atti di controllo e di indirizzo - La Camera dei Deputati

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Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8031
AI RESOCONTI
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
208.
2007
Allegato B
ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
INDICE
PAG.
PAG.
Beni e attività culturali.
ATTI DI INDIRIZZO:
Interrogazioni a risposta scritta:
Mozioni:
Lucchese ...................................
1-00222
8033
Zacchera ...................................
4-04880
8042
Delfino ......................................
1-00223
8034
Conte Giorgio ..........................
4-04894
8043
Catone .......................................
4-04897
8043
Ciocchetti ..................................
4-04904
8043
2-00735
8044
Zacchera ...................................
4-04877
8045
Brusco .......................................
4-04892
8045
Affari esteri.
Russo Paolo .............................
4-04906
8046
Interpellanza:
Pili .............................................
4-04908
8046
Risoluzione in Commissione:
XIII e VIII Commissione:
Marinello ..................................
7-00275
8035
Interpellanza:
ATTI DI CONTROLLO:
Rositani .....................................
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Interrogazioni a risposta scritta:
Interrogazione a risposta scritta:
Taglialatela ...............................
Paniz .........................................
4-04895
2-00734
8037
8039
Giustizia.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Interrogazione a risposta scritta:
Zacchera ...................................
Economia e finanze.
4-04879
8039
Vico ...........................................
5-01487
8058
Zacchera ...................................
4-04876
8059
Zacchera ...................................
4-04878
8060
Bocchino ...................................
4-04884
8060
Interrogazioni a risposta scritta:
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Interrogazioni a risposta orale:
Ronconi ....................................
3-01240
8039
Fasolino ....................................
3-01242
8040
Interrogazioni a risposta scritta:
Caruso .......................................
4-04885
8060
Grimoldi ...................................
4-04888
8061
Pellegrino ..................................
4-04875
8040
Russo Paolo .............................
4-04905
8062
Giordano ...................................
4-04900
8041
Caruso .......................................
4-04907
8062
N.B. Questo allegato, oltre gli atti di controllo e di indirizzo presentati nel corso della seduta, reca anche
le risposte scritte alle interrogazioni presentate alla Presidenza.
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PAG.
Interno.
Riforme e innovazioni nella pubblica amministrazione.
Interpellanza:
Burgio .......................................
2-00733
8065
3-01239
8066
Conte Giorgio ..........................
4-04874
8067
Napoli Angela ..........................
4-04882
8068
Amoruso ...................................
4-04896
8068
Oliva ..........................................
4-04902
8069
Interrogazione a risposta orale:
Castiello ....................................
5-01490
4-04899
8078
Trasporti.
Interrogazione a risposta in Commissione:
5-01491
5-01489
8079
8069
Fallica .......................................
4-04891
8080
8070
Oliva ..........................................
4-04903
8081
Università e ricerca.
4-04901
8071
Interrogazione a risposta in Commissione:
Caparini ....................................
Pubblica istruzione.
5-01488
8081
Interrogazioni a risposta scritta:
Interrogazione a risposta orale:
3-01241
8072
Interrogazione a risposta in Commissione:
Garagnani .................................
Pisicchio ....................................
Interrogazioni a risposta scritta:
Interrogazione a risposta scritta:
Volontè ......................................
8078
Salute.
Ricci Mario ..............................
Interrogazioni a risposta in Commissione:
Lamorte ....................................
4-04889
Interrogazione a risposta scritta:
Lavoro e previdenza sociale.
Burgio .......................................
Interrogazione a risposta scritta:
Catanoso ...................................
Interrogazioni a risposta scritta:
Aurisicchio ...............................
PAG.
5-01486
8072
Interrogazioni a risposta scritta:
Pedrizzi .....................................
4-04872
8072
Ceccuzzi ....................................
4-04873
8074
Germanà ...................................
4-04881
8075
Galante .....................................
4-04886
8077
Garagnani .................................
4-04898
8077
Catanoso ...................................
4-04883
8082
Iacomino ...................................
4-04887
8083
Catanoso ...................................
4-04890
8083
Russo Paolo .............................
4-04893
8084
Apposizione di una firma ad una risoluzione ...........................................................
8085
Apposizione di una firma ad una interpellanza ...........................................................
8085
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
con decreto del Presidente della
Repubblica 2 aprile 2003, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 115 del 20 maggio
2003, è stata istituita l’Autorità portuale di
Trapani, ai sensi dell’articolo 6, comma 8
della legge 28 gennaio 1994, n. 84;
l’istituzione dell’Autorità portuale
rappresenta non solo per Trapani ma per
tutta la provincia e per la Sicilia una
grande opportunità di sviluppo e di crescita non solo economica ma anche culturale;
la presenza dell’Autorità portuale
ha determinato un grande sviluppo del
territorio sia attraverso l’attività propria
del porto sia come ritorno d’immagine, di
prestigio e di decoro, che ha avuto il suo
apice con l’America’s Cup dello scorso
anno;
la gestione dell’Autorità portuale si
è dimostrata pertanto un valore aggiunto
alle potenzialità del territorio, come supporto tecnico-logistico sia in termini di
attività commerciale, sia anche per la
realizzazione di importanti opere strutturali per la sicurezza, il potenziamento e
l’operatività del porto di Trapani;
lo sviluppo del porto di Trapani,
non solo commerciale, ma anche turistico,
garantisce notevoli prospettive occupazionali ed importanti elementi per la crescita
economica e culturale della provincia di
Trapani;
l’Autorità portuale di Trapani assieme alle altre quattro Autorità portuali
della Sicilia (Palermo, Messina, Catania,
Augusta) faranno parte in futuro di una
Autorità portuale di Sistema (Sistema Sud
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o Sicilia), cosı̀ come già al Senato è in
discussione una proposta di legge in materia;
con la realizzazione del corridoio
ferroviario Berlino-Palermo, i porti di Trapani e provincia saranno la porta d’ingresso del Mediterraneo, in relazione anche all’avvio nel 2010 dell’area di libero
scambio del Mediterraneo;
attorno al porto di Trapani veda
riuniti i porti di Marsala, Mazara del
Vallo, Egadi e Castellammare del Golfo
per una reciproca sinergia e surrogazione;
con nota del Ministero dei trasporti
– direzione generale per le infrastrutture
della navigazione marittima e interna –
del 6 agosto 2007 viene comunicato l’avvio
del procedimento per la soppressione dell’Autorità portuale di Trapani, riferito al
triennio 2003-2004-2005, a norma dell’articolo 6, comma 10, della legge 28 gennaio
1994, n. 84;
con nota dell’Autorità portuale di
Trapani del 10 agosto 2007 il presidente
chiede l’annullamento in autotutela del
procedimento avviato;
l’Autorità portuale di Trapani ha a
suo tempo trasmesso una dettagliata relazione che riporta i dati dell’anno 2005
completi e attendibili perché tutti documentabili e non desunti da acquisizioni
estemporanee a titolo puramente statistico, non impegnativo, che spesso vengono
da più parti forniti;
il volume di traffico di merci per
l’anno 2005 nel porto di Trapani supera i
tre milioni di tonnellate annue al netto del
90 per cento delle rinfuse liquide o a 200
mila Twenty-Feet Equivalent Unit (TEU),
dimostrando la insussistenza dei presupposti per una ipotesi di procedimento di
soppressione, tanto più che essendo il dato
fornito relativo all’ultima annualità del
triennio, si registrerebbe, anche in caso di
ipotetici valori inferiori anomali per i
primi due anni, una progressione favorevole, indice dell’inequivocabile ritorno alla
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normalità e conseguentemente del valore
più consono attribuibile al reale movimento delle merci;
infine considerato che il comma
989, articolo 1, della legge 27 dicembre
2006 n. 296 (Finanziaria 2007) autorizza il
Governo ad adottare per le Autorità portuali entro 90 giorni dall’entrata in vigore
della legge, un Regolamento volto a rivedere i criteri per la istituzione delle Autorità portuali e la verifica del possesso dei
requisiti previsti per la conferma o la loro
eventuale soppressione, tenendo conto
della rilevanza nazionale e internazionale
dei porti, del collegamento con le reti
strategiche nazionali e internazionali, del
volume dei traffici e della capacità di
autofinanziamento;
impegna il Governo
a porre fine alla vertenza instaurata in
quanto la stessa, in riferimento alle considerazioni sopra esposte, non ha motivo
di essere perseguita, tenuto conto del volume di traffico di merci, dell’iniziativa
legislativa in atto al Senato volta e rivedere
i criteri che disciplinano le Autorità portuali, considerato che il Governo non ha
ancora emanato il Regolamento di cui al
comma 989, articolo 1, della legge 296/
2006 e che in regime di vacatio legis
derivante da responsabilità del Governo
sarebbe quantomeno opportuna una moratoria che consenta di avere punti di
riferimento legislativi certi, in presenza di
eventuali dubbiose interpretazioni di cui
all’articolo 6, comma 8, della legge 28
gennaio 1994, n. 84, poiché con l’assenza
dell’Autorità portuale lo sviluppo del territorio subirebbe un grave danno e verrebbe preclusa ogni possibilità di crescita
economica, sociale e culturale.
(1-00222) « Lucchese, D’Alia, Drago, Romano, Ruvolo ».
La Camera,
premesso che:
ad oggi risultano ancora inapplicate parti importanti della legge 257 del
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1992, la cui approvazione stabiliva la cessazione dell’estrazione d’amianto proibendone l’uso, e prevedeva in particolare la
mappatura della presenza della sostanza
nel territorio e il conseguente piano di
bonifica e di registrazione dei soggetti
esposti;
per le sue caratteristiche di resistenza e flessibilità, il nostro Paese ha
utilizzato con largo impiego l’amianto in
molteplici attività industriali e nel settore
dell’edilizia;
l’amianto è una sostanza altamente
nociva che arreca gravissimi effetti nocivi
alla salute dell’uomo, provocando malattie
mortali ai soggetti che ne subiscono i
danni dall’esposizione continuativa;
sono state moltissime le patologie e
i casi di decessi che si sono verificati negli
ultimi anni riconducibili alla respirazione
delle fibre d’amianto e le previsioni per il
futuro non sono per niente incoraggianti;
il territorio piemontese risulta ancora essere area altamente critica per il
crescendo numero di casi di patologie
tumorali neoplasie e malattie collegate
all’esposizione dell’aminato, per la presenza degli ex stabilimenti Eternit di Casale Monferrato e dı̀ Cavagnolo;
impegna il Governo:
ad assumere tutti gli atti in suo
potere per far rispettare le parti ancora
inapplicate della legge 257 del 1992
ad attivare una campagna di sensibilizzazione ed informazione sulle patologie asbestocorrelate e sui diritti previsti
dalla legislazione vigente per i cittadini e
dei lavoratori esposti alle sostanza nocive
prodotte dall’amianto;
a prevedere agevolazioni tributarie e
contributi speciali per il risanamento e la
messa in sicurezza di tutti gli edifici e di
tutte le strutture pubbliche e private in cui
sia riscontrata la presenza di amianto.
(1-00223)
« Delfino, Volontè ».
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Risoluzione in Commissione:
La XIII e VIII Commissione,
considerato che:
il Corpo forestale dello Stato in
una nota dell’11 settembre ha comunicato
che dal 1o gennaio al 2 settembre 2007 si
sono verificati complessivamente 7.797 incendi boschivi che hanno percorso 127.151
ettari, di cui 61.100 boscati e 66.051 non
boscati; rispetto allo stesso periodo del
2006, quando i roghi erano stati 4.596, si
assista ad un aumento del 70 per cento del
numero degli incendi. Aumenta del 270
per cento rispetto al 2006 la superficie
totale percorsa dalle fiamme; la mappa dei
roghi identifica la Campania come la regione con il maggior numero di eventi
dannosi con 1.707 incendi. Seguono la
Calabria (1.614), il Lazio (591), la Sardegna (553), la Toscana (547), la Puglia (402),
la Basilicata (389), il Piemonte (324), la
Sicilia (313); per quel che riguarda il triste
primato della maggiore superficie percorsa
dal fuoco, esso spetta alla Calabria con
9.608 ettari, seguita da Abruzzo (7.972),
Campania (7.967) e Sardegna (6.868); sempre alla data del 2 settembre sono 18 le
persone che hanno perso la vita tra le
fiamme;
la gran parte degli incendi si sono
concentrati nella terza decade del mese di
agosto 2007, complice la prolungata siccità, le temperature decisamente più elevate della media ed il vento di scirocco;
come in un bollettino di guerra il 21
agosto si sono registrati 248 roghi con più
di 3.000 chiamate ai numeri di emergenza
ambientale gestiti dal Corpo forestale dello
Stato; il 22, 236 incendi e più di 6.000
chiamate; il 23, 304 i roghi e più di 9.000
le chiamate; il 24, 316 i roghi e più di
6.000 le chiamate; il 25, 264 i roghi e più
di 5000 le chiamate; il 26, 339 i roghi ed
11.000 le chiamate; il 27, 276 i roghi più
di 12.000 le chiamate; il 28, 264 i roghi e
5000 le chiamate; il 29, 222 i roghi e più
di 3.000 le chiamate; il 30, 439 i roghi e
più di 6.000 le chiamate; il 31, 349 i roghi
e più di 6.000 le chiamate; il 1o settembre,
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162 i roghi e 3.700 chiamate; il 2 settembre 159 i roghi e più di 4.000 chiamate; a
queste cifre bisogna aggiungere gli incendi
verificatisi in Sicilia che il Corpo Forestale
non gestisce;
secondo i dati forniti a fine agosto
dal Ministero dell’ambiente tramite l’APAT
(Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente) dai roghi italiani si sono levate
sette milioni e mezzo circa di tonnellate di
CO2, una quantità di gas serra equivalente
a quella emessa ogni anno dall’industria
nella produzione di sostanze chimiche. In
altre parole, è come se fosse finito in
atmosfera il 5 per cento dell’impegno
attuale di riduzione di emissioni nazionali,
ai sensi del Protocollo di Kyoto; l’aggressione del fuoco ha riguardato in particolare i Parchi nazionali e le aree protette
con 679 incendi che hanno interessato
oltre 19mila gli ettari di vegetazione;
il costo dell’attività di prevenzione
e spegnimento è stato valutato dal Ministero dell’economia in circa 600 milioni di
euro, solo negli ultimi quindici anni, a
partire dal Decreto legge 377 del 1994; a
questa somma ordinaria vanno aggiunti gli
interventi straordinari per il funzionamento dei velivoli Canadair e degli elicotteri antincendio e per il personale dei vigili
del fuoco e del corpo forestale; tali interventi sono quantificabili negli ultimi anni
in una somma di circa 400 milioni portando la cifra complessiva a circa 1 miliardo di euro; le somme stanziate in
Finanziaria per l’ordinaria attività antincendio sono scese dai 66 milioni di euro
del 2004 (a seguito di un 2003 disastroso),
ai 28 milioni nel 2006, ai 10 per il 2007;
negli ultimi sette anni sono state
denunciate per il reato di incendio boschivo 2.641 persone a piede libero; 105
sono state arrestate; di queste circa il 45
per cento sono state condannate, per il
restante 55 per cento c’è stata l’assoluzione o l’archiviazione del caso; nei sette
anni trascorsi dall’introduzione dello specifico reato (articolo 423 bis del codice
penale, che prevede da 4 a 10 anni) si è
avuta una sola condanna definitiva; nella
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gran parte dei casi gli imputati hanno
scelto il patteggiamento o il reato è stato
derubricato; per il 2007 vi sono 243 denunciati a piede libero e 8 arrestati;
schio di alluvioni catastrofiche; il valore
del mantenimento del bosco andrebbe anche economicamente valutato come « danno evitato »;
la legge quadro in materia di incendi boschivi, la n. 353 del 2000, dispone
che i comuni debbano censire annualmente, tramite apposito catasto, i terreni
percorsi dal fuoco, avvalendosi anche dei
rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello
Stato, in modo da applicare con esattezza
i vincoli previsti; tali vincoli prevedono:
divieto (forse eccessivo) di pascolo per 10
anni; divieto di modifica di destinazione
d’uso per 15 anni; divieto di attività edilizie per 10 anni; divieto di attività di
rimboschimento e di ingegneria ambientale per i 5 anni successivi all’incendio,
vincolando tali opere all’autorizzazione del
Ministero dell’ambiente. Si consideri che a
tali divieti è attribuita una importanza
assoluta tanto che sono ritenuti nulli gli
atti di compravendita che non riportino in
modo espresso il divieto. Secondo un recente studio elaborato dal Corpo Forestale
dello Stato, a sette anni di distanza dall’approvazione della legge, solo il 12 per
cento dei comuni italiani ha elaborato la
mappatura dei terreni bruciati; tale studio
evidenzia come nelle regioni meridionali
maggiormente colpite dalle fiamme nessuno o quasi nessun comune abbia predisposto il catasto incendi;
nonostante le carenze di personale
del Corpo Forestale, della Protezione civile
e dei Vigili del fuoco, la mancanza di
risorse adeguate, le difficoltà burocratiche
e di coordinamento con le autorità regionali, va dato atto alle strutture messe in
campo in Italia di essere state in grado di
evitare un totale disastro come quello
avvenuto in Grecia nel medesimo periodo,
con intere regioni devastate ed oltre 60
morti; le strutture hanno quindi funzionato; viceversa forti perplessità sono state
sollevate in relazione al personale precario
utilizzato per lo spegnimento ed anche per
i successivi rimboschimenti, contrattualizzato in base al lavoro svolto; non sono
prive di fondamento le accuse secondo cui
taluni soggetti possano aver creato, appiccando incendi, le proprie future occasioni
di lavoro;
la dottrina ecologista più avveduta
riconosce alle aree forestale, oltre al valore
del bosco e dei terreni in sé, un ulteriore
elemento sino ad oggi non quantificato
economicamente: il valore di « area di
ricarica » dell’aria e dell’acqua; i boschi, in
particolare di montagna, restituiscono alla
pianura ed ai suoi abitanti i due preziosi
elementi, sino ad oggi considerati res nullius o quasi; questo fa sı̀ che la manutenzione dei boschi sia elemento essenziale
per la vita umana;
va inoltre considerato che le aree
percorse dal fuoco sono estremamente
sensibili al dilavamento (oltre che alla
perdita di suolo fertile) prodotto dalle
acque meteoriche, incrementando il ri-
poiché la percentuale dei piromani
sul totale della popolazione è assolutamente risibile, è evidente che dietro gli
incendi vi sia anche un coacervo di interessi economici per i quali la predisposizione del catasto dei terreni percorsi dal
fuoco è un ostacolo; è preoccupante osservare che le regioni maggiormente colpite sono quelle con il minor numero di
terreni accatastati ed anche con una forte
presenza di criminalità organizzata; pertanto va lodata la decisione del Governo di
procedere con poteri sostitutivi, sia pure
sotto la spinta dell’emergenza, nella redazione del catasto incendi, ma va stigmatizzato il fatto che per tali attività gli enti
locali non hanno mai ricevuto né sostegno,
né risorse;
impegnano il Governo:
ad adottare con urgenza ogni utile
iniziativa, individuando le risorse necessarie, per garantire la piena funzionalità ed
il completamento degli organici del Corpo
Forestale dello Stato, della Protezione civile e dei Vigili del fuoco;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
ad assegnare risorse certe e pluriennali per l’attività di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi e per l’attuazione del catasto dei terreni percorsi dagli
incendi;
a rafforzare la gestione centralizzata
delle emergenze incendi, al fine dell’utilizzo ottimale di uomini e mezzi;
ad introdurre disposizioni generali
che prevedano criteri premiali sulla base
degli « incendi evitati » per il personale
precario o contrattualizzato a tempo non
indeterminato utilizzato per le attività di
spegnimento degli incendi boschivi e per i
successivi rimboschimenti o, in alternativa,
che limitino l’utilizzo di tale personale,
con i medesimi criteri premiali, alla sola
attività di prevenzione;
ad introdurre un sistema premiale in
favore degli imprenditori dei settori agricolo, dell’allevamento estensivo e dello
sfruttamento del bosco, anch’esso basato
sul criterio « dell’incendio evitato » nelle
aree di propria competenza;
a riconoscere all’agricoltura, alla silvicoltura ed alla pastorizia la funzione di
presidio del territorio e di mantenimento
delle « aree di ricarica » dell’aria e dell’acqua;
a portare il minimo di pena per gli
incendi boschivi gravi e colposi dall’attuale
anno e mezzo a tre anni; portare il
minimo di pena per gli incendi dolosi a
cinque anni dai tre attuali; ad introdurre
un’aggravante specifica per il caso in cui
l’evento provochi morti, feriti o grave pericolo alle persone; a prevedere per i
presunti responsabili di incendi il rito
processuale direttissimo cosı̀ da favorire
pene veloci ed esemplari;
a rafforzare il più possibile l’attività
di prevenzione anche mediante rilevazione
satellitare degli incendi boschivi ed introduzione di sensori antincendio o telecamere nelle aree verdi maggiormente sensibili e pregiate;
ad utilizzare, nei mesi estivi e su base
volontaria, i giovani che svolgono il Ser-
Camera dei Deputati
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vizio civile, per l’attività di prevenzione
degli incendi nelle aree più sensibili, riconoscendo anche ad essi un bonus per gli
« incendi evitati »;
a stimolare la ricerca da parte degli
enti scientifici nazionali al fine di migliorare le capacità di prevenzione e spegnimento degli incendi;
a riconsiderare il ruolo delle associazioni ambientaliste per quanto riguarda il
ruolo di prevenzione antincendio nelle
aree ad esse affidate;
a ridurre il divieto di pascolo nelle
aree percorse dagli incendi da dieci ad un
massimo di due anni.
(7-00275) « Marinello, Stradella, Misuraca,
Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Giuseppe Fini, Giro,
Grimaldi, Licastro Scardino,
Lupi, Minardo, Mondello,
Osvaldo
Napoli,
Romele,
Paolo Russo ».
*
*
*
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
TAGLIALATELA. — Al Presidente del
Consiglio dei ministri. — Per sapere –
premesso che:
con la legge n. 887 del 22 dicembre
1984 al comma 18 dell’articolo 11 veniva
autorizzata la spesa di 130 miliardi di lire
per l’anno 1985 in modo da dare inizio
agli interventi per consentire l’adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate dal fenomeno
del bradisismo;
la somma venne all’epoca assegnata
al Presidente della giunta regionale della
Campania, commissario straordinario di
governo;
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
il consiglio regionale della Campania
approvò nella seduta del 26 marzo 1985
un programma di interventi infrastrutturali relativi al potenziamento delle vie di
fuga dell’area flegrea qualora si verificassero ulteriori calamità naturali;
in tale programma, ancora oggi parzialmente realizzato, di opere preventivate
per quanto riguarda il porto di Pozzuoli
nulla era previsto se non il collegamento
dello stesso con gli assi viari già esistenti;
con più decreti del Presidente del
consiglio dei ministri il presidente della
regione Campania è stato nominato e
prorogato quale commissario liquidatore
della gestione fuori bilancio istituita per
attuare il programma ex articolo 11 della
legge n. 887 del 1984;
con l’utilizzo dei poteri commissariali
si sta tuttora procedendo (sebbene non vi
sia più uno stato di reale emergenza) alla
programmazione ed alla realizzazione di
tutta una serie di opere pubbliche che, ad
avviso dell’interrogante, nulla hanno a che
vedere con lo spirito della legge n. 887 del
1984 con cui fu consentito l’adeguamento
del sistema di trasporto intermodale e che
avvengono in totale dispregio della normativa ambientale ed urbanistica vigente
nei campi flegrei (piano territoriale paesistico, piano regolatore generale);
Camera dei Deputati
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la realizzazione di tale opera avviene
senza che sia stata motivata la scelta
progettuale e senza che sia stato redatto
uno studio meteo-marino complessivo che
riguardi l’ambito dell’attuale assetto portuale ai fini di un probabile ed eventuale
fenomeno di insabbiamento che potrebbe
verificarsi a seguito della sua esecuzione
con gravi danni all’ambiente ed alle attività economiche operanti all’interno del
porto –:
quali provvedimenti si intendano
adottare per verificare se si siano verificati
atti contrari alla legge nazionale ed europea vigente;
se non si ritenga opportuno considerare ormai superata la necessità di avere
una gestione commissariale degli interventi sull’area interessata.
(4-04895)
*
*
*
AFFARI ESTERI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il
Ministro degli affari esteri, il Ministro dei
trasporti, il Ministro dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare, per sapere
– premesso che:
vengono realizzati collettori fognari
in un’area a protezione integrale, vengono
bonificati siti militari inquinati, si realizzano parchi archeologici ed il porto turistico. Il tutto – consta all’interrogante –
senza che tali opere fossero mai state
approvate dal Consiglio Regionale come
prevede la legge n. 887 del 1984;
il 18 settembre 2007 un caccia F-16
americano, proveniente e di stanza nella
base di Aviano (Pordenone), impegnato in
una normale esercitazione, precipitava in
Val di Zoldo, in provincia di Belluno;
in riferimento all’intervento di trasformazione urbana in atto nel porto di
Pozzuoli, per la realizzazione del porto
turistico, il prolungamento del molo Caligoliano per circa 360 metri per un’altezza
di oltre 6 metri rappresenta – secondo
l’interrogante – l’opera di più alto impatto
ambientale finora realizzata senza tener
conto della normativa ambientale nazionale ed europea;
conseguentemente si è verificata una
situazione di significativa pericolosità per
l’incolumità e la salute di cittadini italiani
e, in particolare, di cittadini della Val di
Zoldo –:
a seguito del disastro si diffondeva
una sostanza tossica e cancerogena, denominata idrazina, trasportata nel velivolo;
se il volo in questione fosse autorizzato e, in particolare, se fosse autorizzato
il trasporto di una sostanza tossica e
cancerogena come l’idrazina;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
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AI RESOCONTI
quali iniziative intenda assumere
perché sia vietato il volo nel territorio
italiano di aeromobili che trasportano sostanze tossiche o cancerogene.
(2-00734)
« Paniz ».
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
se in ogni caso non si ritenga doveroso raccomandare al governo venezuelano l’osservanza dei diritti umani fondamentali per tutti i detenuti nelle carceri
venezuelane ed in special modo per quelli
di nazionalità italiana.
(4-04879)
*
*
*
AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO E DEL MARE
più volte sulla stampa e su diversi siti
internet è stata sottolineata la condizione
di estrema violenza in cui si vive nelle
carceri sudamericane, soprattutto in Brasile ed in Venezuela;
Interrogazioni a risposta orale:
ad esempio, in Venezuela vi è in
media più di un morto al giorno (400
detenuti morti in carcere l’anno scorso su
di una popolazione carceraria di circa
19.000 detenuti, di norma uccisi in scontri
e risse tra i prigionieri);
il 14 aprile del 2004 si è verificata
una frana alle falde del monte Subasio,
causata con ogni probabilità dall’attività
estrattiva di una cava oggi dimessa;
di fatto nelle prigioni venezuelane
vigono leggi non scritte di controllo negli
istituti di pena da parte di bande criminali, che controllano anche con una sorta
di « pizzo » interno sia l’introduzione di
generi di conforto che versamenti economici a favore dei detenuti inviati dall’esterno;
vi sono alcune decine di detenuti di
nazionalità italiana e che è difficile contattarli per le nostre autorità diplomatiche anche per la loro distribuzione nel
paese –:
quanti siano ad oggi i detenuti in
Venezuela di nazionalità italiana, se il
livello di assistenza da parte delle nostre
autorità consolari sia giudicato soddisfacente, se vengano versati ai detenuti – con
che mezzo e con quale entità – sussidi di
sopravvivenza tenuto conto della durezza
del sistema carcerario;
in particolare se siano stati segnalati
episodi di violenza a loro danno e – nel
caso di detenuti in cattive condizioni di
salute – se sia loro assicurato un adeguato
livello di assistenza medica;
RONCONI. — Al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare. —
Per sapere – premesso che:
la vicenda risulta ancora più grave
perché la frana di Torgiovannetto interessa un’area compresa nel Parco regionale del Subasio, patrimonio mondiale
dell’Unesco, che dovrebbe essere soggetta a
vincoli di tutela e protezione ambientale;
con un’ordinanza del Presidente del
Consiglio dei ministri è stato previsto lo
stanziamento di risorse destinate al ripristino della strada provinciale n. 249 nel
territorio del comune di Assisi (Perugia)
inagibile a causa della frana;
il provvedimento ha assegnato alla
Regione Umbria 2,5 milioni di euro a
carico del Fondo della protezione civile
per gli interventi di ripristino e di messa
in sicurezza della zona della frana, da
utilizzare in tempi brevi per effettuare i
lavori necessari a rendere percorribile la
strada provinciale n. 249 ed eliminare finalmente i gravi disagi causati alla popolazione della zona dalla sua interruzione;
tuttavia a distanza di tre anni dalla
chiusura della strada provinciale 249 non
è dato di sapere ancora quando si tornerà
ad una normale viabilità;
uno studio predisposto per la provincia di Perugia prevede la demolizione di
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8040
AI RESOCONTI
un opificio industriale esistente, lo smantellamento del muro in terra armata realizzato nel 2006 a protezione della ex S.S.
444 e la realizzazione di un nuovo muro
in terra armata di dimensioni e lunghezze
adeguate;
questo progetto ha già sollevato una
serie di dubbi circa la sua validità prima
di tutto perché crea un vero e proprio
disastro ambientale per l’intera area della
montagna senza che si sia affrontato il
problema della sistemazione definitiva dell’area della cava;
risulterebbero, inoltre, spesi fino ad
oggi circa 4,3 milioni di euro senza ottenere risultati apprezzabili in termini di
viabilità e vivibilità per i cittadini che
hanno subito il danno della chiusura della
strada –:
se sia a conoscenza del progetto commissionato dalla provincia di Perugia,
quale sia il suo giudizio a riguardo e quali
iniziative urgenti intenda adottare per risolvere un problema che si trascina da tre
anni e che deturpa una parte di un’area
considerata, come detto in premessa, patrimonio dell’Unesco.
(3-01240)
FASOLINO. — Al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare. —
Per sapere – premesso che:
la discarica ubicata in località Macchia Soprana del Comune di Serre insiste
su area di eccezionale valenza idrogeologica, posta com’è al centro di un sistema
che coinvolge tutto il bacino del Sele;
da più parti tecniche ed istituzionali,
è stato sempre sostenuto che il paventato
pericolo di inquinamento delle falde è
ipotesi remota, anzi assolutamente inesistente e fuorviante;
considerato invece che nel corso di
recenti lavori di sistemazione e manutenzione della discarica, per la precisione nel
terzo invaso, alla profondità di 30 metri è
venuto allo scoperto un corso di falda
peraltro frettolosamente e fraudolentemente ricoperto e occultato;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
a prescindere dalle responsabilità penali tutte da accertare viene cosı̀ smascherata la più volte sbandierata sicurezza
della discarica che, invece, alla luce dei
nuovi eventi presenta tutte le caratteristiche di una potenziale pericolosissima
fonte di inquinamento chimico e batteriologico del più importante sistema idrogeologico dell’Italia meridionale;
la rete che fa capo al corso del Sele
provvede sia al fabbisogno potabile di una
preponderante parte della provincia di
Salerno, una delle più estese d’Italia, sia
alle necessità irrigue di tutta la valle del
Sele cui fa capo una delle agricolture più
avanzate d’Europa, con una produzione
destinata al mondo intero (derivati del
latte, ortaggi, mais, fragole, carciofi);
il rinvenimento di un corso di falda
in piena discarica in realtà non deve
sorprendere nessuno: sarebbe bastato parlare con la gente del posto che nessuno ha
mai voluto ascoltare. La zona della discarica è stata sempre associata nei ricordi e
nella tradizione popolare con una straordinaria ricchezza di acqua. Molte case
sono dotate di pozzi artesiani. Il nome
della contrada è esemplarmente indicativo,
ed è « Fontana della Noce » –:
se non intenda porre in essere l’unico
provvedimento che un Governo responsabile è chiamato ad adottare: la chiusura
immediata della discarica di Serre. Inoltre,
un atto formale di pubbliche scuse da
parte sua e del Governo a una popolazione
duramente e ingiustamente colpita.
(3-01242)
Interrogazioni a risposta scritta:
PELLEGRINO. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
il Monte Cervati, con i suoi 1.898
metri rappresenta la vetta più importante
da un punto di vista paesaggistico e ambientale del Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano;
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
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nel corso dell’anno, sono tanti i turisti che si recano nel territorio del Cervati, per apprezzare questo spettacolo
della natura, derivante, in particolare,
dalla presenza di diversi faggeti, i quali
rappresentano l’emblema di questa area
del Parco Nazionale;
la suddetta area è stata oggetto nei
primi anni ’70 di uno straordinario progetto urbanistico a firma degli architetti
Gazzola-Isolera che tutelava il parco dagli
interessi speculativi, consentendo la realizzazione di una delle prime aree protette
della Toscana;
il giorno 29 agosto 2007, all’interno di
questo territorio, e precisamente nella località Gravocciole, sono iniziati lavori che
prevedono l’abbattimento di 460 alberi di
faggio secolari;
dal 1970 – con la definizione d’area
a parco di Rimigliano, la sua inclusione
nel PRG e l’apertura al pubblico nel
maggio del 1973 di quella che avrebbe
dovuto essere la prima parte del Parco –
ad oggi si è assistito ad un progressivo
abbandono del progetto originario;
la deplorevole attuazione del piano di
abbattimento, sovrapponendosi alle notizie
di prima pagina che hanno riportato la
morte di migliaia di ettari di macchia
mediterranea andati in fumo all’interno
del Parco Nazionale con i numerosissimi
incendi che si sono verificati su questo
territorio durante tutto il periodo estivo,
crea la necessità di avviare un’azione di
costruzione dell’area boschiva e non di
devastazione;
inoltre, nei Comuni di Piaggine (Salerno) e Sanza (Salerno), sono in fase di
esame ed approvazione diversi piani di
abbattimento della superfice boschiva, i
quali possono provocare ulteriori danni al
territorio e al patrimonio paesaggistico –:
se, il Governo, intenda assumere
provvedimenti per verificare la sussistenza
di quanto anzi premesso e se confermato,
ritenga opportuno disporre quanto necessario alla sospensione dei piani di abbattimento.
(4-04875)
GIORDANO. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
il parco di Rimigliano è un’area di
circa 650 ettari nel Comune di San Vincenzo (Livorno), nella quale si ritrovano
alcuni chilometri di spiaggia non deturpata da costruzioni abusive; all’interno di
quest’area, verso est, vi è un’ampia distesa
di campi dove fino ad un secolo e mezzo
fa c’era il « lago di Rimigliano » popolato
da fauna ittica e meta di uccelli palustri;
nella legislatura 1994-1999 la maggioranza del consiglio comunale di San
Vincenzo (Livorno) decideva di sciogliere
definitivamente il precedente organismo di
gestione consortile e di entrare a far parte
della S.p.A. dei Parchi della Val di Cornia;
nel 1996, senza un reale coinvolgimento della popolazione, il consiglio comunale approvò una variante che individuava per quattro complessi edilizi (alcuni
interni, altri ai confini del parco), la
modifica della destinazione d’uso da edilizia residenziale a ricettività turisticoalberghiera, avviando in tal modo il processo di smantellamento del progetto originario;
il comune di San Vincenzo (Livorno)
con il Piano Strutturale (1998) ha diviso il
Parco di Rimigliano in cinque comparti, e
prevede per la Tenuta (la parte più estesa
dell’intero parco) un carico edilizio pesantissimo: un nuovo maxi-albergo di 45.000
metri cubi, una sala congressi per altri
9.000 metri cubi e ricettività turistica per
i 45.000 metri cubi di volumetrie esistenti
(casolari e granai appartenuti ai Romanov), mentre tutto il terreno (anche le aree
boschive) fu dichiarato non espropriabile e
soggetto ad edificazione, diventando appetibile alla speculazione degli interessi turistici e immobiliari;
ad impedire momentaneamente la
realizzazione del maxi albergo, subentrò la
vicenda della Parmalat – poiché l’intera
area di Rimigliano era stata acquistata
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
dalla Parmatour di Callisto Tanzi e della
figlia Francesca – il loro fallimento bloccò
il tutto fino al dicembre 2004 quando si è
tenuta l’asta fallimentare che ha visto
prevalere una cordata d’imprenditori che
con soli 23 milioni di euro si sono aggiudicati la proprietà della Tenuta;
nel frattempo il 3 agosto 2005 il
Consiglio Comunale ha approvato una
nuova delibera « Avvio del procedimento
per una variante al Piano Strutturale »
nella quale si mantiene l’attuale carico
edilizio, e si aggiunge la possibilità di
edificare nell’area altri 9.000 metri cubi
senza specificare le destinazioni d’uso
delle nuove volumetrie. A riguardo è intervenuto il presidente della Società dei
Parchi Val di Cornia che ha evidenziato
come la nuova previsione sia soggetta « alle
stesse logiche del passato e con il rischio
di produrre danni ancora peggiori »;
persino nella fascia a mare si è giunti
ad intaccare la protezione con la dichiarazione di non esproprio per otto ettari di
prati attorno ai poderi dei Della Gherardesca e con un progetto del maggio 2006,
per la « valorizzazione » della fascia a
mare di Rimigliano approvato dal Consiglio Comunale, che prevede:
a) l’illuminazione
ampi tratti della pineta;
notturna
per
b) l’aumento del numero dei servizi
igienici e delle docce sulle dune;
c) la messa in posa di nuove condotte idriche per permettere un enorme
aumento dei consumi (alla tubazione esistente da 3/4, si aggiungono 2 tubazioni
una da due pollici e una da tre destinate
vagamente allo « sviluppo » dell’area);
la Soprintendenza di Pisa ha dichiarato con nota del 5 ottobre 1998, successivamente ribadita, che qualsiasi nuova
edificazione nell’area non è compatibile
con l’ambiente;
gli atti sopra richiamati non solo
prevedono nuove edificazioni ma costituiscono le premesse per una nuova e massiccia antropizzazione dell’area con la
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
conseguente rottura dell’equilibrio naturale della zona e la perdita definitiva delle
sue caratteristiche;
la speculazione di Rimigliano e le
scelte urbanistiche del Comune di San
Vincenzo (Livorno) sono state più volte al
centro di numerosi interventi e di vere e
proprie denunce pubblicate dalla stampa
nazionale (La Repubblica, L’Espresso, Il
Manifesto, Corriere della Sera) –:
se sia a conoscenza della minaccia
che grava sull’area suddetta;
quali iniziative urgenti intenda mettere in atto affinché venga evitato un
risultato speculativo e devastante in
un’area di elevato valore naturale, storico,
ecologico e paesaggistico.
(4-04900)
*
*
*
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. — Al Ministro per i beni e
le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
nel febbraio 2007 l’ENIT ha emanato
un bando per la richiesta di disponibilità
al trasferimento in mobilità volontaria
presso l’Agenzia stessa di dipendenti pubblici presso altre amministrazioni;
risulta all’interrogante che ad oggi
non sarebbero stati presi contatti ufficiali
tra la direzione ENIT e coloro che hanno
chiesto il trasferimento e che chi ha contattato personalmente ENIT per ottenere
informazioni si è sentito rispondere che è
ancora prematuro sapere quali siano i
prescelti per i trasferimenti e quando
verranno attivati;
risulta altresı̀ all’interrogante che in
almeno otto casi – relativamente al livello
funzionariale « base » C1 – vi siano stati
invece contatti « ufficiosi » con alcuni richiedenti –:
quante persone abbiano chiesto il
trasferimento ad ENIT a seguito del bando
del febbraio scorso;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
se i candidati al trasferimento siano
stati contattati o meno, con quale ordine
di priorità ed in base a quali criteri;
se risultino essere state esercitate
pressioni su ENIT per la scelta di questo
o quel candidato al trasferimento ed in
questo caso quali provvedimenti abbia
preso il Ministro per evitare indebite interferenze.
(4-04880)
GIORGIO CONTE. — Al Ministro per i
beni e le attività culturali. — Per sapere –
premesso che:
sulla base della legge finanziaria in
vigore e negli indirizzi relativi al decreto di
Programmazione Economico e Finanziaria
2007, tutti i Ministeri stanno apportando
consistenti risparmi di spese, non essenziali, allo scopo di risanare le finanze
pubbliche;
i servizi navali di tutte le Forze
dell’Ordine sono a disposizione, da tempo
e con ottimi risultati, anche del Ministero
per i beni e le attività culturali ai fini della
cooperazione ai compiti d’istituto per la
tutela del patrimonio archeologico e artistico nazionale –:
se corrisponda al vero che la Sovrintendenza Archeologica di Padova – « Nucleo Nausicaa » sarebbe in procinto di
acquisire una vecchia motovedetta denominata CP2015, radiata per vetustà da
parte dal Corpo delle Capitanerie di Porto
di Venezia, con oltre 35 anni di età e
pertanto assai pericolosa per l’incolumità
del personale e la navigazione, allo scopo
di costituire un ennesimo nucleo iniziale
di un nuovo servizio navale archeologico,
di cui nessuno sente la necessità, e i cui
oneri di gestione andrebbero a gravare
sulle spese correnti fisse di un Ministero
che già fatica a reperire le risorse per il
restauro e la catalogazione dei reperti
archeologici e storici già rinvenuti; oneri di
gestione non indifferenti, dato l’alto costo
della manutenzione, del carburante, dell’ormeggio oltre a quelli derivanti dall’ob-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
bligo di assunzione di personale specializzato abilitato alla condotta, trattandosi di
imbarcazione da lavoro –:
se intenda, qualora dovesse corrispondere al vero quanto sopra esposto,
assumere provvedimenti ed eventualmente quali (disciplinari, rotazione, avvicendamento) nei confronti dei funzionari
responsabili di tale autonoma iniziativa,
qualora sussistano profili di responsabilità.
(4-04894)
CATONE. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali. — Per sapere – premesso
che:
gli indirizzi presenti nel documento
di programmazione economico finanziario
2007 impongono, nell’ottica di risanamento della finanza pubblica, il contenimento delle spese dei ministeri;
i servizi navali delle forze dell’ordine
sono a disposizione del Ministero per i
beni e le attività culturali per le attività
istituzionali, per la tutela del Patrimonio
Archeologico ed Artistico Nazionale –:
se risponda a verità che la sovrintendenza di Padova – Nucleo Nausicaa –
sarebbe in procinto di acquistare la motovedetta denominata CP2015, vecchia di
35 anni, radiata dalla Capitaneria di Porto
di Venezia poiché pericolosa per la navigazione e per il personale di bordo, allo
scopo di costituire un servizio navale archeologico, degli altissimi oneri gestionali
(manutenzione, ormeggio, personale specializzato per la condotta, carburante) che
graverebbero sulle spese correnti fisse a
scapito delle già esigue risorse per il
restauro e la catalogazione dei reperti
archeologici;
infine, qualora ciò dovesse rispondere
al vero, se e quali provvedimenti intenda
assumere nei confronti dei responsabili
dell’iniziativa.
(4-04897)
CIOCCHETTI. — Al Ministro per i beni
e le attività culturali. — Per sapere –
premesso che:
la Commissione Paritetica tra lo
Stato e le Autonomie locali, istituita con
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
decreto del Ministro per i beni e le attività
culturali del 21 giugno 2007 (in attuazione
di quanto disposto dall’avviso pubblico del
27 marzo 2007) è stata incaricata di valutare, secondo criteri di oggettività e trasparenza, i progetti che hanno ottenuto il
cofinanziamento di cui all’avviso pubblico
precedentemente citato (27 marzo 2007),
in attuazione di quanto disposto dalla
legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge
finanziaria 2007 articolo 1 commi 1136 e
1137) che istituisce un fondo di 20 milioni
di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008,
2009, al fine di sostenere interventi in
materia di attività culturali svolte sul territorio nazionale;
in alcuni casi, tali progetti sembrerebbero non essere altro che l’assemblaggio di iniziative già esistenti nei territori di
riferimento e, pertanto, privi del necessario carattere innovativo;
alcuni dei soggetti identificati come
attuatori delle varie iniziative non presenterebbero le normali caratteristiche di accertata professionalità;
nell’ambito di alcune regioni, sarebbero stati ammessi al suddetto cofinanziamento singoli progetti in aggiunta a quelli
aventi caratteristiche di generalità;
in alcuni casi, sarebbero stati finanziati progetti la cui realizzazione futura
dipenderebbe da soggetti non ancora ufficialmente costituiti;
la quota di cofinanziamento a carico
delle autonomie locali, in qualche caso,
risulterebbe come nuovo impegno finanziario, mentre, in realtà, si tratterebbe solo
di contributi consolidati ordinariamente
attribuiti alle strutture interessate –:
se tutto ciò premesso corrisponda al
vero e, in tal caso, quali siano stati i criteri
di oggettività e trasparenza a cui si è
ispirata la suddetta Commissione Paritetica, giacché di tali criteri nessun richiamo
è contenuto nel decreto di assegnazione
emanato dal Ministro per i beni e le
attività culturali in data 19 luglio 2007;
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
se, alla luce di quanto sopra, ritenga
che sia stato utile sottrarre tali significative risorse al normale sostegno accordato
alle attività di spettacolo, di cui sono a
tutti note le oggettive e ricorrenti difficoltà
di carattere finanziario.
(4-04904)
*
*
*
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il
Ministro dell’economia e delle finanze, per
sapere – premesso che:
la Banca d’Italia ha deciso di ristrutturare i suoi uffici territoriali con la
previsione, tra l’altro, di chiudere ben
trentatré filiali;
tra le trentatré filiali ci sono anche
quelle delle province di Rieti, Terni e
Frosinone che rappresentano geograficamente la fascia centrale tra le regioni
dell’Umbria, del Lazio e dell’Abruzzo;
la postazione più vicina per gli operatori reatini e per i ventuno dipendenti è
quella dell’Aquila che dista ben sessanta
chilometri di strada tortuosa e che comunque fa parte di altra regione;
per raggiungere Roma (dal capoluogo
reatino dista più di novanta chilometri)
non vi sono collegamenti rapidi ed efficienti;
l’inevitabile trasferimento di ventuno
dipendenti con relative famiglie rappresenta un ulteriore colpo alla già precaria
situazione economica ed occupazionale –:
se non ritenga opportuno – ferma
restando l’autonomia della Banca d’Italia
– di intervenire sul Governatore della
Banca d’Italia per richiamare la sua attenzione sulla particolare situazione della
provincia di Rieti allo scopo di chiedere
almeno l’istituzione di una Unità dedicata
alla Vigilanza Bancaria e Finanziaria o di
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
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una succursale specializzata nel trattamento del contante, organismi questi previsti nel nuovo piano organizzativo.
assumere una cadenza limitata, in ciò
potenzialmente creando anche un danno
verso l’Erario –:
(2-00735)
perché non si sia proceduto ad una
più equilibrata distribuzione del personale
già esistente e che cosa si intenda fare per
permettere agli uffici del VCO di poter
disporre di un numero di personale adeguato alle necessità ricordando che questa
provincia confina con la Svizzera attraverso tre valichi di frontiera, ma anche
con la stazione ferroviaria internazionale
di Domodossola dove il numero degli autotreni in transito via Iselle si è moltiplicato in questi ultimi anni, anche perché la
Svizzera ha parzialmente imposto il loro
carico via ferrovia nell’attraversamento da
Basilea al Sempione e quindi i camion
devono essere sdoganati allo scalo di
Domo 2, ciò infatti comporta molto lavoro
per la dogana ossolana e ben poche risorse
disponibili per le mansioni affidate all’ex
ufficio UTF.
(4-04877)
« Rositani ».
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. — Al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nell’anno 1992 e seguenti è stata
creata ed ha poi preso corpo la provincia
del Verbano Cusio Ossola, staccandola da
quella di Novara. Conseguentemente sono
stati istituiti o ripartiti i diversi servizi
dello Stato già presenti sul territorio;
in particolare l’UTF (Ufficio tecnico
di Finanza) era composto per l’allora intera provincia di Novara da un contingente
di una ventina di unità che in gran parte
però, per i fini di istituto, già gravitavano
come attività prevalenti di lavoro nell’attuale territorio del VCO;
le attività di controllo svolte dall’UTF
si contraddistinguono infatti nel controllo
delle centraline e dei contatori elettrici,
nella verifica per le licenze di produzione
di alcolici, il controllo sulle forniture di
gasolio agevolato eccetera;
in questi anni, però, quando si è
istituito a Domodossola l’Ufficio Unico per
le Dogane relativo al VCO, si è constatato
come solo 2 dipendenti dell’ex ufficio UTF
di Novara siano stati effettivamente trasferiti, mentre – nonostante l’evidente riduzione del lavoro – circa 20 addetti sono
rimasti aggregati alla sede di Novara;
numerose sono state in questi anni le
segnalazioni da parte sindacale per questa
sproporzione di personale che, nonostante
la buona volontà di alcuni dipendenti
dell’Ufficio dogane che si sono assunti
questo onere, è del tutto insufficiente a
sostenere il lavoro richiesto;
è pertanto evidente che i controlli
richiesti all’ufficio e le verifiche possono
BRUSCO e FERRIGNO. — Al Ministro
dell’economia e delle finanze, al Ministro
per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. — Per sapere –
premesso che:
il 25 ottobre 2005, il direttore dell’Agenzia delle entrate ha disposto l’avvio
di una procedura selettiva per l’assunzione
di 1.500 funzionari (terza area funzionale
– fascia retributiva F1), con contratto di
formazione e lavoro della durata di 24
mesi (progetto « Iride »). Le prime assunzioni sono avvenute il 22 giugno 2006, data
dalla quale sono entrate in vigore le relative graduatorie di merito;
la legge finanziaria per l’anno 2007
ha prorogato il termine di scadenza delle
graduatorie al 31 dicembre 2008 superando il termine di validità originariamente previsto in 18 mesi;
il comma 530 dell’articolo 1 della
legge finanziaria per il 2007 ha disposto
che, al fine di potenziare l’azione di
contrasto dell’evasione e dell’elusione tributaria, una parte delle nuove assunzioni
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
di personale dell’amministrazione economico-finanziaria venga destinata alle
Agenzie fiscali, utilizzando « graduatorie
formate a seguito di procedure selettive
già espletate »;
l’Ufficio centrale di Roma dell’Agenzia delle entrate ha espresso la volontà di
indire un nuovo bando di concorso che
provocherebbe, se confermato, la decadenza della graduatoria attualmente valida
e in scadenza tra circa venti mesi;
ad avviso degli interroganti tale scelta
si pone, tra l’altro, in evidente contrasto
con la citata disposizione della legge finanziaria, e confligge con le regole di
trasparenza, buon andamento, efficacia ed
efficienza che debbono informare l’attività
della pubblica amministrazione, anche
nella considerazione dei costi e dei tempi
necessari per lo svolgimento di un nuovo
concorso;
se non ritenga opportuno adottare
provvedimenti urgenti volti a prevedere
che l’Agenzia delle entrate proceda allo
scorrimento delle graduatorie valide in
base alla legge finanziaria per il 2007 sino
al 31 dicembre 2008 con conseguente
assunzione degli idonei del concorso bandito nel 2005, anziché porre in essere una
nuova procedura di concorso;
se non ritenga opportuno inoltre
provvedere affinché altre amministrazioni
pubbliche (quali Agenzia delle dogane,
Agenzia del demanio, Agenzia del territorio e Inail), per professionalità compatibili
con quelle relative ai concorsi in oggetto,
attingano alle graduatorie degli idonei nei
concorsi già espletati, ai sensi dell’articolo
9 della legge 16 gennaio 2003, n. 3.
(4-04892)
PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere –
premesso che:
il signor M. N., nato a Nola il 10
giugno 1970 affetto da sindrome di Pickwick è stato riconosciuto invalido con
totale e permanente inabilità lavorativa al
Camera dei Deputati
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100 per cento (codice 04 – 100 per cento)
con decreto n. 1599 del 2005 della II
Commissione del Distretto 73 ASL Napoli
4, riconoscimento confermato dalla Commissione medica provinciale di verifica del
Ministero dell’economia e delle finanze
(pratica 004934/1 dell’11 gennaio 2007);
di conseguenza il predetto risulta
titolare di un assegno mensile di euro
243,00 che corrisponde all’importo che
viene riconosciuto anche a chi risulta
invalido al 75 per cento, il quale invece
può ancora in qualche modo lavorare;
allo stesso signor Marotta, comunque,
nonostante l’invalidità al 100 per cento e
la conseguente inabilità al lavoro è preclusa la possibilità di percepire sia gli
assegni familiari sia l’indennità di accompagnamento poichè per il tipo di malattia
risulta che possa compiere « gli atti quotidiani della vita » –:
se non ritenga opportuno intervenire
per modificare la normativa di riferimento
in modo da differenziare l’assegno di invalidità in progressione col livello d’invalidità e d’inabilità e riconoscere gli assegni
familiari a chi è inabile al 100 per cento;
quali ulteriori provvedimenti intenda
adottare, nello specifico, per consentire ai
soggetti affetti da sindrome di Pickwick e
che risultano invalidi al 100 per cento di
beneficiare anche dell’indennità di accompagnamento.
(4-04906)
PILI. — Al Ministro dell’economia e delle
finanze, al Ministro delle politiche europee.
— Per sapere – premesso che:
la regione Sardegna attraverso l’utilizzo di fondi comunitari ha finanziato
una campagna di pubblicità istituzionale;
si richiamano, a fini di maggior chiarezza e completezza, le norme europee in
materia di fondi comunitari, e in particolare:
il regolamento (CE) n. 438/2001
della Commissione del 2 marzo 2001 recante modalità di applicazione del rego-
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Camera dei Deputati
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lamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio
per quanto riguarda i sistemi di gestione e
di controllo dei contributi concessi nell’ambito dei fondi strutturali;
munità europee attraverso l’imputazione
al bilancio comunitario di una spesa indebita »;
il regolamento (CE) n. 2355/2002
della Commissione del 27 dicembre 2002
che modifica il regolamento (CE) n. 438/
2001 recante modalità di applicazione del
regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio per quanto riguarda i sistemi di gestione e di controllo dei contributi concessi nell’ambito dei fondi strutturali;
le disposizioni relative alla gestione
dei fondi europei;
il regolamento (CE) n.
del Consiglio del 26 maggio
modifica il regolamento (CE) n.
recante disposizioni generali
strutturali;
1105/2003
2003 che
1260/1999
sui fondi
il regolamento (CE) n. 1145/2003
della Commissione del 27 giugno 2003 che
modifica il regolamento (CE) n. 1685/2000
per quanto riguarda le norme di ammissibilità al cofinanziamento da parte dei
fondi strutturali;
il regolamento (CE) n. 448/2004
della Commissione del 10 marzo 2004 che
modifica il regolamento (CE) n. 1685/2000
recante disposizioni di applicazione del
regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio per quanto riguarda l’ammissibilità
delle spese concernenti le operazioni cofinanziate dai fondi strutturali e che revoca il regolamento (CE) n. 1145/2003;
il regolamento (CE) n. 2035/2005
della Commissione del 12 dicembre 2005
che modifica il regolamento (CE) n. 1681/
1994 relativo alle irregolarità e al recupero
delle somme indebitamente pagate nell’ambito del finanziamento delle politiche
strutturali nonché all’organizzazione di un
sistema d’informazione in questo settore, il
cui articolo 1-bis dispone: « ai fini del
presente regolamento si applicano le seguenti definizioni: 1) “irregolarità”: qualsiasi violazione di una disposizione del
diritto comunitario, derivante dall’azione o
dall’omissione di un operatore economico,
che ha o avrebbe l’effetto di arrecare un
pregiudizio al bilancio generale delle co-
si richiamano altresı̀:
il regolamento (CE) n. 1260/1999
del 21 giugno 1999, recante disposizioni
generali sui fondi strutturali, in particolare
l’articolo 34, paragrafo 3; l’approvazione
del por Sardegna intervenuta con decisione C (2004) 5191 e successive modifiche;
le norme nazionali ed europee relative alla concorrenza e le disposizioni del
Trattato CE;
il regolamento (CE) n. 1/2003 del
Consiglio del 16 dicembre 2002 concernente l’applicazione delle regole di concorrenza di cui agli articoli 81 e 82 del
Trattato;
il potere di monitoraggio e controllo del Ministero dell’economia relativamente ai fondi comunitari;
la campagna di pubblicità istituzionale è cofinanziata dal Fesr nell’ambito
del por Sardegna 2000-2006, misura 4.5 –
« potenziare e qualificare l’industria turistica della Sardegna », linea d’azione 4.5.d
« promozione del prodotto turistico Sardegna » – Assessorato del turismo, artigianato e commercio: upb (unità previsionale di base) S07.027 capitolo 07055, euro
5.460.000 (conto residui), euro 4.677.000
(conto competenze), fondi por; capitolo
07056 euro 825.000 (conto competenze),
euro 964.000 (conto residui), fondi regionali por; upb S07.020 capitolo 07047 euro
2.000.000;
la regione Sardegna ha bandito apposita gara per l’affidamento di un servizio di pubblicità istituzionale che prevede:
appalto del servizio di progettazione e
realizzazione di una campagna promozionale della Sardegna e della realizzazione
di iniziative di comunicazione istituzionale
a carattere pubblicitario e in particolare:
a) creazione dello slogan identificativo della campagna;
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b) realizzazione di una campagna
pubblicitaria televisiva e radiofonica, con
ideazione e produzione dei relativi spot
televisivi e radiofonici;
c) ideazione, realizzazione ed inserzione sulla stampa più quotata in ambito locale di uno o più messaggi aventi ad
oggetto l’immagine della Sardegna e le
differenti tipologie di prodotto della sua
offerta turistica;
d) progettazione di una strategia
sul web;
e) ideazione, realizzazione e affissione di cartelli pubblicitari, opuscoli, brochure, guide, eccetera;
per la gara si prevede un importo a
base d’asta e importo contrattuale di euro
18.700.000, Iva esclusa, per 1 anno, con
facoltà di rinnovo della regione alle medesime condizioni o a condizioni migliorative, per ulteriori 2 anni, per ulteriori
euro 18.700.000,00 Iva esclusa per ciascun
anno – complessivi euro 56.100.000,00 Iva
esclusa;
nell’ambito della stessa gara un concorrente, la società Saatchi&Saatchi, indicava due giorni prima della presentazione
delle offerte il nome della società subappaltatrice del 30 per cento dello stesso
servizio;
nel capitolato d’appalto era previsto:
« dichiarazione di subappalto: nel caso di
ricorso al subappalto – come meglio regolamentato al successivo articolo 19 –
deve essere anche fornita l’indicazione
delle parti dell’offerta che, in caso di
aggiudicazione, si intende subappaltare a
terzi fino ad un massimo del 30 per cento
dell’importo contrattuale; nel caso di r.t.i.
non formalmente costituito, tale dichiarazione dovrà essere sottoscritta da tutte le
imprese raggruppande »;
la società subappaltatrice preindicata
risultava essere il consorzio media factory
composto da soggetti quasi tutti già in
rapporti con la società Tiscali e allo stesso
consorzio veniva affidata l’esecuzione delle
seguenti attività per un importo non su-
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periore al 30 per cento dell’appalto stesso:
ideazione, management editoriale, produzione e distribuzione del canale tematico
multipiattaforma denominato Sardegna
multichannel, come da dettagliato progetto
allegato contenuto nell’offerta tecnica da
pagina 119 a pagina 148;
in modo secondo l’interrogante del
tutto anomalo nella gara era stato indicato
da parte della società Saatchi il nome del
consorzio subappaltante (Sardegna media
factory) quando invece la norma prevedeva
la sola indicazione della volontà subappaltatrice e l’entità stessa del subappalto e
le relative prestazioni cosı̀ enunciate: Sardegna multichannel; un canale televisivo;
un canale satellitare; un canale digitale; un
iptv internet provider tv; tv mobile ovvero
i videotelefoni; una multipiattaforma di
contenuti on demand;
la commissione di gara, nella seduta
del 21 novembre 2006, ha aggiudicato in
via
provvisoria
l’appalto
al
rti
Saatchi&Saatchi srl – Equinox srl, e conseguentemente alla subappaltante consorzio media factory;
in data 28 dicembre 2006 è stata
istituita presso il Consiglio regionale della
Sardegna la « Commissione d’inchiesta sull’affidamento della campagna pubblicitaria
e istituzionale della regione » incaricata di
accertare lo svolgimento dell’iter valutativo
della gara d’appalto di cui all’oggetto;
la procura della Repubblica di Cagliari ha aperto apposita inchiesta sulla
stessa gara e la stessa risulta essere ancora
in corso;
il responsabile del procedimento in
data 7 agosto 2007 ha formalizzato l’annullamento della gara per palesi vizi nell’espletamento della stessa; considerate le
argomentazioni e il dispositivo contenuto
nel provvedimento di annullamento della
stessa gara appare utile ai fini dell’interrogazione riportarne integralmente degli
stralci rilevanti:
« ... ritenuto che il responsabile del
procedimento non può non tenere conto
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delle affermazioni liberamente rese dai
Commissari innanzi alla Commissione
Consiliare d’inchiesta attestanti circostanze non presenti nei verbali di gara che
hanno costituito i presupposti per l’aggiudicazione definitiva. Né si può pretendere
che il responsabile del procedimento, dopo
siffatte dichiarazioni, agisca come se non
fossero state rese sino a quando il giudice
ordinario non si sia definitivamente pronunciato in merito. I principi di buon
andamento (articolo 97 Costituzione),
quelli di economicità e trasparenza (articolo 1 legge n. 241 del 1990), nonché
quello di riconduzione della responsabilità
del provvedimento finale in capo al responsabile del procedimento (articoli 4-6
legge n. 241 del 1990), implicano necessariamente il riconoscimento in capo a quest’ultimo di un autonomo margine di valutazione rispetto a concomitanti procedimenti (anche giurisdizionali) inerenti alla
medesima vicenda. Questi, dunque, può
non procedere all’aggiudicazione definitiva
o disporne l’annullamento in via di autotutela quando, come nella specie, non sia
stato ancora stipulato il contratto, allorché
la regolarità del procedimento di gara sia
gravemente messa in dubbio dalle affermazioni rese dagli stessi commissari, pur
se ancora sub iudice la relativa vicenda.
Tanto più quando si prospetta il concreto
pericolo di un grave pregiudizio economico per l’Ente amministrato derivante da
una spesa che risulterebbe indebitamente
erogata ove le illegittimità ammesse da
alcuni commissari venissero confermate
dal giudice ordinario. Una conferma di
tale potere è data dall’articolo 6 lettera e)
legge n. 241 del 1990 ai sensi del quale il
responsabile del procedimento può discostarsi dalle risultanze dell’istruttoria indicandone la motivazione nel provvedimento
finale;
ritenuto di dover procedere all’annullamento in via di autotutela in considerazione delle anomalie riscontrate, della gravità delle stesse, della loro incidenza sul
procedimento di gara, della sussistenza di
gravi vizi di illegittimità che inficiano la
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procedura, nonché delle ragioni di interesse pubblico prevalenti rispetto all’aspettativa della ditta aggiudicataria e delle
altre imprese concorrenti;
ritenuto che sussistono diversi profili
di illegittimità ciascuno dei quali da solo
idoneo a determinare l’annullamento in
via di autotutela dell’intera procedura di
gara:
1. Violazione dei principi e delle
norme in tema di verbalizzazione delle
operazioni di gara:
1.1. Risulta dal verbale di gara n. 3
che al termine della seduta dell’8 novembre 2006, « il presidente riconvoca la Commissione per il giorno 9 novembre 2006
ore 10.00 al fine di procedere alla discussione ed all’attribuzione dei punteggi delle
offerte presentate ». Il verbale n. 4 del 9
novembre 2006 dà atto del fatto che nella
mattinata « la Commissione procede ad
una analisi sintetica delle offerte, per poi
procedere alla discussione » e, nel pomeriggio, « alla conclusione della discussione
la Commissione, non riuscendo a raggiungere una decisione condivisa, aggiorna i
propri lavori al giorno 10 novembre
2006 », senza però specificare se una votazione vi sia stata o meno e, in caso
affermativo, l’esito della votazione, se
siano state formulate delle proposte, dei
giudizi. Tutto ciò costituisce violazione
dell’obbligo di verbalizzazione analitica, in
specie di fasi determinanti per il procedimento quali una votazione, ciò costituisce
un principio generale dell’ordinamento,
non solo quindi nei limiti minimi previsti
dal codice dei contratti (TAR Parma, 28
maggio 2007, n. 385); in forza di tale
principio la verbalizzazione delle operazioni di gara deve essere completa e descrivere con sufficiente precisione ed analiticità tutte le attività compiute (TAR
Parma, 28 maggio 2007, n. 385; Cons.
Stato, Sez. V, 2 settembre 2005, n. 4463),
condizione questa indispensabile per poter
garantire il principio di trasparenza e di
par condicio; onde è illegittimo il verbale
che « non consente il sindacato sulla coerenza logica della determinazione al fine
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di eliminare in radice ogni sospetto di
parzialità e di non correttezza » (TAR
Lazio, Sez. II, 14 maggio 2003, n. 4215); le
irregolarità concernenti l’attività di verbalizzazione comportano l’invalidità degli
atti qualora tali carenze producano, come
nella specie, « un’incertezza assoluta sulle
operazioni svoltesi durante la seduta »
(TAR Pescara 7 marzo 2007, n. 221). Infatti, « la laconicità della verbalizzazione
amputa sensibilmente le possibilità di controllo e sindacato giurisdizionale, oltre a
delineare un metodo contrastante con
l’esigenza di rispetto del canone di piena
partecipazione che comunque connota il
collegio perfetto ed illumina il modus
operandi della commissione anche quando
essa decide di procedere a maggioranza »
(Cons. Stato, Sez. VI, 22 marzo 2004,
n. 1458).
Risultano, altresı̀, violati l’articolo 107
decreto legislativo n. 163 del 2006 ai sensi
del quale « la commissione redige un verbale, sottoscritto da tutti i suoi componenti che espone le ragioni delle scelte
effettuate in ordine ai meriti di ciascun
progetto, le osservazioni pertinenti e tutti
i chiarimenti necessari al fine di dare
conto delle valutazioni finali », e l’articolo
16 del capitolato per il quale « tutte le fasi
di gara e le operazioni eseguite dalla
Commissione verranno registrate in appositi verbali ». Tale lacunosità nella verbalizzazione costituisce di per sé motivo di
illegittimità dell’operato della Commissione di gara che risulta del tutto inidoneo
ed insufficiente a rappresentare gli elementi minimi necessari ad illustrare le
operazioni effettuate in quella seduta dall’organo tecnico di gara, onde non è necessario proporre la querela di falso (TAR
Piemonte, Sez. II, 14 aprile 2003, n. 598);
1.2. Il fatto poi che nella seduta
appositamente convocata per l’attribuzione dei punteggi, dopo la discussione
sulle offerte non sia stata raggiunta una
« decisione condivisa » fa intendere che
effettivamente una votazione in quella
sede ci sia stata, ma che l’esito non sia
stato accettato da tutti i commissari. Peraltro, l’esito di detta votazione avrebbe
dovuto essere immediatamente registrato,
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essendo del tutto irrilevante il mancato
raggiungimento di un consenso unanime.
Al riguardo, giova il richiamo alla sentenza
del Consiglio di Stato, Sez. VI, 22 marzo
2004, n. 1458 che ha considerato illegittimo il verbale di gara quando da esso
« non è dato sapere se siano state formulate una o più proposte di attribuzione del
punteggio da parte del presidente della
commissione, se non ne sia stata formulata alcuna (ogni commissario potrebbe
aver provveduto ad indicare un proprio
punteggio) ovvero rispetto a punteggi formulati da ciascuno si sia provveduto all’eliminazione del punteggio più alto e del
più basso, ovvero se si sia proceduto a voto
palese o segreto sulle proposte, se le proposte alternative o ulteriori fossero per
attribuzione di punteggi più alti o più
bassi di quelli definitivamente approvati,
se uno o più commissari si siano astenuti »;
1.3. Che nella seduta del 9 novembre
si sia votato è confermato, seppure con
qualche contraddizione, dalla trascrizione
delle audizioni rese innanzi alla Commissione di inchiesta dai commissari... omissis... (pagina 40 « ... la votazione è avvenuta qualche giorno prima ... credo il
giorno 8 o il giorno 9 »; e pagina 1 della
successiva verbalizzazione, riferendosi,
poi, ad una seconda votazione: « in quella
seconda
votazione...
credo
che
la
Saatchi&Saatchi risultava seconda o terza »; pagina 7: « ...poi la Commissione... ha
ritenuto giusto tenere la votazione del 9
novembre... Quello del 9 novembre è stato
veramente un vero confronto, ognuno di
noi diceva le motivazioni... Ecco perché
poi la commissione ha ritenuto giusto
tenere conto di quella votazione »; pagina
30: « noi il 9, in virtù della votazione che
avevamo fatto, avevamo già una società,
avevamo già dato... un punteggio dove da
quel punteggio chiaramente si evinceva
che la prima classificata... era la
Saatchi&Saatchi »); ...omissis... (pagina 30:
« ...abbiamo fatto una prima votazione in
cui ha vinto Saatchi & Saatchi, una seconda votazione in cui non ha vinto Saatchi & Saatchi, e una richiesta di non
tenere conto di questa seconda votazione
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e di tornare alla prima »; pagine 43, 44:
« ...il 9 novembre abbiamo votato... il
giorno 15, alle ore 13 abbiamo votato e...
la votazione ha dato “un esito diverso da
quella del 9 novembre...” Alle 15 e 30
siamo tornati in Commissione ed è stato
proposto di annullare la votazione... e di
ritenere valida quella del 9 novembre...);
...omissis... (pagina 3: « da questa prima
votazione è risultata vincitrice la ditta
Saatchi&Saatchi. ...Quindi questa seduta è
stata sospesa e praticamente si è iniziati
nuovamente dall’inizio. ...la mattina hanno
deciso di provare a fare un’altra votazione,
quindi una seconda votazione c’è stata... e
alla fine è risultata vincitrice... questa ditta
Meccan. Questo è avvenuto di mattina. Il
pomeriggio tutti insieme consensualmente
hanno ritenuto che questa votazione fosse
appunto da non prendere neanche in considerazione poiché viziata... »); ...omissis...
(pagina 10: « anche se non sono stati
registrati credo che abbiamo anche
espresso dei voti, un’ipotesi di voti »);
...omissis... (pagina 6 « dopo una settimana
ci siamo rivisti sostanzialmente e ognuno
ha confermato i propri voti di fatto »).
1.4. L’illegittimità derivante dalla mancata verbalizzazione delle operazioni di
voto nella seduta del 9 novembre 2006 non
viene meno (né può ritenersi sanata) anche laddove si tenesse conto di quanto
riferito da alcuni commissari innanzi alla
Commissione di inchiesta secondo i quali
nella riunione del 15 novembre 2006 (verbale n. 6) – dopo una seconda votazione
nella quale la Saatchi & Saatchi non
sarebbe risultata prima – si sarebbe deciso di riportare l’esito della votazione
avvenuta il 9 novembre. Il verbale del 9
novembre, infatti, non esplicita le ragioni
per le quali il voto allora dato sarebbe
stato ritenuto non valido. Il verbale del 15
novembre, d’altronde, non chiarisce se i
voti ivi indicati siano stati espressi in
quella riunione per la prima volta o se
siano stati riportati i punteggi assegnati in
una seduta precedente, né indica i motivi
per i quali sarebbe stata considerata non
valida la seconda votazione del 15 mattina
e si sarebbe deciso di ritornare su una
votazione precedente (del 9 novembre) già
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ritenuta non valida dalla stessa Commissione. In ogni caso, la Commissione non
avrebbe potuto dichiarare come avvenuta
il 15 una votazione effettuata invece il 9
novembre: infatti, « se è vero che, in linea
di principio, è possibile che la verbalizzazione delle operazioni poste in essere da
un organo collegiale non sia contestuale
alle operazioni che dovrebbe documentare,
tuttavia... è indispensabile che la verbalizzazione stessa trovi riferimento in ciascuna delle riunioni tenute » (TAR Lazio,
Sez. II, 14 maggio 2003, n. 4215).
1.5. Inoltre, l’operato della Commissione nella seduta del 15 novembre – sia
che abbia proceduto ad un ulteriore votazione rispetto a quella del 9 novembre,
sia che si sia limitata a riportare il risultato del voto effettuato il 9 novembre –
comporta una violazione dei princı̀pi di
trasparenza e di continuità al quale deve
essere informato l’operato della Commissione di gara. Il principio di continuità
« ha lo scopo di evitare pericoli di deviazioni nella valutazione delle offerte »
(Cons. Stato, Sez. IV, 23 febbraio 1990,
n. 129) ed impedisce alla Commissione di
disporre « rinnovazioni di alcun tipo »
delle operazioni svolte (TAR Napoli, Sez. I,
23 febbraio 1995, n. 44); « Il principio di
continuità della gara, dettato dall’articolo
71 del regolamento di contabilità di stato
per gli incanti... è espressione dei più
generali princı̀pi di buon andamento, imparzialità, trasparenza e correttezza dell’operato dell’amministrazione, mira a garantire che le operazioni di gara si svolgano con imparzialità, nel rispetto della
par condicio dei concorrenti, e senza il
sospetto di favoritismi » (Cons. Stato, Sez.
VI, 16 novembre 2000, n. 6128). « La violazione del principio della continuità del
procedimento di gara di appalto di opere
pubbliche comporta l’invalidità della gara
a prescindere dalla verifica delle conseguenze pratiche » (Cons. Stato, Sez. IV, 15
luglio 1992, n. 689). Il principio di continuità può essere anche derogato ma, in tal
caso, è necessario che la commissione di
gara ne indichi le ragioni (ciò che nella
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specie non è avvenuto), onde consentire il
controllo del suo operato, fugando ogni
sospetto di parzialità.
2. Violazione dei principi e delle norme
in tema di verbalizzazione delle operazioni
di gara, sotto altro profilo.
Anche a prescindere dall’illegittimità
derivante dalla mancata verbalizzazione
delle operazioni di valutazione e di voto
del 9 novembre 2006, costituisce autonomo motivo di illegittimità, da solo idoneo a determinare l’annullamento in via di
autotutela delle operazioni di gara e delle
aggiudicazioni provvisoria e definitiva, la
totale incertezza delle modalità di ricostruzione dei punteggi dei singoli commissari. Nel verbale n. 9 del 17 gennaio 2007,
ad integrazione del precedente verbale del
15 novembre 2006, che riportava soltanto
il punteggio complessivo della Commissione, vengono riportati anche i punteggi
assegnati per ogni singola voce e per ogni
concorrente da ciascun commissario. Il
verbale, si limita ad affermare che « i
singoli voti espressi, a suo tempo, da
ciascun commissario sono quelli indicati
nel documento allegato, per far parte
integrante e sostanziale del presente verbale ». Il responsabile del procedimento ha
aggiudicato definitivamente dopo tale integrazione, ritenendo che i Commissari
avessero fedelmente trascritto i voti assegnati nella votazione del 9 novembre 2006.
Successivamente è invece emerso il fondato dubbio sulla effettiva corrispondenza
tra i voti che si assumono trascritti e quelli
effettivamente dati dai commissari in
quella seduta. Infatti, dinanzi alla Commissione di inchiesta è stato prodotto solo
il prospetto di una seconda votazione
(dove la Saatchi & Saatchi era arrivata
terza) e non anche il brogliaccio originale
della
votazione
che
vedeva
la
Saatchi&Saatchi come vincitrice. È emersa
inoltre una generalizzata incertezza sulle
modalità di ricostruzione della suddetta
votazione. Infatti, ...omissis... alla domanda
se nella seduta del 17 gennaio 2007 vi
fosse una minuta di come ciascun commissario si era espresso o se ognuno si
fosse portato da casa la propria, ha risposto « che io ricordi non era uno degli
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allegati della Commissione, non ricordo
che il segretario avesse annotato in maniera formale i voti di ciascuno » (pagine
8, 9); « avevamo già espresso una votazione
che era stata sommata e immediata, e
aveva, dato quel risultato, dopo lo stesso
risultato è emerso evidentemente dalla
annotazione che singoli commissari avevano, se non esisteva negli atti del segretario » (pagina 9); con riguardo alla seduta
del 15 novembre, « ...il commissario alla
fine esprimeva il voto corrispondente alla
valutazione ma non ricordo che sia stato
annotato di volta in volta di nuovo a che
cosa corrispondeva » (pagina 5 della seconda parte del verbale) e con riguardo
alla seduta del 17 gennaio 2007: « ...io
perlomeno non sarei stata in grado con
precisione estrema di ripetere la votazione » (pagina 7); « ...abbiamo ricostruito
sulla base dei punteggi attribuiti che evidentemente ognuno di noi aveva » (pagina
6 della seconda parte del verbale); ...omissis... ha affermato: « ...chi ha fatto lo
specchietto di tutte quelle votazioni credo
sia stato ...omissis... Ora io non ricordo se
poi... quello specchietto con tutti i numeri
sia stato trasmesso al Segretario della
Commissione per riportarlo agli atti » (pagina 19). ...omissis..., però ha contraddetto
questa circostanza affermando che « all’inizio i voti di ciascun Commissario non
sono stati verbalizzati, alla fine è stato
verbalizzato solo il totale » (pagina 9). Ed...
il segretario della Commissione « ...semplicemente al computer io raccoglievo i voti
e poi con una tabella excel si sono fatti i
calcoli e si è avuto il risultato definitivo...
Io ho tutti i file informato elettronico. La
seconda votazione ho degli elementi cartacei » (pagina 1 della cassetta n. 11/2).
Poi, però, innanzi alla Commissione di
inchiesta ha depositato (con nota 20
marzo 2007, prot. n. 3802 a sua firma)
solo il prospetto relativo ad una seconda
votazione (non verbalizzata) nella quale la
Saatchi&Saatchi non era risultata prima
in graduatoria. Non ha mai depositato
invece il prospetto o la tabella della votazione poi ritenuta valida dalla Commissione. ...omissis... alla domanda su come
fossero stati originariamente registrati i
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voti dei singoli commissari (poi riportati
nel verbale del 17 gennaio 2007), ha risposto: « i commissari li hanno espressi
oralmente e sono stati trascritti dal segretario » (pagina 25); « credo che lo stesso ha
trascritto i voti di ciascuno e poi ha fatto
la somma » (pagina 26); la minuta del
verbale recante i voti di ciascun commissario « è esistita, non so se esista, perché
erano atti, come dire, appunti che il segretario della Commissione prendeva,
sommava e poi trasferiva a noi dicendo su
questo aspetto la votazione ha dato questo
risultato » (pagina 26); « ...mi farò carico di
dire al... segretario della Commissione...
che, se queste minute esistono, ne produca
copia in Commissione » (pagina 27). Tale
copia, come si è detto, non è mai stata
prodotta. Nella seduta del 17 gennaio
2007, « abbiamo ricostruito, utilizzando
anche degli appunti, le votazioni che ciascuno di noi aveva dato. Quindi siamo
arrivati all’unanimità... ad esplicitare in
maniera più analitica le valutazioni e le
decisioni... le ricostruzioni delle nostre
decisioni precedenti, le ricordavamo... Io
non avevo preso appunti, qualche altro li
aveva presi evidentemente... » (pagina 39).
Dunque, ...omissis... afferma che il 17
gennaio 2007 ciascun commissario ha ricostruito il voto in base a suoi appunti
personali, ...omissis... dichiara di non avere
preso appunti, ...omissis... assume che i
suoi voti sarebbero risultati da un prospetto redatto dal ...omissis... e trasmesso
al segretario della Commissione. ...omissis... però afferma che era stato verbalizzato solo il voto finale e non quello dei
singoli commissari. Il segretario della
Commissione a sua volta non ha mai
prodotto il brogliaccio di quella votazione.
Mancando la prova della sicura corrispondenza tra i voti dati nella seduta del 9
novembre 2006 e quelli riportati nella
seduta del 17 gennaio 2007, si può dire che
la Commissione in quest’ultima seduta
abbia operato una ripetizione del procedimento di verbalizzazione, in contrasto
con il principio, più volte sottolineato dalla
giurisprudenza, secondo cui è impossibile
integrare il verbale con dichiarazioni successive dei medesimi verbalizzanti, stante
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« l’irripetibililtà del procedimento di verbalizzazione » (TAR Catania, 12 febbraio
2001, n. 304); infatti, l’idoneità del verbale
ad assolvere la sua funzione viene meno
allorché « la sua redazione non accompagni lo svolgimento delle singole operazioni
compiute dall’organo collegiale o quantomeno non intervenga in un momento immediatamente successivo tale da escludere
errori od omissioni, quanto alla ricostruzione dell’iter valutativo » (TAR Lazio, sezione II, 14 maggio 2003, n. 4215). Un
altro orientamento giurisprudenziale più
restrittivo esclude in ogni caso « la sanatoria ex post delle operazioni di una gara
d’appalto pubblico, anche nel caso in cui
si accerti che il seggio di gara abbia
informalmente espletato alcuni adempimenti senza debita verbalizzazione, in
quanto un siffatto accertamento, oltre ad
essere del tutto inattendibile, soprattutto
quando non trovi un oggettivo riscontro
nei verbali delle operazioni, implica
un’inammissibile giustificazione postuma
di tutte le determinazioni assunte » (TAR
Palermo, 22 febbraio 2000, n. 370);
ritenuto che sussistono ragioni di
pubblico interesse che impongono l’annullamento dell’aggiudicazione e delle operazioni di gara in via di autotutela, in quanto
le circostanze sopra esposte incidono sul
procedimento di gara rendendo impossibile verificare se l’offerta prescelta dalla
Commissione sia effettivamente quella migliore ed economicamente più vantaggiosa
per l’Amministrazione. Tali ragioni di interesse pubblico si concretizzano altresı̀
nella tutela della parità di trattamento dei
partecipanti alla gara, e nell’interesse pubblico alla trasparenza ed imparzialità dell’azione amministrativa. Un ulteriore motivo di interesse pubblico è dato dalla
tutela dell’immagine dell’Amministrazione
regionale;
ritenuto che l’interesse pubblico all’annullamento in via di autotutela sia
certamente prevalente rispetto all’interesse
della ditta aggiudicataria alla esecuzione
del servizio, in considerazione, tra l’altro,
del fatto che il servizio non è ancora
iniziato, che il contratto non è stato sti-
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pulato, onde non si è radicata e consolidata in capo ad essa una situazione definitiva di vantaggio;
ritenuto inoltre che l’interesse pubblico all’annullamento in via di autotutela
sia prevalente anche rispetto all’interesse
delle altre imprese in graduatoria a conseguire l’aggiudicazione del servizio, sia
per le ragioni innanzi indicate, sia perché
queste non possono vantare una posizione
consolidata;
considerato che, trattandosi di aggiudicazione basata su apprezzamenti discrezionali (metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa) a seguito dell’annullamento in via di autotutela è necessario rinnovare l’intero procedimento di
gara a partire dalla stessa fase della presentazione delle offerte (TAR Napoli, sezione I, 13 dicembre 2004, n. 18898), essendo ciò imposto dall’esigenza di tutelare
la segretezza delle offerte ed il principio
della par condicio (Cons. Stato, sezione IV,
10 giugno 2004, n. 3731; idem, 7 giugno
2004, n. 3617; TAR Aosta, 16 febbraio
2005, n. 25; TAR Parma, 13 dicembre
2004, n. 788);
considerato che le gravi illegittimità
nella verbalizzazione, la violazione dei
principi di trasparenza, la avvenuta sottoscrizione da parte dei commissari dissenzienti dei verbali di gara, nonostante da
questi non risultassero le circostanze successivamente addotte innanzi alla Commissione di inchiesta, la invocata (davanti
alla Commissione di inchiesta) situazione
di incompatibilità di uno dei commissari,
rendono opportuno e necessario procedere
alla sostituzione dei commissari di gara
anche ai sensi dell’articolo 21-quinquies 1.
7 agosto 1990, n. 241;
ritenute non condivisibili ed infondate le osservazioni formulate dalla ditta
aggiudicataria con memoria protocollata il
20 luglio 2007 con il n. 9736 e con successiva memoria protocollata il 31 luglio
2007 con il n. 0010094. In particolare:
1. Il presente provvedimento non può
considerarsi adottato oltre un « termine
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ragionevole » rispetto all’aggiudicazione.
Tale non può considerarsi il periodo di 6
mesi; tanto più, in considerazione del fatto
che non è ancora intervenuta la stipula del
contratto, dell’importo dell’appalto, del
fatto che alcune delle illegittimità inficianti
le operazioni di gara sono emerse con
tutta la loro evidenza dopo l’acquisizione
dei verbali della Commissione regionale di
inchiesta;
2. Il presente provvedimento non è
« dettato esclusivamente dalla necessità d
dare seguito alle conclusioni raggiunte
dalla Commissione consiliare al termine
della propria attività » (come si sostiene a
pagina 5 della prima memoria della
Saatchi&Saatchi). Tiene piuttosto anche
conto delle dichiarazioni rese dai commissari di gara e dal segretario innanzi alla
Commissione di inchiesta costituita con
ordine del giorno 28 dicembre 2006, n. 34.
Tali dichiarazioni hanno fatto emergere
con tutta la loro evidenza la gravità dei
sopra indicati vizi di violazione dei principi e delle norme in tema di verbalizzazione, già presenti nei verbali di gara;
3. Quanto alla mancata verbalizzazione della votazione del 9 novembre 2006,
non è condivisibile la tesi formulata da
Saatchi&Saatchi nella seconda memoria
(pagine 2-8) secondo cui si tratterebbe di
atti riconducibili agli interna corporis qualificabile come « tentativo di esprimere
una fase di evoluzione della discussione
(ma sempre interna alla discussione stessa
e non espressione di volontà definitiva) »
nella « auspicata volontà di conseguire una
decisione unanimemente condivisa all’interno della Commissione sulla valutazione
dei progetti presentati dalle dite concorrenti ». Invero, il fatto che il verbale del 9
novembre 2006 parli di mancato raggiungimento di una « decisione condivisa »
nella seduta appositamente fissata per la
discussione e l’attribuzione dei punteggi
delle offerte presentate fa intendere in
modo inequivocabile che:
a) in quella sede si era giunti
effettivamente all’attribuzione dei punteggi
(ed alla formazione di una graduatoria);
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b) il risultato finale di tale votazione non è stato accettato da alcuni
commissari;
c) non è stato applicato il principio
per il quale la valutazione complessiva di
ciascuna offerta doveva necessariamente
essere la risultante della media dei punteggi (o valutazioni) di ciascun commissario. Evidentemente la Commissione ha
ritenuto che fosse necessario raggiungere
una valutazione unanime o comunque
sganciata dalla media dei punteggi assegnati dai singoli commissari. Di qui l’illegittimità della mancata verbalizzazione la
quale non poteva non dare conto dell’esito
di tale votazione. Non potrebbe infatti
considerarsi legittimo l’operato della Commissione che ripeta più volte la medesima
votazione finché questa non dia il risultato
più gradito ad uno o più commissari,
dando atto a verbale solo dell’ultima votazione. Tale metodo, infatti, sarebbe contrario ai principi di trasparenza, buona
amministrazione e continuità e non sarebbe idoneo a garantire la par condicio.
Neppure è condivisibile il tentativo (seconda memoria della Saatchi&Saatchi) di
riportare la ravvisata esigenza di completezza della verbalizzazione ad un inesistente principio di resocontazione stenografica. Pur senza richiedersi una resocontazione stenografica, i verbali di gara
devono consentire di ricostruire con sufficiente precisione ed analiticità l’operato
della Commissione nelle singole sedute di
gara, potendosi solo in tal modo garantire
il rispetto del principio di trasparenza
dell’operato della P.A. Tali regole sulla
verbalizzazione trovano fondamento non
solo nel codice degli appalti (al quale la
memoria fa esclusivamente riferimento),
ma anche nei principi generali dell’ordinamento (TAR Parma, 28 maggio 2007,
n. 385) e nell’articolo 16 del capitolato che
impone di registrare in appositi verbali
tutte le fasi di gara e le operazioni eseguite
dalla Commissione. Né le carenze della
verbalizzazione possono considerarsi sanate dalla sottoscrizione del verbale da
pare dei commissari. Infatti, « è irrilevante
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la sottoscrizione del verbale da parte di
tutti i commissari, in quanto tale doveroso
adempimento riguarda unicamente la sua
riconducibilità ad essi, ma non vale ad
integrare elementi che nel documento
sono del tutto mancanti » (TAR Piemonte
Sez. II, 14 aprile 2003, n. 598). fondamento non solo nel codice degli appalti (al
quale la memoria fa esclusivamente riferimento), ma anche nei principi generali
dell’ordinamento (TAR Parma, 28 maggio
2007, n. 385) e nell’articolo 16 del capitolato che impone di registrare in appositi
verbali tutte le fasi di gara e le operazioni
eseguite dalla Commissione;
4. Quanto alla integrazione successiva
delle risultanze delle votazioni con l’indicazione del voto fornito da ciascun componente la Commissione, questa non doveva
portare, come ritenuto a pagina 9 della
prima memoria della Saatchi&Saatchi ad
una « riapertura dell’istruttoria che si sarebbe svolta in condizioni completamente
diverse da quelle originarie e tali da non
garantire l’imparzialità di tutti i componenti della Commissione » e neppure può
considerarsi come una deliberazione avente
valore non « meramente certificativo ma
formalmente costitutivo », onde sarebbe
« irrilevante la modalità della percezione
ricordo delle tessere del mosaico » come
asserito a pagina 11 della seconda memoria. In realtà, essendo già state aperte le
buste contenenti l’offerta economica, la
Commissione non poteva in alcun modo
procedere ad una rinnovata valutazione
dell’offerta tecnica, né ad una modifica dei
punteggi individuali a suo tempo formulati.
Ed è proprio la mancata verbalizzazione
delle modalità attraverso le quali è stato
recuperato il voto dei singoli commissari
che determina una incertezza assoluta, non
consentendo di verificare se quello contenuto nella tabella allegata al verbale del 17
gennaio 2007 sia una fedele riproduzione di
quanto avvenuto in passato o non piuttosto
una inammissibile rinnovata espressione di
punteggi o comunque una non fedele ripetizione. Né questa lacuna ed incompletezza
può essere sostituita dal fatto che il verbale
del 17 gennaio 2007 sia stato sottoscritto da
tutti i componenti la Commissione (come si
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afferma a pagina 9 della seconda memoria).
Tale sottoscrizione, infatti, vale soltanto a
ricondurre ai commissari quanto da essi
dichiarato in quella seduta, ma nulla assicura in ordine alla corrispondenza con il
voto espresso da ciascun commissario nella
seduta di più di due mesi prima (novembre
2006): « il verbale di gara, pur essendo atto
pubblico che fa fede fino a querela di falso,
non per ciò solo preclude qualunque altro
accertamento sui fatti in esso descritti,
giacché ... non fa fede pure delle valutazioni
compiute né esclude la possibilità di errori
in tale operazione » (C.si, 13 giugno 2005,
n. 353; idem, 20 gennaio 2003, n. 21);
6.
Quanto
all’interesse
della
Saatchi&Saatchi ad eseguire il servizio
oggetto di gara, questo, per quanto comprensibile, deve considerarsi recessivo rispetto all’interesse pubblico sopra indicato. In tale prospettiva non può configurarsi in capo ad essa un ingiusto danno
all’immagine. Un danno all’immagine lo
subirebbe invece la Regione se la gara non
venisse annullata in conseguenza di
quanto sopra rappresentato. L’annullamento in via di autotutela non comporta
la perdita del finanziamento, atteso che la
somma di euro 11.926.000 provenienti dai
Fondi strutturali potrà essere recuperata
come può evincersi dalla nota dell’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio, prot. n. 15111/XI.2.5 del 3 agosto
2007;
determina per le motivazioni sopra meglio esposte: Art. 1 di annullare la determinazione n. 23 del 23 gennaio 2007 di
aggiudicazione definitiva, gli atti della
Commissione di gara e tutti gli atti presupposti;
in data 26 aprile 2006 la regione
Sardegna, attraverso un avviso pubblico,
invitava i soggetti privati alla presentazione di progetti relativi alla stessa tipologia di intervento riscontrati successivamente nel subappalto della società Saatchi
& Saatchi;
la regione Sardegna nello stesso avviso indicava con precisione un obiettivo
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da perseguire nella predisposizione di un
progetto analogo o simile a quello che
successivamente sarebbe stato indicato
dalla società vincitrice della gara suddetta
per la realizzazione di una multipiattaforma multidigitale;
tale obiettivo veniva cosı̀ di seguito
esplicitato: « 2.2.6.2 laboratorio “produzione collaborativa di programmi televisivi
multi-piattaforma” – la produzione e distribuzione di programmi televisivi richiede notevoli investimenti e viene tradizionalmente svolta in modo centralizzato,
al contrario del web dove la pubblicazione
di contenuti si basa su un modello altamente distribuito. Adattare un siffatto modello al contesto televisivo aprirebbe la
strada ad una produzione dei programmi
decentralizzata e aperta al contributo di
molti. Sarebbe possibile realizzare a costi
contenuti canali televisivi tematici su cui
troverebbero spazio, ad esempio, artisti
emergenti (concerti, cortometraggi, piece
teatrali, eccetera), comunità scientifiche
(seminari, lezioni, esperimenti, eccetera),
associazioni culturali, organizzazioni turistiche, eccetera;
Ulteriori fattori giustificano l’interesse
verso tale modello:
l’ampliamento del numero di canali
televisivi reso possibile dalla tecnologia
digitale (a cui ancora non corrisponde
un’altrettanto ricco ampliamento dell’offerta di contenuti), la produzione video
ormai da tempo alla portata del mercato
consumer, la facilità di condivisione dei
contenuti grazie alle reti a larga banda;
l’idea alla base del laboratorio è
creare una piattaforma che contribuisca a
decentralizzare la produzione dei programmi televisivi attraverso un processo
collaborativo e distribuito. Tale processo si
avvarrebbe di:
(1) un sistema di content management distribuito, che farebbe da collettore verso una comunità di fornitori di
contenuti (sia creati ex-novo che già disponibili in rete);
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(2) un servizio di media-on demand che renderebbe accessibile l’insieme
dei contenuti attraverso una molteplicità
di piattaforme (pc, mobile, iptv);
(3) un sistema di aggregazione
intelligente in grado di generare dei programmi televisivi per vari tipi di piattaforme (terrestre, satellitare, mobile);
(4) un sistema di valutazione selettiva dei contenuti basato sul feedback
degli utenti stessi;
(5) un sistema di validazione preventiva dei contenuti, atto a garantire il
gestore del servizio sia sul piano legale che
della proprietà intellettuale. »;
nel mese di agosto 2006 l’autorità di
gestione ammetteva il progetto del consorzio media factory, lo stesso del subappalto,
e sostanzialmente con lo stesso progetto
per la realizzazione di una multipiattaforma multimediale digitale, satellitare,
web, iptv e mobile;
a novembre 2006, stesso periodo di
aggiudicazione della gara sulla pubblicità
istituzionale, il consorzio media factory
veniva inserito come primo gruppo di
partenariato nella selezione dei progetti
suscettibili di punteggio premiale per partecipare ai bandi por misura 3.5 industria
con la seguente formulazione: « al primo
gruppo Sardinia media factory, potrebbero
essere aggregate le imprese che intendono
realizzare un centro di produzioni multimediali e un’integrazione degli operatori
della comunicazione, dei contenuti digitali
e delle rispettive tecnologie in modo da
condividere strutture di produzione, laboratori ma anche contatti e opportunità di
business, anche in collaborazione con soggetti istituzionali (università, CRS4, eccetera) del distretto ict regionale. »;
in data 2 agosto 2007 la giunta regionale approvava un non meglio precisato
elenco di iniziative e che dallo stesso si
evince un titolo riconducibile alla sottomisura relativa al progetto di Multipiattaforma multimediale con l’indicazione di
un punteggio premiale per la partecipazione al successivo bando;
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in data 14 agosto veniva pubblicato il
bando per 70.000.000 di euro incrementabili a discrezione della giunta con i fondi
2007-2013 con il quale si fissano anche le
premialità relative al partenariato;
il progetto di multipiattaforma risulta
essere desueto, ormai superato e riconducibile alla sfera privatistica dell’economia;
tale multipiattaforma non avrebbe
nessuna attinenza con le finalità istituzionali della regione Sardegna ed esula dalle
competenze della regione stessa;
i fondi europei e pubblici in generale
non possono contemplare la realizzazione
e gestione di siffatta piattaforma tecnologica;
l’eventuale know-how non sarebbe
sostanzialmente nella disponibilità dei soggetti pubblici che avrebbero concorso al
finanziamento ma finirebbe per essere
patrimonio intellettuale scientifico soggettivo della società consorzio delegata alla
sua realizzazione e quindi commercializzabile solo tra privati;
per lo stesso progetto multimediale
multipiattaforma risulterebbero essere
stati attivati due possibili canali finanziari
che l’interrogante giudica anomali, senza
che nessuno ne dichiarasse anticipatamente il perseguimento e quindi perseguendo di fatto un sostanziale doppio
finanziamento per un unico progetto;
nessuno dei soggetti pubblici preposti
ha rilevato l’esistenza e l’illegittimità di
tale « anomalo » comportamento; va considerato che tale « anomalo comportamento » potrebbe ancora provocare un danno
economico rilevante alla gestione dei fondi
comunitari della regione Sardegna e dello
Stato italiano;
se quanto riportato fosse riscontrato
dagli organismi competenti si configurerebbe, ad avviso dell’interrogante, come un
potenziale aggiramento ai danni della regione stessa e dell’Unione europea –:
se non ritengano necessario aprire
un’urgente verifica sui fatti richiamati;
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se non ritengano indispensabile attivarsi perché sia bloccato con somma urgenza ogni possibile utilizzo anomalo di
fondi comunitari relativamente a piattaforme multimediali di possibile utilità privatista e non pubblica;
protesta di varie Camere Penali locali e
con uno sciopero degli avvocati del Foro di
Catanzaro il giorno 4 giugno 2007 con
presa di posizione dell’Unione delle Camere Penali Italiane (vedi delibera del 16
maggio 2007);
se – fatti salvi gli accertamenti di
competenza della magistratura o degli organi dell’Unione europea – gli uffici ministeriali coinvolti non abbiano ravvisato
nelle procedure in esame gli estremi di
elementi in grado di alterare il mercato
della libera concorrenza e in particolar
modo quello dell’informazione;
anche molti Magistrati hanno segnalato, con denunce al Consorzio e richiami
al Ministero (vedi ad esempio Tribunale di
Venezia, Pinerolo, Agrigento, eccetera), lo
stato di disagio causato dal nuovo tipo di
contratto, dovendo – ad esempio – ricordare a memoria le fasi processuali, non
essendo – a distanza di tempo – in
possesso dei verbali di udienza ovvero in
possesso del solo verbale sintetico del
Cancelliere a causa della mancata consegna delle trascrizioni;
se in tali episodi si sia configurato un
eventuale omesso controllo da parte di
uffici statali deputati alla verifica di procedure;
se non ritengano i ministri – ferma
restando l’autonomia regionale – di dover
intervenire con somma urgenza per evitare
che, ove ne sussistano i presupposti, lo
Stato italiano sia destinatario di una procedura d’infrazione comunitaria, o di altre
eventuali responsabilità.
(4-04908)
*
*
*
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
VICO. — Al Ministro della giustizia, al
Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere – premesso che:
dal 16 novembre 2006 il servizio di
verbalizzazione delle udienze penali è
stato appaltato a livello nazionale ad un
unico Consorzio;
sono stati riscontrati, sin da subito,
mancanza di qualità nelle trascrizioni,
oltreché gravissimi disservizi e ritardi (nonostante in molti Tribunali vengano dati
termini di consegna diversi da quelli stabiliti dal contratto !), provati dalle penalità
applicate al Consorzio aggiudicatario dell’appalto e culminati con documenti di
si ritiene leso, in molti casi, il diritto
di difesa degli imputati;
molti Magistrati – soprattutto G.I.P.
– sono costretti ad affidare a periti esterni
le trascrizioni di delicati procedimenti per
mancanza di disponibilità da parte del
Consorzio ad intervenire in tempi brevi
ovvero dove non esistono impianti di fonoregistrazione – tra l’altro forniti, con
regolare contratto, da azienda facente
parte dell’R.T.I. – aumentando cosı̀ i costi
della Giustizia, ma assicurando per lo
meno un servizio efficiente;
ancora oggi, a distanza di quasi un
anno dalla partenza del contratto e nonostante le ripetute promesse di immediata attivazione da parte del Consorzio, si
riscontra la non entrata in funzione del
portale telematico – tranne che in qualche
località ben visibile agli occhi del Ministro
(vedi Roma) – che avrebbe dovuto essere
il quid pluris del nuovo sistema di trascrizione e doveva essere il vero impianto
innovativo di questo contratto;
ancora oggi si riscontra che, in talune
parti di Italia (vedi Calabria e Sicilia),
risultano scoperte di personale le Aule
Giudiziarie, ritenendo – di conseguenza –
che il Consorzio aggiudicatario del contratto abbia attestato il falso al momento
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della formulazione dell’offerta tecnica,
avendo dichiarato la completa copertura
del territorio nazionale;
ancora oggi, oltreché ad un continuo
viavai di persone all’interno degli Uffici e
delle Aule giudiziarie senza alcun giuramento di rito (peraltro richiesto dal contratto), si verificano casi di dipendenti
sottopagati o, addirittura, « a nero »;
si riscontra una lesione della privacy
poiché si è persa la rintracciabilità del
trascrittore, molto spesso non presente
nell’Aula del dibattimento, mancando
quasi dappertutto la firma apposta dallo
stesso sotto la trascrizione, rischiando di
causare la nullità del verbale stesso (come
recitano gli articoli dal 134 al 142 del
codice di procedura penale);
si ha notizia di file di trascrizione che
circolano liberamente su internet, viaggiando – senza protezione – da un capo
all’altro dell’Italia, col pericolo di un’intrusione da parte di hackers senza scrupoli
o con interessi specifici, soprattutto per i
più delicati procedimenti;
risulta evidente la presenza di numerosissime ditte sub-appaltatrici del contratto, inseritesi dopo la stipula dello
stesso, mentre il capitolato ed il bando ne
prevedevano l’elencazione ab origine e non
in corso d’opera;
si può pensare che, alla scadenza
naturale del contratto – due anni – vi
potrà essere una situazione di monopolio
in questo settore, non avendo alcun’altra
azienda un fatturato specifico per poter
partecipare all’eventuale futura gara e
rendendo cosı̀ il Consorzio attualmente
detentore del contratto unico in grado di
dettare regole economiche e tecniche;
risultano ancora senza giusta collocazione molti degli addetti delle ditte che,
precedentemente al nuovo contratto, lavoravano con professionalità e puntualità
all’interno dei nostri Tribunali;
a seguito di precedente interrogazione del 1o marzo 2007, il Ministro rispondeva in data 25 giugno 2007 che tutto
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andava per il meglio, non vivendo evidentemente quotidianamente la vita all’interno dei Tribunali e non conoscendo
appieno ovvero conoscendolo per interposta persona la formulazione del contratto –:
quali provvedimenti il Ministro del
lavoro e della previdenza sociale intenda
assumere per tutelare tutti i lavoratori
delle tante aziende locali che svolgevano il
servizio di fonoregistrazione e trascrizione
e che dal 16 novembre 2006 sono stati
privati della loro occupazione e per tutelare i tanti lavoratori che all’interno del
Consorzio Astrea-Lutech operano quotidianamente in condizioni di estrema precarietà, se non proprio senza alcun diritto
sancito dallo Statuto dei Lavoratori;
quali provvedimenti il Ministro della
giustizia intenda assumere per rimuovere
questa gravissima situazione affinché lo
stesso diritto di difesa sia garantito a tutti
i cittadini, ripristinando un sistema « certo » di assegnazione del servizio a livello
locale o distrettuale; per risolvere le inadempienze contrattuali, e della fornitura
di servizio dell’appalto nei confronti della
pubblica amministrazione; per assicurare
la copertura della parte di territorio nazionale privo del servizio di fonoregistrazione e trascrizione attraverso le unità
lavorative che operavano con le ditte
estromesse dalla gara nazionale e mai
rimpiazzate con altri lavoratori dal Consorzio aggiudicatario.
(5-01487)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
risulta all’interrogante – che ne ha
avuto copia in conoscenza – come in data
8 settembre 2007 il sindacato autonomo
della Polizia Penitenziaria OSAPP abbia
inviato al Ministro, ai Gruppi politici ed a
numerosi parlamentari una lunga « lettera
aperta » sulla situazione nelle carceri italiane e sull’impiego della Polizia Penitenziaria nei diversi Istituti di pena;
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nella lettera si sottolinea come da
ormai 8 anni non siano state operate
variazioni nelle diverse piante organiche
ciò comportando spesso una impossibilità
nel seguire adeguatamente le necessità
della popolazione carceraria che – per
esempio a seguito del recente indulto – è
molto variata a seconda delle zone del
Paese sia in numero che per specifiche
caratteristiche;
viene lamentata una sostanziale mancanza di dialogo tra Amministrazione penitenziaria e le rappresentanze sindacali
del personale;
il numero dei detenuti sta nettamente
aumentando e peraltro ciò è in linea con
le promesse del Ministro dell’interno per
avere « tolleranza zero » nei confronti
della criminalità organizzata e della stessa
microcriminalità –:
quali iniziative intenda prendere il
Ministro in merito alle problematiche sollevate dai Sindacati di categoria della
Polizia penitenziaria e specificatamente
dall’OSAPP e se quanto sostenuto dalla
scrivente Organizzazione sindacale abbia
riscontri oggettivi e rappresenti quindi la
difficile realtà delle carceri italiane.
(4-04876)
ZACCHERA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la stampa locale (vedi La Stampa del
7 settembre 2007) ha dato ampio spazio
ad una iniziativa assunta dai sindacati
autonomi della Polizia penitenziaria operante nel carcere Cerialdo di Cuneo che,
oltre a voler organizzare un sit-in di
protesta, paventano l’avvio di uno sciopero
della fame degli agenti per protestare
contro quelle che vengono lamentate come
gravi mancanze nella gestione del carcere,
tanto da chiedere anche il trasferimento
della Dirigenza;
di tale situazione sarebbe stato informato anche il ministero –:
se quanto esposto dai gruppi sindacali abbia fondamento ed in questo caso
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
che cosa si stia operando per venire incontro alle richieste del personale;
se sia stata avviata da parte del
Ministero una operazione di controllo
ispettivo o di verifica;
se non si ritenga comunque utile
predisporre una accurata ispezione al carcere stesso al fine di valutare se quanto
sollevato dalle predette Organizzazioni
sindacali sull’andamento del carcere di
Cuneo abbia obbiettivo fondamento, prendendo le conseguenti, eventualmente necessarie decisioni.
(4-04878)
BOCCHINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nell’ambito della riforma universitaria con riferimento al decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 5 giugno
2001 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
n. 190 del 17 agosto 2001, si evidenzia
nell’articolo 46 comma 2 e 3 un’oggettiva
carenza circa l’attribuzione delle competenze all’ingegnere civile e ambientale
iscritto alla sezione B dell’ordine professionale di appartenenza;
tale mancanza normativa sta comportando e comporterà non pochi disagi ai
neolaureati, i quali, una volta iscritti all’albo di appartenenza, non sono in grado
di comprendere le limitazioni in ambito
progettuale derivanti dall’uso di « metodologie standardizzate », cosı̀ come richiamato dall’articolo 46 comma 3 lettera a,
n. 3 del decreto del Presidente della Repubblica –:
se non ritenga opportuno prendere i
provvedimenti del caso per chiarire la
norma e le modalità concrete di applicazione della stessa.
(4-04884)
CARUSO. — Al Ministro della giustizia.
— Per sapere – premesso che:
il detenuto Adamo Pisapia, nato a
Salerno il 13/02/1970, attualmente ristretto presso la casa di reclusione di
Padova ha più volte sollecitato istanza di
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8061
AI RESOCONTI
trasferimento presso gli istituti penitenziari di Ariano Irpino, Melfi, Roma, Potenza o comunque qualsiasi istituto non
lontano da Salerno, la sua città di residenza;
la richiesta è collegata a ragioni strettamente familiari;
Adamo Pisapia ha infatti genitori anziani, che, a causa della distanza geografica, non riescono a garantirgli la relazione
e l’affettività familiare di cui attualmente
ha estremo bisogno, vista sua la condizione di fragilità psicologica;
a tal proposito, già in data 10/11/
2006, la direzione dell’istituto penitenziario di Padova ha ritenuto opportuno sottoporlo ad un periodo di Osservazione
Psichiatrica presso l’apposita area sanitaria « M. Zagarolo » della c.c. di Livorno;
al termine dell’Osservazione, i responsabili del servizio psichiatrico accertavano che « il Pisapia non ha manifestato
significative elevazioni della quota ansiosa
se si esclude la preoccupazione relativa ad
un eventuale rientro presso il carcere di
provenienza. Al riguardo ha espresso ripetutamente l’insofferenza e il mancato
adattamento in detta struttura a causa
della lontananza dai familiari;
gli stessi sanitari concludevano la
relazione affermando che « sarebbe opportuno, per ridurre il disagio psicologico e
migliorare l’adattamento all’ambiente carcerario, un eventuale trasferimento del
Pisapia in un Istituto più vicino ai suoi
familiari »;
in data 29 maggio 2007 l’equipe di
osservazione e trattamento della casa di
reclusione di Padova, nella relazione di
sintesi dell’ipotesi trattamentale, sottoscritta dall’educatore, l’assistente sociale,
l’Ispettore Capo di Polizia penitenziaria,
l’Esperto psicologo e il direttore coordinatore area pedagogica, afferma che « questa equipe prende atto delle difficoltà
personali incontrate dal detenuto nell’aderire alle offerte trattamentali propostegli
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
in questo Istituto. In considerazione dei
disagi vissuti ed esternati e della sua
richiesta specifica di avvicinamento ai familiari, si considera opportuno sostenere
la persona in tale sua aspirazione per
consentirgli di vivere la detenzione in
maniera più adeguata e rispondere ai suoi
bisogni effetti »;
tale relazione di sintesi di osservazione veniva successivamente approvata in
data 06 agosto 2007 dal Magistrato di
Sorveglianza di Padova con decreto n. 291
del 2007 R. Prog. Tratt. –:
se non ritenga opportuno sollecitare
la competente Direzione Amministrativa
Penitenziaria affinché venga predisposto
in tempi brevi il trasferimento del detenuto presso un istituto più prossimo alla
residenza della famiglia.
(4-04885)
GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nel recente passato della città di
Locri rientra il tragico assassinio di Francesco Fortugno ex primario del Pronto
Soccorso di Locri (Asl 9), compiuto il 16
ottobre 2005 per mano della ’ndrangheta
mentre ricopriva la carica di vicepresidente del consiglio regionale della Calabria;
incriminato come mandante dell’omicidio, è risultato essere Alessandro Marcianò insieme al figlio, collega di lavoro sia
di Francesco Fortugno sia della consorte
della vittima, Maria Grazia Laganà, Vice
Direttore Sanitario e responsabile del personale nella Asl 9 di Locri, fatta oggetto a
sua volta di varie minacce di morte;
nel corso del 2006 viene deciso lo
scioglimento e commissariamento della Asl
9 di Locri per infiltrazioni mafiose;
nel frattempo il Sostituto Procuratore
della DDA di Reggio Calabria, titolare
della indagine sull’omicidio Fortugno, ha
accettato un nuovo incarico che lo vede
vicedirettore dell’Ufficio legislativo del Ministero della giustizia;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8062
AI RESOCONTI
il trasferimento non è stato certamente privo di conseguenza per le strutture giudiziarie di Reggio Calabria e di
Locri, afflitte da gravi carenze di organico
che ne impediscono il pieno funzionamento ed oggetto di richieste di chiarezza
e di ispezioni;
nel frattempo mancano risposte all’omicidio, alla diffusa illegalità, alle connivenze mafiose all’interno della stessa Asl
accertate da un documento ufficiale inspiegabilmente tenuto segreto;
nello scorso mese di luglio, la trasmissione televisiva « W l’Italia diretta » di
Riccardo Iacona è tornata ad occuparsi
dell’omicidio Fortugno, mettendo in risalto
la difficoltà delle indagini e i troppi misteri ancora irrisolti, legati alle infiltrazioni stratificate della criminalità organizzata nella regione Calabria;
la procura di Catanzaro, dopo aver
aperto un’inchiesta parallela che vede
coinvolta la politica nazionale per un presunto utilizzo distorto di fondi pubblici, è
stata recentemente oggetto di una ispezione ministeriale –:
quali iniziative il Ministro intenda
adottare per sopperire alle gravi carenze
di organico e strutturali esistenti presso le
strutture giudiziarie di Reggio Calabria e
di Locri e garantire che le indagini proseguano ad ogni livello ed in ogni direzione;
quali siano le risultanze della indagine
ministeriale disposta lo scorso mese di luglio presso la Procura di Catanzaro.
(4-04888)
PAOLO RUSSO. — Al Ministro della
giustizia. — Per sapere – premesso che:
l’organico di Polizia Penitenziaria
previsto per la Casa Circondariale di
Palmi, come da decreto del 2001 è di 121
unità, stilato sulla presenza XI della popolazione detenuta che all’epoca era di
circa 120 detenuti;
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
dall’ultima relazione del Comandante
di Reparto, risulta che ad oggi nonostante
la popolazione carceraria sia lievitata a
circa 220 detenuti l’organico di Polizia
Penitenziaria, in controtendenza con l’aumento dei predetti sia attualmente di circa
172 unità di cui 50 in distacco presso altre
sedi, 8 in missione e 4 allievi ufficiali;
tale situazione, nell’ultimo periodo, è
anche degenerata poiché, per poter assicurare i livelli minimi di sicurezza dell’istituto, il personale ha dovuto effettuare turni
di 12 ore continuativi e sono stati addirittura richiamati in servizio delle unità che si
trovavano in congedo ordinario;
la cosa è ancor più grave se si
considera che per la tipologia di detenuti
reclusi (elevato indice di sorveglianza, alta
e media sicurezza) presso la Casa Circondariale predetta sia arrivati, addirittura,
ad impiegare nel turno pomeridiano solo 6
unità sulle 18 previste e nel turno notturno 5 sulle 12 previste;
tale condizione è stata più volte denunciata e portata all’attenzione del Ministro interrogato, del Sottosegretario alla
giustizia e di altre alte Autorità dalla Confederazione Lavoratori Polizia Penitenziaria senza sortire ancora alcun esito –:
quali iniziative intenda assumere nell’immediato al fine di garantire all’istituto
i livelli minimi di sicurezza previsti dalla
legge;
quali provvedimenti ulteriori intenda
assumere affinché sia rispettata la dignità
del personale di polizia penitenziaria che
con spirito di sacrificio ed abnegazione sta
sacrificando la propria vita personale al di
là di ogni obbligo contrattuale e per fare
sentire agli stessi la Pubblica Amministrazione non distante e poco presente alle continue istanze che si levano dall’istituto.
(4-04905)
CARUSO. — Al Ministro della giustizia.
— Per sapere – premesso che:
in data 1o aprile 2004 sono stati tratti
in arresto in Italia due esuli turchi presunti
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
membri dell’organizzazione DHKP-C, Avni
Er e Zeynep Kilic durante un’operazione
repressiva di dimensioni internazionali organizzata dalle Autorità turche in collaborazione con le Autorità di vari Stati europei
che ha portato all’incriminazione di 82 persone nella sola Turchia e altre 59 tra Germania, Olanda, Belgio e Italia;
il 20 dicembre 2006 si è concluso a
Perugia il processo di primo grado, che ha
visto gli esuli turchi condannati rispettivamente a 7 e 5 anni di carcere, a causa
del loro lavoro di contro-informazione
sulla politica repressiva dello Stato turco,
in particolar modo sulle condizioni drammatiche di vita dei prigionieri politici
rinchiusi nelle carceri turche di tipo-F;
si fa presente che gli altri inquisiti
nella medesima inchiesta in Europa sono
stati tutti rilasciati e altrettanto è avvenuto
in Turchia;
mentre il 7 maggio Clemente Mastella, Ministro di giustizia ha firmato
l’estradizione verso la Germania di Zeynep, ed è di giugno la richiesta di estradizione per Avni avanzata direttamente
dalle autorità turche;
le Autorità turche accusano Avni Er
per la contestazione portata nel 2000 al
ministro degli esteri turco in visita al
Parlamento europeo a Bruxelles, contestazione in cui vennero mostrate le foto
dell’assalto militare del 1999 al carcere di
Ankara nel corso del quale 10 prigionieri
politici vennero torturati a morte;
in 7 anni di proteste estreme contro
l’isolamento carcerario portate avanti con
l’unica arma a loro disposizione, cioè lo
sciopero della fame, nelle carceri turche
sono morti 122 detenuti mentre più di 600
sono rimasti invalidi a vita;
il timore per Avni Er e Zeynep Kilic
è che al loro arrivo in Turchia essi vengano immediatamente incarcerati e torturati. Avni Er e Zeynep Kilic non possono
essere consegnati alla Turchia, paese in cui
essi rischiano la vita;
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
secondo le indicazioni di Amnesty
International e di tutte le organizzazioni
internazionali sui diritti umani ancor oggi
nelle carceri turche viene usata sistematicamente la tortura e lo stupro: durante il
periodo di detenzione senza alcun contatto
con l’esterno, polizia e gendarmeria praticano nei confronti dei detenuti ogni tipo
di violenza, con anche elettroshock a genitali e seni;
difatti il processo di democratizzazione dello Stato turco va formalmente
avanti, nonostante, nella realtà, i diritti
umani e le elementari regole di democrazia siano violate sistematicamente;
anche nei rapporti recenti di Amnesty International sulla Turchia si sottolinea
come siano « continuate a pervenire segnalazioni di tortura, che hanno evidenziato il crescente impiego di metodi che
non lasciano segni visibili sul corpo. I
detenuti hanno continuato ad essere sottoposti a trattamenti quali scosse elettriche, sospensione per le braccia e la falaka
(percosse sotto la pianta dei piedi). Altri
metodi di tortura e di maltrattamenti
regolarmente segnalati comprendono gravi
percosse, abusi sessuali, l’essere colpiti con
violenti getti d’acqua fredda pressurizzata,
l’essere denudati durante gli interrogatori,
minacce di morte e di stupro, altre torture
psicologiche, privazione del sonno, del
cibo, di qualsiasi bevanda e la proibizione
ad usare i servizi igienici. Secondo i rapporti, le donne e le ragazze arrestate
hanno subito frequentemente stupri e
abusi di tipo sessuale »;
il rapporto di Amnesty del 2003 segnala ad esempio la vicenda di « Hamdiye
Aslan: donna circa di 37 anni madre di
cinque figli, fermata a marzo a Mardin,
nella provincia di Kýzýltepe e trattenuta
per due giorni presso la sezione antiterrorismo della polizia di Mardin. Secondo quanto riferito, la donna è stata spogliata e sodomizzata con un manganello,
bendata e minacciata, schernita quando ha
supplicato i suoi torturatori. Hamdiye
Aslan è stata trattenuta nella prigione di
Mardin per quasi tre mesi fino al mo-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
mento del rilascio in attesa del processo.
I referti medici hanno confermato le sue
denunce di tortura. Il procuratore di Mardin ha aperto un’indagine su cinque agenti
di polizia accusati di averla torturata,
mentre l’Ordine dei medici turco ha
aperto una procedura contro due medici
che avevano precedentemente dichiarato
che la donna non era stata torturata »;
nel medesimo rapporto si segnalano
altre decine di casi, come ad esempio le
torture subite da « Tekin Demir arrestato
insieme al figlio, tenuto bendato, denudato, per diversi giorni ha ricevuto scosse
elettriche, è stato colpito con getti d’acqua
fredda, percosso e minacciato, gli sono
stati strappati i capelli e i baffi, le dita
sono state ustionate con acqua bollente, le
mani fratturate con gli stivali mentre giaceva sul pavimento »;
i rapporti inoltre evidenziano come
« le vittime di tortura che hanno tentato di
portare le loro denunce in tribunale hanno
continuato ad incontrare grossi ostacoli.
Poiché i detenuti erano frequentemente
bendati, non era possibile identificare i
torturatori. Spesso i referti medici che
provavano l’avvenuta tortura sono stati
distrutti e i medici che hanno documentato la tortura sono stati minacciati. L’intimidazione delle vittime e dei testimoni e
un clima generalizzato di timore hanno
anche contribuito a mantenere l’impunità,
cosı̀ come ha fatto la riluttanza dei procuratori ad indagare sul comportamento
dei membri delle forze di sicurezza »;
l’isolamento nelle prigioni di massima sicurezza ha continuato ad essere
oggetto di forte critica da parte delle
organizzazioni internazionali in difesa dei
diritti umani: le autorità turche infatti
hanno proseguito nella costruzione di ulteriori penitenziari di tipo F e ad aggiungere, alle carceri già costruite, nuove sezioni in cui i dormitori sono stati sostituiti
con piccole celle. Migliaia di reclusi nelle
prigioni di tipo F subiscono uno stato di
detenzione crudele, tenuti in isolamento
prolungato o in isolamento a piccoli
gruppi, trattamenti che possono configu-
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
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rarsi come inumani o degradanti, che
disattendono sistematicamente le raccomandazioni del Comitato europeo per la
prevenzione della tortura;
gli scioperi della fame contro le carceri di tipo F sono continuati e nel corso
dell’anno hanno causato la morte di altre
decine di detenuti. Sono giunte diverse
segnalazioni circa i maltrattamenti subiti
dai detenuti all’interno delle prigioni di
tipo F, ma si sono rivelate difficili da
verificare a causa dell’accesso limitato a
tali strutture. Sotto la scure della censura
è finita finanche l’ex presidente della commissione parlamentare sui diritti umani,
Sema Piskinsut, rimossa dall’incarico non
appena ha dichiarato che la tortura in
Turchia è pratica sistematica: Piskinsut ha
anche scritto un libro sulla tortura, per il
quale ha subito l’incriminazione da parte
del tribunale per la sicurezza dello stato;
più in generale sono centinaia i rappresentanti di organizzazioni per i diritti
umani, partiti politici e sindacati che per
aver denunciato le condizioni drammatiche di vita nelle prigioni di tipo F sono
stati incriminati secondo l’articolo 169 del
codice penale per complicità con organizzazioni armate illegali;
anche gli arresti di Avni Er e Zeynep
Kilic rientrano in questa casistica, tant’è
che gli arresti e le perquisizioni si sono
svolte esclusivamente nelle sedi rappresentative di associazioni democratiche ed il
materiale sequestrato come prova della
loro presunta attività eversiva sono nella
maggior parte dei casi, semplici dossier,
volantini e materiale informativo sulle
condizioni di vita nelle prigioni di tipo F;
fra i vari aspetti segnalati nel rapporto della Commissione europea sulla
Turchia, emerge l’ancora preoccupante influenza dei militari nella società civile e
nella politica, e i « casi di tortura fuori dai
centri di detenzione », le « violazioni dei
diritti umani nel sud-est curdo », i casi di
« impunità » di « maltrattamenti da parte
delle guardie carcerarie » e « l’applicazione
troppo estesa dell’isolamento per i prigionieri »;
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
per questi motivi, l’estradizione di
Avni Er e Zeynep Kilic verso la Turchia,
sarebbe ancor più grave sapendo che questo paese pratica nelle sue carceri la
tortura e l’isolamento;
si ricorda che violano il diritto internazionale non soltanto i Paesi che ricorrono a tortura e maltrattamenti, ma
anche i governi che rimpatriano persone
ben conoscendo il rischio di tortura cui
esse vengono cosı̀ esposte;
Louise Arbour, alto commissario dell’ONU per i diritti umani, ha inoltre dichiarato, nel maggio 2006, di ritenere che
le eventuali garanzie diplomatiche non
possano costituire una protezione efficace
contro la tortura e i maltrattamenti, cosı̀
come Thomas Hammarberg, commissario
del Consiglio d’Europa per i diritti umani,
ha rilevato, nel giugno 2006, che le garanzie diplomatiche non sono credibili e non
si sono dimostrate efficaci in merito ad un
caso analogo di rifugiati politici turchi per
i quali il Belgio ha rifiutato di concedere
l’estradizione –:
se non ritenga il ministro opportuno
attenersi per i casi di Avni Er e Zeynep
Kilic al dispositivo di diritto comunitario e
internazionale per il quale l’estradizione
non può essere autorizzata se vi è un
pericolo concreto di violare una norma
imperativa del diritto internazionale pubblico, quale il divieto della tortura o di
altre pene e trattamenti disumani e degradanti.
(4-04907)
*
*
*
INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’interno, per sapere – premesso che:
il Comune di Scicli, in provincia di
Ragusa, ha ospitato per anni nel suo
territorio una discarica comprensoriale
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
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presso la quale hanno conferito i propri
rifiuti, oltre allo stesso, i limitrofi comuni
di Modica, Ispica e Pozzallo;
detta discarica comprensoriale ha
ospitato i rifiuti di un comprensorio che
per popolazione supera di quattro volte
quella dei residenti;
non senza incomprensioni e critiche
da parte dei cittadini di Scicli le rappresentanze dell’Ente hanno sempre assunto
un comportamento responsabile e rispettoso dei preminenti interessi generali evitando i conflitti che fra gli Enti Pubblici
sono nel tempo insorti per il rifiuto opposto dai comuni limitrofi di trovare nel
territorio del comprensorio altre soluzioni
stante le dimensioni ridotte della discarica
di Scicli;
il disagio sopportato nel corso di
questi anni dalla comunità di Scicli è stato
enorme: di tipo ambientale; di ordine
sanitario insistendo la discarica a un chilometro dal centro urbano della città; di
ordine economico e finanziario, avendo
accumulato il Comune, in qualità di ente
gestore, un credito di oltre 11 milioni,
oltre le rivalutazioni di legge, da parte
degli altri comuni conferitori, mettendo
l’Ente in grave condizione economica finanziaria;
tutto ciò ha determinato un crescendo di proteste e di insofferenza tra la
popolazione;
lo scorso mese di giugno la discarica
comprensoriale si è esaurita e, d’intesa con
la Prefettura, i comuni di Modica, Ispica e
Pozzallo (non quello di Scicli, a cui è stato
consentito di continuare ad utilizzare tale
impianto) hanno fatto convergere i loro
rifiuti nella vicina e più capiente discarica
di Vittoria;
il 30 giugno 2007 si conviene tra
l’ATO di Ragusa, i comuni interessati e la
Prefettura di realizzare una nuova piccola
vasca all’interno della discarica di Scicli da
utilizzare insieme previo il rispetto di
condizioni che ad oggi non sono state
rispettate;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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8066
AI RESOCONTI
il Consiglio Comunale aperto ai cittadini, tenuto il giorno 9 luglio 2007, ha
chiesto al Sindaco, alla Provincia Regionale di Ragusa ed al Presidente dell’ATO
che nessun comune, oltre a quello di
Scicli, utilizzi la discarica di Scicli;
l’amministrazione comunale, facendo
proprie le istanze del Consiglio Comunale
stesso, delle forze politiche e delle associazioni, si è dichiarata disponibile ad
assumere per intero il carico economico
necessario alla realizzazione dell’ampliamento;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
ciò si configura – a giudizio degli
interpellanti – come un comportamento
repressivo e irrispettoso del diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero –:
quale sia il giudizio del Ministro
interpellato sui fatti in parola;
se il Ministro interpellato non intraveda, nell’accaduto, un atteggiamento, da
parte della prefettura di Ragusa, gravemente lesivo dei diritti della comunità ed
irrispettoso della comunità e delle Istituzioni di Scicli.
tuttavia, a distanza di pochi mesi, né
lo stato di agitazione della cittadinanza né
la convocazione di un consiglio comunale
aperto al pubblico sono serviti a concretizzare tale inclinazione;
(2-00733)
l’11 settembre 2007 diverse associazioni e forze politiche e sociali hanno
dunque deciso di realizzare un presidio
democratico presso la discarica di San
Biagio e di impedire l’arrivo dei camion
provenienti da Modica, Ispica e Pozzallo;
CASTIELLO e NESPOLI. — Al Ministro
dell’interno. — Per sapere – premesso che:
il libero accesso della cittadinanza al
sito è stato ostacolato con un posto di
blocco della Polizia, che ha fermato diverse macchine di manifestanti, chiedendo
a ciascuno di essi dove stesse andando, per
quale scopo e quale ruolo ricoprisse;
in tale circostanza è stato a più
persone imposto di lasciare la macchina in
prossimità del posto di blocco e di proseguire a piedi – al fine di raggiungere il
sito in questione – per quattro chilometri;
davanti ai cancelli della discarica, a
dispetto di una presenza di manifestanti
non superiore alle quaranta unità, era
presente un dispiegamento di oltre cento
unità tra carabinieri, poliziotti e finanzieri;
una cosı̀ consistente mobilitazione di
Forze dell’ordine appare, a giudizio degli
interpellanti, spropositata ed ha nei fatti
impedito il libero accesso al sito da parte
di tutti coloro che volevano aderire al
presidio;
« Burgio, Cacciari,
Rocchi ».
Acerbo,
Interrogazione a risposta orale:
a tutti i militari volontari in ferma
breve i quali abbiano portato a compimento i tre anni di servizio senza note
di demerito viene da sempre garantito
l’incorpamento nelle Forze di Polizia
nonché nel Corpo nazionale dei « Vigili
del Fuoco »;
il Corpo nazionale dei « Vigili del
Fuoco », a causa delle dotazioni organiche
inadeguate e sottodimensionate, ha recentemente richiesto al Ministero della difesa
oltre alle unità vincitori di concorso anche
l’incorpamento di quelli, sebbene non vincitori, ma comunque ritenuti idonei;
le leggi vigenti prevedono che il 40
per cento delle assunzioni vengano riservate al personale proveniente dai Volontari in carriera militare;
la Legge Finanziaria ha previsto l’assunzione, per le dotazioni organiche dei
Vigili del Fuoco, di 600 unità;
allo scopo, si è inizialmente provveduto a scorrere le quattro graduatorie
concorsuali attualmente vigenti senza tener in alcun modo conto della riserva del
40 per cento precedentemente menzionata;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8067
AI RESOCONTI
ai fini delle assunzioni non sono
stati considerati le 88 unità V.f.b. del « 5o
Concorso – 3o Bando » finanché già sottoposti alla visita medica finale come
previsto dall’articolo 10, comma 3, decreto del Presidente della Repubblica
n. 332 del 1997;
agli inizi di luglio corrente anno si è
avuta notizia che le 600 assunzioni avrebbero compreso sia una percentuale uguale
di concorrenti inseriti nelle graduatorie
dei concorsi già espletati, sia i primi 52
classificati V.f.b. del « 5o Concorso –3o
Bando »;
pare che il contingente di assunzioni
sia stato elevato, a corso già iniziato, a 652
unità complessive ma, di questo numero,
non ne facciano parte gli ulteriori 36 V.f.b.
del « 5o Concorso – 3o Bando »;
gli stessi, alla pari degli altri 52
classificati, hanno comunque prestato servizio, per 3 anni, lontano dalle rispettive
famiglie assolvendo a ruoli e funzioni
delicate nonché pericolose;
a fine luglio è stato firmato il Decreto
di Stabilizzazione del precariato (Vigili
Discontinui) da parte del Ministro dell’interno;
per la fine del 2007 saranno circa
3.000 i pensionamenti previsti per il personale operativo –:
quali celeri iniziative il Governo intenda adottare al fine di rivalutare la
posizione delle ulteriori 36 Unità V.f.b. del
« 5o Concorso – 3o Bando » stranamente
escluse dal Corso attualmente in atto,
sebbene dichiarati precedentemente idonei
e già sottoposti a visita medica, tanto da
giungere, al pari dei 52 già avviati, anche
alla loro effettiva e definitiva incorporazione.
(3-01239)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIORGIO CONTE. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
la città di Vicenza, come noto, è
interessata dal progetto di ampliamento
Camera dei Deputati
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della presenza di truppe statunitensi, per
cui è prevista la realizzazione di una
nuova base in una parte del sedime aeroportuale militare « Dal Molin »;
la città è oramai quotidianamente
interessata da pesanti azioni di disturbo e
di contestazione, con ripercussioni sul
piano della serena e civile convivenza e
della sicurezza dei cittadini;
le cronache hanno riportato diversi
episodi di intimidazioni e di minacce a
esponenti degli stessi movimenti e ad amministratori e rappresentanti politici;
le preposte autorità di Pubblica sicurezza hanno sempre, con un’accondiscendenza che appare oramai eccessiva
agli occhi dell’opinione pubblica, autorizzato ogni forma di manifestazione e di
dissenso, anche quando queste interferivano con attività e iniziative proprie della
città e della comunità vicentina;
nella settimana dal 7 al 15 settembre
2007 Vicenza è stata interessata da varie
manifestazioni di contestazione promosse
dal fronte del « NO DAL MOLIN », culminate con l’irruzione di un gruppo di manifestanti all’interno dell’area militare dell’aeroporto; in occasione di tale manifestazione il Questore di Vicenza ha voluto trattare con i manifestanti, tra cui molti
esponenti dell’area dei cosiddetti centri sociali del Nord Est, e di fronte alla minaccia
del taglio della recinzione militare con cesoie, ha autorizzato l’ingresso nell’area aeroportuale di un certo numero di manifestanti muniti di attrezzi agricoli al fine di
piantumare simbolicamente alcuni alberi;
nella stessa circostanza il Questore ha offerto la mano in segno di saluto al leader dei
centri sociali del Nord-Est Luca Casarini, il
quale si è rifiutato di ricambiarlo; il gesto
del Questore, ancorché di buona educazione, è stato rivolto a chi è noto alle cronache e alla magistratura per gravi atti di
devastazione, turbative e offese all’ordine
pubblico, ponendo quindi, ad avviso dell’interrogante, l’autorevolezza e la dignità delle
istituzioni in condizioni di sudditanza e
imbarazzo –:
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
come il Ministro dell’interno giudichi
l’episodio particolare e più in generale
l’operato del Questore di Vicenza, definito
oramai anche dagli organi di stampa
« amico dei movimenti », sulle vicende legate all’ampliamento della base e alle
manifestazioni intimidatorie, di disobbedienza e di protesta ad esso collegate;
quali iniziative intenda intraprendere
il Ministro dell’interno per garantire una
oggettiva valutazione della situazione dell’ordine pubblico nella città di Vicenza;
se il Ministro dell’interno intenda
provvedere al potenziamento degli organici
delle forze di Polizia, in modo particolare
la DIGOS del capoluogo berico, sempre
più interessato da fenomeni di protesta di
chiara matrice eversiva.
(4-04874)
ANGELA NAPOLI. — Al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia. — Per
sapere – premesso che:
in Calabria non esistono oasi immuni
dalla presenza della criminalità organizzata e che non necessitino, quindi, di
uomini e mezzi impegnati al relativo contrasto;
le relazioni antimafia e le numerose
inchieste, tra le quali « Galassia » ed altre
recenti, hanno evidenziato la pericolosità
delle cosche della ’ndrangheta del territorio cirotano (Crotone), le quali, peraltro,
hanno dimostrato di riuscire anche a penetrare nelle locali Istituzioni pubbliche;
il 6 agosto 2007 è stato ucciso Vincenzo Pirillo, ritenuto dagli inquirenti elemento di primo piano del « locale » di
Cirò, retta dal clan Farao Marincola che
ha la supremazia in quel territorio;
l’agguato, di chiaro stampo mafioso,
di Vincenzo Pirillo, è avvenuto ad opera di
due sicari, in un ristorante nel pieno
centro di Cirò Marina, dove il presunto
boss si trovava a pranzo con familiari ed
amici;
Camera dei Deputati
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nell’agguato sono rimaste ferite altre
sei persone, tra le quali una bambina di 11
anni;
non è la prima volta che la guerra tra
cosche della ’ndrangheta fa scorrere fiumi
di sangue nel territorio crotonese;
non v’è dubbio che le cosche mafiose
del crotonese sono organizzate « militarmente » il che le rende capaci ad esercitare
sul territorio qualsiasi tipo di pressione,
creando nello stesso una vera « emergenza
sicurezza »;
occorre ricordare anche che sono
stati oggetto di atti intimidatori numerosi
rappresentanti delle Istituzioni nonché
proprietari di alcune società imprenditoriali che risiedono nel territorio crotonese;
l’interrogante ha, altresı̀, già segnalato l’insufficienza dell’organico della DDA
di Catanzaro, alla luce della competenza
della stessa sui territori di ben quattro
province calabresi, tra le quali anche
quella di Crotone;
a fronte di quanto sopra all’interrogante sembra che ci sia una sottovalutazione della potenzialità della ’ndrangheta e
di tutte le sue collusioni nell’intera provincia di Crotone –:
quali urgenti iniziative intendano attuare, per le parti di competenza, al fine
di garantire la sicurezza dei cittadini che
vivono a Crotone e provincia e al fine di
garantire l’attività di contrasto alle cosche
della ’ndrangheta di quel territorio.
(4-04882)
AMORUSO. — Al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
la sera del 17 settembre a Bisceglie
c’è stato un attentato a colpi di pistola
contro un commerciante, rimasto gravemente ferito ai fianchi e alle braccia e
salvato in extremis dal pronto intervento
di alcuni passanti;
l’episodio ha causato nella cittadinanza biscegliese un rinnovato e grave
senso di preoccupazione in una città che
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
sta conoscendo una preoccupante escalation di episodi criminosi, da tre sparatorie
nel mese di luglio a un violento tentativo
di rapina a danno di una inerme casalinga
nel mese di settembre;
l’emergenza a Bisceglie si inserisce in
quadro locale più complessivo che vede
anche gli altri maggiori centri del nord
barese (Barletta, Andria e Trani) assistere
a gravi fatti criminali –:
quali siano le cause di questa preoccupante recrudescenza criminale, con specifica attenzione alla realtà di Bisceglie,
nel Nord Barese e quali urgenti iniziative
intenda intraprendere per combattere il
fenomeno.
(4-04896)
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e
REINA. — Al Ministro dell’interno. — Per
sapere – premesso che:
nei giorni scorsi in Sicilia sono stati
compiuti gravissimi atti intimidatori nei
confronti di esponenti del mondo imprenditoriale;
in particolare si è registrata una
escalation di attentati legati al racket delle
estorsioni considerato che Andrea Vecchio,
presidente dell’Associazione nazionale costruttori di Catania, ha subito quattro
attentati in soli quattro giorni, che a
Marco Venturi, presidente della Camera di
commercio di Caltanissetta, è stata recapitata una busta contenente pallottole e
che a Giuseppe Catanzaro, presidente di
Confindustria di Agrigento, è stato dato
alle fiamme l’impianto di trattamento rifiuti di cui è titolare;
accanto ai pochi imprenditori che
con coraggio si ribellano al racket rischiando la propria vita e quella dei
propri cari, molti altri, la maggior parte,
sono costretti a cedere al ricatto della
criminalità per non mettere a repentaglio
la propria sicurezza e quella delle loro
famiglie –:
quali misure il Governo intenda intraprendere al fine di garantire che gli
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imprenditori in Sicilia possano esercitare
la loro attività liberamente e proficuamente;
quali ulteriori e immediati strumenti
il Ministro interrogato abbia intenzione di
mettere in atto per fronteggiare l’emergenza legata al racket delle estorsioni.
(4-04902)
*
*
*
LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
AURISICCHIO, SCOTTO e BUFFO. —
Al Ministro del lavoro e della previdenza
sociale. — Per sapere – premesso che:
negli stabilimenti delle aziende Imeva
e Galvacenter di Benevento, che operano
nel settore metalmeccanico per la produzione e zincatura dei manufatti ferrosi per
le barriere stradali, è in atto da tempo una
dura vertenza in merito al mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza ed inquadramento del personale,
che ha indotto le organizzazioni sindacali
ad effettuare numerose pubbliche denunce
ed a richiedere l’intervento dell’Ispettorato
del Lavoro e di tutte le autorità competenti per garantire il rispetto dei diritti e
della salute dei lavoratori;
con nota del 2 marzo 2007 l’Assessore al lavoro della Regione Campania
rivolgeva alle Direzioni Regionale e Provinciale del lavoro la sollecitazione a svolgere presso gli stabilimenti una verifica
ispettiva e a riferire circa i provvedimenti
adottati;
analoga richiesta di notizie ed informazioni veniva rivolta il 27 marzo 2007
dalla Sottosegretaria di Stato Rosa Rinaldi
alla Direzione Generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del lavoro e della previdenza sociale;
tale nota veniva riscontrata dalla Direzione Generale per l’Attività Ispettiva in
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AI RESOCONTI
data 14 maggio 2007 comunicando quanto
segue: « l’Imeva spa, che occupa 120 unità
operative, ha rilevato in toto la ditta
Galvacenter srl. L’Imeva spa ha stipulato,
ai sensi dell’articolo 29 del decreto legislativo del 10 settembre 2003, n. 276, con
la Cooperativa Beneventana Lavoro scarl,
un contratto di appalto ″ per la gestione di
parte del proprio magazzino di articoli
grezzi in stoccaggio su piazzale esterno in
vista del trattamento di zincatura, ovvero
il prelievo dei colli, movimentazione e
sospensione degli articoli grezzi alle postazioni di carico ″ per la sola fascia oraria
dalle 14,00 alle 22,00. Gli ordini di carico
del materiale grezzo vengono impartiti, ad
inizio turno, direttamente dall’Imeva,
senza alcun intervento in merito all’organizzazione del servizio della Cooperativa
Beneventana. Per questi motivi la Direzione Provinciale del Lavoro di Benevento,
ritenendo che l’appalto tra l’Imeva e la
suddetta Cooperativa sia stato stipulato
senza il rispetto dei requisiti di cui all’articolo 29 del decreto legislativo del 10
settembre 2003, n. 276, ha inviato apposita informativa alla locale Procura della
Repubblica, seguendo la procedura stabilita dall’articolo 15 del decreto legisislativo
del 23 aprile 2004, n. 124, per l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge »;
successivamente l’Imeva spa per il
tramite della Confindustria di Benevento
ha fatto sapere alla RSU aziendale ed alle
organizzazioni sindacali provinciali di essere pronta a proseguire la trattativa « essendo cessato il comportamento illecito
mediante l’annullamento del contratto di
appalto con la Cooperativa Beneventana
Lavoro » e « avendo provveduto a stipulare
un nuovo contratto di appalto che prevede
l’affidamento di tutte le operazioni di
carico per ciascun turno lavorativo in capo
alla Cooperativa » (per l’intero periodo
lavorativo nei due turni dalle 6,00 alle
14,00 e dalle 14,00 alle 22,00) come certificato dal verbale di ottemperanza redatto a seguito di nuova visita ispettiva da
parte del S.I.L. provinciale;
risulta tuttavia agli interroganti che
permane la presenza nel processo produt-
Camera dei Deputati
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tivo di lavoratori risultanti formalmente
alle dipendenze della Cooperativa Beneventana Lavoro ma di fatto inseriti stabilmente nella organizzazione produttiva,
professionale e del lavoro della Imeva spa
e nei turni lavorativi stabiliti dalla stessa
Imeva, posti sotto il controllo e la direzione dei dirigenti della Imeva, unitamente
(e nella stessa filiera produttiva) ai lavoratori dipendenti Imeva. Per di più questa
situazione risulta adesso estesa all’intero
periodo lavorativo, dalle 6,00 alle 22,00.
D’altra parte non potrebbe essere altrimenti per la semplice ragione che la filiera
tecnico-produttiva-organizzativa è unica e
non scindibile per distinte ed autonome
operazioni;
il meccanismo sopra illustrato produce però l’effetto di non garantire ai
lavoratori il dovuto trattamento economico retributivo e contributivo, di escludere gli stessi dalla contrattazione di II
livello e dalla possibilità di usufruire degli
istituti migliorativi disciplinati, nonché
dalla « tutela reale » in quanto si è fatto in
modo che i dipendenti della Cooperativa
Beneventana Lavoro non superassero il
numero di 15 unità –:
quali iniziative intenda assumere per
tutelare i diritti e la sicurezza dei lavoratori che operano all’interno dell’azienda
Imeva spa di Benevento;
se non ritenga necessario, in considerazione delle risultanze divergenti delle
verifiche ispettive finora operate sul luogo
di lavoro, di disporre ulteriori e mirati
sopralluoghi ispettivi direttamente ad
opera della Direzione Generale per l’Attività Ispettiva.
(5-01490)
BURGIO. — Al Ministro del lavoro e
della previdenza sociale, al Ministro della
salute. — Per sapere – premesso che:
molti infermieri che lavorano nell’amministrazione penitenziaria siciliana
vivono da anni in condizioni di disagio e
precariato;
Atti Parlamentari
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AI RESOCONTI
a titolo di esempio può citarsi la
vicenda dai signori Salvatore Frascianella
e Sandra Sciandrone che, dal 1989 svolgono la professione di infermieri a parcella presso la Casa di Reclusione di San
Cataldo (Caltanissetta);
nel corso degli anni le ore di lavoro
contrattualmente stabilite sono state progressivamente ridotte fino a giungere ad
un minimo di cinque ore giornaliere,
senza diritto a ferie, malattia, maternità,
tredicesima né trattamento di fine rapporto mentre solo da pochi anni è loro
riconosciuto il 2 per cento sul 12 per cento
da versare alla cassa previdenziale;
l’attività svolta prevede che la presenza in servizio venga rilevata con timbratura del cartellino tramite orologio segnatempo e che i turni siano regolati
tramite ordine di servizio della direzione;
tuttavia il rapporto di lavoro, inizialmente stipulato nella forma di contratto di
collaborazione, coordinata e continuativa
si è trasformato, con l’istituzione dell’ordine professionale degli infermieri, in un
rapporto libero professionale;
il decreto legislativo 22 giugno 1999,
n. 230 (« riordino della medicina penitenziaria a norma dell’articolo 5 della legge
30 novembre 1998 n. 419) ha sancito il
passaggio di competenza della medicina
penitenziaria alle USL, lasciando prevedere la possibilità che coloro i quali fossero stati assunti fuori ruolo, vivendo in
condizioni di disagio analoghe a quelle
descritte, potessero finalmente essere assunti in ruolo –:
quali urgenti iniziative intenda assumere, in relazione a quanto descritto in
premessa, per assicurare il superamento
delle situazioni di precariato sopra esemplificate eventualmente destinando le opportune risorse per la stipula di contratti
a tempo indeterminato tali da garantire
tutti i diritti minimi tradizionalmente riservati ai lavoratori dipendenti. (5-01491)
Camera dei Deputati
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Interrogazione a risposta scritta:
LAMORTE. — Al Ministro del lavoro e
della previdenza sociale. — Per sapere –
premesso che:
in data 25 maggio 2007, si è svolta,
presso il Ministero del lavoro e della
previdenza sociale, una riunione fra il
Presidente del Comitato di Coordinamento
Istituzionale per le Politiche del Lavoro,
dottor Giannino Romaniello, e il Sottosegretario di Stato, dottoressa Rosa Rinaldi,
al fine di affrontare e risolvere l’annoso
problema del riconoscimento dei contributi figurativi per i cosiddetti « lavoratori
socialmente utili auto finanziati »;
sulla base di quanto concordato nel
corso della predetta riunione, si sarebbe
convenuto di riconoscere il diritto degli
LSU autofinanziati ad avere pari trattamento rispetto agli LSU « storici », giacché
non si può incidere, negativamente, su
posizioni giuridiche già acquisite;
il problema dei mancati versamenti
dei contributi figurativi ai lavoratori socialmente utili, impegnati dagli enti locali
in progetti autofinanziati, è stato più volte
posto all’attenzione delle amministrazioni
interessate, quali la Regione, l’INPS e il
Ministero del lavoro e della previdenza
sociale;
il comma 9 dell’articolo 7 della legge
23 luglio 1991, n. 223, sancisce che i
lavoratori socialmente utili, senza alcuna
distinzione di tipologia, hanno diritto all’acquisizione dei requisiti assicurativi, necessari per maturare il diritto al pensionamento;
tale diritto non è ancora riconosciuto
ai circa 600 lavoratori impegnati nelle
attività socialmente utili a carico degli enti
(confronta articolo 11, comma 4, decreto
legislativo n. 468 del 1997);
in ambito regionale, sono presenti
numerosi lavoratori che, avendo raggiunto
i limiti di età pensionabile, sono in attesa
del riconoscimento dei requisiti che consentono di esercitare il diritto al pensionamento, cosı̀ come stabilito dal decreto
legislativo n. 468 del 1997;
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
occorre convocare un immediato tavolo di concertazione, al fine di favorire
l’adozione di soluzioni normative in grado
si sanare la posizione dei circa 600 LSU
della Basilicata;
ad avviso dell’interrogante, è inammissibile che istituzioni pubbliche vengano
meno ad un dovere essenziale a tutela di
una categoria di lavoratori che opera già
in situazione di continua precarietà –:
quali urgenti iniziative il Ministro
interrogato intenda assumere per sbloccare tale incresciosa situazione che umilia,
oltremisura, una categoria di lavoratori già
fortemente penalizzata.
(4-04901)
*
*
*
PUBBLICA ISTRUZIONE
Interrogazione a risposta orale:
VOLONTÈ. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto pubblicato a pagina
18 dal quotidiano Il Giornale di giovedı̀ 20
settembre, risulterebbe distribuito in alcuni istituti scolastici del Nord un testo,
scritto da un insegnante di Napoli, dal
titolo inequivocabile: « Il Piccolo Ateo –
anti catechismo per i giovani che non si
vogliono fare fregare »;
obiettivo dell’autore è quello di convertire all’ateismo le giovani generazioni utilizzando argomentazioni grossolane e brutali
aggressioni alla tradizione cristiana –:
quali siano gli istituti scolastici in cui
è stato distribuito il manuale e se ritenga
opportuno che nelle scuole, sia pure nell’ambito della loro autonomia, venga distribuito materiale quale quello descritto
in premessa.
(3-01241)
Camera dei Deputati
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Interrogazione a risposta in Commissione:
GARAGNANI e STRADELLA. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per
sapere – premesso che:
nei giorni scorsi i responsabili del
Polo scolastico di Ovada, con lettera circolare, chiedono a tutte le famiglie di
versare euro 7 per ogni alunno della
scuola d’obbligo per il pagamento della
polizza assicurativa infortuni e R.C.;
la citata polizza è stata sottoscritta
dalle autorità scolastiche senza alcuna
consultazione con le famiglie e senza alcuna trasparenza sulla trattativa;
l’onere assicurativo dovrebbe essere a
carico dell’Ente scolastico trattandosi tra
l’altro di scuola dell’obbligo;
la richiesta non trova corrispondenza
in altre aree della Provincia –:
quali provvedimenti intenda assumere il Ministro per impedire che un
nuovo balzello, frutto di fiscalità creativa
ed ingiusta, gravi sulle famiglie degli scolari ovadesi.
(5-01486)
Interrogazioni a risposta scritta:
PEDRIZZI. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
nel 1977 con la legge 517 in Italia
sono state eliminate le classi differenziali
per studenti disabili;
nell’ultima finanziaria, è stato eliminato il condizionamento del numero degli
insegnanti di sostegno al numero degli
studenti normodotati (fino all’anno scolastico 2006/2007 il numero degli insegnanti
di sostegno per istituto doveva rispettare il
rapporto 1:138);
relativamente all’attribuzione dei posti di sostegno, la normativa vigente, cosı̀
come richiamata dalla Circolare Ministeriale n. 51 del 12 giugno 2007, attribuisce
al Ministero della pubblica istruzione il
potere di adeguare l’organico di diritto (il
numero degli insegnanti di sostegno non
può superare il rapporto 1:138) all’organico di fatto, corrispondente quest’ultimo
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
alle effettive esigenze delle istituzioni scolastiche, il numero degli insegnanti di
sostegno richiesto dalle scuole relativo al
bisogno reale degli studenti disabili autorizzando perciò richieste di posti in deroga
al rapporto 1:138, per aumentare il numero degli insegnanti di sostegno nelle
scuole;
la mancata attribuzione di tali posti
in deroga di fatto cancella e nega il diritto
fondamentale all’educazione e all’istruzione dei ragazzi disabili, diritto sancito
dalla Costituzione e richiamato dalla legge
104 del 1992; negazione che equivale a
isolamento per le fasce più deboli, ghettizzazione e premessa alla regressione
umana, personale e sociale;
nell’anno scolastico 2007/2008 a
fronte di un aumento del 5 per cento
(circa 10.000 alunni certificati in più) della
popolazione scolastica con disabilità corrisponde una diminuzione di insegnanti di
sostegno (5.000 insegnanti in meno) determinata esclusivamente dalla necessità di
dover dar corso ad un’imposizione del
Ministro dell’economia e delle finanze
senza tener conto che la « necessità » e la
« gravità » delle situazioni superano di
fatto il vincolo squisitamente economico
imposto e che il Ministro dell’economia e
delle finanze si deve semplicemente adoperare per attuare quegli scostamenti che
sono necessari per garantire il diritto allo
studio agli alunni diversamente abili;
nella scuola secondaria di secondo
grado, l’alunno che usufruisce del rapporto 1:1 (un insegnante di sostegno per
uno studente disabile) ha diritto a 18 ore
settimanali di sostegno contro le 30-36 ore
effettive di lezioni, ore che sono insufficienti specialmente per quegli alunni che
seguono un piano di lavoro differenziato;
in un’intervista, il vice Ministro della
pubblica istruzione, Mariangela Bastico,
ha affermato che ci sarà un insegnante
di sostegno in più ogni due nuovi studenti disabili (significa che uno studente
disabile deve avere l’insegnate di sostegno
per 9 ore settimanali), attuando questo,
non si considera più la persona con i
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suoi bisogni, tutt’altro, le esigenze degli
alunni disabili diventano secondarie, diventa invece basilare il fattore puramente
numerico;
gli insegnanti di sostegno sono figure
professionali specializzate che in molte
realtà territoriali rappresentano l’unica risorsa umana e culturale per favorire la
crescita personale e sociale degli alunni
diversamente abili;
considerato che da diversi anni, in
ordine alla definitiva attribuzione degli
insegnanti di sostegno, si registrano purtroppo, da parte del Ministero e quindi
degli Uffici Scolastici Regionali, operazioni
di riduzioni del personale di sostegno
creando l’incresciosa quanto paradossale
situazione di dover portare avanti azioni
di protesta e/o azioni giudiziali da parte
delle famiglie per vedere garantito il diritto allo studio dei propri figli; nell’anno
scolastico 2006/2007 nella sola provincia
di Messina ci sono stati sei ricorsi di
genitori alla Magistratura e cinque appelli
del Ministero della pubblica istruzione;
anche per l’anno scolastico 20072008, inopinatamente il Ministero della
pubblica istruzione ha ridotto le assegnazioni dei posti in deroga, dopo averli
autorizzati in base alla normativa richiamata in premessa; tale decisione risulta
inaccettabile ove si consideri che le riduzioni in questione sono frutto di decisioni
di carattere economico – finanziario e
calpestano i principi generali già richiamati che sono determinanti per la crescita
personale di ogni soggetto;
il Ministro, con questa politica di
tagli, acuisce le difficoltà delle famiglie dei
minori disabili, che vedono le istituzioni
come un nemico contro cui lottare e non
un punto di riferimento in caso di bisogno
e inoltre trasmette agli studenti « normodotati » il subdolo messaggio che il compagno di classe disabile è un peso per la
collettività;
alcune istituzioni scolastiche, non
riuscendo ad avere le giuste ore di sostegno, stanno realizzando i laboratori H
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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dove gli insegnati di sostegno raggruppano gli studenti con la programmazione
differenziata, cosı̀ facendo, dopo trenta
anni si riaprono le « vecchie classi differenziali » –:
se intenda promuovere un intervento
urgente affinché il Ministero della pubblica istruzione ripristini immediatamente
le giuste e necessarie assegnazioni di posti
di sostegno in tutte le province e affinché
il numero delle ore di sostegno da assegnare agli alunni non sia vincolato a
nessun tipo di parametro statistico ed
economico ma sia affidato solo al gruppo
di lavoro (neuropsichiatra, psicologo, assistente sociale, docenti) che opera all’interno di ogni singola scuola cosı̀ come
stabilito dall’articolo 5 comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica del
24 febbraio 1994 e affinché venga eliminato il pasticcio, tutto italiano, dell’organico di diritto e l’organico di fatto.
(4-04872)
CECCUZZI. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere – premesso
che:
la Costituzione italiana tutela e promuove il diritto all’istruzione di ogni ordine e grado;
79 bambini sono iscritti, per l’anno
scolastico 2007-2008, presso la Scuola dell’Infanzia di San Quirico d’Orcia, in provincia di Siena e facente parte dell’Istituto
Scolastico Comprensivo di Montalcino;
l’organico di diritto della scuola dell’infanzia di San Quirico d’Orcia risulta
essere di due sezioni più un insegnante,
per un totale complessivo di cinque insegnanti;
le sezioni di tale scuola risultano
composte rispettivamente da 26 alunni
(sezione A), 27 alunni (sezione B) e 26
alunni (sezione C) per quanto riguarda
l’orario antipomeridiano. Per ciò che concerne invece l’orario pomeridiano, a causa
della mancanza di un insegnante, po-
Camera dei Deputati
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tranno essere attivate soltanto due sezioni
e conseguentemente 23 bambini non potranno essere accolti;
negli ultimi anni il comune di San
Quirico d’Orcia è stato interessato da una
costante crescita demografica. Nell’ultimo
anno scolastico la locale Scuola dell’Infanzia ha registrato un incremento di richieste del 25 per cento;
la popolazione di San Quirico d’Orcia
è caratterizzata da un numero consistente
di nuclei familiari provenienti dall’estero.
21 bambini, figli di immigrati e pari al 27
per cento degli iscritti totali, frequentano
attualmente la Scuola dell’Infanzia. Una
situazione che presenta inevitabilmente
problematiche di integrazione, inserimento
oltre a quelle di carattere linguistico e di
apprendimento;
le famiglie di San Quirico d’Orcia
sono costrette a far fronte a disagi, legati
soprattutto agli impegni lavorativi;
l’amministrazione comunale di San
Quirico ha perseguito, negli ultimi anni,
politiche mirate per l’infanzia al fine di
sviluppare ed implementare servizi in
grado di rispondere ai bisogni ed alle
esigenze delle famiglie; è in questo contesto che è stato istituito, nell’anno 2004, un
servizio educativo domiciliare che accoglie
bambini dai 12 ai 36 mesi;
tale livello di politiche educative è
ora seriamente compromesso stante la
negazione per 23 bambini del diritto inviolabile di frequentare l’orario pomeridiano della Scuola dell’Infanzia, al pari di
tutti gli altri alunni della propria comunità
con una conseguente e grave interruzione
della continuità educativa;
i problemi di organico della Scuola
dell’Infanzia (che non permettono di attivare una terza sezione per l’orario antipomeridiano e pomeridiano) risalgono ormai ad alcuni anni fa e sono sempre stati
tempestivamente segnalati agli organi
competenti (a partire dall’Ufficio scolastico
della Regione Toscana);
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
negli anni scorsi sono state attivate,
per far fronte agli evidenti problemi di
organico, soluzioni ed interventi temporanei che non sono riusciti a risolvere, in
maniera definita, la suddetta questione;
si è svolto martedı̀ 18 settembre,
presso i locali della Scuola dell’Infanzia di
San Quirico d’Orcia, il consiglio comunale
straordinario sulle problematiche di organico ed al quale hanno preso parte numerosi cittadini;
il consiglio comunale ha approvato
un atto di indirizzo che dà mandato al
sindaco di intraprendere tutte le iniziative
per garantire che la Scuola dell’Infanzia
possa assolvere pienamente al compito
primario dell’educazione e della formazione dei bambini;
in data 12 settembre 2007 il dirigente
dell’ufficio scolastico provinciale di Siena,
dottor Luigi Sebastiani, ha inviato una
nota alla direzione regionale scolastica per
la Toscana affinché la stessa potesse prendere compiutamente in esame la problematica sollevata dal Comune di San Quirico e pertanto riconoscendo di fatto l’esistenza del problema –:
quali provvedimenti urgenti, ed anche transitori, intenda intraprendere per
assicurare che a tutti i bambini della
Scuola dell’Infanzia di San Quirico d’Orcia
venga data per l’anno 2007-2008;
quali provvedimenti intenda intraprendere affinché nella Scuola dell’Infanzia di San Quirico d’Orcia vengano assicurate modalità organizzative permanenti
per cui, a partire dall’anno scolastico
2008-2009, sia garantita a tutti i bambini
del comune la possibilità di frequentare
sia l’orario antipomeridiano che quello
pomeridiano nel quadro delle rinnovate
esigenze del tessuto demografico e sociale
locale.
(4-04873)
GERMANÀ, LISI, CROSETTO, CARFAGNA, BERNARDO, DI CENTA, ROSSO,
CAMPA, LUCIANO ROSSI, FLORESTA, DI
CAGNO ABBRESCIA, TORTOLI, PELINO,
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
2007
FABBRI, ROMELE, BALDELLI, STAGNO
D’ALCONTRES,
MISURACA,
NAN,
LENNA, PONZO, LAZZARI, OSVALDO
NAPOLI, APREA, VERRO, GIUDICE, FASOLINO, CECCACCI RUBINO, RAO, ROMAGNOLI, FEDELE, PAROLI, FRATTA
PASINI, LICASTRO SCARDINO, MARINELLO, PALUMBO, ZORZATO, MORMINO, MARRAS, VITALI, MINARDO,
DRAGO, D’ALIA, BAIAMONTE, BOCCIARDO, MAZZARACCHIO, DI VIRGILIO,
BERTOLINI, PICCHI, FALLICA, CESARO,
STRADELLA,
BRIGUGLIO,
FRASSINETTI, BONO, CONSOLO, GAMBA, FOTI,
PEDRIZZI, BRIGANDÌ, GOISIS, ALESSANDRI, BODEGA, LUPI, SANTELLI,
GRIMALDI, RAVETTO e BRUSCO. — Al
Ministro della pubblica istruzione. — Per
sapere – premesso che:
nel 1977 con la legge 517 in Italia
sono state eliminate le classi differenziali
per studenti disabili;
nell’ultima Finanziaria, saggiamente,
è stato eliminato il condizionamento del
numero degli insegnanti di sostegno al
numero degli studenti normodotati (fino
all’anno scolastico 2006-2007 il numero
degli insegnanti di sostegno per istituto
doveva rispettare il rapporto 1:138);
relativamente all’attribuzione dei posti di sostegno, la normativa vigente, cosı̀
come richiamata dalla C.M n. 51 del 12
giugno 2007, attribuisce al Ministero della
pubblica istruzione il potere di adeguare
l’organico di diritto (il numero degli insegnanti di sostegno non può superare il
rapporto 1:138) all’organico di fatto, corrispondente quest’ultimo alle effettive esigenze delle istituzioni scolastiche, il numero degli insegnanti di sostegno richiesto
dalle scuole relativo al bisogno reale degli
studenti disabili, autorizzando perciò richieste di posti in deroga al rapporto
1:138, per aumentare il numero degli insegnanti di sostegno nelle scuole;
la mancata attribuzione di tali posti
in deroga di fatto cancella e nega il diritto
fondamentale all’educazione e all’istruzione dei ragazzi disabili, diritto sancito
dalla Costituzione e richiamato dalla legge
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
8076
AI RESOCONTI
104/92. Tutto ciò equivale ad un grave
isolamento per le fasce più deboli, ghettizzazione e premessa alla regressione
umana, personale e sociale;
in quest’anno scolastico 2007-2008, a
fronte di un aumento del 5 per cento
(circa 10.000 alunni certificati in più) della
popolazione scolastica con disabilità, corrisponde una diminuzione di insegnanti di
sostegno (5.000 insegnanti in meno) determinata esclusivamente dalla necessità di
dover dar corso ad un’imposizione del
Ministro dell’economia, senza tener conto
che la necessità e la gravità delle situazioni
superano di fatto il vincolo squisitamente
economico imposto e che il Ministro dell’economia si deve semplicemente adoperare per attuare quegli scostamenti che
sono necessari per garantire il diritto allo
studio agli alunni diversamente abili;
nella scuola secondaria di secondo
grado, l’alunno che usufruisce del rapporto 1 : 1 (un insegnante di sostegno per
uno studente disabile) ha diritto a 18 ore
settimanali di sostegno contro le 30-36 ore
effettive di lezioni, ore che sono insufficienti specialmente per quegli alunni che
seguono un piano di lavoro differenziato;
in un’intervista, il vice ministro Bastico ha affermato che ci sarà un insegnante di sostegno in più ogni due nuovi
studenti disabili (significa che uno studente disabile deve avere l’insegnante di
sostegno per 9 ore settimanali). Tale situazione, però, ponendo una forte attenzione al fattore prettamente numerico,
trascurerebbe la persona con i suoi bisogni, per cui le esigenze degli alunni disabili
risulterebbero secondarie;
gli insegnanti di sostegno sono figure
professionali specializzate che, in molte
realtà territoriali, rappresentano l’unica
risorsa umana e culturale per favorire la
crescita personale e sociale degli alunni
diversamente abili;
purtroppo, da diversi anni, in ordine
alla definitiva attribuzione degli insegnanti
di sostegno, si registrano, da parte del
Ministero della pubblica istruzione e
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
2007
quindi degli Uffici scolastici regionali, operazioni di riduzioni del personale di sostegno, creando l’incresciosa quanto paradossale situazione di dover portare avanti
azioni di protesta e/o azioni giudiziali da
parte delle famiglie per vedere garantito il
diritto allo studio dei propri figli;
nell’anno scolastico 2006-2007, ad
esempio, nella sola provincia di Messina ci
sono stati sei ricorsi da parte di genitori
alla Magistratura e cinque appelli del
Ministero della pubblica istruzione;
anche per l’anno scolastico 20072008, inopinatamente il Ministero della
pubblica istruzione ha ridotto le assegnazioni dei posti in deroga, dopo averli
autorizzati in base alla normativa richiamata in premessa. Tale decisione risulta
inaccettabile ove si consideri che le riduzioni in questione sono frutto di decisioni
di carattere economico-finanziario e calpestano i princı̀pi generali già richiamati
che sono determinanti per la crescita personale di ogni soggetto;
il Ministro, attraverso questa politica
di tagli, acuisce le difficoltà delle famiglie
dei minori disabili, che vedono le istituzioni come un nemico contro cui lottare e
non un punto di riferimento in caso di
bisogno e inoltre trasmette agli studenti
« normodotati » il subdolo messaggio che il
compagno di classe disabile è un peso per
la collettività;
alcune istituzioni scolastiche, non
riuscendo ad avere le giuste ore di sostegno, stanno realizzando i laboratori H
dove gli insegnanti di sostegno raggruppano gli studenti con la programmazione
differenziata, ritornando alle anacronistiche « classi differenziali » –:
se il Ministro in indirizzo non ritenga
urgente ripristinare immediatamente le
giuste e necessarie assegnazioni di posti di
sostegno in tutte le province e che il
numero delle ore di sostegno da assegnare
agli alunni non sia vincolato a nessun tipo
di parametro statistico ed economico ma
sia affidato solo al gruppo di lavoro (neuropsichiatra, psicologo, assistente sociale,
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
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ALLEGATO
B
8077
AI RESOCONTI
docenti) che opera all’interno di ogni singola scuola cosı̀ come stabilito dall’articolo
5, comma 2, del decreto del Presidente
della Repubblica del 24 febbraio 1994 e
che venga eliminato il pasticcio, tutto italiano, dell’organico di diritto e l’organico
di fatto.
(4-04881)
GALANTE e TRANFAGLIA. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per
sapere – premesso che:
la legge Finanziaria del 27 dicembre
2006, numero 296, al comma 611 istituisce
l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ed al comma 612 la
fa subentrare nelle funzioni e nei compiti
finora svolti da INDIRE (Istituto Nazionale
di Documentazione ed Innovazione per la
Ricerca Educativa) e dagli IRRE (Istituti
Regionali di Ricerca Educativa) contestualmente soppressi;
il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 gennaio 2007 ha
nominato i commissari straordinari dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica col compito di assicurare l’avvio delle attività dell’Agenzia;
nomina con scadenza 30 giugno 2007 già
prorogata al 31 dicembre 2007;
i ricercatori ed altri lavoratori dell’istituto ex Indire usufruiscono da anni di
contratti precari in quanto già il suddetto
Istituto non era dotato di un fondo ordinario adeguato e gestiva un bilancio determinato in larghissima parte di fondi
straordinari per progetti;
tutti i lavoratori dell’ex Indire e degli
ex IRRE sono estremamente preoccupati
del protrarsi di questa situazione di
straordinarietà, anche perché da giugno
scorso c’è stata un’interruzione della trattativa sindacale;
a parere degli interroganti, questa
situazione è intollerabile e deve essere
superata al più presto, anche nel rispetto
di quanto già deciso nella Legge Finanziaria 2007 –:
se intenda farsi garante della ripresa
della trattativa sindacale;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
2007
a che punto sia la definizione del
Regolamento e della pianta organica dell’istituenda Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica;
entro quando questi dati verranno
portati a conoscenza dei lavoratori interessati, delle organizzazioni sindacali e
dell’opinione pubblica in generale;
se possa e voglia fin d’ora quantificare il fondo da inserire nella Legge Finanziaria per il 2008, prevedendo il quale
potrà essere assicurato l’avvio della sua
attività.
(4-04886)
GARAGNANI. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere – premesso
che:
l’applicazione nelle varie regioni delle
leggi concernenti il diritto allo studio, pur
nella piena consapevolezza dell’autonomia
delle regioni nel settore summenzionato,
comporta, secondo l’interrogante, che la
diversità di applicazione del menzionato
diritto sul territorio nazionale pone il
problema del dovere dello Stato di garantire in ogni regione ai cittadini la fruizione
di diritti essenziali quali vitto, alloggio,
trasporti e libertà di scelta del percorso
educativo non dal punto di vista quantitativo ma in particolare nell’ottica di usufruire di un diritto essenziale che non può
costituire solamente appannaggio degli
abitanti di alcune regioni e non di altri;
a parte l’ovvia considerazione sull’evoluzione del concetto di diritto allo
studio da un ruolo eminentemente assistenziale all’elargizione di veri e propri
buoni scuola alle famiglie con la conseguente possibilità di effettuare determinate
opzioni culturali per i propri figli, rimane
il fatto che esistono regioni che attraverso
lo strumento del buono scuola, Lombardia
e Veneto ad esempio, hanno stanziato per
il corrente anno scolastico cifre significative a favore delle famiglie che iscrivono i
figli alle scuole paritarie (46 e 20 milioni
Atti Parlamentari
—
XV LEGISLATURA
—
ALLEGATO
B
8078
AI RESOCONTI
di euro rispettivamente) a fronte di un
contributo limitatissimo pari a poco più
del 2 per cento su una cifra di 19 milioni,
previsto, ad esempio, dalla regione EmiliaRomagna, per non parlare di altre realtà
regionali dove non esiste alcun tipo di
intervento in questa delicata ed essenziale
materia –:
se non ritenga opportuno assumere
iniziative che, senza ledere l’autonomia
regionale, definiscano livelli minimi di assistenza validi per tutto il territorio nazionale, trattandosi a parere dell’interrogante, di diritti essenziali che debbono
essere garantiti.
(4-04898)
*
*
*
RIFORME E INNOVAZIONI
NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
2007
è in corso un processo di riordino in
seno alla Pubblica Amministrazione e
nella scuola italiana –:
se non intenda intraprendere urgenti
iniziative da un punto di vista normativo
al fine di valorizzare il titolo di Dottore di
Ricerca nella Pubblica Amministrazione
nonché per sfruttare le competenze specialistiche acquisite nell’ottica dell’attuazione della « qualità » dei servizi e delle
prestazioni;
se non intenda intraprendere urgenti
iniziative da un punto di vista normativo
al fine di valorizzare il titolo di Dottore di
Ricerca nella scuola di ogni ordine e grado
con particolare riferimento alle figure
della dirigenza.
(4-04889)
*
*
*
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
CATANOSO. — Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
Interrogazione a risposta scritta:
la figura del Dottore di Ricerca, oltre
a godere di scarsa attenzione e conoscenza
presso l’opinione pubblica e i non « addetti
ai lavori », trova sempre meno peso e
considerazione nell’ambito di rilevanti settori statali;
il dolcificante chimico conosciuto
come « aspartame » non è stato approvato
per l’utilizzo negli alimenti fino al 1981.
Per oltre otto anni la FIDA (Food and
Drug Administration – Amministrazione
degli Alimenti e dei Medicinali) ha rifiutato di approvarne l’uso a causa delle gravi
conseguenze (convulsioni e tumori al cervello) che questa sostanza aveva provocato
negli animali da laboratorio;
la situazione in cui verte il nostro
sistema Paese richiede necessarie e rapide
misure rivolte ad investire in innovazione,
ricerca e giovani;
l’esistenza di figure fortemente professionalizzate e votate alla dirigenza di
settori strategici della pubblica amministrazione è avvertita sempre più come una
necessità;
i principi di Salisburgo, con i Bologna
Seminars del 2005 e la strategia di Lisbona
del 2000, mettono in luce gli aspetti peculiari che la figura di « ricercatore in
formazione » ha in sé;
PISICCHIO. — Al Ministro della salute.
— Per sapere – premesso che:
secondo denunce fatte anche dalle
associazioni dei consumatori, l’aspartame
causa danni « lenti e silenziosi » in tutte
quelle persone che non hanno reazioni
immediate e che non hanno, quindi un
motivo per evitarlo. Potrebbero essere necessari uno, cinque, dieci, o più anni, ma
alla lunga si manifesteranno gravi problemi (alcuni reversibili e altri no) per
tutte quelle persone che ne fanno uso
abituale. Nel dolcificante, utilizzato, peral-
Atti Parlamentari
—
XV LEGISLATURA
—
ALLEGATO
B
8079
AI RESOCONTI
tro in molti medicinali, infatti, sono presenti alcune sostanze altamente nocive, in
primo luogo il metanolo;
il metanolo è un veleno mortale, si
ricorderà, infatti, che causò la morte e la
cecità di molti consumatori di vino qualche anno fa. All’interno del corpo il metanolo si trasforma in acido formico ed in
formaldeide. Che è una neurotossina mortale. Una valutazione dell’EPA (enviromental Protection agency – Agenzia per la
protezione ambientale – USA) sul metanolo dichiara che il metanolo « viene considerato un veleno ad accumulo, grazie al
bassissimo tasso di escrezione una volta
assorbito. Nel corpo, il metanolo viene
ossidato in formaldeide ed acido formico;
entrambi questi metaboliti sono tossici ». I
ricercatori dell’EPA raccomandano un limite massimo di consumo di 7,8 mg al
giorno. Un litro di bevanda dolcificata con
aspartame contiene circa 56 mg di metanolo. I consumatori abituali di prodotti
contenenti aspartame consumano fino a
250 mg di metanolo al giorno, 32 volte il
limite massimo suggerito dall’EPA –:
quali iniziative intenda intraprendere
per tutelare i consumatori dai pericoli derivanti dall’uso dell’aspartame.
(4-04899)
*
*
*
TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARIO RICCI e OLIVIERI. — Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
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comprensibili conflitti di competenza e
rimbalzi di responsabilità, tanto da consentire al potentato economico locale di
costituire una società privata, la Comecam,
di Franza Vincenzo, Cuzzucrea Aldo e
Mobilia Filippo, col fine di sostituirsi all’Ente Regionale per la gestione del Punto
Franco;
nel Piano Regolatore del porto, redatto dall’Autorità Portuale di Messina,
non esiste alcun riferimento al Punto
Franco mentre, paradossalmente, il piano
strategico regionale, da poco definito, prevede l’attivazione del Punto Franco di
Messina;
il Molo Norimberga, insistente nell’area individuata per il Punto Franco,
attraverso ingenti spese di risorse pubbliche è stato indebitamente adattato e messo
al servizio degli armatori privati per l’attracco delle navi ro-ro, creando situazioni
di pericolo al personale e ai viaggiatori
delle navi FF.SS. e impedendo diversi
utilizzi con ricadute meno « personalizzate » ad uso e consumo dei gruppi privati
che da tempo immemore sfruttano le
risorse cittadine senza garantire alcun ritorno utile alla comunità;
al momento l’unico porto italiano che
gode del Punto Franco, oltre al Porto
Franco di Trieste, riconosciuto e autorizzato dalla Comunità Europea, è quello di
Messina; in posizione strategica anche per
le piccole e medie imprese (come dichiarato dal Prof. Victor Ukmar, massima
autorità del settore in Italia) per ricevere
il traffico mercantile proveniente dal Mediterraneo, dall’Africa subsahariana e dall’Oriente Asiatico;
La Regione Sicilia con Decreto Presidenziale 270/A del 10 novembre 1953
istituiva l’Ente Autonomo Portuale di Messina per la Attuazione del Punto Franco,
con riferimento alla Legge n. 191 del 15
novembre 1951 da ritenersi ancora vigente;
in prospettiva di incombente costituzione, nel prossimo 2010, dell’area di libero scambio del Mediterraneo, Messina
potrebbe realizzare un unico potente hub
commerciale per tutto il « Mare Nostrum »
e rilanciare l’economia dell’intera regione
attraverso il trasporto marittimo e i centri
di stoccaggio in Zona Franca;
da oltre cinquant’anni il progetto di
sicuro sviluppo resta impantanato fra in-
in tale prospettiva, in occasione di
una riunione alla Presidenza del Consiglio
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
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ALLEGATO
B
8080
AI RESOCONTI
dei Ministri, tenutasi il 27 maggio 2003, il
Comune di S. Filippo (in provincia di
Messina), d’intesa con l’Ente Autonomo
Portuale e gli altri soggetti istituzionalmente interessati, ha voluto fortemente
promuovere l’effettiva realizzazione del
Punto Franco mettendo a disposizione le
proprie strutture e l’area costiera per
consentire le necessaria espansione del
progetto, in analogia a quanto già avvenuto a Trieste, in ambito del proprio
territorio comunale che rientra nella competenza portuale di Messina;
il Presidente del Consiglio Romano
Prodi, in occasione della sua visita in Cina,
ha dichiarato: « l’Italia possiede i requisiti
per diventare la porta dell’Oriente, dalla
Cina noi abbiamo sei giorni di navigazione
in meno rispetto ad Amburgo e Rotterdam
ma il 70 per cento di merci cinesi e delle
prime lavorazioni si svolge in quei porti.
Questo significa essere tagliati fuori dallo
sviluppo, l’Italia porta d’Europa vuol dire
che quegli sbarchi, quelle lavorazioni, i
centri di stoccaggio e di servizi devono
venire in Italia. Bisogna dunque potenziare ed attrezzare i porti italiani per
strappare a quelli olandesi il primato del
traffico commerciale proveniente dall’Oriente »;
nell’ultima finanziaria sono stati previsti cento milioni di euro per la realizzazione di zone franche per lo sviluppo del
meridione –:
quali iniziative s’intendano intraprendere per superare il cinquantenario
immobilismo e incentivare l’immediata
realizzazione del Punto Franco che la città
di Messina non può permettersi di non
sfruttare.
(5-01489)
Interrogazioni a risposta scritta:
FALLICA. — Al Ministro dei trasporti. —
Per sapere – premesso che:
il trasporto ferroviario nazionale in
particolare per le tratte che percorrono il
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
2007
Mezzogiorno d’Italia e le isole, versa in
una situazione di degrado divenuto intollerabile;
i forti disagi per i passeggeri causati:
dai frequenti ritardi con cui i treni giungono a destinazione, dai servizi igienici in
pessime condizioni, dalla scarsa pulizia
delle vetture dimostrano l’estrema inefficienza con cui il management di Trenitalia
gestisce il servizio ferroviario del nostro
Paese;
un recente esempio in negativo è
stato rappresentato dal treno espresso Torino-Villa San Giovanni, partito il 29 luglio
2007 dalla stazione di Torino alle ore
19,50 e arrivato alla stazione di Villa San
Giovanni, in Calabria, alle ore 19,30 del
giorno dopo, con quasi nove ore di ritardo
sulla tabella di marcia;
i treni Eurostar che percorrono le
tratte meridionali della rete ferroviaria,
sono equipaggiati con vetture il più delle
volte obsolete, con aria condizionata malfunzionante, spesso senza vagone ristorante e con personale di bordo insufficiente;
tutto questo avviene mentre il transito sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria è fortemente rallentato per il prolungarsi eccessivo dei lavori di ammodernamento, il che determina una complessiva
situazione di difficoltà dei trasporti di
persone e merci, per il sud e per la
Sicilia –:
quali provvedimenti urgenti intenda
adottare al fine di garantire standard di
collegamenti accettabili anche per il Mezzogiorno d’Italia e per le isole;
quali iniziative, inoltre, intenda assumere per tutelare i viaggiatori di fronte
alle inadempienze ed ai disservizi di Trenitalia, che dovrebbe tenere in maggior
conto i diritti e le esigenze degli utenti;
se non ritenga infine opportuno ed
urgente attivare le procedure per chiedere
le dimissioni e provvedere alla sostituzione
dei massimi responsabili di Trenitalia.
(4-04891)
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8081
AI RESOCONTI
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e
REINA. — Al Ministro dei trasporti, al
Ministro dell’economia e delle finanze. —
Per sapere – premesso che:
l’orario di Trenitalia s.p.a. relativo al
secondo semestre del 2007 ha previsto una
significativa riduzione del numero dei
treni a lunga percorrenza tra la Sicilia e
il resto d’Italia;
in seguito ad una interrogazione dei
sottosegretari interroganti, il Ministro
Bianchi nei fatti si è formalmente impegnato, nel corso della seduta della Camera
dei Deputati del 27 giugno 2007, ad attivarsi per consentire il ripristino di alcune
o di tutte le corse soppresse;
il piano industriale 2007-2011 del
Gruppo Ferrovie dello Stato, fotografando
la situazione di grande divario della rete
ferroviaria italiana tra Centro-Nord e Sud,
sembra voler abbandonare il Sud e privilegiare le tratte più remunerative del
Nord;
la indeterminatezza del piano industriale delle Ferrovie dello Stato, lascia
spazio ad un possibile disimpegno del
gruppo riguardo alle tratte a lunga percorrenza;
le scelte strategiche intraprese dal
Gruppo Ferrovie dello Stato, finalizzate a
migliorare i bilanci della società, non devono assolutamente aumentare il divario
infrastrutturale tra Nord e Sud, ed isolare
definitivamente la Sicilia –:
quali iniziative concrete il Ministro
dei trasporti abbia intrapreso e intenda
intraprendere per dare seguito alle promesse di ristabilimento delle tratte a lunga
percorrenza tra la Sicilia e il resto d’Italia;
quali azioni il Ministro dell’economia
e delle finanze, azionista unico del Gruppo
Ferrovie dello Stato, abbia intenzione di
promuovere per far in modo che il piano
industriale 2007-2011 della società, che
detiene il monopolio del trasporto su rotaia, non contribuisca a marginalizzare il
Sud.
(4-04903)
*
*
*
Camera dei Deputati
—
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SEDUTA DEL
20
SETTEMBRE
2007
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPARINI, STUCCHI, GOISIS, GRIMOLDI e PINI. — Al Ministro dell’università e della ricerca, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 4 e il 5 settembre 2007 si sono
tenute le prove di ammissione per l’iscrizione al primo anno di corso, relative
all’anno accademico 2007-2008, per le facoltà a numero chiuso per accedere ai
corsi di laurea in medicina e chirurgia e in
odontoiatria;
la legge 2 agosto 1999, n. 264, recante « Norme in materia di accessi ai
corsi universitari », ha disciplinato ex novo
la materia degli accessi universitari per
quanto concerne i corsi a numero programmato – in ottemperanza alle indicazioni contenute nella sentenza della Corte
costituzionale 23-27 novembre 1998,
n. 383, e in ottemperanza anche a reiterate richieste del Parlamento, sia nelle
Commissioni che in Aula, affinché il Governo assumesse l’iniziativa di disciplinare
con legge formale la materia dell’accesso
ai corsi a numero programmato;
alla prova di ammissione che prevedeva 80 quesiti a risposta chiusa, di cui 2
palesemente erronei (il 2,5 per cento dei
quesiti posti) hanno partecipato circa
70.000 studenti, per 7.000 posti disponibili
nelle 37 sedi italiane;
l’errore nella stesura delle domande
ha determinato un’accelerazione delle indagini avviate nel periodo 2002-2006 nelle
Università di Bari, Chieti, Messina e Ancona, relative alle preselezioni per l’accesso alle facoltà di medicina e chirurgia
e di odontoiatria a numero chiuso;
la Procura della Repubblica di Catanzaro ha ritenuto di intervenire per il
test di medicina della locale Università,
rilevando buste aperte e palesi manomissioni dei risultati e avviando pertanto una
indagine;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8082
AI RESOCONTI
dalle indagini condotte dalla Guardia
di finanza è emerso un sistema capillare di
« aiuti esterni », anche attraverso l’utilizzo
di telefoni cellulari, che avrebbe coinvolto
una cinquantina di candidati all’esame e
che farebbe capo ad un’organizzazione
collegata con personale interno degli atenei coinvolti;
l’ipotesi investigativa ipotizza i reati
di associazione a delinquere finalizzata
alla corruzione e alla truffa ai danni dello
Stato;
l’accaduto mette in serio dubbio la
veridicità delle prove di ammissione e la
loro attendibilità rendendo probabile un
significativo numero di ricorsi dall’esito
quantomeno imprevedibile per l’amministrazione;
è inaccettabile la logica per cui alla
mancanza di strutture e mezzi adeguati si
risponda, al fine di garantire adeguati
standard formativi, tagliando il numero di
studenti che possono accedere ai corsi
universitari;
pur riconoscendo la necessità di dover « regolare » l’accesso in facoltà particolarmente ambite dagli studenti, sarebbe
opportuno elaborare altri criteri meno
discriminanti e penalizzanti di quelli vigenti, ma più validi sotto il profilo formativo e che garantisca a tutti, indipendentemente dalle proprie condizioni di
partenza, l’accesso ai saperi ed alle conoscenze;
le notizie di questi giorni sono solo le
ennesime dimostrazioni di un sistema che
non funziona, basato su clientelismo e
favoritismi –:
quali iniziative intraprenderà per garantire la corretta valutazione dei candidati;
se abbia intenzione di avviare una
indagine interna al Ministero per accertare
i responsabili degli errori nella prova di
medicina e se ritenga utile che si avvalga
ancora di tali collaboratori.
(5-01488)
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
Interrogazioni a risposta scritta:
CATANOSO. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il contributo previdenziale sulle borse
di studio percepite dai dottorandi di ricerca – il cui lordo è stato fissato euro
10.561,54 con decreto ministeriale 14 dicembre 1998 – è passato dal 12 per cento
del 1999 al 20 per cento del 2007 con salti
biennali;
tale passaggio comporta la possibilità
di accantonare maggiori contributi nella
Gestione Separata INPS ed è di per sé un
fatto positivo;
il disagio che ne risulta – sebbene
appaia esiguo (si tratta di una cifra che
oscilla tra i 10 e i 20 euro mensili) – va
ad incidere su una cifra già percepita
come iniqua dagli studenti nel confronto
con il panorama europeo e, per lo più, in
contrasto con le attese del Paese;
l’aumento dell’aliquota previdenziale
di fatto si traduce in una riduzione del
netto percepito dagli studenti, abbassando
ulteriormente una borsa che è già fortemente insufficiente;
in vari atenei italiani sta nascendo
una protesta degli studenti di dottorato;
l’associazione A.D.I. (Associazione
Dottorandi e dottori di ricerca Italiani) ha
lanciato una campagna dal titolo « se potessi avere 1.000 euro al mese » rivolta ad
alzare di fatto il minimo della borsa
(www.dottorato.it/milleeuro);
il Governo, nelle figure del Presidente
e di autorevoli esponenti, tra cui il Ministro in indirizzo, ha più volte manifestato
la convinzione che è cruciale per il Paese
investire in ricerca e nelle giovani generazioni –:
se non ritenga opportuno individuare, nell’ambito della prossima legge
finanziaria per il 2008, un apposito capitolo di spesa destinato a coprire l’aumento
di prelievo previdenziale subito dalle borse
di dottorato, eventualmente recuperando
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
8083
AI RESOCONTI
risorse dai fondi che gli atenei hanno
dovuto restituire allo Stato per effetto del
cosiddetto decreto « tagliaspese »;
se non intenda intraprendere urgenti
iniziative da un punto di vista normativo
al fine di modificare l’importo della borsa
di studio stabilito dal 1998 in un minimo
di euro 10.561,54 ma che, nelle intenzioni
del legislatore, doveva adeguarsi nel corso
degli anni.
(4-04883)
IACOMINO e DE CRISTOFARO. — Al
Ministro dell’università e della ricerca. —
Per sapere – premesso che:
ogni anno gli studenti per accedere
alla Facoltà di Medicina e Chirurgia sono
sottoposti a prove selettive con test che
spesso non rispondono, sia sul piano della
correttezza della loro formulazione che
della trasparenza, agli obiettivi di meritocrazia e qualità della nostra Università;
tali prove selettive di accesso, nonostante in linea con le norme comunitarie,
minano il diritto allo studio, sancito dalla
costituzione, e alla scuola di massa consentendo maggiori possibilità soltanto a
chi ha più strumenti finanziari e a chi si
trova in un ordine sociale vantaggioso.
Infatti numerosi sono i corsi preparatori
alla prova che in questi anni si sono
moltiplicati e che implicano impegni economici delle famiglie e che non a tutti è
dato avere;
nelle prove di ammissione ai corsi di
laurea in Medicina e Chirurgia (anno accademico 2007-2008) si sono verificati errori di formulazione a due specifici quesiti
confermati anche dal Ministro dell’università e della ricerca;
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
ruzione e che il Ministro dell’università e
della ricerca abbia individuato in Taranto
la sede dove maggiormente il fenomeno si
è consumato –:
se il Governo intenda assumere iniziative legislative tendenti a restituire il
diritto allo studio a tutti gli studenti italiani cosı̀ come avviene in altri paesi
europei, come la Francia per esempio,
dando cosı̀ un’autentica interpretazione
dell’indirizzo comunitario al fine di garantire il sacrosanto diritto allo studio dei
giovani studenti.
(4-04887)
CATANOSO. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la figura del Dottore di Ricerca, oltre
a godere di scarsa attenzione e conoscenza
presso l’opinione pubblica e i non « addetti
ai lavori », trova sempre meno peso e
considerazione nell’ambito di rilevanti settori statali;
la situazione in cui verte il nostro
sistema Paese richiede necessarie e rapide
misure rivolte ad investire in innovazione,
ricerca e giovani;
l’esistenza di figure fortemente professionalizzate e votate alla dirigenza di
settori strategici, quali quelli della ricerca
e dell’innovazione, è avvertita sempre più
come una necessità;
i princı̀pi di Salisburgo, con i Bologna
Seminars del 2005 e la strategia di Lisbona
del 2000, mettono in luce gli aspetti peculiari che la figura di « ricercatore in
formazione » ha in sé –:
nella Facoltà di Medicina e Chirurgia
di Napoli si sono verificati episodi poco
trasparenti, tra i quali la consegna ad
alcuni studenti del plico aperto contenente
i quesiti;
se non intenda intraprendere urgenti
iniziative da un punto di vista normativo
al fine di valorizzare il titolo di Dottore di
Ricerca nell’Università per quanto compete l’assegnazione dei contratti di docenza a termine e degli assegni di ricerca;
si è accertato come in diverse Facoltà italiane, come riportato dai quotidiani, la trasparenza della prova sia stata
vanificata dall’imbroglio e da atti di cor-
se non si reputi necessario procedere
ad una valutazione dei titoli preferenziali
per l’accesso ai concorsi di ricercatore, in
particolare riguardo al peso specifico del
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
titolo di Dottore di Ricerca e di eventuali
borse post-dottorato nella prevista regolamentazione dei concorsi per il reclutamento straordinario;
se non ritenga opportuno istituire
figure dirigenziali negli enti pubblici e
privati di Ricerca che richiedano il predetto titolo;
se non intenda rivisitare il rapporto
tra la formazione ricevuta nell’ambito del
dottorato e le scuole di specializzazione.
(4-04890)
PAOLO RUSSO e CESARO. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per
sapere – premesso che:
il 4 e 5 settembre 2007 nei 37 atenei
di tutt’Italia si sono tenute le prove di
ammissione per accedere ai corsi di laurea
a numero chiuso di medicina e chirurgia
ed odontoiatria cui hanno partecipato
circa 70.000 studenti per 7000 posti disponibili;
è di questi giorni la notizia, cui la
stampa nazionale ha dato grande risalto,
dell’errore compiuto dal Ministero nella
redazione dei test di ammissione. Nello
specifico è emerso che la domanda 71 e la
79 del test di ammissione alla Facoltà di
Medicina e Chirurgia erano completamente erronee in quanto la prima presentava più risposte possibili ed alla seconda
addirittura non era possibile rispondere
con nessuna delle cinque soluzioni proposte. Da ciò la decisione, paradossale, del
Ministero di annullare i due quesiti e di
ritenere valida la prova sostenuta che
verrà pertanto valutata non su 80 quesiti
ma su 78;
si aggiunga a ciò che anche i test di
ammissione ad odontoiatria presentavano
errori alle domande 41 e 52 ma in questo
caso le conseguenze sono e saranno maggiori poiché non essendosi la Commissione
accorta del problema ha stilato e provveduto a pubblicare le graduatorie considerando come valide anche le risposte date
ai quesiti formulati in maniera errata;
Camera dei Deputati
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negli stessi giorni altri scandali hanno
colpito molte Università Italiane: a Catanzaro la Procura ha avviato un’indagine su
alcuni plichi di test universitari risultati
aperti da cui si ipotizza siano stai sottratti
i test ancor prima della prova attitudinale;
a Bari a seguito di una accurata indagine
svolta dalla Guardia di Finanza è emerso
invece che operava un comitato d’affari
composto da personale interno, amministrativo e docente, che in cambio di elargizioni in danaro garantiva agli studenti di
superare la prova senza problemi. Le
indagini hanno portato alla luce una vera
e propria organizzazione criminale, la
quale, azionando meccanismi corruttivi
che sembra coinvolgano in maniera pesante anche il corpo docente, consentiva
dietro pagamento di somme vicine ai trentamila euro di essere ammessi al corso di
laurea prescelto;
l’ipotesi investigativa ipotizza i reati
di associazione a delinquere finalizzata
alla corruzione ed alla truffa ai danni
dello Stato;
emerge, inoltre dall’analisi comparativa dei dati dei vari Atenei Italiani che
inspiegabilmente alcune Università abbiano gli studenti più bravi d’Italia come
quella di Messina, già al centro di note
vicende giudiziarie, che addirittura superano anche la media nazionale;
le anomalie sembrano comunque
coinvolgere moltissimi altri atenei per cui
hanno cominciato a moltiplicarsi le denunce di errori materiali ed anomalie
come quelle accertate presso l’Università
Cattolica di Milano, ove i candidati hanno
evidenziato come nell’aula dove si svolgeva
la prova siano arrivate decine di buste in
più rispetto ai partecipanti e che le stesse
transitavano liberamente tra l’esterno e
l’interno dell’aula;
tale complesso di situazioni di palese
illegalità, di errori materiali e di presumibili scorrettezze mette in serio dubbio
la veridicità delle prove e la loro attendibilità nonché l’evidente disparità di trattamento tra uno studente e l’altro, ed
hanno dimostrato che il meccanismo di
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
selezione non è in grado di accertare le
competenze ed il grado di professionalità
degli studenti né tantomeno di rappresentare un efficace strumento di selezione in
quanto le domande proposte, talvolta, non
hanno alcun nesso disciplinare con la
materia di laurea;
tale situazione rende probabile prevedere che gli studenti esclusi ricorreranno innanzi ai Tribunali amministrativi
al fine di vedere tutelate le proprie ragioni; tali giudizi, come negli anni passati,
nei quali si ci è poi apprestati a varare un
provvedimento di sanatoria, si concluderanno sicuramente con un esito sfavorevole per l’amministrazione competente;
a tal proposito le associazioni studentesche si sono mobilitate per dare
battaglia mobilitandosi con proteste presso
tutti gli atenei –:
se non ritenga nell’ambito dei suoi
poteri ispettivi e di controllo di avviare
un’indagine interna al fine di valutare e
verificare le irregolarità di quanto esposto
in premessa;
se non ritenga opportuno, viste le
anomalie in merito alle vicende sopra
esposte, annullare le prove di accesso che
si sono svolte nei giorni scorsi per dar
prova della legittimità e della trasparenza
delle procedure seguite;
se non intenda, per l’anno accademico in corso, adottare un provvedimento
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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ad hoc al fine di superare sul nascere
eventuali azioni legali che farebbero perno
sulle irregolarità sopra denunciate;
quali iniziative intenda assumere nell’immediato al fine di disciplinare l’iscrizione negli atenei italiani con criteri e
metodi diversi da quelli vigenti che tengano in considerazione i curricula dei
candidati e la loro preparazione specifica
per arrivare ad un sistema che eviti per il
futuro, dubbi perplessità e preoccupazioni
e che impedisca ai più meritevoli di esercitare il diritto costituzionalmente garantito alla loro istruzione.
(4-04893)
Apposizione di una firma
ad una risoluzione.
La risoluzione in commissione Tassone
n. 7-00271, pubblicata nell’allegato B ai
resoconti della seduta del 17 settembre
2007, deve intendersi sottoscritta anche
dal deputato Sanza.
Apposizione di una firma
ad una interpellanza.
La interpellanza urgente Meloni ed altri n. 2-00695, pubblicata nell’allegato B ai
resoconti della seduta del 2 agosto 2007,
deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Raisi.
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