CORRICCHIA E SALTELLA, È JOGGING
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CORRICCHIA E SALTELLA, È JOGGING
DI GIAN PAOLO ORMEZZANO Gian Paolo Ormezzano prosegue nel suo scavo tra i fasti e (soprattutto) i nefasti della pratica sportiva. Dopo il tennis e il nuoto, tocca al jogging, che fa bene finché... non fa male. Ecco come e perché P iù o meno la vicenda di Woody Allen vale anche per il jogging (in buon italiano si dovrebbe dire lo jogging, ma ormai la frittata linguistica è fatta), che è o dovrebbe essere corsa allegra, disinvolta, moto non troppo uniforme sincopato persino da saltelli, mentre il running, suo antesignano nella pratica spicciola del podismo veloce, era il correre vero e proprio, regolare e magari anche ascetico nella sua lacerante essenzialità... Racconta dunque Woody Allen: «Un dottore importante mi ha detto che ogni volta È lo sport più semplice re sui piedi anche quando si aspetta che il semaforo passi al verde. Non dunque il marciare della passeggiata, e neppure il correre disperato per arrivare in tempo alla fermata del tram. Il jogging deve essere voluto, organizzato, perseguito. Con un minimo di abbigliamento ad hoc, da cambiare dopo la doccia. Il jogging chiede tempo e spazi, e se diventa sudore che impregna gli abiti ed evapora creando scompensi termici oltre che imbarazzi igienici, è da evitare. Al tempo stesso, però, gode di impianti primari per la pratica: “vale” anche il marciapiede per il giro dell’isolato. Altri altre volte hanno spiegato il forte consumo calorico, l’opportunità di fare questo o quello sport, i tempi di recupero, l’adattarsi o meno di una certa attività a una certa età. Il jogging non è sfuggito ad attenzioni, catalogazioni, sofisticazioni. E ci sono già troppi praticanti che non fanno neanche un metro di [TE LO DO IO LO SPORT 3] si che i chilometri di New York valgano più di quelli di Milano; le spese per l’attrezzatura spinta; le spese, soprattutto, di salute, quando certi sforzi sono sconfinati nel fachirismo, quando non tanto il cuore troppo debole, che di solito manda per tempo i suoi segnali, ma quello troppo forte che non si vuole arrendere, cede all’esagerazione di richieste. E allora la cronaca registra l’infarto del celebre leader del jogging o la fine, in qualche sabba podistico di massa, del milite ignoto. Quanto poi alla gente che si rovina col doping chimico per praticare il jogging, il discorso si fa grosso e coinvolge tutta la pratica sportiva mandata avanti con l’aiuto degli additivi cagliostreschi. Semplicemente facciamo notare che doparsi per correre, cioè per fare il movimento più naturale che ci sia, significa frequentare un livello troppo alto di demenza 왎 perché si possa arrivare a studiarlo. del mondo, riusciamo a renderlo pesante e complicato CORRICCHIA E SALTELLA, È JOGGING che salgo una rampa di scale, rinunciando all’ascensore, guadagno quattro secondi di vita. A forza di rampe ho messo insieme una settimana supplementare di esistenza, ma in quella settimana ha piovuto sempre». Fare jogging, farlo anche e specialmente quando lo si potrebbe evitare (le scale, ma pure la rinuncia all’auto per andare a prendere il giornale) significa guadagnare un po’ di vita, di esistenza, in termini appunto numerici nonché di soddisfazione. Ma perché poi non piova sempre bisogna avere fatto jogging in maniera intelligente: ora, non c’è pratica sportiva che, in proporzione alla sua semplicità, non ingeneri così tanto fanatismo, così tanta sofisticazione come appunto questa. Prima di andare avanti precisiamo: diciamo jogging per dire il corricchiare, comunque sempre con certo impegno e per un certo tempo, il saltare ostacoli naturali, il saltella- 52 GIUGNO 2007 CLUB3 corsa se non hanno addosso il contapassi, l’impegnativo cardiofrequenzimetro che dice tutto del loro cuore sotto sforzo, o che non si appesantiscono di una bottiglietta con i preziosi imprescindibili sali minerali. La necessaria, opportuna maniacalità del maratoneta si trasferisce purtroppo nelle fissazioni del podista piccolo piccolo, e più è atleticamente piccolo più si regala tutta la panoplia scientifica e guerriera. Magliette traforate, calze di spugna specialissima, scarpe che sono cattedrali della plastica, del cuoio, della gomma, scaldamuscoli meglio se ipercolorati, tampone antisudore al polso... Tutte cose buone e giuste se usate senza pensare che siano doping tecnologico. C’è gente anziana che si è rovinata col jogging, e in tanti modi: le spese per andare a correre nei posti più strani, qua- LA FANTASTICA CORSA DELLA CUOCA ASIATICA 씰 Si dice che nella corsa di resistenza la donna sia avviata a battere l’uomo. Si argomenta ciò con i suoi sensazionali progressi nella maratona, dove tante donne adesso corrono a lungo velocemente come i podisti più celebri. Rispetto all’uomo la donna ha il vantaggio della ridotta sudorazione, con minore necessità di coinvolgere il corpo in azioni spesso pesanti di ricambio dei liquidi, e che la donna ha maggiore senso del ritmo, cosa utilissima nella corsa con un ideale metronomo. Da qui a un sorpasso della donna ci corre molto: i progressi sono stati rapidissimi perché la podista partiva da lontano, dal poco o nulla di una volta. Anche se le donne del podismo lungo stanno cercando di affiancare nella rincorsa al maschietto le ragazzine del nuoto, capaci di attraversare la Manica con un tempo migliore di quello del miglior uomo (ma qui entrano in gioco fattori di galleggiabilità legati al peso osseo), il momento di una maratona bisex alle Olimpiadi è lontano. Ma intanto ricordiamo che quella volta che a Boston uomini e donne insieme corsero una gara sui 130 chilometri (roba di mezzo secolo fa), vinse la donna, un’anziana cuoca di origini asiatiche. CLUB3 53 GIUGNO 2007