senza viaggio non c`è poesia

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senza viaggio non c`è poesia
[CULTURA]
DI PAOLO PERAZZOLO
SENZA VIAGGIO
NON C’È POESIA
Roberto Mussapi ha curato un’affascinante raccolta
di versi dedicati alla ricerca di mondi lontani
“
”
Il volume ha inizio
e fine con Ulisse.
Come poteva essere
altrimenti?
«È l’archetipo
del viaggio»
T
ra la poesia e il viaggio corre un rapporto così forte, che l’una s’identifica
nell’altro. Viaggiare è partire, lasciarsi alle spalle un mondo per cercarne
un altro; lo stesso è scrivere versi. Ce lo ricorda un piacevole e denso volume, Poesie di
viaggio, pubblicato da Edt e curato da Roberto Mussapi, che nella duplice veste di poeta e
di traduttore ha spesso indagato il tema. «Per
me fin dall’infanzia l’esperienza poetica è stata
inscindibile da quella del viaggio, la poesia idillica mi ha sempre lasciato inappagato», racconta Mussapi, 57 anni, nativo di Cuneo e
residente a Milano. La raccolta ha inizio
e fine con Ulisse. Come poteva essere
altrimenti? «È l’archetipo del viag-
gio. Nell’Odissea l’eroe è chi fa ritorno a casa,
però solo dopo aver molto sperimentato. In
Dante questa figura si complica: rapito dalla
sete di conoscenza, va alla ricerca di un confine estremo, oltre la terra, fino a perdersi, nobilmente». Ecco perché il viaggio è metafora della vita intera, intesa come avventura e ricerca
dell’assoluto.
Nel libro trova spazio la tradizione del
“viaggio in Italia”, quasi una moda fra fine
’700 e inizio ’800. «Per chi
era nato a Nord, l’Italia rappresentava
il Paradiso, sia
per le notizie
sul clima, sia
Dalla massa dell’oceano ondeggiante una
goccia venne verso di me, teneramente, /
mormorando, “Ti amo, fra poco morirò, /
ho fatto un lungo viaggio solo per
guardarti e toccarti, /
perché non potevo morire senza vederti, /
perché temevo poi di perderti”.
Walt Whitman
Chi può salire sul ciliegio, in cima, /
se non io, come ho fatto prima, /
tenendomi aggrappato con tutte
e due le mani/
per guardare paesi strani
e lontani?
Robert Louis Stevenson
150
GIUGNO 2009
CLUB3
Il poeta Roberto
Mussapi è nato
a Cuneo nel 1952
per le pagine dei classici», spiega Mussapi. «In più, l’Italia era associata a Roma, capitale del mondo antico e del mondo cristiano». La possibilità di coniugare “le rovine”
culturali con la luce e la vitalità naturali esercitava un fascino irresistibile.
Qualche curiosità: il treno e gli altri mezzi
di trasporto moderni sono quasi assenti.
«Non perché siano negatori dell’esperienza
poetica», spiega Mussapi, «ma perché la
scrittura in versi pensa che la ricerca vada
spostata fuori dal
mondo geografico,
nell’interiorità». Il
che è positivo, se non
porta a chiudersi al
mondo esterno. Perché senza viaggio,
non c’è poesia.
왎
Con tutti i suoi peccati, devo dire /
che l’Italia mi piace, che mi
piace /
vedere il sole splendere ogni
giorno, /
e le viti non piantate su un
muro, /
ma abbarbicate ai tralicci, fondi /
d’opera dove la gente accorre /
quando una danza chiude il primo atto,
tra vigne rosseggianti come in Francia.
George Gordon Byron
Quanto dovrò girare il mondo /
Vuoi in vettura, vuoi a cavallo, /
O in carrozza o in diligenza, /
Su un carretto o da pedone? (…)
Che gioia, la fissa dimora /
A Mosca, con la passeggiata. /
In calesse, pensando ora ad ora /
Al paesello, alla fidanzata!
Aleksandr Sergeevic Puškin
(i brani sono tratti da Poesie di viaggio,
a cura di Roberto Mussapi,
edizioni edt, pagg. 210, euro 18,00)