Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne

Transcript

Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Pier
Massimo Forni
Boccaccio tra Dante e Cino
Nella sua monografia sul
una
il
caratteristica
Decameron Mario Baratto
ma
discorso generi l'azione,
di reale interesse narrativo:
l'articolazione di
che
il
ma
verificabili nella novella di
interamente collegata alla presenza e assenza
egli inventa
monologo
tutta nel
per ovviare
in chiaro fin dall'inizio
silenzio:
Il
la
porsi
come
Zima
(3.5),
al
la
svolta di
l'effettivo
una
nucleo
ci
dove l'azione
è
sviluppandosi e
del protagonista e poi nel finto dialogo che
forzato silenzio della
che
di discorso,
troviamo
donna amata. La rubrica mette
una commedia di parola e
di fronte a
1
Zima dona a messer Francesco Vergellesi un suo pallafreno,
lui
tecnica del discorso,
un dialogo possono non solo determinare
una novella" (289).
Sono nozioni
compiendosi
eloquentemente
discorso stesso costituisca l'unica azione
"[L]a retorica comica,
vicenda, essere funzionali a un personaggio,
strutturale di
illustra
fondamentale dell'opera. In essa può accadere non solo che
parla alla sua donna; e ella tacendo, egli in persona di
lei si
e per quello con licenza di
risponde, e secondo la sua
risposta poi l'effetto segue. (3.5.1)
Francesco Vergellesi, ricco
da sfoggiare durante
il
ma
avaro gentiluomo di Pistoia, vuole un palafreno
suo imminente soggiorno a Milano come podestà.
miglior cavallo di Pistoia appartiene a Ricciardo detto
il
ricco popolano innamorato della bella moglie di messer Francesco.
nome di Ricciardo
si
riferisce al
suo essere azzimato e
la
Il
Zima, un giovane
Il
ricercatezza di
e
sopran-
Zima si
un elemento non tanto ornamentale quanto funzionale nella struttura
racconto. Soccombendo all'avarizia messer Francesco chiede al giovane di
rivelerà
del
vendergli
nulla in
il
cavallo, sperando che questi sia disposto a disfarsene senza voler
cambio per amore
cesso di conquistare
è in vendita
le
della donna.
Zima, che da tempo cerca senza suc-
grazie della virtuosa moglie, risponde che
ma che lo cederà alla seguente condizione:
"che
io,
il
cavallo
non
prima che voi
il
prendiate, possa con la grazia vostra e in vostra presenzia, parlare alquante
parole alla donna vostra, tanto da ogni
udito
non
uom
separato che io da altrui che
sia" (3.5.7).
QUADERNI ditalianistica
Voi.
XVI, No.
2.
Autunno 1995
lei
1
Pier Massimo Forni
80
Convinto
poter superare in astuzia
di
damerino, messer Francesco
il
Zima
acconsente e subito dopo comanda alla moglie di ascoltare tutto ciò che
le
dirà
ma
senza mai a sua volta proferir parola. Sebbene mortificata dal
moglie
trovarsi coinvolta in tale transazione d'affari, la
scelta e obbedisce.
l'incontro.
prega
Il
Confermati
giovane ricorda
abbandonare
di
secondo schemi
ritiene di
non avere
accordi tra marito e spasimante, ha luogo
donna
alla
proprio tenacissimo amore e
il
suo riserbo. La dichiarazione
il
retorici codificati: egli
di
Zima
impiega sapientemente
le
convenzioni
che da Andrea Cappellano passa attraverso Provenzali e Siciliani
tradizione
negli Stilnovisti. L'effetto del discorso sulla
comincia a provare cosa
nella vita
pronuncia una sola sillaba
donna
è tale che per la prima volta
Fedele alla parola data non
sia l'amore.
di replica al fiorito discorso, tuttavia
"non potè
perciò alcun sospiretto nascondere quello che volentieri rispondendo
avrebbe fatto manifesto"
Dopo
la
è condotta
secondo una
della letteratura di lode seduttiva,
e concettualli
stililistiche
gli
(3.5.
al
Zima
2
1
7).
aver aspettato invano una risposta
Zima
intuisce lo
stratagemma del
marito e ricorre a un'audace e originale contromossa:
E cominciò in forma della donna, udendolo ella,
Parlando in persona della donna
il
a rispondere a se
medesimo
[...].
giovane dice, in sostanza,
(3.5.
di
1
8)
sapere
dell'amore di Zima, ma di non aver fino ad allora ceduto al
mento per non infangare il proprio buon nome. Questo non vuol dire che
non corrisponda il sentimento: adesso che il marito deve recarsi fuori città
suo corteggia-
è proprio
amore
momento
il
di
mostrargli quanto lo ama. Promette infine che
come debbano incontrarsi
Zima riprende a
particolari
Pistoia. Detto questo,
la
il
loro
comp'mento" (3.5.21) esponendo nei
una volta che il marito abbia lasciato
sarà portato a "piacevole e intero
donna per
istruzioni.
Quando
Zima, cosicché
parlare in persona propria
e,
ringraziata
"sue" parole, promette di eseguire alla lettera
le
marito sarà partito,
il
la
moglie seguirà
due riusciranno a incontrarsi non solo una
i
potranno continuare
la
loro tresca anche
dopo
il
le
"sue"
le istruzioni di
ma
più volte e
ritorno di messer Francesco da
Milano.
Considerata
Si tratta di
seduttore
direttamente,
Potrebbe
possibile,
la
ci si
può ora chiedere:
in
che rapporto
logica narrativa, lo stratagemma della risposta a sé stesso?
un nodo funzionale o
lato "fa" la storia,
il
trama della novella
la
sta, rispetto alla
di
un mero elemento decorativo che, se da un
la rende instabile? Perché
rendendola memorabile, dall'altro
parla
in
persona
della
una volta constatato
seduzione aver
ma non
certo.
lieto fine
il
donna?
Non
silenzio
imposto all'interlocutrice?
anche senza
Zima pensa
il
potrebbe
esprimersi
ricorso allo stratagemma?
forse che assumere l'identità di
E
lei lo
favorisca nell'opera di seduzione. Proprio grazie a un procedimento teatrale
che consenta
di
sfoggiare originalità, ricercatezza di parola, eleganza di
Boccaccio
espressione
Dante e
tra
- un'eleganza che sconfina
risultare vincente.
Cirio
1
la strategia
può
3
Dire che egli pensa rende forse troppo semplicistico
portato alla scelta di tale strategia. Forse essa
in perfetto
-
nell'affettazione
8
è,
se cosi
il
processo che ha
possiamo
dire, istintiva,
accordo con quanto già sappiamo della sua personalità.
Un amore infelice sembra avvicinarlo, inizialmente, a Federigo degli Alberighi o a GenCarisendi: ma la lindezza che è all'origine del soprannome [...] può anche ricordare
tile
un personaggio "molto assettatuzzo"
come Ser
1,9)
(I
avere, in tutt'altra dimensione morale, pure
il
Cepperello, del quale sembra
meticoloso temperamento
di attore.
(Baratto 291)
La
sottile
osservazione
il
giustificare
il
un
la
Un
Un
una preziosità
della
teatrale
l'espediente cardine dell'intera novella.
del tutto inadeguato.
cura quasi esagerata della persona
carattere narcisistico e
all'espediente
ricorso
infatti rilevare
protagonista per uno scopo narrativo preciso.
Attraverso l'abbigliamento elegante e
l'autore vuole suggerire
È opportuno
rivela assai pertinente.
si
che Boccaccio rende azzimato
risposta
di stile tali
a
da
stesso,
sé
semplice Ricciardo sarebbe stato
Ricciardo chiamato
il
Zima, un Ricciardo "dandy",
invece, mette subito a tacere qualsivoglia dubbio circa la necessità logiconarrativa dell'espediente istrionico cui
In
il
un
altro
il
protagonista ricorre. 4
caso almeno, nell'opera del Boccaccio, un personaggio articola
dialogo con l'amante esprimendo anche
repliche di quest'ultimo. Si tratta
le
Fiammetta con Panfilo, nella Elegia di madonna
del dialogo in absentia di
Fiammetta:
Poi
immaginava tornato
lui
dimandava, e
Mentre
io stessa in
e
meco
fingendolo, molte cose gli dicea, e di molte
suo luogo mi rispondea.
la risposta a sé stessa di
Fiammetta
(3.
1
il
2.4)
è parte della sua fantasticheria,
poiché essa parla nel libro in prima persona ammettendo
il
lettore nel proprio
monologo interiore, nel caso di Zima si ha una fantasticheria espressa ad alta
voce. Zima mette in scena sogni a occhi aperti per convincere l'amata e darle
Mentre inscena
istruzioni necessarie.
ha ben ragione,
sogna ad
anche
il
alta
suo
di
voce
(di lei)
Lo sfondo
esprimere anche
al
proprio sogno, egli vuol credere, e ne
desideri più riposti della donna. Egli
posto suo, intende mostrarle
come
quello sia in realtà
sogno.
non è stato adeguatamente esplorato.
Andrea Cappellano (Branca in Boccaccio,
culturale di questa novella
menzionano
Decameron 370, n.
I
il
i
critici
l'influenza di
6),
Andrea, non pare che
manuale dell'amor
la
ma
anche se Boccaccio aveva presente
novella
cortese.
si
presenti
Semmai
come
il
reverente tributo
testo di
al
grande
essa sembra porsi in termini canzonatori
rispetto al modello, grazie all'impiego di procedimenti di esagerazione, distor-
1
Pier
82
sione e abbassamento.
Il
Massimo Forni
da Francesco Vergellesi, l'avarizia, è
difetto incarnato
oggetto di chiara e ripetuta condanna nel Cappellano: "Avaritiam sicut nocivam
pestem effugias
et eius
d'affari inventata da
contrarium amplectaris" (116). Tuttavia,
ben lontano dalla
stilizzata
possedere
le
tutte
antropologia di Andrea.
trovi
si
il
trico,
Zima segue
(46).
personalissimo tocco,
un
Zima sembra
lato
compresa una
trattato,
consiglio di
Andrea per l'amante che
"Sed
si
nimis ipsius
moderatum
sapienter in
silenzio ostinato della donna:
mulieris loquendi differantur initia, post spatium
sermone prorumpas"
se da
sua forbita eloquenza diventa un'affettata
la
come risulta stravolto il
ad affrontare
E
dell'amante ideale del
qualità
"copiosa sermonis facundia" (42),
bizarria. Si pensi a
transazione
la
messer Francesco appartiene a un universo immaginativo
la risposta
si
ma
questo consiglio
con un eccen-
"in forma della donna", appunto. Queste
rispondenze quasi parodiche, tuttavia, non basterebbero da sole a provare una
derivazione della novella di Boccaccio dal trattato di Andrea.
Una prova
quale
la
[...]
fallo verrà
testuale più forte
[vita], se a'
meno,
e
miei prieghi l'altiero vostro animo non s'inchina, senza alcun
morrommi, e potrete esser detta
un passo da una
In
trova nel dettato del ricatto morale di Zima:
si
me
si
me
la
1
3)
libro che è quasi
seduzione - leggiamo:
amoris spe frustratum dimiseris,
igitur tui
micidiale. (3.5.
De Amore - un
delle dichiarazioni del
interamente un campionario di discorsi per
[...]
di
me
protinus
mortem
subire
compellis, cui tua postea nullatenus potent prodesse medela, et ita poteris homicida
vocari. (Andreas 94)
Una formula
cruciale della dichiarazione amorosa, dunque, ("e potrete essere
detta di
me
Andrea
("et ita poteris
un antecedente pressoché identico nel
micidiale"), trova
mente sostenere che
il
trattato di
Andrea
della novella di Boccaccio, sia per
storia.
Ma
si
A
homicida vocari").
il
sia
questo punto
una delle
la
latino di
può ragionevol-
fonti, diretta
linguaggio che per
deve senz'altro guardare
si
o mediata,
configurazione della
oltre.
Innanzitutto è possibile riconoscere nella retorica cortese del discorso
seduttivo alcune voci poetiche della tradizione lirica in volgare.
una movenza cavalcantiana, come
miei,
li
quali spaventati
trieman
tutti
soprattutto rilevare materiale di
fatto finora.
Non dovrebbe
sua dichiarazione d'amore
al
E
vostro cospetto" (3.5. 15). 5
Cino da
Pistoia più di quanto
sorprendere che
la
Può
vedersi
è stato notato, in: "riconforterete gli spiriti
il
non
damerino pistoiese
si
potrà
sia stato
usi nella
poesia amorosa del suo concittadino. Se
poesia di Cino riecheggia davvero nel discorso di Zima, potrebbe
la
trattarsi di
un'allusione voluta da parte di Boccaccio, in quel che sarebbe un suo tipico
gioco di riferimenti
è
criptici.
una Vergellesi. La
Non dimentichiamo che la musa di Cino,
scelta di
un Vergellesi
e di sua
Selvaggia,
moglie come personaggi
Boccaccio
Dante e Cino
tra
1
83
della novella potrebbe collegarsi alla autobiografia lirica di Cino.
Riporto qui di seguito raffronti testuali
e dichiarazioni
d'amore
tra la
dichiarazione d'amore di
Zima
rintracciabili nella poesia di Cino:
l)Zima
e
sì
[...]
come umilissimo servidor vi priego [...] che la vostra benignità sia tanta [...] che io
possa dire che, come per la vostra bellezza innamorato sono, cosi per quella aver la
vita; (3.5.13)
Cino:
Vanne
mia canzon,
via,
gente in gente,
di
donna
tanto che la più gentil
trovi,
e priega che suoi novi
e begli occhi
amorosi dolcemente
amici sian de' miei,
quando per aver
2)
guardan
vita
lei.
(91.37-42)
Zima:
E lasciamo
stare
che
la
mia morte non
vi fosse
onore
[...].
(3.5.14)
Cino:
Dovunque
sono, sto suo
e sempre pur
ma
3)
mi
fa di
[di
male
amorejservitore
in
peggio;
m 'ancide nollifie onore.
se
(137.12-14)
Zima:
'
[...]
la
quale
fallo verrà
[vita],
meno
se a miei prieghi l'altiero vostro animo non s 'inchina, senza alcun
[...].
(3.5.13)
Cino:
Or
inchinate a si dolce preghiera; (125.45)
Appare evidente
il
calco sui versi operato dal Boccaccio nella scrittura della
dichiarazione amorosa. Più oltre analizzeremo un sottotesto cimano riguar-
dante non lo
stile
ma la struttura narrativa della novella. Rimanendo ai raffronti
testuali dati sopra, si osserverà
dice
"Or inchinate
a
sì
che l'ultimo è doppiamente suggestivo. Quando
dolce preghiera", Cino non
si
rivolge a Selvaggia, bensì a
Dante, in una canzone, informata dalle nozioni-guida della Vita nuova, intesa a
consolarlo della morte di Beatrice. Boccaccio trovava dunque in questa can-
zone
lo
spunto immediato per far interagire
dantesco.
Anche
della novella di
i
testi di
Cino con
il
prosimetro
quest'ultima opera costituisce probabilmente un sottotesto
Zima. La
Vita
nuova,
infatti,
può aver
fornito
al
Boccaccio
la
sanzione letteraria per l'impiego della risposta a sé stesso.
La
critica
non ha
finora trovato
espediente. Branca ricorda che
il
una fonte che spieghi
il
ricorso a questo
motivo del marito che vende
la
moglie a un
1
Pier Massimo Forni
84
ma non
c'è molto in queste storie che
rivale
si
trova in molte favole orientali,
aiuti
a
comprendere come abbia funzionato l'inventio nella parte del
Decameron che veniamo analizzando. Di maggiore
suggerimento, sempre del Branca, di considerare
d'amore" (Boccaccio, Decameron 368,
n.
la
interesse è invece
il
tradizione del "contrasto
Possiamo senz'altro convenire
1).
che l'immaginazione del Boccaccio possa esser stata stimolata dalle forme
dialogiche della poesia medievale, ma, di nuovo, la natura e l'origine della
non risultano adeguatamente chiosate fino
risposta a sé stesso
ricordi che
le
a
forme poetiche dialogiche potevano essere oggetto
elementare messa in scena. 6
È
quando non si
di una sia pur
probabile che Boccaccio abbia percepito
potenziale narrativo in una forma di poesia drammatica quale era
il
monologo
dialogico:
Par
«mime
dialogué», ou par
«monologue dialogué», nous désignons un genre dramadu drame pro-
tique qui ne suppose pas de mise en scène régulière, et qui se distingue
prement
dit,
présenter.
11
moins par
la
nuture des sujets, que par
est illustré par
la
façon de les
traiter et
de
les re-
des pièces à plusiers personnages, que jouait un acteur
unique, pourvoyant seul à tous les besoins de la représentation et remplissant à la fois
tous les rôles. (Farai 238)
Il
contrasto veniva rappresentato da un intrattenitore di professione, a volte
aiutato da
"Dando
un collega,
vita alla
uomo o
donna. Quest'aiuto, tuttavia, non era essenziale:
forma del contrasto, è pressoché sicuro che
sdoppiasse, modificando
il
il
giullare
si
timbro della voce in corrispondenza dei diversi
personaggi messi in scena, e potesse modificare
gli
atteggiamenti del volto e
del corpo" (Suitner 140). 7
Considerato
il
possibile stimolo di origine teatrale,
zione retorica che ha probabilmente catalizzato
consapevole, attraverso
una forma
nella Vita nuova.
drammatizzato, cioè
la
veniamo
alla
conven-
processo, forse solo in parte
quale Boccaccio è pervenuto all'invenzione centrale
il
della novella. Si tratta di
almeno due esempi
il
di
Il
discorso ipotetico di cui Dante offre
primo
è
anche un esempio
di
pensiero
rappresentazione dell'attività mentale di un perso-
naggio in forma dialogica. Nel capitolo
XV
il
poeta-amante medita sugli
effetti
devastanti che la presenza di Beatrice ha operato sulle sue facoltà:
Appresso
la
nuova trasfigurazione mi giunse uno pensamento
forte, lo
quale poco
si
da me, anzi continuamente mi riprendea, ed era di cotale ragionamento meco:
«Poscia che tu pervieni a cosi dischernevole vista quando tu se' presso questa donna,
perché pur cerchi di vedere lei? Ecco che tu fossi domandato da lei: che avrestù da
partia
rispondere ponendo che tu avessi libera ciascuna tua vertude in quanto tu
rispondessi?»
le
mie
E
a costui rispondea un altro, umile penserò, e dicea: «S'io
virtudi, e fossi libero tanto
Tenendo presente
sia la
che
le
non perdessi
io le potessi rispondere, io le direi [...]». (15.1-2)
dinamica psicologica che
il
dettato di questo passo
Boccaccio
tra
Dopo
dantesco, torniamo ora alla novella.
Zima
riprende
la
Dante e Cino
1
aver parlato
al
85
posto della donna,
propria identità e cosi risponde:
letizia della vostra buona risposta si ogni mia
appena posso a rendervi grazie formar la risposta; e se io pur
disidero favellare, niun termine è si lungo che mi bastasse a pienamente
«Carissima donna, egli è per soverchia
vertu occupata, che
potessi
come
io
potervi ringraziare
come
come
io vorrei e
a
me
far si
conviene;
[...]».
(3.5.23)
Sia in Dante che in Boccaccio un'emozione fortissima causata dall'amata
impaccia
la favella
dell'amante. Neil 'un caso "ciascuna sua vertude"
"libera", nell'altro "ogni
mia vertu"
presentano un'ipotesi auspicabile
è "occupata".
Entrambe
le
discorso non inibito ("se io
di
non
è
occorrenze
[...]
fossi
come pur disidero
favellare"). Tuttavia per Dante il mancamento, descritto come un venir meno
delle facoltà vitali - un fatto serissimo, dunque, non un espediente retorico libero tanto che io le potessi rispondere"; "se io potessi
dipende dal suo essere in presenza
di Beatrice.
Il
personaggio boccacciano,
invece, dà prova di sopportare eccellentemente gli effetti della presenza
della donna, anzi, lungi dall'essere incapacitato e interdetto, mette in atto
un'efficace strategia di seduzione, rivelando doti di attore brillante.
perché non può che apparire ironica
la
Perché sarebbe allora appena capace
così felice? Perché la sua donna,
gli si è
la
Ma perché è felice. E perché è
donna quale
Dante non riesce
a
lui l'ha
impersonata,
il
rischio di morire di
come
in quelli limitrofi,
corrisposto.
Al contrario, nel capitolo
messo
di parlare?
o meglio
finalmente mostrata pietosa ed egli non corre più
amore non
Ecco
sua dichiarazione di difficoltà a parlare.
nudo
la
XV
della Vita nuova,
a ottenere la pietà di Beatrice.
A nulla serve che
il
poeta abbia
propria anima e che abbia confessato di essere vicino a morire
per l'intensità del sentimento amoroso. Sono questi
i
frangenti in cui
si
come mezzo
di
estingue per sempre la volontà di Dante di usare la poesia
persuasione ad amare. Nei capitoli XVII e XVIII
coscienza dell'unica via
argomento nuovo
di uscita dalla
poeta prenderà piena
il
propria disperazione: poetare su un
e più nobile, la lode disinteressata di Beatrice.
Dunque,
nella
novella del Boccaccio troviamo tracce di una intenzionale risposta alla Vita
nuova
di
Dante: una risposta giocosa, in chiave leggera, forse un poco
irriverente.
8
Mario Baratto ha notato come
il
prosimetro dantesco sia rilevante per
novella che segue immediatamente quella di Zima,
seduzione
di Catella
un ruolo decisivo
da parte
di
la storia
Ricciardo (3.6). In Dante
nella scelta di intrattenere
il
Decameron
3.6, al contrario, le
donne, compresa
hanno ruolo decisivo
nel
architettato dall'amante.
Boccaccio usa dunque
far
riuscire
il
piano
il
coro delle donne ha
con Beatrice una relazione
esclusivamente poetica, quindi d'intraprendere una poesia
In
la
napoletana della
la
di
di
pura lode (276).
"donna dello schermo",
seduzione dell'amata
materiale cortese dantesco ad
1
Pier Massimo Forni
86
di commedia erotica. Lo stesso
come poi nella novella successiva di Catella
estrazione dantesca - ma non solo dantesca -
un progetto
livello più basso, adattandolo in
un
può
dirsi
per la novella
di
Zima:
qui,
e Ricciardo, "[1] 'etica cortese" di
"[viene] trasferita nell'avventura erotica" (Baratto 278).
Zima,
che
tuttavia,
È
nella novella di
avverte più fortemente e diffusamente la presenza di
si
Dante.
Nel capitolo XXII della
divieto a parlare.
nuova
Vita
Dopo la morte
avendo udito
di
donne
di
Beatrice in lacrime, è sopraffatto dal dolore.
in lutto e,
come oggetto
la
commiserazione per
di
le
Dante incontra un gruppo
loro descrizione della pietosa vista
Il
poeta stesso allora
donne. Vorrebbe parlar loro,
impedito dalla regola sociale che prescrive l'assoluta segregazione
circostanze.
tali
I
commenti
del poeta stimolano
Onde
dire,
io poi,
ne
il
delle
donne
un
la situazione presenta, tra l'altro,
del padre di Beatrice
tra
si
offre
ma
ne è
i
sessi in
sul dolore di Beatrice e sulla reazione
processo creativo:
pensando, propuosi
di dire parole
acciò che degnamente avea cagione di
parole io conchiudesse tutto ciò che inteso avea da queste donne; e però
le quali
che volentieri l'averei domandate se non mi fosse stata riprensione, presi tanta matera di
dire
nel
come
se io
l
'avesse
primo domando,
in
domandate ed elle
quello
modo che
dico la loro risponsione, pigliando ciò eh
m 'avessero risposto. E feci due sonetti;
che
mi giunse di domandare; ne l'altro
udio da loro sì come lo mi avessero detto
voglia
'io
rispondendo. (22.7-8)
Zima devono
affrontare un divieto di parola. Dante, impossibidonne dell'amata, inventa un ipotetico dialogo in versi,
ponendo la domanda e fornendo poi la risposta; Zima dà al proprio monologo la
forma di dialogo rispondendo al posto della donna: in entrambi casi siamo nel
Sia Dante che
litato a
parlare con le
i
regno del "come se" (De Robertis 165-74).
Ma
l'operazione di Dante è es-
senzialmente retrospettiva, poiché, proiettando nell'immaginazione, e poi in
poesia,
un evento che non ha potuto aver luogo nella
sono che una
riscrittura idealizzata del passato.
realtà,
i
suoi sonetti
non
Zima, invece, teatralizzando
la
propria fantasticheria vuole conseguire un effetto immediato nella realtà: egli
detta al presente e al futuro le regole del proprio desiderio.
9
Sulla base delle prove raccolte finora sembra ragionevole stabilire
connessione
tra l'espediente
drammatico
al
sé stesso, e gli episodi di discorso ipotetico
Dante.
il
Con
tutto ciò,
testo di
il
Boccaccio. Ritengo
infatti
che
si
che
sia
Cino ad esercitare l'impressione pre3.5. Un'analisi ravvicinata del
Ora che rise lo spirito mio, non considerato
preziose:
Ora che
doneava
il
trovano nella Vita nuova di
Dante rimane forse una fonte collaterale per
ponderante sulla struttura di Decameron
sonetto
una
centro della novella, la risposta a
rise lo spirito
penserò entro
mio,
lo core,
suo
finora, fornisce indicazioni
Boccaccio
Dante e
tra
187
Cirio
mia donna parlando d'amore,
si covria i disio:
e con
sotto pietate
perché
là
il
vo i[n]seguendo,
e par ch'i
chiama
e
la follia
7
sogni, e sia
com'om
tutto del senno, e se stesso
ha
Per questo donear che fa
che
'1
si
mostra
ch'a forza par ched
Un primo
ch'è fòre
'1
penserò,
e dico
suo sembiante non mi dice vero
quando
perch
io
'n oblio.
me medesmo vo parlando,
fra
ched
mostrone dolore,
'io
pur
di pietà
el si
nemico,
faccia fero:
di speranza
mi
nutrico. (47)
evidentissimo collegamento per analogia verbale può
istituirsi tra la
chiusa de! sonetto e una frase della prima parte della dichiarazione di Zima:
e
[...]
sì
come umilissimo
servidor vi priego, caro
mia, che nell'amoroso fuoco sperando
[...].
mio bene,
in voi si nutrica,
che
e sola speranza dell'anima
la
vostra benignità sia tanta
(3.5.13)
Boccaccio tuttavia non
dichiarazione di Zima:
può affermare che
come nucleo
sonetto di Cino
l'intera novella.
("doneava
è limitato a ricollocare
si
si
10
egli
si
un verso
sia
del sonetto nella
appropriato dell'intero
narrativo su cui incentrare e da cui sviluppare
L'adattamento comporta
la
trasposizione del "doneare"
penserò entro lo core") dallo spazio mentale a quello
il
donna che ha luogo nel sonetto
fisico.
Cino ("e
La conversazione mentale con la
con mia donna parlando d'amore") diventa una vera e propria conversazione in
Boccaccio, poiché il protagonista parla d'amore alla propria donna in sua
presenza. È questo un caso di concretizzazione degli stimoli immmaginativometaforici,
al
un espediente simile all'abbassamento
una costante nell'opera
reale) che è
Abbiamo
visto
come
la
di
(in
di
questo caso dall'ideale
Boccaccio.
conversazione che Zima
si
aspetta di avere
con
la
donna diventi suo malgrado un monologo in cui l'amante è costretto a
rispondere a sé stesso ("E cominciò in forma della donna, udendolo ella, a
rispondere a se medesimo"). Il suo parlare alla donna assomiglia dunque a un
può confrontare con quanto fa Cino nel sonetto: "fra me
Quando Cino parla a sé stesso non fa altro che
11
fermo rifiuto opposto dalla donna sia solo di facciata:
parlare a sé stesso e
medesmo vo
persuadersi che
fra
il
me medesmo vo parlando, e dico
che
'1
suo sembiante non mi dice vero
quando
eh
Anche Zima
si
parlando".
si
'a forza
mostra di pietà nemico,
par ched
el si faccia fero
[...].
(10-13)
articola questa distinzione tra realtà e apparenza, tra interiorità
Pier Massimo Forni
88
1
comportamento, per volgerla poi a proprio favore quando reinterpreta
tendenziosamente passato e presente allo scopo di convincere la donna.
e
Assumendo
l'identità
femminile nella seconda parte del suo strano mono-
logare, accortamente afferma:
Tuttafiata, se dura e crudele paruta
ti
sono, non voglio che tu creda ch'io nell'animo stata
che nel viso mi sono dimostrata; anzi, t'ho sempre amato e tenuto caro innanzi
a ogni altro uomo, ma così mi è convenuto fare e per paura d'altrui e per servare la fama
sia quella
della
mia
Ci
domanda,
si
onestà. (3.5.20)
infine, se e in
che misura i versi 7-8 del sonetto
aver stimolato l'immaginazione di Boccaccio.
lito
di
di
Cino possano
Non sarabbe procedimento inso-
trasformare la convenzionale follia erotica della poesia cortese in episodio
comportamento stravagante. Davvero
descrivono
la
le
parole "se stesso ha 'n oblio" ben
perdita della propria identità e l'assunzione di quella della
donna
da parte del damerino.
Si
deve qui parlare un'ultima volta della predilezione boccacciana per
(di contenuto, stilistico, ecc.). Si può sostenere che con tale
l'abbassamento
non solo alcune situazioni
criterio
novella di Zima,
come
si
è visto,
nuova siano
della Vita
ma
Convivio. Verso la fine della storia, quando
Zima prende congedo, Boccaccio
inserisce
il
trattato nel
monologo/dialogo
il
una coda
dialogo
di
amante. Tronfio d'orgoglio per lo stratagemma che
ottenere
state cooptate nella
anche un importante tema
gli
è finito e
marito e
tra
ha consentito
di
cavallo senza subire egli stesso perdita alcuna, messer Francesco
al giovane se ritiene che lui, Francesco, sia stato ai patti. Zima risponde
che non lo crede, poiché l'accordo prevedeva una conversazione con sua
moglie, non con una statua di marmo. Deliziato, messer Francesco procede
chiede
a ricordargli che
A
cui
il
Zima
il
cavallo adesso è di sua proprietà:
«Messer
rispose:
sì,
ma
se
io
avessi
creduto trarre di
questa
grazia ricevuta da voi tal frutto chente tratto n'ho, senza domandarlavi ve l'avrei
donato: e or volesse Idio che io fatto l'avessi, per ciò che voi avete comprato
il
cavallo
e io non l'ho venduto». (3.5.28).
Questo ragionamento conclusivo in termini
di
compravendita richiama per
contrasto la proposta iniziale di Zima, quando, nel principio della novella,
il
giovane
si
era rifiutato di considerare la transazione
"Messer, se voi mi donaste ciò che voi avete
di
vendita avere
quando
possa con
la
mio
pallafreno,
ma
in
con questa condizione: che
io
prima che voi
il
prendiate
grazia vostra e in vostra presenzia parlare alquante parole alla
donna vostra"
la
il
vi piacesse,
come commerciale:
mondo, voi non potreste per via
dono il potreste voi bene avere,
al
(3.5.7).
transazione era vista
Secondo
le
parole iniziali del protagonista, dunque,
come dono, non
del tutto incondizionato, certo, e anzi
Boccaccio
stranamente condizionato,
Come possiamo
tra
Dante e
Cirio
e in termini di
il
mutamento intervenuto
Una
compravendita poi?
Convivio. Nel capitolo
I
89
ma cionondimeno dono, non compravendita.
spiegare allora
storia e la sua conclusione, tra la definizione dello
prima
1
scambio
possibile risposta
Una
di esse è
dono
può venire dal
Dante parla delle
del suo prosimetro filosofico
teristiche dell'autentica liberalità.
tra l'inizio della
in termini di
carat-
"sanza essere domandato
lo
dono, dare quello" (1.8.3). Ritengo che Boccaccio avesse in mente, con ogni
probabilità, questo capitolo del Convivio al
della novella. Verso la fine del capitolo
La
terza cosa ne la quale
si
domandato non
acciò che
'1
compera,
tutto
è
la
concepire l'impianto
di
pronta liberalitade,
da una parte vertu
si
è dare
non domandato:
ma mercatantia, però che
lo ricevitore
che 7 datore non venda. Per che dice Seneca che «nulla cosa più cara
compera che quella dove
liberalitade e che essa
di mercatantia,
può notare
momento
Dante afferma:
si
i
prieghi
possa
si
spendono». Onde acciò che nel dono
in esso notare, allora, s[e]
conviene esser
lo
sia
si
pronta
conviene esser netto d'ogni
atto
dono non domandato. (1.8.16-17)
Cominciamo con l'evidente prelievo testuale. Sembra proprio che il modello
della frase di Zima "voi avete comprato il pallafreno e io non l'ho venduto" sia
stato
il
detto di Dante "però che lo ricevitore compera, tutto che
venda".
12
'1
datore
non
Tale riscontro non può che incoraggiare a una ricerca di aspetti più
reconditi del processo di appropriazione.
Il
mini
reale.
contrasto pocanzi rilevato tra l'iniziale definizione dello scambio in terdi
dono
Con
la
e la conclusiva in termini di compravendita, è più apparente che
sua battuta finale ("voi avete comperato
venduto") Zima smaschera,
tiva di
messer Francesco.
richiesti,
sia
Il
riferimento
al
contenuto in quella battuta, rivela
comprare
fondo l'uso che Boccaccio
la
di
Dante procede
pallafreno e io non l'ho
la
vera natura dell'inizia-
vera natura dell'iniziale offerta di
non
si
di un'indiretta richiesta di
fa del
così:
trattava di
una vera
dono. Per capire fino
passo dantesco, non dobbiamo dimenticare
Seneca, l'auctoritas su cui Dante fonda
mentare
il
passo in cui Dante parla dei doni
cavallo da parte di messer Francesco:
il
proposta commerciale quanto
in
pure surrettiziamente,
quando
si
il
proprio ragionamento. L'argo-
fa richiesta di
un dono, non
si
è più
nell'ambito della "vertù", bensì in quello della "mercatantia", perché anche se
il dono non effettua una vera e propria vendita, colui che riceve il
dono invece compra, e compra a un prezzo altissimo: "Nulla cosa più cara si
compera che quella dove i prieghi si spendono" (1.8.16). Ci si può chiedere
allora se Zima, citando tra le righe Dante, non stia dicendo a messer Francesco:
colui che fa
"certamente avete pagato un prezzo altissimo per
stupido che
Può
esserci
allestito dal
la vostra richiesta: voi,
mi avete dato vostra moglie".
ancora un'altra componente nel gioco
siete,
di riferimenti criptici
Boccaccio. Perla chiosa dell'asserzione senechiana nel capitolo del
Convivio citato sopra Dante rinvia all'ultimo capitolo del suo
libro:
"Perché
sì
1
Pier Massimo Forni
90
caro costa quello che
mente
si
si
priega,
non intendo qui ragionare, perché
ragionerà ne l'ultimo trattato di questo libro" (1.8.18).
completò mai
il
Convivio, cosicché
sufficiente-
Ma
Dante non
lettore rimane privo della promessa
il
spiegazione. Ritengo contemplabile l'ipotesi che Boccaccio
tentazione di portare a termine ciò che a Dante
non
non
resistette alla
era riuscito di completare,
Zima come un'illustrazione della verità
contenuta nella sentenza senechiana, e quindi come completamento di quel
capitolo del Convivio. La novella di Zima mostra l'assunto generale secondo
considerando
la
propria novella di
cui nulla s'acquista più
tramite
un caso
caramente delle cose
particolare,
caso di
il
richieste, illustra cioè l'assunto
messer Francesco che paga con
la
moglie
la propria richiesta del palafreno. Certo, l'illustrazione boccacciana è giocosa,
condotta a un livello di discorso più basso di quello del Convivio. Dante e
Seneca intendono un costo morale, l'orgoglio
comporta
la richiesta di dono. In
un
il
l'umiliazione
ferito,
che
costo appare in un contesto mer-
da perdere o da guadagnare sono concreti: una donna
cantile, in cui gli oggetti
e
Boccaccio
cavallo.
Sempre
quanto
il
in
connessione con
la
problematica del dono non
si
deve tralasciare
pensiero cristiano ha espresso in tema di donne e silenzio, un
argomento non sufficientemente indagato finora dalla critica. Se riandiamo al
Vecchio e al Nuovo Testamento con questo tema in mente (cosi come a libri di
devozione e a raccolte di exempla e di precetti), troveremo la nozione che una
donna silenziosa è un dono del Signore
Anche una
lettura
giocosa di sentenze
(vedi, per esempio, Siracide 26.14).
come
questa potrebbe aver contribuito
dXY inventio della novella boccacciana.
In anni recenti
si
è ricorsi
a quella di ironizzazione,
sempre più spesso
alla
discorsività ricorrenti nel
Decameron,
nozione che uno
dei giochi parodici
tra
i
13
di parodia,
assieme
di intertestualità e inter-
e molti studiosi
diffusa pratica di scrittura parodica del Boccaccio.
tata la
nozione
per definire alcuni fenomeni
hanno messo
in luce la
È ormai ampiamente
più importanti bersagli, se non
il
accet-
più importante,
che Boccaccio perpetra, a volte con intenzioni canzona-
torie, a volte serissime, è la
Divina Commedia.
Non
solo
si
può riscontrare
ma anche
nelle novelle la rielaborazione di singoli segmenti testuali danteschi,
Decameron sia strutturato secondo una modalità paropoema di Dante. 14 La Commedia, tuttavia, è lungi dal costituire l'unico
sostenere che l'intero
dica sul
oggetto delle strategie parodiche di Boccaccio. Nel suo saggio su ironia e
parodia nel Decameron, Carlo Delcorno espone concisamente la grande varietà
dei testi parodiati nella scrittura decameroniana:
La novella boccacciana
[...]
è in
primo luogo
la riscrittura,
sempre tenden-zialmente
parodistica, dei più diversi generi letterari: antichi e medievali, orali e scritti, in prosa e in
versi.
[Boccaccio] utilizza innanzitutto
le
forme brevi del racconto già
in parte elaborate
dall'autore del Novellino: sia quelle profane (dai fabliau al lai alla vida provenzale), sia
quelle edificanti
(daWexemplum
alla
legenda
alla visione); e inoltre si ispira a episodi
Boccaccio
isolati dei
in volta,
romanzi antichi
anche
Cirio
1
Ma oggetto di parodia possono essere, di
e medievali.
la lirica stilnovistica, la
Dante e
tra
predicazione e l'oratoria politica,
dei «libri di buoni costumi» e la letteratura odeporica; e poi,
volgarizzamenti religiosi e
la letteratura dei
letteratura di pietà, fino ai settori
(174)
Con
tutte
che rasentano
quante
le
9
volta
la precettistica
con particolare
insistenza,
molteplici espressioni della
folklore e la superstizione magica.
il
15
sua parodia multipla, in cui sono messi cioè in gioco molti generi con-
la
temporaneamente,
la
Zima
novella di
è certamente
da considerarsi esemplare
del gusto, o della profonda esigenza, del Boccaccio per l'ironizzazione e per
meno
giochi di rimando, più o
scoperti,
ad
altri
autori.
16
Bisogna
i
ribadire,
non compaiono sempre in
La riscrittura parodica boccacciana, cosciente o
no, comporta comunque almeno tre modalità di intervento sul testo-modello: il
tuttavia,
virtù di
che
una
riferimenti ironizzanti o parodistici
i
scelta cosciente.
capovolgimento, l'abbassamento e
che
Queste
tre
risulta
la
riscrittura parodica,
sulle tecniche impiegate,
del
il
capovolgimento
attive nell'enigmatica e affascinante novella di
ormai ben documentata
Boccaccio nella sua
sia nel
concretizzazione (sia
modalità, ricorrenti con eccezionale frequenza nella inventio del
Decameron, sono
Se
la
concretizzazione possono ovviamente comportare l'abbassamento).
la
nonché
gamma
vasta
Zima.
dei materiali usati da
molto lavoro rimane ancora da fare
sul significato delle
parodie sia in singoli casi
macrotesto boccacciano. L'attuale dibattito sulla serietà epistemologica
Decameron farebbe
notevoli progressi se
cruciali questioni filosofiche sollevate dalle
Nell'ambito
di
infine tener conto
riuscisse a rispondere alle
un esame complessivo della novella di Zima bisognerà
anche di una componente autoparodica, o perlomeno
autocitativa. Molti critici impegnati a indagare
Decameron
si
componenti parodiche dell'opera.
documentato
hanno
i
fenomeni
elementi
gli
di
ironizzazione nel
autoparodici
dell'opera.
Distinzione essenziale è tra l'autoparodia che guarda fuori dal libro
riscrittura di
segmenti
ninfe fiorentine,
di
Y Amorosa
segmenti del libro stesso.
specifica o del
visione,
il
Teseida,
brevemente
A
il
Filocolo, la
Comedia
ma efficacemente
della novella del
illustrata in
altri
quest'ultimo tipo appartiene la pratica di Dioneo
gran parte delle giornate una novella parodica o
V
(la
delle
e l'autoparodia rivolta ad
tema della giornata (Giannetto 14-18).
che coinvolge racconti
nella Giornata
come
XXXV-XXXVIII)
Branca, "Introduzione"
di presentare in
opere
di diverse
Giornate è
in risposta a quella narrata
la
Un
caso
di
di
una
storia
autoparodia
novella narrata da Filostrato
da Fiammetta nella IV Nel caso
Zima, l'autoparodia, o autocitazione, riguarda una delle
opere giovanili dell'autore.
Nella parte
Al fine
V del Filostrato è collocato uno straordinario atto di riscrittura.
di alleviare le proprie
onore dell'amata Criseida.
di
Il
pene d'amore Troiolo compone una canzone
Cino da Pistoia La bella
vista e
il
in
un adattamento della canzone
bel guardo soave. Se può esserci
testo risulta essere
1
Pier Massimo Forni
92
disaccordo circa
un'operazione
di
si tratti
natura parodica di questa riscrittura, non
la
di
si
può negare che
abbassamento. Pur tenendo conto che era nelle
quando scrisse il Filostrato, rendere più nobile
siamo di fronte a un atto di abbassamento
intenzioni di Boccaccio,
materiale narrativo dei cantari,
rango letterario quando un componimento poetico come
nobile tra
i
canzone,
il
più
metri della poesia in volgare, viene smembrato per forzarne le
originarie stanze nelle griglie dell'ottava,
È dunque possibile che
popolare.
la
il
di
la
il
metro tradizionale della poesia
trasformazione di un sonetto di Cino in una
novella possa essere collegata alla precedente trasformazione declassante della
canzone
di
Cino
in ottave popolari.
Nella novella
di
Zima abbiamo osservato
la
trasformazione di un incontro mentale in un incontro reale, di un'astrazione
stilnovistica,
lirica
sonetto di Cino
il
Ora che
una
rise lo spirito mio, in
Cino nel Filostrato suggerisce
un ulteriore livello di lettura: la trasformazione di un sonetto di Cino in novella
può essere anche la parodia della trasformazione di una canzone di Cino in
ottave narrative. Tra le molte operazioni che Boccaccio compie con la novella
commedia
di
La precedente
erotica.
Zima, non è da escludere un
riscrittura di
atto di autoparodia riguardante la sua stessa
pratica di riscrittura.
The Johns Hopkins University
NOTE
Questo saggio riproduce parzialmente e con qualche precisazione quanto compare in inglese
nel quinto capitolo del mio volume Adventures in Speech: Rhetoric and Narration in
Boccaccio s "Decameron". Philadelphia:
U of Pennsylvania
P,
1996. Per un prezioso lavoro di
traduzione mi è grato ringraziare la dottoressa Federica Brunori del Department of Hispanic
and
1
Italian Studies a
Così
la
Johns Hopkins.
Ferrante sull'importanza del tema del silenzio nella Giornata
the exchange of rôles necessitate discretion
a recurrent
theme through the day: The gardener
when she
maintains a discreet silence
visits the
queen
in the dark,
penance a
learns he
is
part
in
is
to
is
"Since deception and
is
pretends to be a mute and the abbess
groom
2 must not speak
in
speak about the
supposedly going on; the husband
wife in 5
secret; the
1
III:
of the conscious participants, silence
not; the
and the king chooses not
no one but her confessor what
special
on the
in
affair; the
4
is
when he
lady in 3
tells
enjoined to keep his
forbidden by her husband to speak; the wife in 6
cannot talk without revealing her identity, and the lover disguises his voice for the same reason;
in 7, the
dangers of speaking are disclosed
—
the wife says too
much
in her confession,
and the
murderers are discovered when they are overheard discussing the need to keep quiet about
what they have done;
9,
2
as in 6, the wife
Zima
in 8, the
must be
riuscirà a capire
i
Con
questa strategia
told to keep her husband's trip to Purgatory a secret; in
conceal her identity" (593).
lei.
Si
"Saepe tacens vocem verbaque vultus habet".
Zima introduce nella dichiarazione un elemento ludico che contribuisce a
1
.574:
fiaccare le resistenze della donna.
da Freud con riferimento
modo
is
sentimenti della donna anche grazie agli eloquenti sguardi di
veda Ovidio, Ars Amatoria
3
wife
silent to
al
La dinamica psicologica
motto
di
una
di spirito: "Il pensiero cerca
tale situazione è tratteggiata
il
travestimento dell'arguzia
può sembrarci più significativo, più
valido, ma soprattutto perché questa veste corrompe e disorienta la critica. Noi siamo propensi
ad attribuire al pensiero il merito di ciò che ci è piaciuto nella forma spiritosa; non
perché
in tal
si
raccomanda
alla nostra attenzione,
Boccaccio
tra
Dante e Cino
193
propendiamo più a considerare errato qualcosa che ci abbia procurato
sciuparci una fonte di piacere. Se il motto ci ha fatti ridere, inoltre,
disposizione più sfavorevole alla critica
parte la critica dell'ascoltatore,
20). Si
noto
il
veda
1 1
.
Il
(Freud
in disparte questa critica"
Institutio
1
la
sua
19-
Oratoria (6.3) di
Quintiliano. Ovidio teorizza e consiglia l'uso della recitazione e delle arguzie
come
strumenti
seduzione (Ars Amatoria 3.367-68).
di
4
Sulla relazione tra narcisismo e bisogno di sedurre
5
Si
6
Sulle forme poetiche dialogiche
7
tirare dalla
potere persuasivo della giocosità e del comico era
famosa sezione de risu nella
la
produce in noi
si
Quando l'argomentazione cerca di
motto mira a mettere
veda anche Olbrechts-Tyteca
fin dall'antichità. Si
[...].
diletto, col rischio di
veda Branca
Boccaccio, Decameron 372, nn.
in
La modifica dell'espressione
si
veda Roccato 43-55.
1, 3, 8; si
veda
Balduino 141-206.
inoltre
veda Zumthor 357-74.
si
secondo l'assunzione
facciale
ruoli differenti era
di
ed
è,
ovviamente, cosa nota. Si veda Martelli 225-27.
8
La
la
9
possibile connessione della novella di
prima
volta, se
non
Zima con
la Vita
nuova
di
Dante è
stata osservata per
sbaglio, in Forni 12-1 A.
Per le connotazioni teatrali della novella si veda Baratto: "[...] il Zima sublima una passione e
insieme strumentalizza una cultura: è costretto a un'ingegnosa commedia del linguaggio
commedia cortese" (214).
momenti teatrali nel Decameron possono trovarsi in Baratto 239-69,
Borsellino 1 1-50, Padoan 335-36, Russo 1 1-88.
10 Si confronti questo verso anche con il Fiore: "E di buona speranza il mi notrico" (3.13).
cortese e stilnovistico" (290). Muscetta parla di un "atto unico di
Altre osservazioni sui
1
Di questi versi sono state proposte interpretazioni diverse (Orlando
di
"sembiante" è attribuito
al
me
Boccaccio l'interpretazione da
12 Questo riferimento
per
il
03-4), in cui
il
possessivo
data.
Convivio non è sfuggito a Franco Fido (106,
al
semplicemente registrato come mai rilevato prima, senza
1
1
"penserò". Ritengo tuttavia che sia più in linea con l'indole del
attribuire
n.4),
il
quale l'ha
ad esso più ampia portata
significato della novella.
"Branca uses the term 'ironization' rather than the term 'parody' because
it
seems
better suited
of the type of parody that characterizes the Decameron, which, in general, is
something somewhat hazy and which never extends to unrestrained comedy or caustic sarcasm. Viewed in this light, literary ironization, in particular, is seen by Branca not as a desecra-
to render the idea
tion
aim
n.2).
of auctoritates, but as a simple 'forcing of linguistic and structural codes', that has as its
'the renewal from within of worn-out and consecrated themes and plots'" (Giannetto 19,
Il
termine parodia sarà da intendersi nella presente analisi
in
un senso che comprende
quello attribuito dal Branca alla ironizzazione.
14
Non
è questa la sede per trattare esausti vamente tutti
l'amatissimo capolavoro, con
scrivere
il
il
quale non poteva fare a
i
modi
meno di
in cui
Boccaccio ha utilizzato
misurarsi continuamente nello
suo. Basteranno qui tre esempi. In anni recenti, sia Robert Hollander che
Rossi hanno riproposto l'ipotesi che dietro Ser Cepparello da Prato,
sulla soglia dell'opera
Secondo Rossi
sebbene
uno
(Decameron
allo
i
invocazione di
condividere
di introdurre "il
dei Leitmotive del
ossa,
.1), ci sia
dannati deWInferno,
scopo
Bocaccio proclama che
came ed
1
il
personaggio dantesco
Boccaccio, colpito dalla lode che Dante elargisce
egli figuri tra
prima novella,
rivelerà
il
Decameron"
la fonte
al
Luciano
comico protagonista
il
di
Ser Brunetto Latini.
suo vecchio "maestro"
si prende la libertà di farne un "santo" nella sua
problema del rapporto verità-apparenza, che si
(388). Nell'Introduzione alla Giornata IV, in cui
d'ispirazione della sua opera è da ricercarsi nelle
donne
in
non nelle Muse, Rossi vede una "invocazione alla rovescia" in risposta alla
Dante alle Muse nel primo canto del Purgatorio (394-95). Non c'è bisogno di
fino
in
fondo
la
seguente
radicale
affermazione di
questo
studioso per
riconoscerne l'indubbio valore critico: "Quel che nel Centonovelle è stato ribaltato è
soprattutto la prospettiva per la quale
intima e immutabile essenza, così
i
i
personaggi danteschi apparivano
come avrebbero dovuto essere,
al
poeta nella loro
talché era possibile «punirne
vizi» e «premiarne e meritarne le virtù». Gli 'eroi' boccacciani, al contrario, sono
appaiono, e
le
apparenze ne determinano
come
di volta in volta l'essenza. Si pensi a Cepparello,
1
Pier Massimo Forni
94
Alatiel, Griselda" (382).
15 Si veda anche Branca 1976, "Introduzione"
16 Per
la
parodia multipla
si
XXXIV-XXXV
a cui rinvia Delcorno.
veda Delcorno 174-75.
OPERE CITATE
Andreas Capellanus. On Love. Ed. Patrick Gerard Walsh. London: Duckworth, 1982.
Balduino, Armando. Boccaccio, Petrarca e altri poeti del Trecento. Firenze: Olschki, 1984.
Baratto, Mario. Realtà e stile nel
Decameron. Vicenza: Pozza, 1970.
Borsellino, Nino. Rozzi e intronati. Esperienze e forme di teatro dal
«Decameron»
al
«Cande-
Roma: Bulzoni, 1974.
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