Anno VIII - AIA Monza

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Anno VIII - AIA Monza
ASSOCIAZIONE
ITALIANA
ARBITRI
ANNO VIII n°1
Settembre 2014
Rosso e Giallo
SEZIONE AIA MONZA “RINALDO BARACCHETTI”
ASSOCIAZIONE
ITALIANA
ARBITRI
REDAZIONE: Direttore – Federico Rizzo
Vicedirettori – Alessandro Boggiani, Alberto Maccà e Marco Rovelli
Presidente sezionale – Enrico Mauri Vice – Angelo Mantegazza e Davide Oggioni
CAMPIONI DEL MONDO!
Una frase di Agassi come mantra, il Vicks per calmarsi, la playlist per caricarsi. L'arbitro Nicola Rizzoli rivive per noi
la partita più importante del mondo.
"CONTROLLA ciò che puoi. Controlla ciò che puoi. Controlla ciò che puoi…". Me lo ripeto come un mantra, sotto la
doccia della mia stanza di albergo. Mancano circa cinque ore al fischio di inizio della finale dei Mondiali. Questo è l’ul timo momento di solitudine. È così che entro in clima partita: pronunciando la stessa frase di André Agassi. Ci sono
molte analogie tra un tennista e un arbitro, l’ho scoperto leggendo il suo libro. In campo sei solo, dipende tutto da te,
parli con te stesso. Certo ci sono gli assistenti, quelli che tutti chiamano ancora guardalinee, siamo una squadra, ma
ognuno di noi è comunque solo nell’istante in cui deve tirar su la bandierina, fischiare, decidere. Nel libro, Open, Agas si dice che quando ha troppe cose da dover controllare, pensa solo a «controllare ciò che può». Io faccio uguale, mi ri peto sempre «controlla ciò che puoi», e se ti sei preparato bene, seriamente, quello che potrai controllare sarà tantissi mo...
Si
spera.
Non dimenticherò mai la voce del signor Jorge Romo che pronuncia il mio cognome. Venerdì mattina, 11 luglio, nel l’aula dell’hotel annuncia: «Ora daremo la designazione dell’arbitro che farà la finale del Campionato del Mondo».
Onesto? Quando sono partito dall’Italia, puntavo alla semifinale. L’emozione è a mille, pur sapendo che le nostre chan ce sono minime. O almeno è quello che ci siamo costantemente ripetuti, io e i miei “soci”, in questi giorni di attesa, un
po’ per scaramanzia, un po’ per consapevolezza e un po’ per prepararci alla possibile, anzi probabile, “delusione”...
«Match numero 64: Alemania-Argentina, stadio Maracaná. Referee, R...». Quella R... così eterna sposta il mio sguardo
sul collega uzbeco Irmatov, poiché il suo nome è Ravshan. «R... issoli»! Irmatov non si è mosso, noto. Sento un dolore
alla gamba sinistra enorme. Stefani mi ha appena rifilato un pugno sotto al tavolo. «Rissoli??? Rizzoli??? Io????».
Guardo Andrea che quasi salta in piedi poi si accascia sulla sedia, mi giro verso Renato Faverani, l’altro assistente,
guardo l’aula che ci osserva e applaude. «...siamo NOI?!!!». Sono tutti in piedi ad applaudire. Faremo la finale del cam pionato del mondo in Brasile, al Maracanà. Mi metto le mani sul volto. «No, no, no... non tremate!»: parlo alle mie
gambe che stanno per traballare, fatico a controllarle. Proença e Irmatov, gli altri favoriti a questa designazione, mi abbracciano sussurrando parole di stima che mi lusingano. Così però mi commuovo, e non voglio: voglio solo urlare di
gioia. Mi catapultano frastornato a registrare l’intervista che verrà trasmessa un’ora dopo alla conferenza stampa ufficiale. Sono molto emozionato. Non è facile restare “normali” e dire qualcosa di sensato e lucido per di più in inglese
con tutto il frastuono che ho in testa. Quando la notizia arriva in Italia, alle 19.50 circa, il telefono esplode. Vibra in
continuazione, un sms dietro l’altro, non riesco a stargli dietro, non posso rispondere a tutti. Smetterà solo quando in
Italia saranno le due di notte. Circa quattrocento messaggi. Decido di parlare con Howard Webb, l’arbitro inglese che ha
diretto la finale precedente, e il primo consiglio che mi dà è proprio «ora dimentica il telefono, meglio spegnerlo». Sembrerà singolare, ma io non ho mai problemi a dormire. Mi sdraio e dormo, sono fatto così, e così o fatto anche quella
notte e la successiva, quella del giorno prima della partita. È una vigilia lunghissima da reggere, ma di natura faccio fatica a essere agitato. La felicità è così tanta che compensa la tensione creando uno strano equilibrio che mi consente di
arrivare
sereno
all’appuntamento.
Sereno,
vabbè,
non
esageriamo.
Il sabato trascorre tra palestra, allenamento, preparazione tattica. Mi confronto con tutte le persone che possono aiutarmi
a preparare al meglio la partita, ovviamente con Massimo Busacca, il capo degli arbitri mondiali, e gli istruttori presenti,
ma anche con Sergio Gonella, l’italiano che diresse nel ’78 la finale di Buenos Aires, che mi chiama per felicitarsi. Poi
Pierluigi Collina che mi dà “due dritte”. Lui ha arbitrato la finale del 2002 a Yokohama. Su venti arbitri nella storia del
calcio che hanno fatto una finale mondiale, tre sono italiani e due di questi bolognesi. Vorrà pur dire qualcosa... Prima
di rimettermi a letto, compio lo stesso rito che avevo fatto a Londra l’anno scorso, per la finale di Champions League a
Wembley. Mi cucio lo stemma ufficiale sulla maglietta con ago e filo, mi piace farlo come mi ha insegnato mia nonna.
La mattina della partita alle undici abbiamo l’ultimo briefing per definire la preparazione tecnica della partita, delle caratteristiche dei giocatori alle tattiche delle due squadre. In circostanze particolari come questa, ai miei collaboratori
dico una cosa: «È una partita importantissima, ma si gioca sempre in undici contro undici». È banale, lo so, ma è la ve rità. Stavolta chiudo il discorso con un’altra frase, la stessa che dissi anche a Wembley. Una citazione di Sun Tzu da
L’arte della guerra: «Non contare sul mancato arrivo del nemico, ma confida sulle tue qualità per sconfiggerlo». Il ne mico non sono i giocatori ovviamente, ma il caso, l’imprevisto, l’episodio che ti deve trovare pronto ad affrontarlo in
ogni momento. Specie quello in cui pensi che stia andando tutto bene e non ci siano più rischi all’orizzonte. Dopo il
VIALE SICILIA, 114 – 20900 MONZA (MB) TEL.: +39 039 835191 FAX: +39 039 832708 Web: www.aiamonza.com E-mail: [email protected]
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briefing, un arbitro sudamericano, che è un pastore protestante, propone un momento di raccoglimento e preghiera
collettiva. Accettiamo volentieri. È bellissimo ed emozionante, non l’avevo mai fatto così. Poi, la doccia... «controlla
ciò che puoi», un pranzo leggero, la borsa da preparare con cura mettendo dentro sempre le stesse cose da quando
faccio
l’arbitro.
Tre ore prima della gara partiamo dal Windsor verso lo stadio. Due auto scortate dalla polizia a velocità lenta ma
costante. Fuori dal finestrino scorrono le favelas. Andrea legge Agassi e ne parliamo. Il profilo dello stadio da fuori non
è impressionante. Ma quando ci sei dentro l’emozione è incredibile. Il Maracanà. Basta solo il nome. Abbiamo uno
spogliatoio enorme, saranno cento metri quadri, le vasche idromassaggio che sembrano piscine. Lo schermo della tv
trasmette la cerimonia di chiusura, ce la guardiamo. Poi, come sempre, a settanta minuti dall’inizio metto su la mia
musica collegando l’altoparlante portatile all’iPhone. Sempre la stessa playlist che impongo alla terna. Parte lenta, con
One degli U2 cantata da Mary J. Blige e arriva forte con Titanium di David Guetta per darci la carica passando da Viva
la Vida dei ColdPlay: «I used to roll the dice... fill the fear in my enemy’s eyes...». Quell’imprevisto di cui parlavo
prima. Chiacchieriamo, facciamo battute per sdrammatizzare, combattiamo il silenzio. Durante il riscaldamento sul
campo i primi contatti con le squadre, un saluto con Podolski, un cinque con Andujar. Memorizziamo, ci orientiamo,
prendiamo le misure al campo, mettiamo a punto il colpo d’occhio. Poi rientriamo per indossare le divise. Come
sempre, cinque minuti prima di entrare, tiro fuori dalla borsa il mio barattolino di Vicks VapoRub. Mi siedo e me lo
porto al naso, respiro profondamente. Quel profumo balsamico mi calma, mi rilassa da morire. Mi ricorda quand’ero
piccolo... Nel tunnel incrociamo i giocatori, controllo l’equipaggiamento, scambio due battute con Messi e Lahm, i
capitani. Col tedesco scherzo sull’età, pensa di essere mio coetaneo. Magari «Ne ho dieci di più». Non faccio discorsi
seri, i calciatori in di una finale hanno così tante cose per la testa che sarebbe inutile aggiungere indicazioni o pressioni
ulteriori.
Si comincia. Be’, sarà poco credibile ma in nessun momento della partita pensi che sia una finale, troppa è la
concentrazione. Stefani è bravo a beccare Higuain in fuorigioco e annulliamo il gol. Lavezzi e Messi gli vanno incontro,
sento le proteste nell’auricolare. Il maxischermo ripropone il replay e Lavezzi si placa: «Hai ragione tu, ti chiedo
scusa». Nell’intervallo la tv dello spogliatoio è spenta. Ci scambiamo informazioni sui movimenti delle difese, sui duelli
da tenere sott’occhio, sui giocatori più nervosi. Rientriamo in campo, la tensione e le occasioni da gol aumentano nei
supplementari,ma la partita rimane giocata ed entusiasmante. Com’è andata, l’hanno visto tutti. Alla fine del secondo
tempo supplementare svuoto i polmoni dentro il fischietto, mi impossesso del pallone e non lo mollo più, mi abbraccio
coi miei ragazzi. Ora possiamo guardarci intorno, goderci lo spettacolo. È una situazione strana, devi congratularti coi
vincitori ma avere rispetto per il dramma degli sconfitti. Mi faccio portare il tricolore che avevo affidato al quarto
uomo. Salgo in tribuna per la premiazione con pallone e tricolore tra le mani, anche i tifosi argentini ci chiamano, ma
per complimentarsi. Scendiamo le scalinate e continuo a godermi lo spettacolo... abbiamo davvero arbitrato la Finale
dei
Mondiali
di
Calcio.
Negli spogliatoi riprendo il telefonino. messaggi a raffica. Al mattino dopo ne conterò oltre mille. Comincio a rendermi
conto di cosa significhi dirigere una finale mondiale, adesso posso rilassami. Il presidente degli arbitri italiani Nicchi,
venuto a Rio, dopo la gara mi fa capire quanto sia importante avere fatto una buona figura per tutti noi e questo mi
riempie di orgoglio. Sul volo di ritorno posso anche non dormire: un’ora in tutto, troppa ancora l’adrenalina in corpo.
Quando sorvoliamo il centro di Bologna, prima dell’atterraggio, guardo il santuario di San Luca, le torri, i tetti rossi,
casa... Sono passati quarantotto giorni, penso. Ora sì che è giusto commuovermi.
Un Arbitro Mondiale
RADUNO SEZIONALE
Con l’arrivo del mese di Settembre tutti gli arbitri iniziano ad annusare il profumo dell’imminente inizio dei vari cam pionati.
Per questo motivo è necessario testare la condizione atletica e tecnica dei vari associati; per verificare ciò, come di con sueto, la sezione di Monza ha deciso di organizzare un raduno nella classica location di Bellaria, presso l’Hotel Adria.
Il tutto ha avuto una durata di tre giorni, durante i quali si sono alternati momenti di lavoro e divertimento, di relax e lezioni, ovviamente tutto secondo lo spirito associativo!
La spedizione avrebbe dovuto avere inizio il 5 Settembre alle 7:00 ma in realtà siamo riusciti a partire solo due ore dopo
a causa della mancanza del pullman: speriamo che l’inizio dei campionati per noi arbitri non sia così fallimentare!
VIALE SICILIA, 114 – 20900 MONZA (MB) TEL.: +39 039 835191 FAX: +39 039 832708 Web: www.aiamonza.com E-mail: [email protected]
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Nonostante tutte le avversità siamo riusciti a giungere a destinazione: da quel momento in poi tempo libero tra beach
soccer, volley o semplicemente relax in spiaggia fino al momento della prima lezione tecnica organizzata da Rizzo Fe derico: la prima parte aveva come argomento principale il carattere di noi arbitri e tutti abbiamo avuto la possibilità di
dire la nostra.
In seguito invece è stato svolto un lavoro innovativo: siamo stati divisi in gruppi e abbiamo dovuto trattare uno specifi co argomento regolamentare e successivamente presentarlo al resto dei colleghi.
Una lezione particolare e diversa dalle altre che è piaciuta a tutti e che ha permesso ad ognuno di noi di imparare qual cosa di nuovo.
Durante la sera svago in qualche locale della zona ma tutto non è durato fino a troppo tardi a causa dei tanto temuti test
che ci sarebbero stati il giorno successivo; come al solito si sono svolti in due differenti parti: quella atletica, composta
dalla prova di velocità sui 40 m e dal famoso yo-yo, e quella tecnica, costituita dai quiz regolamentari.
In entrambe le prove parecchi arbitri hanno superato i test e alcuni di noi sono andati anche oltre il limite richiesto; rela tivamente ai quiz gli associati hanno ricevuto i complimenti da parte del presidente per i pochi errori commessi.
I numeri uno nelle prove atletiche e regolamentari, osannati dagli altri colleghi, sono stati premiati con dei regali da parte della sezione.
Durante la seconda lezione tecnica si è discusso invece della Circolare n° 1 che prevede dei cambiamenti nella regola 4,
ovvero nell’equipaggiamento dei calciatori.
La sera del secondo giorno è il momento più amato e desiderato da tutti perché, come di consueto, siamo andati in un
locale sulla spiaggia, tutti in compagnia e alcuni di noi sono addirittura riusciti a vedere l’alba.
La conclusione del raduno è avvenuta domenica verso il primo pomeriggio, momento in cui abbiamo abbandonato Bellaria, carichissimi per l’inizio della nuova stagione sportiva.
Come ogni anno si può considerare un vero e proprio successo quest’esperienza in quanto ci ha fatto divertire, stando in
compagnia con tanti colleghi!
Di Bacchetta Mirco
L’INIZIO DI UNA NUOVA AVVENTURA
A fine agosto si è svolto il raduno di inizio stagione degli assistenti CAN D e, per la prima volta, ho potuto conoscere il
centro di Sportilia. Sono stati due giorni intensi, durante i quali le lezioni tecniche si sono alternate senza sosta a mo menti sul campo. Il primo giorno è volato tra foto di rito, visita medica e sessioni di allenamento, oltre alla parte in aula
durante la quale abbiamo affrontato i temutissimi quiz e ascoltato le disposizioni per la nuova stagione. Come ogni raduno che si rispetti non sono mancati numerosi video e tanti esempi per comprendere al meglio la nuova circolare 1. La
mattina seguente, nonostante il clima non propriamente estivo, siamo stati impegnati nei test atletici con le prove 5x30 e
Agility Test.
Un raduno all’insegna della cura ai dettagli, basti pensare che terminati i test atletici i referenti Ramicone e Calcagno
hanno proposto alcuni esercizi pratici per migliorare l'allineamento ed allenare la percezione quando avviene il lancio e
si deve valutare la posizione di fuorigioco; L'attività mirava a mantenere il focus visivo sull'allineamento, sfruttando la
visione periferica per cogliere il momento esatto del lancio del pallone. A parte questo aneddoto, il responsabile della
commissione Pacifici ha tenuto a sottolineare le grosse aspettative che si hanno sul gruppo di arbitri e assistenti, a mag gior ragione in una stagione che con l’introduzione della Lega Pro unica vede la Serie D tornare ad essere la quarta categoria nazionale.
Per quanto mi riguarda posso dire che si è trattato di un raduno speciale, un raduno che mi ha riservato delle sorprese
come l’aver ritrovato tra i compagni di stanza un collega – l’anno scorso alla CAI come arbitro – con il quale avevo
condiviso una divertente quanto sfortunata partita in quel di Casalbuttano.
Un raduno speciale anche perché ha segnato l’inizio di una nuova avventura in ambito nazionale: speriamo possa durare
il più a lungo possibile e che soprattutto continui ad essere fonte di soddisfazioni e divertimento come è stata fino ad
ora.
Di Luca Natalizi Baldi
RADUNO CAN 5 SPORTILIA 2014
“Questa è la cattedrale del calcio a 5”….ecco le prime parole pronunciate al nostro arrivo dal responsabile della Commissione Nazionale Arbitri Calcio a 5 Massimo Cumbo, un arbitro che in Italia e nel mondo ha fatto la storia del calcio
a 5, dirigendo finali di campionati mondiali ed europei oltre a svariate finali di Coppe dei Campioni.
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Questa frase racchiude il concetto di ciò che avviene a Sportilia ai nostri raduni: quattro giorni dedicati al regolamento
del futsal, all’approfondimento minuzioso di ciò che può accadere( o non accadere) in campo e fuori, ai rimedi da adottare e a come prevenire situazioni di gioco particolari.
Dopo questi raduni ognuno di noi è sicuro di andare in campo consapevole di essere un bravo arbitro perché conosce il
regolamento e lo sa applicare, ma soprattutto sarà pronto ad applicarlo nelle situazioni impreviste; infatti molti filmati
sono un supporto fondamentale per saper gestire un gioco veloce e senza tregua come il calcio a 5 dove essere sempre”
sul pezzo” è difficile.
Qualcuno può pensare che in un campo piccolo sia tutto più gestibile, invece è il contrario: gli spazi sono ridotti, i con tatti tra i giocatori sono molto frequenti ed il nostro livello di attenzione deve essere sempre molto alto.
Ovviamente al raduno non mancano i test atletici ed i quiz tecnici, superati nonostante l’età che avanza, ed i vari allenamenti quotidiani alla presenza di preparatori atletici provenienti da tutta Italia.
In ultimo, ma non per importanza, l’aspetto umano e sociale: il raduno è l’occasione per nuove conoscenze, per rincon trare colleghi già conosciuti in giro per l’Italia con i quali trascorrere i momenti liberi e condividere questa grande passione che spesso ci porta lontano da casa, ma comunque felici e soddisfatti per quello che stiamo facendo.
Il calcio a 5 posso confermarvi che è meno conosciuto, praticato e seguito del suo fratello maggiore a 11, ma posso ga rantirvi che le emozioni di scendere sul parquet sono le medesime di quelle provate quando si calca un campo in erba;
in fondo siamo sempre arbitri che ogni domenica assecondano la loro passione.
Buon campionato a tutti.
Di Urbano Tangi
REGIME ALIMENTARE
Il giorno della gara l'atleta arbitro va incontro ad uno stress notevole, provocato da una serie di sollecitazioni che impe gnano a fondo il proprio organismo, costringendolo ad utilizzare a pieno tutte le riserve fisiche e nervose.
A questo bisogna aggiungere gli orari del viaggio per raggiungere il luogo della gara, particolare che dal punto di vista
organizzativo (e fisiologico digestivo) può creare altri problemi.
Mantenendo invariato uno schema corretto della prima colazione e ricordando che non è fisiologicamente corretta l'abitudine del non mangiare prima della gara, il pranzo pre-gara, definito anche pre-competitivo, deve essere facilmente digeribile e consumato almeno 3 ore prima della gara stessa. Deve essere prevalentemente a base di carboidrati, senza ap porto di carne e grassi che hanno tempi di digestione molto lunghi, e fornire all’arbitro una sufficiente quantità di ener gia senza che si verifichino disturbi digestivi dovuti all’eccessivo impegno dell’apparato gastroenterico, spesso già in tensamente sollecitato dalla tensione pre-gara, evitando nel contempo l’insorgere del senso di fame e debolezza nel cor so della prestazione. Volendo fare un esempio si può schematizzare tale pasto in:
Pasto pre-gara
· 100 gr di pasta con olio o pomodoro e parmigiano
· una fetta di crostata con marmellata o frutta
Questo è certamente lo schema alimentare più facilmente digeribile e di pronto uso per la prestazione.
Dopo la partita e in generale dopo ogni impegno muscolare prolungato, bisogna evitare i cibi solidi per almeno un paio
d’ore, ma è necessario bere molto (acqua anche leggermente gassata, succhi di frutta, latte, frullati per combattere l’acidosi da sforzo).
Reintegrazione Idrosalina, ricordando l’importanza dell’idratazione, per combattere la perdita idro-elettrolitica e l’acidosi da fatica, è utile dare le seguenti raccomandazioni pratiche:
1. bere durante tutto l’arco della giornata, limitando l’assunzione di acqua o altre bevande durante i pasti, perché
diluendo i succhi gastrici ritardano il processo digestivo
2. idratarsi bene già prima dell'esercizio fisico (400 - 600 ml nelle 2 ore precedenti)
3. proseguire durante l'esercizio, nell’intervallo della gara (150-300 ml)
Un consiglio sempre utile: evitare di assumere bevande o cibi stimolanti prima dell’allenamento o della gara: tè, caffè,
cioccolata o energy drink (tipo “Red Bull”); queste bevande, infatti, nel corso dello sforzo fisico, aumentano il metabo lismo dell’organismo, con conseguente aumento del consumo di ossigeno del cuore e della frequenza cardiaca, il tutto
in cambio di una piccola e transitoria sensazione di benessere o di riduzione del senso di fatica.
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