Resurrexi / La grotta azzurra
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Resurrexi / La grotta azzurra
L’avventura della poesia Nel panorama della poesia italiana contemporanea, l‟opera di Roberto Mussapi sta trovando un posto sempre più significativo sia per la quantità della produzione sia per l‟attenzione della critica (recentemente a Torino si è tenuto un convegno sul libro E. Canepa, Il fiume sacro. Dieci anni nella poesia di Roberto Mussapi 1990-2000, Le Lettere, 2010. Nel 2008 era stato pubblicato un libro prezioso, in forma di conversazione con Marco Dell‟Oro: R. Mussapi, La paglia di Van Gogh.La poesia e altri incantesimi, Marietti 1820). Il 24 marzo scorso, il poeta è stato ospite della scuola del nostro Seminario, dove interloquito ha con gli studenti delle ultime classi del Liceo, che si erano preparati leggendo e commentando l‟opera teatrale La grotta azzurra. Da questo incontro nasce la seguente scheda critica su due opere Resurrexi e la già citata grotta azzurra. Nato a Cuneo nel 1952, risiede a Milano. Il suo esordio poetico avviene nel 1979, con la pubblicazione della raccolta I Dodici mesi e la fiaba La forbice e l’Angelo di Hans Christian Andersen. E‟ curatore e traduttore di vari scrittori: Byron, Shelley, Keats, Melville, Stevenson, Beckett, Bonnefoy. E‟ autore di programmi radiofonici e il suo teatro, rappresentato sui palcoscenici italiani, ha avuto versioni radio RAI. E‟ collaboratore del giornale “Avvenire” (per la conoscenza dell‟autore e della sua opera si veda F. Pagni, Roberto Mussapi poeta, edizioni Noubs, Chieti, 2004). Nel suo saggio L’avventura della poesia (Jaca Book, 2002), il poeta afferma che la cifra della cultura novecentesca in Occidente è l‟angoscia, l‟età degli “uomini vuoti”per dirla con Eliot. “ La poesia non salva la vita, e difficilmente guarisce, ma accompagna. Estende l‟orizzonte percettivo, soffia sulle nostre labbra, cerca di rianimarci, o di tenerci in vita… la poesia comprende tutte le condizioni e gli stati d‟animo dell‟uomo… Anche se la poesia ha compassione della disperazione, si inginocchia alla disperazione, sperando di metamorfosarla. Ma non blandirla, coccolarla. La poesia è un atto di resistenza, alla morte al nulla, è memoria, voce che non demorde e ci lega nel tempo” (ivi, p.10. 11) Il testo teatrale Resurrexi (Introduzione di Bruno Forte, con incisioni su linoleum di Teresa Maresca; Jaca Book, 2009) è stato commissionato e rappresentato in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona (2006), con musiche di Alberto Colla. L‟opera ricalca la struttura del teatro sacro, delle Sacre Rappresentazioni di origine medievale ( si veda Jacopone da Todi con la lauda „Donna de‟Paradiso'): è composta di Cinque Quadri(anche nel racconto della Divina Commedia ad opera di Mussapi,con illustrazioni di Giorgio Bacchin,viene utilizzata la stessa struttura,Jaca Book,2008). I protagonisti sono il Cristo, il Testimone vivente che parla tranne nel terzo Quadro.Già il titolo dichiara non una semplice verità di fede,ma rende protagonista il Cristo: locutore del Padre;questi appare sotto forma di luce, ma lascia la parola al Figlio (“Ho sempre avuto nostalgia di te, Padre, /ti ricordavo sempre ma confusamente /se non quando parlavo, e un altro, accanto, volava tra il tuo fuoco e la mia voce “,p.33).Il coro è sdoppiato in due emicori, come nella tradizione classica; la prima voce esprime il mistero dell‟evento pasquale visto soprattutto nella relazione Padre-Figlio, quella del deuteragonista esprime la reazione, il commento esistenziale: “Resta l‟ombra del tempo, non il tempo, /la meridiana compie il suo cerchio /restando immobile infissa nel suo centro, /la sabbia della clessidra fatta aria /coincide con il vetro che la include: /il tempo è trasparente, non scorre, /ma si dilata eppure resta infisso /nell‟incessante movimento fermo/che sogni all‟alba, prima del risveglio/come se tu ti trovassi in fondo al mare/prima che il sole se deliberi e ascenda”, p.38). Seguono l‟angelo ,i discepoli di Emmaus: “So che sei qui,e mi cammini accanto. /Non so da dove vieni, non conosco il tuo volto, /sei strano, totalmente invisibile/eppure più presente e incollato dell‟ombra. /Ti ho visto, un mattino, specchiandomi nel/bagno/dopo essermi raso e aver nuotato: /ho visto per un attimo il tuo volto,/nel mio,subito perso./Un lampo ed eri scomparso. /Ed io con te. E io, perché da allora /il mio volto specchiato non rimanda/un‟immagine/che io riconosca, che mi sillabi/soltanto le iniziali del mio nome. /Sei stato me, e io fui me stesso, Cristo/in quell‟attimo ”(p. 53). Alla Maddalena, prima testimone del Risorto, è affidata la parola finale della piéce: “Io la sento, mi suona chiara e distinta: /asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi, /sono passate le cose di prima, /finito il tempo del lutto e del cordoglio/la morte non avrà dominio, questo dice /dice che abbiamo smesso di piangere”, p.68). Una caratteristica di Mussapi sia in Resurrexi sia in altri testi è l‟utilizzo di una poesia tramata di sostanza narrativa; la lingua poetica si fa transitiva: si fa azione, é drama. L‟autore si ispira ex professo sia alla tragedia greca sia alla tragedia shakesperiana sia alla Commedia dantesca per unire poesia e teatralità. La forma metrica è quella di un verso lungo, che apre anche al dialogo dei protagonisti. Ritornano nell‟opera alcune espressioni e correlativi oggettivi (per l‟influsso di T. S. Eliot). La Resurrezione è presentata come violazione dell‟editto,cancellazione del confine: “la morte è prova del suo esistere,/ e il suo esistere svuota la morte” (p.22). Secondo la definizione di Claude Geffré, il nostro tempo è caratterizzato dalla ricerca dei segni nascosti della trascendenza(le tracce della sua assenza). Mussapi esprime attraverso il linguaggio del confine,del varco, la ricerca di Dio diversamente dalla poesia novecentesca, come quella di Montale, che della ricerca del varco o dello sbaglio di natura, aveva fatto una cifra negativa dell‟esistenza umana. Anche in un‟altra opera teatrale e poetica La grotta azzurra, una fiaba moderna, Mussapi, frequentatore e cultore di fiabe, ricorre al topos della grotta, luogo di descensio ad inferos (immersione nel basso,nel mondo della deiezione), ma anche luogo di incontri umani, metafora del riscatto umano e dell‟esistenza cristianamente redenta. E‟ la storia di una ragazza Maria, novella Cenerentola, costretta a lasciare gli studi classici per aiutare la famiglia, dopo un dissesto economico provocato dal fratello Toni. Lavora nei servizi igienici di un autogrill dell‟autostrada Milano-Celle Ligure. Rivive nella fantasia un mondo fatto di sogni (il ricordo della fontana di Trevi a Roma, durante la gita scolastica) e di incontri (quello con Marco abile nuotatore della grotta azzurra) finché, alla fine del racconto, trova nei servizi igienici, un anello rosso donato da Morgan (Stevenson, L’isola del tesoro); così diverrà la “Regina dei mari del Sud”, sposerà Marco, amico dell‟infanzia, che sembrava averla dimenticata per un‟altra donna. Quest‟amore la salverà, riportandola alla luce dai bagni oscuri, una sorta di mito di Orfeo ed Euridice che riesce a buon fine. Un elemento simbolico che accomuna i due testi è l‟acqua. A questa immagine evocatrice ricorre il Cristo Risorto cantando: “Ho camminato sulle acque e resuscitato /i morti, /e questo mi pareva un gioco felice, /credimi, ho riso, come ride un Dio. /ero felice di vederli rinascere, /abbeverarsi pieni di gioia alle brocche /dell‟acqua mutata in vino dal tuo sangue” (p.34). Nella resurrezione il dolore di Maria è stato riscattato: così l‟Angelo esprime a Maria: “Ma niente è perso di te, né del tuo pianto: /rugiada, ora, Maria, quelle che furono lacrime,/e perle rinascenti in fondo al mare. /Tu, mentre ora lo piangi, ora sorridi, /respira il vuoto che ieri era sepolcro, /imbevuti delle sue cellule celesti” (p.43). Un‟altra Maria, protagonista de La Grotta azzurra così prorompe in una preghiera finale: “Mio Dio, grazie per questo incanto, /questo breve miracolo della mia vita nei cessi, /che mi sentivo avvolta da acque eterne e azzurre, /che portavano a tutte le fonti e i mari del mondo, /grazie per questo anello posseduto per poco /che mi ha donato la gioia di Cenerentola” (p.51). In un passaggio precedente, parlando della grotta, l‟amico Marco dice: “Entrarci a nuoto è qualcosa di simile /a quello che tu pensi. E‟ un battesimo /in un mondo che abbiamo dimenticato da secoli” ,p.34). Mons. Giancarlo Carminati