il sentimento della crisi

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il sentimento della crisi
“QUEL NULLA D’INESAURIBILE SEGRETO” IL SENTIMENTO DELLA CRISI Studenti: Luca Belcapo, Sara Belcapo, Vittorio Emanuele Burla, Desirée Sensi Classe 5SA1, Istituto Istruzione Superiore Scientifico e Tecnico, Orvieto (Terni) Docente referente: Prof.ssa Tiziana Petrocelli ​
IL PORTO SEPOLTO Vi arriva il poeta e poi torna alla luce con i suoi canti e li disperde Di questa poesia mi resta quel nulla d’inesauribile segreto Mariano il 29 giugno 1916 Giuseppe Ungaretti è stato un grande poeta, precursore dell’Ermetismo, a cui noi, giovani studenti, ci siamo accostati quasi “in punta di piedi” e “con naturalezza” per comprenderne il pensiero e la poetica. Per entrare nella sua “ottica” abbiamo deciso di leggere alcuni suoi componimenti, senza alcun preconcetto; ci hanno colpito in modo particolare la ​
purezza penetrante delle parole stagliate nella “silenziosa” pagina bianca, la quantità di concetti espressi, talora ambiguamente, mediante pochi periodi e/o frasi nucleari. Dopo un attento studio della sua poetica ci siamo accorti che il suo modo di procedere nel fare poesia e la sua concezione di essa sono “chiaramente” espressi nel componimento ​
Il porto sepolto​
: per Ungaretti, infatti, l’attività del poeta si identifica nell’immergersi spiritualmente in un “mare” (in riferimento al “porto” nel titolo del componimento) , che può essere interpretato come la realtà, segreta e occulta, dalla quale egli emerge dopo aver appreso la “verità”, intuita dalla parola poetica, ma mai del tutto svelata, nel rispetto tra l’umano e il mistico, ​
“dell’inesauribile segreto”​
. Tale verità può essere interpretata come un ​
“nulla”​
, con 1 valenza quantitativa e non nichilistica, del mistero della vita, reso visibile dal “poeta palombaro” (Barberi Squarotti). Ovviamente, questo tipo di poesia non è espresso in un linguaggio comune, chiaro, semplice, ma oscuro, non comprensibile a una prima lettura, una modalità che tende a elevare il tono su un piano mistico e sacrale. Questo modo di esprimersi è caratterizzato soprattutto dall’uso dell’analogia, la quale sopprime ogni passaggio intermedio della più comune metafora e mette in rapporto termini remoti tra loro; l’uso di questa particolare figura retorica genera un nuovo tipo di linguaggio, veloce e sintetico, attraverso il quale Ungaretti riesce a cogliere l’essenza delle cose. “Vi arriva il poeta / e poi torna alla luce con i suoi canti / e li disperde” In questa prima strofa il poeta si immerge in un oscuro mare e giunge a quello che lui chiama, nel titolo, “​
porto sepolto​
”, dove, attraverso un’illuminazione, viene a contatto con il “suo” mistero (quello di “un uomo” come individuo qualsiasi, oltre che come poeta), che non è del tutto riconducibile alla conoscenza. In questo processo i ​
“canti”​
, ovvero la poesia, si identificano con la tensione al vero: la parola poetica, infatti, è l’unico strumento per ricercare il senso della vita, inteso come abisso. Questo processo sembra quasi un’iniziazione di tipo religioso, che talora arriva a esplicitarsi nella ricerca del divino, come accade in ​
Risvegli​
. In questo componimento, appartenente sempre all’​
Allegria​
, ​
Il porto sepolto​
, Ungaretti, dopo aver affermato di aver vissuto i suoi momenti ​
“in un’epoca fonda”​
, ovvero profonda, lontana (​
“fuori di me”​
), ma sentita con intensità, si chiede ​
“Ma Dio cos’è?”​
. Ed ecco che il mistero coincide con la divinità, con l’assoluto, dopo la scoperta del quale il poeta “si sente riavere” in una sorta di rinascita. L’iter compiuto da Ungaretti può essere anche visto come il superamento di una crisi, di una messa in discussione delle certezze, da cui il poeta, dopo avere toccato il fondo, riemerge arricchito di una nuova consapevolezza che poi diffonderà tra le altre persone. Per giungere a una visione più chiara di sé e della realtà a volte la zona d’ombra ed il buio sono infatti “tappe obbligate”. A questo sembrerebbe anche alludere la poesia ​
L’isola​
, contenuta nella raccolta ​
Sentimento del tempo​
, secondo la significativa interpretazione di R. Luperini. Il critico letterario, sottolineando il passaggio dalla ​
“sera [...] perenne” presente al verso 1 alla ​
“coltre luminosa” del verso 22, parla della “Tecnica del chiaroscuro” utilizzata dal poeta per rappresentare in modo allusivo e in un’atmosfera irreale e onirica (v. la ​
“larva”​
, 2 la ​
“ninfa”​
, le ​
“vergini”​
, il ​
“pastore” rispettivamente ai versi 7, 10, 15, 23) lo scavo interiore, stavolta reso non tanto con ​
“una parola / scavata” (​
Commiato​
), quanto con espressioni volutamente complesse ed oscure e analogie ardite. “Di questa poesia / mi resta / quel nulla / d’inesauribile segreto” Protagonista indiscussa di quest’ultima strofa è l’espressione ossimorica “​
quel nulla d’inesauribile segreto”. ​
Con i termini ​
“nulla” ​
e “inesauribile”​
, infatti, l’autore vuole descrivere qualcosa che non ha né un inizio né una fine e che quindi corrisponde all’infinito. Di conseguenza, con Ungaretti, solo la poesia consente all’uomo di conoscere la vera realtà, ma soltanto attraverso alcuni attimi. Non sarà mai possibile scoprirla interamente; il disvelamento completo della verità, infatti, violerebbe la dialettica finito/infinito effimero/eterno; come scrive l’autore nel componimento, il reale rimarrà ​
“segreto”​
. Questo pensiero può essere ricondotto a quello del filosofo prussiano Immanuel Kant che, nella sua opera “Critica della ragion pura”, teorizza il concetto di noumeno per descrivere tutto ciò che l’uomo non potrà mai conoscere. Ungaretti e il simbolo dell’acqua L’immersione spirituale di Ungaretti nel mare di sé e del mondo rinvia a un tema molto presente nella sua opera, ovvero l'acqua, utilizzata dal poeta per simboleggiare la sacralità. Di questa analogia si possono trovare vari esempi: nella poesia ​
Il porto sepolto​
, la prima strofa sembra fare riferimento a una sorta di battesimo, un’immersione del poeta in quel mare da cui esce arricchito con i suoi canti che contengono il “senso della vita”; parafrasando il rito di iniziazione alla religione Cristiana, dove l'iniziato viene bagnato, o addirittura immerso (come nella Chiesa Ortodossa), nell'acqua battesimale da cui esce purificato dal peccato originale. Altra poesia dove si fa riferimento a questo elemento è ​
I fiumi​
: in essa, scritta il 16 agosto 1916, Ungaretti sostiene di aver raggiunto la consapevolezza di se stesso e si immerge nel fiume Isonzo ricordando i corsi d'acqua che hanno simboleggiato le fasi della sua esistenza. Qui l'acqua ha sempre una funzione religiosa: il poeta si immerge nel fiume come una reliquia, sottolineando il significato sacrale (“​
in un'urna d'acqua / e come una reliquia / ho riposato​
”) grazie al quale esce purificato dai peccati. Ulteriore funzione di questo fiume è di 3 disumanizzare quasi il poeta; egli infatti, si paragona a un sasso che viene levigato (“​
L'Isonzo scorrendo / mi leviga / come un sasso​
”) e dopo essere riemerso si sdraia al sole vicino ai suoi vestiti sporchi (il peccato). Ora il poeta si trova in contatto diretto con la natura ed è in comunione con il tutto, si sente ​
“fibra dell'universo”​
, in accordo con la sua visione panica (“​
Questo è l'Isonzo / e qui meglio / mi son riconosciuto / una docile fibra / dell'universo​
”). Ungaretti e i letterati ● Giacomo Leopardi La seconda fase della vicenda editoriale ​
L’Allegria è rappresentata dalla ripubblicazione dei componimenti inclusi ne ​
Il porto sepolto, unitamente ad altri, nel 1919, sotto il titolo di Allegria di Naufragi​
. Riflettendo sul tema del naufragio, non può non venire in mente il componimento ​
L’infinito di Giacomo Leopardi. La poesia è articolata in due momenti: nel primo la visione è ostruita da una siepe che ​
“dell'ultimo orizzonte il guardo esclude”​
. Tale impedimento, che esclude il reale, fa subentrare il fantastico, con cui il pensiero costruisce un infinito spaziale: “​
Ma sedendo e mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quïete / io nel pensier mi fingo, ove per poco / il cor non si spaura​
”. Nel secondo momento l’immaginazione viene sollecitata da una sensazione uditiva: la voce del vento suscita l’idea del perdersi delle cose umane nel silenzio dell’oblio: “​
E come il vento / odo stormir tra queste piante, io quello / infinito silenzio a questa voce / vo comparando”​
. Nasce così l’idea di un infinito temporale (​
“e mi sovvien l'eterno”). Tra i due momenti, dinanzi all’immagine dell’infinito spaziale, l’io prova un senso di sgomento, ma successivamente si ​
“annega” nell’​
“immensità” dell’infinito immaginato, sino a perdere la propria identità; questa sensazione di ​
“naufragio” è piacevole, ​
“dolce”​
. Se la coscienza rappresenta all’uomo il vero, lo spegnersi di essa provoca piacere. Si evince una profonda differenza tra la concezione del naufragio di Leopardi e quella di Ungaretti. Se per il primo rappresenta un’esperienza positiva, per il secondo indica l’effetto distruttivo della morte e come tutto sia ​
“travolto, soffocato, consumato dal tempo”​
. In realtà però, se la seconda edizione della raccolta delle sue poesie prende il nome di ​
Allegria di naufragi​
, nella terza verrà rimosso il secondo termine, forse per sottolineare l’elemento 4 positivo dell’opposizione tra ​
“l’esultanza di un attimo” e ​
“la presenza della morte da scongiurare”​
. ● Charles Baudelaire Baudelaire ha ispirato le generazioni successive di autori, tra cui lo stesso Ungaretti. E’ considerato il precursore del Decadentismo, soprattutto grazie al componimento Corrispondenze​
, in cui esplica la sua concezione del mondo come una rete di legami che unisce tutti gli elementi della realtà in un’unità misteriosa: “​
I profumi e i colori / e i suoni si rispondono come echi / lunghi che di lontano si confondono / in unità profonda e tenebrosa”​
. L’uomo comune, però, non riesce a decifrare questi ​
“simboli dagli occhi familiari” se non rinuncia alla sua razionalità e non si abbandona alle sensazioni. Soltanto il poeta è in grado di comunicare i segreti delle corrispondenze tra tutte le cose. Questa concezione è presente anche in Ungaretti, all’interno de ​
Il porto sepolto​
. I due autori però differiscono sul piano religioso: Ungaretti era credente, quindi considerava il poeta come un sacerdote e la poesia “come testimonianza d’Iddio, anche quando è una bestemmia”​
. Baudelaire, invece, essendo ateo, considerava il poeta sì come un veggente, ma macchiato di “​
stupidità e peccato, errore e lésina” ​
come tutti gli altri uomini (​
Al lettore) ​
e nella quinta sezione de ​
I fiori del male​
, (​
La Rivolta​
) rivolgerà una preghiera blasfema allo stesso Satana, chiedendogli pietà della sua “lunga miseria”​
. ● James Joyce Altro nome che i critici hanno assegnato alla poetica di Ungaretti è “poesia dell’attimo”. Il significato di questa espressione si può individuare anche solo osservando la sintassi e la metrica: ne ​
L’Allegria non ci sono costruzioni complesse, spesso le strofe sono composte dalla sola frase principale e i versi sono brevi (come ne ​
Il porto sepolto​
), a volte costituiti da una sola parola chiave che risulta così enfatizzata. Attraverso questa apparente semplicità Ungaretti cerca di cogliere l’“attimo”, di “illuminare” un momento della realtà, spesso facendo scaturire immagini nella mente del lettore, tecnica introdotta nella prima metà del Novecento dallo scrittore irlandese James Joyce, che poi definirà “epiphany”. Questo espediente consiste nella realizzazione, da parte dei personaggi, della propria condizione di 5 vita, spesso insoddisfacente, attraverso un’illuminazione, caratterizzata da un suono o da un profumo. Ungaretti e i pittori Si possono notare affinità tra Ungaretti e altri intellettuali, alcuni dei quali egli conobbe personalmente, come i pittori Giorgio De Chirico e Carlo Carrà. De Chirico, ispirandosi ai concetti espressi nel ​
Manifesto del Futurismo​
, voleva ricostruire l’universo con la sua arte, combinando elementi dissonanti, ma, come Ungaretti, negava il divenire caratteristico del movimento. Anche Carrà condivideva con il poeta una concezione dell’arte intesa come espressione delle dimensioni profonde dell’io: ​
“l’opera profonda l’artista l’attingerà nelle profondità del suo essere: là dove non passano né rumore di ruscelli né canti di uccelli né sussurri di foglie”​
, scriveva Ungaretti. Entrambe le arti mostrano l’illuminazione di un attimo: allo stesso modo in cui i versi del poeta sono caratterizzati da una sintassi essenziale e da parole isolate nel verso, nei dipinti del pittore sono gli oggetti a essere isolati, ma nel tempo e nello spazio. Sia Ungaretti sia De Chirico rimangono segnati dall’esperienza della guerra. Per entrambi essa rappresenta uno spunto per riflettere sulla Storia: credono sia necessario ripristinare l’unione tra Uomo e Natura, sconvolta dalle avanguardie e dal caos causati dalla guerra. La soluzione viene identificata con il ritorno alla tradizione, in linea con l’ideologia di Carrà. Per Ungaretti, dal punto di vista umano, ciò coincide con la cognizione del dolore, causata dalla morte in Brasile del figlio Antonio​
; dal punto di vista tecnico, con il recupero di versi e forme tradizionali. Per De Chirico, invece, il ritorno all’ordine si concretizza con la pittura barocca e anticheggiante. Sera sul lago di Carlo Carrà 6 Un dipinto di Carrà collegabile alla poetica di Ungaretti e al tema del naufragio è ​
Sera sul lago​
: il soggetto è una barca abbandonata in mezzo al lago, circondata dall’acqua e da una montagna in secondo piano. Lo spettatore non può sapere cosa sia successo, ma immaginando si potrebbe pensare a un uomo o una donna che stava remando e che improvvisamente si è gettato/a in acqua. Cosa potrebbe averlo/a spinto/a a compiere tale gesto? Un malore? O magari proprio il desiderio di trovare la verità? Molto spesso è impossibile, attraverso i mezzi convenzionali, riuscire a conoscere anche soltanto una piccola parte della realtà. Per farlo bisogna abbandonare la propria razionalità e inabissarsi nelle profondità dell’io. Forse Carrà ha voluto dirci proprio questo. Ungaretti e i filosofi Nel processo di creazione della poesia descritto ne ​
Il porto sepolto emergono punti di contatto con il pensiero di diversi filosofi. I primi tre versi del componimento ne sono una dimostrazione, infatti, se venissero interpretati come crisi e superamento di questa, potrebbero essere paragonati alla filosofia del grande Georg Wilhelm Friedrich Hegel, il quale sosteneva che il processo dialettico, che si avvale di tre fasi ­ tesi, antitesi e sintesi ­ potesse essere legge logica e ontologica, ovvero uno strumento di comprensione della realtà, ma anche la struttura portante di essa. La crisi per Hegel rappresenta il momento dell’antitesi, la quale si oppone a uno stato iniziale di quiete, la tesi; alla fine ci sarà una sintesi delle due con una ri­affermazione della tesi che si sarà rafforzata grazie alla negazione dell’antitesi. Più semplicemente: per avere un progresso, per acquisire conoscenza, si deve necessariamente affrontare una crisi. Il celebre scienziato Albert Einstein in proposito dirà: ​
“Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso”​
. Altro pensiero con alcuni tratti affini a quelli di Ungaretti è quello del filosofo prussiano Immanuel Kant, esposto specialmente nella sua opera ​
Critica del Giudizio​
: in essa egli sostiene che l’artista, quindi anche il poeta, sia una persona in grado di produrre ​
“arte bella”​
, ovvero ​
“una specie di rappresentazione che ha il suo scopo in se stessa”​
, e che quindi dà un 7 piacere disinteressato: essa proviene dal genio, cioè il tramite attraverso il quale la natura interviene sull’arte, caratteristica presente in nessuno degli altri settori. Le capacità del genio non si possono acquisire perché sono un dono naturale. Inoltre l’artista è incapace di mostrare scientificamente il suo metodo di produzione dell’arte poiché è la natura a muovere la sua mano. La visione dell’artista di Ungaretti è per certi versi simile a quella del filosofo prussiano: per il poeta chi fa poesia è una sorta di “sacerdote” che, attraverso delle intuizioni, comprende la natura della realtà. Un ulteriore punto di contatto tra Ungaretti e Kant si trova nella seconda strofa de ​
Il porto sepolto​
, in particolare nell’ossimoro “nulla”­”inesauribile”​
: tra le due parole, infatti, si crea una distanza incolmabile, che genera contemporaneamente una sensazione di impotenza e piacere. Kant definisce questo fenomeno “​
sublime matematico”​
, che nasce in presenza di qualcosa di smisuratamente grande o piccolo. Di fronte a questo l’immaginazione prova un dispiacere perché non è in grado di concepire tali grandezze; tuttavia, la ragione si esalta davanti a ciò perché risveglia in noi l’idea di infinito, che è superiore a qualsiasi realtà e di cui solo gli uomini sono depositari. Noi e Ungaretti Quando abbiamo iniziato questo progetto non avremmo mai creduto che un autore come Ungaretti potesse colpirci tanto; le sue poesie che in primo momento erano per noi così criptiche si sono rivelate coinvolgenti e portatrici di un messaggio significativo che abbiamo cercato di interpretare in modo personale. Per noi Ungaretti è un poeta che trae la sua forza dalla crisi, quando un evento lo sconvolge o lo tocca nel profondo esprime, tramite la poesia, le sue emozioni: queste, in quanto tali, non possono essere espresse con concetti semplici, chiari e concreti; solo con l’analogia egli trova sfogo a questo suo bisogno elementare. Per questo motivo le sue parole sono così cariche di significato: esse servono a trasmettere al lettore la sensazione che il poeta ha provato in quel momento di grande emotività. Siamo giunti a questa interpretazione soprattutto grazie alla lettura del suo componimento ​
Veglia​
; in esso le tre parole, isolate nei rispettivi versi: ​
“massacrato​
”,​
”digrignata​
” e ​
“penetrata​
” esprimono tutta la drammaticità del momento e trasmettono in modo espressionistico lo stato d’animo del poeta. Altre poesie per noi emblematiche sono state ​
Sono una creatura e Mattina​
: la prima possiede una carica emozionale fortissima, tanto che, dopo la lettura, ci è 8 sembrato di sentire il freddo e la durezza dell’animo del poeta in quel momento, la pietrificazione del suo pianto rappreso, prosciugato, ​
“che non si vede”​
; la seconda esprime il climax di una grande emozione che, a nostro avviso, può sorgere di fronte a un’immagine di suprema bellezza o a qualcosa di immenso, ciò che Kant definisce ​
“sublime”​
. Il sentimento è proprio quello che intende Ungaretti con l’ossimoro “​
Quel nulla / d’inesauribile segreto” ne Il porto sepolto​
, infatti, non è possibile conoscere la natura di un’emozione, che rimarrà per sempre segreta all’uomo, e che il poeta cerca di esprimere nella sua poesia. L’essere umano, dagli albori della civiltà, si è posto degli interrogativi esistenziali, a cui ha tentato di rispondere attraverso i metodi più disparati: la religione, la filosofia, la scienza, l’arte… Alcuni esponenti religiosi e non solo, molto spesso, però, con la pretesa di conoscere quella universale, hanno cercato di imporre la loro verità a tutti violando anche le libertà personali. Di fatto, ognuno ha un’interpretazione soggettiva della realtà e dunque trova il senso della vita in qualcosa o qualcuno che non è valido per tutti gli altri. Ungaretti ritiene che non si possa conoscere la totalità, ma soltanto una percentuale infinitesima di essa, esperibile grazie alla poesia che per lui arriva a identificarsi con la stessa esistenza. Si può dire infatti che il senso della vita per il poeta risieda proprio in essa, la quale riflette necessariamente la sua vita: ​
“Io credo che non vi possa essere né sincerità né verità in un’opera d’arte se in primo luogo tale opera d’arte non sia una confessione”​
. La non totale conoscenza del reale non rappresenta tuttavia il limite e, allo stesso tempo, il fascino della sola poesia, ma accomuna l’arte a discipline “esatte” come la fisica, la quale, attualmente, è riuscita a studiare e conoscere soltanto il 5% di ciò che compone la realtà. Sicuramente, tra molti anni e dopo tante energie spese si potrà conoscerne il 100%, ma l’impresa non sarà semplice né immediata. Anche per quanto concerne le relazioni interpersonali, la situazione è analoga: non si riuscirà mai a indagare a fondo la personalità di ognuno, poiché ci sono moltissimi aspetti dell’interiorità umana che rimarranno sempre sconosciuti, sia agli altri sia a se stessi. L’uomo, per natura, continuerà sempre a porsi domande e a cercare risposte, ma probabilmente non riuscirà mai a conoscere la vita, le cose e il mondo nella loro pienezza, condannato eternamente a una condizione di finitudine. Noi e Ungaretti attraverso l’arte 9 Protagonista del disegno in copertina è un albatro che riemerge dalla profondità del mare, dove si trova un porto sepolto. Il volatile rappresenta il poeta, in accordo con la poesia omonima di Baudelaire: l’uccello e lo scrittore di versi sono accomunati dalla totale supremazia nel proprio “habitat naturale”: infatti, il primo utilizza le sue immense ali per volare nel cielo, mentre il secondo è dotato di una sensibilità e di un talento che gli permettono di spaziare nel mondo dell’arte, e che lo distinguono dagli altri uomini. L’albatro viene schernito dai marinai perché non riesce a camminare a causa delle ali, che lo ostacolano, allo stesso modo in cui il poeta non viene compreso e apprezzato dalla società. L’albatro ​
di Baudelaire evidenzia il conflitto tra l’intellettuale e la collettività, che, essendo fondata sull’utile e sul calcolo, discrimina l’artista, il quale, a sua volta, si isola disprezzando la mediocrità borghese. L’abisso in cui si immerge l’albatro rappresenta le profondità del suo io, a cui deve attingere per scoprire ​
“quel nulla d’inesauribile segreto”​
, cioè quella piccola parte di realtà che può conoscere e che poi diffonderà tra le altre persone. Infine, il porto sepolto è quello di Alessandria d’Egitto, la città natale di Ungaretti, il quale, a proposito della fonte a cui si è ispirato per dare il titolo al componimento e all’omonima raccolta, allude al racconto favoloso di due amici francesi; il porto, precedente all’età tolemaica, è l’unica testimonianza rimasta della città. Esso equivale al segreto della poesia, nel quale appunto deve inabissarsi il poeta. Fonti G. Ungaretti, ​
Vita d’un uomo. Tutte le poesie​
, a cura di L. Piccioni, Mondadori, Milano 1969: ● Ragioni di una poesia ● L’Allegria​
: Il porto sepolto, I fiumi, Risvegli, Veglia, Mattina, Sono una creatura, Commiato ● Sentimento del tempo: L’isola G. Leopardi, ​
Canti​
, a cura di L. Felici, Newton Compton Editori, Roma, 2010: ● Idilli​
:​
L’infinito C. Baudelaire, ​
I fiori del male​
, trad. it. di L. De Nardis, Feltrinelli, Milano 1964: 10 ● I fiori del male​
: ​
Corrispondenze, L’albatro ● La rivolta Bibliografia N. Abbagnano, G. Fornero, G. Burghi, ​
La ricerca del pensiero, ​
Pearson Paravia, 2012 G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, ​
Il piacere dei testi, ​
Pearson Paravia, 2012 E. Demartini, C. Gatti, L. Tonetti, E. P. Villa, ​
Il nuovo arte tra noi 5​
, Mondadori, 2010 11