Storie dai luoghi del sisma. Scrivici la tua,Stare insieme ci fa bene

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Storie dai luoghi del sisma. Scrivici la tua,Stare insieme ci fa bene
Accogliamo
respinti
i
profughi
A Como, città vicinissima al confine italo-svizzero, un’intera
comunità vive un’esperienza di accoglienza
La città di Como è salita alla ribalta delle cronache nelle
ultime settimane grazie al notevole afflusso di profughi che,
costretti da muri e filo spinato a deviare da altre rotte,
tentano di attraversare la Svizzera, per raggiungere i Paesi
del nord Europa alla ricerca di fortuna o del ricongiungimento
con familiari e conoscenti che li hanno preceduti. Il tragitto
da percorrere, a piedi o con i mezzi, è assai breve; in
quattro minuti si arriva a Chiasso. Ma al confine i controlli
sono rigorosi ed i respingimenti la regola. Cresce cosi il
numero di persone accampate nei dintorni della stazione
ferroviaria di Como, in attesa dell’occasione propizia per
eludere i controlli: sono uomini e donne, famiglie con bambini
piccoli, minori non accompagnati, il cui numero varia
quotidianamente in seguito ai nuovi arrivi e alle partenze con
mezzi ed esiti ignoti. Sono alcune centinaia gli ospiti che
colorano la città con la loro presenza, impossibile da
ignorare.
Il nostro vescovo, mons. Coletti, con un appello rivolto alla
città ha chiesto a tutti di raccogliere la sfida
dell’accoglienza e, in particolare rivolgendosi alla comunità
ecclesiale, di mettere in pratica le opere di misericordia, in
questa che potrebbe essere un’opera-simbolo del Giubileo della
Misericordia e un’occasione di condivisione e di crescita
comune.
Abbiamo sentito rivolto anche a noi questo invito e ci siamo
subito mobilitati, mettendoci a disposizione della Caritas
diocesana in prima linea nell’organizzazione degli aiuti.
Attraverso la rete della nostra comunità locale è emersa una
risposta corale, a cascata, che coinvolge persone vicine al
Movimento dei Focolari, familiari, amici, conoscenti che si
vogliono aggiungere. Si tratta di raccogliere alimenti,
coperte ed altri generi di prima necessità, di coprire i turni
di servizio dedicati all’accoglienza dei migranti,
all’accompagnamento alle docce ed alla mensa, alla
distribuzione delle vivande, alla cucina, alle pulizie; di
sera si servono fino a cinquecento pasti.
Si incrociano
sguardi spaesati, spaventati, riconoscenti, a volte ancora
diffidenti. Difficile comunicare con chi parla idiomi
sconosciuti; ma anche il solo essere lì, stanchi e sudati come
tutti, a porgere un piatto col sorriso, cercando di capire a
gesti se è gradito, gomito a gomito con altri volontari che si
scopre magari provenire da tutt’altra esperienza ma che come
noi si sono messi in gioco per i fratelli profughi, ci fa
sentire parte di una famiglia grande e ci fa crescere come
persone e come comunità.
Una persona della comunità scrive: «Che gioia incontrare
qualcuno della nostra comunità, tra i corridoi, nella mensa,
nella pulizia delle docce». Un’altra ancora al servizio mensa:
«Mi ha colpito la fede, l’intensità dei cristiani copti nella
preghiera di ringraziamento prima e dopo il pasto; davvero che
grande dono è il fratello». E poi: «Nel fratello profugo che
accompagniamo alle docce e che serviamo a tavola, guardandolo
negli occhi e battendo un cinque, riconosciamo Gesù che ci
ricambia: “sono io…!». E ancora: «Dopo una serata trascorsa
semplicemente a servire, condividendo l’esperienza con altri
volontari delle più varie estrazioni, si esce con il cuore
gonfio di sentimenti e di propositi».
Nella festività del santo patrono della città di Como si è
vissuto un pomeriggio speciale in una basilica affollata, alla
presenza del vescovo e delle autorità cittadine, con la
partecipazione dei migranti cristiani eritrei, etiopi, somali
ed una rappresentanza degli oltre 500 volontari. La lettura
del brano evangelico del giudizio universale, in italiano,
inglese e tigrino, ha suscitato una grande emozione. Padre
Claudio, Missionario Comboniano della nostra comunità, che ha
trascorso più di 30 anni in quei Paesi e ne conosce lingue e
dialetti, ora a riposo nella nostra città, da settimane si
prodiga per assistere le persone accampate nei pressi della
stazione. A lui il vescovo ha affidato ora ufficialmente
l’incarico di seguirle spiritualmente, mettendo per questo a
disposizione la stessa basilica.
Gesù è venuto oggi a visitarci in questi fratelli migranti.
Anche noi ci sentiamo interpellati, come ci ha ricordato il
nostro vescovo, e vorremmo rispondere anche con una certa
progettualità.
Stare insieme ci fa bene
Prime ipotesi di intervento a favore della popolazione del
Centro Italia colpita dal terremoto
A quasi due mesi di distanza dal terremoto che ha colpito il
centro Italia, siamo andati ad Amatrice, Accumoli e Pescara
del Tronto per incontrare referenti di associazioni locali,
operatori tecnici, rappresentanti delle istituzioni e gente
del posto, per capire insieme come intervenire in loro aiuto e
rispondere alle donazioni che da ogni parte del mondo ci
arrivano per questa emergenza.
Oltre alla ricostruzione delle case di cui già si stanno
occupando le istituzioni, ci sono altre necessità per le quali
gli abitanti di questi Comuni chiedono un sostegno: il bisogno
di riaggregarsi, di ritrovare il senso della condivisione e
rimanere uniti nel territorio che di generazione in
generazione ha costruito la loro storia. Perché la gente di
qui non viveva solo di turismo estivo, ma anche di arrivi nel
fine settimana quando, tra un pranzo, un caffè e passeggiate
negli angoli di un paesaggio boschivo meraviglioso, ci si
raccontava come andava. “Stare insieme ci fa bene” ci dicono
don Cesare, Paolo, Vinicio, Francesco, Monica, Domenico,
Manuela, Michele…
Avere un luogo comune di ritrovo; fornire orientamento e
supporto tecnico per la presentazione delle domane di accesso
ai fondi per la ricostruzione, in collaborazione con i centri
operativi dei Comuni; mettere in rete le aziende locali e
favorire l’acquisto dei loro prodotti anche con il supporto
dei gruppi d’acquisto solidale; svolgere attività ricreative e
sociali per giovani e meno giovani: queste le ipotesi di
intervento che stiamo valutando.
(a cura di Giuliana Sampugnaro)
Sorgente: STARE INSIEME CI FA BENE – AMU
Siamo in guerra: che fare?
La mattina ci si sveglia con un pensiero dominante,
determinato dalle immagini viste e da quelle oscurate…perché
eccessive, non elaborabili ormai in nessun modo. Kabul,
Ankara, Nizza, Monaco e quante altre città ormai famigliari
per le ore passate a cercare di capire, a indignarsi, a
piangere.
Il pensiero di questi giorni, il primo, quello non gestibile:
“Siamo in guerra, siamo dentro gli anni di piombo mondiali”.
In questi casi prima del “Che fare?” ci si inoltra nel “Che
pensare?”.
Ricordi di racconti della più recente guerra, film suggestivi
e analisi storiche studiate a scuola. Cosa conta durante la
guerra?
E ripenso ai giusti tra le nazioni, quegli eroi “quotidiani”
che non sapevano di esserlo, che spesso hanno compiuto azioni
seguendo semplicemente la propria coscienza.
Non erano
informati, non erano schierati. «Il Giusto – scrive Avner
Shalev– simboleggia l’essere umano e la sua capacità di
scegliere il bene contro il male e di non restare
indifferente».
Queste caratteristiche mi richiamano stranamente persone che
conosco. Non sono buoniste (questo aggettivo ormai è
un’offesa, è diventato sinonimo di parolaio e superficiale),
né hanno un’esatta teoria sociopolitica nella quale ascrivere
quanto operano. Fanno atti concreti.
È il caso di Bruna, Mario, Giuseppe (nomi fittizi) che nella
loro piccola cittadina laziale vengono in contatto con S. e N.
e i loro due bambini di tre e un anno.
In questi giorni si sente parlare della necessità di idee
forti che contrastino le idee forti dei terroristi.
Bruna, Mario, Giuseppe e i loro amici le hanno. Sono dentro di
loro e Papa Francesco le dice – e le vive – giornalmente:
“Tocca la mano della persona che stai aiutando!; “le comunità
paurose e senza gioia sono malate, non sono comunità
cristiane”.
È per queste idee forti e soprattutto per la concretezza delle
azioni conseguenti, senza troppe analisi, che ad S. e N. viene
messo a disposizione un appartamento e comincia una storia.
“S. e N. sono dovuti fuggire dall’Egitto, con la pena di
lasciare ciò che più amano. Tutto è iniziato accogliendoli e
portandoli per mano come bambini, con turni di visite quasi
giornalieri.
A gennaio sono state procurate tutte le cose necessarie:
passeggino, omogeneizzatore, seggiolone, tritatutto, ecc. A
febbraio erano già in grado di orientarsi per la spesa
chiedendo di essere accompagnati solo nei posti più
convenienti. A marzo un passo avanti con la predisposizione di
uno schema per redigere un vero e proprio bilancio che li
aiuti a capire il costo della vita in Italia.
Tutte le settimane, il lunedì e il giovedì, c’è un’equipe
d’insegnanti più baby-sitter che a turno si reca a casa loro
per le lezioni d’italiano. Ci sono grandi progressi, pensate
che ora riusciamo a comunicare con loro anche telefonicamente,
senza l’aiuto dei gesti com’era all’inizio.
La strada è lunga perché in effetti l’arabo è molto lontano
dalla nostra lingua, un po’ più semplice il percorso per N.
che aveva studiato un po’ d’inglese, più fatica fa S. ma ce la
sta mettendo tutta perché sa che la lingua è un ostacolo per
il mondo del lavoro.
Il lavoro: questo è un argomento che li rattrista molto perché
hanno tantissima voglia di lavorare per rendersi
autosufficienti! Quando hanno capito che fino a quando questo
non avverrà, sono “sostenuti anche economicamente” da tante
persone di buona volontà e non dallo Stato Italiano, hanno
pianto.
S.in Egitto faceva il calzolaio e ora grazie all’accoglienza
di E., un calzolaio del posto, sta facendo un po’ di esercizio
in modo da comprendere eventuali diversità nel lavoro.
Purtroppo E. non ha lavoro sufficiente da dividerlo con S. e
quindi continua la ricerca, su tutti fronti, di un lavoro.
Come in tutte le famiglie ci sono stati anche problemi di
salute, influenze dei piccoli, necessità di cure dentistiche
ma ogni volta è arrivata una grande disponibilità da parte di
pediatri, specialisti e dentisti perché potessero ricevere
cure gratuitamente.”
Una storia che si potrebbe ambientare in mille città, in tutta
Italia, nel mondo, sotto casa mia: quanti giusti che sanno
cosa fare quando si è in guerra!
a cura di Maria Rita Topini
Come
moltiplicare
estendere
il
valore
nostri auguri
ed
dei
Per molti è ormai un’abitudine consolidata, soprattutto a
Natale: lo spirito di questa ricorrenza ci porta a condividere
qualcosa di noi con persone più svantaggiate in ogni parte del
mondo, non solo attraverso il proprio singolo contributo ma
coinvolgendo amici e parenti. Come? Ecco qualche idea.
ORGANIZZARE UNA CENA DI BENEFICENZA. È quello che stanno
facendo, ad esempio, gli amici della provincia di Frosinone,
che stanno preparando una cena a favore delle famiglie siriane
sfollate per la guerra. “Il dolore – dicono – non fa
distinzioni fra italiani e stranieri, ma ci unisce come
fratelli di un un’unica famiglia.”
METTERE A DISPOSIZIONE I PROPRI TALENTI. Come Vincenzo
Lamagna, compositore musicale italiano che vive e lavora a
Londra: ha voluto donare la sua musica per aiutare Amatrice e
la gente colpita dai recenti terremoti nel Centro Italia.
Vincenzo dà la possibilità di acquistare la sua singola
composizione (Requiem for Amatrice) a partire da 1 £.
Tutte le indicazioni a questo link: Requiem
I MERCATINI: ecco dove trovare i nostri.
Poche cose evocano l’atmosfera delle feste come i mercatini
natalizi: vivaci e chiassosi si aprono nelle nostre città
portando colori, suoni e odori inconfondibili. Passeggiando
fra le bancarelle non è raro incontrare vecchi amici o
intavolare lunghe conversazioni con perfetti estranei. Come
tutti i mercati, anche quelli natalizi sono luoghi di scambio,
ma con qualcosa in più che li rende speciali.
Alcuni ci riguardano direttamente perché ad organizzarli sono
gruppi di amici e sostenitori dell’AMU. Mercatini diversi tra
loro ma accomunati dallo stesso obiettivo: quello di
condividere la gioia del Natale con chi si trova in necessità,
che sia vicino a noi o dall’altra parte del mondo.
Dall’8 all’11 dicembre troveremo a Pignataro Maggiore (CE) il
mercatino organizzato dall’Associazione Insieme per l’Unità
dei Popoli. Saranno messi in vendita prodotti provenienti
dalle zone del Centro Italia colpite dal terremoto. L’orario è
dalle 17 alle 22 e l’appuntamento si ripete dal 16 al 18
dicembre e poi dal 23 dicembre all’8 gennaio.
Il 10 dicembre il gruppo AMU di Scarlino (GR) allestirà una
bancarella in piazza Agresti, davanti alla Coop di Scarlino
Scalo. In vendita biancheria per la casa e maglieria, tutta
confezionata dalle volontarie del gruppo. Il ricavato andrà a
beneficio dei terremotati.
Dal 20 al 21 dicembre a Trieste, in piazza Sant’Antonio, come
negli anni scorsi saranno messi in vendita oggetti di
artigianato palestinese. I proventi del mercatino saranno
destinati in parte per aiutare famiglie palestinesi in
difficoltà e in parte per i progetti in Burundi sostenuti
dalla sede AMU di Trieste.
E se pensassimo semplicemente di regalare a qualcuno una
donazione per un progetto a suo nome?
Scegli un progetto e regala il tuo contributo ad una persona
speciale! Con un solo gesto avrai fatto gli auguri a lei, e
insieme avrete donato i vostri auguri ad altre persone più
lontane.
Hai altre idee da condividere o vuoi una mano per realizzare
un evento di solidarietà? Contatta il nostro ufficio!
Per informazioni: Giuliana Sampugnaro
Sito: AMU Associazione Mondo Unito
[email protected] tel 06-94792170
Dopo le ultime scosse,
progetti continuano . . .
i
19 gennaio 2017 – Ultimi sviluppi del Progetto RImPRESA.
L’intenzione del progetto è quella di sostenere allevatori,
agricoltori e apicoltori nella produzione e di sostenere
invece i commercianti nella vendita dei prodotti con i gruppi
di acquisto.
Le scosse di oggi ci hanno ancora di più reso consapevoli di
non poter intervenire con la tempestività che vorremo e di non
poterci sostituire alle istituzioni che hanno un iter
burocratico abbastanza lungo.
Il principale problema ad oggi sembra non essere il terremoto
quanto la neve e le basse temperature. I tubi si congelano,
gli agnellini nati muoiono, il bestiame non ha riparo perché
in alcune zone le tensostrutture per le stalle non sono ancora
arrivate, i locali non ci sono, il fieno sotto la neve
marcisce.. e le persone stanno perdendo fiducia.
Abbiamo stipulato un accordo con il COI di Amatrice e Accumuli
(Centro Operativo Intercomunale) che è una struttura
temporanea della Protezione Civile, con l’obiettivo di
muoverci sui territori in modo legittimo e avere conferma dei
reali bisogni delle aziende della zona.
Il primo evento di
lancio dei GAS del 18
dicembre
scorso
a
Grottaferrata è stato
come un momento di
famiglia fra chi sta
aderendo al Gruppo di Acquisto Solidale e alcuni produttori e
commercianti delle zone terremotate.
Fra le persone che abbiamo incontrato e con le quali stiamo
valutando i primi interventi ci sono, ad esempio, alcuni
ragazzi giovani di Arquata che vorrebbero costituirsi in
associazione di produttori con l’obiettivo di preservare il
territorio dall’abbandono ma le continue scosse e la
situazione che non migliora porta molti a perdere la speranza.
Questi ragazzi vorrebbero ricreare ad Arquata le condizioni
favorevoli per un ambiente capace di ospitare una comunità,
che susciti il desiderio di tornare a vivere ad Arquata a
quanti stanno scegliendo di rimanere a vivere sulla costa.
Quattro sono allevatori professionisti che lavorano le carni e
coltivano patate e lenticchie. Altri due sono artigiani del
legno e due sono apicoltori hobbisti. In questo momento li
stiamo supportando nel percorso di costituirsi in
associazione, ed elaborando un piano di intervento specifico
da mettere a loro disposizione.
Siamo rimasti colpiti da un fornaio che con suo fratello ha
perso il forno di famiglia. Uno dei più antichi forni di
Arquata. Il lavoro di una vita. Ma nonostante questo emanava
una luce così forte da non riuscire a spiegare. Ci ha detto
con franchezza che se sopravvivi a 3 terremoti ci deve essere
un motivo. Dopo le scosse è riuscito a tirare fuori dalle
macerie 7 persone, 3 erano morte ma 4 erano vive. A distanza
di due mesi non si spiega come davanti agli occhi ha le
persone vive e su questa immagine sente che deve darsi da
fare. Ci ha raccontato che, nonostante la tragedia che sta
vivendo, vede intorno a sé anche tanto bene: da quando è sulla
costa ha conosciuto tante persone, tanta solidarietà e
associazioni disposte ad aiutare e sta imparando così tanto
che gli sembra di aver vissuto 20 anni di esperienza di vita,
in soli 2 mesi. Era contento perché era riuscito da poco a
trovare lavoro presso un forno a San Benedetto del Tronto ma
ha il desiderio di realizzare un bellissimo progetto vicino
Arquata, forse un po’ ambizioso ma ci ha detto chiaramente che
a lui non importa la riuscita perché sta avendo tanto ora
dalla vita e gli basta anche così.
La prossima settimana torniamo ad Amatrice per conoscere altri
agricoltori/allevatori e cercare di rispondere alle necessità
minori, in collaborazione con la protezione civile.
I primi di febbraio saremo a Macerata e siamo inoltre in
contatto con qualche azienda della zona di Norcia.
Si stanno inoltre delineando i prossimi due appuntamenti per i
gruppi di acquisto, l’11 febbraio in via Spinola, Roma, e il
25 febbraio in zona Montesacro, Roma.
Una caratteristica bella che sta assumendo il progetto
RImPRESA è quella di fare da connettore di aiuti provenienti
da diverse fonti. Siamo contenti che il progetto non stia
vivendo questa esperienza in solitaria perché stiamo
sperimentando che trae forza nella misura in cui riesce a fare
da perno anche per altre associazioni che hanno chiesto di
partecipare agli aiuti con i loro contributi e le loro
professionalità.
Stefania Nardelli
Info e adesioni
[email protected]
[email protected]
Emergenza terremoto: notizie
di giornata
Riportiamo alcune notizie arrivateci dalle zone del terremoto,
dopo le ultime forti scosse di ieri 18 gennaio, ed una
richiesta da parte della bottega solidale “Passamano”,
allestita per le più urgenti necessità di abbigliamento.
“Anche io vi do alcune informazioni dal “fronte”. Le scosse di
ieri, più che danni veri e propri,
hanno ravvivato nelle
persone quell’ansia e quella paura che a quasi tre mesi
dall’ultima grande scossa, si stavano attenuando. E in più in
un contesto apocalittico di neve, come non se ne vedeva da
anni, che ha reso tutto più complesso, anche l’istintivo
scendere nelle piazze. Insomma è tornata “la grande paura” e i
più vulnerabili sono i giovani e gli anziani.
Si sta lavorando insieme, in accordo con tante realtà
associative e di volontariato, soprattutto nell’aiuto alle
persone del territorio di Arquata (circa 1.500) che hanno
dovuto in qualche modo traslocare temporaneamente in alloggi
nel capoluogo o presso strutture ricettive della riviera.
Recentemente è stata
allestita,
per
iniziativa
della
Caritas e del Movimento
Diocesano del Movimento
dei Focolari,
una
bottega solidale presso
la Chiesetta di S.Croce
chiamata “Passamano”.
La bottega, aperta tre
pomeriggi a settimana,
è operativa dal 6 gennaio e almeno fino a tutto marzo sarà a
servizio esclusivo dei terremotati di Arquata. L’iniziativa ha
avuto grande successo: dal 6 gennaio sono stati distribuiti
circa 1.500 articoli di abbigliamento a circa un centinaio di
famiglie. Si tratta di capi nuovi che alcune aziende avevano
donato per i terremotati a partire dal 24 agosto scorso.
La
forte
richiesta,
dovuta anche alle avverse
condizioni atmosferiche,
sta esaurendo le scorte
di
abbigliamento,
soprattutto scarponcini,
giacconi e
vento, per
giacche a
cui siamo
proprio in queste ore
impegnati a mandare richieste di aiuto ad aziende di
produzione e commerciali. Se conoscete aziende di questo tipo
disponibili
a
donare
contattateci a [email protected] e vi faremo avere
la richiesta ufficiale dove sono riportati in modo dettagliato
i bisogni e le modalità.
Come associazione B&F Foundation, oltre a collaborare
attivamente al gruppo d’acquisto Rimpresa, siamo in rapporto
con diversi piccoli produttori e allevatori della zona che
cerchiamo di sostenere sia con aiuti economici diretti sia
acquistando prodotti, sia cercando di capire le effettive
esigenze di ciascuno. A questo proposito è ora possibile fare
ciò che all’inizio non si riusciva a fare e cioè mettere
insieme le offerte che arrivano con i bisogni delle persone.
Per esempio proprio ieri, è stato possibile trovare per un
piccolo allevatore che ha bisogno di un fuoristrada in quanto
il suo è rimasto sotto le macerie, un azienda di Lugo di
Ravenna disponibile a donarne uno usato ma in buono stato: il
fuoristrada arriverà presto”.
Tra i ciliegi: fiori e . . .
frutti
Dall’ “invasione” alla condivisione. Succede in Puglia.
Al turista che desidera visitare la Puglia in aprile, alcune
agenzie turistiche propongono un particolare percorso nella
famosa terra dei trulli, delle grotte di Castellana, nelle
campagne di Conversano e Turi, per assistere ad un
meraviglioso spettacolo: una distesa di candidi ciliegi in
fiore, inframmezzati da verdi macchie di ulivi, che lascia
rapito l’ignaro osservatore. A metà maggio, poi, lo scenario
viene affrescato di nuovi colori, il bianco cede il posto al
verde delle foglie che, al soffio del vento, lasciano
occhieggiare rosse e gustose ciliegie, le più premiate
d’Italia.
E’ questa generosa campagna la
terra
della
ciliegia
‘’ferrovia’’, il cosiddetto ‘oro
rosso’ che ha dato una svolta
determinante all’economia di
gran parte del territorio, di
cui Turi è parte rilevante.
Nel periodo della raccolta di questo prezioso frutto, a metà
maggio, questa cittadina è ‘’invasa’’ da un gran numero di
lavoratori stranieri, immigrati. Per gli agricoltori è
un’invasione benedetta, indispensabile per l’insufficiente
mano d’opera locale e per un raccolto che occupa un numero
limitato di giorni ad un ritmo incalzante.
Il tam tam di questa richiesta raggiunge l’interland barese e
perfino i campi di accoglienza della Calabria. Gli immigrati
ormai sanno di poter contare su alcuni giorni di lavoro sicuro
e spesso retribuito a norma sindacale, riducendo sensibilmente
le situazioni di sfruttamento e lavoro in nero.
Per mancanza di strutture d’accoglienza, i lavoratori sono
costretti a ricoveri di fortuna, dalle auto alle panchine dei
giardini pubblici, sotto gli archi o nei pressi delle stazioni
di servizio, con le comprensibili conseguenze di degrado a
livello igienico e dell’immagine stessa di un paese civile.
Quest’anno, finalmente nuovi e giovani amministratori hanno
accolto le voci di protesta levatesi in particolare dal mondo
del volontariato e si sono adoperati in tempo per cancellare
questo obbrobrio, offesa alla dignità della persona umana e al
decoro di un popolo che nel passato ha vissuto, come emigrato,
situazioni di emarginazione e rifiuto.
Collocata a breve distanza dall’abitato, con l’intervento
della Prefettura di Bari, con la collaborazione della
Protezione civile ed alcune associazioni, una tendopoli, con
servizi igienici, ha accolto circa cento lavoratori
marocchini, in numero inferiore agli anni scorsi, per la
ridotta produzione dovuta all’inclemenza del clima.
Un’attenzione particolare è stata rivolta al rispetto delle
norme stabilite: ordine del campo, orari, documenti di
soggiorno ed un controllo continuo dell’assessore ai servizi
sociali, dei carabinieri e vigili urbani.
Alcuni momenti di questo ‘’soggiorno’’,
particolarmente significativi.
sono
stati
Alle 20,30 circa, dopo la preghiera dei musulmani, spesso la
vita del campo si è animata ed arricchita di nuovi volti e
idiomi. Odori e sorrisi hanno dato uno slancio, un guizzo di
‘’felicità’’ a volti stanchi che hanno visto e subito chissà
quante angherie e soprusi. Scouts, giovani di organizzazioni e
di partiti, adulti di associazioni di solidarietà come Umanità
Solidale Glocal e un gruppo del Movimento dei Focolari,
ciascuno con il proprio stile, in men che non si dica, hanno
allestito una cena al campo. Se non è mancata talvolta la
pasta al forno, più spesso sono arrivate minestre di verdure e
legumi, nell’osservanza della fede dei musulmani, sollievo
alle membra stanche di lavoro, ma soprattutto espressione d’
interesse umano per la condizione di persone che fame e guerra
hanno costretto ad abbandonare la propria terra. Momenti di
condivisione e fratellanza in cui vengono espressi anche altri
bisogni: le scarpe numero 43 e 44, indumenti per i bimbi o le
mogli, medicinali o la cura di una ferita, un frigo,
una
lavatrice….A tutte le richieste si è cercato di dare risposta;
anche un amico medico di Acquaviva è venuto più volte e il
loro ‘’grazie Italia’’, comunicato con gli occhi oltre che con
le parole, esprimeva un vissuto di dolore ma anche di
speranza.
Era iniziato da due giorni il Ramadan, quando il prof, Daneo
di ‘’Religions for Peace Italia’’, invia la lettera di saluto
ed augurio del vescovo mons. Spreafico, Presidente della
Commissione per il dialogo interreligioso della CEI a tutti i
musulmani per la sacra ricorrenza.
Un’attenzione importante per costruire rapporti di conoscenza
più profonda, anche sotto l’aspetto religioso, aspetto a cui a
Turi Ausg
è particolarmente attenta con incontri di
conoscenza delle altre fedi, per vincere l’ignoranza, causa
spesso di paure e rifiuti.
Con gli assessori comunali Orlando e Caldararo, delegati alla
Cultura e al Welfare, si preparano fotocopie per ciascuno,
aggiungendo anche gli auguri personali e della cittadinanza.
Si va al campo dove si legge il contenuto. Un giovane si offre
per la traduzione in arabo ed è prezioso il suo intervento per
la presenza di giovani che non conoscono affatto l’italiano.
Perchè non scriviamo anche noi al Vescovo per ringraziarlo? È
la proposta di alcuni giovani, accolta da tutti e, accanto ad
una foto che ricorda il momento di particolare condivisione,
una lettera ci viene recapitata qualche giorno dopo che
inviamo con premura.
E’ la testimonianza visibile che, coniugando economia,
solidarietà, accoglienza, con l’impegno delle Istituzioni e la
collaborazione di cittadini attivi, anche in un momento
storico di particolari tensioni, è possibile promuovere una
nuova vitalità della città e costruire nuovi percorsi di
civiltà. La vittoria sulla paura e la diffidenza, per
passare dal timore alla fiducia reciproca.
Ispica e il dono per gli
ultimi. le iniziative per
Amatrice e la festa sociale
Una comunità in fermento. Per vivere una dimensione di “dono”.
Accade a Ispica, comune dell’estremo sud del Paese, in
provincia di Ragusa. Qui comunità civile e comunità ecclesiale
si “saldano”. Uniscono le forze per essere dono anche per gli
altri.
Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia, la comunità
del Movimento dei Focolari si interroga: cosa si può fare per
aiutare quelle popolazioni? La proposta di realizzare una
serata per raccogliere dei fondi trova subito l’adesione di
altre realtà cittadine. Aderiscono la comunità islamica (ben
radicata nella cittadina) con l’associazione Assalem, il
Centro anziani, associazioni culturali e sportive, i gruppi di
protezione civile, i gruppi ecclesiali, ma anche i negozi, i
ristoranti, i bar. Il gruppo degli organizzatori, alla fine, è
formato da 29 realtà cittadine, segno di una vitalità e di una
forte generosità della comunità di Ispica. Anche
l’amministrazione comunale aderisce e dà il patrocinio.
Il programma è presto fatto: si organizzerà una serata con
attività gastronomiche,
pezzo forte sarà la
distribuita ai presenti.
il proprio contributo,
popolazioni di Amatrice
distrutti dal terremoto.
culturali, artistiche, e ludiche. Il
“pasta all’amatriciana” che sarà
La degustazione permetterà di offrire
che sarà interamente devoluto alle
e degli altri comuni che sono stati
I giovani immigrati ospiti dei progetti Sprar esistenti in
città si incaricano di distribuire 5000 volantini nelle case e
nei locali pubblici. Lo fanno gratuitamente.
La sera precedente,
nella piazza Dell’unità
d’Italia, si montano i
gazebo, per la vendita
di dolci e salato, le
tende della Protezione
civile, si sistemano le
reti per i campi di
calcetto
e
di
pallavolo. Le gen 3
(ragazze aderenti al
Movimento dei Focolari)
allestiscono un mercatino delle pulci, la comunità islamica
prepara un proprio stand. Qui si vende un ottimo tè arabo alla
menta servito in teiere e caraffe tipiche, assieme ad una
fetta di torta fatta dalle mogli. La comunità islamica, a
conclusione, ha devoluto tutto il guadagno senza trattenere
nemmeno le spese!
Nel pomeriggio, la piazza si riempie, arrivano i bambini
impegnati nei giochi, in serata gruppi di giovani e meno
giovani sciamano verso la piazza. Più di 2.000 persone
visitano gli stand, si fermano a consumare un piatto di pasta
all’amatriciana o assaggiano le caldarroste.
La gioia e la soddisfazione è palpabile in tutti,
amministratori compresi. A fine serata, il ricavato netto è di
2.526 euro. Quel guadagno è stato realizzato con il contributo
di tutti, anche di persone appartenenti a schieramenti
politici diversi e spesso fortemente ostili. L’iniziativa ha,
in qualche modo ricostruito un tessuto di rapporti sociali
condizionato, negli ultimi anni, da una politica litigiosa che
nel 2013 aveva portato il Comune al dissesto finanziario.
La somma raccolta è stata inviata ad Amatrice. “Quando ci
siamo recati in banca per effettuare il bonifico – racconta
Angelo Barrotta, del Movimento dei Focolari – avremmo dovuto
pagare sette euro. Il cassiere, vedendo il motivo di quel
bonifico, ci ha detto: “I 7 euro li metto io”.
Quell’iniziativa avrà un seguito. Quei rapporti costruiti con
la “malta cementizia” possono continuare. Tutti hanno il
desiderio di organizzare altre iniziative. Si decide di
guardare ai soli, agli ultimi, anche della propria città.
Nasce così una serata conviviale realizzata subito dopo le
festività natalizie. Questa volta, ad organizzare, sono
soprattutto i giovani.
Si cercano i locali adatti, si cura l’allestimento e l’arredo,
qualcuno si occupa della spesa e organizza il menu, si prepara
la cena, si organizzano i gruppi per “servire ai tavoli”.
Gli invitati sono tutti, anche coloro che sono più soli e che
rischiano l’emarginazione. La serata scorre via in un clima di
festa: una cena, con pietanze prelibate e preparate con cura,
poi la tombola per condividere anche un momento di
spensieratezza. Non ci sono soldi sul “piatto”, solo tanti
giochi e premi in regalo per i vincitori. Giocano tutti, anche
chi non ha denaro. E più d’uno torna a casa dopo aver vinto un
premio!
Uno degli organizzatori della serata alla fine esclama: “ Io
non ho mai fatto niente del genere”!
“Volevamo – conclude Angelo Barrotta – tendere la mano a dei
fratelli meno fortunati di noi, regalando loro una serata
diversa, e continuare con queste persone un rapporto per loro
vitale in quanto fonte di speranza. Per noi è stata una serata
di pura donazione verso gli ultimi”.
Abbiamo
incominciato
a
pensare a chi era nel bisogno
Penne (PE) 19 gennaio 2017
Sembra di essere in guerra: ci sono VVFF, Carabinieri, GGFF,
Carabinieri, Croce Rossa, protezione civile etc..
Ieri sera a cena abbiano avuto una famiglia di 6 persone i cui
figli sono scout con D.: hanno la casa lesionata e dormono
nella tensiostruttura allestita a Penne. La nostra famiglia si
è allargata ed il nostro cuore anche.. Tra una tanica di
benzina donata a chi era a corto col gruppo elettrogeno ed una
spalata di neve in aiuto ai vicini di casa si sperimenta la
FRATELLANZA. Siamo tutti sulla stessa barca.
Fino a ieri sera alle 18.00 eravamo tra quelli che stavano per
chiedere aiuto.. Poi è tornata la luce ed abbiamo cominciato a
pensare a chi era nel bisogno..
Verso le 24 ho riaccompagnato con mio figlio gli amici alla
tensostruttura, visibilmente grati per qualche ora più
spensierata. I ragazzi dai 3 ai 15 anni erano contenti e per
mio figlio D. questa esperienza e’ stata meglio di 1000
prediche …
Alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto se saremo
stati credenti, ma credibili!
R. L.
I nonni del terremoto
Il racconto di Roberto, rientrato da qualche giorno dai luoghi
del terremoto dove si è recato con la squadra del Soccorso
Alpino e Speleologico Toscano.
Molti i ricordi e le emozioni che hanno segnato questa
esperienza: le scosse di assestamento (quelle più forti) che
mi hanno svegliato anche nel cuore della notte, l’immagine di
interi paesi letteralmente polverizzati dal sisma, le lacrime,
il dolore, lo sgomento e la disperazione sui volti dei
sopravvissuti.
Quella che però meglio simboleggia il dramma vissuto da questa
gente è l’immagine di due anziani, lui con una mano sorreggeva
una vecchia e logora cartella di cuoio, con l’altra teneva per
mano la moglie appoggiata ad un bastone, si muovevano con
passo incerto tra le macerie del borgo che da sempre aveva
costituito la loro casa e dal quale probabilmente non si erano
mai allontanati; nei loro occhi si poteva leggere un misto di
incredulità e sgomento quasi non fossero ancora pienamente
consapevoli della portata della tragedia che li aveva
coinvolti. Li chiamano i “nonni del terremoto”, una vita
sospesa, come tante da quelle parti, quella di chi non ha più
la forza di reagire, di lottare e nemmeno, forse, quella di
sperare.
Roberto Celli
Insieme è più bello: Festa di
Carnevale di
febbraio 2017
Amatrice
18
Insieme è più bello, insieme si costruisce qualcosa di bello!
Iniziare con questa frase, per raccontare la festa di
Carnevale di Amatrice, non è casuale ma esprime a pieno il
desiderio che ha animato ognuno: bambini, adulti, anziani,
associazioni, enti, movimenti, commercianti, animatori, tutti
proprio tutti!
Insieme, aiutandosi reciprocamente!
La festa del 18 febbraio è iniziata già la mattina quando
un’allegra truppa di bambini, giovani e adulti, si è messa
all’opera per addobbare la sala mensa con palloncini
variopinti, tovaglie colorate, coriandoli e stelle filanti.
Leggi tutto l’articolo
Fonte: dal sito https://costituiamo.wordpress.com/
Loppianolab 2016
POWERTA’
La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà
30 settembre – 2 ottobre 2016 (Loppiano – FI)
Loppianolab 2016 programma generale
Sito Loppianolab
Pagina Facebook
Twitter @LoppianoLab
Le prenotazioni a Loppianolab sono chiuse, è comunque ancora
possibile partecipare: in che modo?
Prenotazioni
Pass
Ingresso:
scrivere
direttamente
all’accettazione
[email protected]
specificando il punto di ricezione a cui si preferisce
rivolgersi per il ritiro dei pass:
Polo Lionello Bonfanti dal 30/09/16
Auditorium di Loppiano dal 28/09/16
Nota: La Performance
“Gen Verde + Giovani… In Action!”
richiede specifica prenotazione via mail sempre all’indirizzo
[email protected]. o prenotazione telefonica
055-9051102.
I pass prenotati verranno rilasciati fino ad
esaurimento posti.
Prenotazioni per vitto e alloggio: rivolgersi direttamente a
Alberghi e strutture recettive:
Hotel Michelangelo – www.hotelmichelangelovaldarno.com/
Indirizzo: Via Poggilupi, 580A, 52020 Terranuova Bracciolini
AR
Telefono: 055 973 8557
Hotel Masaccio –
hotelmasaccio.com/
Indirizzo: Lungarno Don Minzoni, 38, 52027 San Giovanni
Valdarno AR
Telefono: 055 912 3402
Pasti:
Polo Lionello Bonfanti
– Presso “Terre di Loppiano” pasti caldi a prenotazione
o
snack a buffet a tutte le ore.
Per prenotazione o
informazioni tel. 055-8330888 email: [email protected]
Auditorium di Loppiano
– Punti Ristoro e Snack veloci da consumare a buffet sono
sempre disponibili, con pagamento sul posto.
Vi segnaliamo che è stato pubblicato su www.loppianolab.it una
clip del Gen Verde che come sapete animerà cinque workshop e
una performance tutti dedicati ai giovani.
Questo il link: http://www.loppianolab.it/#loppianolab-giovani
Quest’anno LoppianoLab pone un’attenzione particolare alla
partecipazione delle famiglie. Vi ricordiamo qui il programma
per le nuove generazioni:
LOPPIANOLAB GIOVANI & GEN VERDE
Laboratori artistici per ragazzi e giovani dai 14 ai 25 anni:
I laboratori costituiscono un percorso artistico. È vivamente
consigliata la partecipazione a tutto il programma. È
necessario prenotarsi indicando il workshop prescelto:
[email protected]
LOPPIANOLAB KIDS Per bambini e ragazzi da 4 a 13 anni:
E’ TEMPO DI DARE. La felicità non dipende da quello che hai.
Laboratori sui temi:
– Povertà (la felicità non dipende da quello che hai)
– Cultura del dare (C’è più gioia nel dare)
– Ecologia (curiamo la nostra terra)
Per i più piccoli: servizio di baby sitter a pagamento
Venerdì:14:00-18:00;
domenica: 9:00-11:30.
sabato:
9:00-13:00
/15:00-18:00;
la
scheda
di
prenotazione
http://www.schedaprenotazione.it/ll.asp
è
on
line
Per informazioni relative agli alloggi potete rivolgervi
all’ufficio
accoglienza
di
Loppiano:
mail:
[email protected] – tel. 055.9051102.
Loppianolab GenVerde2016
Associazione
Milano
Arcobaleno
Trent’anni di attività e impegno per essere un punto
d’incontro tra persone di diversa provenienza e per un dialogo
che faciliti la scoperta dell’altro!
L’Associazione Arcobaleno opera a Milano nel campo
dell’integrazione e dell’accoglienza. Trent’anni di attività e
impegno per essere un punto d’incontro tra persone di diversa
provenienza, per un dialogo che faciliti la scoperta
dell’altro con le sue ricchezze etniche, culturali e
religiose, per costruire insieme momenti di confronto e
scambio interculturale.
Vieni a trovarci e toccherai con mano… Siamo in:
Via Corsico 6, Milano
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Le nostre attività sono GRATUITE! Corsi di italiano (dalla
prima alfabetizzazione a tutti i livelli), Corso di
informatica, Corso di inglese, Laboratorio teatrale, Coro,
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Inoltre troverai amici e assistenza allo Sportello Ascolto
(per pratiche burocratiche, ricerca casa e orientamento al
lavoro) e puoi ricevere altro aiuto (un po’ di spesa!) grazie
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Ti aspettiamo…e visita il nostro sito per altre
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Associazione Arcobaleno Milano pagina facebook
Sito Associazione Arcobaleno Milano
Non sarà un impegno breve
Il racconto di un sacerdote dai luoghi del terremoto. Il
numero ingente degli sfollati richiede interventi efficaci e
rapidi.
In questi giorni stiamo vivendo tutti una nuova esperienza
riguardo al terremoto che sta da mesi colpendo le nostre
terre. Ad ogni nuova scossa viviamo nell’apprensione e si
allarga la zona di risentimento, con ingenti danni alle
strutture e alle case.
Un fenomeno che ci
coinvolge sempre più
direttamente,
sia
perché nell’entroterra
ci sono sempre più
case,
chiese
e
strutture
inagibili,
sia perché sulla costa
si è chiamati a dare
ospitalità ad un numero
crescente di sfollati,
ospitati in strutture, hotel o in famiglie.
Un impegno duplice: quello della prevenzione e della messa in
sicurezza da un lato, e quello
dell’assistenza dall’altro.
dell’accoglienza
e
Come si sa, a Porto S. Elpidio, presso il camping Holiday, è
stato istituito un centro operativo della Protezione civile
per questa parte della zona costiera. In città sono ospitate
oltre 1000 persone, famiglie intere con bambini e anziani, che
da alcuni giorni hanno trovato accoglienza nei tre camping
della città e negli hotel. Tutto questo prima della forte
scossa di domenica. Sono persone di Ussita, Castel Sant’Angelo
sul Nera, Visso, ecc… che erano state colpite dalle precedenti
due scosse. In pochi giorni attraverso il centro di
accoglienza sono transitate oltre 3000 persone, reindirizzate
in altre strutture, a Civitanova Marche e lungo tutta la
nostra costa. Purtroppo, a seguito della scossa di domenica la
situazione si è improvvisamente aggravata, con un progressivo
esodo dai paesi dell’interno, come Camerino, San Severino,
Tolentino, ecc… per citare solo i maggiori.
Subito si è attivata
una
rete
di
solidarietà, anche se
ancora in modo molto
spontaneo, e pian piano
si sta cercando di
capire cosa possiamo
fare e cosa serve
davvero.
Personalmente, sono stato più volte (ogni giorno) nel centro
di accoglienza presso l’Holiday, rispondendo ad alcune
richieste concrete espresse anche dal sindaco. Inoltre è
giunta la richiesta da parte di un Camping, “La Risacca”, di
cose molte concrete da reperire per i 280 sfollati accolti dal
camping. Abbiamo pensato di dare una risposta immediata
acquistando il necessario, attingendo al fondo diocesano che
avevamo raccolto per il terremoto e che non avevamo ancora
versato in quanto attendavamo di poterci incontrare e mettere
insieme ancora alcuni contributi di alcuni gruppi che
mancavano.
Questo per far fronte alle primissime necessità, in quanto gli
aiuti tramite la Protezione civile erano ancora insufficienti.
Già nei giorni successivi si è registrata una maggiore
organizzazione. Inoltre, in vari luoghi si è attivata una
raccolta di indumenti e generi di prima necessità. La Caritas
diocesana e quella regionale, presente anche quella Ambrosiana
(di Milano) si sono trovate per fare il punto della situazione
e capire come muoversi in concreto nei giorni successivi.
Il direttore del camping “La risacca”, anch’egli presente, ha
ringraziato per il contributo concreto dato dal Movimento dei
Focolari in tale circostanza. Molti di noi sono impegnati su
più fronti. Penso ai tanti parroci che hanno tutte le chiese
inagibili (d. Samuel, fra Andrea) o solo alcune (d. Sandro, d.
Pierluigi, Leandro…) e quelle comunità dove oltre le chiese
anche le strutture parrocchiali sono state lesionate (come
Corridonia). Penso a Donatella che in questi giorni ospita i
suoceri sfollati da Tolentino, e chissà quanti altri casi
simili. Da domani anche noi sacerdoti di Porto Sant’Elpidio
ospiteremo il parroco di Ussita e Castel Sant’Angelo, per
permettergli di stare vicino alla sua comunità sfollata. Anche
lui ha perso chiese e casa parrocchiale, o meglio un intero
paese. Ieri, infatti, dopo aver consegnato il mio ultimo
carico al camping, ho conosciuto la tabaccaia di Ussita.
Subito mi è venuto di ricordare i campiscuola e le uscite che
tutti noi penso abbiamo fatto in quei luoghi. Lei, con grande
dignità mi ha detto: «Lo sai che tutto questo non c’è più». Lo
sapevo, ma sentirlo dire con chiarezza e lucidità da lei è
stato un tuffo al cuore. E mi ha detto che anche il paesaggio
è cambiato, perfino il Monte Bove. Credo che ancora facciamo
fatica a comprendere i cambiamenti che questo terremoto sta
imponendo alle nostre vite e a quelle di tanti.
Queste dunque alcune prime esperienze.
Certo, in queste ore,
tutti
ci
stiamo
chiedendo:
cosa
possiamo
fare
in
concreto
contributo
e
quale
possiamo
dare come Movimento? Si
sente l’urgenza di fare
qualcosa. Dunque, ecco
alcune indicazioni condivise anche nella riunione di oggi con
la Caritas.
Come prima cosa, occorre informarsi su cosa serve davvero.
Sembra scontato, ma non lo è, in quanto in questi primi giorni
c’è anche una mancanza di informazioni (le notizie arrivano a
fatica e spesso non attraverso canali ufficiali) e ciò è
comprensibile, perché si è impegnati su una prima accoglienza
e la situazione è in continua evoluzione. Quindi occorre fare
la fatica di chiedere direttamente alla Protezione civile del
proprio paese, o alla Caritas, o se si conoscono le strutture
di accoglienza, a qualcuno del posto.
Agire in modo concreto e, possibilmente, mettendosi insieme.
Occorrerà ancora qualche giorno, superata la prima emergenza,
per capire quali progetti si potranno attivare in ogni zona
più a lungo termine, per l’animazione dei bambini o il
sostegno agli anziani, l’aiuto scolastico, ecc… Anche qui il
consiglio è di verificarlo sul proprio territorio.
In questa prima fase, è da evitare l’azione isolata o
invadente, per non intralciare i soccorsi e soprattutto per
permettere il consolidarsi dell’organizzazione di chi è
chiamato a farsene carico. Ho potuto constatare come la
presenza a volte di troppi volontari può essere anche
controproducente. Inoltre, il coordinamento sta passando
direttamente alla Protezione civile nazionale e questo
richiede una maggiore attenzione.
La
Caritas
nazionale
e
quella
regionale
inoltre
hanno
garantito il loro contributo e presto, dopo una prima fase di
raccolta delle informazioni e di comprensione dei bisogni,
saranno attivati progetti mirati di aiuto.
La consapevolezza è che non sarà una cosa breve, e che anche
la ricostruzione richiederà tempo e pazienza. Viviamo un tempo
speciale che ci chiede uno sforzo di carità e di perseveranza,
come ricordato dal messaggio del Vescovo di oggi: «Vi
incoraggio a perseverare perché nella fragilità dell’esistenza
e delle strutture risplenda la compattezza di una Chiesa di
pietre vive, che siamo noi».
Altra esperienza:
http://www.cittanuova.it/c/458159/Le_caprette_di_Marco_e_Jessi
ca.html
Progetto Ballarò
Tentare nuove strade
A Ballarò, un quartiere svantaggiato di Palermo, una serie di
iniziative, nate spontaneamente danno vita ad un progetto che
crea coesione sociale
Poco più di un anno fa si è organizzata una giornata ecologica
con i giovani e gli adulti del Movimento dei Focolari in una
piazza di Ballarò, territorio svantaggiato a livello economico
e sociale nella città di Palermo.
Una giornata bellissima sia per il lavorare insieme in un
posto così trascurato, che per l’aver creato un rapporto
immediato con le persone del posto, i bambini, le mamme i papà
che si sono messi con noi a lavorare per ripulire e rendere
più dignitoso e vivibile l’ambiente circostante.
Nasce da lì l’idea di dare continuità a quanto vissuto quel
giorno. Perché’ non fare in un angolo della piazza una festa
di Natale con le famiglie del posto che abbiamo conosciuto?
La festa ha visto canti, giochi, persino Babbo Natale che ha
portato doni, dolci! Conclusione: un albero di Natale piantato
in una grande aiuola ripulita.
Quel momento ha segnato la nascita di altre iniziative che
hanno come punto centrale la parrocchia di S. Nicolò, nei
locali della bellissima chiesa medievale adiacente il mercato
popolare. Infatti il parroco, contento dell’iniziativa, ci ha
invitati a fare qualcosa per un gruppo di 20 bambini che
frequentano il catechismo, al quale poi se sono aggiunti
altri.
Da gennaio a maggio abbiamo fatto un laboratorio sul teatro
dei burattini. I bambini divisi in gruppi, hanno preparato
delle semplici storie che descrivevano un gesto d’amore
concreto nei riguardi del prossimo, una vecchietta
infreddolita e senza cibo, un compagno di scuola in difficoltà
nello studio, una mamma che aveva bisogno di aiuto in casa.
Partendo dalla costruzione dei burattini si è poi passati
all’apprendimento della tecnica per farli muovere e infine
alla rappresentazione teatrale.
Il percorso si è concluso con una rappresentazione. Un momento
di festa gioiosa, accolto dallo stupore dei genitori di fronte
a ciò che i loro bambini erano stati capaci di realizzare.
Durante i mesi si è creato un rapporto di amicizia, fiducia e
stima sia con i bambini che con i genitori.
Non sono mancate le sfide, i momenti difficili dovuti a volte
al disadattamento comportamentale di qualcuno, ma insieme ce
l’abbiamo fatta, e il contributo di ciascuno degli animatori è
stato prezioso. L’equipe iniziale era composta da tre persone,
adesso siamo in otto ed altri ancora chiedono di poter
partecipare e dare il loro contributo. Anche alcune mamme del
quartiere si fermano per aiutare.
Da settembre scorso abbiamo avviato un laboratorio artigianale
con materiale riciclato. È venuta in rilievo la capacità
creativa dei bambini che si sono impegnati con entusiasmo.
Qualche giorno prima di Natale in una bancarella si è venduto
quanto realizzato, il ricavato era destinato a comprare del
cibo da portare ad alcune famiglie indigenti e ad anziani
poveri del quartiere. Eravamo divisi in cinque gruppi composti
dai bambini di Ballarò, alcune mamme del quartiere e alcuni
adulti e ragazzi del Movimento che provengono da quartieri
benestanti. Per questi ultimi tutto suonava come una scoperta,
una novità, conoscere e confrontarsi con questi bambini più
poveri ed una realtà sconosciuta ha creato un forte impatto.
Le famiglie che siamo andati a trovare erano povere ed alcune
con situazioni estreme, case fatiscenti, a volte senza luce e
acqua. Semplice e diretto è stato il colloquio e la conoscenza
con queste persone, hanno raccontato le loro storie, condiviso
i loro dolori, si coglieva la gioia e la commozione di
sentirsi pensati.
Ognuno ha potuto donare qualcosa di sé, bambini ed adulti, in
maniera concreta, semplice, gioiosa e creativa.
È maturata insieme, tra tutti, la coscienza di quanto sia
importante aprirci agli altri, condividere quanto siamo ed
abbiamo in un clima gioioso e semplice.
Giorno dopo giorno arrivano ora beni di vario tipo, vestiario,
cibo, un papà e una mamma di questi bambini del quartiere, che
abitano in una casa molto povera, si sono impegnati a
distribuire questi beni di prima necessità ad altre famiglie
che hanno bisogno. Da cosa nasce cosa e la generosità si fa
strada.
Numerose sono ormai le persone coinvolte, chi dona oggetti, a
volte anche antichi, soprammobili, lampadari, giochi, libri.
Una gran quantità di beni è stata donata ad alcune di queste
famiglie indigenti che poi lo hanno venduto nei mercatini
ricavando qualcosa per le loro necessità.
In una situazione in cui il lavoro è difficile da trovare
abbiamo scoperto che insieme si può pensare, improvvisare, non
arrendersi, tentare nuove strade.
Il mettere in comune i beni ha suscitato generosità, idee
nuove, entusiasmo nel vivere per gli altri.
Con i bambini si va avanti con l’esperienza della
rappresentazione teatrale, episodi tratti dal Vangelo ed
attualizzati alla realtà odierna vengono messi in scena anche
attraverso esperienze di vita vissuta. L’entusiasmo dei
bambini è grande e si trasmettono loro tanti valori.
Anche con i genitori ci sono alcuni momenti in cui si sta
insieme: una festa, un incontro, una gita sono occasioni per
crescere nell’amicizia e insieme avere cura dei piccoli.
E tutti noi che partecipiamo al progetto sperimentiamo la
gioia di costruire insieme, come comunità, un pezzo di umanità
nuova vivificata dalla forza dell’unità.
a cura di Antonella Silvestri
Associazione Città Fraterna –
Genova
Città Fraterna è una Associazione Onlus, con sede Operativa in
P.za Aquileia 5/1 Genova Sestri Ponente e iscritta all’ Albo
Regionale Ligure delle associazioni di Volontariato. Si occupa
di raccogliere e distribuire generi alimentari a favore di
persone disoccupate o in difficoltà economica
Negli ultimi anni, l’aggravarsi della crisi industriale
genovese ha fatto nascere “Città Fraterna” ONLUS che, oltre ad
aprire un nuovo ambulatorio medico in via Pastorino, con le
altre organizzazioni della città, raccoglie generi alimentari,
in particolare per il numero crescente di famiglie abituate a
provvedere a se stesse, ma improvvisamente private di un
reddito per la perdita di lavoro nelle grandi industrie e nel
loro indotto. Famiglie che mai avrebbero pensato di dover
dipendere da altri.
I volontari di Città Fraterna offrono il loro lavoro per
raccogliere generi alimentari presso supermercati e grandi
magazzini, confezionarli in pacchi di viveri e distribuirli a
chi è in necessità, chiedendo in cambio, quando possibile, di
essere aiutati in questo impegno. Raccogliere, conservare e
confezionare viveri comporta però dei costi vivi, per affitti
locali e mezzi, energia elettrica, combustibili. Un contributo
anche piccolo può rendere possibile un maggiore aiuto. Tutto
ciò che Città Fraterna può fare per gli indigenti e per la
città di Genova lo deve esclusivamente alla generosità e allo
spirito di solidarietà dei suoi volontari e dei suoi donatori.
Riferimenti: Silvano Gianti (Presidente), Riccardo Varallo,
Maggiolo Corrado…..
Depliant Città fraterna 2016
PER SAPERNE DI PIU’, PER VEDERE FOTO E IL VIDEO
http://focolareliguria.altervista.org/retisol/citta-fraterna
Centro Mediterraneo Giorgio
La Pira
Broschure: Centro Mediterraneo G. La Pira
Presentazione del Centro Mediterraneo di Studi e Formazione
Giorgio La Pira
inaugurato sabato 25 giugno a Pozzallo (RG)
http://www.centromediterraneolapira.org/it
http://www.coopfoco.org/chi-siamo/chiaramonte-gulfi/
Sviluppo
di
progetti
a
sostegno
delle
comunità
terremotate
Il nostro sostegno alle comunità terremotate continua con i
progetti già avviati ed altri nuovi che potremmo avviare con
il vostro contributo.
1 – Sostegno alle aziende
In seguito ai sismi di agosto e ottobre 2016 nel Lazio, in
Umbria, Marche e Abruzzo, la situazione dei relativi territori
si è rivelata drammatica. Al crollo delle case, alla perdita
di vite, si è aggiunto il crollo delle piccole attività
produttive, commerciali e turistiche o la perdita consistente
dell’abituale clientela a causa dell’abbandono dei luoghi di
vita ordinaria.
Molte famiglie hanno perso i locali dove svolgevano la loro
attività o i macchinari necessari per il proprio lavoro o le
materie prime per allevare gli animali. Molte merci sono
rimaste stoccate nei magazzini senza poter arrivare alla loro
destinazione finale, con gravi perdite di clientela. In
diverse situazioni gli stessi lavoratori delle aziende
danneggiate non hanno potuto riprendere il proprio posto di
lavoro perché hanno dovuto allontanarsi, avendo perso la casa,
o perché le aziende hanno dovuto forzatamente spostare la
propria sede.
Il progetto RImPRESA vuole offrire
colpite dai terremoti, supportando
attività produttive, dal punto
logistico, ma anche relazionale
un sostegno alle famiglie
la ripresa delle piccole
di vista commerciale e
e di prossimità.
Si lavorerà con le aziende dei territori lungo la via Salaria,
nell’area tra Amatrice ed Ascoli Piceno, nella Val Nerina e
nell’Abruzzo Ulteriore.
Si tratta di zone rurali, la cui economia è basata
prevalentemente sull’agricoltura e sull’allevamento ovino e
bovino, la cui clientela era costituita dalla popolazione
stessa e dai flussi turistici estivi e dei fine settimana. Al
momento molte di queste attività produttive, commerciali e
turistiche sono impraticabili ed è pertanto necessario creare
anche un bacino di utenza e di consumo fuori dalle aree
colpite dal terremoto, affinché le aziende non siano costrette
alla chiusura.
Il progetto si compone di due azioni complementari:
Fornire alle aziende materie prime, macchinari e piccole
infrastrutture
provvisorie,
laddove
possibile,
rafforzare tra le aziende pratiche e processi virtuosi
ispirati ai principi etici dell’economia civile
favorendo il gemellaggio con altre imprese sul
territorio nazionale;
Promuovere l’acquisto di prodotti dalle aziende colpite
e la ripresa del turismo locale appena possibile, nello
spirito dell’economia di comunione ove all’aspetto
commerciale è strettamente legato quello umano, sociale,
di relazione
L’indirizzo mail a cui rivolgersi
informazioni è: [email protected]
per
maggiori
2 – Invio di aiuti economici attraverso i conti AMU-AFN:
Causale: Emergenza Terremoto Italia
Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU)
IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434
presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D
Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060
presso Banca Prossima Codice SWIFT/BIC: BCITITMX
I contributi versati sui due conti correnti con questa causale
verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali
donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi
dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le
diverse normative locali.
I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e
detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le
Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00
annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti.
Progetto-rimpresa-favore-delle-imprese-cRimpresaolpite-dalsisma/
Cosa
possiamo
Amatrice?
fare
per
13 febbraio 2017 Tamara Pastorelli
FONTE: Città Nuova
Dopo il terremoto, la condivisione può avvenire da gesti
semplici. Da una tombolata fatta assieme alla festa di
Carnevale per i bambini. Ma anche da un pool di estetiste e
barbieri che si mettono al servizio delle persone. Un percorso
avviato tra Roma e il luogo simbolo del sisma che ha colpito
il Centro Italia.
Parliamo ancora di terremoto, anzi, del mondo della
solidarietà e della condivisione scatenata dal sisma. Qualche
giorno dopo l’evento infausto che ha distrutto Amatrice,
Maria, calabrese trapiantata a Roma, riceve una telefonata da
Mauro, un suo caro amico di Bologna che le chiede: cosa
possiamo fare per la gente di Amatrice?
C’è senso di impotenza in quella domanda ma anche il desiderio
di rendersi utile, anzi di più, di farsi vicino – prossimo, si
direbbe, usando un linguaggio evangelico – a quella gente che
ha vissuto e sta vivendo il dramma disumano della perdita di
persone care, affetti, beni, storia, un paese intero.Maria
condivide appieno lo stato d’animo di Mauro e, insieme,
decidono di diffondere la loro proposta tra amici, colleghi di
lavoro e familiari.
Quella voglia di impegnarsi diventa presto contagiosa e
coinvolge anche associazioni romane, calabresi e locali.Questo
gruppo di “volontari” dalle mille provenienze, si rimbocca le
maniche e, per prima cosa, organizza una festa, una tombolata,
come nella migliore tradizione, per brindare al nuovo anno,
insieme ai cittadini di Amatrice.
Racconta Maria: «Nel cuore di ciascuno c’era prima di tutto il
desiderio di rendersi “vicini” alla gente di Amatrice.
Certamente, anche di solidarietà ma, come poi ci ha scritto un
ragazzo presente alla festa, di “un altro tipo di solidarietà,
che ci ha donato risate, spensieratezza, un po’ di felicità e
due ore di stacco dai soliti pensieri!”».
L’esperienza, a quel punto, non può rimanere isolata: la
tombolata ha creato rapporti, amicizie, voglia di non perdersi
di vista, desiderio di collaborare tra forestieri e paesani,
perdendo la categoria del volontario che viene da fuori e
acquistando quelle della condivisione e della reciprocità.
Così, il primo gruppo di volontari si allarga e attira anche
altri, un lungo elenco di realtà associative e non: Genitori
in forma, la Protezione Civile del Lazio, Giranimazione, i
Perditempo, Flora Fotografia, Associazione Nuove vie per Un
Mondo Unito, Movimento dei Focolari di Roma, CostituiAMO, la
Pro Loco di Amatrice e l’Alba dei piccoli passi,
un’associazione nata proprio ad Amatrice, come segno di
speranza e di rinascita.
E così, il 12 febbraio, questa solidarietà intrisa di
leggerezza ha portato ad Amatrice la bellezza, quella che cura
il corpo.
Un team di parrucchieri del Gruppo W. I. P. di Roma insieme a
Rinaldo, acconciatore di Amatrice, si sono prestati per
tagliare i capelli di tutti. Racconta Rinaldo:«Io nel
terremoto ho perso non solo il negozio ma anche mio padre, da
cui avevo imparato il mestiere. Lui a settant’anni stava
sempre in negozio,
ricominciare».
questo
lo
faccio
per
lui,
per
Tra gli artefici della giornata c’è anche Arianna, estetista e
fondatrice dell’associazione l’Alba dei piccoli passi:
«Potermi rendere utile mettendo a frutto il mio mestiere,
facendo star bene i miei compaesani, fa stare bene anche me!».
L’appuntamento era per le
Agostino, che in poco tempo
bellezza. Sono stati donati
signora, quindici per uomo e
dieci al Centro di Comunità S.
si è trasformato in un salone di
più di trenta tagli e pieghe per
molti trattamenti mani e viso.
Il lavoro di questa armata di collaboratori della leggerezza
continuerà con altri appuntamenti, di cui il primo il 18
febbraio, con la festa di carnevale dedicata ai più piccoli:
«Abbiamo raccolto quasi 200 costumi di carnevale,» racconta
Maria «coinvolgendo tanti amici da tutta l’Italia. Abbiamo
cercato di assecondare le richieste e i sogni dei bambini di
Amatrice che hanno scelto il proprio costume. E sabato
prossimo faremo festa con loro, una festa preparata insieme a
loro. Perché la solidarietà condivisa è più bella e ha un
altro sapore!».
Lavorare nella città e per la
città
CONVEGNO INTERNAZIONALE
OnCity: reti di luci per abitare il pianeta
Laboratorio internazionale di cittadinanza per il bene comune
Atti del Convegno Internazionale Oncity-reti di luci per
abitare il pianeta, che dal 1° al 3 Aprile 2016 ha riunito al
Centro Congressi di Castel Gandolfo (Rm) 900 partecipanti
provenienti da tutto il mondo: tre giorni di lavori,
riflessione e confronto su alcuni grandi temi d’attualità
legati alla vita nelle città.
Il convegno, organizzato dal Movimento Umanità Nuova, AMU e
Movimento Giovani per un Mondo Unito, è un’iniziativa che si
colloca nel quadro dello United World Project (UWP).
Lavorare nella città e per la città
Intervento di Stefania Biagini Ghiotti, Referente Comunoteca
di Torino (Italia)
Ciao a tutti. Sono Stefania. Da quasi diciotto anni sono
sposata con Saverio ed abbiamo due figli: Maddalena, di 15
anni, e Nicolò di quasi 12.
L’arrivo dei figli è stato per noi un vero “cataclisma” dal
punto di vista della comunione dei beni. Non era ancora nata
la nostra prima figlia che già avevamo ricevuto tutto quello
di cui avevamo bisogno, persino dei ciucci nuovi che non
potevano essere più venduti, in quanto un’alluvione aveva
rovinato la scatola di cartone che li conteneva e la plastica
che li proteggeva non era sufficiente per garantirne la
vendita. La situazione ci ha stimolato a mettere anche noi
tutto in circolazione, una volta terminato l’uso delle cose.
Abbiamo iniziato con un ristretto gruppo di amici; poi la voce
si è sparsa così rapidamente, che in pochi anni abbiamo creato
una rete di circa 400 famiglie che si tengono in contatto via
e-mail e si comunicano esigenze e possibilità circa i beni di
prima necessità relativi alla gestione di bimbi piccoli:
abbigliamento, passeggini, carrozzine, seggioloni, seggiolini
auto, culle… Chi ha bisogno ci segnala via e-mail la propria
necessità; noi giriamo a tutte le famiglie tali esigenze e,
non appena ci arriva la disponibilità delle cose da parte di
qualcuno, mettiamo in contatto chi dà con chi riceve, per
effettuare il passaggio delle cose. Cerchiamo di tracciare il
percorso dei beni, in modo da saper recuperare le cose in caso
ci vengano richieste indietro dal proprietario. Nel caso siano
state date a fondo perduto, le facciamo girare finché…non
cedono! Tutti sanno che si tratta di cose “in comune”, per cui
le si usa finché servono, mantenendole nel miglior modo
possibile per chi le userà dopo, e poi si mettono di nuovo a
disposizione di chi ha bisogno.
In questi quindici anni sono circolate migliaia di cose ed
ogni volta rimaniamo stupiti della grande generosità di chi ci
è accanto. Abbiamo sperimentato veramente che più si dona
generosamente, più si riceve perché si mette in moto una rete
di persone che tirano fuori il meglio di loro in generosità,
disponibilità, sensibilità…
Questa grande comunione dei beni ci aiuta singolarmente e come
famiglia su tre differenti livelli: il livello personale,
perché ci aiuta a vincere il consumismo, a domandarci ogni
volta se l’acquisto di un bene è veramente necessario, oppure
può arrivare dalla comunione dei beni; a livello educativo con
i figli, perché ci aiuta a trasmettere loro il valore della
condivisione, della sobrietà e del riuso. In particolare i
figli hanno una capacità di viverla anche con allegria.
Ricordo una volta che Maddalena doveva svolgere un testo per
la scuola. Una delle domande alle quali doveva rispondere
chiedeva “Hai mai utilizzato cose di seconda mano, di altri?”.
Maddalena, dalla sua camera, parlando forte mi chiede: _Mamma,
devo rispondere sempre o quasi sempre?_. Questa sua semplice
espressione mi ha dato tanta gioia!
Il terzo importantissimo livello di crescita, caratteristico
di questa comunione dei beni, riguarda la relazione con le
persone. La condivisione è trasversale ad ogni età, credo,
ceto sociale. Per il passaggio dei beni incontriamo e
conosciamo le persone più svariate. Un’esperienza
significativa, che amiamo raccontare, è successa un sabato
mattina. Ricevo la telefonata di una amica che mi dice che mi
avrebbe mandato una famiglia che necessitava di alcune cose
per il loro bimbo. Acconsento volentieri, sapendo di non avere
impegni fino a metà pomeriggio. All’ora di pranzo tuttavia,
questa coppia non era ancora arrivata ed io butto la pasta per
i miei figli. Suona il campanello. Erano loro. Sospendo ogni
attività in cucina e li accolgo. Tra le presentazioni e la
visione degli oggetti con loro si fanno le due. A quel punto
mi viene spontaneo domandare loro se avevano piacere di
pranzare con noi, avendo praticamente tutto pronto. Loro
acconsentono e ci ritroviamo intorno al tavolo, tutti noi con
loro tre. Nicolò, seduto vicino a me, ad un certo punto mi
chiede: _Mamma, ma chi sono queste persone?_. Gli rispondo:
_Non lo so, ce li ha mandati Maria, ma non ti preoccupare. Va
bene così_. E così, da questo semplice gesto, è nata una bella
amicizia che continua a distanza di svariati anni! La
comunoteca, dunque, fa aprire le porte di casa, favorisce i
legami tra le persone e le avvicina! E’ una caratteristica che
sentiamo fondamentale e che non vorremmo si perdesse mai.
Siccome ne sono nate varie, sparse in tutta Italia (e
sicuramente anche all’estero), una équipe di persone sta
studiando come ampliare questa realtà, perché arrivi a sempre
più persone e favorisca una rete sempre più ampia. Si sta
studiando una formula informatica che velocizzi i contatti. La
cosa fondamentale, che ricordiamo in questo lavoro, è di non
perdere il legame con le persone, elemento che la
contraddistingue e fa la differenza!
Grazie.
Stefania Ghiotti
Fonte: dal sito ufficiale del unitedworldproject
Giovani
e
cultura
scoperta della città
alla
La partecipazione motore di una cittadinanza attiva
Giovani e cultura alla scoperta della città – Moreno Orazi,
Architetto coordinatore Cantiere Oberdan, Spoleto (Italia)
Sono nato nella verdeggiante Umbria, terra natale di S.
Benedetto e S. Francesco. Sono felicemente sposato, ho due
figli e vivo a Spoleto. Dal 1982 esercito la professione di
architetto presso la Abaco, società che opera nel campo della
progettazione e nella pianificazione territoriale ed
urbanistica, di cui sono cofondatore.
Dal 1994 ho partecipato alla redazione di programmi integrati
economici e urbanistici per la riqualificazione urbana e
territoriale. Attualmente sono impegnato, tra l’altro, in
progetti di ricostruzione nei territori aquilani colpiti dal
terremoto del 2009. Mi sono occupato anche dei linguaggi
artistici e delle estetiche contemporanee, perché nella
civiltà delle immagini le arti visuali occupano una posizione
centrale nel sistema della comunicazione.
La famiglia è il bene più prezioso che possiedo. Le esperienze
che considero più significative nella mia formazione umana e
culturale sono quelle sviluppate in comunità. Concepisco il
rapporto con gli altri in modo attivo e scambievole. Sento il
diritto/dovere di fare fino in fondo la mia parte, di
apprezzare l’apporto degli altri e di concorrere con le mie
idee e con il mio impegno al loro progredire.
Negli anni ’80 ho animato insieme a una decina di amici un
circolo culturale dell’A.R.C.I., un’associazione collegata al
Partito Comunista Italiano che ha rappresentato un’esperienza
sociale, culturale e politica fondamentale nella mia
formazione umana e civile.
Il mio rapporto col Movimento risale al 1994 ed è dovuto
all’amicizia di Elio e Letizia, due focolarini sposati. Sono
qui perché ho risposto all’invito di partecipare ad uno dei
primi congressi del “Dialogo con persone di convinzioni non
religiose”. Il resto è venuto da se.
Sono stato incaricato dall’Erica, Associazione collegata al
Movimento dei Focolari, di coordinare le attività del Cantiere
Oberdan, spazio aggregativo gestito da quattro associazioni
laiche. È una specie di “oratorio” (circolo) laico. Proprio
per il mio approccio laico alla vita e, al tempo stesso, per
l’adesione al Movimento e la condivisione dei valori etici e
spirituali del Carisma dell’Unità, sono stato designato come
coordinatore dell’iniziativa.
Il Cantiere Oberdan è uno spazio polifunzionale dedicato ai
giovani: in questi anni è stato frequentato da compagnie
teatrali amatoriali e gruppi musicali informali. Vi si
svolgono eventi nell’ambito del famoso festival dei Due Mondi
di Spoleto dedicato al Teatro d’Avanguardia. Vi si tengono
corsi di musica, danza africana, Yoga ed educazione
alimentare. Il Cantiere ha come scopo la promozione del lavoro
creativo dei giovani; il confronto e la collaborazione tra
soggetti associativi diversi nella gestione di uno spazio
comune al servizio della vita culturale cittadina, vista
comune strumento di elevazione e di crescita civile;
realizziamo progetti educativi rivolti alle scuole,
finalizzati alla conoscenza di problematiche sociali scottanti
attraverso il coinvolgimento diretto di insegnanti, alunni e
studenti.
Il primo di questi progetti, dal titolo emblematico “La città
siamo noi” aveva come oggetto proprio la conoscenza della
città come luogo fisico organizzato e come spazio relazionale
che costruisce l’identità della persona e determina la qualità
delle relazioni sociali.
Il Cantiere si propone di contrastare l’atomizzazione delle
comunità urbane. Nello spazio disperso della città
contemporanea conduciamo una vita nomade che indebolisce la
coesione sociale, generando solitudine, sofferenze psichiche e
comportamenti devianti.
La Rete supplisce in qualche modo al senso di solitudine, ma
non può sostituirsi al bisogno delle persone del contatto
umano diretto.
Come architetto durante questi anni, con i miei colleghi di
studio, abbiamo restaurato diversi edifici storici di Spoleto,
ad esempio la Biblioteca municipale, il Teatro Comunale, la
Sede del Comune ed abbiamo voluto illuminare le buie pareti
del passaggio sotterraneo che collega la parte bassa della
città con quella alta, riproducendo i colori della natura, per
rendere più gioioso il passaggio dei nostri cittadini e
visitatori.
La mia famiglia negli anni della mia prima infanzia viveva in
condizioni di estrema indigenza. Da bambino e poi nella
adolescenza, a scuola ed in altri ambienti sociali ho subito
molte mortificazioni a causa della povertà che si palesava
attraverso il modo di esprimermi, di vestire, nelle amicizie,
nella casa dove abitavo, fredda scarna e disadorna.
Questo mio vivere tra gli ultimi, essere stato io stesso uno
di questi ultimi, non me lo sono mai dimenticato in tutte le
circostanze della mia vita, nel mio lavoro, nella famiglia,
nei rapporti di amicizia ed in quelli di vicinato.
Quando vedo le sofferenze dei profughi e le difficoltà degli
extracomunitari, sulla strade della mia città, sento una
grande vicinanza, mi vedo, in un certo senso, rispecchiato in
loro.
Cerco di manifestare concretamente la mia solidarietà verso le
persone che vivono ai margini ricorrendo a piccoli gesti
umanamente molto intensi (con un cenno di saluto, pagando
qualche bolletta, con gesti concreti di accoglienza). Tengo un
comportamento rispettoso nei confronti delle maestranze
operaie nei cantieri che conduco, nel condominio cerco di
stabilire buoni rapporti di vicinato, nello studio tecnico
divido alla pari con i miei colleghi i frutti del lavoro
comune e nel mio rapporto con i committenti cerco di
soddisfare le loro richieste evitando di imporre il mio punto
di vista. Stiamo facendo fronte alla crisi grave che travaglia
il settore edilizio e che ha determinato una forte contrazione
del lavoro ridividendo in modo paritario le esigue entrate tra
tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal
ruolo professionale, cercando di garantire comunque un minimo
stipendio senza procedere a licenziare nessuno.
So che è poco, davvero troppo poco. Sicuramente non salverò il
mondo come pensavo quando, dopo aver letto il Manifesto del
Partito Comunista di Carlo Marx, diventai seduta stante
comunista, ma così facendo penso di onorare la dignità degli
altri e la mia. Non fare agli altri quello che non vorresti
fosse fatto a te. Il comandamento dell’Amore è la soglia
limite della mia adesione al cristianesimo, un cristianesimo
etico ed immanente.
Moreno Orazi
Fonte:OnCity: reti di luci per abitare il pianeta
Città in azione
CONVEGNO INTERNAZIONALE
OnCity: reti di luci per abitare il pianeta
Laboratorio internazionale di cittadinanza per il bene comune
Atti del Convegno Internazionale Oncity-reti di luci per
abitare il pianeta, che dal 1° al 3 Aprile 2016 ha riunito al
Centro Congressi di Castel Gandolfo (Rm) 900 partecipanti
provenienti da tutto il mondo: tre giorni di lavori,
riflessione e confronto su alcuni grandi temi d’attualità
legati alla vita nelle città.
Il convegno, organizzato dal Movimento Umanità Nuova, AMU e
Movimento Giovani per un Mondo Unito, è un’iniziativa che si
colloca nel quadro dello United World Project (UWP).
Progetto Officine di fraternità – Alessandra Picariello e
Roberta Formisano, Movimento Giovani per un mondo unito
Campania (Italia)
Roberta Formisano: Il progetto «Officine di Fraternità» è nato
diverso tempo fa, con un duplice scopo: offrire ai giovani la
possibilità di mettersi in gioco e di lavorare, e realizzare
delle attività concrete in Campania, soprattutto nelle
periferie e ferite presenti in diversi territori.
Con questi presupposti, il progetto è stato presentato e
approvato nell’ambito dell’Avviso pubblico “Giovani per il
sociale” del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile
e Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il titolo del progetto non è a caso: la cultura della
fraternità ha fatto da sfondo all’ideazione dei vari
laboratori, portando con sé tutte le sfumature da essa
derivanti (legalità, solidarietà, impegno civico e
partecipazione attiva nelle problematiche sociali, sostegno
alle fasce più deboli e disagiate, rispetto delle regole e dei
diritti altrui…). Il progetto ha visto circa 25 giovani,
esperti e tutor, per la formazione dei beneficiari, tra i 18 e
i 35 anni; mentre più di 150 ragazzi tra i 14 e i 30 anni
hanno partecipato attivamente come beneficiari del progetto.
Il tutto in una cornice che ha visto il coinvolgimento di 8
realtà associative presenti e attive su tutto il territorio
campano (Aps Focus Focolari, Associazione di volontariato Fare
Comunità, Arcidiocesi di Benevento, Associazione SNC Libero
Pensiero, Comitato Caserta Città di Pace, Cooperativa sociale
NeWhope, Associazione Centro Vita onlus, Associazione Mondo
Unito Giovani).
Ciascuna associazione ha presentato una o due “officine” per
rispondere al meglio alle esigenze giovanili e sociali dei
diversi territori.
11 officine di fraternità, 11 realtà diverse, 11 attività
diverse ma un unico filo conduttore: la fraternità. Ognuna
delle officine ha lavorato singolarmente ma c’è stato un
momento di incontro tra tutti i 150 giovani coinvolti dal
progetto.
Il momento cruciale, infatti, si è tenuto dal 1 al 4 maggio
2015 a Benevento, con “Forti senza Violenza” – il progetto
portato avanti da anni dal gruppo internazionale Gen Rosso,
sul tema della legalità, dell’amicizia e di una scelta giusta
di unità. Si è trattato di una vera sfida: preparare da zero
il musical “Streetlight” in soli tre giorni, e al contempo
condividere la quotidianità con persone sconosciute.
È stato l’apice del progetto, il momento più ricco e formativo
per tutti i ragazzi, dove hanno potuto sperimentare questa
fratellanza universale non più solo con i giovani del proprio
gruppo ma con tutti i 150 giovani delle officine e con ogni
membro del Gen Rosso.
Alessandra Picariello: Non è stato sempre tutto facile, c’è
stato molto lavoro da fare di organizzazione e soprattutto di
coesioni tra queste realtà così diverse tra di loro, ma ne è
valsa la pena.
Per chi tra noi gen è stato “protagonista” di quest’esperienza
è stato un momento di crescita veramente importante. Questo
progetto ci ha permesso, grazie all’aiuto degli adulti che ne
hanno permesso la realizzazione, di creare qualcosa più grande
di ogni nostra aspettativa. È stata davvero una scia di luce
per le nostre città, siamo sicuramente riusciti a seminare
tanti germogli di fraternità e molti di questi stanno già
dando i primi frutti.
Le officine si sono concluse ma i rapporti creati non possono
finire.
C’è anche chi sta continuando con le attività dell’officina, a
Ponticelli ad esempio dopo la realizzazione di “Life Love
Light”, ci si sta impegnando nella costruzione di un altro
spettacolo; il percorso di quest’anno è incentrato sulla Pace,
con tutte le sue sfaccettature perché non possiamo smettere di
vivere la fraternità e quale mezzo migliore della musica per
lanciare messaggi in luoghi purtroppo non sempre semplici.
Personalmente, quando ho raccontato ad amici e parenti quello
che stavo vivendo molti mi hanno subito detto di stare
attenta, che quelle zone sono pericolose ( le periferie di
Napoli), che lì uccidono… lì come chissà di quale città
lontana stavano parlando, ma in realtà quella è la MIA nonché
la loro. Non mi sono mai fatta fermare da queste paure (che
non ho mai avuto in realtà), quei ragazzi ci vivono ed io non
posso andarci una o due volte a settimana?!
Con la mia famiglia abbiamo iniziato ad andare a messa lì ogni
domenica per rafforzare quei rapporti creati durante l’anno e
questo ci aiutato molto a conoscere meglio i ragazzi e le loro
famiglie. Siamo stati invitati a pranzo da molti di loro; io
sono andata a pranzo a casa di uno dei ragazzi, in una di
quelle case popolari che mettono molta tristezza a vederle, ma
entrando l’amore con cui sono stata accolta mi ha resa
felicissima.
Ci sarebbero tante storie da raccontare su ognuna delle
persone che ho incontrato ma posso sicuramente testimoniare
che una rete di fraternità tra tutti coinvolti dal progetto è
stata creata e spero che continui.
Roberta Formisano e Alessandra Picariello
Video Officine di fraternità
Fonte: dal sito ufficiale del unitedworldproject
Mantova
capitale
cultura . . .
della
Mantova capitale della cultura …nella fraternità
Mantova Volantino eventi
Mantova: culla del Rinascimento, corte dei Gonzaga, insieme a
Sabbioneta patrimonio dell’ UNESCO, per tutto l’anno 2016 è
“Capitale della cultura”. Immersa nel parco naturale del
Mincio, sorge sulle rive del fiume che l’avvolge formando tre
laghi quasi a proteggerla. La leggenda narra che la maga
indovina Manto sia stata sedotta dal luogo e lì abbia posto la
sua dimora fondando la città.
Il suo profilo medievale non passa inosservato per nessun
visitatore. Ricca di storia, di tradizione, di monumenti, di
cultura (a settembre si svolge da anni il Festivaletteratura
noto ormai in tutto il mondo) di percorsi turistici ed
enogastronomici, Mantova sa donarsi generosamente a chi la
visita anche solo per un breve tempo.
La comunità del Movimento dei Focolari ha raccolto l’invito
del primo cittadino a lavorare insieme per promuovere Mantova
nell’Italia e nel mondo organizzando eventi e manifestazioni
in un clima di fraterna accoglienza e ospitalità.
«E adesso che si fa?». «Non
vi lasceremo soli».
Il Movimento dei Focolari in Italia in prima linea nel dopo
terremoto
Da un lato la domanda del vescovo di Ascoli, mons. Giovanni
D’Ercole: «E adesso che si fa?». L’ha rivolta a Dio e l’ha
condivisa coi presenti ai funerali di Stato celebrati nella
palestra della città marchigiana dove si è dato l’ultimo
saluto a 35 delle quasi trecento vittime del terremoto che ha
interessato il centro Italia lo scorso 24 agosto. Dall’altra
la promessa del capo di Stato, Sergio Mattarella, intervenuto
alle esequie con le altre massima autorità, e ripetuta anche
personalmente nell’abbraccio fraterno e paterno offerto uno
per uno ai tanti parenti che circondavano di affetto le bare
distese al centro della palestra: «Non vi lasceremo soli».
Una domanda e una promessa che abbiamo fatte nostre anche noi
del Movimento dei Focolari in Italia sin dall’inizio di questa
tragedia, dalle 3,36 della prima scossa, come abbiamo
raccontato nell’articolo “Terremoto: esperienza di famiglia” ,
mentre continuiamo a sentirci interpellati insieme giorno dopo
giorno, quando il mutare delle situazioni suscita nuove
necessità e genera nuove richieste. Ad animarci un moto
interiore molto forte che ci sprona in ogni momento. Subito ci
è venuto in mente, e ancor più in cuore, una nota meditazione
scritta da Chiara Lubich il 20 settembre 1949.
La fondatrice dei Focolari, così
si esprimeva in alcuni passaggi di
questo canto d’amore a Gesù
abbandonato (Gesù, cioè nel
momento in cui grida in croce “Dio
mio, Dio mio perché mi hai
abbandonato?”): «Ciò che mi fa
male è mio. Mio è il dolore che mi
sfiora nel presente. Mio il dolore
delle anime accanto. Mio tutto ciò
che non è pace, gaudio, bello, amabile, sereno… Così per gli
anni che mi rimangono: assetata di dolori, di angosce, di
disperazioni, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di
strazi, di… tutto ciò che è Lui. (…) Così prosciugherò l’acqua
della tribolazione in molti cuori vicini e, per la comunione
con lo Sposo mio onnipotente, lontani».
Un testo, quello appena citato, i cui toni possono apparire
quasi poetici, ma che in questi decenni ha
ispirato
innumerevoli risposte d’amore ai dolori dell’umanità, nelle
piccole e grandi tragedie, nei piccoli e grandi dolori di ogni
giorno. Così anche questa volta.
Se dunque nell’immediato siamo corsi insieme ad altri a dare
da bere, da mangiare, a portare coperte e beni di prima
necessità, a recare conforto ai sopravvissuti nelle tendopoli
come ai parenti delle vittime negli obitori, adesso stiamo
cercando di capire quali sono le necessità a cui dare
risposta. In una telefonata collettiva webex fra un gruppo di
persone del Movimento di varie regioni d’Italia – non solo
quelle coinvolte dal sisma – abbiamo scambiato le informazioni
di cui siamo a conoscenza, condiviso le diverse iniziative che
abbiamo messo in atto.
Un aspetto sembra evidente: al momento si sta facendo fronte
all’emergenza in maniera eccellente, come riconoscono anche i
media internazionali. Qualcuno nella telefonata raccontava:
«Siamo stati spettatori di una generosità quasi esagerata. Ci
hanno detto di interrompere la raccolta di qualsiasi cosa. Uno
spettacolo meraviglioso. Anche la grande richiesta di sangue è
stata soddisfatta, tanti medici si sono messi a disposizione e
gli ospedali si sono rivelati all’altezza della situazione».
E da un altro posto: «Qui le associazioni si sono attivate
immediatamente e anche noi del Movimento dei Focolari siamo
pienamente inseriti; abbiamo creato fra tutti un gruppo
whatsapp che alimenta la gara di solidarietà.
Lavoriamo
nell’accoglienza, nel trasporto, nella preparazione di 1500
panini giornalieri per i volontari. Facciamo tutto quello che
serve di volta in volta».
I giovani del Movimento, come già in altre occasioni, sono
pronti a partire per i luoghi dove c’è necessità e si stanno
prendendo i necessari contatti con la Protezione civile.
Un altro punto è chiaro: non abbassare l’attenzione nei
prossimi giorni e, soprattutto, nei prossimi mesi, quando si
corre il rischio che, passata l’onda emotiva, i riflettori si
spengono. Rispetto ad altri terremoti avvenuti in Italia c’è
una differenza: le case devastate sono in buona parte case di
vacanza e quindi c’è un minore impatto sulle necessità
abitative in senso stretto cui far fronte. Ma, fermo restando
che il problema della ricostruzione è comunque vivissimo, è
ancora più impellente il fattore umano. Stiamo vedendo squadre
di psicologi a fianco di chi ha perso un caro come di chi è
stato estratto dalle macerie ma anche di chi, “semplicemente”,
è riuscito a mettersi in salvo.
Elaborare il lutto o il trauma non sarà cosa da poco. E se
occorrono senz’altro le dovute competenze, anche persone
“specializzate” nelle relazioni umane possono fare la
differenza. «Un punto delicato – raccontano da Ascoli – è
stato l’obitorio, dove abbiamo fatto accoglienza e distribuito
pasti. Chi è andato riferisce di un immenso dolore perché sono
state distrutte comunità intere e tanti sono gli ascolani
colpiti dal lutto. Su tutto però prevale un forte senso di
partecipazione e una grande generosità. Certo, vivere queste
esperienze fa un grosso effetto, bisogna essere come la carta
assorbente che assume su di sé il dolore dell’altro e lo
allevia».
«Quando la degenza in ospedale si allunga, quando c’è bisogno
del sostegno, possiamo essere presenti e anche dopo, quando le
persone tornano a casa con il loro fardello di dolore, andarle
a trovare, non interrompere i rapporti», suggerisce qualcuno
nel corso della telefonata. E altri ricordano in particolar
modo i bambini: «Per loro bisogna davvero pensare qualcosa di
significativo», senza dimenticare gli anziani. «Chissà, forse
potrà nascere un progetto di animazione artistica – auspica un
pianista – e sarebbe bello che anche per il dopo terremoto si
potesse lavorare insieme ad altri, come sta avvenendo in
questi giorni».
Lavori in corso, dunque, perché lo sforzo principale è quello
di stare in ascolto dei bisogni reali e offrire risposte
concrete, quelle che servono e non altre. Anche su questo sito
può avvenire uno scambio di idee e possono nascere proposte.
Intanto il coordinamento per le emergenze umanitarie del
Movimento dei Focolari a livello internazionale, come abbiamo
scritto in un nostro articolo che terremo aggiornato con gli
ulteriori sviluppi, sta accogliendo la generosità di quanti
vogliono contribuire economicamente. Mentre il nostro
quotidiano on line, Città Nuova, racconta i tanti volti di
questa tragedia continuandola a seguire quotidianamente.
a cura di Aurora Nicosia e Antonio Olivero