lezionario - metti un verso nel pc
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Andrea Gerardo Nappi lezionario 21 poesie + 2 FM online FM online @ @ © 2010 Andrea Gerardo Nappi Lezionario fa parte del progetto poetico A mille miglia da Damasco – La voce rauca di Dio 1 È chiaro tutti vengono guardati chi più chi meno: il Colosseo il Pantheon l’Acropoli di Atene i Templi di Paestum le Piramidi il Taj Mahal e tutte le meraviglie del mondo ma resto io l’opera più guardata ammirata, fotografata, ripresa di tutti i tempi Per difendermi dall’assalto 3 dei fans mi hanno protetto con una grande muraglia di vetro Non sono d’accordo mi piace il respiro del pubblico ma il direttore ha deciso altrimenti Ho protestato con i funzionari di Stato e continuerò a farlo finché i tarli non mi consumeranno Io sono la Cornice quattro semplici pezzi di legno incollati gli uni agli altri eppure il mondo non riesce a vivere senza di me mi acclama mi applaude si commuove forse, però, sarebbe ora di cambiare qualcosa 4 Convivere con questa scema (che dal centro mi sorride beffarda) non mi diverte affatto È bruttina non sa di sesso rovina la mia immagine e quella del museo Domani ne parlo con il direttore io sono la Cornice mi darà ascolto dovrà farlo Io sono l’opera più amata al mondo. 5 2 Da bambino facevo sogni da bambino piccini picciò Mi sdraiavo per terra con la schiena appoggiata a un muro mi toglievo le scarpe e sognavo di diventare un mendicante A scuola andavo di malavoglia un po’ perché ero tardo ad apprendere un po’ per ripicca perché mi avevano tagliato i capelli (una sorta di castrazione) e svogliato com’ero 6 invece di seguire il dettato della Maestra guardavo al di là della strada i muratori che sistemavano un terrazzino e sognavo la pala e la calce pur di non imparare la tabellina del tre Da bambino facevo sogni da bambino erano i miei genitori delusi dalla loro vita a sperare per me in una carriera da chirurgo da avvocato da impiegato della Rai “Perché della televisione nessuno potrà più fare a meno. Studia, figlio mio.” Sulle giostre ci avrei passato una vita e sognavo di fare il giostraio o lo zingaro perché tutti ne avevano paura e quando veniva il Circo sognavo di pulire la merda agli elefanti pur di girare lontano dai miei parenti Se mi svegliavo presto 7 sognavo a occhi aperti di fare lo spazzino perché all’alba era lui a dare luce alle strade Quando mi rigiravo nel letto in preda all’insonnia sognavo di essere un ghiro stanco mai di dormire Sognavo di diventare una poltrona per stare incollato al culo di Lucietta mia cugina senza che i suoi fratelli mi scoprissero e mi riempissero di botte Sognavo di diventare una forchetta un coltello ma mai un cucchiaio sognavo di diventare un monopattino una pallina da ping pong 8 ma mai un pallone di cuoio Sognavo di essere Dio e forse lo ero per davvero perché vivevo in tutte le cose senza sentirne il peso e l’angoscia. 9 3 Abita di fronte due piccole finestre che guardano le mie Su un davanzale un vaso di gerani sull’altro una bambola rotta Stesi su una cordicella ad asciugare un perizoma nero, uno bianco e un reggiseno rosso Abita di fronte da mesi ma non conosco il suo volto 10 il timbro della sua voce non la vedo mai Il mio sguardo intercetta solo pentole e tegami messi a sgocciolare sul lavello una scopa appoggiata al muro e un ricettario sul tavolo Solo di sera di tanto in tanto in un rettangolo di luce appaiono due manine svelte che puliscono foglie di insalata tagliano pomodori rossi a fette Sono mani piccole di una donna di certo non alta quasi insignificante ma eccitante perché dorme si doccia si spoglia a solo tre metri da me lo spazio di un vialetto 11 Sul suo tetto passeggia sempre un piccione impiccione che mi controlla “Attento a te!” Sono giorni ormai che passo ore alle mie finestre cercando di dare un volto a quelle mani Lo so potrei aspettarla giù al suo palazzo ma non avrebbe senso è questa attesa che mi gasa sapere che lei c’è eppure non c’è il visibile che resta solo per me invisibile Oggi ho rubato uno dei suoi perizoma tirandolo via dalla cordicella che unisce le nostre casette l’ho tenuto sul mio sesso sporcandolo con il mio sperma La prima idea è stata di rimetterlo 12 così stropicciato sulla cordicella per provocare una sua reazione per vedere se incazzandosi si sarebbe spinta fuori dal davanzale poi vigliacco l’ho conservato tra le mie mistiche poesie Solo il piccione conosce la verità ma lui non è fesso sa che è meglio non fare la spia se vuole continuare a passeggiare tranquillo sul tetto della mia dirimpettaia. 13 4 Ti ho persa tra gli annunci dei treni Da casa hai portato via solo un piccolo libro di Madame du Châtelet Discorso sulla felicità Hai deciso di lasciarmi strappandomi il cuore dal petto dopo una notte d’amore quando scemo come un limone ti ho chiesto “Quando ti rivedrò?” “Mai. Mai più,” hai urlato 14 “Perché?” “Perché con te mi annoio…” e ti sei alzata dal letto indossando prima il reggiseno e poi le mutandine prima i jeans del maglione calzando le scarpe dopo aver recuperato la valigia Stremato sono rimasto sul letto guardando la tua danza che mi condannava a morte ma la forza di fermarti non l’ho avuta “Con te mi annoio!” È una cosa terribile da dire a un uomo gli puoi segare le palle ma dal profondo del mio animo ti ho dato ragione e vestendomi ho insistito per accompagnarti alla stazione Sei partita senza voltarti indietro con me che aspettavo invano un tuo gesto una carezza al mio dolore 15 Difficile sarà spostarmi da questo marciapiede sono diventato un uomo di marmo con te è sparita quel po’ d’iniziativa che mi era rimasta poi, è arrivato un messaggino “Ho dimenticato le mie calze sul letto, non masturbarti troppo mentre mi aspetti.” 16 5 Appena ci lasciamo mette in scena i suoi suicidi da farsa ingoia barbiturici scaduti da anni beve un sorso di candeggina diluita con acqua cose da far ridere un clown ma che trovano stranamente sempre affetto e comprensione tra le sue compagne del collettivo lesbico che frequenta da anni anche se affamata di cazzo com’è seguace di Saffo di certo non è 17 ma è l’odio primordiale che ha per tutti gli uomini a guidare intimamente le sue mosse Quando mi tradisce è sempre colpa mia “Ti ho visto, sai sciacallo, mentre sul bus ti strusciavi al culetto di quella ragazzina, vestita di rosso. Sei un depravato. Ti ho visto, anche se ero impegnata a leccare il collo al marinaio che mi stava davanti.” È una porca assassina una donna sceriffo sleale e vendicativa pronta a tradirmi a scoparsi tutti i miei amici perché una volta mi è scappato di dire che la sua vicina di casa me l’aveva fatto drizzare nel chiuso dell’ascensore “Io sono una geisha, pulita e fedele. Sono i tuoi modi che scatenano i miei ormoni.” È chiaro per lei tutti sono più tranquilli 18 più affidabili di me e tra litigi e riappacificazioni tra giuramenti e spergiuri sono tre anni che va avanti questa storia fatta di incomprensioni e competizioni È una porca però a letto è un’altra cosa Se la perdono è perché con lei faccio un sesso davvero speciale e sempre mi urla “Fermati, fermati mi fai scoppiare la fica.” E per dodici ore diventa una gattina la donna più dolce del mondo ma il resto del tempo è un inferno Quando ci diciamo addio che poi diventa addio per sempre che poi si trasforma in addio definitivo lei si dà da fare e aggraziata com’è 19 trova sempre pronto uno a sostituirmi nel letto Ne lascia uno e ne prende un altro e nell’intervallo mi telefona per controllare se sono da solo a strafarmi di seghe Quando ha a disposizione un pubblico declama, come una diva degli anni ’50 “Io non tradisco, lascio!” E mai che una volta il suo gioiello indiscreto la cosa più calda che ha saltasse su a sbugiardarla raccontando dei cazzi giornalieri di cui va a caccia per dare sfogo alla vendetta nei miei confronti da quando ha saputo che scopo Alina una sua vecchia compagna di banco Per non impazzire è andata a fare yoga è andata da uno psicologo 20 anche da un pranoterapeuta tutto inutile non riesce a dimenticarmi non riesce a consumare l’odio che mi porta Irradia pace e serenità finché non le parlano di me allora diventa una furia e si scopa il primo manichino che incontra per strada salvo poi pentirsene strappandosi i capelli danzando con le sue lacrime finché non sviene per riprendersi in un baleno e via giù a smanettare sul telefonino per inviarmi cento messaggini pieni di rancore e minacce È finita tra noi è finita per sempre sono tre mesi che non la vedo non la sento 21 Ho saputo che si sposa Si è consolata presto ora sono io a scriverle ad aspettarla, invano, sotto casa a farle squilli anonimi a lasciarle regalini in giro ma lei mi ignora è sparita chissà dove Non c’è scampo tra un uomo e una donna comunque la giri devi solo andartene via e avere la forza di ricominciare sperando che l’ultima non ti tagli quel poco di cazzo che ti è rimasto Marlene, dove sei? Chi ti fa scoppiare ora la fica? 22 6 Mi sarebbe piaciuto fare il pugile prendere a pugni il mondo intero trasformando le mie mani in linee di sangue muovermi in cento direzioni danzando sul ring tra l’urlo della folla sospendendomi tra il suono del gong e un fuori i secondi Mi sarebbe piaciuto diventare un boxeur un campione della noble art leale e spietato nel corpo a corpo però non ho mai fasciato le mie mani 23 mai ho indossato i guantoni mai ho vinto una sfida mai mi sono allenato con un punching ball ho un difetto ho sempre odiato solo me stesso Troppo per diventare un campione troppo per cercare avversari troppo anche per tentarci. 24 7 Leggendo Pinter mi taglio le vene non c’è un verso che sbaglia Compro l’opera omnia di Ungaretti e resto tutta la notte a pensare al ‘ciarlatano del cielo’ e al suo ‘cesto di rugiada’ Poi, ritorno a Bukowski mi friggo due uova mi scolo una birra e mi piscio addosso di invidia Guardo i miei grigi appunti 25 con imbarazzo sono solo sbadigli noiosi segnalibri tra una pagina e l’altra di questi funamboli che si esibiscono per me Davanti ho una finestra aperta da dove non entra un alito di pietà un refolo di vento Accaldato, sudato, disperato prima di gettarmi giù do un’occhiata a Carver leggendo di chi ‘aveva fatto carriera fino a diventare nessuno’ mentre la Szymborska mi passa i suoi ‘foglietti illustrativi’ e torno dietro dal vuoto dove ero sul punto di cadere perché c’è ancora da leggere c’è ancora da imparare Se ancora non mi suicido 26 lo devo ai miei Maestri Accidenti a loro! 27 8 Mio nonno di suo faceva il falegname Fumava il toscano e sputava nella sua sputacchiera ogni volta che davanti alla bottega passava un prete Mio nonno di suo usava la pialla, la sega la colla di pesce e poche volte il martello Mio nonno di suo si era sposato due volte la seconda quando aveva ottantacinque anni 28 con la serva di mia madre che si chiamava Antonietta e che lui di suo riuscì a sverginare così bene e a fondo che il lenzuolo sporco di sangue fu esposto come una reliquia ogni anniversario del loro felice matrimonio Noi non la chiamammo mai nonna ma solo zia Antonietta forse perché era una serva forse perché l’avevamo sempre chiamata così Mio nonno di suo beveva molto vino nero puro inchiostro e mangiava pasta e patate pane e ciliegie e i frutti dell’orto che coltivava Mio nonno di suo aveva un merlo 29 chiuso in una grande gabbia che fischiava in continuazione un motivo osceno che imbestialiva non poco i vicini di casa ma nessuno osava protestare perché lui era forte e duro come una roccia Mio nonno di suo non ci dava mai una lira ma solo chiodi cuscinetti qualche listerella di legno però non ci sgridava mai se usavamo i suoi attrezzi Mio nonno di suo si stancò di vivere a novantanove anni e morì con tutti i suoi denti in bocca guardando il merlo Ai piedi del letto c’era la sua sputacchiera perché un prete temerario era venuto a dargli l’estrema unzione. 30 9 Con un temperino faccio la punta alle mie due nuove matite B1 e HB2 e aspetto Aspetto che si faccia l’ora di cena che i miei dirimpettai chiudano le imposte che trasmettano in tv un bel film in bianco e nero e che sullo schermo appaiano Vanessa e Duchessa a cui telefono spesso masturbandomi quando loro mi accontentano baciandosi in bocca 31 Aspetto che il sonno arrivi stringendo tra le mani il mio cazzo come temendo di perderlo e mi addormento felice per risvegliarmi dopo un giro di fase rem (venti minuti circa) in preda all’angoscia spaventato dall’insonnia Cammino per la stanza avanti e indietro rifaccio la punta alle matite prendo un libro dallo scaffale cerco di leggere qualche pagina ma niente non riesco più a dormire tutto mi disturba il rumore del frigorifero che da anni dovrei cambiare il rombo di una moto lontana finanche il giro dell’universo mi stressa Tutto entra nel mio orecchio il lamento del mondo 32 il riso di una donna felice i passi furtivi di un’amante il fruscìo dei suoi capelli sul petto di un altro L’orecchio ha memoria si innamora e si dispera il rumore che ascolto che sembra friggermi in testa è solo l’affanno con cui sempre ho vissuto i miei giorni L’orecchio ha memoria mai dorme ecco perché soffro d’insonnia. 33 10 Mi tortureranno e mi metteranno sul rogo mi avveleneranno e mi frusteranno a morte mi metteranno una giova in bocca e mi caveranno gli occhi e non importa in quale ordine avverrà la condanna Mi castreranno chimicamente mi getteranno giù da una rupe mi segheranno le gambe mi taglieranno la testa e metteranno il mio cervello in un mortaio divertendosi a schiacciarlo con il pestello 34 e non importa in quale ordine avverrà la condanna Mi pugnaleranno alle spalle e spavaldi mi taglieranno la gola mi spareranno un colpo alla tempia e il mio corpo inanimato lo trascineranno in una camera a gas e non importa in quale ordine avverrà la condanna Mi faranno sbranare dai loro cani e con le mie ossa cambieranno il menù ai loro maiali mi annegheranno con una pietra al collo mi scioglieranno nell’acido mi impiccheranno a un traliccio dell’Enel mi crocifiggeranno con chiodi già usati e non importa in quale ordine avverrà la condanna La resa dei conti è prossima il tempo di bere l’ultimo caffè fumarmi l’ultima sigaretta e la condanna sarà messa in atto 35 perché ho fallito perché sono uno che perde anche quando vince perché non so tacere né ubbidire non so piegare la schiena baciare la mano chinarmi in un inchino stare al mio posto Da qualche parte qualcuno i reggenti dell’ordine si sono stancati della merda che vado spargendo in giro delle piccole verità con cui squarcio i sipari dei loro teatri dell’orrore e hanno deciso di darmi l’ultima lezione l’estrema punizione Non c’è fuga che tenga non c’è nascondiglio sicuro non c’è travestimento o plastica facciale che possa sviarli 36 è da secoli che cambio nome identità lingua lavoro sesso e misura dei coglioni loro sanno sempre come trovarmi La pena è stata decisa pronto è il castigo troppo hanno atteso, come se avessero Più paura loro a condannarmi che io a ricevere la condanna ripetendo le parole di Bruno per dare un tono letterario a tutta la faccenda Ma intanto mi alzo dal letto e vado a pisciare perché sarebbe poco elegante farmela sotto quando loro arriveranno con la mia morte con il mio assassinio o il mio suicidio scritto su un foglio 37 Vado a pisciare a farmi la barba per essere pronto è da sempre che sono pronto il libro è finito gli amori sono finiti ma è tardi anche per mostrare coraggio meglio che mi pisci addosso per essere me stesso fino in fondo Sento passi alla porta “Ci siamo?” “E l’ultimo pasto?” Me lo negate? Bene! Tutto ha più senso a stomaco vuoto Sento voci alla porta “Ci siamo?” E se per una volta potenti reggenti dell’ordine 38 non foste tanto zelanti? Perché non condannate un altro al mio posto? Non sono tanto importante sono un meschino scrivano e quando mai un poeta ha cambiato qualcosa? Ci siamo solo illusi con Gutenberg ora siamo consapevoli di essere solo sterco di Dio Su, fate i bravi andate da altri vi do io un due o tre miliardi di nomi Loro non sanno che farsene della vita non l’hanno mai sprecata per cercare la Verità peccando contro l’ordine della Natura le leggi di Dracone 39 Sono vittime perfette per la vostra condanna perché sono ciechi sciocchi innocenti “Ci siamo?” 40 11 “Ce l’hai un’idea? Cazzo, uno come te, possibile che non abbia un’idea?” Esordiscono tutti in tal modo poi mi prendono sottobraccio mi pregano di sedere al bar insistono per offrirmi un caffè “Vuoi un aperitivo? Ma no, meglio che prendi un caffè. Bene, cameriere un caffè qui per il mio amico. Per me, uno spritz all’Aperol. Su, su caro, non fare il timido, non tirarti indietro. Bevi e pensa. Fai funzionare quel cervello che ti ritrovi. Ah, l’avessi io, sarei una scuola di idee.” 41 E mi tirano per la giacca mi sommergono di complimenti mi soffocano con il loro interessato affetto “Lo sai, ho sempre pensato che sei un fenomeno, sprecato per questa piccola città. Di te racconto meraviglie in giro. Nessuno ti stima più di me, ma ora dammi un’idea, ne ho bisogno.” È difficile resistere alle loro suppliche “Non permettere che mi impicchino sotto un ponte.” “Non mi abbandonare.” “Sei l’unico in grado di salvarmi.” Per non cedere a tali accorati appelli mi distraggo mi guardo intorno perdendomi dietro l’ondeggiare di un culo perfetto il passaggio di un seno opulento poi per sfuggire alla pressione della piovra 42 dell’impostore di turno lo fisso negli occhi e sparo: “Quanto saresti disposto a pagare?” “Per cosa?” “Per l’idea.” “Sei impazzito? Ora le idee si pagano? Bella novità! Da quando in qua le idee hanno un prezzo? Le idee sono come le opere di carità, vanno spese per il prossimo. Roba da pazzi! Ti ho offerto un caffè, ti onoro con la mia amicizia. Di cosa altro vai in cerca? I soldi, caro mio, si fanno con il lavoro, non con le idee.” E alzandosi di scatto rovesciando bicchieri e tazzine si allontanano in fretta lasciandomi come sempre il conto da pagare Le idee sono come l’amore nessuno è disposto a pagarne il prezzo 43 Ecco, perché il mondo è uno stanzino buio dove si impiccano i poeti. 44 12 C’è qualcosa che ci sfugge una parola un déjà vu un’erezione maliziosa una traccia d’incanto una verità dimenticata da anni nel taschino C’è qualcosa che ci sfugge la vita che si ritira la gioia che più non si rammenda l’amore che nemmeno a comprarselo C’è qualcosa che ci sfugge e va sempre più veloce 45 mulinello nel cervello vertigine del cuore che più non si rallegra C’è qualcosa che ci sfugge accelera nel vuoto ammassa i giorni affolla la tristezza e niente più c’è da scoprire da inseguire E di quel qualcosa che ci sfugge resta solo una linea di amarezza. 46 13 Giuda, come va? Hai bevuto il cappuccino? Hai mangiato le ciambelle? Stanotte ho sognato che pescavo sulle rive del Giordano Ero finalmente felice ero sereno nei miei occhi non c’era più sangue Nulla mi distraeva i pensieri di morte li avevo lasciati a Gerusalemme 47 Tutto era fermo e innocente come nel primo giorno della Creazione Immerso nelle acque fredde del fiume mi ripetevo “Prima o poi troverò la forza di agire” Finchè ero fermo sulle rive del Giordano tu non saresti riuscito a trovare l’albero giusto a cui impiccare la tua colpa Fermo io salvo tu Poi, mi è venuto da pisciare mi sono mosso mi sono spostato controvento e solo allora i corvi si sono messi in volo. 48 14 E se ci arrendessimo adesso? Sospendendo la battaglia perché non c’è più coraggio a ingoiare un’altra sconfitta? E se restassimo fermi, chiusi in casa a consolarci con questo annuncio di gloria con questo ultimo tentativo di sfidare la sorte con la spada in mano e le pantofole ai piedi? Sì, uccidiamo l’ambizione il fare pressuppone impegno il mondo è già pieno di boria e proclami Arrendersi un attimo prima non è tanto disonorevole 49 Che il nostro impavido sguardo la smetta una volta per tutte di dare slancio alla vita entusiasmo al cuore Ma è un attimo poi torno a dare ordini Che si preparino i cavalli e si affilino le spade Tutto è pronto, tutto è deciso Andremo a combattere perché non si può essere clementi verso se stessi. 50 15 Ho preso casa nell’universo sì, sì come spiegarti? Vai al nord poi gira verso sud svolta ad ovest conta fino a mille e fai una bella inversione puntando a est sì, sì hai capito bene se ti perdi al limite mi richiami Ho preso casa nell’universo non è grande non è piccola non è di lusso ma nemmeno 51 la definerei modesta è come la volevo pochi confort e niente tv Vicini non ne ho almeno non li vedo Ogni tanto arriva qualche voce dal passato come la tua Perché, dopo anni, ti sei ricordata di me? Vuoi sapere se ti amo ancora? Che sciocca! Sai bene che non ho mai saputo rispondere a questa domanda Ora che sei quasi arrivata non distrarti con i ricordi vai qui poi salta lì muoviti a zig zag per un’ora quindi corri sempre dritto senza paura di sbagliare Se ti perdi, richiama ti aspetto per colazione Qui è tutto così tranquillo così perfetto come mai nella mia vita Mi sembra di sognare 52 Vivo senza affanni senza affitti da pagare senza sentirmi in colpa perché non pago le bollette Vivo del mio senza più ira e rancore Cara, ti sei persa? Perché non rispondi? Fai come credi in ogni dove mi troverai quando prima o poi arriverai. 53 16 In un sacchetto della spesa ho messo tagli di prima scelta di Platone frattaglie di Eraclito fegato di Gorgia un litro di Pirrone e i frutti ventosi di Agostino e ho regalato tutto a Lei (Musa a cui non importa un fico secco di essere una musa) Insieme, mentre io la spogliavo e lei mi sbottonava abbiamo riso della dialettica e delle cause finali 54 Abbiamo lasciato fare ai nostri corpi Il sacchetto prezioso l’abbiamo perso nella metropolitana Liberi dal pensiero gli orgasmi mi sono sembrati di una fattura speciale direi più completi. 55 17 Come sarà il mondo quando io non ci sarò più? Chi si innamorerà di chi? Chi scriverà l’ultimo libro? Chi spoglierà, per primo l’ultima donna? Chi la bacerà, la scoperà? Come sarà la vita quando farò il colloquio di lavoro con la morte senza un titolo di merito da esibire? Chi porterà i figli a scuola? Chi farà la spesa? Chi andrà in vacanza? Chi salirà più su un treno da pendolare? Chi alzerà la mano per rispondere 56 con un atto di verità alla prepotenza del coraggio Come sarà il tempo quando io sparirò? I cronometri continueranno a fare tic tac e le clessidre a far vomitare la sabbia? Chi fisserà più un appuntamento sull’agenda con il proprio destino di ribelle? Chi riuscirà a non sprecare la sua vita? Chi esploderà su un molo per i suoi versi ad orologeria mentre la neve di primavera assottiglierà le vene? Come sarà il mondo quando io non ci sarò più? È questa mancanza di informazione che mi rende nervoso, impaziente, colpevole di non porre fine a questa farsa che è agonia e inganno, che è follia e squarci di saggezza, che è un avviso di purezza su un lenzuolo sporco di sangue mentre intorno le iene aspettano pazienti il loro pasto. 57 18 A volte i mobili si muovono da soli respirano, sbadigliano parlano uno strano linguaggio fatto di scricchiolii e sinistri monosillabi Nelle notti d’insonnia dove la paura assale la vita i mobili diventano protagonisti di questa angoscia e i cassetti del comò cominciano a discutere tra di loro e le porte dell’armadio si fanno dispetti sbattendo l’una contro l’altra 58 e se avessi un mobile bar sono convinto che si verserebbe due dita di gin pur di stupirmi E non trovo l’interruttore della luce ingoiato dalla parete come se si fosse spostato e inciampo nelle sedie come se avessi fatto un trasloco a mia insaputa e nulla è più come prima L’insonnia è un’altra vita (dove è facile smarrirsi) il prologo della morte la fine di ogni certezza poi apro una finestra e la vita irrompe nella vita e tutto ritorna familiare semplicemente uguale a ieri e la luce delle stelle zittisce l’universo e tutte le cose che ad esso danno forma. 59 19 Socrate non scrisse nulla Pirrone nemmeno eppure il loro pensiero vive tra di noi tra un caffè e latte e due fette biscottate Troppi secoli di frastuono di sciocchi trombettieri amplificano le voci meravigliose del passato Un’eco potente che la ragione coccola e il cuore accetta ancora con sorpresa. 60 20 Preghiamo Tu che sei la nostra Verità Tu con cui viviamo in comunione Tu con cui dividiamo il nostro pane quotidiano Tu che racchiudi in te e dentro di noi tutto ciò che è che è stato e sarà Tu che sei Signore del tempo e dello spazio lasciaci un angolino dell’universo solo per noi dove l’inizio diventi fine senza il timore che tutto si ripeta 61 Preghiamo Tu che sei Immortale lascia a noi il dolore della morte ma anche il piacere della vita Tu che sei Perfetto hai un vuoto dentro di te: crei l’universo ma non ne godi Preghiamo che Tu non te ne accorga e ci lasci vivere senza la tua ossessiva presenza (Impara a vivere un po’ da solo) Tu che sei presente nei nostri errori nei nostri peccati preghiamo perché Tu non cada in tentazione perché noi non sapremmo come perdonarti Preghiamo perché tutto resti nell’ordine delle cose 62 Preghiamo perché ognuno resti nel proprio campo Preghiamo perché Tu capisca che siamo diversi come diversi sono l’aquila e il delfino e tali dobbiamo restare Tu sei Dio e noi siamo uomini non c’è somiglianza Convinciti, fattene una ragione non sei nostro Padre e mai lo sarai non c’è tra noi connivenza non c’è passaggio di conoscenza Preghiamo perché Tu resti Onnipotente e noi limitati Preghiamo perché ogni tanto anche Tu avverta il bisogno di pregare. 63 21 Tu lavori una vita studi ore, giorni e notti ti sforzi di restare un alunno anche quando ti acclamano come maestro. Scrivi, scolpisci, disegni diventi l’erede di Mozart rilasci interviste in tv la tua opera disegna il destino di tanti. Spieghi al mondo la bellezza di Babilonia sveli il segreto delle Sibille 64 inventi internet e il lexodan (anche se niente uccide la tua insonnia). Seduci tutte le donne che incontri ma al tuo funerale vengono solo quelle che mai hai amato e sempre dimenticato litigando con tutti in nome di un principio rinunciando alla gloria per la verità e la libertà dormendo in una soffitta bevendo vino in cartone (senza mai lamentarti) rispettando gli impegni verso tutti anche se nessuno li rispetta con te. E dopo decenni dalla tua scomparsa per assenza di fantasia o per eccesso di riconoscenza un tuo fan un geometra di un comune sperduto nelle valli della laguna sceglie il tuo nome per battezzare 65 una rotonda, uno slargo. E tu ti vomiti addosso (ora per l’eternità) perché non sai se riuscirai a farlo poi in un altro al di là. Vivere è davvero inutile e pericoloso 66 22 Stai tranquilla quando verrà la morte io sarò da un’altra parte. Solo nei gesti nella voce e nello sguardo qualcosa ricorderà la mia assenza che tu credi sia distanza. Ma io sono sempre lì discreto, sull’uscio con la biro tra i denti solo che tu non sai più come trovarmi. 67 Ma non temere con il tempo imparerari a farlo e tornerai a essere mia. 68 23 Onnipotenti editori stanchi dei soliti poeti ufficiali, beneducati che producono un verso decente ogni secolo? Stanchi di pubblicare i soliti nomi poeti laccati dal verso incantato? Stanchi di vendere detersivi in rima e poesia avariata? Ecco qui, a portata di mano il riscatto per i vostri peccati editoriali: pagine blasfeme, furiose avvelenate dal rancore. 69 Dopo decenni di pubblicazioni con editori quasi clandestini (tanta passione ma poca distribuzione) per me è arrivato il momento di esporre sulla porta di casa l’insegna di Poeta (anche se un po’ mi vergogno). Onnipotenti editori tra voi c’è uno pronto a pubblicare un poeta irritante, eretico, errante? Uno pronto a farsi bruciare in Campo pur di dare luce ai propri versi? Siete pronti a provocare uno scisma nell’editoria lasciando sugli scaffali la poesia fasulla e pubblicando finalmente quella carnale? In qualche stanza è rimasto un po’ di coraggio o è diventato tutto una melassa? Sono esperto di editoria so come procede la faccenda ma voglio ancora illudermi che ci sia un redattore non sbadato da qualche parte. 70 Onnipotenti editori suvvia, decidete una volta di correre il rischio. Basta bere spritz un po’ di cicuta aiuta a diventare grandi. Aspetto 71 72