1994 - ANNO INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA MIA MADRE

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1994 - ANNO INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA MIA MADRE
1994 - ANNO INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA
Una testimonianza della realtà contadina che non c'è più e un abbraccio affettuoso
a tutte le mamme delle passate generazioni. Un invito alla verifica dei veri valori
della vita che la nuova civiltà ha annebbiato.
MIA MADRE
“Com'era la nonna da
giovane?” mi chiede mia
nipote Francesca.
La domanda mi lascia un
attimo
sorpresa,
senza
risposta. Non mi ero mai
chiesta com'era mia madre
da giovane.
Ma ha potuto essere
veramente “GIOVANE” mia
madre?
Mia madre è giovane ora,
a 93 anni. Rimasta sola nella
grande casa, ha tutto il tempo
per sé. Tanto tempo per
leggere, scrivere, riposarsi,
lavorare a ferri o a uncinetto.
Tanto tempo per pregare,
pensare,
ricordare,
raccontarci le cose con
distacco.
Comunicare
al
telefono con i figli, essere al
corrente dei fatti politici e dei
tributi da pagare.
Com'era mia madre da giovane?
Sempre vestita di nero per i lutti nelle due famiglie, fazzoletto a raccogliere i
capelli, viso acqua e sapone. Lavorare dall'alba alla notte, tanti figli da accudire,
lavoro nei campi e nella stalla, senza mai lamentarsi, con la saggezza ereditata
dalla madre e abbandono fiducioso all'amore di Dio.
Così mia madre, vestita di nero!
Lavorare, faticare con il pancione fino all'ultimo ... tanto che due dei sette figli,
sono nati davanti al forno e raccolti nel grembiale. Non c'era tempo per riposare ...
e i figli avevano fretta.
Mia madre giovane?
La rivedo curva sulla madia a impastare il pane, curva nel campo a zappare o
a mietere o davanti alla tinozza per il grande bucato con la lisciva. Al mattino presto
in stalla poi salire alla latteria, curva con il bidone del latte. Di fretta a preparare la
colazione e ... tutti i figli a scuola e all’ “asilo”. Sette figli da vestire: tagliare, cucire,
rivoltare, allungare, trasformare con abilità, seduta alla macchina a pedale
acquistata faticando più estati a far fieno a Monte Croce. Cucendo, si permetteva
d'evadere cantando “Sul mare luccica l'astro d'argento”.
Mia madre forte nella sua fragilità!
La rivedo seduta al grande tavolo di cucina ad aiutarci nei compiti di scuola.
Mia madre, sesta elementare, intelligente, intuitiva, pronta, assetata di letture
storiche, memoria formidabile.
Lavoro, figli, figli e lavoro ma anche una affascinante capacità di raccontare i
giorni della guerra 1915-1918. Chiama ancora per nome i soldati che passavano a
casa sua. Poi l'invasione austriaca, la fuga da profughi a Bertinoro, in Romagna e a
Settimo Torinese, luoghi che ci sono familiari attraverso i suoi racconti.
Nella quiete della sera a sbrigare la corrispondenza della Cooperativa di
Consumo o prepararsi alla riunione dell'Azione Cattolica: corretta, sicura, nello stile
conciso ... lei, sesta elementare, fatta a Dosoledo, il massimo per quei tempi.
Com'era mia madre da giovane?
Ripetendo questa domanda, riaffiorano immagini via via più nitide.
Mia madre, che faceva parte del coro parrocchiale, a cantare lassù nella
cantoria e noi piccoli a osservare, tra le fessure, la chiesa affollata. Mia madre alla
Messa prima perché c'era sempre tanto da fare.
Una sosta in casa paterna.
“Péra la mio réda !” Povera figlia mia!
così l'accoglieva la nonna. Un caffè, le frittelle e di corsa su a casa a svegliare la
“tribù” per la Messa del fanciullo. Ma allora c'era la società della fraternità e ci si
aiutava tra noi.
E mia madre come donna?
Ha vissuto il suo amore in gran segreto. Non ricordo d'uno sguardo
accattivante e di una carezza di mio padre. Eppure c'è stato un lungo, vero amore,
fatto di pudore, di segrete attese, di reciproco rispetto.
Non si è mai parlato d'amore, di problemi legati alla sessualità, di risposte alle
inquietudini problematiche giovanili. La riservatezza che è stata usata con lei, l'ha
trasmessa a noi.
Com'era mia madre da giovane?
Magra, fasciata di nero, fazzoletto a raccogliere i capelli, sempre di fretta come
Marta nel Vangelo, ma prima di accendere il fuoco, china sulla cassetta della legna
a leggere qualche riga del giornale e poi bruciarlo. La sua sete di sapere!
Tante responsabilità sulle sue fragili spalle, ma anche la gioia della famiglia
che cresce.
Mai una festa, mai un ballo, tante notti insonni, sulla panca di cucina, accanto
al lettino d'un figlio ammalato.
Far felici i figli preparando, la domenica, i ravioli di patate. Noi li si allineava
sulla spianatoia e li chiamavamo “i Balilla” per essere in sintonia col periodo fascista.
D'estate
a
preparare
le
provviste
per
la
grande
evasione: tutti, lassù, in alta
montagna, per la fienagione...
e l'ultimo nato nella culla
fissata sulla gerla.
Mia madre, forte nella sua
fragilità!
Ora mia madre non veste più di
nero, ha i capelli bianchi, tre
anelli al dito: la fede nuziale, il
cerchio di metallo con a
l data
dell'oro, donato alla Patria il
18/11/1936 - XIV anno dell'era
fascista-, al tempo delle
sanzioni e un cerchio d'oro a
ricordo
delle
nozze
di
diamante. Tiene aperta la porta
di casa e il fuoco acceso.
Non si lamenta mai. Non chiede mai nulla. Divide la sua modesta pensione con
le adozioni missionarie.
Com'era mia madre da giovane?
Forte nella sua fragilità! Sicura accanto al suo uomo.
Raffaella Zanderigo Rosolo