dalle leggi 308/81 e 280/91, sarebbero
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
stati elargiti solo al personale di leva
deceduto e non ad alcuni militari facenti
parte del personale volontario di carriera
gravemente infortunati per possibile contaminazione da uranio impoverito (Valery
Melis, Fabio Porru, Giovanni Pilloni);
se cosı̀ come riportato dalla stampa,
ciò sarebbe avvenuto a causa della mancanza di una virgola nel testo di legge
280/91 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
La mancanza di una virgola avrebbe infatti accorpato due voci riguardanti i destinatari e cioè gli allievi delle scuole e
collegi militari e i militari volontari e
trattenuti. Ciò sarebbe in contrasto con lo
stesso titolo della legge 280/91 che prevede
che gli indennizzi siano « in favore dei
militari di leva e di carriera appartenenti
alle forze armate ai corpi armati e ai corpi
militarmente ordinati, infortunati o caduti
durante il periodo di servizio, e loro
superstiti »;
come si sia potuto verificare il grave
fatto della non elargizione degli indennizzi
dal 1969 (che da anni suscita proteste
delle associazioni delle vittime) se:
a) il Consiglio di Stato ha stabilito
in un documento del 1993, relativo a un
chiarimento richiesto dai Vigili del fuoco,
che l’indennizzo spettava sia al personale
ausiliario (di leva) che a quello di carriera
(in servizio permanente);
b) che lo stesso Consiglio di Stato
nel 1998 aveva precisato che l’accorpamento sopra citato era da intendersi come
un palese errore e che quindi anche per
equità in base all’articolo 3 della Costituzione doveva essere incluso negli indennizzi anche il personale volontario/di carriera infortunato;
c) la prima Commissione Affari
costituzionali della Camera dei deputati
aveva chiarito con un documento del 12
gennaio del 2000 che l’accorpamento era
un ovvio errore e che anche in base a
quanto stabilito dall’articolo 3 della Costituzione gli indennizzi competevano anche
al personale volontario di carriera –:
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se il numero indicativo di 10.000
militari italiani, che sono stati privati
dell’indennizzo, riguarda solo il personale
delle forze armate (esercito, marina, aeronautica, carabinieri) oppure riguarda
anche il personale della guardia di finanza, della polizia di Stato, della polizia
penitenziaria, del corpo dei forestali e dei
vigili del fuoco;
quale sia la lista degli « aventi diritto »
a tali indennizzi in modo che sia possibile
assicurare nel minor tempo possibile gli
indennizzi loro dovuti.
(5-00187)
Interrogazioni a risposta scritta:
RAITI. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi ha riconosciuto l’importanza fondamentale dell’istituzione di
una efficiente Banca Euro-mediterranea
per gli investimenti sia nelle dichiarazioni
programmatiche d’insediamento consegnate presso questo ramo del Parlamento
nella seduta del 18 maggio 2006, sia in
sede di replica al dibattito sulla fiducia al
Governo nella seduta del 23 maggio 2006,
anche alla luce delle sollecitazioni del
sottoscritto in occasione dell’intervento in
occasione del dibattito sulla fiducia nella
seduta del medesimo 23 maggio 2006;
a quanto si apprende dalle agenzie di
stampa il Presidente Prodi in un summit
dell’Unione europea tenutosi a Bruxelles lo
scorso giugno ha rilanciato la proposta di
una banca per il bacino mediterraneo,
incontrando però le perplessità del Commissario Almunia, il quale ha sostenuto
che, allo stato attuale delle cose, è necessario utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla Banca europea per gli
investimenti;
lo scorso 26 giugno 2006 si è riunita
a Gammarth, vicino Tunisi la Conferenza
dei Ministri delle Finanze Euro-Mediterranei che, sempre a quanto si apprende
dalle Agenzie di stampa, si è chiusa con un
Accordo per « allargare » la « Misura per
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
gli Investimenti e il Partenariato EuroMediterraneo (FEMIP) » attualmente gestita della Banca Europea degli Investimenti (EIB) del Lussemburgo;
tale allargamento ha come conseguenza che nel medio-periodo il progetto
di istituzione della Banca euromediterranea è stato accantonato;
la dichiarazione finale della conferenza di Gammarth sottolinea, tra l’altro,
che il FEMIP organizzerà, nell’autunno
del 2006, un Forum sull’estensione delle
« Reti Trans-Europee » (Trans-European
Networks TEN) con la partecipazione delle
rappresentanze governative e di esperti da
entrambe le sponde del Mediterraneo;
anche il Ministro per le politiche
comunitarie e il commercio internazionale
onorevole Emma Bonino lo scorso 17
luglio ha sostenuto che il progetto di una
Banca euromediterranea « deve essere avviato perché è uno strumento fondamentale » –:
quali siano state le reali determinazioni assunte in proposito dalla Conferenza dei Ministri delle Finanze euromediterranei tenutasi a Gammarth (Tunisia) lo scorso 26 giugno;
laddove sia stato effettivamente
messo da parte il progetto di accordo per
l’istituzione della Banca Euro-Mediterranea, quali accorgimenti intenda assumere
il Governo italiano affinché questo progetto venga ripreso alla luce della sua
fondamentale importanza strategica con
particolare riferimento al partenariato euro-mediterraneo.
(4-00893)
CASTAGNETTI. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri, al Ministro degli
affari esteri. — Per sapere – premesso che:
la polizia della città di Zhangjiakou
ha arrestato il 30 luglio scorso il vescovo
ausiliare della diocesi di Xiwanzi, mons.
Yao Liang, un sacerdote della stessa diocesi e 90 loro fedeli che ne chiedevano il
rilascio. La notizia, oggi su tutti i giornali,
è trapelata solo il 3 agosto, attraverso la
Camera dei Deputati
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Kung Foundation, organizzazione che
opera per la libertà religiosa in Cina con
sede negli Stati Uniti, ed è stata poi diffusa
dall’agenzia missionaria AsiaNews (http://
www.asianews.it);
nella regione è in atto da anni una
dura campagna di repressione contro i
cattolici « non ufficiali », cioè quelli non
riconosciuti dal governo;
con l’arresto di mons. Yao, si allunga
la lista dei vescovi al momento in carcere.
Secondo quanto riferito dall’agenzia AsiaNews, il vescovo della diocesi di Baoding,
mons. Giacomo Su Zhimin, 72 anni, è
stato arrestato nel 1996 e da allora è
scomparso; il suo ausiliario, mons. Francesco An Shuxin, 54 anni, ha subito la
stessa sorte un anno dopo; mons. Han
Dingxian, vescovo di Yongnian, scomparso
dalla fine del 2005 e mons. Giulio Jia
Zhiguo, vescovo di Zhengding, che viene
rapito in continuazione dagli agenti di
pubblica sicurezza. Sarebbero invece circa
23 i sacerdoti in prigione –:
di quali informazioni disponga il governo;
quali iniziative, anche nelle sedi internazionali, intenda porre in essere per
richiamare il governo della Repubblica
popolare cinese al rispetto dei diritti
umani e in particolar modo della libertà
religiosa.
(4-00904)
FUNDARÒ e LION. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri, al Ministro degli
affari esteri. — Per sapere – premesso che:
Padre Saad Sirop Hanna è un sacerdote cattolico caldeo di Baghdad, rapito il
15 agosto 2006, subito dopo la Messa
pomeridiana nel pericolosissimo quartiere
meridionale di Dora. A seguito dell’atto
criminoso, fino ad oggi, non esistono notizie relative allo stato dello stesso sacerdote, tranne che sarebbe stata avanzata
una ingente richiesta di riscatto;
questo sequestro segue, dopo appena
un mese, quello di un altro sacerdote
cattolico caldeo, Padre Raad Washan
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Sawa, liberato il giorno dopo il rapimento
con la minaccia di ucciderlo se non fosse
stato pagato un riscatto di 200.000 dollari
usa;
lo Stato del Vaticano, al pari di molte
altre istituzioni internazionali, ha chiesto
un urgente intervento sulla vicenda, affinché possa concludersi in maniera positiva. A tal proposito, domenica 20 agosto
2006 un appello del Pontefice Benedetto
XVI per la liberazione del sacerdote ha
seguito quello che tutti i capi religiosi
cristiani iracheni, cattolici ed ortodossi,
hanno rivolto al governo iracheno con una
lettera indirizzata al Presidente Jalal Talabani ed al Primo Ministro Nouri alMaliki;
Padre Saad Sirop è giovane, ha solo
34 anni, a Baghdad è parroco della chiesa
di Saint Jacob e dirige la sezione teologica
del Babel College, l’unica facoltà di insegnamento cristiano in Iraq, avendo già
vissuto a Roma per alcuni anni per motivi
di studio dove sarebbe dovuto tornare per
la specializzazione –:
se sia a conoscenza del rapimento del
sacerdote, Padre Saad Sirop Hanna, e se
abbia informazioni sul sequestro indicato
in premessa;
se non ritenga di necessario provvedere ad intraprendere le opportune iniziative atte a contribuire alla liberazione
del sacerdote, anche attivando le vie diplomatiche allo scopo previste e se del
caso la cooperazione italiana e la croce
rossa italiana;
quali provvedimenti intenda adottare
al fine di giungere alla immediata liberazione del sacerdote sequestrato, nonché di
tutelare la sicurezza dei caldei e in genere
dei cristiani irakeni.
(4-00907)
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indescrivibili disagi per la popolazione e
rilevantissimo danno per una delle zone
più pregiate dell’Umbria, area naturale
protetta e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO;
sono trascorsi più di cinque mesi da
quando in Roma, presso la sede della
Protezione Civile, con il concorso di tutti
i livelli istituzionali governativi e locali,
venne stabilito un percorso indicato come
concreto e impegnativo per la soluzione di
un problema, come quello della frana, che
avrebbe richiesto interventi ben più efficaci e tempestivi, ma nulla è stato più fatto
e addirittura si apprende che non è disponibile alcun fondo per la progettazione
e realizzazione di primi interventi per la
riapertura della provinciale 249;
a quanto risulta all’interrogante, di
fronte alla scandalosa situazione, il Comitato rappresentativo dei cittadini residenti
e più direttamente coinvolti ha messo
perentoriamente in mora il Governo, la
Protezione civile, tutte le Amministrazioni
regionale, provinciale, comunale, perché
siano effettuati gli interventi risolutivi e
comunque si proceda alla riapertura della
detta provinciale, prospettando, comprensibilmente, clamorose azioni contestative
di tutela, oltre a denunce volte ad accertare le cause reali della frana, le responsabilità dei mancati controlli, la dilapidazione di oltre 1,5 milioni di euro senza
risultato –:
quali azioni concrete e con quali
risultati il Governo abbia posto in essere o
sollecitato, per realizzare gli impegni formalizzati alla Protezione civile il 26 aprile
2006;
BENEDETTI VALENTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per
sapere – premesso che:
quali risorse il Governo, in sinergia
con regione ed enti locali, intenda rendere
disponibili e spendibili per risolvere il
grave problema della frana di Torgiovannetto d’Assisi e comunque permettere la
riapertura della strada provinciale 249;
sono tre anni che è chiusa la strada
provinciale 249 in territorio di Assisi a
causa della frana di Torgiovannetto, con
se il Governo non ritenga di riconvocare immediatamente il « tavolo » istituzionale con il Comitato dei cittadini per
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fare nuovamente il punto trasparente a far
seguire doverosamente alle parole i fatti.
(4-00911)
PORETTI. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro dell’economia e
delle finanze, al Ministro della giustizia. —
Per sapere – premesso che:
la legge finanziaria per il 2006 ha
riconosciuto un bonus di 1000 euro per
tutti i cittadini italiani e comunitari nati
nel 2005 e nel 2006;
nel gennaio 2006 la Presidenza del
Consiglio ha inviato ai nuovi nati una
lettera invitandoli alla riscossione del bonus;
questa lettera è stata inviata, per
errore, anche a bambini stranieri;
i genitori dei bambini stranieri,
espressamente invitati dal Presidente del
Consiglio, hanno riscosso il bonus presso
l’ufficio postale indicato nella lettera. Secondo stime non ufficiali, la lettera sarebbe stata inviata per errore a circa
600.000 nuovi nati stranieri, ed il bonus
sarebbe stato riscosso da circa 3.000 famiglie straniere;
con una nota del 21 aprile 2006 il
ministero dell’economia ha comunicato le
modalità di restituzione del bonus erroneamente corrisposto;
il 21 luglio 2006 il consiglio dei
ministri ha annunciato un provvedimento
con il quale il ministero dell’economia
rinuncia a chiedere la restituzione dei
bonus bebè erroneamente incassati da cittadini extracomunitari;
seppur tale provvedimento (finora
solo annunciato) ponga fine alla questione
delle restituzioni, condonando le somme,
lascia aperto un problema ben più grave:
le conseguenze penali della vicenda. Chi
ha erroneamente ritirato il bonus, come
ha fatto rilevare l’Aduc (associazione per i
diritti degli utenti e consumatori) fin dallo
scorso 26 luglio, sarà infatti perseguito per
diversi reati che vanno, a seconda dell’in-
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terpretazione data dalle singole procure
della Repubblica, dall’appropriazione indebita, alla indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, alla falsità
ideologica – reato punito con la reclusione
fino a due anni – e alla truffa aggravata
per il conseguimento di erogazioni pubbliche – reato punito con la reclusione da
uno a sei anni. Ciò comporterà esborsi ben
più onerosi di mille euro per pagare le
spese di giudizio ed il rischio di una
pesante condanna penale;
diverse procure della Repubblica
(Cuneo, Perugia, Rovigo, Verona, Varese,
Treviso, Firenze) hanno già provveduto ad
inviare gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari per questi reati, atto
prodromico all’instaurazione di un processo penale;
alle conseguenze penali dell’accaduto
si aggiungono quelle relative alle condizioni di soggiorno in Italia. Infatti, l’esistenza di un procedimento penale a proprio carico per questo tipo di reato è
motivo ostativo al rilascio della carta di
soggiorno, ed una eventuale condanna ne
è motivo di revoca. I « colpevoli » dunque
non potranno mai più richiedere la carta
di soggiorno, titolo decisamente più garantistico rispetto al permesso di soggiorno
che deve essere rinnovato ogni anno ed è
sempre imprescindibilmente legato ad un
contratto di lavoro;
in buona sostanza, le conseguenze
dell’errore della Presidenza del Consiglio
rischiano di ricadere su chi, in buona fede,
ha presentato un modulo sul quale era
prestampata la autocertificazione di cittadinanza italiana. La buona fede di chi ha
riscosso il bonus è incontestabile, avallata
dalla lettera ricevuta che ha indotto in
errore i riceventi. Questi ultimi peraltro si
sono recati all’ufficio postale muniti di
documento di identità dal quale chiaramente si evince la cittadinanza: qualsiasi
operatore di sportello avrebbe potuto (e
dovuto) verificare la mancanza del requisito. Da un punto di vista generale,
questo errore porterà all’instaurazione di
circa 3.000 processi penali, che contri-
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buiranno alla (già grave) congestione dei
tribunali penali, pagati con i soldi dei
contribuenti, esattamente come le 600.000
lettere inviate –:
in che modo il Governo intenda
porre rimedio agli errori commessi dalla
presidenza del Consiglio, tenuto conto
della gravità delle conseguenze penali della
vicenda, che si ripercuoterebbero altresı̀
sulle modalità del soggiorno in Italia;
se sia intenzione del Governo adottare un provvedimento legislativo d’urgenza che escluda le conseguenze penali
dell’accaduto, sia per i processi già terminati che per quelli in corso, e con quale
tempistica.
(4-00937)
PELLEGRINO,
LION,
CAMILLO
PIAZZA e TREPICCIONE. — Al Presidente
del Consiglio dei ministri, al Ministro degli
affari esteri, al Ministro per le politiche per
la famiglia. — Per sapere – premesso che:
le pagine dei quotidiani di questa
prima decade di settembre riportano il
caso di « Maria » la piccola Bielorussa,
pare di 10 anni, che più volte era venuta
nel nostro paese ospite di una famiglia,
per poi tornare in patria dove rinchiusa in
un orfanotrofio aveva subito delle « inaudite violenze »;
da qui la decisione degli affidatari
che la ospitavano di non riconsegnarla a
chi l’avrebbe fatta salire su un aereo e
riportata via;
certamente la vicenda è diversa dal
solito « dramma » conosciuto da chi ogni
giorno si trova ad operare nei casi di
famiglie che si lacerano, o di figli che
vengono negati all’altro « perché cosı̀ impara... ». Il caso di « Maria » merita una
considerazione in più;
in tal senso giova alla concreta comprensione della vicenda riportare alcune
considerazioni fatte da operatori della giurisprudenza che hanno nella materia della
tutela dei diritti dei minori e del diritto
della famiglia una puntuale competenza,
tra cui il presidente del circolo psicogiu-
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ridico di Roma, che nel merito afferma
« Se è vero che in tutta Italia il lavoro dei
Tribunali dei Minorenni è reso difficilissimo dal carico immenso di lavoro, tanto
che noi stessi, ci troviamo a dover giustificare ai nostri assistiti dei ritardi spesso
“ingiustificabili” con una sincera e convinta comprensione per la mole di lavoro
degli uffici guidiziarii minorili, allora
“come mai” per un caso cosı̀ delicato dove
è in ballo una minore “senza la famiglia di
origine” e quindi senza che i suoi veri e
naturali genitori se ne possano occupare o
richiederla a casa, perché Maria non ha
una casa (se non quella che per pochi mesi
all’anno le hanno dato i suoi “genitori
ospitanti”), “come mai se” le accuse di
violenza subita hanno avuto riscontri importanti tanto da far emettere, al medesimo Tribunale dei Minorenni, un provvedimento di affidamento ai servizi sociali
del Comune ove la piccola si trovava
ospite, “come mai se” Maria non è richiesta indietro se non da Uffici, Funzionari,
Consoli ed Ambasciatori ma, certo da
nessuno che le abbia mai fatto una carezza, “come mai” proprio in questo caso
è arrivata cosı̀ “fulminea” la decisione di
autorizzare il rientro della bambina in
paese dove “Maria” non ha nessun affetto.
Se dovessimo, dalle pagine di questo periodico, richiedere ai Colleghi di farci per
tutta Italia un calendario dei tempi medi
di attesa dei Provvedimenti dei Tribunali
dei Minorenni, sono certo che “il tempo di
attesa” di questo caso stupirebbe più di un
osservatore. Vi sono mille modi, soprattutto non scritti, per tutelare un minore
dagli abusi e dalle violenze.
Non sta a me indicare cosa i giudicanti
avrebbero potuto fare, in quanto la loro
esperienza non ha bisogno di consigli, ma
qui non è della cultura giuridica che si
nota la mancanza, ma di quella attenzione
che vuole che nessuno possa vedere un
bambino sparire verso un luogo dove non
troverà nulla che lo sappia accogliere ed
amare ».
la vicenda di Maria rientra in un
fenomeno degli affidi temporanei di ragazzi della Bielorussia ormai molto conosciuto in Italia e che non pochi problemi
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provoca nella società e soprattutto presso
le istituzioni che lo gestiscono;
Maria fa parte del gruppo di bambini
che da anni vengono inviati dagli istituti
della Bielorussia in Italia per periodi di
« vacanza » che durano anche due/tre mesi
per curarsi (probabilmente dalla solitudine
che attanaglia questi piccoli tutti costretti
a vivere in istituti);
la fanciulla era già venuta in Italia
altre volte ed era ospite della medesima
famiglia, ma quest’anno i due « genitori »
avevano deciso di fare una festa ed avevano invitato anche un altro bambino
Bielorusso, che Maria conosceva per essere
anche lui ospite del medesimo istituto;
i piccoli hanno subito manifestato
fastidio nell’incontrarsi ed alle domande
dei grandi Maria, questa volta, ha trovato
il coraggio di confidarsi e di denunciare le
violenze subite;
dal suo racconto emerge che l’altro
bambino era costretto dai più grandi dell’istituto ad abusare di lei, e poi i più
grandi proseguivano nelle loro torture
(sembra che a Maria abbiano spento delle
sigarette tra le gambine!!);
di questi fatti la famiglia di Oneglia
informava il Tribunale dei minori di Genova che emetteva un provvedimento di
affido ai servizi sociali del Comune e
disponeva una perizia medica che confermava la denuncia;
di contro si metteva in moto la « diplomazia » Bielorussa che richiedeva la
« restituzione » della piccola, perché terminato il periodo di « affido temporaneo »
non vi erano altri motivi per restare in
Italia per Maria, solo genericamente dichiarando che la piccola non avrebbe fatto
ritorno nell’istituto incriminato;
i genitori « temporanei » di fatto
hanno rifiutato di eseguire l’ordine di
restituzione del Tribunale di Genova
emesso in maniera inusualmente tempestiva;
ogni intervento effettuato sembra aver
avuto come principio ispiratore l’osser-
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vanza formalistica delle procedure e del
rispetto delle competenze, ma purtroppo
non sembra siano state date le prioritarie
osservanze al principio del superiore interesse del minore, che norme nazionali e
Convenzioni internazionali, segnatamente
la legge 27 maggio 1991, n. 176 che ratifica
e dà esecuzione alla convenzione sui diritti
del fanciullo fatta a New York il 20 novembre 1989, nonché, quali norme che fissano i
principi sulla protezione dei minori, la
legge 20 marzo 2003, n. 77 relativa alla
ratifica ed esecuzione della Convenzione
europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli, fatta a Strasburgo il 25 gennaio 1996,
e la legge 20 marzo 2003, n. 77 concernente
ratifica ed esecuzione della Convenzione
europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli, fatta a Strasburgo il 25 gennaio 1996,
esplicitamente prescrivono –:
se nell’ambito dei rapporti con lo
Stato della Bielorussia non sia opportuno
e necessario verificare, come sostenuto da
cattedratici di neuropsichiatria infantile,
che il recupero della piccola in istituti sia
letteralmente « impossibile », e, in tale direzione, dal momento che a Maria si vuole
al contrario assicurare il recupero dalla
violenza subita presso un istituto in Bielorussia, non sia più corretto effettuare lo
stesso recupero in un ambito familiare
confacente;
se, sempre in tale ambito, nella vicenda si stia tenendo conto del superiore
interesse del minore, anche alla luce del
fatto che Maria non è richiesta in patria
dalla propria famiglia di origine. (4-00953)
OLIVERIO, LAGANÀ FORTUGNO e
LARATTA. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere – premesso che:
in data 3 luglio 2006 si è registrato
un evento pluviometrico eccezionale che
ha interessato in particolare il comune di
Vibo Valentia;
l’evento è stato concentrato sia dal
punto di vista temporale, occupando un
intervallo di poco superiore alle tre ore,
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che spaziale in quanto in alcune zone
prossime a quelle richiamate si sono registrati valori molto bassi di pioggia;
di difficile accertamento risulta essere l’ammontare certo dei danni economici complessivi;
i valori massimi di pioggia di durata
1,3 e 6 ore nella stazione pluviometrica di
Vibo Valentia sono risultati pari a 130
millimetri, 199 millimetri e 203 millimetri;
ingente sembrerebbe essere la necessità finanziaria per la messa in sicurezza
del territorio colpito dall’evento e dell’intero comprensorio vibonese;
il confronto con i dati storici mostra
che nella stazione pluviometrica di Vibo
Valentia si sono registrati, in questo
evento, i massimi storici su tutte le durate
che in alcuni casi risultano anche superiori al doppio dei massimi precedentemente registrati;
non inverosimile potrebbe risultare la
stima in 200 milioni di euro;
il dato assume maggiore rilevanza
nella stazione di Vibo Valentia, nella quale
la serie storica è di durata quasi cinquantennale;
l’area interessata dall’evento pluviometrico è caratterizzata, dal punto di vista
idrogeologico, da diffuse condizioni di rischio con una superficie, classificata nel
piano di assetto idrogeologico della Calabria, a rischio alluvione R3 e R4 di 1
chilometro quadrato e rischio frana in
contesto urbano di 16 ettari. Sul tratto
interessato – circa 10 chilometri – risulta
intrusione su 4 chilometri. In tale contesto
e nelle condizioni dell’evento si sono registrate esondazioni e colate detritiche che
hanno sconvolto il territorio, danneggiato
infrastrutture e purtroppo provocato 4
vittime, tra cui un bimbo di quindici mesi
strappato dalle braccia della mamma dalla
potenza delle acque;
i lutti hanno esasperato, anche dal
punto di vista psicologico, le popolazioni
fortemente provate per gli ingenti danni
materiali e per le condizioni di indigenza
nelle quali si sono ritrovate;
le già precarie condizioni socio-economiche si sono aggravate anche a causa
degli indiscutibili danni provocati alle attività produttive e soprattutto turistico
ricettive;
il Governo
chiarato lo stato
in data 7 luglio
tezione civile n.
ha tempestivamente didi emergenza ed emanato
2006 l’ordinanza di pro3531;
le amministrazioni locali interessate
ed in particolare il comune di Vibo Valentia hanno urgente necessità di un piano
di interventi per la messa in sicurezza del
territorio, per il riefficientamento delle
infrastrutture e dei servizi e per il riposizionamento sui mercati delle attività economiche e produttive;
l’assenza di queste attività programmatiche cui facciano seguito coerenti impegni finanziari da parte del Governo
stanno esasperando la popolazione, angosciata per l’imminente stagione delle
piogge, con preoccupazione per la tenuta
dell’ordine pubblico. Diversi gli impegni
assunti a tutti i livelli istituzionali, modeste
ad oggi le concrete azioni –:
quali iniziative il Governo, anche in
vista della prossima legge finanziaria per il
2007, intenda varare con il coinvolgimento
degli enti locali, per accelerare la fase di
messa in sicurezza e di ricostruzione del
territorio.
(4-00955)
CARTA. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro dell’interno. — Per
sapere – premesso che:
a Pomezia, in provincia di Roma,
dopo le dimissioni del sindaco Stefano
Zappalà, è subentrato il Commissario prefettizio Francesco Avallone il quale, anziché limitarsi all’ordinaria amministrazione fino all’indizione delle successive
elezioni comunali, ha repentinamente approvato una convenzione urbanistica per
l’edificazione di 650.000 metri cubi di
strutture nell’area comunale del Sughereto, che è l’unico polmone verde della
città, e per l’insediamento abitativo di
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ulteriori 8.000-10.000 persone in una
realtà, a giudizio dell’interrogante, già seriamente compromessa in termini di infrastrutture primarie, di servizi e di allarme sociale;
a quanto risulta all’interrogante, in
esito a tale decisione, nell’aprile del 2006,
a Pomezia sono state repentinamente presentate le migliaia di firme richieste dallo
Statuto comunale per l’indizione di un
referendum consultivo della popolazione;
sennonché, le istituzioni commissariali, prima, e la neo eletta amministrazione comunale, poi, non hanno ancora
indetto il referendum richiesto, con ciò
omettendo di adempiere un preciso obbligo di legge e rendendo vana la legittima
aspettativa dei promotori del referendum
di far pronunciare la cittadinanza su una
questione locale cosı̀ importante prima
che essa divenga definitiva ed irreversibile;
secondo l’interrogante, quanto sta avvenendo nel comune di Pomezia, quindi,
denota da parte sia delle istituzioni locali
che di quelle regionali il mancato rispetto
delle più elementari regole democratiche.
La Regione Lazio, infatti, ha parimenti
ignorato una interrogazione (prot. 296)
scritta all’uopo presentata lo scorso 2
marzo da un consigliere regionale;
ai sensi dell’articolo 135 del decreto
legislativo n. 267/2000 (testo unico delle
leggi sull’ordinamento degli enti locali), il
prefetto, nell’esercizio dei poteri conferitigli dalla legge o a lui delegati dal Ministro dell’interno, ai sensi dell’articolo 2,
comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991,
n. 410, e successive modificazioni ed integrazioni, quando sia necessario assicurare il regolare svolgimento delle attività
delle pubbliche amministrazioni, richiede
ai competenti organi statali e regionali gli
interventi di controllo e sostitutivi previsti
dalla legge;
ai sensi dell’articolo 138 del medesimo decreto legislativo n. 267/2000, il
Governo, a tutela dell’unità dell’ordina-
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mento, con decreto del Presidente della
Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro
dell’interno, ha facoltà, in qualunque
tempo, di annullare, d’ufficio o su denunzia, sentito il Consiglio di Stato, gli atti
degli enti locali viziati da illegittimità;
ai sensi dell’articolo 141 del decreto
legislativo n. 267/2000, i consigli comunali
vengono sciolti con decreto del Presidente
della Repubblica, su proposta del Ministro
dell’interno quando compiano atti contrari
alla Costituzione o per gravi e persistenti
violazioni di legge, nonché per gravi motivi
di ordine pubblico;
ai sensi dell’articolo 142 del decreto
legislativo n. 267/2000, con decreto del
Ministro dell’interno il sindaco e i componenti dei consigli e delle giunte possono
essere rimossi quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi
motivi di ordine pubblico;
quali concrete misure il Governo e, in
particolare, il Ministro dell’interno intendano adottare per la tutela del diritto di
partecipazione popolare secondo l’interrogante, di fatto illegittimamente oggi negato
ai cittadini di Pomezia –:
se e quali soluzioni il Governo ed il
Ministro dell’interno, nell’ambito delle
competenze loro attribuite dalla legge, intendano adottare per ovviare ai sopra
descritti abusi dell’amministrazione comunale di Pomezia, sia quella prefettizia che
quella elettiva.
(4-00958)
OSVALDO NAPOLI. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri, al Ministro della
difesa. — Per sapere – premesso che:
la legge 3 agosto 2004, n. 206, recante « Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale
matrice » introduce, con decorrenza 1o
gennaio 2003, nuovi benefici per le vittime
di eventi terroristici verificatisi all’estero;
la suddetta legge, con l’indicazione di
tale decorrenza, stabilisce anche un di-
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verso trattamento tra coloro che sono
caduti prima del 1o gennaio 2003 e coloro
che sono caduti dopo questa data;
relazioni commerciali italo-cinesi e di delocalizzare le imprese italiane nel Paese di
Mezzo;
la legge 20 febbraio 2006, n. 91, recante « Norme in favore dei familiari superstiti degli aviatori italiani vittime dell’eccidio avvenuto a Kindu l’11 novembre
1961 », estende i suddetti benefı̀ci anche
alle vittime di Kindù, in deroga a quanto
disposto dall’articolo 15 della legge n. 206
del 2004 –:
la delocalizzazione delle aziende in
Cina rischia di produrre un depauperamento della produttività e dell’occupazione italiane che si vedono prediligere un
Paese in cui la forza lavoro costa molto
meno e in cui i diritti dei lavoratori, dei
bambini, delle donne, dell’ambiente naturale non sono tutelati;
se il Ministro in indirizzo e la Presidenza del Consiglio dei ministri non
ritengano tali misure lesive e discriminatorie nei confronti delle famiglie dei caduti
prima del 2003;
in Cina vengono annualmente eseguite circa 2000 condanne a morte e ne
vengono emesse quasi il doppio; viene
perseguitato chi dissente dal regime comunista; viene repressa da decenni la
libertà religiosa; viene negata la libertà di
accesso all’informazione, imposta la censura preventiva ai motori di ricerca su
internet più diffusi al mondo, negato –
infine – il rapporto diretto con le agenzie
di stampa occidentali –:
se non ritengano che la legge 20
febbraio 2006, n. 91, possa rappresentare
un valido precedente per equiparare il
trattamento riservato alle vittime del terrorismo e ai loro familiari;
quali
iniziative normative intendano adottare per porre fine a tale situazione discriminante.
(4-00959)
RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
dal 13 al 18 settembre il governo
italiano è stato in missione in Cina per
partecipare alla Fiera Internazionale di
Canton;
la delegazione di tale missione era
composta dal presidente del Consiglio dei
Ministri, 4 ministri, 3 sottosegretari, un
viceministro, 11 Regioni tra le quali il
Lazio, la Lombardia, la Puglia, la Basilicata, la Campania, l’Emilia Romagna, il
Molise, il Piemonte, la Toscana, la Liguria
e le Marche, 700 imprese, 26 associazioni
di industriali e 20 banche;
in cosa consisterebbero concretamente le azioni volte a porre al governo
cinese la questione dei diritti civili e delle
libertà personali di cui ha parlato il Presidente del Consiglio, e che in Cina, secondo l’interrogane, sono sistematicamente violati;
quali siano stati i costi di tale viaggio;
se i costi della missione gravino tutti
sulle casse dello Stato;
in caso contrario, a quanto ammonti
la quota di partecipazione di ciascun componente.
(4-00961)
BERTOLINI e PAOLETTI TANGHERONI. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
il numero complessivo dei partecipanti ha superato le 1000 persone;
il Presidente del Consiglio, Romano
Prodi, si trova attualmente in missione in
Cina e sostiene di avere ottimi rapporti
con quel governo;
lo scopo principale della missione è
stata quello di favorire lo sviluppo delle
nella Repubblica popolare cinese i
diritti umani vengono calpestati da oltre
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cinquant’anni come denunciato dalle organizzazioni internazionali per i diritti
umani;
in particolare la libertà di culto viene
negata e perseguitata;
secondo notizie di stampa la polizia
della
provincia
settentrionale
dello
Shaanxi ha arrestato il vescovo di Zhouzhi,
Mons. Martino Wu Qinjing, l’11 settembre
2006, il quale, in ottemperanza alla sua
fede ed alla sua lealtà al Santo Padre,
aveva celebrato una messa solenne, nonostante le minacce del Governo cinese;
il presule è stato ordinato vescovo –
con approvazione della Santa Sede – nell’ottobre del 2005 dal defunto arcivescovo
di Xian, Mons. Antonio Li Duan, ma tale
ordinazione non è stata riconosciuta dal
Governo cinese, che la definisce illegale;
sin dall’ordinazione egli è stato molestato continuamente dalla polizia, tanto
da impedirgli di svolgere appieno il suo
ministero;
tale episodio è solo l’ultimo di una
serie di gravi fatti perpetrati contro i
cattolici, come quello avvenuto il 30 luglio
2006 quando la polizia della città di Zhangjiakou ha arrestato un vescovo ausiliare
della diocesi di Xiwanzi, o contro altri
culti, come oppure quello ai danni del
religioso tibetano Nyima Drapka, rinchiuso
nelle carceri di Dawu, per aver affisso
alcuni manifesti contro la politica cinese e
che prima di morire, scrisse una lettera
nella quale raccontò delle terribili condizioni di reclusione a cui è stato sottoposto –:
se il Presidente del Consiglio dei
ministri, nel corso della sua visita in Cina,
non intenda sollevare la questione dell’arresto del Vescovo di Zhouzhi, Mons. Martino Wu Qinjing;
se intenda affrontare la più generale
questione dei diritti umani, politici, sociali
e culturali delle minoranze religiose, etniche e di altro genere, secondo l’interrogante, costantemente violati dal Governo
cinese, chiedendone il rispetto. (4-00974)
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OSVALDO NAPOLI. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri. — Per sapere –
premesso che ci si riferisce al cosiddetto
« caso Telecom » –:
chi abbia commissionato e abbia pagato ad una grande banca d’affari uno
studio di ristrutturazione di un grande
gruppo privato italiano e a quale titolo e
a quale scopo;
quale sia tale grande banca d’affari
(molto imbarazzante se fosse la Goldman
Sachs, dalla quale proviene un grande
esperto di finanza, candidato da molti alla
guida della Cassa depositi e prestiti);
a quale titolo un Governo si faccia
dare da una grande banca d’affari un
progetto strutturale di riassetto di un
grande gruppo privato;
a quale titolo un Governo trasmetta
tale progetto ad un grande gruppo privato,
brevi manu;
a quale titolo un Governo che, a suo
tempo, ha privatizzato Telecom mandi
suggerimenti alla Telecom privata;
a quale titolo un Governo si irriti per
non essere stato informato, quando non
solo sapeva ma addirittura suggeriva soluzioni alternative e preferenze tra le varie
soluzioni;
con quale coerenza un Governo che
privatizzò Telecom suggerisca quella che
all’interrogante appare una subdola ripubblicizzazione ipotizzando di farlo partecipare da Cassa depositi e prestiti, cioè dalla
più grande banca pubblica che raccoglie il
risparmio di milioni di « piccoli » italiani
con gli sportelli delle poste pubbliche
italiane;
se corrisponda al vero che tale progetto con allegati sia stato scritto e consegnato con carta intestata « Presidenza
del Consiglio »;
quali provvedimenti si ritenga di assumere per chi eventualmente abbia usato
in modo improprio la sigla istituzionale a
scopi privati.
(4-00979)
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CICCHITTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
un piano alternativo per la modifica
degli assetti proprietari di Telecom, scritto
su carta intestata della segreteria del presidente del Consiglio, nel quale, ad avviso
dell’interrogante, si afferma che solo conferendo la telefonia fissa alla Cassa Depositi e Prestiti quell’impresa privata
avrebbe potuto salvarsi dai debiti e dall’intervento dell’autorità delle comunicazioni, è stato fatto pervenire ad un imprenditore privato, il dott. Tronchetti Provera, ad opera di Angelo Rovati, uno dei
più stretti collaboratori del Presidente del
Consiglio;
il Presidente del Consiglio ha affermato di non essere stato debitamente
informato dal dott. Tronchetti Provera su
ciò che riguardava Telecom nonostante
l’iniziativa presa dal suo stretto collaboratore;
sono state rese pubbliche dal Presidente del Consiglio notizie riservate che
riguardavano anche altre aziende come la
Time Warner e la General Electric riferendo anche quello che l’amministratore
delegato della Telecom in un colloquio del
tutto privato e riservato gli aveva riferito
sulle trattative con Murdoch, sia sui contatti con la General Electric e la Time
Warner e l’importo (da 7 a 9 miliardi di
euro) che l’attuale proprietà di Telecom
intendeva ricavare dalla vendita della Telecom Brasile;
infine, Angelo Rovati, incalzato dagli
eventi ha ritenuto opportuno dimettersi
dall’incarico di consigliere economico e
politico del Presidente del Consiglio on.
Prodi –:
se il suddetto piano di modifica degli
assetti proprietari di Telecom scritto su
carta intestata della segreteria del Presidente del Consiglio sia stato redatto sotto
la responsabilità politica del capo del
Governo o si sia trattato di una iniziativa
tanto estemporanea quanto artigianale del
Rovati;
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se, anche nel caso in cui il Presidente
del Consiglio non fosse stato a conoscenza
di questo progetto del Rovati, non sia
comunque cosa gravissima che su carta
intestata della Segreteria del Presidente
del Consiglio sia stata fatta pervenire ad
opera di uno dei più stretti collaboratori
del medesimo ad un imprenditore privato
il suddetto piano di riassetto proprietario
di Telecom, secondo l’interrogante, mettendo in atto una azione dirigista della
Presidenza del Consiglio;
se il Governo reputi ammissibile che
in un piano comunque redatto su carta
intestata del Presidente del Consiglio si
affermi che solo conferendo la telefonia
fissa alla Cassa Depositi e Prestiti quell’impresa privata avrebbe potuto salvarsi
dai debiti e dall’intervento dell’autorità
delle comunicazioni;
se non ritenga di aver messo in
condizioni di grande difficoltà l’Autorità
per le comunicazioni, che per sua natura
è autonoma dal Governo, avendola indebitamente chiamata in causa;
se ritenga legittimo sia sul piano
politico, sia terreno della lettera e della
sostanza del trattato di Maastricht, sia dal
punto di vista del rispetto della legge, sia
sul piano del rapporto con i mercati
azionari che comunque il Presidente del
Consiglio intervenga con quelli che secondo l’interrogante sono attacchi e intimidazioni nei confronti di un’impresa privata e che questa azione sia stata accompagnata dalla redazione e dall’invio di un
piano alternativo da parte di uno stretto
collaboratore del Presidente del Consiglio;
se non ritenga che sia del tutto scorretto e istituzionalmente devastante che il
Presidente del Consiglio abbia riferito
quello che l’amministratore delegato della
Telecom in un colloquio del tutto privato
e riservato gli aveva riferito sulle trattative
con Murdoch, sia sui contatti con la General Electric e la Time Warner e l’importo che l’attuale proprietà di Telecom
intendeva ricavare dalla vendita della Telecom Brasile;
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se, in seguito a tutto ciò, non ci sia
stata anche una indebita ingerenza sui
valori di mercato;
della giustizia, il Ministro per i rapporti
con il parlamento, per sapere – premesso
che:
se reputi legittima una simile trasformazione delle funzioni della Presidenza
dei Consiglio;
in seguito alla nota vicenda della
bambina bielorussa Maria, data in affidamento a una coppia di Genova, risulterebbe che la Bierlorussia avrebbe deciso di
sospendere le partenze dei bambini che,
ogni anno, vengono ospitati in Italia dall’epoca della catastrofe nucleare di Chernobyl;
se, oltre alle avvenute dimissioni di
Angelo Rovati, anche il Presidente del
Consiglio, in seguito a tutte quelle che
l’interrogante ritiene le distorsioni istituzionali, legali e politiche avvenute in questa vicenda, non ritenga di trarre le logiche
conseguenze in seguito ai
suddetti gravissimi fatti.
(4-00981)
LUCCHESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
il Ministro dei trasporti ha affermato
che l’Alitalia è costata alle casse dello
Stato ben 5 miliardi di euro negli ultimi 10
anni;
a giudizio dell’interrogante, appaiono
fondati i suggerimenti del notiziario L’informatore: « Adesso ci si aspetta, anche per
salvare i piccoli risparmiatori, un deciso
intervento di rinnovamento all’interno del
management aziendale, con persone che
rappresentano per la loro storia un potenziale bagaglio di novità e una vera
ancora di salvezza per il gruppo aereo » –:
quanto sia costata l’Alitalia alla finanza pubblica durante la gestione Cimoli,
secondo l’interrogante, fallimentare;
se non si ritenga opportuno sostituire
tutto il vertice di Alitalia con la dovuta
tempestività.
(4-00982)
*
*
*
AFFARI ESTERI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il
Ministro degli affari esteri, il Ministro
tale decisione della Bielorussia, secondo l’interpellante guidata da un regime
autoritario, dà luogo a un vero e proprio
incidente diplomatico che minaccia di pregiudicare il buon esito delle adozioni internazionali da parte della Bielorussia e, a
cascata, da parte delle Repubbliche baltiche e dell’ex blocco sovietico più in generale, compromettendo altresı̀ tutti gli interventi socio-assistenziali e sanitari che
ogni singola adozione porta con sè –:
quali misure gli interpellati e il Governo intendano porre in essere per tutelare il buon andamento delle adozioni
internazionali nei confronti della Bielorussia e dei Paesi dell’ex blocco sovietico,
messe a repentaglio dalla situazione creatasi.
(2-00131)
« Tondo ».
Interrogazione a risposta in Commissione:
VENIER, PETTINARI, ALLAM, MANTOVANI, KHALIL, SINISCALCHI, DE
ZULUETA, SPINI e LEOLUCA ORLANDO.
— Al Ministro degli affari esteri. — Per
sapere – premesso che:
il 23 giugno scorso un gruppo di nove
giovani palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza, componenti del gruppo artistico popolare palestinese Sanabel (Spighe) è arrivato in Italia su invito del
Gruppo consiliare della Provincia di Milano per partecipare a iniziative di educazione alla pace e di scambio culturale;
il 24 giugno scorso l’esercito israeliano ha chiuso la frontiera di Rafah con