Estratto - Morgan Miller Edizioni
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Estratto - Morgan Miller Edizioni
Note dell’Editore I fatti narrati in questo libro sono di pura fantasia, frutto dell’immaginazione e della libera espressione artistica dell’autore. Nomi, persone, società, organizzazioni, fatti, luoghi e avvenimenti citati sono invenzioni dell’Autore, usati in maniera fittizia per la lettura. Qualsiasi analogia o somiglianza con fatti o avvenimenti reali o con persone, associazioni, organizzazioni, movimenti o partiti realmente esistenti sono puramente casuali e non intenzionali. Tutti i diritti riservati. Copyright @ 2014 – Morgan Miller Edizioni è un marchio di proprietà di CDB s.r.l. Via Cavour, 65 - 71036 Lucera (FG) P.IVA 03642490712 Iscr. C.C.I.A.A. N° 262208 Illustrazione di copertina: Veronica Landoni ISBN 9788897659792 È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere autorizzate per iscritto dall’Editore. Chiara Gheza Game set & love "Ai miei veri amici che quando serve arrivano con caffè, cioccolato, divise ninja e, soprattutto, un piano." 1 Miami bruciava in un bollente venerdì di primavera, senza che nemmeno un alito di vento si insinuasse tra le centinaia di palme che costellavano i suoi tetti. Un bus colmo di turisti si faceva largo nel traffico lungo il ponte che univa la spiaggia alla città. Tre ragazze in canotta e pantaloncini, guardando la splendida villa candida che si stagliava sull’isola alla loro destra, sospirarono e la più giovane delle tre trasformò in parole il pensiero di tutte. “Chi vive in una casa così non può che essere felice, chissà che vita da sogno!” Amanda, seduta in terrazza, si strinse nella vestaglia cremisi, se avesse potuto udire quelle parole avrebbe sicuramente sorriso amaramente. Rabbrividì nonostante il caldo sole, e fissando con i grandi occhi verdi il parco che si stendeva ai suoi piedi corse con il pensiero a una sera di tanti anni prima quando il suo cuore era andato in frantumi. Guardava la distesa di alberi e fiori variopinti che andavano a gettarsi nel blu dell’oceano senza però vedere nulla di quella meraviglia. Ogni qual volta si trovava sola la sua mente non faceva che tornare ai giorni terribili che avevano stravolto per sempre la sua vita, mentre un dolore sordo, divenuto ormai familiare, le invadeva anima. La voce imperiosa del marito la strappò a quei tristi ricordi. “Per le sei ti voglio splendida e sorridente al mio fianco. Non mi interessa che tu abbia voglia o meno di accompagnarmi, cara. Io ho bisogno della tua presenza a un importante ricevimento: questo è tutto” Amanda si era ormai abituata a essere trattata da Ted alla stregua dei suoi tanti dipendenti e collaboratori, quindi scrollando le spalle si alzò dalla poltrona di vimini e dirigendosi verso l’ingresso del salone rispose ironicamente: “Ai suoi ordini, il capo è lei!” 7 Dopo un paio d’ore Amanda, avvolta in uno stretto abito rosso fuoco, i capelli biondi raccolti in modo da lasciar scoperto il collo sinuoso, salì a bordo della limousine e si preparò a sfoggiare il suo miglior sorriso per il resto della serata. Il marito non fece nemmeno caso alla scollatura mozzafiato e all’accurato trucco che mascherava sapientemente i quarantacinque anni compiuti la settimana precedente, era troppo impegnato a digitare sul Blackberry ordini e a imprecare se questi non venivano eseguiti in tempo reale. Ted, come sua abitudine, non indossava la cravatta ma solamente una camicia chiara dal colletto slacciato e una giacca leggera color cioccolato. “Posso almeno sapere in onore di chi è questo imperdibile galà?” chiese Amanda con aria seccata. “E’ stato organizzato esclusivamente per Julian Wise, il tennista. E’ diventato da poche settimane il numero uno nella classifica mondiale ed è doveroso per noi che siamo il suo sponsor principale festeggiarlo in occasione del torneo di Miami” rispose lui scandendo ogni parola come se parlasse con una bambina a cui si rivela necessario spiegare ogni banalità. Amanda sbuffò annoiata, non avendo la minima idea della ragione per cui questo, per lei sconosciuto Wise, potesse essere così importante, e si concentrò sui variopinti personaggi che affollavano le strade di South Beach. Invidiò con tutta sé stessa le giovani in bikini e roller che sfrecciavano senza pensieri lungo Ocean Drive, invidiò ancora di più un gruppo di amiche sedute ai tavoli di un locale a sorseggiare Margarita giganti, le invidiò perché ridevano fino alle lacrime, le invidiò perché non riusciva a ricordarsi quando aveva riso così l’ultima volta. L’autista frenando la scosse dalle sue riflessioni. Ella assunse un’espressione sfavillante ed appoggiandosi, delicatamente, al braccio del marito attraversò il turbinio di tende color crema che decoravano l’ingresso del lussuoso hotel. Si ritrovarono in un enorme salone sul cui pavimento era stato steso un finto manto erboso con 8 reti da tennis montate in modo geometrico fino a formare il disegno di una racchetta. Amanda fu costretta ad ammettere tra sé e sé che il colpo d’occhio era senza dubbio originale. Si dovette poi concentrare per riuscire a ricordare i nomi delle persone che la salutavano con falso calore, ma dopo qualche minuto la sensazione di una presenza alle spalle che la fissava senza sosta la costrinse a voltarsi di scatto e incrociò i suoi occhi. Julian era atterrato a Miami il giorno precedente, direttamente dalla sua casa di Cape Town, in forma smagliante e deciso a difendere il titolo conquistato l’anno precedente sui campi della Florida. L’invito a un cocktail in onore dei sorprendenti risultati sportivi da lui ottenuti era stato accolto come un dovere al quale non avrebbe potuto sottrarsi. In realtà negli anni aveva studiato con Jack Lindemberg, il suo allenatore e Sarah Mitchell, la sua fidanzata, una tattica vincente per affrontare le tanto odiate feste e i numerosi eventi ufficiali: arrivavano puntuali ed elegantissimi, Julian stringeva mani e ammiccava ai fotografi per circa un’ora poi il coach, con la scusa dell’irrinunciabile riposo in vista dell’allenamento della mattina successiva, lo trascinava via, mentre Julian metteva in scena l’abituale performance di ragazzo dispiaciuto ma consapevole dei propri doveri di professionista. Quando da bambino Jack, il suo primo e unico maestro di tennis, aveva visto in lui delle grandi potenzialità e gli aveva chiesto se fosse disposto a sacrificare divertimenti e amici per arrivare al vertice del tennis mondiale Julian aveva detto sì, senza nemmeno pensarci, e mai in quegli anni se ne era pentito. Appoggiato da una solida famiglia e dall’amore di Sarah, conosciuta da giovanissimo sui banchi di scuola, girava ogni anno l’intero globo giocando interminabili partite davanti a un pubblico che, giorno dopo giorno, si era sempre più innamorato non solo della sua potenza e della sua classe, ma anche del suo atteggiamento sempre educato, sportivo, quasi timido, sia in campo che nella vita privata. 9 Quella sera, come consuetudine, era giunto in perfetto orario alla serata organizzata in suo onore dal migliore sponsor, così puntuale da arrivare prima dello stesso magnate che su di lui aveva investito tanto negli ultimi mesi. Tenendo per mano la sua compagna, semplice ed elegante in un tubino nero che le fasciava il corpo sottile, quasi da ragazzina, aveva superato indenne le schiere di fotografi e si era trovato imbrigliato in una conversazione sui vantaggi del rovescio bimane con una famosa rock star americana. E proprio mentre cercava di dare consigli utili e attendibili la vide entrare e il fiato gli mancò. Amanda sentiva il cuore batterle così forte da temere che le persone intorno a lei potessero sentirne il rumore. Quegli occhi nocciola intensi, ma quasi spaventati dalla loro stessa intensità, sembravano guardare non solo sotto il suo abito di chiffon ma fino in fondo alla sua anima, oltre la maschera che portava come una seconda pelle, oltre il trucco perfetto e i gioielli luccicanti. Con uno sforzo staccò lo sguardo dal viso del ragazzo e scese lungo la figura alta, esplosiva. Rimase rapita dalle mani che stringevano in modo dolcemente goffo un calice di champagne. Come se non fosse più in grado di controllare i suoi pensieri si ritrovò a immaginare quelle mani sul suo collo, sul suo corpo, le sentì bruciare sulla pelle del ventre, le desiderò così tanto da dover reprimere un gemito. “Va tutto bene cara? - la voce di Ted sembrava giungere da lontano – sei pallida! Vuoi che ti prenda qualcosa da bere?”. Recuperando quello che restava del suo autocontrollo ma senza volgere lo sguardo su di lui rispose con un filo di voce: “Sì, ti prego Ted” Julian sapeva esattamente quale fosse il comportamento giusto da tenere in ogni occasione e sempre si sforzava di essere impeccabile, ma in quel momento la sua razionalità era completamente offuscata dal desiderio di baciare quelle labbra increspate da un sorriso forzato, di sfiorare le palpebre di quegli occhi malinconici. 10 Incrociando finalmente lo sguardo della donna in rosso le indicò, con un pressoché impercettibile cenno del capo, la direzione del guardaroba e, balbettando una scusa al suo interlocutore, si diresse verso il luogo indicato. Amanda, camminando come in un sogno, lo seguì e sgattaiolò dietro di lui nella saletta in penombra. Non appena chiuse la pesante porta alla sue spalle e se lo ritrovò di fronte lo colpì violentemente con uno schiaffo in pieno volto, mentre con voce disperata gli sussurrò: “Come ti permetti di guardarmi in quel modo? Chi sei per decidere con uno sguardo di scavarmi nell’anima? Come osi ordinarmi di seguirti mentre sono a un cocktail in compagnia di mio marito?” Julian non rispose ma le afferrò la mano con cui l’aveva schiaffeggiato e la baciò teneramente, poi proseguì esplorando centimetro dopo centimetro il braccio abbronzato di Amanda fino alla fragile spalla, mentre lei con voce flebile gli chiedeva di fermarsi, ma senza scostarsi e socchiudendo sensualmente gli occhi. Arrivato all’orlo del collo, inebriato dal profumo che emanava quella pelle luminosa, Julian si fermò e guardandola spaventato mormorò: “Ti voglio! Non mi era mai capitato di desiderare così una donna, me ne passano accanto tante e io nemmeno le vedo, poi stasera sei arrivata tu con quello sguardo triste, così in contrasto con lo splendore dei tuoi gioielli, del tuo vestito, che non ho desiderato altro che tenerti tra le braccia, che poterti accarezzare i capelli dopo aver fatto l’amore con te” Amanda dovette aggrapparsi a Julian perché la stanza intorno a lei sembrava girare e non poté far altro che rispondergli: “Ti prego baciami” Ed egli la baciò. La baciò lentamente come se avesse a disposizione tutta la sera, come se fosse tutta la vita che aspettava di darle quel bacio, come se fuori non ci fossero centinaia di persone che mai e poi mai avrebbero dovuto sapere cosa accadeva nel piccolo guardaroba. La baciò come 11 se le loro labbra fossero state create per incontrarsi. Amanda poteva sentire, sotto la stoffa dell’elegante completo scuro di Julian, i muscoli tesi dell’uomo, che la stringeva così forte a sé da farla sentire al sicuro come mai si era sentita prima. Il desiderio di accarezzare quel corpo perfetto la pervase, ma in quell’esatto momento il rumore di alcuni bicchieri, che si schiantavano a terra nel salone principale, la riportò alla realtà. Si divincolò con uno sforzo dalle braccia del giovane e con voce tremante disse: “Non possiamo! Non so nemmeno il suo nome. Al di là di quella porta c’è mio marito, ci sono tutti i miei amici. Andiamocene e fingiamo di non esserci mai incontrati – e lottando contro il suo cuore aggiunse – io sono una donna rispettabile, seria e tale voglio rimanere” “Mi chiamo Julian Wise ed è un piacere per me conoscerla, Signora?” Nel sentire quel nome Amanda pensò a un crudele scherzo e quasi scoppiò in una risata isterica mentre con inaspettata ironia rispose: “Era meglio non sapere il suo nome, Signor Wise. Io sono Amanda Lee Bryan, moglie di Ted Bryan che lei dovrebbe conoscere molto bene” Julian impallidì ma i suoi occhi rimasero fermi, immobili negli occhi della donna. ”So che non è giusto, non ripetermelo, dimmi solo che mi vuoi” Dopo alcuni attimi di silenzio, che ai due sembrarono un’eternità, Amanda si mosse per andarsene senza però riuscire a staccare lo sguardo da Julian e, proprio mentre tentava di voltarsi, l’istinto ebbe il sopravvento. Tornò a pochi centimetri da lui e lo baciò con la disperazione di una persona condannata a morte che non potendo cambiare il proprio destino si abbandona senza combattere al carnefice. “Domani a che ora riesci a liberarti da tutti?” gli chiese febbrilmente. “Dopo l’allenamento posso farcela, dimmi dove e alle 5 sarò da te” “Fuori dallo stadio del football a quell’ora – gli rispose decisa – ora 12 io rientrerò in sala, tra qualche minuto riappari anche tu fingendo di essere al telefono”. Poi, regalandogli un ultimo radioso sorriso, Amanda indossò la solita maschera e tornò sul palcoscenico della sua vita. 13