Storia Sezione AIA Pinerolo (parte 2)

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Storia Sezione AIA Pinerolo (parte 2)
Conobbe i maestri degli arbitri piemontesi, nomi illustri quali Mattea, Pecchiura,
Minà, gli avvocati Minoli e Scamoni. Poi
Michele Cardonat svolse con grande entusiasmo e spiccata competenza le mansioni
di Fiduciario Arbitri pinerolesi, pur svolgendo intensa attività e come direttore di gara e
come guardalinee della massima divisione
(1932, ’33 e ’34).
Nel 1932 diresse il primo corso per
aspiranti arbitri con regolari lezioni infrasettimanali e domenicali, che si svolgevano
presso il caffè del Nord. In quegli esami
del 12 marzo 1932, in un’aula dell’Istituto
Magistrale Statale di Pinerolo, vennero
promossi Giacomo Micca di Villar Perosa,
Riccardo Albarin ed Ermanno Alliaud di
Luserna San Giovanni, il maestro Giacinto
Bianco di Frossasco, Di Gianni di Pinerolo
ed il dott. Paschetto di Torre Pellice (questi
studiò da privatista… e venne promosso).
Degli undici allievi del primo corso tenuto
da Cardonat solo sei superarono l’esame.
Già allora la meritocrazia aveva senso.
Maggiorino TURINA,
“internazionale”
Dalle scarne cronache locali di sport, il
primo arbitro pinerolese risulta essere stato
Maggiorino Turina, studente universitario di
giurisprudenza, poi giovane avvocato, glio
del medico condotto di
San Secondo di Pinerolo. Dalla documentazione fotograca della
pubblicazione “Foot
Ball a Pinerolo” due
immagini ritraggono
l’arbitro Turina: in una
gara amichevole del
Pinerolo – inizio campionato 1931/32 – con
le gloriose casacche
bianche della Pro Vercelli dell’estroso Piola;
altra la partita interna-
zionale del 27 settembre 1933, avversario
il fascio di Grenoble. La divisa dell’arbitro
era classica: camicia bianca con larghi risvolti sul colletto, giacca nera a due bottoni
bordata di azzurro, calzoncini e calzettoni
neri. Erano grandi innovazioni rispetto ai
direttori di gara inizio ’900, che si presentavano in campo calzando scarpe da passeggio, cravatta e colletto inamidato ed anche
un copricapo.
DESERTI I CAMPI DI GIOCO.
Alla ne degli anni trenta, lo sport calcistico e quindi l’attività arbitrale, subirono
un rallentamento forzato per gli eventi
bellici internazionali. Avevano detto che la
guerra, già nell’aria, sarebbe durata poco;
ma l’avevano già detto anche nel 1915…
Il turbine dei dolorosi avvenimenti, le
chiamate alle armi, le privazioni, le partenze
per il fronte: tempi dolorosi per l’umanità
intera. Anche qui non si riusciva nella rassegnazione di vedere i campi di calcio quasi
deserti. Qualche torneo ufciale, pur tra
mille difcoltà, venne ancora disputato all’inizio della seconda guerra mondiale, merito della fervida e pura passione di pochi,
anche arbitri pinerolesi. Per qualche anno
le discussioni e le polemiche concernenti lo
sport del calcio erano destinate a smorzarsi
per fare posto a discussioni e polemiche più
drammatiche.
METODO O SISTEMA.
Si discuteva e ci si preoccupava ancora
di metodo e sistema, di arbitri emergenti;
ma si trattava piuttosto di realizzare il sistema di procurare i viveri di sussistenza a borsa nera ed al di là della tessera annonaria,
nonché di provare il nuovo metodo di consumare i viveri in minor misura possibile.
Lorenzo Suppo, già giocatore nella squadra cittadina degli anni ’20, emigrò in Francia del 1936 al 1941 ove diresse le gare del
massimo campionato transalpino e persino
gare internazionali come Lione – Ginevra
disputatasi a Lione nel 1937. Tornato in
patria Suppo riprese ad arbitrare, senonchè i
dirigenti di allora non gli vollero riconoscere il percorso di attività in terra di Francia.
E Lorenzo Suppo fu costretto a riprendere
dalle gare ragazzi. Motivazioni politiche od
episodio di normale burocrazia?
RINASCITA.
L’estate del 1945 fu la stagione che segnò la rinascita del gioco del calcio, tra le
rovine della guerra che un po’ avevano interessato anche il comprensorio di Pinerolo.
In quella estate, squadra ed arbitro, tutti su
un autocarro alimentato a carbonella, pagavano pedaggio per attraversare il ponte di
fortuna sul Chisone.
Rinascita ed esplosione di entusiasmo
paragonabili al 1918, dopo la prima guerra
mondiale.
Il Comitato Italiano Tecnico Arbitrale
poi A.I.A., non fu per i schietti pinerolesi
granchè prodigo di riconoscimenti. Eppure, di elementi idonei sicamente, capaci e
perspicaci, volenterosi e preparati, tanto da
affacciarsi alle massime divisioni nazionali,
il pinerolese non difettava.
Erano gli anni di Aldo Forin, pasticcere
famoso in via del Pino, taglia atletica, che
dopo aver appeso le scarpe al chiodo, fu
quotato dirigente di alcuni settori dello sport
minore della Federazione Italiana Giuoco
calcio. Riorendo il calcio nel dopoguerra,
anche l’attività arbitrale seguì una ripresa
decisa.
A
veva qualcosa del missionario, dell’apostolo dello sport di provincia. Partiva
in bicicletta, dalla sua Villar Perosa, per raggiungere l’oratorio San Domenico in
Pinerolo per tenere lezione a tre o quattro aspiranti arbitri; bello o brutto tempo,
lui c’era sempre, puntuale.
Non erano molti quelli come Giacomo
Micca, impiegato delle Ofcine RIV e segretario dell’Unione sportiva aziendale, che
al proprio attivo potessero vantare una
multiforme attività in favore dello Sport con
ammirevole dedizione.
Arbitro, Commissario speciale, incaricato degli Arbitri pinerolesi dal 1938 al 1952
(un record), membro di quello che allora si
deniva il Comitato Sezione Propaganda,
dirigente della Società sportiva Villarese,
acuto scrittore di cose sportive, responsabile del Comitato locale della Federazione
Italiana Atletica Leggera, Giacomo Micca
era un intenditore non certo superciale
di numerose discipline sportive, sempre
disponibile. Aveva raggiunto la Serie C
anteguerra e fu il primo arbitro benemerito del comprensorio pinerolese.
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A.I.A.
ARBITRI POST LIBERAZIONE.
Allemandi, Doria, Ferrero, Bosio, Raimondo di Pinerolo, Negro di Torre Pellice,
Spinoni di Barge erano gli arbitri emergenti. Una notazione patetica, deamicissiana:
Maglio, quando dirigeva a Torino (le designazioni di allora erano al massimo per il
territorio metropolitano, la cintura torinese
e le province connanti, con viaggio in ferrovia), si portava il glioletto che frequentava appena le scuole elementari: “stai appoggiato alla rete metallica e cerca di imparare
da tuo padre”.
Ed anche una nota di colore: Spinoni
partiva da Barge in ore antelucane sul primo treno per Torino. Era comandante delle
guardie municipali e si presentava sempre
in divisa da maresciallo, un bel portamento
con quel mantello blu, copricapo con fregi
d’oro, diceva che tale abbigliamento incuteva rispetto. Quando non poteva essere
presente alle riunioni tecniche obbligatorie
mandava sempre la giusticazione scritta,
come prescriveva il regolamento associativo di quel periodo.
Altre leve della generazione arbitrale del
dopoguerra: Franco Pasquet, di Torre Pellice, scattante, mezzofondista, poteva fare di
corsa Torre Pellice – Pinerolo. Marchesa
Rossi Elios, maestro elementare a Cavour,
diresse a Torino e l’altoparlante annunciò
dopo le formazioni: “dirige l’incontro il
signor marchese Rossi di Cavour ”.
DIFFICOLTÀ CON TORINO.
Il 1° maggio 1955 sostennero gli esami
in Asti i geometri Gilli, Palazzina ed Addamo studente di ragioneria; aumentava, poco
a poco, l’organico degli arbitri Pinerolesi,
ma la costituzione della Sezione era ancora
nel libro dei sogni. E’ il caso di riprendere,
senza polemica alcuna, del resto è trascorso
mezzo secolo,qualche osservazione concernente i rapporti dei subalpini con la casamadre di Torino, la sezione degli arbitri “
Enrico Canfari ”.
Spinoni,
Bertone,
Ferrero
La dirigenza torinese considerava ancora
Pinerolo piuttosto provincia, privilegiando
sempre i colleghi metropolitani. I pinerolesi,
del resto, si trovavano in difcoltà grave a
frequentare le lezioni tecniche sul regolamento tenute in ore serali presso la sezione
torinese. Erano motivi validi di lavoro, di
studio, soprattutto di scomodità di orari dei
mezzi pubblici.
L’anelito di istituire in Pinerolo una sezione di arbitri era sembrato a volte chimera,
spesso permeata di speranza, stava per diventare realtà. Piero Ferrero rappresentava
la bandiera degli arbitri, era indubbiamente
il più attivo, eroicamente tenace. Conosceva
bene i dirigenti di Torino, colleghi suoi di
arbitraggio. Non si arrese mai, seppe entusiasmare i giovani, in un’opera di proselitismo intelligente continuata dai successori
alla presidenza.
LA PROVINCIA SI ESALTA.
Nell’autunno del 1955 Ferrero realizzava un altro corso, forte di ben 21 aspiranti; la Commissione esaminatrice era di
prim’ordine, oltre tutto gente che comprendeva l’esigenza degli arbitri pinerolesi:
l’avvocato Bertone, presidente della sezione
di Cuneo e dirigente nazionale dell’AIA, il
prof. Osvaldo Savio di Torino, arbitro internazionale, Domenico Giari, duciario arbitri regionale. Era il 28 gennaio 1956, anno
storico, 17 promossi. Il fatidico numero di
30, indispensabile per costituire una nuova
sezione, veniva raggiunto.
La provincia si esaltò, giustamente; venne rivolta formale istanza alla presidenza
nazionale dell’Associazione (l’avvocato
Bertone di Cuneo, amico personale di Ferrero, fu un buon padrino in sede romana).
Senonchè le trattative con Roma e con la
casamadre di Torino non furono poi così
semplici, come si potesse pensare sulle ali
dell’entusiasmo estivo.
Piero Ferrero viaggiò più volte a Cuneo presso l’amico Bertone, Consigliere
nazionale dell’AIA; certo è che Torino mal
si rassegnava a perdere ben 30 iscritti. Finalmente, dopo tante resistenze, altalena di
speranze e di illusioni, il comunicato n. 1
dell’ 11 agosto 1956 della Presidenza AIA
istituiva la sezione arbitrale di Pinerolo. Si
volle intitolarla alla memoria di Dario Martin (Martin III), già calciatore del Pinerolo,
del Torino, prestigioso anche nella nazionale azzurra.
E SI FA FESTA.
In quelle serate di stelle cadenti il sorriso
di Ferrero gli rischiarava gli occhi, nelle
sue parole alla buona, di uomo onesto, era il
palpito di un’anima leale e generosa, gentile
e forte ad un tempo, devota all’amicizia, alla
riconoscenza, agli affetti più puri. Euforia
nella famiglia arbitrale pinerolese per la
sospirata ed ora conquistata autonomia. Si
volle anche il gagliardetto: nel cerchio di
“Associazione Italiana Arbitri ” era scritto
“Sezione Martin III di Pinerolo”.
Se “l’operazione Ferrero” non fosse riuscita, sarebbe stato il crepuscolo degli arbitri di questa terra fatta di uomini che hanno
creduto nei valori dello sport e che allo
sport hanno offerto intelligenza ed energie.
Non si perse tempo; già il 9 settembre 1956
era eletto il primo Consiglio Direttivo Sezionale con Ferrero presidente, Cavallo segretario, Doria, Gabbio e Gilli consiglieri.
Ferrero riceve il gagliardetto della Sezione dai F.lli Martin
La domenica 13 settembre Pinerolo
ospitò un raduno regionale degli arbitri in
occasione dell’inaugurazione della nuova
sezione pedemontana.
Per un certo numero di anni le famiglie
Martin attribuirono un premio, una medaglia d’oro, al miglior arbitro della sezione.
In seguito, su disposizione dell’AIA centrale le sezioni arbitrali dovevano solo portare
il nome della Città, senza altri riferimenti.
Torino abbandonò il nome prestigioso di
Enrico Canfari. Pinerolo, con riluttanza ed
amarezza, quello del meraviglioso giocatore
azzurro Dario Martin.
DELFINO DI PIERO FERRERO.
Aitante, distinto, brillante, era un giovane arbitro che prometteva; Antonio Cavallo,
conosceva alla perfezione il regolamento e
lo applicava con perspicacia. Venne designato a dirigere gare di notevole rilievo su
scala regionale ed interregionale. Una meteora. Lasciò l’attività per ragioni di studio
e divenne un bravo avvocato penalista.
La sezione contava oltre 30 arbitri, solido il suo impianto organizzativo, alcuni
elementi promettevano tecnicamente assai
bene. Questi rimpiazzavano i colleghi che
per motivi diversi avevano, ahimè, denitivamente sistemato in guardaroba la vecchia
divisa nera bordata di azzurro. Quella giacca 13
a due bottoni stava cedendo il posto
alla casacca sempre nera, più pratica.
A.I.A.
F
in da giovane Piero Ferrero praticò lo sport più povero e più bello, quello sport
che richiede il sacricio e la volontà tenace. Fu cultore dell’atletica leggera, la praticò quando i premi erano medagliette piuttosto modeste.
Piero era convinto che lo sport, portando l’uomo lontano dalle fatiche e dalle
preoccupazioni quotidiane, lo ricreava spiritualmente, che rifornendolo di energie
siche gli presentava la vita sotto un aspetto più sereno, gioioso, umano. Aveva un
carattere meraviglioso Piero Ferrero; le grandi virtù umane le possedeva tutte: vuoi
come atleta, vuoi come dirigente del Comitato zonale del Centro Sportivo Italiano,
vuoi come Arbitro e Presidente. Virtù umane come la pazienza, la bontà d’animo, la
perseveranza, l’umiltà nell’accettare un giudizio, il lavorare disinteressato. Un uomo
che ha costruito, eroicamente tenace, con intelligenza ed entusiasmo.
Arbitro Benemerito, fu il primo Presidente del Comitato Locale della FIGC.
L’onoricenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana l’aveva meritata ampiamente.
Pierangelo BONETTO
In quella piccola schiera di arbitri fondatori della sezione, Pierangelo Bonetto rivelò
di possedere grandi doti di organizzatore
del calcio giovanile. Anche lui fedelissimo
alla scuola di Piero Ferrero.
Arbitrò al massimo livello regionale,
facendosi ammirare per le qualità atletiche
unite a stile ed eleganza.
Bonetto volle bene ai giovani calciato-
ri, convinto che rappresentavano il grande
vivaio per la squadra cittadina che allora
militava in serie D (gli anni di Pierangelo
arbitro dal 1956 al 1968).
Fondò il “Granata Boys” che nella storia
del calcio pinerolese contò parecchio, diede
smalto al settore giovanile organizzando
quel “Quadrangolare dell’Amicizia” cui
partecipava annualmente anche una squadra
giovanile straniera.
Un incidente d’auto e Pierangelo morì prematuramente
lasciando a tanti amici di sport gli
ideali in cui credeva.
MIGLIORA LA SEZIONE.
1965 - Rostagno, Bonetto, Gianre al campo sportivo “Barbieri” di Pinerolo
Erano gli anni di Ameduri,
Bolzoni, Bonetto, Cirri, Comorio,
Gabbio, Gianre, Passet, Carlo Pronotto. Questi, dopo aver lasciato
l’AIA divenne prima Presidente
del Comitato locale di Pinerolo
della F.I.G.C. e poi segretario del
Comitato regionale del Settore
Giovanile e scolastico. Rivò,
Rostagno, Scaraa, Tappero, Trombotto,
Ubino e Vaglienti, tutti partecipi al consolidamento della sezione.
Gli arbitri si ritrovavano a volte anche in
sedi di fortuna, i corsi per aspiranti arbitri si
svolgevano in aule parrocchiali. Si incontravano per le riunioni tecniche, discutevano
delle regole del gioco, si scambiavano espe-
rienze, i più giovani si consigliavano con i
colleghi anziani.
Erano i primi anni di un clima associativo che migliorava, anni della ducia, dai
risultati lusinghieri, timidi accenni, è vero,
nella certezza che la classe arbitrale pinerolese poteva assolvere con dignità al suo
mandato.
Villar Perosa, titolari e riserve della Juventus - 1960: dirige Gilli con i quardalinee Cirri e Gianre
TRA SENATORI E RAMPANTI.
Vent’anni durò la presidenza di Piero
Ferrero, dalla costituzione della sezione al
1976. Tullio Cirri è stato il successore; con
lui collaboratori leali, generosi e capaci.
Vennero chiamati a far parte del Consiglio
direttivo sezionale nei 12 anni di presidenza: Ameduri, Di Mauro, Passet, Falca,
Pittino, Vignolo, colleghi che ricoprirono
e ricoprono tutt’ora incarichi sezionali di
prestigio.
Cirri dimostrò da subito la caparbietà del
perito industriale di una volta, conservando
nell’incarico di prestigio quel “ giget ” degli
anni dell’adolescenza. Può essere considerato il legamento storico tra la vecchia guardia
degli arbitri senatori e le nuove entusiaste
leve dei rampanti. La carica di Consigliere
comunale, e per brevi periodi di Assessore
della Città di Pinerolo, consentì a Cirri di
portare avanti il progetto di dotare di una
sede le società sportive, e quindi anche l’associazione arbitri che contava ormai quasi
un centinaio di iscritti.
La sezione di Pinerolo acquistava prestigio e Tullio Cirri venne chiamato alla vice
presidenza regionale.
Spiritoso, pronto alla battuta, buon polemista, dimostrava di agire con saggezza,
con un certo acume psicologico-pedagogico. Dirigente delle Industrie Pininfarina
aveva portato in sezione un certo stile
manageriale; e quando doveva riettere
15
su qualcosa di impegnativo si ritirava nell’agreste residenza dell’incantevole e
naturale costiera di Abbadia Alpina,
A.I.A.
ridente frazione di Pinerolo alle porte della
val Chisone condividendo i versi di Angelo
Brofferio “statne sol ‘n to’ canton, guarda
‘l mond e fa ‘d cansson” (stai solo nel tuo
angolo, guarda il mondo e fai canzoni). Perché, pochi lo sanno, ma Cirri è anche artista.
Di lassù scorgeva nella piana verso il Chisone quel rettangolo di gioco che lui aveva perorato, riettendo che il vero sport si fa oggi
ai bordi delle grandi città, nei campi di periferia, dove non si paga niente per assistere
alla partita. Comunque si trovano qui i veri
benefattori dello sport italiano, i cui nomi
non trovano posto nella cronaca dei giornali
sportivi, e tra questi anche gli arbitri.
Osservatore arbitrale, ancora attualmente
Componente la Commissione di Disciplina
regionale , ha svolto una funzione delicata
e per taluni versi curiosa: quella di accompagnatore degli arbitri internazionali per le
partite delle Coppe europee.
Tullio Cirri con gli arbitri Cecoslovacchi
e il Delegato UEFA in Torino-Aberdeen, 20-10-1993
FISCHIETTO RICCO DI STORIA.
L’amarezza di dover dire per sempre
addio a qualcosa cui si vuol bene, a quel
schietto ricco di storia, romantico compagno di tante gare, quasi un caleidoscopio
che te le fa rivedere, può provocare un sorriso.
Per Alberto Di Mauro,
Presidente
della sezione
dal 1988 al
1996, ha forse, più di altri,
il sapore della
rassegnazione
e del rimpianto. Non
ci si vuole
adagiare sulle
vie della maal “Barbieri” di Pinerolo
linconia, ma
soffermarci sulla realtà delle cose.
Di Mauro rivive i suoi ricordi in nitida
sequenza; Componente della Commissione
arbitri regionale, otto anni da Presidente,
premio nazionale Presidenza AIA quale miglior osservatore arbitrale della CAN D nel
1993/1994 e promosso alla CAN C. Sergio
Zavoli ed Enzo Biagi, in un racconto per
vecchi ragazzi annotano che “ i ricordi non
rispettano alcuna regola; nascono all’improvviso; qualche volta rimane solo un vago
rimpianto o una tranquilla rassegnazione ”.
Alberto è ora costretto a vivere di ricordi, che lo fanno sorridere, gli danno forza,
gli fanno bene al cuore. Come avvenne
nell’ultima gara quando uscito dal terreno
di gioco, quasi commosso nel dare l’ultimo
colpo di schietto, i due capitani gli corsero incontro per stringergli la mano, tanto il
vincitore quanto il perdente.
ALBO D’ORO.
Anni ’70: decennio fervido, che rafforzò
la sezione. Gli arbitri si ritrovavano in sedi
di fortuna, come quella di Via Stampini,
al piano terra, edicio da ristrutturare, che
ospitava persino sul pianerottolo un capannello di giovani per assistere alle lezioni
tecniche. Transitarono in quella angusta
sede di due stanzette dal pavimento sgan-
giovani nello stile,
nella forma, nella
tecnica arbitrale.
Anni di grande
impegno profuso
dai Dirigenti, peraltro premiato: qualcuno, alla CAN,
era arrivato (e la
selezione in questo
campo è piuttosto
dura).
Viene da pensare
al percorso nella
scuola primaria,
tanti anni fa, quando agli occupanti
Pramollo, 1974 - Incontro degli Arbitri pinerolese a ne stagione con il Presidente Regionale Rostagno
dei banchi laggiù al
gherato gli arbitri ormai seniores e juniores,
fondo dell’aula, le medaglie di condotta e
tutti avvinti da una grande passione.
di merito non arrivavano mai. Pinerolo era
Erano Baù, Montabone, Daddio, Gianegli ultimi banchi. Le medaglie sono arrichero Giovanni, Pittino, Long, Di Mauro,
vate anche qui, ne secolo scorso di buon
Scalvini, Falca, Barbero, Reale, Di Chiaro,
auspicio: la blasonata CAN ( serie A e B ) è
Fiammotto, Bruera, Pone, Gilardi, Gozzi,
anche retaggio degli arbitri pinerolesi.
Fassone, Coero Borga, Morina, Giraudo,
Per ciascuno dei nomi di quell’ideale
Cavallone, Cannetti, Bisceglia. E questi
albo d’oro sarebbe bello, simpatico e doultimi tre sono attivi Consiglieri della Severoso, dedicare un po’ di righe. Ahimè, lo
zione.
spazio che assegna l’editore ci si accorge
E’ come rileggere nomi di un albo d’oro
essere piuttosto tiranno.
e vedere slare su una ideale passerella gure che a
volte hanno quasi del leggendario. Alcune riposano
al di là dei cipressi, prematuramente scomparsi.
PERFEZIONAMENTO
Gli ultimi vent’anni del
secolo scorso rappresentarono non solo l’esplosione
della passione arbitrale (il
diagramma del numero degli arbitri in costante svettamento) ma, parallelamente,
il perfezionamento dei
Raduno di Maen (Valle d’Aosta) - 1982
Coero Borga, Bruera, Fassone, Di Mauro, Cirri, Bolzoni, Cannetti
Gariglio, Barbero, Centamore, Gilardi
17
A.I.A.
GALLERIA DI ARBITRI, TRA ATTORI E PROTAGONISTI
Occorre qui una personale notazione dell’estensore di queste note: ci si potrà
dimenticare, non certo volutamente, di aneddoti, di vicende, del percorso di qualcuno. Diceva il buon Ameduri che sono passati, in cinquant’anni, quasi 600 arbitri.
Dimenticanze, quindi, non certo fatte artatamente. Non si ha la convinzione di avere
fotografato tanti personaggi in virtuale rassegna. E’ sempre difcile scegliere.
Questi sono soltanto schizzi più o meno veloci, annotazioni frettolose, qualcuna
più concisa, altre forse più prolisse. E’ una galleria di rimembranze dove i volti, per
il trascorrere del tempo (sono 50 anni) hanno forse perso i loro contorni reali.
E’ come spigolare, trovi sempre una spiga più bella. Questa è storia della sezione, in gure di personaggi, qualche volta attori, altre protagonisti, che hanno creduto e credono nei valori dello sport più popolare d’Italia.
Figure appena schizzate, quindi, altre più delineate, con un po’ di benevolo umorismo, che è un po’ come il sale, in un bon ton di colleganza.
Franco GAVIOLI
Ha un record assoluto: 60 anni di tessera, il suo esame da arbitro ha data 1946.
E’ sempre rimasto affezionato alla vecchia
sezione pinerolese. Qui venne come Direttore di un Istituto bancario e dal 1965,
lui torinese, venne inserito nella sezione
di Pinerolo affezionato com’era a Piero
Ferrero. Consigliere di sezione, vice Presidente, Commissario speciale alla CAD e
alla CASP. E’ anche un record essere ottua-
1981 - 25° della Sezione
Gavioli con l’allora C.A.R. Gualtiero Pane
genario come lui, che si conserva brillante
e fresco di mente. Gavioli è il più anziano
Arbitro Benemerito della Sezione.
Pietro RIVÒ
e Giuseppe UBINO
Pietro Rivò, geometra, professionista,
sanguigno. Fu persino Sindaco di Pinerolo per qualche mese nel 1990. Ma non fu
l’unico Sindaco, un altro arbitro sta vestendo la fascia tricolore al Comune di Luserna: Livio Bruera.
Essere Sindaco è un po’ come arbitrare,
ma le regole dell’arengo d’un Consiglio comunale non sono così precise come quelle
del regolamento di gioco.
Certo è che aver arbitrato gare di calcio
è per certi versi una buona scuola per un
Sindaco di paese.
Quasi il rovescio della medaglia è Giuseppe Ubino, ragioniere, bancario. Di compostezza ineccepibile, riservato. Arbitrò
alla regionale, dignitosamente. Potrebbe
scrivere qualche capitolo sulla squadra di
calcio pinerolese degli anni ruggenti. Infatti
nella storica sala del caffè Cernaia, esercizio di proprietà di Ubino padre, vennero
ospitate tante assemblee e sedute plenarie
del Pinerolo F.C. Non solo, ma anche le
prime riunioni tecniche, quasi carbonare,
tenute con tanto zelo da Piero Ferrero, si
svolsero nel salone al primo piano del caffè
Cernaia, al numero civico 34 di corso Torino, locale che ormai ha lasciato il posto
alla Trattoria dei Zappatori.
Dopo gli anni di arbitro Ubino si dedicò
alla passione di cronometrista ufciale per
la Federazione Italiana Cronometristi. In
quarant’anni ha svolto 1596 servizi, ed è
ancora in attività. Competizioni di grido:
dai concorsi ippici internazionali agli sport
invernali, dall’automobilismo nei rallies ai
motocross, dall’atletica all’hockey. E’ cronometrista benemerito.
Alberto GIANRE
e Lanfranco MONTABONE
Sembrava che si facessero la spalla a
vicenda: Alberto Gianre e Lanfranco Montabone. Quando loro due entravano in
sezione si spandeva un’ondata di allegria
mista a simpatia. Facevano sorridere, loro
un po’ guasconi e un po’ gigioni. Ma dirigevano bene, sapevano imporsi con dignità.
Appartenevano a due mondi così diversi,
eppure avevano tanto in comune. Alberto
nell’industria meccanica, Lanfranco nell’esercito italiano come maresciallo maggiore del Nizza Cavalleria.
Piero TAPPERO
e Piero VAGLIENTI
I loro cognomi fanno TV e con un po’ di
fantasia si può pensare a due facce televisive. Una bella faccia sorridente il primo,
quasi da attore brillante, da attore drammatico il secondo, alla Charles Bronson.
Li accomuna non solo il nome di battesimo, ma una ricca attività di sport.
Tappero, dopo anni di direttore di gara,
è stato allenatore di squadre giovanili ed
ora selezionatore delle rappresentative
del Comitato di Pinerolo. Quando era dipendente della RIV SKF riusciva persino
simpatico ai padroni svedesi, lui estroverso
com’era in fabbrica, aumentava le quotazioni di lunedì, perché i suoi commenti sulle
domenicali partite erano preziosi come del
resto la sua perfetta organizzazione delle
gare aziendali.
Vaglienti ha sempre avuto un aspetto
riessivo. E’ buono come il pane. Del resto,
quello stile serioso è tipico del ruolo di Giudice sportivo. Da circa venticinque anni sta
svolgendo con grande saggezza la delicata
funzione di comminare multe alle società e
giornate di squalica ai giocatori in base ai
rapporti arbitrali redatti dagli arbitri pinerolesi.
Tutte e due, “TV Pieri”, Componenti del
Comitato di Pinerolo della F.I.G.C.
1972
Finale del Torneo
“San Luigi”
Giovanni Giachero
con Del Sorbo
e Montabone
ed i Capitani
delle due squadre
19
A.I.A.
Sergio BOLZONI
E’ un altro di quelli dalla lunga milizia
e dalla poliedrica ricchezza di incarichi.
Anche lui della “municipalità” di Abbadia
Alpina (il Comune venne accorpato a Pinerolo nel 1922) come Cirri, Gianre, Caneparo, Buttiero e Rosano. Bolzoni arrivò prima
alla Commissione Arbitri Semiprofessionisti,
anni settanta, quando la sezione si irrobustiva, poi guardalinee alla Commissione Arbitri Nazionale di serie C, Revisore e Consigliere sezionale, Vice Presidente e designatore degli arbitri pinerolesi per dieci anni,
no al 1987 alla soglia della benemerenza,
quando decise di lasciare l’Associazione.
Da allora è il Segretario del Pinerolo F.C.
Falca con Scalvini e Bolzoni
Gianni LONG
Arbitrò all’inizio degli ani ’70, poi si
trasferì a Roma, una carriera fulgida: referendario alla Camera dei Deputati e membro di delegazioni per missioni all’estero
di alcuni ministeri. Nella Capitale fu Componente della Commissione dei sette Saggi
per la redazione dell’aspetto giuridico dello
Statuto delle Società Semiprofessionistiche
della Federcalcio, Componente la Commissione di Disciplina nazionale. Brillante
nello stile, nella parlata, con quella erre un
po’ rotonda che gli dava tono. Letterato e
uomo di cultura, non sono tanti. È Arbitro
benemerito
Gianfranco PASSET
Figlio d’arte, o quasi, provenendo dalla
scuola di papà Dante, appassionato dirigente di società nell’immediato dopoguerra
(Ardens, Virus, Virens) e del Comitato locale del Centro Sportivo Italiano (in salda
amicizia ed attività con Piero Ferrero).
Arbitro
a livello regionale in
promozione
ed eccellenza
e poi osservatore arbitrale,
Passet è stato
prima vice
ed in seguito
Presidente
della sezione.
L’impegno
più delicato
ed oneroso
1981 - 25° della Sezione
è quello di
Passet con Gonella e Signora
predisporre
le designazioni arbitrali per le oltre 50 partite settimanali dei campionati giovanili e
dilettantistici no alla seconda categoria del
pinerolese e del cuneese.
Lavora in silenzio e competenza, conscio
che le migliori fortune del calcio italiano
stanno nei giovani, per questo venne premiato nel 2002 dal Sindaco della Citta di
Pinerolo per la quasi cinquantennale attività
a favore dello Sport e degli arbitri pinerolesi. Forse, c’è solo Gianfranco che riesce a
sdrammatizzare le situazioni. E’ il suo carattere, è un buono. Qualcuno gli telefona: “non
posso accettare domenica”. La volta successiva, altra designazione, stessa risposta. E lui
perdona, con un mezzo sorriso. “Sono ragazzi, miglioreranno” sussurra tra sé e sé.
Avrebbe potuto ricandidarsi alla presidenza, ma nel 2000 volle lasciare il bastone
del comando a Guido Falca per continuare
nell’impegnativo compito di designatore
arbitrale.