Le 4 donne decisive nella vita di Mussolini e le mille «meteore» Il
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Le 4 donne decisive nella vita di Mussolini e le mille «meteore» Il
24 Lunedì 30 settembre 2013 L’INTERVISTA DEL LUNEDÌ di GINO DATO Rapporti di polizia, schede di amanti e amiche, relazioni di confidenti e spie, sfoghi e dolenti note di signore che non volevano perdere il «primato» R apporti di polizia, schede dettagliate di amanti e amiche, relazioni di confidenti e spie, sfoghi e dolenti note di donne che non volevano perdere il «primato». Carte che escono dagli Archivi di Stato e da fondi privati per documentare gli amori di Mussolini. Da sempre favoleggiati, magari romanzati, costituiscono un aspetto centrale della vita e della personalità del Duce che andava indagato. Come ha fatto lo storico Mimmo Franzinelli nel suo ultimo libro, Il Duce e le donne (Mondadori ed.). Un libro dettagliatissimo sulle avventure e passioni extraconiugali di Mussolini, ma soprattutto un’analisi alternativa del microcosmo sentimentale dello statista e di una «bulimia» che lo caratterizza e in qualche modo interferisce con la sua vita politica. Quattro donne centrali nella vita di Mussolini: Angela Balabanoff la rivoluzionaria, Margherita Sarfatti la scrittrice, Clara Petacci l’amante fino alla fine, Rachele Mussolini la moglie. «Angelica e Margherita sono fondamentali per la formazione culturale e politica di Mussolini nella fase della ricerca di una sua strada verso la politica e il potere. La Balabanoff, esule russa, gli tiene vere e proprie lezioni di storia del movimento socialista. Più grande di lui, lo prende a benvolere e intuisce le sue potenzialità. Lo assiste nella direzione del quotidiano socialista “Avanti!” e si distacca da lui nel 1914, quando Benito abbandona il pacifismo per l’interventismo. A quel punto Margherita Sarfatti, fine intellettuale ebrea, lo affianca con i suoi consigli e ne diviene l’amante. Il loro rapporto sarà decisivo per circa un decennio, durante il quale lui assorbe preziosi insegnamenti tranne poi abbandonarla e rinnegarla». Benito Mussolini è il «Duce» e non ha più bisogno di una donna che lo consigli? «S’invaghisce di una ragazza che potrebbe essergli figlia e riscopre – con Claretta – la vocazione pedagogica dell’antico maestro: vuole plasmarla se- di NICOLETTA CASTAGNI B ill Viola, il più famoso video artista del mondo, allestirà una sua opera a Palazzo Te di Mantova per dialogare con gli gli spazi delle sale napoleoniche. Viola, di origini italiane e da sempre grande estimatore dell’arte italiana antica, dal 23 novembre porterà nella splendida dimora cinquecentesca The Raft, un video di 10 minuti realizzato nel 2004 in cui ripropone il mix di inquadrature fisse e immagini rallentate, la sua ricerca espressiva sempre volta alla classicità. Quello firmato da Bill Viola è il secondo intervento del ciclo «La casa degli dei», un progetto dell’assessorato alle Politiche culturali e alla Promozione turistica del Comune di Mantova, che coin- UN LIBRO DELLO STORICO MIMMO FRANZINELLI LA «BULIMIA» EROTICA DI BENITO E LE SUE RELAZIONI CON BALABANOFF, SARFATTI, PETACCI E LA MOGLIE RACHELE I tanti amori del Duce che non sapeva amare Le 4 donne decisive nella vita di Mussolini e le mille «meteore» condo le sue volontà e necessità. Lei si sacrifica in tutto e per tutto, lo accudisce anima e corpo, in un rapporto che risente dei contraccolpi bellici, nel senso di trasformarsi in camera di compensazione per le frustrazioni del dittatore che, indignato e disperato per i rovesci del fronte, si sfoga contro di lei». E Rachele? «Il ruolo di Rachele è essenzialmente quello di madre. Lui la tradisce regolarmente e parla di lei alle amanti in tono irridente, descrivendola come un’analfabeta, rozza e ignorante. Nelle lettere alla Petacci, Benito definisce la moglie “la signora Guidi”». Cosa accomuna, cosa distingue queste quattro donne? «Sono accomunate dalla totale dedizione a Mus- solini, ovvero al suo ego smisurato. Le distingue la dimensione politico-culturale (Angelica e Margherita), la passione sessuale e la subordinazione ancillare (Claretta), la personificazione del ruolo domestico (Rachele)». Poi ci sono le comparse, le meteore che apparivano e scomparivano... Che peso avevano? «Servivano a gratificare Mussolini sul piano sessuale e a rassicurarlo sul proprio fascino. La discriminante stava nella nascita di figli illegittimi: in quel caso, egli continuava a sovvenzionare le madri (ad esempio Bianca Ceccato, Romilde Ruspi, Alice Pallottelli) e di tanto in tanto le incontrava con i figli». Ma a suo parere, e se la domanda può essere posta, quel è la donna che egli amò di più? «Senza dubbio, Claretta Petacci, nell’ultimo decennio della sua vita (1936-45). Ma, beninteso, si trattava di un amore che era il riflesso dell’egotismo mussoliniano: il duce si rispecchiava in lei, si ammirava nel vedere riflesso in quell’affascinante giovane l’immagine dell’affascinante uomo cui lei si dedicava». Al di là di facile battute, quale visione ebbe il duce della donna? «Una visione squisitamente maschilista, che ravvisava nella femmina un oggetto di trastullo, un momento di svago, il riposo del guerriero, lo sfogo delle pulsioni sessuali. La donna restava insomma un essere inferiore, inadatto alla politica. Vi è poi da considerare la questione demografica, le campagne per la natalità, la difesa della “purezza della razza”, la L’arte getta acqua sul mondo Il video «The Raft» di Bill Viola a Mantova nella «casa degli dei» volge alcuni protagonisti internazionali dell’arte contemporanea nell’arduo confronto con i tesori di palazzo Te. A inaugurare il progetto è stata, a giugno, un’installazione di Fabrizio Plessi, appositamente ideata per la Sala dei Giganti. Bill Viola, classe 1951, è celebre per essere stato uno dei primi a fare uso del video inteso non solo come sperimentazione tecnologica, bensì contemplativa ed estetica, e ha spesso e volentieri preso quale fonte di ispirazione le iconografie della pittura rinascimentale italiana. Famose tavole e pale d’altari, come la Visitazione del Pontormo (The Greeting, 2002) o la Deposizione di Masolino (Emergence, 1995) sono diventate nelle sue mani veri e propri quadri in movimento. Capolavori visti dal vero per la prima volta durante un viaggio in Italia, compiuto negli anni ‘70. «In quella occasione – ha detto l’artista – ho scoperto che i maestri della Rinascenza creavano le loro opere nei luoghi pubblici, in chiese, palazzi, cattedrali ed erano dedicate alle persone». Nella loro produzione «arte e vita si fondono insieme - prosegue – e del resto anche tutti noi siamo profondamente collegati, non solo nel nostro presente, ma anche attraverso la storia». Quindi, pur rivendicando il ruolo di artista d’avanguardia, Viola percepisce il proprio lavoro in modo strettamente correlato con quello degli antichi maestri. «Tutta l’arte è contemporanea e Giotto e Raffaello sono ancora oggi giovani avanguardie in grado di cambiare il mondo». Per quanto riguarda The Raft, da lui scelta per Palazzo Te, si tratta di un’installazione video-sonora, in cui un gruppo composto BILL VIOLA Un momento del suo video «The Raft» 25 Lunedì 30 settembre 2013 CULTURA&SPETTACOLI LA FAMIGLIA DI CORATO IN UNA RICOSTRUZIONE DI PASQUALE TANDOI Patroni de’ Grifi una lunga storia pugliese di PASQUALE TEMPESTA P Vetrina MARCHIGIANO, AVEVA 89 ANNI Addio a Sirio Bellucci artista concettuale VINCERE Giovanna Mezzogiorno nei panni di Ida Dalser nel film «Vincere» di Marco Bellocchio. Con Ida, Benito ebbe un figlio. In alto, Claretta Petacci. Nella foto grande Mussolini con la moglie Rachele Guidi e due bambini. A sinistra, il Duce in una delle sue classiche pose «maschie» . costruzione di una nazione forte, con milioni di giovani da scagliare in guerra». Le donne danneggiarono Mussolini nel suo percorso? Benito, con le sue avventure, diventa, pare di capire, comunque un modello di maschio, un esempio per il paese? O la sua mentalità era quella tipica di un’epoca? «No. Margherita Sarfatti lo accompagnò nella fase della conquista e dell’apprendistato del potere. Il carattere poliziesco del regime fascista, l’assoluto controllo della stampa, la manipolazione dell’opinione pubblica confinarono la dimensione privata entro il sicuro recinto dell’alcova». «È proprio così. Il Duce è il modello continuamente riproposto dai mass-media, ossessivamente riproposto dalle fotografie e dai cinegiornali Luce, imitato dai gerarchi, ammirato da centinaia e centinaia di migliaia di donne, che gli scrivono lettere trasudanti passione, devozione, amore. Quelle lettere sono oggi conservate all’Archivio dello Stato, nel fondo “Segreteria Particolare del Duce”. È una lettura sconvolgente, per la rivelazione di un fascino al limite del plagio». da diciannove persone, uomini e donne appartenenti a differenti etnie e ambienti sociali, viene improvvisamente colpito da forti getti d’acqua provenienti da entrambi i lati dell’inquadratura. Talmente violenti che alcuni cadono per terra immediatamente, mentre altri riescono a stento a restare in piedi. Improvvisamente com’era arrivata, l’acqua si ferma, lasciando gli individui attoniti e increduli, alcuni sollevati, altri agonizzanti. L’azione è stata registrata da vivo ad alta velocità, ma si svolge al rallentatore per una durata di circa 10 minuti. Lo scopo di questo escamotage tecnico è di evidenziare le sottili sfumature di luce e colore nell’impatto esplosivo dell’acqua nonchè le espressioni e i gesti individuali dei personaggi. Non sempre. «In un caso, una donna (Ida Dalser) provò ad attraversargli la strada, a rivendicare i propri diritti di donna che lo aveva aiutato e mantenuto in un periodo difficile della sua esistenza (1914), dandogli un figlio. Un atteggiamento imprudente, pagato con la segregazione in manicomio, per la madre e per il frutto di quella relazione, Benito junior». Sta per uscire «Mad About a Boy» Bridget Jones da single a vedova nel terzo libro della «saga» inglese LONDRA. Da single a vedova: Bridget Jones è sfortunata anche quando diventa una donna matura. Nel nuovo e terzo libro sulla famosa «saga» della scrittrice Helen Fielding dal titolo «Mad About a Boy», i cui estratti sono stati pubblicati ieri sul magazine domenicale del «Sunday Times», il celebre spasimante e poi marito della protagonista, quel Mark Darcy interpretato nei film da Colin Firth, muore lasciando sola la moglie. Si scopre quindi la protagonista a 51 anni che però non ha passato molto tempo a piangere sul marito defunto ma se la sta spassando con un aitante trentenne ed è ossessionata, ancora dal peso, e ora anche dalle rughe che iniziano a segnarle il viso. Il suo nuovo «boyfriend» si chiama Roxster, lo ha conosciuto su Twitter dopo una serie di avventurose serate in discoteca. Ma la loro storia non sarà facile per la differenza di età. Non viene svelato il «mistero» di come Darcy sia morto. [Ansa] n È morto all’età di 89 anni Sirio Bellucci, artista legato all’arte concettuale, noto anche per alcuni autoritratti sullo sfondo delle sue opere, vestito e cappello neri, una lunga sciarpa rossa al collo. Da tempo viveva in una frazione di Fabriano, a Belvedere, dopo aver abitato e dipinto a lungo a Macerata. A NAPOLI LEZIONE SUL DESIDERIO Per il filosofo Masullo 15 minuti di applausi n Con una «standing ovation» di quindici minuti per il novantenne filosofo Aldo Masullo, più di mille persone hanno affollato il Convento di San Domenico Maggiore a Napoli per la chiusura del festival Arte della Felicità, IX edizione dedicata al tema del desiderio. «Come una sola persona tantissimi cittadini hanno tributato applausi commossi ad un discorso che ha incitato al desiderio e alla resistenza umana e civile con una grazia ottimista profonda e leggera. È stata una reale esperienza di comunità», racconta Luciano Stella, organizzatore dell’evento con Francesca Mauro. La settimana di incontri, tra gli ospiti Raffaele Cantone, Daria Bignardi, Luca Sofri, si era aperta al «Modernissimo» con l’anteprima del film di Alessandro Rak, nato proprio dall’esperienza del festival, «L’arte della Felicità» dopo Venezia attualmente in concorso al Raindance di Londra, importante appuntamento del cinema indipendente. «A conferma che un altro modo di progettare eventi culturali “autentici” è possibile – sottolineano gli organizzatori – in un momento in cui le risorse limitate e la crisi economica che tutti stiamo vivendo devono necessariamente ispirare un modello di impresa culturale etica, trasparente e sostenibile». lungo itinerario è comunque la presenza della famiglia Patroni Griffi, a partire dal capostipite, Andrea Patrono, le cui vicende s’intrecciano con quelle della citata Giovanna e l’assedio di Corato da parte degli ungheresi alla metà del Trecento. Nella storia di famiglia pagine significative sono dedicate, anche, a coloro che intrapresero al cosiddetta «carriera ecclesiastica»: fra le figure di vescovi e prelati viene ricordata quella del «redentorista» Padre Filippo (ultimo di dodici figli del barone Michele) che morì in odore di santità ed al quale furono attribuiti anche alcuni miracoli. Ma, nel libro, di vicende che in ogni campo hanno visto protagonisti i Patroni iace narrare storie di famiglie. Specie quando si legano a quelle del proprio territorio. Ma anche dell’intero Paese. Pasquale Tandoi, coratino doc, professore di filosofia, studioso e scrittore di lungo corso di storia locale e non solo, questa volta ha puntato le sue ricerche su una dinastia, i Patroni Griffi, che oltre a dare per secoli sindaci, amministratori, giuristi, uomini di chiesa, di cultura, di commerci e quant’altro alla loro città e al vasto territorio circostante, ha allargato - sin dall’epoca angioina - il proprio impegno a livelli ben più vasti, come quello nazionale. In tutti i campi: politico, accademico, economico, artistico. Fino ai giorni nostri. Basti pensare, tanto per fare due nomi, al prof. Filippo, già ministro della Pubblica Amministrazione nel governo Monti e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con funzioni di segretario del Consiglio dei ministri nel governo presieduto da Enrico Letta; e al prof. Ugo, fresco di nomina alla presidenza della Fiera del Levante. Un excursus storico pluricentenario, quello riferibile a I Patroni de’ Grifi, come si chiamavano un tempo, e come vengono ricordati nella copertina IL REGISTA Giuseppe Patroni Griffi (1991-2005) del recente libro di Tandoi, edito Griffi se ne contano in abdalla Levante editori (pagg. bondanza. Ne citeremo una: 314, euro 22,00) e che ha cola fondazione, da parte di me sottotitolo Una nobile faMarino Antonio, «ultimo miglia pugliese e la sua città rappresentante coratino delnatale. la sua nobile stirpe», di un Una stirpe blasonata, la «Monte dei Grifi», tendente quale pur lontana dalla Puad assicurare che i suoi beni glia, ne rimane comunque venissero goduti con «retti«ancorata» avendo allacciato tudine e zelo» dai discendennel tempo saldi rapporti con ti affinché non solo divenisaltre famiglie del luogo cosero «dotti» ma, soprattutto, me i Gentile o i De Matteis. si dimostrassero «virtuosi» Ed è appunto da Corato che con se stessi e con gli altri, l’autore parte nella sua vain «onore di Dio benedetto». sta e articolata narrazione La storia dei Patroni Grifche si snoda, dopo un cafi - questa la conclusione pitolo introduttivo dedicato dell’autore - «continua , alle remote origini della citquindi, brillantemente antà, transitando in un lungo che se ormai lontano dalla percorso che va dai tempi città d’origine». Alcuni rami della regina Giovanna a coratini si sono, infatti, quelli di Lucrezia Borgia, estinti, ma «la pianta è viva dal dominio feudale dei Cae rigogliosa e si espande in rafa all’arrivo dei Borbone altri luoghi e in altri ambiti sul Trono di Napoli e alla della società. Le radici più Repubblica partenopea, dal lontane e più profonde, però, Risorgimento italiano sino rimangono a Corato, per ai nostri giorni. sempre». Filo conduttore di questo CON VARIE RAMIFICAZIONI Una dinastia pugliese di giuristi, uomini di Chiesa, vescovi, fino ai professori Filippo e Ugo Patroni Griffi