L`OSPITE Due poli contrapposti: da un lato il mondo dei ragazzi, che

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L`OSPITE Due poli contrapposti: da un lato il mondo dei ragazzi, che
L’OSPITE
Due poli contrapposti: da un lato il mondo dei ragazzi, che chiedono libertà, ma anche
protezione; dall’altro quello degli adulti, che approfittano del loro potere per piegare le
esigenze fantastiche dei piccoli ai dettami di un pedagogismo che sembra un addestramento
veloce per renderli adulti precocemente.
di
Remo Rostagno
Antonio Viganò
regia e scene
Antonio Viganò
con
Sofia Franchini
Michele Fiocchi
direzione tecnica
Enrico Peco
una co-produzione
Le Grand Bleu
Teatro La Ribalta
Quasi tutti i bambini del mondo, prima o poi, incontrano Pinocchio: il libro, i film, i cartoni animati,
i fumetti, il musical. Dopo trent’anni i bambini che lo avevano incontrato sono diventati padri e
madri. Una sera, rientrano a casa, spiano dal buco della serratura e vedono la nonna che sta
leggendo il libro al loro bambino: la nonna piange perché Pinocchio ha ucciso il grillo e il bambino
ride perché Pinocchio, il grillo lo ha ammazzato al primo colpo.
Con Pinocchio si ride insieme e si piange insieme.
Insieme, come quando si fa teatro,
Pinocchio per noi è un pretesto; un pretesto per indagare le relazioni complesse e difficili tra un
adulto e un bambino. Gli uomini hanno per molto tempo oppresso i fanciulli scrive Paul Hazard e in
questa citazione troviamo gli spunti per una lettura moderna del libro.
Due poli contrapposti: da un lato il mondo dei ragazzi, che chiedono libertà, ma anche protezione;
dall’altro quello degli adulti, che approfittano del loro potere per piegare le esigenze fantastiche dei
piccoli ai dettami di un pedagogismo che sembra un addestramento veloce per renderli adulti
precocemente.
Ma i ragazzi non si lasciano opprimere senza resistenza: noi vogliamo dominare, ma essi vogliono
essere liberi: è una bella battaglia.
Nella stanza c’è un uomo che si sente vecchio e solo. Un momento di silenzio e poi la domanda:
“chi mi dice ti amo”? Nessuno risponde. E allora via, basta con la solitudine: “mi costruisco un
burattino”. Vuole un burattino meraviglioso che sappia ballare e fare i salti mortali. Con lui girerà il
mondo e si guadagnerà il pane. Lo vuole così, lo vuole cosà, lo vuole un po’ così e un po’ cosà. Ma,
alla fine, cos’è che vuole quell’uomo? Vuole un bambino. Lo vuole di legno perché non scappi; e lo
vuole di carne per poterlo accarezzare. Un bambino buono, ubbidiente, educato. E poi vuole anche
un’altra cosa, un sogno segreto che non confessa neppure a se stesso: vuole un bambino da mostrare
in società per fare bella figura con le persone importanti. Un po’ come se il suo Pinocchio fosse la
bella principessa da offrire in sposa al figlio del re. Infine, un’ultima cosa, un segreto che si svelerà
solo vedendo lo spettacolo.