Capitolo IV - Scuola Nazionale dell`Amministrazione

Transcript

Capitolo IV - Scuola Nazionale dell`Amministrazione
4
Antonio Cenini
E-government per lo sviluppo.
Il piano del Governo
per la digitalizzazione
della Pubblica Amministrazione
E-government è la ricetta italiana per migliorare la
qualità e l’accessibilità dei servizi pubblici. È il tentativo di radicale trasformazione del rapporto tra la Pa e
E-government:
i cittadini fondato sul potenziamento dell’efficienza
concetti generali
interna delle amministrazioni attraverso l’avvio di importanti progetti di riorganizzazione basati sul determinante e irrinunciabile ricorso alle tecnologie ed all’innovazione. Precondizione essenziale, questa, per
aggiungere valore al servizio pubblico e consentire di
rispondere alla nuova qualità della domanda espressa dai cittadini e dalle imprese.
Più compiutamente, è la realizzazione delle iniziative di integrazione ed interoperabilità del sistema della Pa diffusa sul territorio, in modo da consentire l’accesso ai
servizi da qualsiasi sportello fisico di ogni soggetto che svolge funzioni pubbliche
(scuole ed ospedali, ministeri, comuni, ecc.). È evidente che non si intende confinare i benefici delle azioni di e-government ai soli mezzi di accesso telematico, ma
offrire sia in modalità fisica sia in modalità virtuale il godimento di servizi pubblici erogati in tempi rapidi e in modalità trasparente. Ma sarà possibile effettuare anche un’integrale inversione dell’impostazione tradizionale dei servizi per cui all’utente non dovranno più essere richieste informazioni già a disposizione della Pa, e
non dovrà più essere richiesta una conoscenza dell’organizzazione interna dello Stato per sapere a chi rivolgersi per soddisfare le proprie esigenze. Ad esempio, sarà
sufficiente comunicare variazioni anagrafiche una sola volta e ad un unico sportello, in qualunque località d’Italia. E-government è anche la scommessa, l’ambiziosa
sfida, il “sogno” del Governo Berlusconi di creare un modello di stato digitale, entro il 2006, che sia da esempio per tutti i Paesi europei. Il Presidente del Consiglio
è tra i più entusiasti sostenitori di questo progetto, ed annuncia che “per quella data saranno trenta milioni le carte di identità elettroniche in tasca ai cittadini per abolire le code, le attese, favorire la trasparenza”. L’accesso on line sarà possibile per i
due terzi delle pratiche; le comunicazioni all’interno della Pa avverranno con la po-
1
76
ANTONIO CENINI
sta elettronica. In sostanza, dal pagamento delle tasse, ai passaggi di proprietà, ai
documenti di ogni genere, alla ricerca di posti di lavoro, tutto sarà possibile tramite Internet. Per far questo il Governo ha istituito sin dall’inizio della nuova legislatura un apposito Dipartimento per l’Innovazione Tecnologica, presso la Presidenza
del Consiglio, guidato dal Ministro Lucio Stanca, ex manager Ibm, che ha mosso i
primi passi in un settore che andava completamente riorganizzato stabilendo, tra le
basilari priorità, l’imperativo di “rendere omogeneo il sistema di riconoscimento del
cittadino, visto che attualmente ci sono 41 metodi diversi sparsi tra le varie amministrazioni locali. Sarà necessario convogliare su un unico sito tutti i servizi pubblici offerti con un occhio di riguardo alle necessità burocratiche delle imprese. Si dovrà colmare lo squilibrio digitale tra Sud e Nord Italia con l’obiettivo di medio periodo di erogare l’80 per cento dei servizi all’80 per cento degli utenti”.
È doveroso segnalare che il piano d’azione per l’e-government fu lanciato nel
giugno 2000 dal Governo Amato, su diretto impegno dell’ex Ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini. Questo consisteva in una serie di provvedimenti
studiati per favorire l’innovazione tecnologica nella Pa italiana e prevedeva una
successione di tappe per realizzare tre obiettivi principali: migliorare l’efficienza interna delle amministrazioni, offrire servizi integrati ai cittadini e alle imprese superando le frammentazioni imposte dalle competenze di ciascun ente, garantire a tutti l’accesso telematico alle informazioni e ai servizi erogati. Un lavoro certamente
ambizioso e complesso che non giunse ad una considerevole realizzazione per cause evidentemente politiche e per ragioni tecniche scaturenti da prevedibili problemi
relativi alla rigidità di un macchinoso sistema burocratico ed alla difficoltà del reperimento dei fondi necessari.
Il nuovo Governo ha il merito, fino ad ora, di avere inserito l’e-government tra
le priorità strategiche della legislatura, evitando di snaturarlo negli obiettivi originari e proiettandolo in uno scenario internazionale. Infatti, con la Conferenza di Palermo dello scorso aprile, ottenuta la collaborazione del Segretario Generale dell’Onu, Kofi Annan, del Presidente della Banca Mondiale, James Wolfensohn, ed alla presenza delle delegazioni di 70 Paesi, l’e-government si è trasformato in uno
strumento di sviluppo per i Paesi poveri o emergenti. L’Italia metterà in campo 6,5
milioni di dollari iniziali per l’avvio di cinque progetti-pilota con Albania, Tunisia,
Giordania, Mozambico e Nigeria, proponendosi di estendere le “opportunità di modernizzazione – come ha affermato lo stesso Stanca – trasparenza e democratizzazione ai Paesi che lo chiederanno”.
E-GOVERNMENT PER LO SVILUPPO
77
Per quanto riguarda la specificità italiana, la rinnovata
rotta del progetto e-government è chiaramente impostata dalla Direttiva Stanca del dicembre 2001, indirizE-government:
zata alle Pa centrali e diventata elemento operativo
il Piano del Governo
della strategia del Governo “per rendere l’Italia un
Paese leader dell’era digitale”. Cinque saranno le mosse per creare un rapporto e una connessione diretta tra
Stato e cittadini, per meglio dire una “transazione definita e compiuta dal Governo al cittadino e dal cittadino al Governo”: 1) e-government nelle Regioni e negli enti locali; 2) un portale
nazionale in luogo dei circa duemila della Pa; 3) la carta d’identità elettronica; 4)
una rete nazionale per facilitare l’accesso da parte degli utenti; 5) la sicurezza dell’infrastruttura tecnologica per evitare che, aumentando i servizi in rete, possa essere violata la privacy. Solo attraverso l’esecuzione dei suddetti passaggi si potranno determinare le seguenti trasformazioni visibili e misurabili nella Pa, un miglioramento dell’efficienza e dell’economicità della gestione migliorando i processi di
back office, ossia affidando responsabilità di coordinamento e organizzazione alle
amministrazioni centrali e ristrutturando un approccio standard di investimenti, non
esclusivamente nel “retrobottega amministrativo” (contabilità, mandato informatico, gestione del personale); la realizzazione della procurement card per i responsabili dell’ufficio acquisti via Internet; la gestione della contabilità finanziaria ed economica esclusivamente in forma digitale e l’approvazione dei documenti con la firma elettronica; l’attuazione del nuovo e digitale Sistema Unitario di Amministrazione e gestione del personale; la dotazione di una postazione informatizzata per la
maggior parte del personale; la sostituzione del tesserino individuale di ogni dipendente con la carta multiservizio elettronica; la valorizzazione del patrimonio informativo delle amministrazioni; dello sviluppo delle competenze informatiche dei dipendenti dello Stato; la diffusione dell’e-learning nella Pa (formazione a distanza
dei dipendenti).
Più dettagliatamente, le cinque mosse precedentemente descritte sono ovviamente connesse tra loro in base all’idea-guida dell’interoperabilità fra tutti i sistemi
informatici, centrali e locali, per rendere possibile l’erogazione dei servizi integrati
di sportello ed evitare conseguentemente pericolose frammentazioni. Sistema nevralgico di tutto ciò sarà la rete telematica nazionale, avente la finalità di unificare
le reti istituzionali esistenti ai vari livelli attraverso un accordo di interconnessione
gestito da diversi provider. In questo caso, emerge la possibilità di coesistenza di
una logica “federalista e decentrata” che attribuisce agli enti locali (Comuni, Province, Regioni, uffici periferici della sanità, del commercio e del fisco) un ruolo primario nel rapporto diretto e interattivo con i cittadini, espletando una funzione di
front office aperti al pubblico; e una logica “centralista”, ma non gerarchica, del por-
2
78
ANTONIO CENINI
tale nazionale da considerare tuttavia come un grande network costruito su standard
comuni, un punto di organizzazione, di ingresso e di orientamento. Un’unica porta
di accesso, quindi, a tutti i servizi digitali della Pa che si chiamerà “e-Italia” e costituirà, “una base di aggregazione delle informazioni relative al funzionamento dello Stato, agli iter procedurali della Pa ed alle modalità di erogazione dei servizi alla collettività. In particolare, e-Italia sarà caratterizzato da funzioni finalizzate a
qualificare l’offerta di servizio, a trasmettere al cittadino una visione unitaria e facilmente accessibile della Pa, configurandosi, altresì, quale strumento di cooperazione tra le diverse amministrazioni. Anzitutto, e-Italia garantirà l’organizzazione
dei contenuti informativi, secondo uno schema logico che ripercorre i principali episodi della vita del cittadino, l’indirizzamento intelligente ai servizi digitali offerti
dalla Pa centrale e locale e la composizione di una vetrina di contenuti organizzati
per aree tematiche trasversali rispetto agli episodi della vita, relative alle nuove tecnologie ed alla società digitale (notizie e forum di discussione su Carta Nazionale
dei Servizi, Carta di Identità Elettronica, Rapporti sulla Società dell’informazione).
Si verrà a creare in questo modo, all’interno del portale stesso, una sorta di “Pagine gialle della burocrazia”, un indirizzario della Pa, motori di ricerca sui contenuti
interni e strumenti di interazione e transazione utilizzabili attraverso la firma digitale, l’identity card e le carte di pagamento. L’eventuale successo di “e-Italia” non
può prescindere, ovviamente, dall’impegno delle singole amministrazioni che dovranno fornire il proprio contributo per rendere disponibili i contenuti di propria
competenza nel portale, garantendone il continuo aggiornamento e monitoraggio.
Pertanto, in relazione alla necessità di erogare la più ampia gamma di servizi digitali integrati a cittadini, ministeri, uffici ed enti pubblici sono chiamati ad agevolare la realizzazione delle soluzioni tecnologiche di integrazione del portale con i propri siti Internet. La Direttiva Stanca prescrive che “la collaborazione tra le amministrazioni dovrà essere supportata dalla costituzione, nel corso del 2002, di gruppi di
lavoro comuni, la cui attività sarà orientata all’interpretazione delle esigenze dei cittadini ed alla predisposizione delle migliori risposte”. Inoltre, un obiettivo da conseguire, in tempi rapidi, è l’operazione di restyling di tutti i siti prevalentemente informativi delle varie amministrazioni, per renderli più vicini ai cittadini e in grado
di fornire notizie anche di attualità ed in tempo reale. Dovranno essere privilegiati,
infine, siti interattivi tali da consentire lo scambio bidirezionale di informazioni tra
amministrazioni e cittadini.
Come anticipato, uno dei mezzi a disposizione degli utenti per beneficiare dei
servizi via via fruibili in rete sarà la nuova carta d’identità elettronica, già sperimentata in oltre cento Comuni italiani (Roma, Milano, Bologna, Napoli, Bari, Catania, Perugia, Trieste, ecc.). Di fatto questa è una smart card prodotta dall’Istituto
Poligrafico e Zecca dello Stato, che conserva la funzione di documento di riconoscimento personale, ma progressivamente diventerà uno strumento multifunzionale
E-GOVERNMENT PER LO SVILUPPO
79
di garanzia per l’accesso sicuro ai servizi on line. L’identificazione del titolare è assicurata dai dati stampati sulla card, che contengono le generalità del cittadino. Il
microchip riproduce in formato digitale queste informazioni, ma permette anche la
memorizzazione di ulteriori chiavi di accesso ai servizi, prima fra tutte la firma digitale. Nel momento in cui la diffusione delle nuove carte raggiungerà un livello
omogeneo sul territorio nazionale, diventerà reale anche la caduta del vincolo territoriale proposta dal piano e-government, e si potranno ottenere certificati e prestazioni da parte dell’amministrazione pubblica ovunque ci si trovi. È verosimile, peraltro, che in futuro si potrà votare per il collegio elettorale di appartenenza anche
trovandosi al di fuori della zona di residenza. Ogni Comune, inoltre, potrà integrare a sua discrezione nella carta d’identità altri documenti o servizi civici, come la
tessera sanitaria, la tessera elettorale e il pagamento dei tributi, mentre l’unico vincolo verso l’amministrazione centrale è la trasmissione delle variazioni sostanziali
delle anagrafi.
Grande attenzione nell’interazione con la Pa è riservata ai dipendenti pubblici,
che usufruiranno di una carta multiservizi, in sostituzione dell’attuale tesserino di
riconoscimento, adibita a diversi usi quali ad esempio il controllo degli accessi, la
firma digitale, l’identificazione personale, l’addebito mensa ecc. Ma a parte il microchip in dote agli statali, l’obiettivo del Ministro Stanca è di ottimizzare l’attività dei dipendenti intervenendo su più fronti: dotazione di una postazione di lavoro
informatizzata, successivamente al completamento della cablatura delle amministrazioni, in modo da consentire la totale interoperabilità. “Di conseguenza – si legge nella Direttiva – tutte le postazioni di lavoro dovranno essere in rete, disporre di
collegamento ad Internet, di una stampante di servizio, del software di office automation in dotazione all’amministrazione”. Sono previsti, inoltre, corsi di formazione a distanza per completare l’alfabetizzazione tecnologica ed informatica dei dipendenti, favorendo l’apprendimento della lingua inglese, oltreché l’utilizzo di Internet. Pilastro portante di questo processo di formazione sarà il ricorso all’e-learning, ovvero la diffusione di tecniche di formazione a distanza per promuovere l’affermazione della cultura tecnologica nella Pa e fornire un supporto alla crescita delle competenze professionali dei dipendenti. I programmi di formazione sull’Information and Communication Technology potranno fare leva sulle opportunità offerte dall’e-learning, consentendo un’alfabetizzazione informatica omogenea e coordinata all’interno della Pa. Contestualmente allo sviluppo delle proprie competenze
tecnologiche, i dipendenti pubblici saranno investiti di maggiori responsabilità come nel caso dell’avvio della piattaforma e-procurement che consentirà tutte le attività di acquisizione di beni e servizi per via elettronica. Nel corso del 2002 il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie si preoccuperà di predisporre il regolamento sul commercio elettronico e sulle aste on line, al fine di disciplinare la materia, e studierà la possibilità di introdurre procurement card per i responsabili del-
80
ANTONIO CENINI
la funzione acquisti, al fine di aumentare la responsabilizzazione dell’acquisto, indicando chiari limiti per tipologia di voci, di acquisto o per importi di spesa. Sul
versante della contabilità pubblica, entro la fine del biennio 2002-2003 le singole
amministrazioni saranno obbligate a far scattare programmi ad hoc per la progressiva eliminazione della modalità di compilazione manuale dei documenti. Ogni
operazione di natura contabile (gestione degli stanziamenti, assestamenti, impegni,
mandati di pagamento) dovrà essere effettuata telematicamente e tutti i documenti
dovranno essere approvati con firma elettronica. Per attuare il controllo di gestione,
inoltre, tutte le amministrazioni dovranno dotarsi, entro il 2002, di sistemi informativi di gestione della contabilità finanziaria ed economica che, oltre a garantire gli
adempimenti contabili richiesti dalla normativa, costituiranno strumenti di controllo della performance e dell’efficienza delle strutture. Nel contempo, un ruolo importante sarà svolto dalla Consip (Concessionaria Servizi Informatici Pubblici Spa)
nell’avvio pratico del servizio, si sta pensando di creare centri e-procurement regionali sulla spesa sanitaria che poi potranno evolvere e specializzarsi anche in altri campi. Non può passare in secondo piano, a questo punto, l’attenzione che l’egovernment focalizza sull’uso della firma elettronica da parte di privati ed imprese,
ma soprattutto da parte dei dipendenti pubblici. La firma digitale ha assunto piena
validità giuridica in Italia con la Legge 59/1997, che stabilisce l’equivalenza del documento informatico firmato digitalmente con i documenti cartacei e la possibilità
di inviare per via telematica istanze alle Pa. Ciò impone l’adeguamento della gestione dei documenti anche ai formati elettronici, favorendo l’adozione di moderni
sistemi integrati di protocollo. Ma attualmente, si deve ancora attendere l’aggiornamento dei software per rendere compatibile il riconoscimento della firma digitale in
ambienti diversi (Windows, Macintosh, Linux, ecc.).
Ma quali costi si dovranno sostenere per questa rivoluzione? Secondo il Governo sono disponibili, al momento, 120 milioni di euro, che saliranno a 2 miliardi entro il 2006. Uno sforzo finanziario dovuto all’urgenza di recuperare il ritardo dell’Italia rispetto ai partner dell’Unione Europea. È previsto un piano di co-finanziamento che sarà effettuato con un primo bando per l’avvio di progetti innovativi.
Non saranno elargiti finanziamenti a pioggia, ma definiti criteri con i quali si prevedono quote a carico dello stato tra il 25 e il 50%. Le gare si terranno tra i migliori progetti, con un certo grado di competizione, cui spetterà una prima tranche di oltre 100 milioni di euro e a seguire altri 150. Si diventa, così, un po’ più europei nelle forme di stanziamento giacché, eventuali errori o leggerezze iniziali potranno essere corretti nella seconda tornata di valutazione dei progetti. Non come in passato,
quando i soldi o non venivano utilizzati e le idee restavano completamente “al
buio”, o venivano odiosamente e spesso consapevolmente sprecati. Il bando, e quindi i successivi finanziamenti, cercheranno di valorizzare prioritariamente progetti
studiati e proposti in cooperazione tra diversi enti, mirando ad una logica sia di ti-
E-GOVERNMENT PER LO SVILUPPO
81
po verticale (aggregazioni di enti locali dello stesso territorio), sia di tipo orizzontale (aggregazioni di Comuni). Elementi significativi per le valutazioni saranno le
modalità di trasferimento e di riutilizzo delle soluzioni tra le amministrazioni, e la
preparazione di piani di azione territoriali. Si deve impedire, insomma, la costruzione di “due Italie digitali”. Si deve promuovere una convergenza verso architetture comuni che riguardino l’organizzazione dei servizi on line, l’interconnessione
e lo scambio di rete, gli strumenti di identificazione digitale. “Sarebbe sbagliato –
ha ammesso Stanca – non agire sin dall’inizio su base nazionale, dovendosi reinventare ogni volta le soluzioni. La logica non può essere, dunque quella del “finanziami il mio piano e poi ci penso io”. I progetti, una volta ammessi al finanziamento, saranno seguiti nel corso dell’attuazione da un’attenta azione di monitoraggio e
sostegno, anche mediante la creazione di centri di competenza territoriale. Dovranno essere presentati esclusivamente via e-mail, e a tal fine sarà concessa a tutti i Comuni che lo richiederanno la firma digitale necessaria a certificare il mittente e la
spedizione. I progetti più innovativi mirano a dare un forte impulso al raggiungimento di standard comuni nell’identificazione e nella formattazione delle informazioni, uniformando dati già parzialmente disponibili su Internet in banche dati settoriali, e proponendo regole condivise per l’interfaccia dei siti delle amministrazioni. Sarà possibile realizzare anche delle joint venture pubblico-privato per i portali,
così come non è da escludere che alcuni progetti, in particolare quelli di effettiva
distribuzione del servizio o delle informazioni, possano essere affidati in gestione a
privati. I primi sforzi tangibili sono rappresentati dal Portale unificato delle norme
e dal Portale per i servizi integrati al cittadino, che una volta a pieno regime costituirà uno sportello unico virtuale per tutti i servizi della Pa gestibili senza la necessità di una presenza fisica dell’interessato. Il Portale per i servizi di certificazione,
permetterà poi ai funzionari dello Stato abilitati di verificare le autocertificazioni,
mentre il Portale per i servizi all’impiego propone di far compiere un passo avanti
ai numerosi servizi statali e parastatali dedicati all’incontro tra domanda e offerta di
lavoro. In questo caso, Regioni e Province potranno attivare portali territoriali interconnessi a livello interregionale con gli enti locali vicini e a livello nazionale con
il Ministero del Lavoro. Il Portale per i servizi alle imprese, grazie all’interoperabilità fra Inps, Inail e Registro delle Imposte consentirà l’unificazione della modulistica per le imprese e la trasmissione di documentazioni e comunicazioni varie. L’obiettivo finale è fornire quindi transazioni complete con la concreta e contestuale
speranza di una sensibile riduzione dei costi. Secondo il Governo se si riuscirà a sviluppare dei servizi capaci di ridurre questi pesanti costi, in piccola parte questi risparmi potranno essere utilizzati per finanziare ulteriori servizi positivi. A tale riguardo, secondo i calcoli degli esperti del Ministero, ammonteranno a 340 milioni
di euro i risparmi derivanti dall’uso dei servizi telematici per i cittadini a cui andranno aggiunti altri 1.600 milioni di euro di minor spese dall’uso di acquisti on li-
82
ANTONIO CENINI
ne per la Pa. Un ulteriore ed indispensabile elemento per il corretto funzionamento
di un sistema tanto complesso ed articolato è rappresentato dal fattore sicurezza. Si
sta pensando di creare un centro nazionale con competenze sulla sicurezza nella Pa
centrale e periferica. Ci troviamo in un campo molto sofisticato per metodi e tecnologie, che manca ancora di specialisti, ma una società che diviene sempre più dipendente dalle reti deve pensare anche a proteggerle, e questo vale sia per l’utente
che per l’infrastruttura. In particolare, il Ministero delle Comunicazioni sta predisponendo una direttiva sulla sicurezza dell’Ict, definendo un percorso di autovalutazione sul livello di sicurezza tecnologica di ogni amministrazione, per arrivare a
stabilire il proprio livello di rischio.
Sembra chiaro, a questo punto, che l’e-government sia una piano di sviluppo improntato ad un assoluto tecnicismo, ma non è così, anzi presuppone aspetti, al momento ancora teorici, che investono elementi più strettamente politici ed addirittura etici. I pubblici amministratori danno l’impressione di aver compreso pienamente l’importanza di certe iniziative che non sono limitate al miglioramento dell’erogazione dei servizi all’utenza, ma, secondo intenzioni molto più ambiziose, rappresentano un fattore chiave per lo sviluppo di un’economia più competitiva, basata
sulla conoscenza dinamica e soprattutto sull’accrescimento della partecipazione democratica. Vivienne Jupp, direttrice di Accenture Global E-government Services, ha
spiegato concretamente le condizioni di base dell’e-government: “Primo, conosci il
tuo utente, ascoltalo e capisci quello che dice. Metti l’utente al centro della soluzione, che deve essere accessibile a tutti. Secondo, per conoscere l’utente bisogna
identificarlo, raccogliendo le informazioni di base una volta per tutte in modo da
poter condividere i dati con gli altri servizi pubblici e poter meglio individuare i bisogni di ciascuno. Terzo, è necessario il forte impegno ai massimi livelli istituzionali”. L’e-government deve quindi garantire al cittadino scelta, convenienza e controllo nel rapporto con la Pa. È nell’insieme di questi concetti che si può tentare di
dare una definizione precisa di e-government, considerando che nell’era della new
economy la gestione del tempo e delle relazioni risulta di cruciale importanza. Le
innovazioni apportate dalle Ict consentono all’uomo di superare i confini di spazio
e di tempo entro cui, da sempre, ha dovuto limitare la sua vita ed il lavoro. Ora è
possibile riorganizzare processi, tagliare costi, semplificare procedure, risparmiare
tempo e denaro. In funzione di queste trasformazioni, il vecchio modello di organizzazione burocratica, dirigistica, verticale e segmentata cede il posto ad un modello orizzontale in cui i cittadini possano essere pienamente informati e partecipare direttamente, appunto, senza mediazioni, al governo della città. Allora possiamo
chiamare e-government la gestione elettronica delle informazioni, della democrazia, dei servizi e delle relazioni. Tuttavia, nel momento in cui questo processo si
estende a significati e finalità non solo tecniche, trova il suo fondamento il dibattito di lungo corso, dagli Anni Ottanta, dell’e-democracy. Ossia, la costruzione di
E-GOVERNMENT PER LO SVILUPPO
83
nuovi istituti di partecipazione, mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie, tali da
abbattere le barriere di accesso che tradizionalmente scoraggiano i più a prendere
parte ai sistemi democratici. In realtà l’e-government rappresenterebbe un aspetto
dell’e-democracy perché, mentre quest’ultima è ancorata, appunto, alle radici di una
riflessione su democrazia e nuove tecnologie, la prima è legata comunque agli studi delle organizzazioni e dei processi aziendali. Del resto, questo è un argomento
che ancora divide e che nelle sue argomentazioni teoriche rende difficoltosa una demarcazione netta dei confini tra le due sfere. Infatti, se la rivoluzione digitale della
Pa sarà condotta a dovere e con successo non potranno non trarne beneficio conseguentemente anche gli altri istituti democratici. Ciò potrebbe essere credibile trovandoci solo nella prima fase dell’e-government, mentre dobbiamo attendere e considerare un contesto in cui devono migliorare i rapporti tra Governo ed individui,
famiglie e comunità verso cui la Pa ha imprescindibili doveri e responsabilità. Ovvero, il ripristino fondamentale della fiducia reciproca tra gli attori in gioco. Di conseguenza, si impongono in tutta la loro evidenza e rilevanza fattori di eguaglianza,
velocità di risposta, accesso ed efficienza. La seconda fase dell’e-government sposterà così il focus dell’informazione dalle transazioni di base ad un’integrazione dei
cittadini nelle esperienze delle amministrazioni pubbliche, coinvolgendoli nei processi decisionali e chiedendo loro un contributo di idee. Ecco i tre pilastri di questo
passo in avanti: integrazione, collaborazione e fiducia.
L’ineluttabile affermarsi di questa realtà disegna ovvie
strategie di progresso civile, economico, e sociale verso le quali si sta incamminando tutto il mondo induL’e-government
strializzato. L’Unione Europea, in particolare, ha manel mondo
turato una visione globale in materia lanciando, nel
1999, l’iniziativa “e-Europe” che si propone la creazione di una rete Internet più economica, più veloce e
sicura, l’investimento nello sviluppo di personale e
competenze professionali e lo stimolo ad utilizzare Internet sia nel settore privato che in quello pubblico. Se dell’Italia abbiamo abbondantemente tracciato piani e obiettivi, è opportuno rappresentare un quadro di massima su ciò che sta avvenendo negli altri Stati membri dell’Unione. Davanti a tutti
primeggiano il Regno Unito, la Francia e i Paesi del Nord. Londra è tra le più avanzate dichiarando l’innovazione tecnologica una priorità a livello nazionale ed approvando un piano d’azione nel 1999, il White Paper Modernising Government, finalizzato, con uno stanziamento di 250 milioni di sterline, a portare l’intera amministrazione on line entro il 2005. In Francia, il successo del Minitel (il Videotel francese) ha ritardato la diffusione di Internet, ma il piano è stato avviato nel 1998 e pre-
3
84
ANTONIO CENINI
vede una strategia delineata nel documento Stato e Ict: verso un accesso molteplice ai servizi pubblici. Diversi ministeri, come il Servizio occupazione francese e il
Ministero degli Affari Sociali hanno annunciato programmi di e-government innovativi. La Germania ha illustrato i suoi piani di sviluppo in un documento intitolato Innovazione e lavoro nella società dell’informazione del XXI secolo. L’ampliamento tedesco dei servizi pubblici on line avverrà in gran parte a livello locale e di
singoli Länder, dove molte amministrazioni stanno adottando un approccio integrato all’erogazione dei servizi via Internet. La Finlandia vanta on line la maggior parte dei dipartimenti e delle agenzie, mentre la strategia di e-government è gestita dalla sezione di public management del Ministero delle Finanze. Per esempio, per fornire informazioni più accurate sulle condizioni stradali e problemi di traffico, la
Finnish National Road Administration (FinnRa) ha adottato un sistema informativo
web-based che consente di trasferire elettronicamente le informazioni sui lavori
stradali e sulle condizioni atmosferiche ai centri FinnRa che si occupano dei servizi informativi sulle condizioni climatiche della rete stradale. Questo sistema, battezzato Keiju, registra automaticamente i dati riguardanti il numero di volte che uno
spazzaneve viene usato su un determinato tratto di strada, le distanze percorse dal
veicolo e i materiali utilizzati. La Svezia ha affidato alle singole agenzie statali la
massima autonomia nella definizione delle proprie strategie, accontentandosi di ricoprire un ruolo di regia delle linee di fondo. Sono on line numerosi database: molti servizi interattivi, ora gestiti per telefono, saranno trasferiti su Internet. Il nuovo
sistema di gestione elettronica dei documenti ha rivoluzionato i processi amministrativi del Belgio. In particolare, è stato implementato un progetto di scansione ed
archiviazione per il caricamento dei documenti su un’unica rete di computer. Ora,
l’Ente nazionale per le pensioni è in grado di monitorare ogni file, calcolare le pensioni e pagarle in modo efficiente ed accurato. Basti pensare che vengono amministrati i pagamenti di oltre due milioni di pensionati, con un tempo medio di accesso di soli 12 secondi rispetto alla settimana impiegata con il vecchio sistema. Superando i confini europei approdiamo in Asia, dove si riscontra una certa originalità
nel progetto attuato fin dal 1999 da Singapore basato su un’unica struttura user
friendly per favorire l’accesso dei meno esperti e per permettere alle agenzie coinvolte di mantenere le proprie sezioni. Ma è l’Australia il Paese a cui è riconosciuto
il merito di aver tracciato la strada dell’erogazione on line dei servizi pubblici. Nello stato di Vittoria, fin dal 1997, sono state adottate strategie avanzate che porteranno entro l’anno ad un sistema telematico completamente integrato con sportelli
virtuali a disposizione di cittadini e imprese.
Sono diversi, dunque, i volti di e-government connessi tra loro in una realizzazione graduale che parte da un ambito nazionale/locale (miglioramento della qualità dei rapporti cittadino/Pa, evoluzione della partecipazione democratica, transazione diretta Governo/comunità), si estende alla promozione e all’adozione di proget-
E-GOVERNMENT PER LO SVILUPPO
85
ti internazionali (e-Europe), ed approda ad una concezione universalista e di reciprocità dello sviluppo delle relazioni economiche e politiche tra gli Stati. Quest’ultimo aspetto ha avuto ampio risalto, nella recente Conferenza internazionale di Palermo sull’e-government, in cui è emersa la volontà del Governo italiano di avviare una nuova frontiera della cooperazione a sostegno dei Paesi in via di sviluppo con
l’obiettivo di ridurre il digital divide, vale a dire il divario di conoscenze avanzate
che rischia di creare nuove povertà anche nelle società dei Paesi industrializzati. Ma
soprattutto per definire modelli di organizzazione statuale basata sulle migliori pratiche, per aiutare a costruire sistemi informatici efficienti dove le norme, i contratti, la fiscalità e i tempi di espletamento di tutte le operazioni siano certe, trasparenti ed accessibili sul web. Dando così sicurezza sia ai cittadini sia agli investitori
esteri. Il Ministro Stanca ha proposto, per esempio, di mettere in rete il catasto di
questi Paesi in modo che siano statuiti con certezza i diritti di proprietà. Le aziende, in questo senso, respingono quelle teorie che le dipingono interessate all’investimento in posti senza vincoli. “Non è vero – hanno chiarito da Palermo – servono
regole chiare e semplici, condizioni uguali per chi vuole competere. E tanta trasparenza, anti-corruzione”. Per troppe volte abbiamo assistito, ed ancora assistiamo, allo sperpero di risorse, sotto forma di aiuti umanitari, che alla fine sono servite a finanziare guerre e classi dirigenti corrotte. A questo argomento sembra essere molto
sensibile anche il Presidente della Banca mondiale, James Wolfensohn, che dichiara “siamo alla vigilia di una rivoluzione in cui si leva con forza la necessità per molti Stati e Governi di funzionare in modo trasparente ed efficiente. Consentire ai Paesi emergenti di disporre di strutture quali permessi per le costruzioni, documenti catastali, diritti proprietari, patenti, certificati civili, ecc. è essenziale per lo sviluppo
e il rafforzamento dei valori di base che danno credibilità all’apparato statale”. L’Italia comincia dai cinque progetti-Paese finanziando insieme alla Banca mondiale e
all’Onu, 9 milioni di dollari iniziali per la creazione di sistemi e-procurement (approvvigionamenti via Internet) per le Pa tunisine e giordane; di un catasto informatizzato in Nigeria; di un sistema di contabilità nazionale in Mozambico; dell’anagrafe in Albania, con prevedibili effetti positivi anche sulla lotta dell’Italia all’immigrazione clandestina. Per dirla con il Presidente del Consiglio “l’e-government è
una grande opportunità per limitare il divario fra Nord e Sud del mondo, uno strumento da cui possono nascere nuovi scenari di pace. Se non si agirà in fretta, se non
riequilibreranno i rapporti fra ricchi e poveri ci sarà il rischio di altri 11 settembre,
perché cresceranno risentimento e disperazione”. Questa è la strada verso lo sviluppo che parte dall’e-government, e che oggi è una strada di non ritorno.
Bibliografia
AA.VV., Italia. Gov. un anno dopo, in Internet News, giugno 2001.
AA.VV., La firma digitale trova le correzioni, in Italia Oggi, 16 gennaio 2002.
AA.VV., Nuove regole del gioco dei servizi migliori, in Il Sole 24 ore, 18 gennaio
2002.
BAGNOLI R., Documenti elettronici, in arrivo trenta milioni di carte d’identità, in Il
Corriere della Sera, 14 febbraio 2002.
CARAVITA G., È l’ora di aiutare davvero i cittadini, in Il Sole 24 ore, 18 gennaio
2002.
CAROBENE B., La difficile rincorsa alla tecnologia, in Il Sole 24 ore, 18 gennaio
2002.
DIR. MIN. 21-12-2002, Linee guida in materia di digitalizzazione dell’amministrazione, in Gazzetta Ufficiale n. 30, 5 febbraio 2002.
MINGOZZI P., E-government al via, in Italia Oggi, 18 gennaio 2002.
N.P., Per la Pubblica Amministrazione scommessa “digitale” entro il 2006, in Il
Sole 24 ore, 14 febbraio 2002.
ROGARI M., Con il portale Italia l’iter sarà digitale, in Il Sole 24 ore, 28 gennaio
2002.
ROGARI M., Microchip in dote ai dipendenti, in Il Sole 24 ore, 28 gennaio 2002.
ROGARI M., Una card elettronica per acquisti più snelli, in Il Sole 24 ore, 28 gennaio 2002.