03_Editoriale - Jefferson - Recenti Progressi in Medicina
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03_Editoriale - Jefferson - Recenti Progressi in Medicina
153 Editoriale Conflitti di interesse nelle pubbliche istituzioni. Sarà la rete a esercitare il controllo? Conflicts of interest in public institutions. It will be the network to exercise control? Summary. The US Centers for Disease Control and Prevention (CDC) launched a health awareness campaign soliciting the use of antiviral drug for influenza. The claim is not supported by any statement of the Food and Drug Administration, since the Agency concluded that oseltamivir «has not been proven to have a positive impact on the potential consequences (such as hospitalizations, mortality, or economic impact) of seasonal, avian, or pandemic influenza». A feature article published in The BMJ has pointed out the fact that some pharmaceutical companies involved in production and marketing of antiviral drugs have provided funding to the CDC Foundation to support qualitative research into influenza prevention and treatment messaging. This incident highlights the need to better manage the possible conflicts of interest that may arise in the work of governmental agencies, threatening their reputation. The role of the internet can be valuable to raise awareness of these issues, even considering the interest that social media have fuelled on the debate on the effectiveness and safety of antiviral drugs. Se chiediamo a Wikipedia di spiegarci cosa sono i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), ci viene detto che si tratta di «un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America». La pagina in lingua inglese aggiunge che uno dei suoi principali obiettivi è tutelare la sicurezza della popolazione. Ed ecco che, nelle ultime settimane dell’inverno 2015, i CDC sono stati impegnati in un’intensa campagna per sollecitare la popolazione ad assumere farmaci antivirali per l’influenza – ovviamente dietro prescrizione del medico – presentandoli come medicinali “salvavita”. Eppure, andando a controllare quanto afferma la Food and Drug Administration a proposito di oseltamivir, leggeremmo frasi di questo tenore: «It has not been proven to have a positive impact on the potential consequences (such as hospitalizations, mortality, or economic impact) of seasonal, avian, or pandemic influenza». L’incongruenza tra le posizioni di due agenzie istituzionali che rivestono un ruolo centrale nella sanità nordamericana è stata recentemente sollevata da un articolo pubblicato su The BMJ che ha riportato una dichiarazione del direttore dei CDC, Thomas Frieden: «CDC’s review of the evidence provides consistent support for the observation that early treatment with neuraminidase inhibitors can reduce the risk of death among hospitalized patients with laboratory-confirmed influenza infection […]. As is often the case, assessing the effectiveness of interventions on less Recenti Prog Med 2015; 106: 153-154 common outcomes (such as deaths) requires the use of observational studies»1. Il direttore dell’ente statunitense cita anche una meta-analisi pubblicata nel gennaio 2015 dal Lancet2, studio che sembrerebbe dimostrare una riduzione dell’ospedalizzazione nei pazienti che hanno ambulatorialmente assunto oseltamivir, “evidenza” che andrebbe ad aggiungersi – sostiene Frieden – a un crescente insieme di prove di efficacia di questi medicinali nel trattamento delle influenze senza complicanze. Come leggiamo sul report di The BMJ, il direttore dei CDC è stato ancora più ottimista in un’intervista radiofonica, arrivando a dire che in caso di influenza – e addirittura di flu-like illness – non avrebbe dubbi e userebbe il Tamiflu per sé come per qualsiasi altro proprio familiare. A parte l’irritualità – soprattutto nel caso di una persona che riveste cariche istituzionali – di indicare pubblicamente il nome commerciale di un prodotto, colpisce un’affermazione così drastica in presenza di evidenze incerte, di vantaggi che – semmai possano essere considerati “provati” – sembrano essere solo marginali e, soprattutto in tempi di crisi e in un contesto sociale come quello statunitense, dal costo assai elevato. Va detto poi come la meta-analisi citata da Frieden offra dei risultati molto diversi da quelli a cui erano giunte una revisione sistematica recente3 e una meta-analisi indipendente dei dati pubblicati e non pubblicati riguardanti l’uso negli anziani4; oltre a presentare, lo studio uscito sul Lancet, non pochi problemi di tipo metodologico e, per chi ancora fosse interessato a questi aspetti, etico. Come ormai molto raramente accade, il protocollo seguito da Dobson et al. non è stato reso pubblico né gli autori hanno accettato di fornire chiarimenti sulle procedure da loro seguite per l’inclusione degli studi nella sintesi. Poca trasparenza anche nella definizione degli outcome considerati, al punto che la diagnosi di polmonite era accertata sulla base delle prescrizioni effettuate dai medici piuttosto che su accertamenti radiologici5. Lo studio di Dobson è stato presentato come “indipendente” dal Lancet sebbene sia stato reso possibile da un finanziamento del Multiparty Group for Advice on Science (MUGAS), entità supportata dal solito grant “incondizionato” di Roche. Tre dei quattro autori della meta-analisi hanno ricevuto compensi da aziende legate a oseltamivir. È sufficiente una ricerca su internet per avere un quadro delle relazioni esistenti tra società di pubbliche relazioni, working group specialistici e board scientifici o editoriali, tra loro connessi da finanziamenti solo in apparenza svincolati da obiettivi di ordine commerciale. L’appartenenza di un ricercatore al Board of Directors di un’azienda non è considerata rilevante al punto di essere dichiarata ai lettori di una rivista; il coordinamento di un advisory board da parte di un’agenzia pubblicitaria è un dettaglio ininfluente; la coincidenza dei numeri di telefono di due entità tra loro “indipendenti” è una strana fatalità. 154 Recenti Progressi in Medicina, 106 (4), aprile 2015 Il controllo che cittadini, ricercatori, medici esercitano su internet è possibile che – oltre a confermarsi un’importante garanzia – si trasformi nel principale deterrente per comportamenti irrituali. Ma tutto ciò non rappresenta una sorpresa. La questione più particolare sollevata dalla campagna dei CDC riguarda un problema meno considerato, quello dei conflitti di interesse vissuti dalla stessa istituzione pubblica. Emerge con sempre maggiore frequenza anche come conseguenza dell’attenzione con cui vengono perseguite quelle che sono solitamente definite le “sinergie tra pubblico e privato”. La CDC Foundation – istituita dal Congresso statunitense proprio per “mettere in connessione i Centers con il settore privato per il progresso della sanità pubblica” – ha ricevuto una donazione diretta dalla Roche di $198.000 a questo scopo: «To support qualitative research into influenza prevention and treatment messaging». Non solo: negli ultimi tre anni, i CDC hanno ricevuto una media di 6,3 milioni di dollari dall’industria (compresa la Genentech, produttrice del Tamiflu), che rappresentano il 21% del finanziamento complessivo dell’ente. Tutto ciò, a parere dei portavoce dei CDC, non costituisce conflitto di interessi, considerata la robustezza delle procedure di valutazione scientifica dei progetti nei quali i Centri sono impegnati. Paradossalmente, tanto maggiore è la severità con cui alcuni enti controllano legami e collaborazioni dei propri dipendenti con industrie, quanto minore è l’attenzione che viene prestata alla possibilità che i finanziamenti ricevuti possano essere messi in relazione con delle decisioni su aspetti importanti di sanità pubblica. Tutto ciò non può non preoccupare. A parziale consolazione, assistiamo a una sempre maggiore vivacità e trasparenza del confronto che avviene in Rete. Anche grazie ai social media, la revisione sistematica sui farmaci antivirali pri- ma citata è stata ripresa da 21 articoli pubblicati sulla stampa internazionale, da oltre 200 tweet, 8 pagine Facebook e commentati da più di 15 diversi blog. Il controllo che cittadini, ricercatori, medici esercitano su internet è possibile che – oltre a confermarsi un’importante garanzia – si trasformi nel principale deterrente per comportamenti irrituali. Al recente congresso del Lown Institute ha fatto scalpore l’affermazione di un relatore: «Where does a busy doctor go to get unbiased med info? Not journals! You might try looking at blogs». E se non fosse una cattiva notizia? Bibliografia 1. Lenzer J. Why aren’t the US Centers for Disease Control and Food and Drug Administration speaking with one voice on flu? BMJ 2015; 350: h658. 2. Dobson J, Whitley RJ, Pocock S, Monto AS. Oseltamivir treatment for influenza in adults: a meta-analysis of randomised controlled trials. Lancet 2015; pii: S0140-6736(14)62449-1. 3. Jefferson T, Jones MA, Doshi P, et al. Neuraminidase inhibitors for preventing and treating influenza in healthy adults and children. Cochrane Database Syst Rev2014; 4: CD008965. 4. Ebell MH, Call M, Shinholser J. Effectiveness of oseltamivir in adults: a meta-analysis of published and unpublished clinical trials. Fam Pract 2013; 30: 12533. 5. Jefferson T. Transparency and opaqueness in oseltamivir studies [blog]. Centre for Evidence-Based Medicine, University of Oxford, 2015. www.cebm.net/ transparency-opaqueness-oseltamivir-studies. n Recenti Progressi in Medicina