La Fallaci e l`accusa anti-Islam

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La Fallaci e l`accusa anti-Islam
La Fallaci e l'accusa anti-Islam - Massimo Fini
Oriana Fallaci, su denuncia di Adel Smith, è stata rinviata a giudizio per "vilipendio della
religione islamica" in relazione a quanto da lei scritto ne "La Rabbia e l'Orgoglio" e nei suoi
ultimi scritti. Ma New York, dove ora vive in "esilio volontario" come le piace dire, la Fallaci ha
dichiarato: "Storpiare il pensiero di una persona, piluccare una parola qui e una là, cucire il tutto
con puntolini, è illegittimo. Illecito. Illegale. Criminoso. Contrario a ogni decenza morale e
intellettuale. Vergogna!". In difesa della Fallaci sono scesi in campo vari organi di informazione,
e, da Libero al Corriere della Sera, da Vittorio Feltri a Pierluigi Battista il quale ha scritto che "i
principi valgono anche per chi la pensa diversamente" e che i reati di opinione non dovrebbero
esistere in una democrazia. Giustissimo. Peccato che la Fallaci sia l'ultima a doversene e
potersene lamentare visto che ha alluvionato i Tribunali italiani di querele e di azioni civili di
danno contro chiunque abbia espresso sui suoi scritti e sulla sua persona opinioni che non
corrispondono all'ipertrofica immagine che la signorina si è fatta su se stessa. Secondo la
Fallaci e i suoi sostenitori lei può dire ciò che vuole, gli altri no, il che non mi sembra
corrispondere a quell'affermazione di Pierluigi Battista secondo la quale i principi sono tali se
valgono per tutti. La Fallaci sembra correre su un binario schizofrenico. Si rifiuta
sdegnosamente di accordare la sua preziosa presenza in un processo in cui è imputata.Già
questo negli Stati Uniti in cui si è "esiliata" costituirebbe il reato di "vilipendio della Corte", ma si
nega ai Tribunali anche quando è lei la querelante e la denunciante, com'è successo nell'azione
civile di danno che ha intentato contro di me per un ritratto, "Cara, prepotente Oriana, così non
ti riconosco più" (Quotidiano Nazionale, 15/4/2002) che le avevo dedicato all'indomani
dell'uscita de "La Rabbia e l'Orgoglio", un ritratto nient'affatto negativo, soprattutto per quello
che riguarda il passato di questa grande giornalista, ma in cui, se non volevo fare della
semplice agiografia, non potevo certo nascondere - io che l'ho conosciuta da vicino negli anni in
cui lavoravamo insieme all'Europeo - i lati negativi del suo carattere, l'egocentrismo e la
prepotenza spinta di là di ogni limite, soprattutto nei confronti dei subordinati e dei più deboli.
Quando il giudice di Bologna, anzi la giudice, una bella signora bionda, ha chiesto agli avvocati
della Fallaci se la signora sarebbe venuta al processo da lei stessa innescato, costoro hanno
risposto, quasi con scherzo: "Ma si figuri se la signora Fallaci ha tempo da perdere per venire
qui, in Tribunale", al che la giudice ha fatto una strana faccia in cui si leggeva questo pensiero:
"Ma come, tu fai causa, impegni Tribunali, giudici, tempo, energie, soldi (che sono poi, come
sempre, i soldi del contribuente, ndr), testimoni della difesa ormai più che ottantenni costretti a
venire, per dovere di verità, da lontano, e poi non ti degni nemmeno di essere presente?". I reati
di opinione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza in una democrazia. Però è anche l'ora di
smetterla di fingere che siano un esclusivo retaggio del Codice fascista di Alfredo Rocco. Pochi
anni fa è stata emanata la cosiddetta "legge Mancino" che punisce "qualsiasi forma di
xenofobia, di antisemitismo, di incitamento all'odio razziale" e anche chi osi fare del
revisionismo storico sull'Olocausto. Sulla base di questa legge molti esponenti di forze
dell'estrema destra sono stati inquisiti e condannati. Sono fattispecie liberticide, ma finché
esistono non si vede perché mai solo la signora Fallaci dovrebbe usufruire di uno speciale
salvacondotto. Per riprendere Battista: o valgono per tutti o non valgono per nessuno. Perché
non c'è dubbio che gli ultimi scritti di Oriana Fallaci siano xenofobi, razzisti e incitino all'odio
contro i musulmani. Fin qui il discorso sul piano giuridico dove, come ho detto, i reati di opinione
dovrebbero essere aboliti per tutti e non solo per Oriana Fallaci. Su quello politico noto però che
fra i più strenui difensori della scrittrice de "La Rabbia e l'Orgoglio" c'è Giuliano Ferrara. Il
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direttore de "Il Foglio" è talmente obnubilato dal suo neoconservatorismo neocon da non
rendersi conto che sponsorizzando il becero razzismo antislamico di Oriana Fallaci si apre la
strada anche ad ogni altra forma di razzismo e quindi, prima o poi, anche a un rigurgito
antisemita contro il quale si avranno ben pochi argomenti per contrastarlo se si è prima avallato
il razzismo antislamico.
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