Madeleine sogna di Fabio Guarnaccia

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Madeleine sogna di Fabio Guarnaccia
Abbiamo chiesto a diversi scrittori di leggere l’inizio del
romanzo Madeleine dorme di Sarah Shun-lien Bynum fino al
punto in cui la protagonista si addormenta,
per poi provare a continuare da lì.
Questo è il sogno che ha scritto Fabio Guarnaccia.
Vuoi scrivere il tuo “sogno di Madeleine”?
Mandalo a [email protected], i migliori saranno pubblicati online e tra questi ne verrà scelto uno:
l’autore sarà invitato alla cena con Sarah Shun-lien Bynum a
Più Libri Più Liberi 2011.
Trovi l’estratto da cui partire e tutte le informazioni sulla pagina
facebook di Madeleine dorme oppure qui:
http://transeuropaedizioni.it/madeleine-sogna.php
madeleine sogna
di fabio guarnaccia
Ana è una donna smilza come il suo nome. È una modella
famosa e sa quello che vuole. Adesso, per esempio, vuole
dormire. Per cena ha ordinato un’enorme quantità di cibo
dai ristoranti della zona: carne, verdura, formaggi.
Quando si sveglia si guarda allo specchio e ammira
la sua forma perfetta. Sul fianco destro le spunta una
protuberanza, una vescica di pelle scura. L’accarezza e torna
a dormire.
Quando si sveglia mangia per dieci persone. Mentre lo
fa gli occhi si capovolgono come quelli d’uno squalo, non
sembra fare distinzione tra un abbacchio e un bigné. A ogni
nuova abbuffata la sacca s’ingrossa. Adesso è gonfia come
un otre, e pesa.
Quella notte Ana si alza e va in giardino, apre il capanno
degli attrezzi e rovista tra la ferraglia fino a che non trova
un falcetto affilato. Con l’arma in pugno esce alla luce della
luna: la sacca manda riflessi lattei e sembra viva. Ana è
nuda. Si accarezza l’esostomaco e con un colpo di falcetto
lo mozza dal corpo. Poi lo sotterra nel giardino, vicino alle
begonie. Dal fianco ora le esce una mezzaluna sottile di
sangue.
Dorme per due giorni.
Quando si sveglia è domenica sera, ordina la cena ma
i ristoranti della zona sono chiusi. Ha talmente fame che
potrebbe mangiare un neonato. Si avventa sulla frutta
appesa agli alberi, ma finisce in fretta. Disperata cade in
ginocchio nel punto in cui ha sotterrato la sacca, dal terreno
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spunta un germoglio. Lo annusa incuriosita. Cerca di
estirparlo ma è resistente come fil di ferro. Si aiuta con una
pala: tira, scava, tira finché la sacca non sguscia fuori. È un
rizoma a cui spuntano germogli dovunque. Ne strappa uno
e lo assaggia. È dolce come songino e nutriente come latte
di capra. Ana si abboffa e divora tutto. Poi si alza a fatica e
caracolla a letto.
Qualche ora dopo si sveglia al rumore di uno schianto.
È l’alba, dalla finestra entrano fasci di luce rosa. Le gambe
del letto hanno ceduto, Ana si guarda intorno e vede il suo
corpo coprire la stanza come un tappeto di grasso.
Ana è una balena spiaggiata che boccheggia al soffitto.
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