Italiani brutta gente. Nel calcio e in guerra

Transcript

Italiani brutta gente. Nel calcio e in guerra
Italiani brutta gente. Nel calcio e in guerra - Massimo Fini
Quando giocano le nostre squadre di club o la Nazionale io tengo sempre agli avversari. Perchè
gli italiani mi sono odiosi. Non per ragioni leghiste, ma perché non sanno mai perdere con un
minimo di eleganza, con quel fair-play che è il motivo e l'essenza stessa del gIocare. La cosa si
è puntualmente ripetuta dopo la sconfitta della Juventus col Borussia nella finale di Coppa dei
Campioni. Quella sera una Juventus poco in palla proprio nei suoi uomini-sicurezza (Ferrara,
Montero, Peruzzi) ha ceduto ad un buon Borussia dove alcuni «scarti» del miliardario e
indecente campionato italiano hanno fatto la differenza: il sontuoso libero Sammer (ex Inter), il
vecchio gladiatore Kholer (ex Juve) e Kalle Riedle (ex Lazio) un formidabile saltatore d'area che
di testa ha mandato alle spalle dell'impietrito Peruzzi un pallone che pareva un siluro. Il risultato
finale, tre a uno, è di quelli che non ammettono discussioni. Sarebbe stato bello che gli italiani
avessero riconosciuto, oltre che la loro giornata storta, il valore e il merito degli avversari. E
invece no. Ha cominciato un livido Bettega che con occhi torbidi e fare allusivo, ha detto:
«Siamo stati battuti da una Federazione più potente di noi». E non si rendeva conto che in
questo modo non squalificava e infangava solo la vittoria d'occasione del Borussia ma anche
quella della sua squadra, nelle Coppe e in campionato, perché se tutto deve essere ridotto,
come pare ritenere Bettega, al «peso politico» nessuno ne ha più di una società che fa capo
alla Fiat. Ma, evidentemente, omnia sozza sozzis: chi è losco, ed è abituato a pensare e ad
agire in termini loschi, crede che tutti siano come lui. In rinforzo a Bettega sono subito
intervenuti, con servile lascivia, i telecronisti Longhi e Daguanno che a suffragio della sua tesi
hanno ricordato gli arbitraggi di Germania-Italia agli ultimi Europei e di Inter- Shalke 04 nella
finale di ritorno di Coppa Uefa. Il tutto condito con lazzi ( «non ci vede», «è cieco», eccetera) e
insinuazioni pesantissime sull'arbitro Sandor Puhl, colpevole di aver negato alla Juventus
nientemeno che tre rigori e un gol. Isterismi da dopo partita? Niente affatto. Il giorno seguente,
a mente fredda, sull'autorevolissimo Corriere della Sera, giornale della Fiat, Giorgio Tosatti
scriveva: «L'arbitro Puhl confermava i miei timori sullo scarso potere italiano nell'Uefa dove
cresce l'influenza tedesca. Dopo le ingiustizie patite dall'Inter con lo Schalke 04, alla Juve
toccava la stessa medicina». lo ho visto sia Germania-Italia che Inter-Schalke,O4 che
Borussia-Juventus. Nella prima partita non ricordo alcun arbitraggio ai nostri danni ma solo che
ci eravamo andati a ficcare in una situazione difficilissima per aver perso con la Repubblica
Ceca, che avevamo affrontato con la supponenza che ci prende quando abbiamo davanti una
squadra ritenuta inferiore. L'arbitraggio dello spagnolo Garcia Aranda in Inter-Schalke 04 è
stato perfetto. Certo non ha concesso nulla alla squadra di casa, è stato davvero imparziale e
questo non può andar giù agli italiani che si aspettano sempre il favore, la spintarella, la
strizzatina complice, che sono soliti procurare agli arbitri anche le puttane e sulla cui bandiera
nazionale c' è, come stemma, la bustarella. Aranda, evidentemente, non era in vendita. In
quanto a Puhl, non ha concesso, al primo minuto, un probabile rigore alla Juventus. Un errore
-se tale è stato -che un arbitro, come un calciatore, può sempre commettere e che va accettato
senza mettere in piedi la sarabanda delle insinuazioni, delle calunnie, degli ammiccamenti
mafiosi per giustificare la propria sconfitta e delegittimare scorrettamente la vittoria degli
avversari. Questo discorso sul calcio può apparire ozioso ma in realtà segnala quello che,
insieme alla retorica, è il carattere più ripugnante del popolo italiano: la profonda slealtà. Che
poi si trascina dietro i suoi corollari: la furbizia, la vigliaccheria, la mancanza di dignità,
l'incapacità di assumersi le proprie responsabilità. L'intera nostra storia nazionale è
caratterizzata dalla slealtà. Se dai campi di gioco passiamo, per esempio, alla guerra (di cui
1/2
Italiani brutta gente. Nel calcio e in guerra - Massimo Fini
peraltro il calcio è una metafora) vediamo che noi abbiamo iniziato i due ultimi conflitti mondiali
da una parte e li abbiamo finiti dall' altra, quella dei vincitori, pugnalando alle spalle i nostri
alleati. Eppoi siamo ancora qui a frignare perché l'esercito tedesco in Italia non si è comportato
in modo molto educato. Voltare le spalle è una delle prerogative nazionali. Ed in fondo è quanto
è successo, a livelli infimi ma non per questo meno significativi, anche l' altra sera. In apertura
di partita il telecronista di Canale 5, Sandro Piccinini, aveva definito Sandor Puhl, che la nostra
Federazione aveva accettato non perché bravo ma in quanto ritenuto «amico», «il migliore
arbitro del mondo». Dopo la partita è diventato, fulmineamente, il peggiore.
2/2