Commento al film “Philadelphia”, di Jonathan Demme.
Transcript
Commento al film “Philadelphia”, di Jonathan Demme.
Antona Giulia Terzo anno Università Cattolica del Sacro Cuore Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”- Roma Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo”- Torino Commento al film “Philadelphia”, di Jonathan Demme. TITOLO FILM Commento personale al film PHILADELPHIA È un film molto realistico, soprattutto se si pensa che le reazioni di diffidenza e disgusto, nei confronti di omosessuali e AIDS descritte, erano attuali nel 1993, tanto quanto lo sono adesso. È anche da apprezzare la descrizione della difficoltà di inserimento nella società che devono affrontare queste persone. Il culmine si trova nella scelta dei protagonisti, diversi in tutto e accomunati solo dalla professione. Questi inizialmente si respingono, ma alla fine del film hanno imparato ad apprezzare le loro differenze e a collaborare. Un'altra osservazione deve andare al fatto che bisogna aiutare e assistere chiunque, indifferentemente dal modo in cui ha contratto l'infezione. Il protagonista ha perso il lavoro perché la sua condizione di salute e la scelta di vita hanno messo in imbarazzo i colleghi, che si nascondevano dietro una maschera di normalità e perbenismo. Va ovviamente condannata la mancanza di trasparenza nei rapporti di lavoro. Sono state costruite delle prove a suo carico, per dimostrare che non era in grado di svolgere il suo lavoro. È stato dato poco spazio all'assistenza riguardo alla patologia, ma è stato descritto molto bene il disagio psicologico legato all'AIDS. SEQUENZA/E Le sequenze che più mi hanno colpito sono: 1)Il colloquio tra Andrew e l'avvocato Miller nel suo studio. 2)L'ultimo incontro con Miller a casa di Andrew, il giorno prima dell'udienza della sentenza, in cui ascoltano l'opera. Descrizione della sequenza 1)Durante questo colloquio, Andrew chiede a Miller di difenderlo nel processo d'accusa che vuole aprire nei confronti degli avvocati che l'hanno licenziato. Questa scena mi ha colpito molto, perché è perfettamente descritto il primo approccio con una persona malata di AIDS. La prima reazione è di fuga: così Miller lascia la mano di Andrew e si rifugia dietro la scrivania. Intanto con lo sguardo controlla tutto ciò che viene toccato dalle mani del suo cliente. Tutte le domande che pone sono centrate sul perché lui non abbia informato i propri colleghi della sua malattia, quasi a voler dire che la colpa del licenziamento sia stata del silenzio di Andrew. Rifiuta l'incarico, a causa della sua avversione per gli omosessuali e per questa malattia così pericolosa. Un'avversione che poi si rivela solo paura dell'ignoto, di ciò che non conosce e giudica Antona Giulia Terzo anno diverso da se stesso. La paura lo spinge ad informarsi, presso il proprio medico, della modalità di trasmissione del virus. Questo è il primo passo per l'avvicinamento al diverso. 2) In questa sequenza traspare perfettamente la paura della morte che attanaglia Andrew, nonostante la sicurezza che ha ostentato per tutta la sua vita. In questo momento di intimità tra lui e Miller, il giorno antecedente all'udienza finale, quando sarebbe stato necessario definire i dettagli della difesa, Andrew vuole far capire al suo amico che per lui è molto più importante accettare l'idea della morte, che ormai sente vicina. L'opera lirica che ascoltano lo assorbe completamente, la sorte del protagonista così vicina alla sua. Un momento molto toccante, in cui Miller capisce che, il vero motivo per cui ha accettato non è solo per far trionfare la legge su coloro che l'hanno infranta, ma è per difendere una causa molto più importante: non siamo noi a dover giudicare le scelte di comportamento degli altri, soprattutto basandoci su dei pregiudizi. Temi centrali Accettazione della malattia, da parte del protagonista, ma anche della sua famiglia. Andrew sa cosa lo aspetta con il progredire della malattia, sa cosa succede se l'assunzione della terapia non è regolare e scrupolosa e tutte le scelte sono fatte con cognizione di causa. Molto importante è l'appoggio che riceve dalla famiglia e dal suo compagno, presente al suo fianco fino alla morte. Proprio perché sa come è considerata la persona affetta da AIDS, nasconde a tutti i costi la malattia ai colleghi, fino a che le lesioni cutanee del Sarcoma di Kaposi non glielo permettono più. L'unico momento in cui dichiara di non aver ancora accettato l'idea della morte è nell'incontro tra lui e Miller il giorno prima della sentenza, ma quando si trova nel letto dell'ospedale, dove poi si spegnerà, dimostra una grande serenità e forza d'animo, anche di fronte alle lacrime dei famigliari. Reazione di fuga di fronte alla malattia AIDS, da parte di coloro che hanno un primo contatto con l'ammalato. Ad esempio, il disagio dell'avvocato Miller durante il primo colloquio nel suo studio. La sua diffidenza si attenua dopo aver consultato il medico sulla modalità di trasmissione dell'infezione. Altro esempio è il licenziamento, attuato per allontanare Andrew dallo studio di avvocati, troppo in voga per annotare tra gli associati un omosessuale malato di AIDS. Paura di ciò che non si conosce. È il timore dell'ignoto, soprattutto se accompagnato da pregiudizi, che causa Antona Giulia Terzo anno l'allontanamento da alcuni tipi di persone. L'ignoto può essere una malattia, ma anche il colore della pelle o una scelta di comportamento. Rimandi teorici Modalità di trasmissione del virus da HIV e progressione della malattia. Importanza della compliance terapeutica nella terapia antiretrovirale. Necessità di dialogo e supporto psicologico alla persona, soprattutto nell'ultimo periodo della vita, per una migliore e più serena accettazione della morte. Trascrizione del testo Le frasi in corsivo sono quelle pronunciate da Andrew, le altre sono di Miller. 1) “Come sta? Cosa ha fatto al viso?” “Ho l'AIDS.” “Ah, mi dispiace” e si allontana dietro la scrivania. “Ho smarrito un ricorso importante, questa è la loro versione, vuole sentire la mia?” “Da quanti avvocati è andato prima di me?” “Nove.” “Continui...” “Quindi gli ha nascosto la sua malattia?” “Esatto.” “D'accordo, mi spieghi tutto come se avessi due anni, perché c'è un fatto che non riesco proprio a far entrare nella mia testa dura: non aveva il dovere di dire ai suoi datori di lavoro che aveva questa malattia mortale e infettiva?” “Non è questo il punto. Dal primo giorno in cui ho lavorato per loro, al giorno in cui mi hanno licenziato, ho offerto ai miei clienti un servizio prezioso, tenace e molto competente. Se non mi avessero licenziato lo farei ancora.” “E siccome non la vogliono licenziare perché ha l'AIDS, allora, nonostante il suo talento, la fanno apparire incompetente facendo sparire un fascicolo. È questo che cerca di dirmi?” “Esatto, mi hanno sabotato.” “Non la bevo avvocato.” “E' molto deprimente.” “Non ci vedo una causa.” “Invece una causa c'è. Se lei non accetta per motivi personali...” “Grazie, esatto, non accetto.” “Bene, grazie del suo tempo avvocato.” “Signor Beckett... mi dispiace per quello che le è successo. È un brutto affare, lo sa.” 2) “Congratulazioni avvocato, sei sopravvissuto a quella che credo sia stata la prima festa gay della tua vita!” “Voglio dirti una cosa Andrew: quando ti educano come hanno educato me e la maggior parte della gente in questo Antona Giulia Terzo anno paese, ti assicuro che nessuno ti viene a parlare di “omosessualità” o come dite voi “stile di vita alternativo”. Da bambino ti insegnano che i finocchi sono strani, sono buffi, si vestono come la madre, hanno paura di battersi e che sono un pericolo per i bambini e che vogliono solamente entrarti nei pantaloni. Questo riassume più o meno il pensiero generale, se proprio vuoi sapere la verità.” “Grazie di averlo condiviso con me.” “Va bene. Allora, vediamo questa testimonianza, lunedì sarà la nostra grande giornata. Per prima cosa ti chiederò...etc..” “Miller, tu preghi mai?” “Andrew, questa non è la risposta alla domanda. Comunque si, prego.” “Per cosa preghi Joe?” “Ma cosa vuol dire? Prego, non lo so, prego che la mia bambina sia sana, prego che mia moglie sopravviva al parto, prego che i Fillis vincano il campionato. Adesso possiamo vedere queste domande?...etc..” “È possibile che io non veda la fine di questo processo.” “Si, lo so, ci ho pensato.” “Nel mio testamento ho disposto che vengano fatte delle donazioni. Miguel avrà bisogno di un avvocato, so che non è il tuo campo.” “Conosco un esperto di successioni.” “Grazie!” “Prego. Ora, puoi rispondere alla mia domanda?” “Ti da fastidio questa musica? Ti piace l'opera?” “Io non ho molta famigliarità con l'opera Andrew.” “Oh, questa è la mia aria preferita. È Maria Callas. Durante la rivoluzione, i rivoltosi incendiarono la sua casa e sua madre morì salvandola. Dice: “quel luogo che fu la mia culla sta bruciando. Così fui sola” riesci a sentire l'angoscia nella sua voce? Adesso entrano gli arche e cambia tutto quanto, la musica è invasa da una speranza! E ora cambia di nuovo, ascolta... “porto sventura a chi bene mi vuole... fu in quel dolore che a me venne l'amore... una voce piena d'armonia e dice Vivi ancora! Io sono la vita, il cielo ha i tuoi occhi...sono il Dio che scende dai cieli sulla terra per fare della terra un cielo. Io sono l'amore!” “Va bene, accidenti, io ora devo andare via” “Io ora rivedrò le domande e le risposte.” “No, sei pronto.” Check list di riflessione rispetto alla professione La morte fa paura, se non è affrontata con la serenità d'animo necessaria. Prima di poter aiutare gli altri, bisogna cercare l'equilibrio dentro noi stessi, quindi accettare noi per primi la morte. Le persone che troveremo davanti a noi avranno ognuna i propri vissuti. Per questo, prima di giudicare è meglio conoscere, perché un comportamento o una scelta possono essere dettati da fatti accaduti in precedenza. Qualsiasi patologia cronica ha un riscontro sul lato psicologico della persona. Non va dimenticato, soprattutto Antona Giulia Terzo anno se le cure non assicurano una grande sopravvivenza, perché il malato deve fare i conti con la possibilità di morire molto presto. L'infermiere è tutti i giorni a contatto con la morte e la malattia, per cui non può ridursi a un semplice esecutore di atti tecnici e conoscenze teoriche, ma deve aggiungere a tutto ciò la capacità di ascoltare, deve aprire il proprio cuore ad un rapporto empatico. Prendersi cura di una persona vuol dire non discriminare in base alla razza o all'appartenenza a un gruppo con presunte caratteristiche, ma vuol dire accettare la persona che ci troviamo davanti come essa è. Per cui tutti hanno diritto alle cure, siano essi sieropositivi, omosessuali, malati terminali, etc.