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La Provincia
www.laprovinciacr.it
SPAZIO APERTO
Benedizione della casa
soltanto sei fai l’offerta
Gentile direttore,
a inizio settimana ho trovato nella
cassetta della posta una letterina da
parte della parrocchia del quartiere
ove mi si avvertiva che in
un dato giorno ed ora ci
sarebbe stata la
benedizione della casa.
Invitavano poi a chiamare
un numero di telefono in
caso di problemi,
giustamente per
organizzarsi, e chiudevano
dicendo che l’offerta che
sarebbe stata rilasciata
avrebbe permesso il
rifacimento dell’oratorio.
Allora chiamo questo
numero, dall’altro capo il
parroco. Avverto che è
arrivata una letterina
anche a casa di mia
mamma che è mancata e
quindi non dovranno
andare, poi gli dico il vero:
lo aspetterei a braccia
aperte ma forse andrebbe
richiesta un’offerta in
separata sede e non legata a un
momento come la benedizione della
casa, oltretutto già molto intimo
essendo nella propria abitazione e
altrettanto costrittivo per molti anziani
che trovandosi il parroco in casa
vedono come un dovere ripagare il
favore, invece che leggerlo come un
dono gratuito in quanto tale. La mia
obiezione deve aver fatto intuire che in
quella sede non avrei dato offerte e
questa è la risposta che ho ottenuto dal
parroco: «Quindi non ci vediamo?».
Peccato l’abbia detto lui. Che
amarezza.
Lettera firmata
(Cremona)
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L’aeroporto di Orio bivacco
indegno di un paese civile
Signor direttore,
rientrata da Lisbona, una volta giunta
ad Orio al Serio, mi sono resa conto che
il terzo mondo è qui. L’aeroporto è un
dormitorio, gente sdraiata ovunque,
cose mai viste in altri paesi. E sì che ne
ho girati parecchi. Per non parlare
della invasione di straccioni, rom, neri,
gialli e chi più ne ha, più ne metta. Sia
ben chiaro, fossero qui per lavorare o
almeno cercare di essere utili, ben
vengano. Il problema è che non
combinano nulla e pretendono di
essere mantenuti, come fosse un
obbligo. Ci manca solo il reddito
minimo garantito che si trasforma in un
richiamo per le allodole. Purtroppo la
storia ce lo insegna: a beneficiarne non
saranno di sicuro gli italiani. Vedasi
graduatorie case, asili, e assistenza
sanitaria. (...) Sono qualunquista?
Ebbene sì! Dico quello che il 99% degli
italiani, bianchi, rossi e neri pensa.
Pinuccia Brunofero
(Soresina)
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Dal Cda della Zucchi Falcina
stupefacente intimidazione
Egregio direttore,
vorrei ritornare sulla lettera del
consigliere A. Ferrari pubblicata lo
scorso 12 febbraio che commentava
negativamente la scelta del Cda della
Fondazione Zucchi Falcina di spendere
i soldi in una consulenza per definire il
‘piano strategico-esecutivo 2015-2108’
dell’ente (per un costo fino a 25.000
euro Iva esclusa). Senza entrare nella
polemica tra la Lega e i rappresentanti
uniti del Pd/Lista Maggi nel Cda della
Fondazione, rilevo che il consigliere
Ferrari ha semplicemente posto una
domanda che in tanti si fanno a
Soresina, cioè perché un Cda debba
spendere così tanti soldi per farsi
redigere un piano strategico e definire
la ‘mission’ dell’ente che sono due cose
che rientrano propriamente nei
compiti di un amministratore. Mi ha
molto stupito la reazione intimidatoria
contro Ferrari da parte del Cda che,
tramite il vicepresidente, lo ha
«formalmente diffidato dal ricorrere in
futuro a simili espressioni» invitandolo
«a documentarsi meglio prima di
esprimere ulteriori giudizi lesivi
dell’operato e dell’immagine del Cda
della Fondazione. In caso contrario,
ciascuno di noi si riterrà
libero di agire a propria
tutela». Ricordo le
piacevoli parole di
accoglienza rivolte dal
sindaco a Ferrari il giorno
della partecipazione al
suo primo consiglio:
«Sono contento nel
comunicare l’ingresso in
consiglio comunale di un
giovane e di un amico, il
signor Ferrari Andrea».
Ricordo anche le parole
del sindaco in risposta alla
mia mozione: «Vorrei che
il Cda da me nominato,
intraprenda un percorso
affinché le risorse rimaste
vengano utilizzate per
erogare servizi alle fasce
deboli e agli anziani». Se
qualcuno ha intenzione di
portare avanti una causa,
ed è convinto di avere ragione, che lo
faccia con i propri mezzi e non con le
risorse dell’ente. Quindi per attaccare
le opposizioni invece i soldi ci sono e
sono subito pronti (...).
Roberto Rava
(Soresina)
VENERDÌ
20 MARZO 2015
11
IL CASO
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Ragazza in pericolo
ma i più la ignorano
Egregio signor direttore,
mi permetta di raccontarle un fatto di
cronaca minima ma che mi auguro possa
far meditare molti. Ieri mattina una ragazza che sta tornando a casa dopo una
notte di lavoro (sì, perché giovani di buona volontà che fanno notevoli sacrifici
pur di inserirsi nel circuito lavorativo ci
sono ancora) perde il controllo della sua
vettura, la quale, dopo aver sbandato
paurosamente, finisce la sua corsa in un
campo con le ruote all’aria piegata su
fianco. La ragazza, che fortunatamente
è illesa, ma comprensibilmente frastornata, tenta disperatamente di uscire dall’abitacolo forzando, con non poca fatica, l’unico finestrino accessibile. L’operazione non richiede pochi secondi ed è
facilmente visibile dalla strada dove in
quel momento passa un ‘individuo’ che
guarda quanto sta succedendo, probabilmente fa qualche considerazione nei
confronti della ragazza, e se ne va senza
Un’auto ribaltata
(foto d’archivio)
prestare il minimo aiuto. Intanto la ragazza, che dimostra quanto è tosta, riesce a lasciare quello scomodo abitacolo,
si appoggia sotto choc alla vettura mentre sulla vicinissima provinciale transita
un altro automobilista: stesso comportamento del precedente ‘omi nid e’, uno
sguardo e via per la propria strada in
quanto è meglio evitare rogne. Poi, fortunatamente, come nella parabola soprag-
giunge un uomo di buona volontà, si ferma, rassicura la ragazza, le presta il suo
cellulare per chiamare i soccorsi e poi la
riaccompagna a casa. Quando mia figlia
mi ha raccontato questo, la mia mente è
andata immediatamente a ciò che l’uomo di Nazaret raccontava ai suoi amici
duri di cervice e mi sono reso conto che
quelle parole erano ieri, sono oggi e saranno anche domani attualissime: non
erano una parabola di pura fantasia ma
fotografia di vita vera. In me ora albergano sentimenti contrastanti: la gioia per lo
scampato pericolo di mia figlia e l’amarezza nel dover constatare che anche nel
mio civilissimo paese c’è ancora tanta insensibilità e tanto menefreghismo verso
tutto e tutti. Un segno positivo, tuttavia,
in questa piccola storia amara c’è: anche
oggi come tremila anni fa, in quella parabola, un ‘pubblicano’ si è fermato.
G.B.
(Pizzighettone)
nzitutto sono felice per lo scampato
A
pericolo. Lettere come questa ci
aprono gli occhi sull’insensibilità che
purtroppo dilaga. La prossima volta,
chiedo a coloro che hanno ignorato la
ragazza in difficoltà, pensate che altri
potrebbero avere lo stesso cinismo con
uno dei vostri cari. Vi farebbe piacere?
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Il ddl sull’immissione in ruolo
sia separato dal ‘Buona scuola’
Signor direttore,
in occasione della discussione su ‘La
buona scuola’, chiediamo che venga
separato il ddl sull’immissione in ruolo
dal dl su ‘La buona scuola’
[email protected]
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Scandalo del ministro Lupi
Renzi non è come Moro
Egregio direttore,
negli anni in cui Pier Paolo Pasolini
invocava un processo penale alla
Democrazia Cristiana, il sistema
politico italiano veniva squassato dallo
scandalo Lockeed, legato all’acquisto
di grossi aerei ad uso militare dagli
Stati Uniti. Due erano i ministri
indagati per aver incassato tangenti,
uno democristiano e l’altro
socialdemocratico. Aldo Moro, che non
era un politico qualunque, sostenne
che se la Democrazia cristiana sentiva
di dover difendere il suo ministro, allo
stesso modo doveva difendere il
ministro socialdemocratico alleato di
governo. L’episodio venne ricordato da
Mino Martinazzoli in un bel libro di
memorie. Ricordo che nel 2008
Martinazzoli venne in visita a Cremona
dove conservava amici ed estimatori ed
io ebbi anche l’onore di stringergli la
mano. Per Martinazzoli l’onestà era
LA POLEMICA
una qualità fondamentale in un
politico e la posizione di Aldo Moro
suscitava un disagio lacerante dentro
di lui. Oggi noi vediamo che Matteo
Renzi ostenta con il silenzio il suo
‘disagio lacerante’, di fronte allo
scandalo che coinvolge il ministro
Maurizio Lupi il quale, si badi bene,
non ha commesso alcun reato: si è
semplicemente limitato a fare da
garante ad un sistema di potere
mummificato e pietrificato. E’
evidente che il linguaggio politico di
Matteo Renzi è ben lontano dalla
complessità dello stile argomentativi
di Aldo Moro, ma non dobbiamo
dimenticare che la tradizione politica
da cui provengono Matteo Renzi e
Maurizio Lupi è sempre quella della
Democrazia Cristiana.
G. Andreassi
(Cremona)
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Dopo l’attacco di Tunisi
è ora di blindare le frontiere
Signor direttore,
alla luce dell’atto terroristico a Tunisi,
da parte di quei ‘santi’ dell’Isis, in cui
tra gli altri hanno perso la vita alcuni
nostri connazionali mi domando cosa
stiamo aspettando a fare davvero
qualcosa di concreto per difendere la
nostra civiltà e libertà. Un paese con gli
attributi e degno di questo nome
avrebbe già schierato la flotta davanti
alle coste africane dal momento che i
nostri confini, che sono anche quelli
dell’Europa, sono quelli più a rischio in
questo momento. Se, come vuol farci
credere quel buontempone del nostro
presidente del Consiglio siamo tornati
ad essere protagonisti in Europa è ora
di agire con decisione e smetterla di
attendere sempre le decisioni di
qualcun altro tipo l’Onu (a che serve se
non ad intervenire quando ormai non
serve più?) o gli Stati Uniti (ormai ex
sentinella del mondo che si muove solo
se può trarne qualche tornaconto
personale) oppure l’Unione Europea
(unione solo a parole e null’altro in
quanto per tutto il resto ognuno si
arrangi da se - vedasi Mare Nostrum o
Triton). Sono pronto a scommettere
che se la storia del nostro continente
avesse per caso stabilito che la Francia
o la Germania fossero geograficamente
al posto dell’Italia e viceversa, questi
avrebbero già da tempo blindato i
confini (...)
Gianluca Bardella
(Cremona)
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A Jadid e ai tifosi: basta guerra
e pensiamo alla classifica
Signor direttore,
in merito, alla vicenda Jadid, e un
gruppo di 5 tifosi che l’hanno, come
asserisce lui, insultato con cori razzisti,
dopo l’incontro vinto col Salò per 3-2,
mi sento di dire ad ambo le parti di
lasciar perdere, smettere, basta, farsi
la guerra. Si fa solo del male alla
società, sempre una delle più corrette
in Italia, e di conseguenza, alla squadra
(...). Voglio inoltre sottolineare a Jadid
e tifosi che abbiamo la classifica che
piange. Per questo mi sento di lanciare
un appello forte e chiaro ai tifosi:
domenica, venite in massa allo stadio.
Andrea Delindati
(Cremona)
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Corde dell’Anima: Cremona
onori la tradizione culturale
Gentile direttore,
vengo solo ora a conoscenza della
pubblicazione della mia lettera e della
sua notazione. Per precisare e ribadire
il significato della proposta di
sottoscrizione da me espressa, chi vi
aderisce non dovrebbe farlo con
l’intento di poter ancora usufruire di
quanto proposto dalla manifestazione,
ma solo ed esclusivamente per fare sì
che le ‘Corde dell’Anima’ continui a
vivere per dimostrare che Cremona
mantiene e onora le sue tradizioni
culturali. Penso di essere stato chiaro.
Giorgio Arena
(Cremona)
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Egregio direttore,
di nuovo chiedo ospitalità per dipanare alcune considerazioni, sorte nei labirinti di
un piccolo ente locale, ma che diramano nel
panorama più vasto della Nazione. Recentemente si è svolta a Castelverde l’elezione
dei rappresentanti sindacali interni (Rsu),
registrando una partecipazione plenaria
alla votazione e un clamoroso ribaltamento
delle preferenze a favore della lista presentata dalla Cgil. Questi dati diagnosticano
in modo eclatante un serio malessere nell’organismo produttivo dell’ente, non ancora completamente sanato dal pur meritorio approccio terapeutico dei nuovi amministratori, e ribadiscono lo scontento dei
lavoratori verso l’approccio morbido sostenuto dai sindacalisti della Cisl, tradottosi in sostanza in una totale acquiescenza
ai diktat dirigenziali. Penso che l’infermità
di Castelverde, proprio perché più acuta e
più grave di quella in cui versano altri Comuni limitrofi, sia paradigmatica di una
condizione in cui, assunta a pretesto la crisi
ANCHE IN COMUNE A CASTELVERDE
I LAVORATORI DEVONO ESSERE RISPETTATI
economica, dirigenti e segretari troppo
spesso si mostrano poco rispettosi dei ‘sottoposti’(odioso termine prediletto da loro),
e umiliano, senza ragione e senza riguardo
per la sensibilità personale, i lavoratori.
«Dobbiamo saper scongiurare il rischio che
la crisi economica intacchi il rispetto dei
principi e dei valori su cui si fonda il patto
sociale sancito dalla Costituzione» abbiamo ascoltato nel messaggio al parlamento
del presidente Sergio Mattarella. Questo
dobbiamo tradurre nel nostro impegno civico e nell’ambiente di lavoro, se —concordi al dettato costituzionale — intendiamo
l’attività lavorativa come una manifestazione essenziale della vita umana, sia individuale che associata. Dobbiamo perciò
smettere di confabulare a bassa voce le nostre rimostranze, mentre eseguiamo ligia-
mente quisquilie formali e adempienze il
più delle volte inutili. Dobbiamo vestire
l’ardimento di contrastare quei dirigenti
che premiano i vassalli mediocri e osteggiano ogni sguardo critico e intelligente col
vieto argomento della gerarchia e della subordinazione. Abbiamo dalla nostra parte
la Costituzione, che vale assai più della ristrettezza mentale dei ‘superiori’. Rileggiamo – e pratichiamo! - i principi fondamentali 1, 2, 3, 4. Pretendiamo la piena applicazione degli articoli 35, 39 e 46. Sono i
padri costituzionali a suggerirci la ricetta
per guarire il Comune di Castelverde e altri
pazienti egualmente ammalorati: rivendicazione tenace dei propri diritti e adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica, sociale (art. 2) – che è
cosa ben diversa dallo scodinzolare servil-
mente davanti ai padroni!
Questo dobbiamo attuare nei luoghi di lavoro, col sostegno pugnace dei sindacati.
Non soltanto per il benessere dei lavoratori,
ma anche per aumentare l’efficienza dei
servizi pubblici, che rendono gradevole e
armoniosa la convivenza civile di tutti i cittadini. (...) Proferite nelle aule di Montecitorio il giorno del giuramento, le parole del
Presidente della Repubblica vorrei risuonassero nelle piccole sale di consiglio e di
giunta del Comune di Castelverde, riscotendo gli animi avviliti dei dipendenti, fruttificando l’infiorescente vigore dei nuovi
amministratori, stimolando il segretario
comunale, Anna Arcuri, a esplicare «le sue
inconsuete qualità di empatia e la sua
straordinaria ricchezza umana» — doti di
cui sinceramente la reputo fornita — in
modi più fruttevoli della spettrale deformazione anamorfica attraverso cui si erano estrinsecate sinora.
Vittorio Dotti
(Castelverde)