Storie dai luoghi del sisma. Scrivici la tua,Stare insieme ci fa bene
Transcript
Storie dai luoghi del sisma. Scrivici la tua,Stare insieme ci fa bene
Accogliamo respinti i profughi A Como, città vicinissima al confine italo-svizzero, un’intera comunità vive un’esperienza di accoglienza La città di Como è salita alla ribalta delle cronache nelle ultime settimane grazie al notevole afflusso di profughi che, costretti da muri e filo spinato a deviare da altre rotte, tentano di attraversare la Svizzera, per raggiungere i Paesi del nord Europa alla ricerca di fortuna o del ricongiungimento con familiari e conoscenti che li hanno preceduti. Il tragitto da percorrere, a piedi o con i mezzi, è assai breve; in quattro minuti si arriva a Chiasso. Ma al confine i controlli sono rigorosi ed i respingimenti la regola. Cresce cosi il numero di persone accampate nei dintorni della stazione ferroviaria di Como, in attesa dell’occasione propizia per eludere i controlli: sono uomini e donne, famiglie con bambini piccoli, minori non accompagnati, il cui numero varia quotidianamente in seguito ai nuovi arrivi e alle partenze con mezzi ed esiti ignoti. Sono alcune centinaia gli ospiti che colorano la città con la loro presenza, impossibile da ignorare. Il nostro vescovo, mons. Coletti, con un appello rivolto alla città ha chiesto a tutti di raccogliere la sfida dell’accoglienza e, in particolare rivolgendosi alla comunità ecclesiale, di mettere in pratica le opere di misericordia, in questa che potrebbe essere un’opera-simbolo del Giubileo della Misericordia e un’occasione di condivisione e di crescita comune. Abbiamo sentito rivolto anche a noi questo invito e ci siamo subito mobilitati, mettendoci a disposizione della Caritas diocesana in prima linea nell’organizzazione degli aiuti. Attraverso la rete della nostra comunità locale è emersa una risposta corale, a cascata, che coinvolge persone vicine al Movimento dei Focolari, familiari, amici, conoscenti che si vogliono aggiungere. Si tratta di raccogliere alimenti, coperte ed altri generi di prima necessità, di coprire i turni di servizio dedicati all’accoglienza dei migranti, all’accompagnamento alle docce ed alla mensa, alla distribuzione delle vivande, alla cucina, alle pulizie; di sera si servono fino a cinquecento pasti. Si incrociano sguardi spaesati, spaventati, riconoscenti, a volte ancora diffidenti. Difficile comunicare con chi parla idiomi sconosciuti; ma anche il solo essere lì, stanchi e sudati come tutti, a porgere un piatto col sorriso, cercando di capire a gesti se è gradito, gomito a gomito con altri volontari che si scopre magari provenire da tutt’altra esperienza ma che come noi si sono messi in gioco per i fratelli profughi, ci fa sentire parte di una famiglia grande e ci fa crescere come persone e come comunità. Una persona della comunità scrive: «Che gioia incontrare qualcuno della nostra comunità, tra i corridoi, nella mensa, nella pulizia delle docce». Un’altra ancora al servizio mensa: «Mi ha colpito la fede, l’intensità dei cristiani copti nella preghiera di ringraziamento prima e dopo il pasto; davvero che grande dono è il fratello». E poi: «Nel fratello profugo che accompagniamo alle docce e che serviamo a tavola, guardandolo negli occhi e battendo un cinque, riconosciamo Gesù che ci ricambia: “sono io…!». E ancora: «Dopo una serata trascorsa semplicemente a servire, condividendo l’esperienza con altri volontari delle più varie estrazioni, si esce con il cuore gonfio di sentimenti e di propositi». Nella festività del santo patrono della città di Como si è vissuto un pomeriggio speciale in una basilica affollata, alla presenza del vescovo e delle autorità cittadine, con la partecipazione dei migranti cristiani eritrei, etiopi, somali ed una rappresentanza degli oltre 500 volontari. La lettura del brano evangelico del giudizio universale, in italiano, inglese e tigrino, ha suscitato una grande emozione. Padre Claudio, Missionario Comboniano della nostra comunità, che ha trascorso più di 30 anni in quei Paesi e ne conosce lingue e dialetti, ora a riposo nella nostra città, da settimane si prodiga per assistere le persone accampate nei pressi della stazione. A lui il vescovo ha affidato ora ufficialmente l’incarico di seguirle spiritualmente, mettendo per questo a disposizione la stessa basilica. Gesù è venuto oggi a visitarci in questi fratelli migranti. Anche noi ci sentiamo interpellati, come ci ha ricordato il nostro vescovo, e vorremmo rispondere anche con una certa progettualità. Stare insieme ci fa bene Prime ipotesi di intervento a favore della popolazione del Centro Italia colpita dal terremoto A quasi due mesi di distanza dal terremoto che ha colpito il centro Italia, siamo andati ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto per incontrare referenti di associazioni locali, operatori tecnici, rappresentanti delle istituzioni e gente del posto, per capire insieme come intervenire in loro aiuto e rispondere alle donazioni che da ogni parte del mondo ci arrivano per questa emergenza. Oltre alla ricostruzione delle case di cui già si stanno occupando le istituzioni, ci sono altre necessità per le quali gli abitanti di questi Comuni chiedono un sostegno: il bisogno di riaggregarsi, di ritrovare il senso della condivisione e rimanere uniti nel territorio che di generazione in generazione ha costruito la loro storia. Perché la gente di qui non viveva solo di turismo estivo, ma anche di arrivi nel fine settimana quando, tra un pranzo, un caffè e passeggiate negli angoli di un paesaggio boschivo meraviglioso, ci si raccontava come andava. “Stare insieme ci fa bene” ci dicono don Cesare, Paolo, Vinicio, Francesco, Monica, Domenico, Manuela, Michele… Avere un luogo comune di ritrovo; fornire orientamento e supporto tecnico per la presentazione delle domane di accesso ai fondi per la ricostruzione, in collaborazione con i centri operativi dei Comuni; mettere in rete le aziende locali e favorire l’acquisto dei loro prodotti anche con il supporto dei gruppi d’acquisto solidale; svolgere attività ricreative e sociali per giovani e meno giovani: queste le ipotesi di intervento che stiamo valutando. (a cura di Giuliana Sampugnaro) Sorgente: STARE INSIEME CI FA BENE – AMU Siamo in guerra: che fare? La mattina ci si sveglia con un pensiero dominante, determinato dalle immagini viste e da quelle oscurate…perché eccessive, non elaborabili ormai in nessun modo. Kabul, Ankara, Nizza, Monaco e quante altre città ormai famigliari per le ore passate a cercare di capire, a indignarsi, a piangere. Il pensiero di questi giorni, il primo, quello non gestibile: “Siamo in guerra, siamo dentro gli anni di piombo mondiali”. In questi casi prima del “Che fare?” ci si inoltra nel “Che pensare?”. Ricordi di racconti della più recente guerra, film suggestivi e analisi storiche studiate a scuola. Cosa conta durante la guerra? E ripenso ai giusti tra le nazioni, quegli eroi “quotidiani” che non sapevano di esserlo, che spesso hanno compiuto azioni seguendo semplicemente la propria coscienza. Non erano informati, non erano schierati. «Il Giusto – scrive Avner Shalev– simboleggia l’essere umano e la sua capacità di scegliere il bene contro il male e di non restare indifferente». Queste caratteristiche mi richiamano stranamente persone che conosco. Non sono buoniste (questo aggettivo ormai è un’offesa, è diventato sinonimo di parolaio e superficiale), né hanno un’esatta teoria sociopolitica nella quale ascrivere quanto operano. Fanno atti concreti. È il caso di Bruna, Mario, Giuseppe (nomi fittizi) che nella loro piccola cittadina laziale vengono in contatto con S. e N. e i loro due bambini di tre e un anno. In questi giorni si sente parlare della necessità di idee forti che contrastino le idee forti dei terroristi. Bruna, Mario, Giuseppe e i loro amici le hanno. Sono dentro di loro e Papa Francesco le dice – e le vive – giornalmente: “Tocca la mano della persona che stai aiutando!; “le comunità paurose e senza gioia sono malate, non sono comunità cristiane”. È per queste idee forti e soprattutto per la concretezza delle azioni conseguenti, senza troppe analisi, che ad S. e N. viene messo a disposizione un appartamento e comincia una storia. “S. e N. sono dovuti fuggire dall’Egitto, con la pena di lasciare ciò che più amano. Tutto è iniziato accogliendoli e portandoli per mano come bambini, con turni di visite quasi giornalieri. A gennaio sono state procurate tutte le cose necessarie: passeggino, omogeneizzatore, seggiolone, tritatutto, ecc. A febbraio erano già in grado di orientarsi per la spesa chiedendo di essere accompagnati solo nei posti più convenienti. A marzo un passo avanti con la predisposizione di uno schema per redigere un vero e proprio bilancio che li aiuti a capire il costo della vita in Italia. Tutte le settimane, il lunedì e il giovedì, c’è un’equipe d’insegnanti più baby-sitter che a turno si reca a casa loro per le lezioni d’italiano. Ci sono grandi progressi, pensate che ora riusciamo a comunicare con loro anche telefonicamente, senza l’aiuto dei gesti com’era all’inizio. La strada è lunga perché in effetti l’arabo è molto lontano dalla nostra lingua, un po’ più semplice il percorso per N. che aveva studiato un po’ d’inglese, più fatica fa S. ma ce la sta mettendo tutta perché sa che la lingua è un ostacolo per il mondo del lavoro. Il lavoro: questo è un argomento che li rattrista molto perché hanno tantissima voglia di lavorare per rendersi autosufficienti! Quando hanno capito che fino a quando questo non avverrà, sono “sostenuti anche economicamente” da tante persone di buona volontà e non dallo Stato Italiano, hanno pianto. S.in Egitto faceva il calzolaio e ora grazie all’accoglienza di E., un calzolaio del posto, sta facendo un po’ di esercizio in modo da comprendere eventuali diversità nel lavoro. Purtroppo E. non ha lavoro sufficiente da dividerlo con S. e quindi continua la ricerca, su tutti fronti, di un lavoro. Come in tutte le famiglie ci sono stati anche problemi di salute, influenze dei piccoli, necessità di cure dentistiche ma ogni volta è arrivata una grande disponibilità da parte di pediatri, specialisti e dentisti perché potessero ricevere cure gratuitamente.” Una storia che si potrebbe ambientare in mille città, in tutta Italia, nel mondo, sotto casa mia: quanti giusti che sanno cosa fare quando si è in guerra! a cura di Maria Rita Topini Come moltiplicare estendere il valore nostri auguri ed dei Per molti è ormai un’abitudine consolidata, soprattutto a Natale: lo spirito di questa ricorrenza ci porta a condividere qualcosa di noi con persone più svantaggiate in ogni parte del mondo, non solo attraverso il proprio singolo contributo ma coinvolgendo amici e parenti. Come? Ecco qualche idea. ORGANIZZARE UNA CENA DI BENEFICENZA. È quello che stanno facendo, ad esempio, gli amici della provincia di Frosinone, che stanno preparando una cena a favore delle famiglie siriane sfollate per la guerra. “Il dolore – dicono – non fa distinzioni fra italiani e stranieri, ma ci unisce come fratelli di un un’unica famiglia.” METTERE A DISPOSIZIONE I PROPRI TALENTI. Come Vincenzo Lamagna, compositore musicale italiano che vive e lavora a Londra: ha voluto donare la sua musica per aiutare Amatrice e la gente colpita dai recenti terremoti nel Centro Italia. Vincenzo dà la possibilità di acquistare la sua singola composizione (Requiem for Amatrice) a partire da 1 £. Tutte le indicazioni a questo link: Requiem I MERCATINI: ecco dove trovare i nostri. Poche cose evocano l’atmosfera delle feste come i mercatini natalizi: vivaci e chiassosi si aprono nelle nostre città portando colori, suoni e odori inconfondibili. Passeggiando fra le bancarelle non è raro incontrare vecchi amici o intavolare lunghe conversazioni con perfetti estranei. Come tutti i mercati, anche quelli natalizi sono luoghi di scambio, ma con qualcosa in più che li rende speciali. Alcuni ci riguardano direttamente perché ad organizzarli sono gruppi di amici e sostenitori dell’AMU. Mercatini diversi tra loro ma accomunati dallo stesso obiettivo: quello di condividere la gioia del Natale con chi si trova in necessità, che sia vicino a noi o dall’altra parte del mondo. Dall’8 all’11 dicembre troveremo a Pignataro Maggiore (CE) il mercatino organizzato dall’Associazione Insieme per l’Unità dei Popoli. Saranno messi in vendita prodotti provenienti dalle zone del Centro Italia colpite dal terremoto. L’orario è dalle 17 alle 22 e l’appuntamento si ripete dal 16 al 18 dicembre e poi dal 23 dicembre all’8 gennaio. Il 10 dicembre il gruppo AMU di Scarlino (GR) allestirà una bancarella in piazza Agresti, davanti alla Coop di Scarlino Scalo. In vendita biancheria per la casa e maglieria, tutta confezionata dalle volontarie del gruppo. Il ricavato andrà a beneficio dei terremotati. Dal 20 al 21 dicembre a Trieste, in piazza Sant’Antonio, come negli anni scorsi saranno messi in vendita oggetti di artigianato palestinese. I proventi del mercatino saranno destinati in parte per aiutare famiglie palestinesi in difficoltà e in parte per i progetti in Burundi sostenuti dalla sede AMU di Trieste. E se pensassimo semplicemente di regalare a qualcuno una donazione per un progetto a suo nome? Scegli un progetto e regala il tuo contributo ad una persona speciale! Con un solo gesto avrai fatto gli auguri a lei, e insieme avrete donato i vostri auguri ad altre persone più lontane. Hai altre idee da condividere o vuoi una mano per realizzare un evento di solidarietà? Contatta il nostro ufficio! Per informazioni: Giuliana Sampugnaro Sito: AMU Associazione Mondo Unito [email protected] tel 06-94792170 Dopo le ultime scosse, progetti continuano . . . i 19 gennaio 2017 – Ultimi sviluppi del Progetto RImPRESA. L’intenzione del progetto è quella di sostenere allevatori, agricoltori e apicoltori nella produzione e di sostenere invece i commercianti nella vendita dei prodotti con i gruppi di acquisto. Le scosse di oggi ci hanno ancora di più reso consapevoli di non poter intervenire con la tempestività che vorremo e di non poterci sostituire alle istituzioni che hanno un iter burocratico abbastanza lungo. Il principale problema ad oggi sembra non essere il terremoto quanto la neve e le basse temperature. I tubi si congelano, gli agnellini nati muoiono, il bestiame non ha riparo perché in alcune zone le tensostrutture per le stalle non sono ancora arrivate, i locali non ci sono, il fieno sotto la neve marcisce.. e le persone stanno perdendo fiducia. Abbiamo stipulato un accordo con il COI di Amatrice e Accumuli (Centro Operativo Intercomunale) che è una struttura temporanea della Protezione Civile, con l’obiettivo di muoverci sui territori in modo legittimo e avere conferma dei reali bisogni delle aziende della zona. Il primo evento di lancio dei GAS del 18 dicembre scorso a Grottaferrata è stato come un momento di famiglia fra chi sta aderendo al Gruppo di Acquisto Solidale e alcuni produttori e commercianti delle zone terremotate. Fra le persone che abbiamo incontrato e con le quali stiamo valutando i primi interventi ci sono, ad esempio, alcuni ragazzi giovani di Arquata che vorrebbero costituirsi in associazione di produttori con l’obiettivo di preservare il territorio dall’abbandono ma le continue scosse e la situazione che non migliora porta molti a perdere la speranza. Questi ragazzi vorrebbero ricreare ad Arquata le condizioni favorevoli per un ambiente capace di ospitare una comunità, che susciti il desiderio di tornare a vivere ad Arquata a quanti stanno scegliendo di rimanere a vivere sulla costa. Quattro sono allevatori professionisti che lavorano le carni e coltivano patate e lenticchie. Altri due sono artigiani del legno e due sono apicoltori hobbisti. In questo momento li stiamo supportando nel percorso di costituirsi in associazione, ed elaborando un piano di intervento specifico da mettere a loro disposizione. Siamo rimasti colpiti da un fornaio che con suo fratello ha perso il forno di famiglia. Uno dei più antichi forni di Arquata. Il lavoro di una vita. Ma nonostante questo emanava una luce così forte da non riuscire a spiegare. Ci ha detto con franchezza che se sopravvivi a 3 terremoti ci deve essere un motivo. Dopo le scosse è riuscito a tirare fuori dalle macerie 7 persone, 3 erano morte ma 4 erano vive. A distanza di due mesi non si spiega come davanti agli occhi ha le persone vive e su questa immagine sente che deve darsi da fare. Ci ha raccontato che, nonostante la tragedia che sta vivendo, vede intorno a sé anche tanto bene: da quando è sulla costa ha conosciuto tante persone, tanta solidarietà e associazioni disposte ad aiutare e sta imparando così tanto che gli sembra di aver vissuto 20 anni di esperienza di vita, in soli 2 mesi. Era contento perché era riuscito da poco a trovare lavoro presso un forno a San Benedetto del Tronto ma ha il desiderio di realizzare un bellissimo progetto vicino Arquata, forse un po’ ambizioso ma ci ha detto chiaramente che a lui non importa la riuscita perché sta avendo tanto ora dalla vita e gli basta anche così. La prossima settimana torniamo ad Amatrice per conoscere altri agricoltori/allevatori e cercare di rispondere alle necessità minori, in collaborazione con la protezione civile. I primi di febbraio saremo a Macerata e siamo inoltre in contatto con qualche azienda della zona di Norcia. Si stanno inoltre delineando i prossimi due appuntamenti per i gruppi di acquisto, l’11 febbraio in via Spinola, Roma, e il 25 febbraio in zona Montesacro, Roma. Una caratteristica bella che sta assumendo il progetto RImPRESA è quella di fare da connettore di aiuti provenienti da diverse fonti. Siamo contenti che il progetto non stia vivendo questa esperienza in solitaria perché stiamo sperimentando che trae forza nella misura in cui riesce a fare da perno anche per altre associazioni che hanno chiesto di partecipare agli aiuti con i loro contributi e le loro professionalità. Stefania Nardelli Info e adesioni [email protected] [email protected] Emergenza terremoto: notizie di giornata Riportiamo alcune notizie arrivateci dalle zone del terremoto, dopo le ultime forti scosse di ieri 18 gennaio, ed una richiesta da parte della bottega solidale “Passamano”, allestita per le più urgenti necessità di abbigliamento. “Anche io vi do alcune informazioni dal “fronte”. Le scosse di ieri, più che danni veri e propri, hanno ravvivato nelle persone quell’ansia e quella paura che a quasi tre mesi dall’ultima grande scossa, si stavano attenuando. E in più in un contesto apocalittico di neve, come non se ne vedeva da anni, che ha reso tutto più complesso, anche l’istintivo scendere nelle piazze. Insomma è tornata “la grande paura” e i più vulnerabili sono i giovani e gli anziani. Si sta lavorando insieme, in accordo con tante realtà associative e di volontariato, soprattutto nell’aiuto alle persone del territorio di Arquata (circa 1.500) che hanno dovuto in qualche modo traslocare temporaneamente in alloggi nel capoluogo o presso strutture ricettive della riviera. Recentemente è stata allestita, per iniziativa della Caritas e del Movimento Diocesano del Movimento dei Focolari, una bottega solidale presso la Chiesetta di S.Croce chiamata “Passamano”. La bottega, aperta tre pomeriggi a settimana, è operativa dal 6 gennaio e almeno fino a tutto marzo sarà a servizio esclusivo dei terremotati di Arquata. L’iniziativa ha avuto grande successo: dal 6 gennaio sono stati distribuiti circa 1.500 articoli di abbigliamento a circa un centinaio di famiglie. Si tratta di capi nuovi che alcune aziende avevano donato per i terremotati a partire dal 24 agosto scorso. La forte richiesta, dovuta anche alle avverse condizioni atmosferiche, sta esaurendo le scorte di abbigliamento, soprattutto scarponcini, giacconi e vento, per giacche a cui siamo proprio in queste ore impegnati a mandare richieste di aiuto ad aziende di produzione e commerciali. Se conoscete aziende di questo tipo disponibili a donare contattateci a [email protected] e vi faremo avere la richiesta ufficiale dove sono riportati in modo dettagliato i bisogni e le modalità. Come associazione B&F Foundation, oltre a collaborare attivamente al gruppo d’acquisto Rimpresa, siamo in rapporto con diversi piccoli produttori e allevatori della zona che cerchiamo di sostenere sia con aiuti economici diretti sia acquistando prodotti, sia cercando di capire le effettive esigenze di ciascuno. A questo proposito è ora possibile fare ciò che all’inizio non si riusciva a fare e cioè mettere insieme le offerte che arrivano con i bisogni delle persone. Per esempio proprio ieri, è stato possibile trovare per un piccolo allevatore che ha bisogno di un fuoristrada in quanto il suo è rimasto sotto le macerie, un azienda di Lugo di Ravenna disponibile a donarne uno usato ma in buono stato: il fuoristrada arriverà presto”. Tra i ciliegi: fiori e . . . frutti Dall’ “invasione” alla condivisione. Succede in Puglia. Al turista che desidera visitare la Puglia in aprile, alcune agenzie turistiche propongono un particolare percorso nella famosa terra dei trulli, delle grotte di Castellana, nelle campagne di Conversano e Turi, per assistere ad un meraviglioso spettacolo: una distesa di candidi ciliegi in fiore, inframmezzati da verdi macchie di ulivi, che lascia rapito l’ignaro osservatore. A metà maggio, poi, lo scenario viene affrescato di nuovi colori, il bianco cede il posto al verde delle foglie che, al soffio del vento, lasciano occhieggiare rosse e gustose ciliegie, le più premiate d’Italia. E’ questa generosa campagna la terra della ciliegia ‘’ferrovia’’, il cosiddetto ‘oro rosso’ che ha dato una svolta determinante all’economia di gran parte del territorio, di cui Turi è parte rilevante. Nel periodo della raccolta di questo prezioso frutto, a metà maggio, questa cittadina è ‘’invasa’’ da un gran numero di lavoratori stranieri, immigrati. Per gli agricoltori è un’invasione benedetta, indispensabile per l’insufficiente mano d’opera locale e per un raccolto che occupa un numero limitato di giorni ad un ritmo incalzante. Il tam tam di questa richiesta raggiunge l’interland barese e perfino i campi di accoglienza della Calabria. Gli immigrati ormai sanno di poter contare su alcuni giorni di lavoro sicuro e spesso retribuito a norma sindacale, riducendo sensibilmente le situazioni di sfruttamento e lavoro in nero. Per mancanza di strutture d’accoglienza, i lavoratori sono costretti a ricoveri di fortuna, dalle auto alle panchine dei giardini pubblici, sotto gli archi o nei pressi delle stazioni di servizio, con le comprensibili conseguenze di degrado a livello igienico e dell’immagine stessa di un paese civile. Quest’anno, finalmente nuovi e giovani amministratori hanno accolto le voci di protesta levatesi in particolare dal mondo del volontariato e si sono adoperati in tempo per cancellare questo obbrobrio, offesa alla dignità della persona umana e al decoro di un popolo che nel passato ha vissuto, come emigrato, situazioni di emarginazione e rifiuto. Collocata a breve distanza dall’abitato, con l’intervento della Prefettura di Bari, con la collaborazione della Protezione civile ed alcune associazioni, una tendopoli, con servizi igienici, ha accolto circa cento lavoratori marocchini, in numero inferiore agli anni scorsi, per la ridotta produzione dovuta all’inclemenza del clima. Un’attenzione particolare è stata rivolta al rispetto delle norme stabilite: ordine del campo, orari, documenti di soggiorno ed un controllo continuo dell’assessore ai servizi sociali, dei carabinieri e vigili urbani. Alcuni momenti di questo ‘’soggiorno’’, particolarmente significativi. sono stati Alle 20,30 circa, dopo la preghiera dei musulmani, spesso la vita del campo si è animata ed arricchita di nuovi volti e idiomi. Odori e sorrisi hanno dato uno slancio, un guizzo di ‘’felicità’’ a volti stanchi che hanno visto e subito chissà quante angherie e soprusi. Scouts, giovani di organizzazioni e di partiti, adulti di associazioni di solidarietà come Umanità Solidale Glocal e un gruppo del Movimento dei Focolari, ciascuno con il proprio stile, in men che non si dica, hanno allestito una cena al campo. Se non è mancata talvolta la pasta al forno, più spesso sono arrivate minestre di verdure e legumi, nell’osservanza della fede dei musulmani, sollievo alle membra stanche di lavoro, ma soprattutto espressione d’ interesse umano per la condizione di persone che fame e guerra hanno costretto ad abbandonare la propria terra. Momenti di condivisione e fratellanza in cui vengono espressi anche altri bisogni: le scarpe numero 43 e 44, indumenti per i bimbi o le mogli, medicinali o la cura di una ferita, un frigo, una lavatrice….A tutte le richieste si è cercato di dare risposta; anche un amico medico di Acquaviva è venuto più volte e il loro ‘’grazie Italia’’, comunicato con gli occhi oltre che con le parole, esprimeva un vissuto di dolore ma anche di speranza. Era iniziato da due giorni il Ramadan, quando il prof, Daneo di ‘’Religions for Peace Italia’’, invia la lettera di saluto ed augurio del vescovo mons. Spreafico, Presidente della Commissione per il dialogo interreligioso della CEI a tutti i musulmani per la sacra ricorrenza. Un’attenzione importante per costruire rapporti di conoscenza più profonda, anche sotto l’aspetto religioso, aspetto a cui a Turi Ausg è particolarmente attenta con incontri di conoscenza delle altre fedi, per vincere l’ignoranza, causa spesso di paure e rifiuti. Con gli assessori comunali Orlando e Caldararo, delegati alla Cultura e al Welfare, si preparano fotocopie per ciascuno, aggiungendo anche gli auguri personali e della cittadinanza. Si va al campo dove si legge il contenuto. Un giovane si offre per la traduzione in arabo ed è prezioso il suo intervento per la presenza di giovani che non conoscono affatto l’italiano. Perchè non scriviamo anche noi al Vescovo per ringraziarlo? È la proposta di alcuni giovani, accolta da tutti e, accanto ad una foto che ricorda il momento di particolare condivisione, una lettera ci viene recapitata qualche giorno dopo che inviamo con premura. E’ la testimonianza visibile che, coniugando economia, solidarietà, accoglienza, con l’impegno delle Istituzioni e la collaborazione di cittadini attivi, anche in un momento storico di particolari tensioni, è possibile promuovere una nuova vitalità della città e costruire nuovi percorsi di civiltà. La vittoria sulla paura e la diffidenza, per passare dal timore alla fiducia reciproca. Ispica e il dono per gli ultimi. le iniziative per Amatrice e la festa sociale Una comunità in fermento. Per vivere una dimensione di “dono”. Accade a Ispica, comune dell’estremo sud del Paese, in provincia di Ragusa. Qui comunità civile e comunità ecclesiale si “saldano”. Uniscono le forze per essere dono anche per gli altri. Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia, la comunità del Movimento dei Focolari si interroga: cosa si può fare per aiutare quelle popolazioni? La proposta di realizzare una serata per raccogliere dei fondi trova subito l’adesione di altre realtà cittadine. Aderiscono la comunità islamica (ben radicata nella cittadina) con l’associazione Assalem, il Centro anziani, associazioni culturali e sportive, i gruppi di protezione civile, i gruppi ecclesiali, ma anche i negozi, i ristoranti, i bar. Il gruppo degli organizzatori, alla fine, è formato da 29 realtà cittadine, segno di una vitalità e di una forte generosità della comunità di Ispica. Anche l’amministrazione comunale aderisce e dà il patrocinio. Il programma è presto fatto: si organizzerà una serata con attività gastronomiche, pezzo forte sarà la distribuita ai presenti. il proprio contributo, popolazioni di Amatrice distrutti dal terremoto. culturali, artistiche, e ludiche. Il “pasta all’amatriciana” che sarà La degustazione permetterà di offrire che sarà interamente devoluto alle e degli altri comuni che sono stati I giovani immigrati ospiti dei progetti Sprar esistenti in città si incaricano di distribuire 5000 volantini nelle case e nei locali pubblici. Lo fanno gratuitamente. La sera precedente, nella piazza Dell’unità d’Italia, si montano i gazebo, per la vendita di dolci e salato, le tende della Protezione civile, si sistemano le reti per i campi di calcetto e di pallavolo. Le gen 3 (ragazze aderenti al Movimento dei Focolari) allestiscono un mercatino delle pulci, la comunità islamica prepara un proprio stand. Qui si vende un ottimo tè arabo alla menta servito in teiere e caraffe tipiche, assieme ad una fetta di torta fatta dalle mogli. La comunità islamica, a conclusione, ha devoluto tutto il guadagno senza trattenere nemmeno le spese! Nel pomeriggio, la piazza si riempie, arrivano i bambini impegnati nei giochi, in serata gruppi di giovani e meno giovani sciamano verso la piazza. Più di 2.000 persone visitano gli stand, si fermano a consumare un piatto di pasta all’amatriciana o assaggiano le caldarroste. La gioia e la soddisfazione è palpabile in tutti, amministratori compresi. A fine serata, il ricavato netto è di 2.526 euro. Quel guadagno è stato realizzato con il contributo di tutti, anche di persone appartenenti a schieramenti politici diversi e spesso fortemente ostili. L’iniziativa ha, in qualche modo ricostruito un tessuto di rapporti sociali condizionato, negli ultimi anni, da una politica litigiosa che nel 2013 aveva portato il Comune al dissesto finanziario. La somma raccolta è stata inviata ad Amatrice. “Quando ci siamo recati in banca per effettuare il bonifico – racconta Angelo Barrotta, del Movimento dei Focolari – avremmo dovuto pagare sette euro. Il cassiere, vedendo il motivo di quel bonifico, ci ha detto: “I 7 euro li metto io”. Quell’iniziativa avrà un seguito. Quei rapporti costruiti con la “malta cementizia” possono continuare. Tutti hanno il desiderio di organizzare altre iniziative. Si decide di guardare ai soli, agli ultimi, anche della propria città. Nasce così una serata conviviale realizzata subito dopo le festività natalizie. Questa volta, ad organizzare, sono soprattutto i giovani. Si cercano i locali adatti, si cura l’allestimento e l’arredo, qualcuno si occupa della spesa e organizza il menu, si prepara la cena, si organizzano i gruppi per “servire ai tavoli”. Gli invitati sono tutti, anche coloro che sono più soli e che rischiano l’emarginazione. La serata scorre via in un clima di festa: una cena, con pietanze prelibate e preparate con cura, poi la tombola per condividere anche un momento di spensieratezza. Non ci sono soldi sul “piatto”, solo tanti giochi e premi in regalo per i vincitori. Giocano tutti, anche chi non ha denaro. E più d’uno torna a casa dopo aver vinto un premio! Uno degli organizzatori della serata alla fine esclama: “ Io non ho mai fatto niente del genere”! “Volevamo – conclude Angelo Barrotta – tendere la mano a dei fratelli meno fortunati di noi, regalando loro una serata diversa, e continuare con queste persone un rapporto per loro vitale in quanto fonte di speranza. Per noi è stata una serata di pura donazione verso gli ultimi”. Abbiamo incominciato a pensare a chi era nel bisogno Penne (PE) 19 gennaio 2017 Sembra di essere in guerra: ci sono VVFF, Carabinieri, GGFF, Carabinieri, Croce Rossa, protezione civile etc.. Ieri sera a cena abbiano avuto una famiglia di 6 persone i cui figli sono scout con D.: hanno la casa lesionata e dormono nella tensiostruttura allestita a Penne. La nostra famiglia si è allargata ed il nostro cuore anche.. Tra una tanica di benzina donata a chi era a corto col gruppo elettrogeno ed una spalata di neve in aiuto ai vicini di casa si sperimenta la FRATELLANZA. Siamo tutti sulla stessa barca. Fino a ieri sera alle 18.00 eravamo tra quelli che stavano per chiedere aiuto.. Poi è tornata la luce ed abbiamo cominciato a pensare a chi era nel bisogno.. Verso le 24 ho riaccompagnato con mio figlio gli amici alla tensostruttura, visibilmente grati per qualche ora più spensierata. I ragazzi dai 3 ai 15 anni erano contenti e per mio figlio D. questa esperienza e’ stata meglio di 1000 prediche … Alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto se saremo stati credenti, ma credibili! R. L. I nonni del terremoto Il racconto di Roberto, rientrato da qualche giorno dai luoghi del terremoto dove si è recato con la squadra del Soccorso Alpino e Speleologico Toscano. Molti i ricordi e le emozioni che hanno segnato questa esperienza: le scosse di assestamento (quelle più forti) che mi hanno svegliato anche nel cuore della notte, l’immagine di interi paesi letteralmente polverizzati dal sisma, le lacrime, il dolore, lo sgomento e la disperazione sui volti dei sopravvissuti. Quella che però meglio simboleggia il dramma vissuto da questa gente è l’immagine di due anziani, lui con una mano sorreggeva una vecchia e logora cartella di cuoio, con l’altra teneva per mano la moglie appoggiata ad un bastone, si muovevano con passo incerto tra le macerie del borgo che da sempre aveva costituito la loro casa e dal quale probabilmente non si erano mai allontanati; nei loro occhi si poteva leggere un misto di incredulità e sgomento quasi non fossero ancora pienamente consapevoli della portata della tragedia che li aveva coinvolti. Li chiamano i “nonni del terremoto”, una vita sospesa, come tante da quelle parti, quella di chi non ha più la forza di reagire, di lottare e nemmeno, forse, quella di sperare. Roberto Celli Insieme è più bello: Festa di Carnevale di febbraio 2017 Amatrice 18 Insieme è più bello, insieme si costruisce qualcosa di bello! Iniziare con questa frase, per raccontare la festa di Carnevale di Amatrice, non è casuale ma esprime a pieno il desiderio che ha animato ognuno: bambini, adulti, anziani, associazioni, enti, movimenti, commercianti, animatori, tutti proprio tutti! Insieme, aiutandosi reciprocamente! La festa del 18 febbraio è iniziata già la mattina quando un’allegra truppa di bambini, giovani e adulti, si è messa all’opera per addobbare la sala mensa con palloncini variopinti, tovaglie colorate, coriandoli e stelle filanti. Leggi tutto l’articolo Fonte: dal sito https://costituiamo.wordpress.com/ Loppianolab 2016 POWERTA’ La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà 30 settembre – 2 ottobre 2016 (Loppiano – FI) Loppianolab 2016 programma generale Sito Loppianolab Pagina Facebook Twitter @LoppianoLab Le prenotazioni a Loppianolab sono chiuse, è comunque ancora possibile partecipare: in che modo? Prenotazioni Pass Ingresso: scrivere direttamente all’accettazione [email protected] specificando il punto di ricezione a cui si preferisce rivolgersi per il ritiro dei pass: Polo Lionello Bonfanti dal 30/09/16 Auditorium di Loppiano dal 28/09/16 Nota: La Performance “Gen Verde + Giovani… In Action!” richiede specifica prenotazione via mail sempre all’indirizzo [email protected]. o prenotazione telefonica 055-9051102. I pass prenotati verranno rilasciati fino ad esaurimento posti. Prenotazioni per vitto e alloggio: rivolgersi direttamente a Alberghi e strutture recettive: Hotel Michelangelo – www.hotelmichelangelovaldarno.com/ Indirizzo: Via Poggilupi, 580A, 52020 Terranuova Bracciolini AR Telefono: 055 973 8557 Hotel Masaccio – hotelmasaccio.com/ Indirizzo: Lungarno Don Minzoni, 38, 52027 San Giovanni Valdarno AR Telefono: 055 912 3402 Pasti: Polo Lionello Bonfanti – Presso “Terre di Loppiano” pasti caldi a prenotazione o snack a buffet a tutte le ore. Per prenotazione o informazioni tel. 055-8330888 email: [email protected] Auditorium di Loppiano – Punti Ristoro e Snack veloci da consumare a buffet sono sempre disponibili, con pagamento sul posto. Vi segnaliamo che è stato pubblicato su www.loppianolab.it una clip del Gen Verde che come sapete animerà cinque workshop e una performance tutti dedicati ai giovani. Questo il link: http://www.loppianolab.it/#loppianolab-giovani Quest’anno LoppianoLab pone un’attenzione particolare alla partecipazione delle famiglie. Vi ricordiamo qui il programma per le nuove generazioni: LOPPIANOLAB GIOVANI & GEN VERDE Laboratori artistici per ragazzi e giovani dai 14 ai 25 anni: I laboratori costituiscono un percorso artistico. È vivamente consigliata la partecipazione a tutto il programma. È necessario prenotarsi indicando il workshop prescelto: [email protected] LOPPIANOLAB KIDS Per bambini e ragazzi da 4 a 13 anni: E’ TEMPO DI DARE. La felicità non dipende da quello che hai. Laboratori sui temi: – Povertà (la felicità non dipende da quello che hai) – Cultura del dare (C’è più gioia nel dare) – Ecologia (curiamo la nostra terra) Per i più piccoli: servizio di baby sitter a pagamento Venerdì:14:00-18:00; domenica: 9:00-11:30. sabato: 9:00-13:00 /15:00-18:00; la scheda di prenotazione http://www.schedaprenotazione.it/ll.asp è on line Per informazioni relative agli alloggi potete rivolgervi all’ufficio accoglienza di Loppiano: mail: [email protected] – tel. 055.9051102. Loppianolab GenVerde2016 Associazione Milano Arcobaleno Trent’anni di attività e impegno per essere un punto d’incontro tra persone di diversa provenienza e per un dialogo che faciliti la scoperta dell’altro! L’Associazione Arcobaleno opera a Milano nel campo dell’integrazione e dell’accoglienza. Trent’anni di attività e impegno per essere un punto d’incontro tra persone di diversa provenienza, per un dialogo che faciliti la scoperta dell’altro con le sue ricchezze etniche, culturali e religiose, per costruire insieme momenti di confronto e scambio interculturale. Vieni a trovarci e toccherai con mano… Siamo in: Via Corsico 6, Milano Tel. 02 89400383 [email protected] Le nostre attività sono GRATUITE! Corsi di italiano (dalla prima alfabetizzazione a tutti i livelli), Corso di informatica, Corso di inglese, Laboratorio teatrale, Coro, Corsi per la riqualificazione lavorativa, Corsi di formazione e riflessione interculturale, Attività ricreative e sportive. Inoltre troverai amici e assistenza allo Sportello Ascolto (per pratiche burocratiche, ricerca casa e orientamento al lavoro) e puoi ricevere altro aiuto (un po’ di spesa!) grazie alla distribuzione alimentare. Ti aspettiamo…e visita il nostro sito per altre informazioni!!! Associazione Arcobaleno Milano pagina facebook Sito Associazione Arcobaleno Milano Non sarà un impegno breve Il racconto di un sacerdote dai luoghi del terremoto. Il numero ingente degli sfollati richiede interventi efficaci e rapidi. In questi giorni stiamo vivendo tutti una nuova esperienza riguardo al terremoto che sta da mesi colpendo le nostre terre. Ad ogni nuova scossa viviamo nell’apprensione e si allarga la zona di risentimento, con ingenti danni alle strutture e alle case. Un fenomeno che ci coinvolge sempre più direttamente, sia perché nell’entroterra ci sono sempre più case, chiese e strutture inagibili, sia perché sulla costa si è chiamati a dare ospitalità ad un numero crescente di sfollati, ospitati in strutture, hotel o in famiglie. Un impegno duplice: quello della prevenzione e della messa in sicurezza da un lato, e quello dell’assistenza dall’altro. dell’accoglienza e Come si sa, a Porto S. Elpidio, presso il camping Holiday, è stato istituito un centro operativo della Protezione civile per questa parte della zona costiera. In città sono ospitate oltre 1000 persone, famiglie intere con bambini e anziani, che da alcuni giorni hanno trovato accoglienza nei tre camping della città e negli hotel. Tutto questo prima della forte scossa di domenica. Sono persone di Ussita, Castel Sant’Angelo sul Nera, Visso, ecc… che erano state colpite dalle precedenti due scosse. In pochi giorni attraverso il centro di accoglienza sono transitate oltre 3000 persone, reindirizzate in altre strutture, a Civitanova Marche e lungo tutta la nostra costa. Purtroppo, a seguito della scossa di domenica la situazione si è improvvisamente aggravata, con un progressivo esodo dai paesi dell’interno, come Camerino, San Severino, Tolentino, ecc… per citare solo i maggiori. Subito si è attivata una rete di solidarietà, anche se ancora in modo molto spontaneo, e pian piano si sta cercando di capire cosa possiamo fare e cosa serve davvero. Personalmente, sono stato più volte (ogni giorno) nel centro di accoglienza presso l’Holiday, rispondendo ad alcune richieste concrete espresse anche dal sindaco. Inoltre è giunta la richiesta da parte di un Camping, “La Risacca”, di cose molte concrete da reperire per i 280 sfollati accolti dal camping. Abbiamo pensato di dare una risposta immediata acquistando il necessario, attingendo al fondo diocesano che avevamo raccolto per il terremoto e che non avevamo ancora versato in quanto attendavamo di poterci incontrare e mettere insieme ancora alcuni contributi di alcuni gruppi che mancavano. Questo per far fronte alle primissime necessità, in quanto gli aiuti tramite la Protezione civile erano ancora insufficienti. Già nei giorni successivi si è registrata una maggiore organizzazione. Inoltre, in vari luoghi si è attivata una raccolta di indumenti e generi di prima necessità. La Caritas diocesana e quella regionale, presente anche quella Ambrosiana (di Milano) si sono trovate per fare il punto della situazione e capire come muoversi in concreto nei giorni successivi. Il direttore del camping “La risacca”, anch’egli presente, ha ringraziato per il contributo concreto dato dal Movimento dei Focolari in tale circostanza. Molti di noi sono impegnati su più fronti. Penso ai tanti parroci che hanno tutte le chiese inagibili (d. Samuel, fra Andrea) o solo alcune (d. Sandro, d. Pierluigi, Leandro…) e quelle comunità dove oltre le chiese anche le strutture parrocchiali sono state lesionate (come Corridonia). Penso a Donatella che in questi giorni ospita i suoceri sfollati da Tolentino, e chissà quanti altri casi simili. Da domani anche noi sacerdoti di Porto Sant’Elpidio ospiteremo il parroco di Ussita e Castel Sant’Angelo, per permettergli di stare vicino alla sua comunità sfollata. Anche lui ha perso chiese e casa parrocchiale, o meglio un intero paese. Ieri, infatti, dopo aver consegnato il mio ultimo carico al camping, ho conosciuto la tabaccaia di Ussita. Subito mi è venuto di ricordare i campiscuola e le uscite che tutti noi penso abbiamo fatto in quei luoghi. Lei, con grande dignità mi ha detto: «Lo sai che tutto questo non c’è più». Lo sapevo, ma sentirlo dire con chiarezza e lucidità da lei è stato un tuffo al cuore. E mi ha detto che anche il paesaggio è cambiato, perfino il Monte Bove. Credo che ancora facciamo fatica a comprendere i cambiamenti che questo terremoto sta imponendo alle nostre vite e a quelle di tanti. Queste dunque alcune prime esperienze. Certo, in queste ore, tutti ci stiamo chiedendo: cosa possiamo fare in concreto contributo e quale possiamo dare come Movimento? Si sente l’urgenza di fare qualcosa. Dunque, ecco alcune indicazioni condivise anche nella riunione di oggi con la Caritas. Come prima cosa, occorre informarsi su cosa serve davvero. Sembra scontato, ma non lo è, in quanto in questi primi giorni c’è anche una mancanza di informazioni (le notizie arrivano a fatica e spesso non attraverso canali ufficiali) e ciò è comprensibile, perché si è impegnati su una prima accoglienza e la situazione è in continua evoluzione. Quindi occorre fare la fatica di chiedere direttamente alla Protezione civile del proprio paese, o alla Caritas, o se si conoscono le strutture di accoglienza, a qualcuno del posto. Agire in modo concreto e, possibilmente, mettendosi insieme. Occorrerà ancora qualche giorno, superata la prima emergenza, per capire quali progetti si potranno attivare in ogni zona più a lungo termine, per l’animazione dei bambini o il sostegno agli anziani, l’aiuto scolastico, ecc… Anche qui il consiglio è di verificarlo sul proprio territorio. In questa prima fase, è da evitare l’azione isolata o invadente, per non intralciare i soccorsi e soprattutto per permettere il consolidarsi dell’organizzazione di chi è chiamato a farsene carico. Ho potuto constatare come la presenza a volte di troppi volontari può essere anche controproducente. Inoltre, il coordinamento sta passando direttamente alla Protezione civile nazionale e questo richiede una maggiore attenzione. La Caritas nazionale e quella regionale inoltre hanno garantito il loro contributo e presto, dopo una prima fase di raccolta delle informazioni e di comprensione dei bisogni, saranno attivati progetti mirati di aiuto. La consapevolezza è che non sarà una cosa breve, e che anche la ricostruzione richiederà tempo e pazienza. Viviamo un tempo speciale che ci chiede uno sforzo di carità e di perseveranza, come ricordato dal messaggio del Vescovo di oggi: «Vi incoraggio a perseverare perché nella fragilità dell’esistenza e delle strutture risplenda la compattezza di una Chiesa di pietre vive, che siamo noi». Altra esperienza: http://www.cittanuova.it/c/458159/Le_caprette_di_Marco_e_Jessi ca.html Progetto Ballarò Tentare nuove strade A Ballarò, un quartiere svantaggiato di Palermo, una serie di iniziative, nate spontaneamente danno vita ad un progetto che crea coesione sociale Poco più di un anno fa si è organizzata una giornata ecologica con i giovani e gli adulti del Movimento dei Focolari in una piazza di Ballarò, territorio svantaggiato a livello economico e sociale nella città di Palermo. Una giornata bellissima sia per il lavorare insieme in un posto così trascurato, che per l’aver creato un rapporto immediato con le persone del posto, i bambini, le mamme i papà che si sono messi con noi a lavorare per ripulire e rendere più dignitoso e vivibile l’ambiente circostante. Nasce da lì l’idea di dare continuità a quanto vissuto quel giorno. Perché’ non fare in un angolo della piazza una festa di Natale con le famiglie del posto che abbiamo conosciuto? La festa ha visto canti, giochi, persino Babbo Natale che ha portato doni, dolci! Conclusione: un albero di Natale piantato in una grande aiuola ripulita. Quel momento ha segnato la nascita di altre iniziative che hanno come punto centrale la parrocchia di S. Nicolò, nei locali della bellissima chiesa medievale adiacente il mercato popolare. Infatti il parroco, contento dell’iniziativa, ci ha invitati a fare qualcosa per un gruppo di 20 bambini che frequentano il catechismo, al quale poi se sono aggiunti altri. Da gennaio a maggio abbiamo fatto un laboratorio sul teatro dei burattini. I bambini divisi in gruppi, hanno preparato delle semplici storie che descrivevano un gesto d’amore concreto nei riguardi del prossimo, una vecchietta infreddolita e senza cibo, un compagno di scuola in difficoltà nello studio, una mamma che aveva bisogno di aiuto in casa. Partendo dalla costruzione dei burattini si è poi passati all’apprendimento della tecnica per farli muovere e infine alla rappresentazione teatrale. Il percorso si è concluso con una rappresentazione. Un momento di festa gioiosa, accolto dallo stupore dei genitori di fronte a ciò che i loro bambini erano stati capaci di realizzare. Durante i mesi si è creato un rapporto di amicizia, fiducia e stima sia con i bambini che con i genitori. Non sono mancate le sfide, i momenti difficili dovuti a volte al disadattamento comportamentale di qualcuno, ma insieme ce l’abbiamo fatta, e il contributo di ciascuno degli animatori è stato prezioso. L’equipe iniziale era composta da tre persone, adesso siamo in otto ed altri ancora chiedono di poter partecipare e dare il loro contributo. Anche alcune mamme del quartiere si fermano per aiutare. Da settembre scorso abbiamo avviato un laboratorio artigianale con materiale riciclato. È venuta in rilievo la capacità creativa dei bambini che si sono impegnati con entusiasmo. Qualche giorno prima di Natale in una bancarella si è venduto quanto realizzato, il ricavato era destinato a comprare del cibo da portare ad alcune famiglie indigenti e ad anziani poveri del quartiere. Eravamo divisi in cinque gruppi composti dai bambini di Ballarò, alcune mamme del quartiere e alcuni adulti e ragazzi del Movimento che provengono da quartieri benestanti. Per questi ultimi tutto suonava come una scoperta, una novità, conoscere e confrontarsi con questi bambini più poveri ed una realtà sconosciuta ha creato un forte impatto. Le famiglie che siamo andati a trovare erano povere ed alcune con situazioni estreme, case fatiscenti, a volte senza luce e acqua. Semplice e diretto è stato il colloquio e la conoscenza con queste persone, hanno raccontato le loro storie, condiviso i loro dolori, si coglieva la gioia e la commozione di sentirsi pensati. Ognuno ha potuto donare qualcosa di sé, bambini ed adulti, in maniera concreta, semplice, gioiosa e creativa. È maturata insieme, tra tutti, la coscienza di quanto sia importante aprirci agli altri, condividere quanto siamo ed abbiamo in un clima gioioso e semplice. Giorno dopo giorno arrivano ora beni di vario tipo, vestiario, cibo, un papà e una mamma di questi bambini del quartiere, che abitano in una casa molto povera, si sono impegnati a distribuire questi beni di prima necessità ad altre famiglie che hanno bisogno. Da cosa nasce cosa e la generosità si fa strada. Numerose sono ormai le persone coinvolte, chi dona oggetti, a volte anche antichi, soprammobili, lampadari, giochi, libri. Una gran quantità di beni è stata donata ad alcune di queste famiglie indigenti che poi lo hanno venduto nei mercatini ricavando qualcosa per le loro necessità. In una situazione in cui il lavoro è difficile da trovare abbiamo scoperto che insieme si può pensare, improvvisare, non arrendersi, tentare nuove strade. Il mettere in comune i beni ha suscitato generosità, idee nuove, entusiasmo nel vivere per gli altri. Con i bambini si va avanti con l’esperienza della rappresentazione teatrale, episodi tratti dal Vangelo ed attualizzati alla realtà odierna vengono messi in scena anche attraverso esperienze di vita vissuta. L’entusiasmo dei bambini è grande e si trasmettono loro tanti valori. Anche con i genitori ci sono alcuni momenti in cui si sta insieme: una festa, un incontro, una gita sono occasioni per crescere nell’amicizia e insieme avere cura dei piccoli. E tutti noi che partecipiamo al progetto sperimentiamo la gioia di costruire insieme, come comunità, un pezzo di umanità nuova vivificata dalla forza dell’unità. a cura di Antonella Silvestri Associazione Città Fraterna – Genova Città Fraterna è una Associazione Onlus, con sede Operativa in P.za Aquileia 5/1 Genova Sestri Ponente e iscritta all’ Albo Regionale Ligure delle associazioni di Volontariato. Si occupa di raccogliere e distribuire generi alimentari a favore di persone disoccupate o in difficoltà economica Negli ultimi anni, l’aggravarsi della crisi industriale genovese ha fatto nascere “Città Fraterna” ONLUS che, oltre ad aprire un nuovo ambulatorio medico in via Pastorino, con le altre organizzazioni della città, raccoglie generi alimentari, in particolare per il numero crescente di famiglie abituate a provvedere a se stesse, ma improvvisamente private di un reddito per la perdita di lavoro nelle grandi industrie e nel loro indotto. Famiglie che mai avrebbero pensato di dover dipendere da altri. I volontari di Città Fraterna offrono il loro lavoro per raccogliere generi alimentari presso supermercati e grandi magazzini, confezionarli in pacchi di viveri e distribuirli a chi è in necessità, chiedendo in cambio, quando possibile, di essere aiutati in questo impegno. Raccogliere, conservare e confezionare viveri comporta però dei costi vivi, per affitti locali e mezzi, energia elettrica, combustibili. Un contributo anche piccolo può rendere possibile un maggiore aiuto. Tutto ciò che Città Fraterna può fare per gli indigenti e per la città di Genova lo deve esclusivamente alla generosità e allo spirito di solidarietà dei suoi volontari e dei suoi donatori. Riferimenti: Silvano Gianti (Presidente), Riccardo Varallo, Maggiolo Corrado….. Depliant Città fraterna 2016 PER SAPERNE DI PIU’, PER VEDERE FOTO E IL VIDEO http://focolareliguria.altervista.org/retisol/citta-fraterna Centro Mediterraneo Giorgio La Pira Broschure: Centro Mediterraneo G. La Pira Presentazione del Centro Mediterraneo di Studi e Formazione Giorgio La Pira inaugurato sabato 25 giugno a Pozzallo (RG) http://www.centromediterraneolapira.org/it http://www.coopfoco.org/chi-siamo/chiaramonte-gulfi/ Sviluppo di progetti a sostegno delle comunità terremotate Il nostro sostegno alle comunità terremotate continua con i progetti già avviati ed altri nuovi che potremmo avviare con il vostro contributo. 1 – Sostegno alle aziende In seguito ai sismi di agosto e ottobre 2016 nel Lazio, in Umbria, Marche e Abruzzo, la situazione dei relativi territori si è rivelata drammatica. Al crollo delle case, alla perdita di vite, si è aggiunto il crollo delle piccole attività produttive, commerciali e turistiche o la perdita consistente dell’abituale clientela a causa dell’abbandono dei luoghi di vita ordinaria. Molte famiglie hanno perso i locali dove svolgevano la loro attività o i macchinari necessari per il proprio lavoro o le materie prime per allevare gli animali. Molte merci sono rimaste stoccate nei magazzini senza poter arrivare alla loro destinazione finale, con gravi perdite di clientela. In diverse situazioni gli stessi lavoratori delle aziende danneggiate non hanno potuto riprendere il proprio posto di lavoro perché hanno dovuto allontanarsi, avendo perso la casa, o perché le aziende hanno dovuto forzatamente spostare la propria sede. Il progetto RImPRESA vuole offrire colpite dai terremoti, supportando attività produttive, dal punto logistico, ma anche relazionale un sostegno alle famiglie la ripresa delle piccole di vista commerciale e e di prossimità. Si lavorerà con le aziende dei territori lungo la via Salaria, nell’area tra Amatrice ed Ascoli Piceno, nella Val Nerina e nell’Abruzzo Ulteriore. Si tratta di zone rurali, la cui economia è basata prevalentemente sull’agricoltura e sull’allevamento ovino e bovino, la cui clientela era costituita dalla popolazione stessa e dai flussi turistici estivi e dei fine settimana. Al momento molte di queste attività produttive, commerciali e turistiche sono impraticabili ed è pertanto necessario creare anche un bacino di utenza e di consumo fuori dalle aree colpite dal terremoto, affinché le aziende non siano costrette alla chiusura. Il progetto si compone di due azioni complementari: Fornire alle aziende materie prime, macchinari e piccole infrastrutture provvisorie, laddove possibile, rafforzare tra le aziende pratiche e processi virtuosi ispirati ai principi etici dell’economia civile favorendo il gemellaggio con altre imprese sul territorio nazionale; Promuovere l’acquisto di prodotti dalle aziende colpite e la ripresa del turismo locale appena possibile, nello spirito dell’economia di comunione ove all’aspetto commerciale è strettamente legato quello umano, sociale, di relazione L’indirizzo mail a cui rivolgersi informazioni è: [email protected] per maggiori 2 – Invio di aiuti economici attraverso i conti AMU-AFN: Causale: Emergenza Terremoto Italia Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060 presso Banca Prossima Codice SWIFT/BIC: BCITITMX I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti. Progetto-rimpresa-favore-delle-imprese-cRimpresaolpite-dalsisma/ Cosa possiamo Amatrice? fare per 13 febbraio 2017 Tamara Pastorelli FONTE: Città Nuova Dopo il terremoto, la condivisione può avvenire da gesti semplici. Da una tombolata fatta assieme alla festa di Carnevale per i bambini. Ma anche da un pool di estetiste e barbieri che si mettono al servizio delle persone. Un percorso avviato tra Roma e il luogo simbolo del sisma che ha colpito il Centro Italia. Parliamo ancora di terremoto, anzi, del mondo della solidarietà e della condivisione scatenata dal sisma. Qualche giorno dopo l’evento infausto che ha distrutto Amatrice, Maria, calabrese trapiantata a Roma, riceve una telefonata da Mauro, un suo caro amico di Bologna che le chiede: cosa possiamo fare per la gente di Amatrice? C’è senso di impotenza in quella domanda ma anche il desiderio di rendersi utile, anzi di più, di farsi vicino – prossimo, si direbbe, usando un linguaggio evangelico – a quella gente che ha vissuto e sta vivendo il dramma disumano della perdita di persone care, affetti, beni, storia, un paese intero.Maria condivide appieno lo stato d’animo di Mauro e, insieme, decidono di diffondere la loro proposta tra amici, colleghi di lavoro e familiari. Quella voglia di impegnarsi diventa presto contagiosa e coinvolge anche associazioni romane, calabresi e locali.Questo gruppo di “volontari” dalle mille provenienze, si rimbocca le maniche e, per prima cosa, organizza una festa, una tombolata, come nella migliore tradizione, per brindare al nuovo anno, insieme ai cittadini di Amatrice. Racconta Maria: «Nel cuore di ciascuno c’era prima di tutto il desiderio di rendersi “vicini” alla gente di Amatrice. Certamente, anche di solidarietà ma, come poi ci ha scritto un ragazzo presente alla festa, di “un altro tipo di solidarietà, che ci ha donato risate, spensieratezza, un po’ di felicità e due ore di stacco dai soliti pensieri!”». L’esperienza, a quel punto, non può rimanere isolata: la tombolata ha creato rapporti, amicizie, voglia di non perdersi di vista, desiderio di collaborare tra forestieri e paesani, perdendo la categoria del volontario che viene da fuori e acquistando quelle della condivisione e della reciprocità. Così, il primo gruppo di volontari si allarga e attira anche altri, un lungo elenco di realtà associative e non: Genitori in forma, la Protezione Civile del Lazio, Giranimazione, i Perditempo, Flora Fotografia, Associazione Nuove vie per Un Mondo Unito, Movimento dei Focolari di Roma, CostituiAMO, la Pro Loco di Amatrice e l’Alba dei piccoli passi, un’associazione nata proprio ad Amatrice, come segno di speranza e di rinascita. E così, il 12 febbraio, questa solidarietà intrisa di leggerezza ha portato ad Amatrice la bellezza, quella che cura il corpo. Un team di parrucchieri del Gruppo W. I. P. di Roma insieme a Rinaldo, acconciatore di Amatrice, si sono prestati per tagliare i capelli di tutti. Racconta Rinaldo:«Io nel terremoto ho perso non solo il negozio ma anche mio padre, da cui avevo imparato il mestiere. Lui a settant’anni stava sempre in negozio, ricominciare». questo lo faccio per lui, per Tra gli artefici della giornata c’è anche Arianna, estetista e fondatrice dell’associazione l’Alba dei piccoli passi: «Potermi rendere utile mettendo a frutto il mio mestiere, facendo star bene i miei compaesani, fa stare bene anche me!». L’appuntamento era per le Agostino, che in poco tempo bellezza. Sono stati donati signora, quindici per uomo e dieci al Centro di Comunità S. si è trasformato in un salone di più di trenta tagli e pieghe per molti trattamenti mani e viso. Il lavoro di questa armata di collaboratori della leggerezza continuerà con altri appuntamenti, di cui il primo il 18 febbraio, con la festa di carnevale dedicata ai più piccoli: «Abbiamo raccolto quasi 200 costumi di carnevale,» racconta Maria «coinvolgendo tanti amici da tutta l’Italia. Abbiamo cercato di assecondare le richieste e i sogni dei bambini di Amatrice che hanno scelto il proprio costume. E sabato prossimo faremo festa con loro, una festa preparata insieme a loro. Perché la solidarietà condivisa è più bella e ha un altro sapore!». Lavorare nella città e per la città CONVEGNO INTERNAZIONALE OnCity: reti di luci per abitare il pianeta Laboratorio internazionale di cittadinanza per il bene comune Atti del Convegno Internazionale Oncity-reti di luci per abitare il pianeta, che dal 1° al 3 Aprile 2016 ha riunito al Centro Congressi di Castel Gandolfo (Rm) 900 partecipanti provenienti da tutto il mondo: tre giorni di lavori, riflessione e confronto su alcuni grandi temi d’attualità legati alla vita nelle città. Il convegno, organizzato dal Movimento Umanità Nuova, AMU e Movimento Giovani per un Mondo Unito, è un’iniziativa che si colloca nel quadro dello United World Project (UWP). Lavorare nella città e per la città Intervento di Stefania Biagini Ghiotti, Referente Comunoteca di Torino (Italia) Ciao a tutti. Sono Stefania. Da quasi diciotto anni sono sposata con Saverio ed abbiamo due figli: Maddalena, di 15 anni, e Nicolò di quasi 12. L’arrivo dei figli è stato per noi un vero “cataclisma” dal punto di vista della comunione dei beni. Non era ancora nata la nostra prima figlia che già avevamo ricevuto tutto quello di cui avevamo bisogno, persino dei ciucci nuovi che non potevano essere più venduti, in quanto un’alluvione aveva rovinato la scatola di cartone che li conteneva e la plastica che li proteggeva non era sufficiente per garantirne la vendita. La situazione ci ha stimolato a mettere anche noi tutto in circolazione, una volta terminato l’uso delle cose. Abbiamo iniziato con un ristretto gruppo di amici; poi la voce si è sparsa così rapidamente, che in pochi anni abbiamo creato una rete di circa 400 famiglie che si tengono in contatto via e-mail e si comunicano esigenze e possibilità circa i beni di prima necessità relativi alla gestione di bimbi piccoli: abbigliamento, passeggini, carrozzine, seggioloni, seggiolini auto, culle… Chi ha bisogno ci segnala via e-mail la propria necessità; noi giriamo a tutte le famiglie tali esigenze e, non appena ci arriva la disponibilità delle cose da parte di qualcuno, mettiamo in contatto chi dà con chi riceve, per effettuare il passaggio delle cose. Cerchiamo di tracciare il percorso dei beni, in modo da saper recuperare le cose in caso ci vengano richieste indietro dal proprietario. Nel caso siano state date a fondo perduto, le facciamo girare finché…non cedono! Tutti sanno che si tratta di cose “in comune”, per cui le si usa finché servono, mantenendole nel miglior modo possibile per chi le userà dopo, e poi si mettono di nuovo a disposizione di chi ha bisogno. In questi quindici anni sono circolate migliaia di cose ed ogni volta rimaniamo stupiti della grande generosità di chi ci è accanto. Abbiamo sperimentato veramente che più si dona generosamente, più si riceve perché si mette in moto una rete di persone che tirano fuori il meglio di loro in generosità, disponibilità, sensibilità… Questa grande comunione dei beni ci aiuta singolarmente e come famiglia su tre differenti livelli: il livello personale, perché ci aiuta a vincere il consumismo, a domandarci ogni volta se l’acquisto di un bene è veramente necessario, oppure può arrivare dalla comunione dei beni; a livello educativo con i figli, perché ci aiuta a trasmettere loro il valore della condivisione, della sobrietà e del riuso. In particolare i figli hanno una capacità di viverla anche con allegria. Ricordo una volta che Maddalena doveva svolgere un testo per la scuola. Una delle domande alle quali doveva rispondere chiedeva “Hai mai utilizzato cose di seconda mano, di altri?”. Maddalena, dalla sua camera, parlando forte mi chiede: _Mamma, devo rispondere sempre o quasi sempre?_. Questa sua semplice espressione mi ha dato tanta gioia! Il terzo importantissimo livello di crescita, caratteristico di questa comunione dei beni, riguarda la relazione con le persone. La condivisione è trasversale ad ogni età, credo, ceto sociale. Per il passaggio dei beni incontriamo e conosciamo le persone più svariate. Un’esperienza significativa, che amiamo raccontare, è successa un sabato mattina. Ricevo la telefonata di una amica che mi dice che mi avrebbe mandato una famiglia che necessitava di alcune cose per il loro bimbo. Acconsento volentieri, sapendo di non avere impegni fino a metà pomeriggio. All’ora di pranzo tuttavia, questa coppia non era ancora arrivata ed io butto la pasta per i miei figli. Suona il campanello. Erano loro. Sospendo ogni attività in cucina e li accolgo. Tra le presentazioni e la visione degli oggetti con loro si fanno le due. A quel punto mi viene spontaneo domandare loro se avevano piacere di pranzare con noi, avendo praticamente tutto pronto. Loro acconsentono e ci ritroviamo intorno al tavolo, tutti noi con loro tre. Nicolò, seduto vicino a me, ad un certo punto mi chiede: _Mamma, ma chi sono queste persone?_. Gli rispondo: _Non lo so, ce li ha mandati Maria, ma non ti preoccupare. Va bene così_. E così, da questo semplice gesto, è nata una bella amicizia che continua a distanza di svariati anni! La comunoteca, dunque, fa aprire le porte di casa, favorisce i legami tra le persone e le avvicina! E’ una caratteristica che sentiamo fondamentale e che non vorremmo si perdesse mai. Siccome ne sono nate varie, sparse in tutta Italia (e sicuramente anche all’estero), una équipe di persone sta studiando come ampliare questa realtà, perché arrivi a sempre più persone e favorisca una rete sempre più ampia. Si sta studiando una formula informatica che velocizzi i contatti. La cosa fondamentale, che ricordiamo in questo lavoro, è di non perdere il legame con le persone, elemento che la contraddistingue e fa la differenza! Grazie. Stefania Ghiotti Fonte: dal sito ufficiale del unitedworldproject Giovani e cultura scoperta della città alla La partecipazione motore di una cittadinanza attiva Giovani e cultura alla scoperta della città – Moreno Orazi, Architetto coordinatore Cantiere Oberdan, Spoleto (Italia) Sono nato nella verdeggiante Umbria, terra natale di S. Benedetto e S. Francesco. Sono felicemente sposato, ho due figli e vivo a Spoleto. Dal 1982 esercito la professione di architetto presso la Abaco, società che opera nel campo della progettazione e nella pianificazione territoriale ed urbanistica, di cui sono cofondatore. Dal 1994 ho partecipato alla redazione di programmi integrati economici e urbanistici per la riqualificazione urbana e territoriale. Attualmente sono impegnato, tra l’altro, in progetti di ricostruzione nei territori aquilani colpiti dal terremoto del 2009. Mi sono occupato anche dei linguaggi artistici e delle estetiche contemporanee, perché nella civiltà delle immagini le arti visuali occupano una posizione centrale nel sistema della comunicazione. La famiglia è il bene più prezioso che possiedo. Le esperienze che considero più significative nella mia formazione umana e culturale sono quelle sviluppate in comunità. Concepisco il rapporto con gli altri in modo attivo e scambievole. Sento il diritto/dovere di fare fino in fondo la mia parte, di apprezzare l’apporto degli altri e di concorrere con le mie idee e con il mio impegno al loro progredire. Negli anni ’80 ho animato insieme a una decina di amici un circolo culturale dell’A.R.C.I., un’associazione collegata al Partito Comunista Italiano che ha rappresentato un’esperienza sociale, culturale e politica fondamentale nella mia formazione umana e civile. Il mio rapporto col Movimento risale al 1994 ed è dovuto all’amicizia di Elio e Letizia, due focolarini sposati. Sono qui perché ho risposto all’invito di partecipare ad uno dei primi congressi del “Dialogo con persone di convinzioni non religiose”. Il resto è venuto da se. Sono stato incaricato dall’Erica, Associazione collegata al Movimento dei Focolari, di coordinare le attività del Cantiere Oberdan, spazio aggregativo gestito da quattro associazioni laiche. È una specie di “oratorio” (circolo) laico. Proprio per il mio approccio laico alla vita e, al tempo stesso, per l’adesione al Movimento e la condivisione dei valori etici e spirituali del Carisma dell’Unità, sono stato designato come coordinatore dell’iniziativa. Il Cantiere Oberdan è uno spazio polifunzionale dedicato ai giovani: in questi anni è stato frequentato da compagnie teatrali amatoriali e gruppi musicali informali. Vi si svolgono eventi nell’ambito del famoso festival dei Due Mondi di Spoleto dedicato al Teatro d’Avanguardia. Vi si tengono corsi di musica, danza africana, Yoga ed educazione alimentare. Il Cantiere ha come scopo la promozione del lavoro creativo dei giovani; il confronto e la collaborazione tra soggetti associativi diversi nella gestione di uno spazio comune al servizio della vita culturale cittadina, vista comune strumento di elevazione e di crescita civile; realizziamo progetti educativi rivolti alle scuole, finalizzati alla conoscenza di problematiche sociali scottanti attraverso il coinvolgimento diretto di insegnanti, alunni e studenti. Il primo di questi progetti, dal titolo emblematico “La città siamo noi” aveva come oggetto proprio la conoscenza della città come luogo fisico organizzato e come spazio relazionale che costruisce l’identità della persona e determina la qualità delle relazioni sociali. Il Cantiere si propone di contrastare l’atomizzazione delle comunità urbane. Nello spazio disperso della città contemporanea conduciamo una vita nomade che indebolisce la coesione sociale, generando solitudine, sofferenze psichiche e comportamenti devianti. La Rete supplisce in qualche modo al senso di solitudine, ma non può sostituirsi al bisogno delle persone del contatto umano diretto. Come architetto durante questi anni, con i miei colleghi di studio, abbiamo restaurato diversi edifici storici di Spoleto, ad esempio la Biblioteca municipale, il Teatro Comunale, la Sede del Comune ed abbiamo voluto illuminare le buie pareti del passaggio sotterraneo che collega la parte bassa della città con quella alta, riproducendo i colori della natura, per rendere più gioioso il passaggio dei nostri cittadini e visitatori. La mia famiglia negli anni della mia prima infanzia viveva in condizioni di estrema indigenza. Da bambino e poi nella adolescenza, a scuola ed in altri ambienti sociali ho subito molte mortificazioni a causa della povertà che si palesava attraverso il modo di esprimermi, di vestire, nelle amicizie, nella casa dove abitavo, fredda scarna e disadorna. Questo mio vivere tra gli ultimi, essere stato io stesso uno di questi ultimi, non me lo sono mai dimenticato in tutte le circostanze della mia vita, nel mio lavoro, nella famiglia, nei rapporti di amicizia ed in quelli di vicinato. Quando vedo le sofferenze dei profughi e le difficoltà degli extracomunitari, sulla strade della mia città, sento una grande vicinanza, mi vedo, in un certo senso, rispecchiato in loro. Cerco di manifestare concretamente la mia solidarietà verso le persone che vivono ai margini ricorrendo a piccoli gesti umanamente molto intensi (con un cenno di saluto, pagando qualche bolletta, con gesti concreti di accoglienza). Tengo un comportamento rispettoso nei confronti delle maestranze operaie nei cantieri che conduco, nel condominio cerco di stabilire buoni rapporti di vicinato, nello studio tecnico divido alla pari con i miei colleghi i frutti del lavoro comune e nel mio rapporto con i committenti cerco di soddisfare le loro richieste evitando di imporre il mio punto di vista. Stiamo facendo fronte alla crisi grave che travaglia il settore edilizio e che ha determinato una forte contrazione del lavoro ridividendo in modo paritario le esigue entrate tra tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal ruolo professionale, cercando di garantire comunque un minimo stipendio senza procedere a licenziare nessuno. So che è poco, davvero troppo poco. Sicuramente non salverò il mondo come pensavo quando, dopo aver letto il Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx, diventai seduta stante comunista, ma così facendo penso di onorare la dignità degli altri e la mia. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il comandamento dell’Amore è la soglia limite della mia adesione al cristianesimo, un cristianesimo etico ed immanente. Moreno Orazi Fonte:OnCity: reti di luci per abitare il pianeta Città in azione CONVEGNO INTERNAZIONALE OnCity: reti di luci per abitare il pianeta Laboratorio internazionale di cittadinanza per il bene comune Atti del Convegno Internazionale Oncity-reti di luci per abitare il pianeta, che dal 1° al 3 Aprile 2016 ha riunito al Centro Congressi di Castel Gandolfo (Rm) 900 partecipanti provenienti da tutto il mondo: tre giorni di lavori, riflessione e confronto su alcuni grandi temi d’attualità legati alla vita nelle città. Il convegno, organizzato dal Movimento Umanità Nuova, AMU e Movimento Giovani per un Mondo Unito, è un’iniziativa che si colloca nel quadro dello United World Project (UWP). Progetto Officine di fraternità – Alessandra Picariello e Roberta Formisano, Movimento Giovani per un mondo unito Campania (Italia) Roberta Formisano: Il progetto «Officine di Fraternità» è nato diverso tempo fa, con un duplice scopo: offrire ai giovani la possibilità di mettersi in gioco e di lavorare, e realizzare delle attività concrete in Campania, soprattutto nelle periferie e ferite presenti in diversi territori. Con questi presupposti, il progetto è stato presentato e approvato nell’ambito dell’Avviso pubblico “Giovani per il sociale” del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile e Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il titolo del progetto non è a caso: la cultura della fraternità ha fatto da sfondo all’ideazione dei vari laboratori, portando con sé tutte le sfumature da essa derivanti (legalità, solidarietà, impegno civico e partecipazione attiva nelle problematiche sociali, sostegno alle fasce più deboli e disagiate, rispetto delle regole e dei diritti altrui…). Il progetto ha visto circa 25 giovani, esperti e tutor, per la formazione dei beneficiari, tra i 18 e i 35 anni; mentre più di 150 ragazzi tra i 14 e i 30 anni hanno partecipato attivamente come beneficiari del progetto. Il tutto in una cornice che ha visto il coinvolgimento di 8 realtà associative presenti e attive su tutto il territorio campano (Aps Focus Focolari, Associazione di volontariato Fare Comunità, Arcidiocesi di Benevento, Associazione SNC Libero Pensiero, Comitato Caserta Città di Pace, Cooperativa sociale NeWhope, Associazione Centro Vita onlus, Associazione Mondo Unito Giovani). Ciascuna associazione ha presentato una o due “officine” per rispondere al meglio alle esigenze giovanili e sociali dei diversi territori. 11 officine di fraternità, 11 realtà diverse, 11 attività diverse ma un unico filo conduttore: la fraternità. Ognuna delle officine ha lavorato singolarmente ma c’è stato un momento di incontro tra tutti i 150 giovani coinvolti dal progetto. Il momento cruciale, infatti, si è tenuto dal 1 al 4 maggio 2015 a Benevento, con “Forti senza Violenza” – il progetto portato avanti da anni dal gruppo internazionale Gen Rosso, sul tema della legalità, dell’amicizia e di una scelta giusta di unità. Si è trattato di una vera sfida: preparare da zero il musical “Streetlight” in soli tre giorni, e al contempo condividere la quotidianità con persone sconosciute. È stato l’apice del progetto, il momento più ricco e formativo per tutti i ragazzi, dove hanno potuto sperimentare questa fratellanza universale non più solo con i giovani del proprio gruppo ma con tutti i 150 giovani delle officine e con ogni membro del Gen Rosso. Alessandra Picariello: Non è stato sempre tutto facile, c’è stato molto lavoro da fare di organizzazione e soprattutto di coesioni tra queste realtà così diverse tra di loro, ma ne è valsa la pena. Per chi tra noi gen è stato “protagonista” di quest’esperienza è stato un momento di crescita veramente importante. Questo progetto ci ha permesso, grazie all’aiuto degli adulti che ne hanno permesso la realizzazione, di creare qualcosa più grande di ogni nostra aspettativa. È stata davvero una scia di luce per le nostre città, siamo sicuramente riusciti a seminare tanti germogli di fraternità e molti di questi stanno già dando i primi frutti. Le officine si sono concluse ma i rapporti creati non possono finire. C’è anche chi sta continuando con le attività dell’officina, a Ponticelli ad esempio dopo la realizzazione di “Life Love Light”, ci si sta impegnando nella costruzione di un altro spettacolo; il percorso di quest’anno è incentrato sulla Pace, con tutte le sue sfaccettature perché non possiamo smettere di vivere la fraternità e quale mezzo migliore della musica per lanciare messaggi in luoghi purtroppo non sempre semplici. Personalmente, quando ho raccontato ad amici e parenti quello che stavo vivendo molti mi hanno subito detto di stare attenta, che quelle zone sono pericolose ( le periferie di Napoli), che lì uccidono… lì come chissà di quale città lontana stavano parlando, ma in realtà quella è la MIA nonché la loro. Non mi sono mai fatta fermare da queste paure (che non ho mai avuto in realtà), quei ragazzi ci vivono ed io non posso andarci una o due volte a settimana?! Con la mia famiglia abbiamo iniziato ad andare a messa lì ogni domenica per rafforzare quei rapporti creati durante l’anno e questo ci aiutato molto a conoscere meglio i ragazzi e le loro famiglie. Siamo stati invitati a pranzo da molti di loro; io sono andata a pranzo a casa di uno dei ragazzi, in una di quelle case popolari che mettono molta tristezza a vederle, ma entrando l’amore con cui sono stata accolta mi ha resa felicissima. Ci sarebbero tante storie da raccontare su ognuna delle persone che ho incontrato ma posso sicuramente testimoniare che una rete di fraternità tra tutti coinvolti dal progetto è stata creata e spero che continui. Roberta Formisano e Alessandra Picariello Video Officine di fraternità Fonte: dal sito ufficiale del unitedworldproject Mantova capitale cultura . . . della Mantova capitale della cultura …nella fraternità Mantova Volantino eventi Mantova: culla del Rinascimento, corte dei Gonzaga, insieme a Sabbioneta patrimonio dell’ UNESCO, per tutto l’anno 2016 è “Capitale della cultura”. Immersa nel parco naturale del Mincio, sorge sulle rive del fiume che l’avvolge formando tre laghi quasi a proteggerla. La leggenda narra che la maga indovina Manto sia stata sedotta dal luogo e lì abbia posto la sua dimora fondando la città. Il suo profilo medievale non passa inosservato per nessun visitatore. Ricca di storia, di tradizione, di monumenti, di cultura (a settembre si svolge da anni il Festivaletteratura noto ormai in tutto il mondo) di percorsi turistici ed enogastronomici, Mantova sa donarsi generosamente a chi la visita anche solo per un breve tempo. La comunità del Movimento dei Focolari ha raccolto l’invito del primo cittadino a lavorare insieme per promuovere Mantova nell’Italia e nel mondo organizzando eventi e manifestazioni in un clima di fraterna accoglienza e ospitalità. «E adesso che si fa?». «Non vi lasceremo soli». Il Movimento dei Focolari in Italia in prima linea nel dopo terremoto Da un lato la domanda del vescovo di Ascoli, mons. Giovanni D’Ercole: «E adesso che si fa?». L’ha rivolta a Dio e l’ha condivisa coi presenti ai funerali di Stato celebrati nella palestra della città marchigiana dove si è dato l’ultimo saluto a 35 delle quasi trecento vittime del terremoto che ha interessato il centro Italia lo scorso 24 agosto. Dall’altra la promessa del capo di Stato, Sergio Mattarella, intervenuto alle esequie con le altre massima autorità, e ripetuta anche personalmente nell’abbraccio fraterno e paterno offerto uno per uno ai tanti parenti che circondavano di affetto le bare distese al centro della palestra: «Non vi lasceremo soli». Una domanda e una promessa che abbiamo fatte nostre anche noi del Movimento dei Focolari in Italia sin dall’inizio di questa tragedia, dalle 3,36 della prima scossa, come abbiamo raccontato nell’articolo “Terremoto: esperienza di famiglia” , mentre continuiamo a sentirci interpellati insieme giorno dopo giorno, quando il mutare delle situazioni suscita nuove necessità e genera nuove richieste. Ad animarci un moto interiore molto forte che ci sprona in ogni momento. Subito ci è venuto in mente, e ancor più in cuore, una nota meditazione scritta da Chiara Lubich il 20 settembre 1949. La fondatrice dei Focolari, così si esprimeva in alcuni passaggi di questo canto d’amore a Gesù abbandonato (Gesù, cioè nel momento in cui grida in croce “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”): «Ciò che mi fa male è mio. Mio è il dolore che mi sfiora nel presente. Mio il dolore delle anime accanto. Mio tutto ciò che non è pace, gaudio, bello, amabile, sereno… Così per gli anni che mi rimangono: assetata di dolori, di angosce, di disperazioni, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di strazi, di… tutto ciò che è Lui. (…) Così prosciugherò l’acqua della tribolazione in molti cuori vicini e, per la comunione con lo Sposo mio onnipotente, lontani». Un testo, quello appena citato, i cui toni possono apparire quasi poetici, ma che in questi decenni ha ispirato innumerevoli risposte d’amore ai dolori dell’umanità, nelle piccole e grandi tragedie, nei piccoli e grandi dolori di ogni giorno. Così anche questa volta. Se dunque nell’immediato siamo corsi insieme ad altri a dare da bere, da mangiare, a portare coperte e beni di prima necessità, a recare conforto ai sopravvissuti nelle tendopoli come ai parenti delle vittime negli obitori, adesso stiamo cercando di capire quali sono le necessità a cui dare risposta. In una telefonata collettiva webex fra un gruppo di persone del Movimento di varie regioni d’Italia – non solo quelle coinvolte dal sisma – abbiamo scambiato le informazioni di cui siamo a conoscenza, condiviso le diverse iniziative che abbiamo messo in atto. Un aspetto sembra evidente: al momento si sta facendo fronte all’emergenza in maniera eccellente, come riconoscono anche i media internazionali. Qualcuno nella telefonata raccontava: «Siamo stati spettatori di una generosità quasi esagerata. Ci hanno detto di interrompere la raccolta di qualsiasi cosa. Uno spettacolo meraviglioso. Anche la grande richiesta di sangue è stata soddisfatta, tanti medici si sono messi a disposizione e gli ospedali si sono rivelati all’altezza della situazione». E da un altro posto: «Qui le associazioni si sono attivate immediatamente e anche noi del Movimento dei Focolari siamo pienamente inseriti; abbiamo creato fra tutti un gruppo whatsapp che alimenta la gara di solidarietà. Lavoriamo nell’accoglienza, nel trasporto, nella preparazione di 1500 panini giornalieri per i volontari. Facciamo tutto quello che serve di volta in volta». I giovani del Movimento, come già in altre occasioni, sono pronti a partire per i luoghi dove c’è necessità e si stanno prendendo i necessari contatti con la Protezione civile. Un altro punto è chiaro: non abbassare l’attenzione nei prossimi giorni e, soprattutto, nei prossimi mesi, quando si corre il rischio che, passata l’onda emotiva, i riflettori si spengono. Rispetto ad altri terremoti avvenuti in Italia c’è una differenza: le case devastate sono in buona parte case di vacanza e quindi c’è un minore impatto sulle necessità abitative in senso stretto cui far fronte. Ma, fermo restando che il problema della ricostruzione è comunque vivissimo, è ancora più impellente il fattore umano. Stiamo vedendo squadre di psicologi a fianco di chi ha perso un caro come di chi è stato estratto dalle macerie ma anche di chi, “semplicemente”, è riuscito a mettersi in salvo. Elaborare il lutto o il trauma non sarà cosa da poco. E se occorrono senz’altro le dovute competenze, anche persone “specializzate” nelle relazioni umane possono fare la differenza. «Un punto delicato – raccontano da Ascoli – è stato l’obitorio, dove abbiamo fatto accoglienza e distribuito pasti. Chi è andato riferisce di un immenso dolore perché sono state distrutte comunità intere e tanti sono gli ascolani colpiti dal lutto. Su tutto però prevale un forte senso di partecipazione e una grande generosità. Certo, vivere queste esperienze fa un grosso effetto, bisogna essere come la carta assorbente che assume su di sé il dolore dell’altro e lo allevia». «Quando la degenza in ospedale si allunga, quando c’è bisogno del sostegno, possiamo essere presenti e anche dopo, quando le persone tornano a casa con il loro fardello di dolore, andarle a trovare, non interrompere i rapporti», suggerisce qualcuno nel corso della telefonata. E altri ricordano in particolar modo i bambini: «Per loro bisogna davvero pensare qualcosa di significativo», senza dimenticare gli anziani. «Chissà, forse potrà nascere un progetto di animazione artistica – auspica un pianista – e sarebbe bello che anche per il dopo terremoto si potesse lavorare insieme ad altri, come sta avvenendo in questi giorni». Lavori in corso, dunque, perché lo sforzo principale è quello di stare in ascolto dei bisogni reali e offrire risposte concrete, quelle che servono e non altre. Anche su questo sito può avvenire uno scambio di idee e possono nascere proposte. Intanto il coordinamento per le emergenze umanitarie del Movimento dei Focolari a livello internazionale, come abbiamo scritto in un nostro articolo che terremo aggiornato con gli ulteriori sviluppi, sta accogliendo la generosità di quanti vogliono contribuire economicamente. Mentre il nostro quotidiano on line, Città Nuova, racconta i tanti volti di questa tragedia continuandola a seguire quotidianamente. a cura di Aurora Nicosia e Antonio Olivero