l`ogm della monsanto

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l`ogm della monsanto
L’OGM DELLA MONSANTO
Giovedì 05 Luglio 2007 01:07
di Laura Bruzzaniti
“Greenpeace esprime forte preoccupazione per il rischio che cibi e piante geneticamente
modificati ottengano il via libera all’immissione sul mercato in Europa, anche se gli animali
utilizzati per i test di laboratorio presentano allarmanti anomalie" ha dichiarato Marco Contiero
della sede di Greenpeace a Bruxelles. La preoccupazione nasce dal rapporto dell’istituto di
ricerca francese Criigen, che ha messo in dubbio la sicurezza alimentare dell’NK603, una
varietà di mais geneticamente modificato della Monsanto, già approvato nel 2004 per l’uso nel
cibo e nei mangimi animali in Europa. Secondo il rapporto Crigeen, che ha analizzato i test di
laboratorio effettuati dalla Monsanto, il mais in questione non sarebbe sicuro come sostiene
l’azienda produttrice, dato che le cavie nutrite con NK603 per novanta giorni presenterebbero
anomalie rispetto a quelli nutriti con mais non ogm: differenze in alcuni parametri di cervello,
cuore, e fegato, oltre a significative differenze di peso. Tutti segnali di possibile tossicità.
Segnali che la Monsanto ha a suo tempo liquidato come “biologicamente non rilevanti”,
ottenendo l’autorizzazione al commercio dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare
(EFSA). Il rapporto di Criigen, quindi, mette in dubbio tutta la procedura adottata dall’Europa
per garantire la sicurezza degli ogm. Per decidere se un prodotto geneticamente modificato può
essere consumato da uomini e animali senza rischi per la salute, l’EFSA si basa infatti sui dati
scientifici presentati dalle stesse aziende produttrici degli ogm.
Ricapitolando: per rilasciare alla Monsanto l’autorizzazione a vendere in Europa l’NK603,
l’EFSA si è basata sui risultati dei test effettuati ed analizzati dalla stessa Monsanto. La quale
ha deciso che le stranezze nel fegato e nei reni delle cavie nutrite a NK 603 non fossero
rilevanti. Volendo un parere obiettivo sul vino, nessuno lo chiederebbe all’oste. Ma per un
parere sulla sicurezza degli OGM, si chiede a chi li produce.
“È allarmante che una compagnia che produce ogm sia autorizzata non solo ad effettuare i
test di laboratorio sui propri prodotti, ma anche ad analizzarne i risultati” ha affermato ancora
Costiero. “La mancanza di qualsiasi analisi indipendente dei dati fa pensare che la procedura di
autorizzazione a livello europeo non tenga in giusto conto i rischi per la salute e si limiti a
mettere un timbro di approvazione sui dossier presentati dalle aziende”.
L’EFSA non è un istituto di ricerca - leggiamo sul sito dell’Autorità europea per la sicurezza
alimentare - e non svolge direttamente ricerche, ma “generalmente” le aziende che chiedono
un’autorizzazione per la vendita di ogm collaborano con laboratori o con centri di ricerca esterni.
E se c’è qualche dubbio sulla sicurezza del prodotto? Se le ricerche presentate non sono
convincenti?
Neanche in quel caso è previsto che i dati presentati vengano esaminati da una parte terza e
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indipendente. Semplicemente, l’EFSA richiederà all’azienda di turno di presentare dati ulteriori.
Per Greeenpeace questo non è abbastanza. I test dovrebbero essere ripetuti da esperti
indipendenti e i risultati resi disponibili on line, per rendere possibili i commenti della comunità
scientifica in generale.
Non è la prima volta che Greenpeace lancia l’allarme sulla sicurezza alimentare di un mais gm
già commercializzato in Europa: era già successo a marzo per il MON 863, altra varietà di mais
sempre della Monsanto.
Anche in quel caso, studi indipendenti avevano dimostrato che le cavie usate nei test
mostravano segnali di tossicità ai reni e al fegato e si disse che la Monsanto aveva trascurato
la rilevanza di alcuni risultati e addirittura cancellato dal dossier dati significativi sulle analisi
delle urine delle cavie. La questione della sicurezza del MON863 è ora di nuovo all’esame
dell’EFSA.
Il sistema europeo di valutazione della sicurezza alimentare degli ogm va rivisto, sostiene
Greenpeace, e nell’attesa andrebbero congelate tutte le procedure di autorizzazione di
commercializzazione e coltivazione al momento in corso.
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