il romanticismo - Scuole Maestre Pie

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IL ROMANTICISMO.
PANORAMA STORICO-SOCIALE.
Nell’Ottocento la borghesia si affermò come classe-guida della società e riuscì a conquistare il
potere politico, scavalcando definitivamente la vecchia aristocrazia.
Una volta realizzata l’aspirazione alla libertà e al potere, tuttavia, la classe borghese volle
mantenere la propria posizione di dominio sulle classi inferiori (operai e contadini), proponendosi di
estendere questo dominio anche oltre l’Europa, attraverso la conquista di altri continenti. Per questo
finì con l’assumere atteggiamenti conservatori e autoritari.
All’inizio del secolo, in tutta Europa si diffusero le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza
sostenute dalla Rivoluzione Francese. Gli eserciti di Napoleone che invadevano gli stati europei,
contribuivano al radicamento di questi ideali e i governi, coalizzati contro la Francia napoleonica,
non riuscirono comunque ad impedire che tali sentimenti si diffondessero nei singoli stati, assieme
al concetto di autogoverno del popolo.
Dopo che Napoleone uscì di scena definitivamente, le grandi potenze europee cercarono, col
Congresso di Vienna (1814- 1815), di restaurare i vecchi equilibri e di estirpare i semi di
cambiamento sparsi dalla Francia nel secolo precedente. L’Italia fu divisa in stati: l’Austria
governava direttamente il Lombardo-Veneto, mentre controllava indirettamente tutti gli altri.
Assieme alla Prussia e alla Russia, l’Austria diede vita alla Santa Alleanza, con lo scopo dichiarato
di intervenire ovunque si manifestassero fermenti rivoluzionari e di reprimerli.
Intanto, tra i borghesi più aperti al nuovo, si sviluppò il concetto di nazione e la convinzione che
fosse necessario e bello lottare per liberare il proprio Paese dal dominio straniero.
Si giunse così, nel 1820-1821, ai primi movimenti di indipendenza nazionale, scoppiati in Spagna,
Grecia, Belgio e anche in Italia.
NEOCLASSICISMO E ROMANTICISMO
Nei primi anni dell’Ottocento, il movimento culturale dominante in Italia fu il Neoclassicismo,
che ebbe tra i suoi massimi rappresentanti Vincenzo Monti (cui si deve, tra l’altro, la famosa
traduzione poetica dell’Iliade di Omero). In questo periodo visse anche Ugo Foscolo, che però
presentava già alcuni aspetti più tipici della cultura romantica. Scrittori e artisti neoclassici, si
ispiravano ai modelli dell’antichità classica, appunto, cioè al mondo greco e romano, esprimendo
contemporaneamente il desiderio di ritrovare e riaffermare l’identità nazionale del popolo italiano,
erede diretto della gloria di Roma. E’ questo un elemento di forte collegamento ideale tra
Neoclassicismo e Romanticismo, che si diffuse in Europa interessando tutti gli aspetti della società
dell’epoca, dalla filosofia alle arti in generale, dalla politica alla riflessione morale, dalla scienza ai
problemi sociali, promuovendo un profondo rinnovamento nella concezione della vita, dell’uomo e
della storia.
Il Romanticismo assunse comunque caratteristiche “nazionali”, nel senso che si adattò alla storia
e alla cultura specifica dei singoli Paesi europei nei quali si manifestò.
Il TERMINE ROMANTICISMO
La parola romantic comparve verso la metà del Seicento in Inghilterra, per indicare una “narrazione
fantastica”. Nel secolo successivo, venne impiegata in riferimento ad un “paesaggio suggestivo”, o
all’emozione particolare che si poteva provare contemplando un simile paesaggio.
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All’inizio dell’Ottocento il termine venne assunto in Germania per definire una nuova corrente
letteraria che si proponeva di rivalutare la forza della fantasia e del sentimento.
LE CARATTERISTICHE DEL ROMANTICISMO
L’Illuminismo si basava sulla fiducia nella ragione, che avrebbe determinato la nascita di un’epoca
felice in cui l’uomo sarebbe stato finalmente libero, in condizioni di uguaglianza e fratellanza con i
suoi simili: erano questi gli ideali della Rivoluzione francese, ispirata, come quella americana,
proprio dai capisaldi filosofici dell’Illuminismo.
Ma gli eccessi della violenza rivoluzionaria al tempo del “Terrore” e il dispotismo di Napoleone,
che in nome della libertà aveva sottomesso interi popoli, i metodi reazionari del tempo della
Restaurazione, che intendevano bloccare ogni possibilità di evoluzione, delusero le aspettative e gli
entusiasmi di quanti avevano riposto nell’Illuminismo e nei suoi principi, grandi speranze di
cambiamento. La sensazione di fallimento della ragione e il venir meno della fiducia ottimista in
una società giusta e felice, favorirono la riflessione interiore e la ricerca di nuovi orizzonti e ideali.
Quando si dice che “il Romanticismo si oppone all’Illuminismo”, non si deve tuttavia pensare a due
correnti separate e lontane tra loro, ma alla continuazione e allo sviluppo dell’una nell’altra.
Si potrebbe, anzi, sostenere che il Romanticismo abbia in realtà inserito gli ideali politici e sociali
dell’Illuminismo, adattandoli alle condizioni particolari di ciascun popolo.
ROMANTICISMO E ILLUMINISMO A CONFRONTO
In cosa il Romanticismo si differenziò dall’Illuminismo e in cosa, invece, ne costituì la
continuazione?
Nella concezione dell’individuo, il Romanticismo accettò e fece proprio il principio illuministico
della creatività dell’uomo nella vita morale, sociale, culturale, ma invece di esaltare la ragione come
facoltà primaria, il Romanticismo esaltò il sentimento: l’istinto, le passioni, la fantasia,
distinguono un individuo dall’altro e ne fanno perciò un essere unico e irripetibile.
Questa idea, tipicamente romantica, era in contrasto con quella illuministica che sosteneva
l’egualitarismo a tutti i livelli: per i romantici, si era uguali quanto a dignità e diritti, ma non sul
piano del sentimento, che è l’elemento caratterizzante dell’individuo.
Per questa esaltazione dei valori individuali, il Romanticismo fu l’epoca degli amori impetuosi,
delle passioni travolgenti, degli eroi che si immolavano senza esitazione per i grandi ideali e che
combattevano contro il potere costituito, inseguendo il sogno di una società migliore.
ROMANTICISMO E POLITICA: I CONCETTI DI NAZIONE E PATRIA “UNICA E UNITA”
In campo politico, mentre nel Settecento si era diffusa l’aspirazione al cosmopolitismo che invocava
l’abbattimento ideale dei confini tra gli Stati per far sì che ogni uomo si sentisse cittadino del
mondo, nell’Ottocento si esaltarono i concetti di popolo e di “nazione” intesa come patria “unica e
unita”, come madre di tutti quelli che appartengono a uno specifico popolo, con le proprie
tradizioni, il proprio patrimonio spirituale e culturale, una lingua comune, una storia comune, una
medesima religione: una Nazione intesa in questi termini, come cioè una madre, rendeva
automaticamente i propri cittadini, tutti fratelli tra loro (l’inno di Mameli, il Canto degli Italiani,
comincia con “Fratelli d’Italia…”).
Per Manzoni una Nazione dev’essere “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di
cor” (Marzo 1821).
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ROMANTICISMO E STORIA
Nei confronti della storia, gli illuministi erano molto critici: condannavano gran parte del passato
e in particolare il Medioevo, considerato epoca di pregiudizi, errori, ignoranza, superstizioni,
oscurantismo, e valorizzavano le civiltà in cui vedevano realizzato il loro ideale di vita secondo i
principi della ragione, come l’età di Pericle (il V sec. a.C., quando ad Atene si attuò la democrazia),
o di Augusto.
I romantici giudicarono “antistorico” questo criterio di valutazione e sentirono il passato, in
generale, come tradizione fondamentale nella vita del singolo e dei popoli. Per i romantici la storia
era evoluzione e progresso continuo (concezione storicistica): il presente è comunque frutto del
passato, e ha in sé i presupposti del futuro. In particolare, i romantici rivalutarono moltissimo il
Medioevo come momento storico importante in cui in cui avevano avuto luogo l’esperienza
comunale e gli stati nazionali, base dell’Europa moderna.
CONTINUITA’ TRA ILLUMINISMO E ROMANTICIMO
Il Romanticismo fu, per alcuni aspetti, anche la continuazione naturale dell’Illuminismo: da
quest’ultimo ereditò infatti il concetto di libertà di pensiero, parola, stampa, associazione e azione;
il concetto di indipendenza, per cui ogni popolo ha il diritto di autogovernarsi, senza essere soggetto
a potenze straniere; il concetto di sovranità popolare, secondo il quale il potere di governare spetta
al popolo, non a un sovrano unico.
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