luigi pirandello - GABRIELE D`ANNUNZIO

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luigi pirandello - GABRIELE D`ANNUNZIO
LUIGI
PIRANDELLO
A CURA DI
MARIA ELISABETTA LORICCHIO
Fonti :
appunti personali
libri di testo
google
wikipedia
La vita
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Luigi Pirandello nacque nel 1867 presso Girgenti (poi Agrigento). Nel '93 scrisse il suo
primo romanzo, L'esclusa. Nel 1903 un allagamento della miniera di zolfo in cui il padre
aveva investito tutto il suo patrimonio e la dote di Maria Antonietta Portulano, sua nuora,
provocò il dissesto economico della famiglia: la moglie di Luigi ebbe una crisi che la portò
alla follia.
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La produzione di novelle e di romanzi pirandelliani si fece particolarmente fitta fra 1904 e
1915; Pirandello lavorò anche per l'industria cinematografica, che muoveva allora i primi
passi, scrivendo soggetti per i film.
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Dal 1910 ebbe il primo contatto con il mondo del teatro, con la rappresentazione di due
atti unici, Lumìe di Sicilia e La morsa. Tra il 1916 e il 1918 scrisse numerosi drammi:
Pensaci Giacomino!, Liolà, Così è ( se vi pare), Il berretto a sonagli, Il piacere dell'onestà, Il
giuoco delle parti.
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Erano anche gli anni della guerra e Pirandello vide con favore l'intervento, ma il figlio
Stefano, partito volontario, fu fatto prigioniero dagli Austriaci e, nonostante i tentativi del
padre, non fu liberato. Per il dolore la malattia mentale della moglie di Pirandello si aggravò
tanto che lo scrittore dovette farla ricoverare in una casa di cura.
La vita
•
Del 1921 sono i Sei personaggi in cerca d'autore che
rivoluzionarono radicalmente il linguaggio teatrale. Dal 1925
assunse la direzione del Teatro d'Arte di Roma e si legò
sentimentalmente ad una giovane attrice, Marta Abba, per la quale
scrisse diversi drammi. Nel 1924, subito dopo il delitto Matteotti,
si iscrisse al partito fascista: da un lato la tendenza conservatrice
del partito sembrava garantirgli l'ordine a cui aspirava, dall'altro il
suo spirito antiborghese lo induceva a vedere nell'ideologia
fascista l'affermazione di una energia vitale capace di spazzare via i
falsi comportamenti dell'Italia postunitaria.
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Negli ultimi anni pubblicò le Novelle per un anno, che
raccoglievano la sua produzione novellistica, e le Maschere nude
in cui venivano sistemati i testi drammatici. Nel 1934 ebbe il
Nobel per la letteratura. Mentre negli stabilimenti di Cinecittà a
Roma assisteva alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu
Mattia Pascal, si ammalò di polmonite e morì nel 1936, lasciando
incompiuto il suo ultimo lavoro teatrale, I giganti della montagna.
1891
Pasqua di Gea
1894
Amori senza amore
1901
L’esclusa
1904
Il fu Mattia Pascal
1908
L’umorismo
1913
I vecchi e i giovani
1919
L’uomo, la bestia e la virtù
1922
Enrico IV; All’uscita
1925-1926
Uno, nessuno e centomila
1931
Sogno(ma forse no)
1934
I giganti della montagna
Le opere
più importanti
Il contesto poetico
Nell’ambito della crisi che si sviluppa in Italia nell’ultimo decennio dell’800 e nel primo
decennio del ‘900, Pirandello è l’unico che abbia consapevolezza delle sue radici profonde,
storiche, sociali, culturali e psicologiche, perchè è uno scrittore di opposizione. In lui non c’è la
denuncia di una società ingiusta e crudele, ma c’è la consapevolezza della condizione anarchica
dell’individuo, la quale, se non consente lo scatto ribelle, tuttavia ci dà l’amara e sfiduciata
constatazione dell’assurdità della vita e dell’impossibilità di cambiarla.
Tutta la poetica pirandelliana tende a distruggere il personaggio, a sconvolgere la materia
narrativa, a puntare sul casuale, sull’eccezionale, sul patologico, su tutto ciò che esce dalla
norma e che sembra strano. Eppure egli getta un fascio di luce sulla vera essenza della vita.
Così le novelle e i romanzi non si presentano mai con una loro fisionomia compiuta, ma
sembrano i momenti di un’unica grande opera, i motivi di una sinfonia che si rincorrono e si
intrecciano senza essere isolabili.
Vi è anche la rivelazione della natura, come porto di riposo, unico rifugio per gli uomini
affannati, un’oasi di felicità, proprio perchè si limita a vivere, e vegetare e non ha coscienza e
pensiero e quindi non ha la possibilità di rendersi conto della propria condizione.
Accanto alla scoperta della natura vi è il fascino dei temperamenti umani simili ad essa, che
sanno vivere, senza sentirsi vivere, senza analizzarsi, senza ripiegarsi su se stessi.
E poi vi sono la messa nudo delle convenzioni sociali e dei pregiudizi piccolo-borghesi, la
ribellione che si esercita accettando la propria infamia e facendone mostra, la dissociazione
della personalità umana e la pietà profonda dello scrittore per la condizione dell’uomo, per la
solitudine e per i suoi errori.
I temi
•
1) il tratto distintivo della posizione di Pirandello nei confronti dell’esperienza storica
sua della sua generazione, sia nei riguardi dei movimenti culturali del suo tempo è il
contrasto tra illusione e realtà. L’illusione in lui si rivela come un inganno o comunque
un ideale irrealizzabile e la realtà meschina ed avvilente è del tutto inadeguata a quelle
generazioni, da qui derivano il sentimento dello scacco e dell’impotenza.
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2) quello che è stato chiamato dall’autore stesso il sentimento del contrario, cioè
l’intervento del momento critico, della riflessione nel cuore stesso della creazione
letteraria, non per raggiungere una misura più classica della poesia, non per
ridimensionare ed equilibrare la piena dei sentimenti, ma per vanificare ogni sua
illusione, mettendo in luce sempre il contrario.
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3) il sentimento della casualità e imprevedibilità, la relatività delle vicende umane,
naturale conseguenza degli altri due sentimenti.
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4) il suo atteggiamento intransigentemente anti-retorico, la ricerca di una letteratura
delle cose e non delle parole, il disprezzo per una ricerca linguistica, che lo differenzia
anche da Verga.
La poetica
•
Al fondo di questi quattro punti troviamo un elemento che
li unisce tutti : il sentimento della condizione anarchica in
cui vive l’uomo moderno, della mancanza di un tessuto
sociale organico, del dominio delle cose sull’uomo, cose che
sono estranee alla sua volontà, della inevitabile sconfitta a
cui è condannato l’uomo nella società in cui si trova a
vivere.
•
In Pirandello il motivo della sconfitta, che compariva solo ai
margini del superuomo dannunziano, si afferma con piena
consapevolezza al centro della sua opera. E di riflesso
compare anche il motivo della natura, come luogo e
condizione di vita, che si contrappone alla società: quanto
questa è caotica, tanto quella è organica, quanto l’una è
angosciata nella propria consapevolezza, tanto l’altra è
semplice, ignara e felice.
Il teatro
•
1) Mentre il teatro precedente mirava alla rappresentazione di una realtà esistente come
dato di fatto ed era saldamente ancorato alla concezione aristotelico-cattolica
dell’oggettività del reale, Pirandello introduce una visione non più statica, ma dialettica
del reale, cioè una realtà interpretabile e soggettiva, priva di una sua oggettiva
consistenza. ‘Così è (se vi pare)’ è la prima opera teatrale nella quale si realizza questa
nuova concezione.
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2) Questa premessa determina quella caratteristica raziocinante tipica dei personaggi
pirandelliani, il loro continuo arrovellarsi a ragionare e a spiegare; ma è una condizione
inevitabile, perchè il conflitto è tra le diverse interpretazioni della realtà e la commedia
non può assumere l’aspetto di un dialogo filosofico. Ciò nasce dal tentativo di rompere il
carcere della solitudine, cioè dal bisogno di far combaciare le opposte visioni di una
stessa realtà per stabilire un terreno di colloquio. Questo non è possibile e allora
imprigiona la vita, in cui la visione degli altri, che non coincide mai con la nostra, ci ha
inchiodati. A togliere la maschera e a vedere sotto di essa la dolorante umanità,
Pirandello era spinto da una lucida esigenza di verità e da pietà umana nel contempo e
i volti che questa operazione svela sono deformati da un misto di riso e di pianto (il
sentimento del contrario).
Il teatro
•
3) la dissoluzione della funzione scenica, cioè il cosiddetto teatro nel teatro, che nei
‘Sei personaggi in cerca d’autore’ trova il più valido esempio. Qui la vicenda, dalla
quale il teatro precedente avrebbe tratto motivo per un dramma familiare a forti
tinte, è invece strumentalizzata da Pirandello per esemplificare il tema che più gli sta
a cuore : l’incomunicabilità, che esplode proprio quando gli attori, pregati dai
personaggi, cercano di rappresentare quella vicenda, ma i personaggi si sentono
traditi da quel tentativo di oggettivazione, dalle parole che usano gli attori : la loro
realtà esistenziale è un’altra.
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4) L’innovazione tecnica segna il crollo delle consuetudini di verosimiglianza sacre al
teatro tradizionale e Pirandello si colloca come una pietra miliare nella drammaturgia
europea.
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5) La sua concezione dell’arte (“L’Umorismo”), la sua distruzione dell’illusione
scenica, al sua concezione del teatro come dibattito e scontro di contrastanti
interpretazioni del reale hanno molto in comune con il teatro di Bertolt Brecht. E
uno dei filoni del teatro contemporaneo, quello dell’incomunicabilità e dell’assurdo di
Jonesco e di Beckett, presuppone la lezione di Pirandello.
Il fu Mattia Pascal
Questo romanzo si può considerare il più famoso.
Parla di un uomo che, creduto morto, vorrebbe
dimenticare la sua vita passata e ricominciare una
vita nuova lontano dal suo paese; però, essendo
creduto da tutti morto non era considerato un
cittadino e quindi non riesce a vivere, perchè non
può neanche sposarsi con la donna che ama.
Quando, alla fine, ritorna al paese e vorrebbe dire a
tutti che è vivo, trova sua moglie sposata e lui
continua ad essere il Fu Mattia Pascal, perchè tutta la
società lo rifiuta. A questo punto anche lui va a
mettere un fiore sulla sua tomba. In questo romanzo
Pirandello vuole farci capire che se uno vuole vivere
non può sperare in una vita diversa e deve accettare
quella che vive.
Uno nessuno centomila
E un altro romanzo importante. Parla di un uomo che pensa di essere una sola
persona ma cambia col cambiare delle situazioni, cioè, in famiglia si comporta in un
modo, con gli amici si comporta in un altro modo, nel lavoro in un altro ancora,
perciò è sempre diverso, ovvero è centomila persone. Allora, questo vuole dire che
non è nessuno e che la sua vita è triste, mascherata e buffonata. Nelle Novelle già
cominciamo a conoscere il suo pensiero, il tragico pessimismo. In queste novelle
Pirandello analizza l'animo umano e tutti i sentimenti più nascosti ed in questo è
decadente. L'aspetto principale del suo pensiero è la pena di vivere ed i suoi
personaggi fanno parte della piccola borghesia dell'Italia meridionale, Pirandello parla
della loro vita monotona e della loro insoddisfazione segreta e lo fa con umorismo
amaro, vedendo sempre un aspetto eccessivo delle cose. A proposito del suo
umorismo, egli stesso parla in uno scritto intitolato -L'Umorismo-, in cui dice che
mentre l'umorismo ci fa vedere tutti i contrasti del mondo e ci fa vedere pure
l'aspetto tragico e non solamente per ridere come fa il comico ma sia per ridere che
per aver pietà, quindi, l'umorismo ci fa riflettere, anzi, egli stesso paragona il suo
umorismo e sorriso amaro alla -lumaca- che gettata nel fuoco fa un movimento e un
rumore che sembra una risata e invece sta morendo.
Enrico IV
In "Enrico IV" il protagonista durante
una cavalcata batte il capo cadendo,
impazzisce e vive vari anni nella
maschera di Enrico IV imperatore di
Germania. Appena guarisce e si
accorge che la sua donna l'ha tradito,
uccide il rivale che lo fece cadere,
uscendo per un attimo dalla sua
maschera di Enrico IV, infatti subito
dopo il delitto si finge di nuovo
pazzo, così non verrà punito. Ricorda
un po' il personaggio del Fu Mattia
Pascal, il quale una volta uscito dalla
sua realtà non potè più ritornavi e
per vivere deve fingere per sempre.
Sei personaggi in cerca d’autore
La trama
Su un palcoscenico una compagnia di attori prova la commedia Il giuoco delle parti.
Irrompono sei individui, un Padre, una Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la
Bambina, personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha concepiti. Essi chiedono al
Capocomico di dare loro vita artistica e di mettere in scena il loro dramma. Dopo
molte resistenze la compagnia acconsente alla richiesta e i personaggi raccontano agli
attori la loro storia perché possano rappresentarla. Il Padre si è separato dalla
Madre, dopo aver avuto da lei un Figlio. La Madre, sollecitata dal Padre, si ricostruisce
una famiglia con il segretario che lavorava in casa loro e ha da lui tre figli: la Figliastra,
la Bambina e il Giovinetto. Morto il segretario la famiglia cade in miseria, tanto che la
Figliastra è costretta a prostituirsi nell'atelier di Madama Pace, dove la Madre lavora
come sarta. Qui si reca abitualmente il Padre. Padre e Figliastra non si riconoscono e
l'incontro viene evitato appena in tempo dall'intervento della Madre. Tormentato dalla
vergogna e dai rimorsi, il Padre accoglie in casa la Madre e i tre figli. Ciò provoca il
risentimento del Figlio e la convivenza diventa insostenibile. Tra gli attori e i
Personaggi si apre ben presto un contrasto insanabile. Gli attori, nonostante gli
sforzi, non riescono a rappresentare il dramma reale dei Personaggi, i loro sentimenti
fondamentali, il vero essere di ciascuno: il dolore della Madre, il rimorso del Padre, la
vendetta della Figliastra, lo sdegno del Figlio. Sulla scena tutto appare falso. Questa
incomunicabilità, che rende la vita autentica irrappresentabile, culmina nella scena
finale in cui la storia finisce in tragedia, senza avere la possibilità di comprendere se
essa sia reale o no: la Bambina annega nella vasca del giardino e il Giovinetto si spara.
Sei personaggi in cerca d’autore
Sei personaggi in cerca d'autore è il dramma
più famoso di Luigi Pirandello. Esso fu
rappresentato per la prima volta il 9 maggio
1921 al Teatro Valle di Roma, ma in
quell'occasione ebbe un esito tempestoso,
perché molti spettatori contestarono la
rappresentazione al grido di "Manicomio!
Manicomio!".
Fu importante, per il successivo successo di
questo dramma, la terza edizione, del 1925, in
cui l'autore aggiunse una prefazione nella
quale chiariva la genesi, gli intenti e le
tematiche fondamentali del dramma.
È considerata la prima opera della trilogia del
teatro nel teatro, comprendente Questa sera
si recita a soggetto e Ciascuno a suo modo.
1. tentativo di svelare il meccanismo e la
magia della creazione artistica e il passaggio
dalla persona al personaggio, dall'avere forma
all'essere forma.
2. eliminazione dello spazio artistico,
disintegrazione dello spazio teatrale.
creazione di scene traumatiche (volontà di
vivere una vita autentica da parte dei Sei
personaggi, in cui però si ripete l'angoscia
delle colpe).
3. scomposizione delle strutture drammatiche
(teatro nel teatro).
4. comunicazione fondata sulla trasmissione di
messaggi inautentici, non rispondenti al
nostro essere, perché impossibili da
racchiudere nella convenzione del parlato, il
che porta a rapporti compromessi sul
nascere e quindi ad una solitudine senza
rimedio.