a cura del Settore Ricerca e Informativa Finanziaria
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a cura del Settore Ricerca e Informativa Finanziaria
20 giugno 2016 a cura del Settore Ricerca e Informativa Finanziaria Questa settimana corriamo il serio rischio di essere monotematici. E’ tale e tanta l’attenzione, e la tensione, sul tema Brexit che qualsiasi altro argomento rischia di essere futile. I mercati azionari hanno registrato un’altra settimana di perdite (la terza consecutiva per l’EuroStoxx ed il FTSEMIB) ed il decennale tedesco è sceso a più riprese in territorio negativo (minimo intraday del -0,04%). Ma la dinamica della settimana, con il forte rally di venerdì e la sua continuazione questa mattina, evidenziano il netto mutamento dei sondaggi che è seguito all’assassinio giovedì scorso del deputato laburista pro-Remain Jo Cox. Di seguito facciamo il punto su dove siamo in termini di sondaggi e ci concentriamo sulle conseguenze della materializzazione dello scenario di rischio (una vittoria del Leave). Dove siamo Nel corso del mese di giugno, prima del tragico evento di giovedì scorso, c’è stato un forte movimento nei polls (internet e telefonici) in favore del Leave (lasciare l’UE) nei confronti del Remain. I sondaggi rilasciati durante il fine settimana hanno però registrato un forte impatto emozionale dell’evento e una inversione di questa tendenza, con il Remain visto in leggero vantaggio nei due sondaggi condotti dopo giovedì 16 giugno. 2 Al momento una larga fetta della City si attende una vittoria del Remain, con alcuni che si affidano ad un fenomeno che pare abbastanza persistente nei referendum: un’oscillazione dell’ultima ora nelle preferenze in favore dell’opzione che rappresenta lo status quo. Se questo fosse il caso si ripeterebbe l’esperienza vista con i referendum Quebec/Canada (1995) e Scozia/UK (2014). In queste consultazioni il periodo precedente al voto ha visto un netto aumento delle intenzioni di voto in favore dell’opzione di rompere il legame, ma in entrambi i casi lo status quo non solo ha prevalso, ma ha segnato un risultato nettamente superiore a quello previsto nei sondaggi immediatamente precedenti al voto. Scozia/UK, 2014 Vantaggio medio nei sondaggi dell'opzione Remain prima del voto Risultato: Remain. Vantaggio su Leave: Quebec/Canada, 1995 Vantaggio medio nei sondaggi dell'opzione Leave prima del voto Risultato: Remain. Vantaggio su Leave: 4% 10,6% 5% 1,2% Ci sono una serie di elementi comportamentali che impatteranno il voto, tra cui: Circa il 20-30% dei votanti decidono o cambiano idea nella settimana precedente il voto; di questi la metà lo fa il giorno prima del voto. Una bassa affluenza favorirebbe il Leave, ma l’interesse per il referendum è molto alto con la maggioranza degli intervistati in una survey (LSE, Opinium and Lansons) che vedono questo voto come il più importante di questa generazione. E’ attesa un’affluenza attorno al 70%. Cosa possiamo aspettarci in caso di vittoria del Leave? 3 I mercati - I risultati dovrebbero emergere già giovedì notte e l’attesa è per un approfondimento dei movimenti di mercato visti da quando i sondaggi hanno evidenziato la reale possibilità di una vittoria del Leave. Dall’inizio del mese alla chiusura di venerdì: L’ EuroStoxx ed il FTSEMIB sono scesi di circa il 6,5%. Il rendimento del bund decennale è sceso a più riprese sotto lo zero e lo spread BTP-bund si è allargato di 28 bps. La sterlina si è deprezzata di circa il 1,5% verso dollaro e di circa il 2,5% verso euro. INDICI AZIONARI Euro Stoxx FTSEMIB S&P500 31-mag 327 18025 2097 17-giu 306 16873 2066 var. % -6,5% -6,4% -1,5% UK FTSE100 6230 6020 -3,4% CAMBI GBPUSD 1,4483 1,4276 -1,4% EURGBP 0,7686 0,7886 2,6% RENDIMENTI OBBLIGAZIONARI Bund 10a BTP 10a spread BTP-bund 0,14% 1,36% 1,22% 0,02% 1,51% 1,49% var. in p.b. -0,12 0,15 0,28 Fonte: Bloomberg. GBPUSD: segno – significa deprezzamento sterlina (GBP) verso dollaro (USD). EURGBP: segno + significa deprezzamento sterlina verso euro. L’entità della continuazione del movimento di avversione al rischio dipenderà da quanto i movimenti delle ultime settimane sono stati sufficienti a prezzare il rischio Brexit. La risposta è ignota ma non si va molto lontano dal vero dicendo che il rischio è stato prezzato adeguatamente ma non completamente. Da non sottovalutare poi la risposta di policy, con la Banca d’Inghilterra e la BCE che in tutta probabilità agirebbero in modo coordinato allo scopo di sostenere la liquidità ed agevolare il funzionamento dei mercati e sostenere l’economia con ulteriori tagli dei tassi e allargamento delle misure non convenzionali (schema Funding for Lending in UK e acquisto di titoli corporate della BCE). Il divorzio - Dal momento che il referendum ha carattere consultivo, l’avvio della procedura di uscita dall’UE richiede un atto del parlamento e del governo inglese seguito da una comunicazione a Bruxelles che formalizza la richiesta di uscita. Solo a quel punto inizierebbero i negoziati sui termini di uscita e sui nuovi accordi commerciali che regoleranno gli scambi UK-UE e UK-paesi extra UE. L’art. 50 del Trattato di Lisbona prevede un termine massimo di due anni per il completamento dei negoziati. Una possibilità reale, a giudicare dalle indiscrezioni riportate dalla stampa, è che il Regno Unito cominci a cambiare la legislazione nazionale in senso diverso da quella UE senza che la procedura di uscita venga attivata formalmente. In questo caso sembrano esistere dei piani dell’UE per contrastare questa tattica e per tagliare fuori il paese. Una possibilità più lontana è quella di un’adesione all’AEE (Area Economica Europea) per continuare a beneficiare dell’accesso al mercato unico (controindicazioni: nessuna capacità decisionale, obbligo di continuare a contribuire al bilancio della UE). Ripercussioni su altri paesi UE – In vari paesi dell’UE esistono forze politiche che cercherebbero di capitalizzare sull’esito del referendum proponendone uno simile. Un’eccezione potrebbe curiosamente essere proprio la Scozia, che potrebbe chiedere un referendum e votare per rimanere nell’UE; nei sondaggi la maggioranza degli scozzesi è infatti in favore della permanenza nell’UE. Impatti macroeconomici – Vari istituti e banche hanno formulato le loro previsioni nello scenario di una Brexit. In breve: L’incertezza che circonda l’esito del referendum ha già impattato negativamente l’economia UK con un calo dell’attività, una sospensione dei programmi di investimento ed una fuoriuscita di capitali. Una vittoria del Leave approfondirebbe questi trends e porterebbe l’economia UK a flirtare con una recessione. Il Tesoro UK stima un calo del Pil del 3,6% dopo due anni con uno scenario particolarmente avverso, caratterizzato da forte volatilità dei mercati, che prevede un calo del 6%. 4 Per l’economia globale l’impatto dipende dai legami (commerciali e finanziari) tra i vari paesi/aree e l’economia UK ed è stimato dall’OCSE in circa l’1% per l’Italia (appartenente al gruppo di paesi con un impatto basso; Europe Low nel grafico sottostante). Il meglio del resto 5 Evidentemente la settimana sarà dominata dalle aspettative sul referendum. Ma un altro evento è potenzialmente in grado di scuotere i mercati: la decisione della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del programma di acquisti OMT della BCE, attesa per martedì mattina. Le attese sono per una sentenza favorevole, ma un eventuale no della corte metterebbe in pericolo tutta l’architettura del programma di acquisti della BCE. In programma per il prossimo fine settimana anche le elezioni politiche in Spagna, dopo che quelle tenute nel dicembre 2015 non hanno permesso la formazione di un governo. I sondaggi (proibiti da domani) rilasciati nel fine settimana indicano che Podemos/Sinistra Unita ed il PSOE potrebbero avere i voti necessari per formare una coalizione. DISCLAIMER Il presente documento (il “Weekly” o semplicemente il “Documento”) è redatto e distribuito da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (“Banca Monte dei Paschi”) in forma elettronica ai propri Clienti. 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