Benito Mussolini, “A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci 1943

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Benito Mussolini, “A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci 1943
Benito Mussolini, “A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci 1943-1945”, a cura di Luisa
Montevecchi, Mondadori, 2011, pp. 404
Maria Procino
in n. 3/2011
Per iniziativa dell’Archivio Centrale dello Stato è stata pubblicata l’edizione
scientifica dell’epistolario Mussolini-Petacci per la maggior parte inedito, scritto
da Benito Mussolini tra il 10 ottobre 1943 e il 18 aprile 1945, nei giorni della
Repubblica di Salò. Conservate nel fondo Petacci, le lettere rappresentano un
corpus documentario di grande valore archivistico, storico e politico, messo a
disposizione del mondo della ricerca, dopo un lungo cammino fatto anche di
controversie giudiziarie, iniziato nel 1950 con il ritrovamento e l’acquisizione da
parte dello Stato del fondo Petacci. Luisa Montevecchi che ha curato l’edizione
con rigoroso metodo filologico, chiarisce nell’introduzione la storia delle carte ma
anche l’importanza avuta nella salvaguardia di queste lettere dalla stessa Petacci.
Sottolinea la Montevecchi: “All’imperioso ‘stracciare… straccia appena letto’,
Clara risponde: ‘non distruggere, è storia’. Due volontà contrastanti che si
misurano, come spesso accade nella vicenda degli archivi privati, con il concetto
della memoria di sé, in questo caso con il desiderio di prudenza, riservatezza,
autocensura e oblio da un lato, e con la consapevolezza lucida che lettere e
messaggi diverranno testimonianza e fonte storica dall’altro” (45). I tragici
avvenimenti politici di quel periodo, si intrecciano alle voci personali che fanno da controcanto alla Storia.
“Tua madre ha detto l’altra sera una verità sacrosanta: e cioè che tutti sono contro. Tu dividi con me, il
privilegio dell’odio universale, cioè di fascisti, antifascisti, indifferenti”(5 dicembre 1943). I ricordi del passato
di giorni sereni al mare o sul Terminillo fanno i conti con il senso di impotenza davanti al presente, alla
premonizione di un tragico epilogo. “Mia moglie martedì mattina partirà per la Rocca e mi scrive che non sa se
tornerà più. Doveva partire domattina, ma trattandosi del 1° maggio. Oggi bombardamenti di Milano e Varese e
Modena e Toscana. Questa è la vera, la sola, la grande tragedia” (30 aprile 1944). E ancora: “Per telefono,
niente più. Io sono già abbastanza ridicolo in faccia a tutti per aggiungervi altri motivi. […] Mi rassegno
all’imperscrutabile che volle farmi nascere, ma non mi importa proprio nulla di trascinare questa in ogni senso
miserabile vita. Ti prego di non gonfiare le vesciche, perché basta uno spillo – quello della verità per sgonfiarle.
[…] io mi odio e con ciò è detto tutto” (28 luglio 1944). Il volume è completato da saggi introduttivi di
Agostino Attanasio, sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato che pone in evidenza la scelta
dell’Istituto di curarne l’edizione per “evitare un uso improprio e scandalistico delle carte” (7), e degli storici
Elena Aga-Rossi e Giuseppe Parlato. La prima rileva l’importanza di un materiale sia per gli specialisti per
“chiarire i numerosi punti oscuri sulle varie fazioni all’interno del Partito fascista repubblicano e sull’intricata
rete di spie italiane e tedesche che si muovevano intorno a Rachele Mussolini e Clara Petacci e le loro famiglie ,
utilizzandone la rivalità per arrivare a Mussolini”; sia anche per i non specialisti “perché costituiscono una
testimonianza unica, autografa, sul clima politico della RSI e sull’atteggiamento del duce nell’ultima e più
drammatica fase della sua vita” (13). Giuseppe Parlato delinea la figura di un Mussolini che “considerava la
RSI come la continuazione formale e effettiva dello Stato italiano” (28), e che è ormai stanco e sfiduciato.
Inoltre sottolinea quanto: “tra il Mussolini detenuto a Ponza, a La Maddalena o al Gran Sasso e il Mussolini
della RSI non vi sia una particolare differenza a livello di condizione di spirito. La ricorrente immagine della
morte come liberatrice, la convinzione della nullità del suo ruolo o della sua azione, […] la percezione di vivere
una condizione di persona privata in buona misura della propria libertà d’azione costituiscono elementi costanti
che collegano significativamente il periodo della prigionia ‘formale’ con il periodo successivo, caratterizzato da
una sorta di prigionia sostanziale” (28). La cura filologica è chiara anche nei criteri di descrizione in cui si
ribadisce che i testi sono riprodotti integralmente in modo conforme all’originale. Il volume che si conclude con
l’indice dei nomi di persona, è corredato da un ricco particolareggiato apparato di note che riporta anche ampi
stralci delle lettere di Clara e alcune pagine dei suoi diari*, testi dai quali emerge il profilo della donna e il suo
rapporto col duce che completano e chiariscono la vicenda. Il libro che viene presentato all’Archivio Centrale il
6 dicembre, penetra un momento tragico e doloroso della nostra Storia, ma ci porta anche a riflettere non solo
su quanto un ‘dittatore’ sia pur sempre un uomo, ma soprattutto su quale sia il suo ruolo nella Storia. Quanto e
in che misura questa figura osannata/denigrata sia poi uno ‘strumento’ di scelte, giochi politici ed economici
della classe dirigente e dei poteri internazionali che la costruiscono all’occorrenza o ne favoriscono la creazione
e, all’occorrenza, la lasciano sparire nella polvere. * Claretta Petacci, Mussolini segreto. Diari 1932-1938, a
cura di M. Suttora, Milano, Bur Rizzoli, 2009; Claretta Petacci Verso il disastro. Mussolini in guerra Diari
1939-1940, a cura di M. Franzinelli, Milano, Rizzoli 2011. – tratto da: www.ilmondodegliarchivi.org