a cura del Settore Ricerca e Informativa Finanziaria

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a cura del Settore Ricerca e Informativa Finanziaria
25 luglio 2016
a cura del Settore Ricerca
e Informativa Finanziaria
Il referendum in Gran Bretagna è distante oramai un mese. Da allora è evidente una forte differenziazione
della performance dei maggiori indici azionari, con UK ed emergenti i migliori performer e gli indici
europei in territorio negativo.
Performance % indici azionari
8%
dal 23 giugno; Fonte: Bloomberg
6%
4%
2%
0%
-2%
-4%
-6%
-8%
FTSE
MIB
Euro
Stoxx
Nikkei
S&P 500 MSCI EM
UK
FTSE100
La performance tutto sommato composta degli asset rischiosi ha eliminato il senso di urgenza dall’azione
delle banche centrali. Come atteso, e così come visto per la Bank of England, anche il meeting della BCE è
stato di carattere interlocutorio; la principale conclusione è stata che eventuali nuove misure saranno
comunicate in occasione del meeting di settembre, quando la BCE valuterà la situazione alla luce delle
nuove Staff Macroeconomic Projections (le previsioni ufficiali prodotte internamente).
Robusti flussi verso gli emergenti
Da rilevare come gli ultimi dati dell’IIF indicano un massiccio incremento dei flussi verso i paesi emergenti.
Nell’ultima settimana di rilevazione i flussi hanno raggiunto i livelli del 2013 (su base media settimanale).
L’IIF evidenzia che dalla Brexit, nei sette paesi i cui flussi vengono monitorati, gli investimenti di portafoglio
hanno raggiunto USD 12 mld, con 8,2 mld affluiti ai mercati azionari. La combinazione attuale di dati
economici USA robusti e una Fed che viene percepita come lontana dal riprendere la fase di rialzo dei tassi
fornisce il contesto ideale per gli assets emergenti. In aggiunta, l’epicentro della/e crisi è al momento
all’interno del perimetro dei paesi sviluppati, e gli emergenti ne stanno evidentemente beneficiando. Una
riprova di questo è la performance del settore bancario: mentre l’indice delle banche dei paesi sviluppati è
giù del 14% da inizio anno (con le banche USA giù del 10% e quelle europee di circa il 25%), quello dei paesi
emergenti segna una performance attorno al +4%.
2
S&P500, Euro Stoxx, Nikkei e MSCI EM
perf. % da 01/01/16; Fonte:Bloomberg
10%
5%
0%
-5%
-10%
-15%
-20%
-25%
S&P500
Nikkei
Euro Stoxx
MSCI EM
Quali sono le prime indicazioni dagli indicatori di sentiment di luglio?
In settimana sono stati rilasciati nell’area euro e in UK gli indici PMI ed altri indicatori utili a capire
l’evoluzione del sentiment tra gli operatori economici dopo il referendum britannico. In generale il
deterioramento del clima di fiducia è stato marcato e superiore alle attese nel Regno Unito (ai minimi degli
ultimi sette anni), mentre nell’area euro il calo è stato marginale e probabilmente concentrato in Spagna e
Italia (gli indici per questi paesi saranno rilasciati nelle prossime settimane). Infatti, sia in Francia che in
Germania gli indici PMI compositi (industria + servizi) sono saliti a luglio rispetto a giugno, mentre l’indice
per l’area euro è calato dal 53,1 di giugno a 52,9 di luglio, suggerendo un calo per gli indici delle altre due
grandi economia della zona.
PMI Composite
60
58
56
54
52
50
48
46
da genn '15; Fonte:Bloomberg
Eurozone Composite PMI
UK Composite PMI
Oltre agli indici PMI, in Francia l’indicatore dell’INSEE ha evidenziato un miglioramento a luglio, mentre in
Germania la componente aspettative dell’indice ZEW ha registrato un forte calo (a -6,8 contro +19,2 in
giugno). Il ZEW è un indicatore che misura la fiducia degli analisti finanziari tedeschi e per questa ragione è
probabilmente influenzato più dall’andamento dei mercati che dal sentiment sull’economia reale.
3
Per quanto riguarda i maggiori eventi della settimana:
Settore bancario - Il newsflow promette di essere intenso. Per la fine della settimana dovremmo avere un
quadro abbastanza chiaro sulla forma che prenderà l’intervento sulle banche italiane. Venerdì sono in
programma i risultati (ufficiali) dello stress test condotto dalla BCE. Durante la settimana alcune banche
rilasceranno i risultati della prima metà dell’anno.
Fed - Dopo la Bank of England e la BCE, anche la banca centrale USA dovrebbe lasciar passare il suo
meeting di luglio, in programma mercoledì, senza nessuna innovazione di politica monetaria. Le probabilità
di un rialzo dei tassi implicite negli strumenti di mercato rimangono molto basse (inferiori al 50% per fine
anno), seppur in aumento dopo che le conseguenze sui mercati della Brexit si sono rivelate gestibili.
Banca del Giappone - Sempre in tema di politica monetaria, la banca centrale giapponese nel suo meeting
di venerdì dovrebbe, secondo il consensus, portare i tassi ulteriormente in territorio negativo dal -0,10%
attuale e aumentare la quantità di ETF acquistati. Il focus sarà però altrove, sulle domande che saranno
sicuramente poste al governatore Kuroda sul tema helicopter money e dintorni. Pare probabile che il
governatore cercherà di dare l’impressione che l’argomento non sia al momento sul tavolo delle opzioni
praticabili. In attesa della prossima recessione, dove il tema prenderà forma e sostanza in Giappone ed
altrove, ci dovremo accontentare di un tradizionalissimo nuovo stimolo fiscale, i cui dettagli saranno
annunciati dal governo questa settimana o la prossima. L’urgenza di un nuovo stimolo è sicuramente
aumentata dai dati usciti stamane sulle esportazioni giapponesi, a giugno in territorio negativo in termini
annuali per il nono mese consecutivo.
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