Giovani in Ricerca TESTO di Damiano Borella

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Giovani in Ricerca TESTO di Damiano Borella
Chi trova un amico...lo trova al computer!
Passano gli anni e anche le mode, ma sembra che una di queste stenti a tramontare, anzi sembra diffondersi di giorno
in giorno sempre di più, specialmente tra i giovani. Stiamo parlando di Facebook e degli altri più famosi social network.
Sì, proprio così,questi ultimi appaiono come una "moda", una sorta di gara tra coloro che hanno il “profilo” più bello o
tra chi ha più amici.
Proprio a riguardo, abbiamo sentito il parere dei ragazzi di una classe seconda del nostro istituto (ITC Romagnosi di
Piacenza) e, alla faccia di chi dice "ci sono sempre di mezzo anche loro?!", dei loro genitori.
Ecco cosa è emerso dal semplice questionario che abbiamo somministrato.
Partiamo dai più giovani. Alla nostra prima domanda: "Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando hai sentito
parlare di Facebook o di qualsiasi altro social network?", la stragrande maggioranza ha risposto che inizialmente non
sapeva di cosa si trattasse e pensavano che fosse un passatempo inutile, una
perdita di tempo, ma successivamente molti si sono ricreduti sostenendo che è un
modo facile e gratuito di comunicazione, utile per allargare le proprie conoscenze e
stare in contatto con amici e parenti; ben l'84%, infatti, ha affermato di essere
riuscito a rimanere in contatto con amici lontani.
Per capire il valore che i nostri ragazzi danno all'amicizia abbiamo provato a
chiedere quali fossero le qualità che dovrebbe avere il l'amico/a ideale. Non c'è
stata una scheda che non presentasse la parola: sincerità.
E da qui parte la critica: come si può affermare che la sincerità sia un il valore
indispensabile di un vero amico per poi frequentarsi dietro uno schermo?!
Le generazioni stanno cambiando, è incredibile vedere che il 45% dei nostri ragazzi preferisce passare il pomeriggio
davanti al computer, piuttosto che uscire con gli amici. Sembrano ormai lontane le infinite chiacchierate davanti a
casa, con la cena già pronta in tavola e la mamma che continua a ripetere:"Sbrigati che si raffredda!".
Altro fatto piuttosto curioso: di solito quando si ha timore di qualcosa, si tende ad allontanarsi ed evitarla. Perché i
nostri ragazzi invece no? Alla nostra domanda: "Terribilmente facile fare amicizia con i social network, spiare nella vita
dell’altro; ti senti veramente a tuo agio?", più della metà risponde di no. Non è che questi social network sono come la
droga: più ne fai uso e più non riesci a smettere?!
Bene, il ragazzo medio, di quindici o sedici anni,pare ben delineato, ma sentiamo ora il parere dei genitori.
Tutti sostengono di conoscere Facebook o gli altri più famosi social network, ma solamente il 35% è iscritto a uno di
questi. Chi è iscritto dice di averlo fatto per rimanere in contatto con gli ex-compagni di classe, piuttosto che con amici
lontani o colleghi. Chi invece non è entrato nel "piccolo" mondo creato da Mark Zuckerberg sostiene che sia qualcosa
che accomuna i giovani e che questioni lavorative o famigliari non permettono loro di passare tempo al computer.
Quasi tutti affermano che i loro ragazzi non passano molto tempo al
computer e comunque non trascurano né la famiglia né gli amici. Dalle
risposte, però, si evince un lato che non è particolarmente felice e sereno.
Molti sembrano preoccupati, tanto che il 65% di essi pensano che il figlio/a
possa in qualche modo entrare in contatto con "falsi amici", attraverso la
rete.
Entrambi i questionari riportavano come ultima domanda: " Secondo il
Papa i social network, come Facebook o MySpace, potrebbero portare a
"banalizzare" il concetto stesso di amicizia. Qual è il suo pensiero a
riguardo?". Questo quesito ha, in un certo modo, costruito un muro tra l'opinione dei più giovani e dei loro genitori. La
maggior parte dei ragazzi è andato contro l'affermazione del Papa, dicendo che dovrebbe pensare alle sue vicende e
non intromettersi nei rapporti tra i giovani. Pochi sono invece coloro che, insieme a quasi tutti i genitori, sono
d'accordo con la tesi del pontefice. Il fatto di non vedersi non trasmette le vere sensazioni. Il concetto di amicizia è
così grande che non si può ridurre ad un computer.
Arebbe interessante riproporre il questionario agli stessi ragazzi, magari fra vent'anni o quando saranno diventati
madri o padri di famiglia. Il loro pensiero come cambierà, se cambierà?
Damiano Borella