Sei personaggi in cerca d`autore

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Sei personaggi in cerca d`autore
Teatro Carcano di Milano
<< SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE >>
Di Luigi Pirandello
con: Antonio Salinas, Edoardo Siravo, Valentina Bardi, Paola Rinaldi
regia: Giulio Bosetti
Sei personaggi in cerca d’autore rappresenta, nel panorama della drammaturgia teatrale,
specialmente per la nostra Nazione, un fenomeno irripetibile. Da una parte per il ricorrente,
eccezionale e continuo affetto e interesse con il quale viene accolto dagli spettatori ad ogni nuova
messa in scena e in special modo dai giovani, che ne rimangono come stregati. Dall’altra per il
fascino che esercita su attori, registi e produttori che da esso rimangono eternamente attratti. Come
diceva Eleonora Duse “ogni cinque anni un capolavoro è novità” e non possiamo che concordare
con questo concetto. La messa in scena del Teatro Carcano è alla sesta ripresa consecutiva dal
2008, anno nel quale Giulio Bosetti ne curò la regia dopo averlo già interpretato o prodotto tre
volte: negli anni ’50 nei ruoli del Figlio, a metà degli anni ’70 e a metà degli ’80 come produttore e
nel ruolo del Padre. Per poi approdare all’attuale edizione nella quale, anche regista, ritagliò per sé
il ruolo del
Capocomico, lasciando al suo amico Salines quello del Padre e affidando poi a Edoardo Siravo, a
causa della malattia che lo colse proprio all’inizio dell’estate di quell’anno, il ruolo che avrebbe
dovuto interpretare. Per sua stessa ammissione Salines è, forse dall’edizione di De Lullo/Valli, il più
completo “Padre” che si possa immaginare. Da ricordare infine anche l’edizione del 1983 per la
regia di Giuseppe Patroni Griffi all’apice della sua creatività, nella quale Bosetti fu affiancato, oltre
che da una straziante Madre interpretata da Marina Bonfigli, da una dilagante Lina Sastri nel ruolo
della Figliastra. Proprio in occasione della prima al Teatro Donizetti di Bergamo, il grande critico
del Corriere della Sera, Roberto De Monticelli, titolò una plaudente recensione, che spiega, nella
sua concisione, il senso profondo di questo capolavoro: “Al Donizetti di Bergamo torna il brivido di
quei sei fantasmi”.
La presente edizione vede impegnati nei ruoli principali Antonio Salines, il Padre, ambiguo e
problematico; Edoardo Siravo, il Direttore-Capocomico, pacato e curioso; Valentina Bardi, la
Figliastra, passionale e lacerata; Paola Rinaldi, la Madre, composta e dolente; Michele Di Giacomo,
il Figlio, ribelle e febbrile.
Il giudizio della critica
Una messinscena, quella diretta da Giulio Bosetti, di bel nitore che ben mette a fuoco il
personaggio del Padre interpretato dal bravissimo Antonio Salines (…) è un Padre di corposa
umanità che ogni volta, con i suoi compagni, torna a soffrire, a sanguinare, a dilaniarsi, non
ricercando una trasmutazione in forma, ma una sorta di liberazione, di ritrovamento del proprio
essere. ( …) In una compagnia affiatata e di buon livello va segnalata Silvia Ferretti, una Figliastra
convincente nel suo essere furente, insidiosa, provocatoria.
Corriere della Sera
Chi può stupirsi ancora davanti a quel palcoscenico nudo sul quale sei povere creature di carne e
miseria vengono avanti come fantasmi? Per partecipare la loro angoscia e chiedere a un
capocomico di rappresentare la vita, la loro vita? (…) Difficile stupirsi davanti a un dramma che
viaggia ormai verso il suo secolo di vita. Ma forse mi sbaglio. Mi sbaglio perché al Teatro Carcano
dove Giulio Bosetti per l’ennesima volta, ma certo non l’ultima, la commedia di Piradello ha ripreso,
ho intuito che ancora una volta mi sentivo ricattato. E dunque ancora una volta ero pronto a stupirmi
davanti alla forza di quel che è da considerare un capolavoro di libertà, un inno al teatro e alla
fantasia pura. ( …) Una messinscena asciutta ma quanto mai rigorosa e gli attori tutti assai corretti.
Avvenire
Bosetti si è conquistato, con le sue frequentazioni di Pirandello, la fama di essere un rigoroso
seguace dell’ortodossia pirandelliana. Questo non ha voluto dire però arroccarsi a una tradizione
inerte, bensì continuare un’infaticabile ricerca. (…)
Il Giorno
E’ un allestimento nitido quello che Giulio Bosetti firma dei Sei personaggi in cerca d’autore. Opera
cardine del ‘900 per la carica rivoluzionaria con cui, quasi novant’anni fa (era il 1921) sconvolse le
carte della finzione teatrale, il capolavoro pirandelliano rivive in un’edizione fedele al testo e alla
tradizione, ma mai incline alla noia o manierismo. (…) Il dramma acquista sangue soprattutto
nell’interpretazione della compagnia. (…)
La Repubblica
PARTITURE PER ATTORI
Appunti di Giulio Bosetti
Il mio primo incontro con Pirandello fu terribile. Avevo da poco compiuto diciannove anni,
ero studente all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, quando un gruppo di giovani
attori mi propose di partecipare alla messa in scena di Vestire gli ignudi. Accettai senza
indugio perché avevo raggiunto una certa fiducia nelle mie qualità d’interprete e una
buona sicurezza nel recitare. Ma non sapevo cosa m’attendeva: nello scontro con la
parola pirandelliana le difficoltà furono enormi e numerosissime, temetti persino di non
riuscire più a recitare. Riuscì alla fine a sostenere con dignità la parte di Franco Laspiga,
ma quell’esperienza mi segnò a tal punto che ancora oggi quando incontro dei giovani
attori che intendono allestire uno spettacolo di Pirandello cerco in ogni modo di dissuaderli
indirizzandoli verso autori di più facile approccio. La confusione procuratami in quel primo
impatto cominciò a diradarsi quando interpretai il personaggio di Memmo Speranza in Ma
non è una cosa seria. In quell’occasione ebbi la fortuna di lavorare con un regista-attore
veramente eccezionale, si chiamava Carlo Ludovici, e lo considero ancor oggi uno dei
maestri del teatro italiano. In quell’edizione di Ma non è una cosa seria, allestita per il
Teatro Stabile di Trieste, Ludovici mi guidò nella parte parola per parola permettendomi
così di ritrovare la fiducia nelle mie qualità d’interprete pirandelliano. Se Vestire gli ignudi
e Ma non è una cosa seria sono le opere che hanno segnato il mio primo incontro con
Pirandello, i drammi che mi hanno permesso un confronto più profondo e radicale col
nostro più grande drammaturgo sono: Non si sa come, Tutto per bene e Sei
personaggi in cerca d’autore. Attraverso queste opere ho potuto approfondire la mia
conoscenza di Pirandello fino a comprendere la sua dimensione più specificamente
teatrale e ad intuire il modo con cui i testi pirandelliani debbono essere portati sulla scena.
Esiste infatti una specificità propria del teatro pirandelliano che non si può ignorare.
Pirandello esige innanzitutto rispetto. Egli utilizza nei suoi testi un linguaggio ed una
punteggiatura che costituiscono, nella scelta dei termini, delle sonorità, delle articolazioni
del ritmo e delle pause, un a prima ed essenziale indicazione per la recitazione. Si
potrebbe forse parlare a proposito dei drammi pirandelliani di veri e propri spartiti per
l’interpretazione dell’attore. La fedeltà ed il rispetto assoluti al testo di Pirandello sono stati
peraltro il mio imperativo quando per la prima volta ho affrontato come regista i Sei
personaggi. Ed anche quando ritornai per la seconda volta sui Sei personaggi con la
regia di Giuseppe Patroni Griffi, ricordo che quando chiesi a Patroni Griffi come
immaginasse la sua messa in scena, egli mi rispose che non aveva altra intenzione se non
quella di seguire la regia che Pirandello aveva già scritta nel testo. Fu questa la molla che
mi spinse a lavorare con lui. Spesso si dimentica che Pirandello è stato regista oltre che
drammaturgo e che egli stesso ha curato la messa in scena di alcuni suoi testi: è questo
un patrimonio d’esperienza che traspare chiaramente nelle sue opere. La grande
conoscenza del teatro, del suo linguaggio e dei suoi meccanismi si esplicita in Pirandello
anche nel rilievo che egli ha dato in tutta la sua opera al tema del rapporto tra l’attore e il
personaggio. Si consideri poi il fatto che Pirandello scriveva sempre i suoi testi avendo
presente gli attori che li avrebbero interpretati. Quello dell’incontro e del rapporto con il
personaggio è certamente uno degli aspetti più affascinanti del mestiere dell’attore. Noi
attori sul palcoscenico siamo dei professionisti, degli artigiani, che cercano d’incarnare la
parola dell’autore immedesimandosi in un personaggio che è dapprima straniero, lontano,
e poi, nel lungo lavoro delle prove, ci diviene man mano sempre più familiare sino
all’attimo rivelatore in cui lo scorgiamo in noi stessi, lo riconosciamo. E’ in quell’istante
irripetibile che il personaggio a lungo cercato appare finalmente con un evidenza
completa, totale. Nella mia ormai lunga carriera d’attore è stato proprio con tre personaggi
di Pirandello che questa esperienza della rivelazione del personaggio all’attore è stata per
me più emozionante. Perché nei personaggi pirandelliani c’è un carico di verità e di dolore
rarissimi. Romeo Daddi in Non si sa come, il Padre nei Sei personaggi in cerca
d’autore e Lori in Tutto per bene. Un’ ultima osservazione. Ricordo una frase di Alvaro in
un suo saggio che diceva: << In Pirandello l’uomo si scopre parlando>>. E’ verissimo,
infatti l’essenza quasi esclusivamente razionale e dialettica dei personaggi pirandelliani
lascia pochissimo spazio alla caratterizzazione emotiva, e questa è una difficoltà enorme
per gli attori abituati spesso a tradurre i testi in emozioni e sentimenti. I personaggi
pirandelliani non vanno sofferti sulla scena, vanno soprattutto detti.