Il racconto non riporta soltanto il ricordo di un uomo piccolo, ma

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Il racconto non riporta soltanto il ricordo di un uomo piccolo, ma
17.5.2009 (S)
Luca 19, 1-10
Luca 19 (1-10) 1 Poi Gesù, entrato in Gerico, l'attraversava; 2 ed ecco un uomo, chiamato
Zaccheo il quale era il capo dei pubblicani ed era ricco. 3 Egli cercava di vedere chi fosse
Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora corse
avanti e salì su un sicomoro per vederlo, perché egli doveva passare di là. 5 E, quando Gesù
arrivò in quel luogo alzò gli occhi, lo vide e gli disse: «Zaccheo, scendi giù subito, perché
oggi devo fermarmi in casa tua». 6 Ed egli scese in fretta e lo ricevette con gioia. 7 Vedendo
ciò, tutti mormoravano, dicendo: «Egli è andato ad alloggiare in casa di un uomo
peccatore». 8 Ma Zaccheo si alzò e disse al Signore: «Signore, io do la metà dei miei beni ai
poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa, gli restituirò quattro volte tanto». 9 E
Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche costui è figlio
d'Abrahamo. 10 Perché il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto».
Il racconto non riporta soltanto il ricordo di un uomo piccolo, ma molto
ricco, che nonostante fosse considerato un peccatore vuole vedere Gesù.
Il messaggio che il testo ci offre è quello della conversione di Zaccheo
ma è anche valorizzato da tanti altri elementi che ci permettono di cogliere
pienamente cosa ha portato a questa conversione.
Noi pero' dovremmo immedesimarci in questo piccolo uomo che cerca
di vedere Gesù e forse, alla fine della nostra riflessione potremmo scoprirci
non cosi' lontani da Zaccheo ed interrogarci ancora piu' concretamente sulla
nostra chiamata di fede sia come singoli sia come comunità.
Il racconto si apre con una breve descrizione di Zaccheo dalla quale
riusciamo a capire che era ricco, era odiato dagli ebrei perché rappresentava
l’ingerenza del potere romano, lo sfruttamento di un sistema fiscale
sicuramente pesante ma anche poco controllato, visto che i pubblicani
lucravano con grande discrezionalità sulla quota del tributo.
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Zaccheo, comunque era una persona importante perchè era il capo dei
pubblicani.
Ma Zaccheo era anche altro, anzi aveva un aspetto ancora peggiore: era
un uomo che per il denaro aveva tradito un popolo che avrebbe dovuto pagare
il proprio tributo solo al Tempio e non anche all'invasore romano.
Nella vita di ogni giorno tra il pubblicano e la sua gente c'è un muro
fatto di disprezzo che ne impedisce ogni comunicazione, nel momento in cui
Gesu' è entrato in Gerico c'è una barriera, quella della folla, che separa
Zaccheo da Gesu' e che impedisce ogni relazione tre i due uomini.
Zaccheo è obbligato a restare tutt'al piu' un osservatore anche se
vorrebbe in qualche modo avere un ruolo piu' attivo.
Questo pubblicano si vede un escluso e tanto la sua altezza quanto la
folla sembrano accentuare questa situazione di emarginazione che lo relega in
un posto dove comunque è lontano dagli altri e da dove potra' vedere ma
molto probabilmente non essere visto da Gesù.
Proprio questa situazione dell’uomo sull’albero consente a Gesù di
mettere in ulteriore risalto la forza della sua chiamata ed a farci domandare
quanto spesso noi siamo mimetizzati sul nostro albero e quante volte,
nonostante la condizione in cui ci troviamo, Gesù ci chiama a scendere per
andare verso di lui.
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L’albero ci può nascondere con le sue foglie e comunque ci rende meno
visibili rispetto a coloro che sono sulla strada, ma Gesù supera le limitazioni
visive e si mette in relazione con noi invitandoci ad un rapporto diretto,
rompendo le barriere che ci separano da lui.
Ebbene anche noi siamo chiamati a scoprire se siamo sull'albero, se
siamo bene mimetizzati, invisibili agli altri, se questo stare sull'albero sia un
modo veramente facile per mantenere un nostro ruolo passivo nella societa'
civile e nella chiesa.
Zaccheo è sull'albero per cercare in qualche modo un contatto con Gesu'
perchè ha saputo che il Maestro mangia con i pubblicani ed i peccatori e che si
presenta come il medico per coloro che sono ammalati di peccato.
Per Zaccheo, allora, l'albero non è il luogo della fuga, ma quello della
ricerca a cui Gesu' da' una risposta.
Oggi Gesu' si invita a casa del pubblicano Zaccheo nonostante il muro
della folla, del buon senso, della saggezza popolare che si scandalizza di un
tale rapporto tra un Rabbì, un maestro, ed un grande peccatore.
Quello che l’opinione pubblica dell’epoca percepisce come uno scandalo
per Gesù è la proposta di un modo nuovo di vivere e ridare speranza a chi l'ha
persa. Gesu' apre la porta anche a coloro cui è negata un’ulteriore possibilità e
dichiara che il pregiudizio non può fare da padrone.
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Ma questo è un messaggio forte non solo tra la gente della Palestina, che
pure lo legge con perplessità e forse timore, ma lo è ancora di più nella
comunità che si vede costretta a riflettere su sulla differenza tra peccato e
peccatore, sulla condizione umana del peccato e sulla tentazione di escludere.
La forza della grazia di Dio Zaccheo l'ha conosciuta in una chiamata
inaspettata ed insperata attraverso la quale si è sentito nuovamente accettato,
nuovamente accolto e l'effetto non si è fatto attendere.
Zaccheo confessa che il Signore è il suo salvatore, distribuisce meta' dei
propri beni, si impegna a risarcire per il quadruplo ogni abuso.
L'incontro con la grazia ha quindi il senso della radicalita'. Quando la
parola ci incontra non lo fa solo nel nostro interiore ma anche nell'ambito
collettivo della nostra famiglia e delle relazioni sociali che abbiamo e ci porta
a vedere ricostruito un corretto rapporto con Dio, è per questo che le parole
di Gesu' concludono questo racconto con un annuncio di speranza che è
anche annuncio di grazia 10 Perché il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto.
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