il caldo

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il caldo
ASS/PREVENZIONE
Il gran caldo è ormai alle porte… Non ci resta che bere
La disidratazione è un problema che riguarda tutti ma tocca in particolare le persone in là con
gli anni. I consigli per evitarla
Immaginiamo un giovane in piena forma. Basta che perda l’uno o il due per cento dell’acqua
corporea perché, ancor prima di sentire sete, la sua prestazione atletica e cognitiva registri
una diminuzione. Ed è sufficiente che la perdita arrivi al tre per cento per parlare di
disidratazione mentre al 70 per cento si può verificare un collasso cardiocircolatorio.
La disidratazione non è dunque una problematica riservata alle persone in là con gli anni.
Anche se le condizioni di maggiore fragilità degli ultra60enni, la loro diminuita capacità di
percepire la sete e le condizioni di vita (ad esempio la non autosufficienza) li rendono
senz’altro più vulnerabili alla perdita di liquidi legata al grande caldo.
I danni
I dati sono spietati. La disidratazione è una delle dieci cause più frequenti di ospedalizzazione
per le persone anziane. “E’ un dato molto preoccupante, se si considera che in quasi la metà
dei casi il ricovero di un anziano disidratato ha un esito infausto – spiega il direttore sanitario
dell’Azienda per i Servizi Sanitari Adele Maggiore - La disidratazione va dunque evitata a tutti
i costi con metodi tutto sommato abbastanza semplici. A questo scopo abbiamo diffuso, anche
quest’anno, un promemoria alle case di riposo e alle strutture protette raccomandando
l’adozione di alcune precauzioni”.
Il fattore età
Gli anziani sono soggetti a un grave rischio di disidratazione a causa di una riduzione
dell’acqua corporea totale, di un senso della sete diminuito a causa di una ridotta sensibilità
del centro ipotalamico che presiede a questo desiderio e di una minore capacità di trattenere
acqua ed elettroliti conseguente all’invecchiamento.
Le più a rischio sono le signore oltre i 75 anni. Più in generale è esposto al pericolo
disidratazione chi ha una mobilità ridotta, problemi di comprensione e comunicazione o non
può bere da solo. Ulteriori fattori di rischio sono quelli ambientali: l’essere ricoverati in una
struttura, non avere una buona assistenza o un grande caldo con elevato tasso di umidità
dell’aria. Possono infine giocare un ruolo decisivo patologie che determinano una perdita di
liquidi (febbre o diarrea) o terapie che sortiscono un effetto analogo (ad esempio i farmaci
diuretici o ipnotici).
I segnali d’allarme
La persona anziana disidratata può presentare confusione mentale (da lieve a molto grave),
parola impastata, lingua secca e secchezza della mucosa orale, debolezza delle braccia, occhi
affossati, riduzione della pressione arteriosa e aumento della frequenza cardiaca. “La diagnosi
certa e specifica di disidratazione – sottolinea la dottoressa Maggiore - è complessa e richiede
sempre test di laboratorio, in genere da eseguirsi in ambiente ospedaliero. La ‘condizione di
disidratazione’, che sussiste già quando si ha sete, è qualcosa di diverso dalla fondata diagnosi
clinica di una ‘malattia-patologia da disidratazione’ e va comunque affrontata con
tempestività”. In presenza di un elevato sospetto o di condizioni compromesse è dunque
necessario un immediato consulto con il medico per verificare se è necessario avviare una
terapia idratante. Ma prima di arrivare a questa situazione si può fare molto.
Le precauzioni
E’ fondamentale assicurare un adeguato apporto di liquidi, frazionati in piccole quantità lungo
tutta la giornata. La persona anziana dovrebbe bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno.
Una quantità che va aumentata proporzionalmente all’aumento della temperatura esterna o in
presenza di febbre o altre cause di perdita di liquidi. In caso di particolari patologie è
opportuno sentire il curante. E’ inoltre indispensabile accertarsi che l’ambiente in cui vive
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l’anziano non superi i 25 – 26 gradi con un grado di umidità inferiore al 40 per cento. E’ invece
sconsigliabile l’uso di ventilatori con getto d’aria diretto.
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