Testi conferenza prof. Stirpe 2 maggio

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Testi conferenza prof. Stirpe 2 maggio
TESTO N. 1
Wu Qing incontra Ai’ai al Lago Jinming (da Parole universali per allarmare il mondo)
[Racconto introduttivo]
Zhu Wen sotto la lanterna incontrò Liu Qian,
Shihou rivide il vecchio amore al Monte Yan;
separati da vita e morte, il legame non svanisce,
i sentimenti profondi son ciò che più unisce.1
La storia narra che durante il periodo di regno Zhonghe [881-884] dell’augusta dinastia Tang vi
fosse a Boling2 un giovane e talentuoso letterato che aveva Cui per cognome e Hu per nome,
elegante e distinto nei modi e nell’aspetto, e senza pari per doti e bellezza. Casualmente aveva
saputo dell’apertura della sessione del concorso di stato, sicché, messe insieme cetra, spada, libri e
bauli, si era diretto alla volta di Chang’an per rispondere all’appello. Si era al declinare della
primavera e il giovane Cui, allontanatosi momentaneamente dalla locanda per andare fuori dalla
città verso sud per ammirare i luoghi, sentì la bocca secca, la gola riarsa, le labbra accalorate e il
naso caldo, sia perché aveva camminato lesto, ma anche perché faceva piuttosto caldo. Era assetato
e nemmeno un torrentello cui attingere dell’acqua. Fu allora che vide un luogo:
Pesche rosse fiammeggiare come fuochi, salici verdi oscillare come vapori; una dimora di
bambù e paglia, un muricciolo di argilla, la porta in assi di legno grezzo, cani abbaiare
festosi come in paradiso, coppie di usignoli cantare sugli alberi.
Cui andò a bussare chiedendo un sorso d’acqua. Restò in attesa a lungo, senza che nessuno
venisse fuori. Se ne stava così incerto sul da farsi quand’ecco all’improvviso un suono di risa
dall’interno. Aguzzata la vista come un rapace, spiò dalla fessura della porta: chi rideva era una
fanciulla di circa sedici anni. Quando la giovane uscì ad aprire,3 Cui la vide e la bocca gli si seccò
ancor più, la gola ancora più riarsa, le labbra più accalorate e il naso più caldo! In fretta unì le mani
nel saluto e si fece avanti dicendo: “Salute a voi, giovane fanciulla.” La ragazza ricambiò con un
‘diecimila benedizioni’ tutto grazia e leggiadria e disse: “Signor funzionario, che avete posato lo
sguardo su questa umile dimora, che istruzioni recate?” Cui disse: “Sono Cui Hu di Boling, vostro
umile servitore. Accaldato per via del lungo camminare, oso chiedere un mestolo d’acqua per
dissetarmi, nulla di importante.” La ragazza, a quelle parole, non aggiunse altro. Si precipitò dentro
per poi riuscire tenendo fra le mani di giada minute e delicate una coppa di porcellana, la riempì per
metà di tè e la porse a Cui. Cui la prese e mandò giù alcuni sorsi che gli giunsero dritti al cuore,
come rinfrescandolo: quale delizia! Ma non poté tuttavia far altro che ringraziare e accomiatarsi.
Ambendo a carriera e onori, si recò dunque alle selezioni. Chi l’avrebbe mai detto: la buona
stella non era ancora sorta e sulla tabella dorata non comparve il suo nome! Lasciò Chang’an e fece
in fretta ritorno a casa.
Trascorse un anno in un baleno, furono nuovamente aperte le selezioni e Cui ripartì per
partecipare al concorso. Riandava con la mente al passato incontro e questa volta, però, mise
temporaneamente in secondo piano la gloria e si diresse in fretta a sud delle mura della capitale.
Durante il cammino guardava a destra e a manca: temeva di non riconoscere più il luogo dove
abitava la ragazza! Subito arrivò nei pressi della porta. I peschi rosseggiavano fra il verde dei salici,
i cani abbaiavano e gli usignoli cantavano, tutto come un tempo. Giunse sino alla soglia. Non
avvertì che silenzio e solitudine, che lo misero in sospetto. Si mise ancora a spiare dalla fessura
1
La storia di Zhu Wen 朱文 si trova in opere teatrali Song e Yuan: Zhu Wen incontrò lo spirito di Liu Qian 劉倩 e con lei
Boling 博陵 corrisponde all’attuale Dingzhou 定州 nella provincia dello Hebei. Vedi LSDM-1085.
3
È la seconda porta, quella esterna, che dà nel giardino antistante la casa.
2
della porta, ma non sentì alcun rumore. Indeciso a lungo fece su e giù, per poi scrivere una quartina
sulla tavola in legno grezzo della porta:
Lo scorso anno, fra queste porte,
il tuo volto rispecchiato nel rossore dei peschi;
chissà dov’è ora quel volto,
mentre al vento di primavera sorridono i peschi come allora.
Finito di scrivere, se ne andò. Il giorno seguente, non riuscendo a darsi pace, andò di nuovo a
fare visita. All’improvviso la porta si aprì con uno scricchiolio e ne uscì un uomo:
Barba e sopracciglia di bianco lunare, basette e capelli radi; sul corpo un saio monacale, in
mano un bastone di bambù maculato; poteva essere uno dei quattro canuti del Monte Shang o
il pescatore del Torrente Pan.4
Il vecchio disse a Cui: “Non siete forse Cui Hu?” Cui disse: “Vi riverisco, Signore. Sono proprio
io, ma ignoro come facciate a conoscere il mio nome.” Il vecchio disse: “Mi uccidete la figlia e non
dovrei conoscervi?” A Cui per lo spavento il viso divenne terreo: “Non sono mai entrato nella
vostra dimora,” fece, “perché mai dite queste parole?” Il Vecchio disse: “Mia figlia, un anno fa,
stava da sola in casa e ha incontrato voi che venivate a cercare dell’acqua. Dopo che ve ne andaste
era confusa, come ebbra, e non ha mai più lasciato il letto. Ieri, poi, improvvisamente ha detto: ‘Lo
scorso anno in questo giorno incontravo Cui. Sento che oggi verrà.’ Si mise sulla soglia ad aspettare
per tutto il giorno, senza tuttavia vedervi. Poi si voltò e, alzato lo sguardo, scorse d’un tratto la
poesia sulla porta, ebbe un lungo gemito e in un baleno cadde a terra. Io l’ho sorretta sino a
riportarla nella camera. Passò l’intera notte priva di coscienza sino alla mattina, quando
all’improvviso aprì gli occhi per dire: ‘Padre, non appena arriverà Cui andate ad accoglierlo’ ed
eccovi all’uopo giungere. Non è forse stabilito da prima il destino? Orsù, entrate a farle visita.”
Ci credereste? Quando Cui varcò la soglia, si udì un lungo gemito di dolore, e quando si
avvicinò per vedere meglio, la fanciulla era oramai morta! Il vecchio esclamò: “Dovreste pagare
con la vita!” Fu allora che Cui, addolorato e impaurito al tempo stesso, si avvicinò al letto e si mise
a sedere vicino al capo di lei, stese una gamba e, sollevatale delicatamente la testa, ve la appoggiò
baciandole il viso e dicendo: “Tesoro mio, sono qui!” D’un tratto alla fanciulla ritornarono le tre
anime spirituali e le rinacquero le sette anime corporali ed eccola alzarsi dal letto all’istante! Il
vecchio, al colmo della gioia, preparò la cassetta della dote e volle il giovane Cui come genero. In
seguito Cui Hu si fece un nome come funzionario e moglie e marito vissero uniti per tutta la vita. È
proprio vero:
La luna incompleta ridivenne piena,
lo specchio infranto si ricompose,
il fiore caduco rinacque,
e la morta riprese a vivere!
4
I quattro canuti del Monte Shang 商 sono Dongyuan Gong 東園公, Luli Xiansheng 甪里先生, Qili Ji 綺里季 e Xiahuang Gong 夏
黃公, vissuti fra la fine della dinastia Qin e il principio degli Han Occidentali. Per sfuggire ai disordini e alle persecuzioni del tempo
si ritirarono sul Monte Shang, situato nell’odierna provincia dello Shenxi, dove rimasero fino a che divennero più che ottuagenari.
Richiamati dall’imperatore Gaozu degli Han, non ritornarono. Solo con uno stratagemma si riuscì a farli rientrare a corte, dove
assistettero il principe imperiale impedendo che venisse eliminato dal padre. Il pescatore del Torrente Pan è invece Lü Shang 呂尚,
conosciuto anche come Jiang Taigong 姜太公 o Taigong Wang 太公望. Secondo la tradizione, Lü Shang, povero e in età avanzata,
andava a pescare presso il Torrente Pan 磻. Un giorno Re Wen, padre del Re Wu e primo sovrano dei Zhou, lo incontrò mentre
passava di lì durante una battuta di caccia. Parlatoci, ne fu talmente colpito da portarlo con sé e affidargli alti incarichi militari. Shang
lo aiutò a sconfiggere Yin 殷, e gli venne conferito per questo il territorio di Qi 齊.
[Racconto principale]
Perché oggi si è raccontata questa storia? Perché dopotutto si tratta del rivivere dopo esser morti.
Vi fu una volta una sentimental fanciulla che ebbe la disgrazia di incontrare sulla sua strada un
giovin signore col quale non poté sposarsi, perdendo inutilmente la vita, ma che poté invece aiutare
a predisporre camera nuziale, fiori e candele per un’altra donna! È proprio vero:
Quando si ha il destino ci si incontra anche a mille miglia,
senza destino non ci si vede neanche faccia a faccia!
A proposito del giovanotto incontrato dalla fanciulla, diremo che nella prefettura di Kaifeng,
capitale orientale della dinastia Song, vi era un Sottodirettore Soprannumerario5 di nome Wu Zixu.
Una vita di onestà e schiettezza, aveva avuto un unico figlio, che aveva chiamato Wu Qing. È
proprio vero:
Ama un figlio unico teneramente e alla follia,
e vedrai che viziato ti diventa!
Il Soprannumerario Wu era a tal punto affezionato e protettivo con il figlio che non lo lasciava
uscire di casa un solo giorno. Proprio lui, che invece non era altro che un gaudente libertino con
l’unico desiderio di andare con gli amici in cerca di salici e fiori!6 Un giorno, inaspettatamente
vennero a trovarlo due amici – rami d’oro e foglie di giada, figli della fenice e nipoti del drago,
insomma due affascinanti rampolli di nobile famiglia, – figli del Commissario Militare Zhao Ba,
appartenente al clan imperiale. Dei due fratelli, uno aveva come nome privato Yingzhi e l’altro
Maozhi, entrambi prodighi frequentatori di bordelli. I due si fecero annunciare dal guardiano. Il
Signorino Wu uscì fuori per accoglierli e, fatti i saluti di rito, li fece accomodare. Dopo aver offerto
del tè, chiese loro: “La fortuna mi arride per la benevolenza discesa su di me, quale ordini avete?”
“Siamo vicini alla Festa della Pura Luce,7 e al lago Jinming8 sarà tutto un vociare di belle donne, i
visitatori come formiche. Vorremmo andare a fare una gita in vostra compagnia, cosa ne pensate?”
fecero quelli. Il Signorino Wu disse contentissimo: “Se non disdegnate la mia modesta condizione,
vi farei volentieri compagnia!” e ordinò al giovane servitore di portare brocche di vino e zuppiere di
pietanze, fece sellare tre cavalli e se ne andò insieme ai due. Cammina cammina, giunsero in breve
al Jinming. Il letterato Tao Gu9 scrisse una poesia regolata che così recita:
Diecimila luoghi, canti e melodie, sbronza dopo sbronza,
circondato da tende ricamate, si levano i vapori nel verde;
nuvole a nascondere palazzi e sale, i nove cieli azzurri,
il sole illumina cielo e terra, i cinque colori risplendono;
5
Yuanwai 員外. Il termine indica funzionari nominati in eccedenza rispetto al numero di posti disponibili o previsti. Giacché
veniva normalmente usato come prefisso, seguito cioè dall’indicazione della carica o dell’ufficio, mentre nella novella lo si trova
senza nessuna altra indicazione, potrebbe riferirsi invece al più specifico yuanwai lang 員外郎, che designa un vicedirettore o un
sottodirettore di dipartimento alle dipendenze di uno dei Sei Ministeri. Vedi H-8250 e 8251. Trattandosi anche di un titolo onorifico
che si poteva comprare, sembra qui indicare una famiglia ricca e potente.
6
Ossia di belle donne.
7
Festività tradizionale cinese paragonabile alla nostra Festa dei Morti. In tale occasione, le famiglie riunite si recavano per una
gita fuori porta per visitare e prendersi cura delle tombe dei parenti defunti, ciò che veniva chiamato ‘spazzare le tombe’.
8
Lago artificiale fatto costruire nella periferia occidentale di Kaifeng nel quarto anno del periodo di regno Xiande,
corrispondente all’anno 957 della nostra era, della dinastia dei Zhou Posteriori nel periodo delle Cinque Dinastie. Vedi LSDM-678 e
CY-1722.
9
Tao Gu 陶谷. Vissuto in epoca Song, fu Ministro dei Riti, Pene e Finanze. Ebbe fama per la straordinaria memoria, l’amore per
i libri, che collezionava, e per la profonda conoscenza delle Storie e dei Classici. Compose alcuni biji e scrisse un libro, Qingyi lu 清
異錄, nel quale raccolse fatti curiosi della dinastia Tang e delle Cinque Dinastie. Fu membro dell’Accademia di Hanlin. Vedi WX
VII-5167, VII-5494 e RM-1113.
il ponte dipinto sullo specchio d’acqua, quasi a cadere dal cielo,
forestieri gitanti sulle sponde, quasi a camminare riflessi su uno specchio;
il carro imperiale fa la sua comparsa al banchetto delle barche drago,
per ogni dove, portate dal vento, diecimila voci: lunga vita!
I tre per svagarsi fecero un giro attorno al lago. Non si vedeva altro:
Peschi rosseggiare come broccato, salici verdeggiare come vapori; fra i fiori, farfalle
porporine a coppia a coppia; sui rami, orioli ambrati a due a due. A frotte giungono uomini e
donne al passeggio, a gruppi arrivano gitanti al divertimento.
Si fermarono poi in uno spiazzo per una bevuta. “Oggi è una splendida giornata,” fece il
Signorino Wu, “peccato solo che non vi sia nessuno ad accompagnarci nel bere…” “Di vino ne
abbiamo avuto a sufficienza,” replicarono i due Zhao, “spassiamocela piuttosto a guardare i gitanti
invece di starcene qui a sedere imbambolati!” Così presero a passeggiare tenendosi per mano. Ma
non avevano fatto che pochi passi, quando all’improvviso sentirono una folata di vento profumato,
similissimo a fragranza di muschio e orchidea, con in più un che di essenze di cosmetici. Il
Signorino Wu salì un poco incontro a quel profumo e scorse di colpo un gruppetto di gentildonne:
una profusione di fiori a competere in splendore, una miriade di piante a gareggiare in bellezza! In
mezzo a loro vi era una giovinetta, all’apparenza di appena quindici o sedici anni, con indosso un
abito color albicocca. Che aspetto aveva?
Occhi limpidi come acque d’autunno, sopracciglia delicate come colline a primavera; soffici
nuvole i capelli, pistilli di loto i piedini; due ciliegie separate dalla candida chiostra, un ramo
di salice flessuosa la sottile vita. Non ha ancora sfiorato la tiepida fragranza di quel corpo,
ma l’ha vista ormai: una bellezza perfetta!
Non appena il Signorino Wu la vide, senza accorgersene si illanguidì e sentì dei formicolii per
tutto il corpo: smaniava per farsi avanti. Fu tuttavia tirato indietro dai fratelli Zhao, che dissero: “Le
fanciulle di buona famiglia non si possono importunare, senza contare che con tutti quegli occhi e
orecchie addosso, provocheresti solo guai e pettegolezzi.” Il Signorino assentì, ma la sua anima era
già bell’e presa all’amo! La fanciulla, intanto, era andata via con le altre gentildonne. Wu si
congedò dai due Zhao e fece ritorno a casa. Non gli riuscì di dormire per tutta la notte: “Una
fanciulla davvero bella e perfetta sotto ogni riguardo,” si diceva, “peccato solo di non essermi
informato su indirizzo e nome, altrimenti, con informazioni complete, potrei mandare
un’intermediaria a parlare del fidanzamento e forse avrei qualche possibilità.” Il giorno seguente,
ancora inquieto, si vestì di tutto punto da capo a piedi e si accordò di nuovo con i Zhao per cercare
tracce della fanciulla del lago Jinming:
Fu chiaro, ahimè, che sulla vecchia strada per Yangtai,
non si vedeva ormai chi un tempo giocava alla pioggia!
Il Signorino Wu cercò e ricercò fra i gitanti del lago, ma senza incontrare la fanciulla del giorno
prima, e si avvilì tutto infelice. Il maggiore dei fratelli Zhao disse: “Se sei così abbattuto, sarà per
non essere ancora riuscito a godere dei piaceri della primavera…! Le locande di qui pullulano di
giovani servette addette agli orci. Noi, i tuoi fratelli, ti accompagneremo a fare un giro, e se ci sarà
qualcuna che ti vellica lo sguardo, ci scoliamo qualche bicchiere e - hai visto mai? - ci potrebbe
pure scappare un assaggio di primavera! Che te ne pare?” “Quelle quattro baldracche
incartapecorite, fiori marciti e salici in malora,” ribatté il Signorino Wu, “a me non sono mai
interessate!” Zhao disse: “In questo caso…nella quinta casa a nord del corso c’è una piccola osteria
elegante e accogliente. A misurare il vino v’è una giovane cameriera notevole per grazia e bellezza,
che avrà appena compiuto i sedici anni. Peccato solo che non si mostri spesso…” “Ebbene
accompagnatemici, se non vi dispiace!” fece il Signorino deliziato.
I tre si mossero verso nord e in effetti videro una piccola mescita di vino: fuori vi erano fiori e
bambù rigogliosi e disposti con cura, e di dentro brocche e bicchieri ben ordinati in fila. Il minore
dei fratelli Zhao disse: “È proprio questa!” Varcarono la soglia: regnava il silenzio, tant’è che
dovettero chiamare: “C’è qualcuno? C’è qualcuno?” Lì per lì sembrava che nessuno li prendesse in
considerazione, quand’ecco avvertirono delle movenze seducenti, dei passetti aggraziati che
portarono una fanciulla tutta sentimenti, un bocciolo, dell’età di quindici o sedici anni. Non appena
la videro, quei tre si strinsero l’un l’altro guardando per terra, sei braccia a penzoloni, e poi la
salutarono ossequiosi: “I nostri più rispettosi omaggi, Madamigella.” Quella sentimentale fanciulla,
di fronte a quei giovinotti tanto perbene, si sentì sfiorare da primaverile languore. Non poteva
controllarsi: fatti soli due passetti in avanti, si sentì paralizzare senza riuscire a tornare indietro. Si
accomodò stringendosi ai tre e presto venne ordinato a una servetta di recar loro del vino. Loro sì
che intendevano lo spasso… Sfido io, tutti e quattro insieme non arrivavano a cento anni! Ma
avevano fatto solo il primo brindisi, quando si udì il suono di zoccoli di asino e ruote di carro: i
genitori della fanciulla di ritorno dal cimitero! I tre, delusi, se ne andarono.
A poco a poco la primavera andò declinando e non vi fu modo di ripetere le allegre scorrerie:
rimanevano solo malinconici ricordi a prender forma come nei sogni.
In un batter di ciglio era già un altro anno. I tre giovanotti si ritrovarono insieme, senza
nemmeno essersi accordati, a cercare l’antica promessa. Arrivarono in un battibaleno, ma la casa
era in abbandono e dell’addetta agli orci nessuna traccia. Si fermarono per chiedere notizie e videro
il vecchio di allora venire fuori con sua moglie. I tre dissero: “Salute a voi, signore. Portateci una
misura di vino, se ce n’è.” E poi chiesero: “Signore, lo scorso anno, quando venimmo qui, abbiamo
visto una fanciulla che serviva il vino, perché oggi non si vede?” A quelle parole, ecco che due
rivoli di lacrime presero a scorrere sul viso del vecchio: “Vi riferisco, Lorsignori. Questo povero
vecchio ha per nome Lu Rong. Quella che avete vista era giusto la figlia di questo vecchio male in
arnese, soprannominata Ai’ai, Amorina. Lo scorso anno, in questo esatto giorno, mentre ero con la
famiglia a visitare le tombe, tre buoni a nulla usciti da chissà dove si sono presentati e hanno bevuto
con lei. Poi, accortisi che stavo tornando, se la sono squagliata. Cosa sia successo nel frattempo, lo
ignoro. Noialtri l’abbiamo leggermente rimproverata con un paio di frasi, senza immaginare che
nostra figlia fosse di natura tanto sensibile da avvilirsi sino a non mangiare né bere più per poi
morire nel giro di pochi giorni! Quel tumuletto dietro casa è la sua tomba.” Finito di parlare, le
lacrime ripresero a scorrergli sul viso. I tre rimasero muti senza osare fare altre domande, in fretta
regolarono il conto del vino e si misero a cavallo in mesta processione. Afflitti oltre ogni dire,
durante il tragitto si giravano a guardare e guardare, i baveri zuppi di lacrime. E come avrebbero
potuto essere spensierati? È proprio vero:
Notte avanzata, rumori sospesi,
alla terrazza sul lago solo il chiaro di luna;
non c’è modo di fermare le ombre notturne,
nasce il sole, e tutto è di nuovo.
Stavano procedendo, quando videro indistinta una figura di donna, il capo avvolto da garza di
seta bianca e un velo rosso a coprirle petto, avanzare e tornare indietro tremante e barcollante. Li
guardò fissi sussurrando un ‘diecimila benedizioni’. Quei tre sembravano come inebetiti o ebbri,
senza sapere cosa fare. Era un fantasma? Ma allora come spiegare le cuciture sui vestiti e l’ombra
sulla terra?10 Era forse un sogno? Ma allora perché se si davano dei pizzicotti sentivano dolore? Si
udì la donna dire: “Mi riconoscete? Sono quella che stava lo scorso anno al lago Jinming. Oggi siete
venuti a casa mia per incontrarmi e i miei genitori vi hanno mentito dicendo che ero morta, hanno
10
Secondo la tradizione cinese, fra le cose che distinguevano i fantasmi dai vivi vi erano i vestiti privi di cuciture e l’incapacità di
fare ombra col proprio corpo.
persino fatto un finto tumulo di terra con l’intenzione di nascondervi il vero…ma credo proprio che
possediamo un karma dalle precedenti vite se oggi abbiamo la benedizione di incontrarci! Ora mi
sono trasferita in città, in un piccolo palazzo che dà su una viuzza tortuosa. È un posto molto
accogliente e ben messo, e se non ne disdegnate la modestia sarei onorata di una vostra visita.” I tre
scesero da cavallo e si incamminarono insieme a lei. In un batter d’occhio arrivarono sul posto.
Varcarono la porta e videro:
Un palazzotto con giardino, tende sui quattro lati a nasconder la primavera; dai bassi bordi
del tetto, deboli raggi di sole infocare purpuree cortine; una stanzetta profonda e nascosta
aprirsi remota su broccate cortine d’alcova; fra mezze luci e mezze ombre, la dama vive
celata ai raggi del sole; tutto verde e tutto rosso, all’interno un paesaggio di primavera.
Salite le scale, la donna chiamò una servetta: “Prepara del vino, ché voglio felicitarmi con i tre
cognati!” Arrivato il vino, ne bevvero copiosamente. Quella donna ci sapeva fare in tutto: una
canzone ammiccante, una danza sinuosa e seducente, un pizzico di liuto destro e veloce, un
mellifluo ‘lunga vita’ ai due Zhao. Questi, finito di bere, si accomiatarono e andarono via. Il
Signorino Wu si voltò e posò le mani saldamente sulle tenere spalle della donna, poi le cinse stretta
l’esile vita, le sfiorò delicatamente le minute dita guardandola traverso con occhi ebbri di passione,
e come pensando che quella saletta fosse un’alcova, precipitoso fece lì per lì una mezza cosetta!
Ecco cosa fu:
Tolti i leggeri vestiti, stesa in terra una coperta, il tenero petto rivelò il candore del pruno,
due archi di luna nuova i minuscoli piedini; pistillo di pesco appena dischiuso, come può la
sfrenata farfalla non coglierlo sino in fondo? Cuore di fiore mezzo piegato, può forse
resistere il forsennato calabrone nel carpirlo? Corrono copiosi gli umori fragranti,
rimangono uniti in leggero ansimare.
Dormirono fino all’alba, si alzarono, si sistemarono, mangiarono qualcosa per colazione,
parlando fitto di qualsiasi cosa e senza risolversi a separarsi. Il Signorino Wu andò a bruciare
dell’incenso e fece solenne promessa d’amore suggellata mordendosi a sangue il braccio mentre la
ragazza entrava sorridendo e coprendosi il viso.
Rientrato in casa dopo un solitario e malinconico tragitto, il Signorino Wu incontrò i genitori,
che dissero: “Figlio mio, dove sei rimasto a dormire? Ci hai fatto star desti tutta la notte a girarci e
rigirarci in preda agli incubi!” Wu disse: “Vi riferisco. Due amici, parenti imperiali!, hanno
richiesto la mia compagnia per passare una notte fuori, e non ho potuto fare a meno di acconsentir
loro.” I genitori, sentendo che si trattava della famiglia imperiale, e che addirittura erano venuti loro
a cercarlo, non sospettarono più nulla. Chi avrebbe mai immaginato che i sentimenti fossero
talmente forti da non poterli nemmeno spiegare? C’è una poesia a testimonianza:
Rovi spuntati e asperità spianate per erigere una loggia,
in cui flauti e canti risonassero come tripode a bollire;
In quella gioia v’è già il principio dell’addio,
e nuovi rovi nascono, e asperità.
Di quanto fosse mutuo e devoto l’amore fra il Signorino e la fanciulla, ce ne sarebbe da
dire…sfido io!, l’incontro fra quel germoglio di bambù e quel bocciolo di fiore avvenne in piena
primavera! È innegabile:
Una bella e leggiadra fanciulla allo spuntare della primavera,
un giovane rubacuori giusto nel fiore della giovinezza!
Wu era completamente trasportato dai sentimenti e stregato dall’amore: dopo soli due giorni di
starle separato, non resisteva a non trascorrere con lei un’altra notte! Ma c’era una questione: gli
bastava vederla e la sua vitalità rinvigoriva di cento volte e le sembianze erano migliori del solito;
quando però ritornava a casa, ecco che i colori divenivano smunti ed emaciati, l’aspetto languiva e a
poco a poco assumeva fattezze di fantasma, che a guardarlo non sembrava neppure più un essere
umano! Non desiderava mangiare né bere, e rifiutava ogni cura. I genitori lo vedevano ridursi in
quello stato, finché Messer Wu, pel profondo amore paterno e senza preoccuparsi del rango dei suoi
amici: “…e financo della loro appartenenza al clan imperiale!”, mandò a chiamare i fratelli Zhao e
disse loro: “Ignoro in che luogo di stravizi abbiate condotto il mio figliolo qualche giorno fa…fatto
sta che ora è gravemente ammalato. Se solo ci fosse qualche cura in grado di guarirlo, non avrei
osato dire una sola parola; ma se vi fosse la minima possibilità che vi sia qualcosa di losco, non
potrò fare a meno di ‘battere il tamburo e denunziare il torto’11 e non dite che non vi avevo avvisati!”
A quelle parole, i due fratelli parlottarono concitati fra loro: “Anche se siamo ‘rami dorati e foglie
di giada’,” dicevano, “la legge è in ogni caso severissima: se saremo avveduti, potremo forse avere
una nomina come tutti gli altri; se saremo invece reticenti, la responsabilità per il crimine non sarà
da poco. Essere accusati da questo vecchio in fin dei conti non ci recherebbe alcun vantaggio.”
“Venerabile Signore,” si precipitarono dunque a rispondere, “la malattia dell’ottimo figliolo vostro
non ha nulla a che fare con noi!” E fu così che raccontarono da cima a fondo dell’incontro con
l’affascinante fanciulla alla locanda del lago Jinming. “Se mi dite così,” disse il vecchio terrorizzato,
“allora vuol dire che mio figlio è posseduto da uno spirito! Avete un piano per salvarlo?” I due
risposero: “Ci sarebbe un certo Maestro taoista Huangfu che possiede incantesimi e una spada che
squarta i fantasmi. Se solo lo invitaste a operare, scaccerebbe questo spirito malvagio e vostro figlio
si recupererebbe dal male.” “Tutto dipende da voi!” fece il vecchio ringraziandoli, al che i due si
voltarono e se ne andarono. Davvero:
Il drago nero e la tigre bianca procedono insieme,
fortuna e avversità mai è dato prevedere.
I due si misero in viaggio e cammina cammina arrivarono su di un monte dove, fra dense nuvole
bianche, scorsero una capanna:
Paglia per tetto, pietre bianche per mura; pini fitti e ombrosi dove ritorna la gru in volo, un
piccolo stagno assolato dove esce la tartaruga a scaldarsi; salici verdi e platani smeraldo
costeggiano il sentiero, scimmie brune e candide gru guardano le porte.
Subito uscì fuori dalla capanna un giovane discepolo, che disse: “Lorsignori sono forse in cerca
del Maestro per soccorrere qualcuno?” I due risposero: “Proprio così. Ti preghiamo di annunciarci.”
E quello: “Per qualsiasi altra calamità il Maestro non si muove: solo soppressione di demoni della
passione. E sapete perché? I sentimenti possono dare la vita all’uomo, così come possono dargli la
morte. La vita è il fine del taoismo mentre la morte è il suo tabù.” I due dissero: “Vogliamo che si
sopprima proprio un demone della passione e che si salvi un uomo dalla morte!” Il giovane rientrò
in fretta e furia e invitò il Maestro Huangfu ad uscire. Messo al corrente dal giovane discepolo,
questi disse: “Andrò!” e in loro compagnia giunse dopo un tortuoso cammino a casa del
Soprannumerario Wu. Appena davanti alla porta, disse: “Questa casa è dominata da una presenza
demoniaca, ma vi è ancora dell’energia vitale.” Proprio in quel momento comparve il Signorino Wu,
al che il Maestro si prese un bello spavento e proferì: “L’influsso spiritico è già profondo! Rimane
una possibilità su dieci che sopravviva e non resta che una via per salvarlo!” Padre e madre,
spaventati, si buttarono in ginocchio: “Ci affidiamo alla vostra arte magica,” dichiararono al
Maestro, “affinché salviate il destino di tutta la famiglia!” Il Maestro disse: “Ascoltate ciò che vi
11
Quando si presentava una denuncia si suonava il tamburo dello yamen 衙門, sede delle autorità amministrative provinciali,
prefetturali o distrettuali e luogo in cui si prendevano in esame tutti i casi giudiziari.
dico: recatevi al più presto a oltre trecento li12 verso occidente per sottrarvi all’influsso. Se, giunti
nel luogo, lo spirito dovesse precedervi e allo scadere di centoventi giorni non dovesse essersene
andato via, per quanto possiate fare non ci sarà modo di salvarlo!” Messer Wu acconsentì. Fatto
preparare del cibo vegetariano, invitò il Maestro Huanfu a mangiare, dopo di che questi si
accomiatò e andò via. Messer Wu ordinò immediatamente di preparare i bagagli per andare nella
capitale occidentale, nella prefettura dello Henan. Davvero:
Era già tutto nel registro delle vite passate;
vita e morte non dipendono dagli uomini!
Il Signorino Wu pregò i due Zhao di accompagnarlo nel viaggio. Mentre andavano seguendo il
cammino, immaginate voi: salire su pei monti, passare picchi, guadar torrenti, attraversare ponti, nel
silenzio o nella folla, soli o in compagnia, e tuttavia…quando il Signorino mangiava, la donna era lì
accanto a porgergli pietanze; lui andava a dormire, e lei era lì accanto a svestirlo; e se gli occorreva
un bisognino, lei era lì a tenere gli abiti!
Nessun luogo evitava,
era ovunque e non mollava!
Senza quasi rendersene conto, erano a Luoyang da diverso tempo. Un giorno, all’improvviso,
presero a contare il tempo sulle dita: erano giusti centoventi giorni! E ora che cosa sarebbe successo?
I fratelli Zhao e la gente al seguito che badava al Signorino lo invitarono in una locanda, tanto per
dissolvere un poco la tristezza. Però, fra la paura e lo sconforto, non ve n’era uno che riuscisse a
trattenere copiose lacrime, e fu solo per tema che il Signorino li vedesse che in fretta e furia si
asciugavano gli occhi. Quello, occhi fissi e bocca aperta, non sapeva cosa fare. Mentre se ne stava a
testa bassa, appoggiato al bordo della ringhiera, ecco che per caso passò il Maestro Huangfu in
groppa a un asino. I due Zhao, non appena lo videro, scesero in fretta e furia per la strada, lo
salutarono e gli si aggrapparono implorandolo di salvare il giovane. Wu Qing e la gente del seguito,
anche loro si buttarono in ginocchio a pregare e implorare, finché il Maestro salì sulla loggia della
locanda, e lì dispose una piattaforma rituale, bruciò l’incenso e fece dei passi cosmici recitando
sottovoce delle formule. A liturgia finita, prese una spada preziosa e la consegnò al Signorino con
queste parole: “Dovreste già esser morto. Prendete dunque questa spada e andate, e al
sopraggiungere del buio sbarrate bene la porta. Al tramonto, di sicuro verrà qualcuno a bussare.
Senza chiedere chi sia, squarciatelo all’istante con la spada. Se sarete fortunato da aver ucciso il
fantasma, vivrete; se, al contrario, sfortunatamente doveste uccidere una persona, allora non vi
resterà che pagare con la vita. Anche se morirete, ci sarà ancora un modo per rivivere.” Finita la
prescrizione, il Maestro se ne andò sull’asino.
Ricevuta la spada, Wu Qing aspettò con impazienza fino al calar del sole e sbarrò la porta. A
poco a poco fece buio e si sentì un ticchettio alla porta, al che il Signorino senza fiatare la aprì senza
far rumore, prese la spada e vibrò il colpo. Sentì qualcosa cadere a terra all’istante. Fra spavento ed
esultanza, col cuore che gli batteva forte, gridò a più riprese: “Presto, presto, portate una lampada!”
Tutti i presenti accesero lampade e andarono a vedere insieme al padrone della locanda. ‘Se non
vedi non sai…’ e quando videro, tutti si presero un bello spavento:
Un cranio in otto pezzi,
mezzo bacile di sangue sparso a terra!
Il locandiere riconobbe il cadavere fatto a pezzi e sparso sul suolo: altri non era che Ashou, il
servetto tuttofare di quindici anni a servizio nella locanda! Era andato al bagno pubblico ed era
12
Un li 里 è pari a poco più di mezzo kilometro.
rimasto chiuso fuori, ecco perché aveva bussato alla porta e per disgrazia era stato squartato.
Attirato dalle grida e dal viavai nella locanda, in quel momento arrivò il caporione, il quale, visto
che si c’era scappato un morto, ammanettò il Signorino. Anche i due Zhao vennero fermati e
l’indomani mattina vennero condotti alla prefettura dello Henan insieme a tutti i presenti.
Il magistrato distrettuale, saputo che si trattava di reato d’omicidio, dopo aver letto il rapporto li
spedì subito dall’addetto penitenziario per l’interrogatorio. Quando Wu Qing raccontò
dettagliatamente la storia del Maestro Huangfu che tranciava i fantasmi, l’addetto penitenziario
disse: “Balle! Hai ucciso il servetto e questo è un omicidio in piena regola. Come puoi negarlo?” e
gridò a una guardia di torturarlo. Ma ecco che i servitori del Signorino Wu che lo avevano seguito
in tribunale fecero scintillare un po’ d’argento. “Wu Qing è da tempo malato e non si è ancora
ristabilito,” fu pertanto il rapporto dei secondini, “non è in grado di sopportare la tortura. Quanto a
quei due del clan imperiale, sono coinvolti solo marginalmente…” L’addetto penitenziario ‘salpò
con la corrente favorevole’ e ordinò che Wu Qing rimanesse per il momento in prigione: sarebbe
stato interrogato una volta guarito mentre i due Zhao vennero rilasciati dietro cauzione.
Contemporaneamente il caporione fece collocare il cadavere in un feretro e rimase in attesa dei
risultati delle indagini, mentre la spada tranciademoni rimase al deposito come arma del delitto.
Ma parliamo ora di quella notte in prigione, durante la quale il Signorino Wu piangeva e
sospirava: “I miei genitori non hanno che un unico figlio, fin da bambino non mi hanno lasciato
allontanare di un solo passo, ed ecco che ora mi tocca morire lontano da casa! Se avessi saputo
prima che sarebbe finita così, me ne sarei andato lontano, e nulla di tutto ciò sarebbe accaduto!” E
ancora: “Quella fanciulla, poi,” sospirava, “non faceva che parlare dell’amore che ci legava
dall’altra vita, chi se lo aspettava che mi avrebbe legato a sé con la morte! L’affetto è divenuto
malanimo, m’ha rovinato al punto di perdere la famiglia e dover ora morire senza un luogo per la
sepoltura! Quanta pena! Quanti rimorsi!” Si commiserò a lungo, finché senza neppure accorgersene
si addormentò. Vide in sogno quell’incantevole e sentimentale fanciulla avvicinarsi seducente e
flessuosa, e salutarlo con un profondo inchino: “Cessate il rancore nei miei confronti!” disse. “Dopo
che sono morta, fortunatamente l’Immortale Taiyuan è passata per il cielo. Impietositasi per la mia
prematura e innocente morte, mi ha trasmesso l’Arte lunare per affinare il corpo:13 per questo non è
danneggiato l’aspetto originario e posso anzi transitare per il mondo. Riconoscente per il vostro
attaccamento durante la separazione, vi ho seguita sfacciatamente. Questa è la parte di destino a noi
assegnata: vivere assieme centoventi giorni come marito e moglie. Ora il tempo è trascorso e io
devo andare. La scorsa notte ero venuta appositamente per dirvi addio, quando insensatamente vi
siete lasciato sopraffare da cattive intenzioni e mi avete uccisa con la spada. Ora dovrete sopportare
le sofferenze di una notte di prigionia, così saremo pari! Il servetto Ashou sta alla Vecchia Tomba
fuori dalla Porta Orientale: basterà far sì che venga di nuovo ispezionato il cadavere da un
funzionario per scagionarvi. Ho chiesto e ottenuto dall’Immortale Shangyuan due pillole di cinabro
‘neve di giada’. Ingeritene una e vedrete che i cento mali svaniranno e il soffio originario sarà
ripristinato. Quanto alla seconda, conservatela con cura, e vedrete che un giorno vi farà realizzare
una nuova dolce unione; prendetela quale ricompensa per la benedizione dei centoventi giorni
trascorsi come marito e moglie.” Finito di parlare, tirò fuori le due pillole medicinali simili al frutto
di eurìale di un colore rosso vivo, evidentemente due ‘perle di fuoco’.14 Poi ne infilò una in una
manica e l’altra nella bocca di Wu: “Devo andare!” gli sussurrò. “Quando tornerete al villaggio,
cercate di fare un salto presso la mia tomba abbandonata, così da mostrare di non aver dimenticato
il vecchio amore…”
Il Signorino voleva sapere tutti i dettagli, quando udì un suono assordante di campana che lo fece
svegliare di soprassalto. Sentiva uno strano sapore in bocca e come un circolo di fuoco roteargli
nell’addome, mentre il sudore gli scendeva come pioggia. All’alba cessò di sudare e si sentì
immediatamente rinvigorito. Frugò nella manica: c’era ancora una pillola di cinabro, proprio come
aveva visto in sogno! Celando una parte dell’accaduto, si limitò a dire che uno spirito femminile gli
13
14
Taiyin lianxing 太陰煉形. Tecnica taoista per preservare il corpo femminile. Vedi DJ-246.
Huozhu 火珠. Termine riferito alle pillole di cinabro. Vedi DJ-321.
aveva riferito che il servetto Ashou era ancora vivo e chiese una seconda ispezione del cadavere che
permettesse di discernere il vero dal falso. L’addetto penitenziario riferì al Magistrato. Venne aperta
la bara, fatta l’ispezione ed ecco cosa effettivamente trovarono: una vecchia scopa di bambù e
niente altro! Cercarono allora alla Vecchia Tomba fuori dalla Porta Orientale. Quell’Ashou se ne
stava in uno stato fra il sonno e l’ebbrezza dentro il sarcofago esterno spaccato! Gli venne data della
zuppa di zenzero per farlo rinvenire, e tutti lì a chiedergli come mai si trovasse lì, ma il servetto non
ne aveva la minima idea. L’addetto penitenziario portò davanti al Magistrato la scopa di bambù e il
servetto, e chiamò il padrone della locanda per il riconoscimento: si trattava veramente di Ashou
ancora in vita, e solo allora fu chiaro che era stata opera del fantasma di donna. Il Magistrato fece
mandar via tutti i presenti. Il Maestro Huangfu, constatata la non efficacia della spada
squartademoni si ritirò sui monti a coltivare la Via. I due Zhao andarono ad accogliere il Signorino
Wu, felicitandosi ripetutamente con lui. Venne anche il tenutario della locanda a scusarsi dei propri
torti. I tre si accomiatarono da lui e, alla testa di servitori e seguito, se ne tornarono allegri e
contenti a Kaifeng.
A cinquanta e più li dalla città vi era una grande comanderia dove fecero una sosta in una
locanda per riposare i cavalli e pranzare. Videro che sulla porta dell’abitazione attigua, appartenente
a notabile famiglia, era affisso un annuncio su legno col quale si faceva appello a un medico:
La nostra figlia adorata versa in condizioni disperate a causa di un male sciagurato l’origine
del quale nessuno è in grado di discernere. Se vi fosse un luminare proveniente da qualsiasi
luogo in grado di curare il morbo, riceverà come ringraziamento centomila ‘insetti verdi’,15
verrà accolto con grandi onori e banchetti, senza lesinare alcun riconoscimento.
Non appena il Signorino Wu lesse le parole sull’insegna, chiese al giovane garzone della locanda:
“Chi vive nella casa qui accanto? Che malattia avrà mai contratto, che nessuno riesce a guarire?”
“Questo posto si chiama Chujiazhuang, Villaggio dei Chu,” fece quello, “Chi vive qui accanto altri
non è se non Sua Eccellenza il Signor Chu. Ha una giovane figlia bella come giada e fiori, di
appena sedici anni. Si sono già presentati in molti a chiederla in isposa, ma Sua Eccellenza non ha
mai acconsentito di prometterla alla leggera. Da un mese a questa parte all’improvviso si è
ammalata: straparlava in preda alla follia e non voleva più mangiare né bere. Svariati medici di
corte le hanno prescritto cure, ma la malattia non ha fatto che peggiorare. Il miglior partito della
zona, e nessuno ad avere la fortuna di ereditarlo! Un vero peccato…sì, proprio una signorina come
non se ne incontrano facilmente al mondo. Ora che sta lì lì per andarsene, i genitori non fanno che
piangere e disperarsi, invocare gli spiriti e pregare i Budda da mane a sera. Avranno speso non si sa
quanti soldi in buone azioni e offerte per garantirsi un po’ di meriti...” A quelle parole il Signorino
Wu provò una gran gioia che però celò nel suo cuore. Disse: “Fratellino, prenditi il disturbo di fare
da intermediario, ché voglio prendere quella signorina come sposa.” “La Signorina è più morta che
viva,” replicò il garzone, “e voi venite a parlare di fidanzamento! Aspettate almeno che guarisca!”
Al che il Signorino Wu fece: “La mia specialità è curare il morbo della follia. Non desidero
gratitudine: se me la prometteranno in sposa saprò guarirla con un semplice tocco della mano. Il
garzone disse: “Mettetevi pure a vostro agio, Messere, vi saprò riferire all’istante.”
Poco dopo, eccolo di ritorno alla locanda in compagnia del Signor Chu che, dopo aver salutato i
tre disse: “Chi fra voi è il prodigioso medico?” I due Zhao dissero indicandolo: “Il qui presente
Signorino Wu.” E il Signor Chu: “Se con la vostra arte medica saprete guarire la mia figliola, non
oserò punto disonorare a tutto ciò ch’è scritto sull’annuncio.” “Questo umile giovane ha per
cognome Wu e per nome Qing,” fece lui, “e vive nella strada principale del capoluogo di questa
prefettura. I miei genitori sono in vita e possediamo un discreto patrimonio familiare: come potrei
15
Qingfu 青蚨. Secondo quanto riportato nel Huainan wanbishu 淮南萬畢術, stravagante opera a carattere magico-alchemico
attribuita a Liu An 劉安 (179-122 a.C.), principe di Huainan appartenente al clan imperiale Han, il qingfu, insetto acquatico simile
alla cicala, avrebbe la capacità, una volta opportunamente ‘trattato’, di far miracolosamente tornare indietro i soldi spesi. Da questa
leggenda il termine viene associato al denaro.
mirare a una ricompensa pecuniaria? È solo che ho compiuto i venti anni senza ancora aver preso
moglie. Da sempre ammiro la sublime completezza per virtù e modi della vostra onorevole figliola:
se prometterete l’alleanza fra Qin e Jin, io farò tutto il possibile per essere all’altezza di Bian di
Lu.”16 I due Zhao, dal loro canto, spesero svariate parole per patrocinare il loro amico, lodando la
ricchezza e il lustro della sua casata nonché la grandezza e la sincerità delle sue doti morali. Il
Signor Chu, che per amore della figlia avrebbe fatto di tutto, viste le circostanze finì
coll’acconsentire: “Se davvero riuscirete a guarire mia figlia,” disse pertanto, “questo vecchio le
fornirà una considerevolissima dote e la accompagnerà fino alla vostra magione a realizzare il
matrimonio.” Wu Qing si rivolse ora ai due Zhao: “Vogliate farmi da intermediari, non sia mai
dovesse ripensarci…” “Giammai!” esclamò il Signor Chu.
Subito il Signor Chu invitò i tre ad entrare in casa, dove diede disposizioni per un banchetto di
degna accoglienza. Wu Qing, impaziente di natura, gli disse: “Vogliate condurmi nelle stanze di
vostra figlia affinché possa visitarla e prescrivere la cura.” Al che il Signor Chu gli fece strada. Ma
tutto questo era già voluto dal destino, difatti bastò che il Signorino Wu entrasse nella stanza che la
fanciulla già non delirava più! Wu finse di voler comunque auscultare il battito, sicché la nutrice
scostò un poco la tendina di seta. Da dentro si udì un tintinnio di monili, finché venne tesa una
manina minuta dalle dita candide e affusolate. È proprio vero:
Non aveva ancora conosciuto il visino di petali,
ma già aveva veduto il polso di giada!
Finito che ebbe di sentire il polso, Wu Qing disse facendo un po’ il misterioso: “Si tratta di una
possessione demoniaca che tranne me nessuno è in grado di curare.” Tirò fuori quindi la pillola di
cinabro che aveva riposta e, fatta attingere dell’acqua dal pozzo, gliela fece ingoiare. La fanciulla si
sentì presto rischiarata nello spirito e rinfrancata nel sentimento: si era del tutto liberata del morbo,
e il Signor Chu non la finiva di ringraziare commosso.
Quel giorno rimasero a Chujiazhuang a bere e divertirsi. Per la notte il Signor Chu li fece
alloggiare nel suo studio. Il giorno seguente venne di nuovo imbastito un rinfresco mattutino, cui
vennero invitati. I due Zhao dissero: “Siamo giunti ai saluti e volevamo ringraziarvi
dell’accoglienza. Per la faccenda del matrimonio del Signorino Wu, che non abbiate a rimangiarvi
la promessa!” “Mia figlia ha ricevuto il bene della salvazione, come potrei tradire il salvatore e
dimenticare l’amico? Oserei mai non onorare come un impegno la parola data?” Fu allora che il
Signorino Wu lo riverì grato come Venerabile Suocero. Il Signor Chu fece preparare dei doni di
commiato, conforti per il viaggio, tutti declinati signorilmente dai tre giovani, che salutarono per
poi rincasare.
Non staremo qui a dire della gioia di Messer Wu al veder il figliolo di ritorno sano e salvo!
Quando poi i due Zhao gli raccontarono del fidanzamento, la sua felicità fu davvero completa: non
stava più nella pelle per fissare un giorno propizio e intraprendere le cerimonie del fidanzamento.
Completati i Sei Riti,17 il Signor Chu predispose mille once d’oro di dote per la figliola, che
accompagnò di persona in città a maritarsi. Sotto le nuziali candele fiorite, al vedere per la prima
volta la novella sposa, il Signorino Wu si prese un bello spavento: era in tutto somigliante alla
fanciulla con la tunichetta color albicocca che aveva incontrato la prima volta al lago Jinming!
16
Si tratta di Bian Que 扁鵲 (anche pronunciato Bian Qiao), alias Qin Yueren 秦越人, celebre medico di tarda epoca Zhou
considerato il padre della medicina tradizionale, menzionato in numerose opere taoiste e mediche, la cui biografia compare anche
nello Shiji. Dotato di eccezionali capacità diagnostiche e terapeutiche, la tradizione vuole che avesse ricevuto in dono una pozione
che gli permetteva di vedere attraverso i muri e dentro il corpo umano. A lui si deve inoltre il perfezionamento della tecnica
dell’agopuntura e della diagnosi tramite il battito del polso.
17
I sei riti tradizionali del fidanzamento (liuli 六禮) erano: ricevere i doni [preparati dalla famiglia del fidanzato], chiedere il
nome [della sposa], ricevere gli oroscopi [dei due giovani, dai quali si rilevava la loro compatibilità], ricevere la richiesta di
fidanzamento [accompagnata da ulteriori e sostanziosi doni], domandare la data [delle nozze] e prelevare di persona la sposa [per
condurla nella casa della famiglia del futuro marito, dove normalmente aveva luogo la cerimonia]. Da notare che solo durante la
cerimonia lo sposo poteva vedere per la prima volta la sposa.
Passarono alcuni giorni. Moglie e marito erano oramai entrati in intimità. Dalle confidenze della
moglie, risultò che l’anno precedente, due giorni prima della Pura Luce lei si era effettivamente
recata in città a visitare dei parenti, indossava quel giorno una tunichetta albicocca e aveva fatto una
gita giusto al lago Jinming! È proprio vero che il Cielo asseconda ogni umano volere: anche la
Signorina Chu aveva per soprannome Ai’ai, Amorina!
Un giorno capitò al Signorino Wu di mettere a parte i fratelli Zhao di questo fatto. Quelli
gridarono al miracolo: “Ma allora il matrimonio è stata tutta opera di Madamigella Lu! Non dovrete
mai dimenticare il suo merito!” Lo stesso giorno, Wu Qing si recò alla locanda dei Lu a nord del
Jinming, raccontò loro tutta la vicenda della figlia, offrì loro preziosi doni, riverendo il vecchio Lu
Rong e la sua anziana consorte come Onorevoli Suoceri. Li pregò inoltre di permettergli di aprire la
tomba per vedere dentro e di comprare una nuova bara per un secondo funerale. Quel Lu Rong, da
sempliciotto quale era, davanti a un Signorino che lo riconosceva come parente stretto, acconsentì a
tutto. Wu Qing sollecitò allora un geomante che, scelto un giorno propizio, sacrificò i Tre Animali,18
asperse il terreno con vino rituale, per poi aprire la bara. La signorina Ai’ai aveva un aspetto come
fosse viva, la fragranza non ancora dispersa, e da quello si capì il merito dell’arte lunare per affinare
il corpo. Wu rimase un poco ad ammirarla sospirando. Finita la cerimonia, invitò un monaco di gran
levatura a compiere una solenne cerimonia per sette giorni e sette notti. Quella stessa notte sognò
nuovamente Ai’ai che veniva a ringraziarlo. Da quel momento sparì ogni traccia di lei.
Wu Qing e Ai’ai vissero uniti e felici per cent’anni. Quando giunse il momento, il Signorino Wu
si incaricò dei funerali del Signor Lu e consorte, e questa fu una nobile azione da parte sua. V’è una
poesia a testimonianza:
L’incontro con le due fanciulle sul bordo del Jinming,
portò a compimento un amore eterno;
Se del mondo gli innamorati fossero tutti così,
non vi sarebbero che loti d’oro ad apparire fra le terrene fiamme!
18
Cioè mucca, capra e maiale.
TESTO N. 2
Cui Hu (da Poesie da accadimenti)
Cui Hu di Boling era di aspetto estremamente avvenente, e di carattere schivo e onesto. Aveva
ottenuto il titolo di jinshi. Il giorno della Festa della Pura Luce se ne andò a zonzo a sud della
capitale. Arrivò alla dimora di campagna di un letterato in ritiro: una tenuta di un mu19 fitta di alberi
e fiori eppure silenziosa, come deserta. Bussò alla porta e aspettò a lungo. Dall’interno una fanciulla
lo spiò da una fessura e chiese: “Chi è?” Hu le riferì cognome e nome e aggiunse: “Passeggiavo
solitario per ammirare la primavera, ho bevuto del vino e ora ho la gola riarsa. Vengo a chiedere da
bere.” La fanciulla rientrò e uscì porgendogli una tazza di tè; poi aprì la porta, sistemò una panca e
lo fece sedere, mentre lei si appoggiò a un ramo inclinato di giovane pesco e rimase in piedi in
attesa. La osservò assorto: risplendeva leggiadra e delicata, piena di incantevole grazia. Cui cercò di
provocarla a parlare ma non ebbe risposta e i due rimasero a guardarsi fissi per lungo tempo, finché
Cui prese commiato e andò via. Lei lo accompagnò alla porta esterna e poi rincasò, quasi non
riuscisse a vincere l’emozione. Anche Cui, dal canto suo, fece rientro in preda a teneri sentimenti.
Da allora non tornò più. Ma arrivata nuovamente la Festa della Pura Luce, d’improvviso ripensò
nostalgico a lei, senza riuscire a dominare il cuore. Si mise in cammino per cercarla. Le porte e il
cortile erano come allora, ma era tutto sbarrato. Fu perciò che Cui compose dei versi sull’asse di
sinistra della porta, che così recitavano:
Lo scorso anno, fra queste porte,
il tuo volto rispecchiato nel rossore dei peschi;
chissà dov’è ora quel volto,
mentre al vento di primavera sorridono i peschi come allora.
Dopo alcuni giorni, passando per caso a sud della capitale, si recò nuovamente in cerca della
dimora. Sentì dall’interno piangere. Bussò per chiedere notizie, quand’ecco uscire un vecchio
signore dicendo: “Non siete forse Cui Hu?” “Sì” rispose lui. E il vecchio, di nuovo piangendo:
“Avete ucciso mia figlia!” Cui era spaventato al punto di non saper cosa rispondere. “La mia
figliola di sedici anni, dotata nelle lettere, non aveva mai avuto di che incontrarsi con uomini,”
continuò il vecchio. “Da un anno a questa parte era di continuo confusa e turbata come se non fosse
più in sé. Giorni or sono, è uscita dalla porta, e quando fece per rientrare, notò che vi erano dei versi
scritti sull’asse sinistra della porta. Li lesse, e quando entrò in casa si ammalò, smise del tutto di
mangiare e nel giro di pochi giorni morì. Sono vecchio e avevo solo una figlia, se non si era ancora
maritata è perché volevo trovare un gentiluomo cui affidarla. Ora sciaguratamente è morta, non
l’avete forse uccisa voi?” e di nuovo prese a piangere ancora più forte aggrappandosi a Cui.
Anche questi era profondamente addolorato. Chiese di poter entrare a piangere la morta, che
sembrava solo distesa sul letto. [Sedutosi al suo capezzale,] le sollevò il capo e lo appoggiò sulle
gambe, piangendo e rassicurandola: “Sono qui!” D’un tratto la fanciulla aprì gli occhi e in breve
tempo tornò in vita. Il vecchio, al colmo della gioia, la diede poi in isposa a Cui Hu.
19
Un mu 畝 equivaleva a poco più di sei are.
TESTO N. 3
Il giovane Soprannumerario Wu (da Mirabilia di Yijian)
Zhao Yingzhi, di Nanchino, apparteneva al clan imperiale. In compagnia di suo fratello minore
Maozhi e del facoltoso Signorino Wu, se la spassavano in lungo e in largo nell’area della capitale.
Era primavera quando si recarono al lago Jinming, dove passeggiarono un poco pei sentieri finché
scorsero una mescita di vino. Fiori e bambù rigogliosi e disposti con gusto, utensili sistemati per
bene, estremamente raffinato e accogliente, silenzioso senza vociare di persone e con una giovinetta
addetta agli orci di incantevole bellezza. I tre si soffermarono a comprare del vino. Yingzhi disse al
Signorino Wu indicando la fanciulla: “Che ne diresti se la invitassimo a farci compagnia col vino?”
A Wu piacque molto l’idea e prese a stuzzicarla con frasi [galanti], lei ne fu lusingata acconsentì a
farsi avanti e sedere con loro. Avevano appena brindato, quando la fanciulla scorse i genitori
rientrare da fuori e si alzò di scatto. I tre, prima interessati poi demotivati, se ne andarono via.
La primavera era ormai al termine e non vi fu modo di ripetere le allegre scorrerie: rimanevano
solo malinconici ricordi a prender forma come nei sogni. L’anno seguente, andarono insieme a
cercare l’antica conoscenza. Giunsero sul posto: la locanda era in abbandono e l’addetta agli orci
non si vedeva più. Riposarono un poco, ordinarono del vino e chiesero ai padroni: “Lo scorso anno
siamo passati di qui e abbiamo visto una fanciulla. Dove si trova ora?” I vecchi genitori dissero
afflitti: “Era giusto nostra figlia. Lo scorso anno siamo andati con la mia consorte a visitare le
tombe avite, e lei è rimasta qui da sola. Mentre eravamo ancora via, tre giovani buoni a nulla sono
venuti e hanno bevuto con lei. Io l’ho leggermente rimproverata chiedendole se quello era il
comportamento per una ragazza ancora non maritata, e come pensava di trovar marito [in quel
modo], al che si è avvilita e dopo non molti giorni è morta. Al lato della casa vi è un’altura: è la sua
tomba.” I tre non osarono chiedere oltre e, finito rapidamente di bere, si congedarono e andarono
via, lamentandosi afflitti per tutto il cammino.
Si era fatta sera e stavano per passare le porte della città, quando incontrarono una donna con il
volto coperto [da un velo] farsi avanti vacillando e dire: “Sono proprio io, la fanciulla che avete
incontrato lo scorso anno al lago. Voi, Signorino, non siete forse andato a casa mia a chiedere di me?
I miei genitori volevano togliervi ogni speranza e vi hanno mentito dicendo che ero morta e hanno
persino disposto un tumulo vuoto per ingannarvi. Anch’io vi ho cercato per tutta la primavera, e per
fortuna ci siamo infine incontrati. Ora abito in un vicoletto isolato in città. La dimora è molto
spaziosa e pulita, potremmo andarvi tutti insieme, che ne dite?” I tre gioirono all’idea e, scesi da
cavallo, si incamminarono. Appena arrivati, venne loro offerto del vino dopo di ché il Signorino
Wu si trattenne per la notte.
Dopo tre mesi e più di questo andirivieni, l’aspetto di lui si fece incredibilmente emaciato. I
genitori rimproverarono i due Zhao: “Dove avete trascinato nostro figlio per ridurlo in questo stato?
Se per caso non si riprendesse più, state pur certi che vi denunzieremo presso le autorità!” I due
fratelli si guardarono grondanti di paura: anche loro ora avevano dei sospetti! Avevano sentito dire
che il Maestro taoista Huangfu era imbattibile nel trattare gli spiriti e gli fecero una visita
pregandolo di andare con loro a visitare il Signorino Wu. Non appena lo vide, Huangfu esclamò
allarmatissimo: “L’influsso demoniaco è predominante, il male è profondo! Sarebbe bene che si
rifugiasse a oltre trecento li verso occidente. Se allo scadere di centoventi giorni dovesse perire,
vuol dire che non c’era nulla da fare.”
I tre allora immediatamente partirono per Xiluo. Ogni qualvolta mangiavano, la donna
immancabilmente stava vicino a lui, e di notte gli si metteva nel letto! Poco prima di arrivare a Luo,
trascorso giusto giusto il tempo di dodici decadi, si riunirono in una locanda, mesti e impauriti.
Proprio in quel momento passava di lì Huangfu su di un asino. Lo salutarono e gli raccontarono
delle sofferenze patite. Huangfu distese un tappeto a terra e fece i riti magici, prese una spada e la
consegnò a Wu dicendo: “Dovresti già essere morto. Ora torna nella stanza e procura di chiudere
molto bene le porte. Al tramonto, qualcuno busserà. Non domandare chi sia, ma trafiggilo
immediatamente. Se sei fortunato colpirai lo spirito e ci sono speranze che vivrai. Se
sfortunatamente ucciderai invece un essere umano, dovrai pagare con la vita. Anche se dovessi
morire, ci sarà ancora un modo per farla franca.”
Arrivata la sera, effettivamente qualcuno bussò alla porta. Conformemente alle istruzioni, prese
la spada e abilmente diede un fendente dall’alto, fino a farlo cadere a terra. Ordinò poi una candela
per vedere: era proprio la donna in un lago di sangue! Arrestato dalla pattuglia di ronda,20 venne
rinchiuso in carcere insieme ai due Zhao e al Maestro Huangfu.
Non riuscendo a risolvere l’inchiesta, le autorità giudiziarie inviarono dei funzionari a
interrogare la famiglia che abitava presso il lago. I genitori riferirono che era già morta. Venne
aperta la tomba per l’ispezione: c’erano solo i vestiti, come se avesse mutato di pelle, senza alcuna
traccia del corpo! In seguito a ciò ottennero di essere liberati.
20
Jiezu 街卒. Squadre impiegate con funzioni di controllo e di polizia nelle città di piccole dimensioni. Vedi H-771.