Elaborati vincitori - Po-Net

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Elaborati vincitori - Po-Net
TEMA
“ Deportati”, portati via dal proprio paese, strappati ai propri cari per
una destinazione ignota, per un motivo che non si conosceva. Spogliati
della propria personalità e della propria dignità, rinchiusi nei lager per
vivere e morire in modo disumano. Alla luce delle tue conoscenze e
delle testimonianze che hai potuto ascoltare e vedere fai una riflessione
su questi drammatici eventi legati al secondo conflitto mondiale.
1° elaborato
Seconda guerra mondiale, milioni di morti, milioni di deportati. Milioni di
deportati ebrei e non solo, ma anche zingari, barboni, omosessuali, oppositori
politici; presi dalle loro case in un paese a cui credevano di appartenere,
traditi da amici e vicini, da parenti addirittura; portati in posti invivibili dove
perdevano la loro dignità di persone; costretti a lavorare come schiavi e a
morire nei forni crematori, camere a gas o addirittura con un’ iniezione di
petrolio nel cuore. Queste cose così raccapriccianti sono successe in tempo
che, anche se non sembra, è abbastanza vicino al nostro(è accaduto circa 70
anni fa), pensate e messe in atto da persone non primitive che ammazzavano
per qualsiasi cosa, ma da persone che avrebbero dovuto avere un cervello
“pensante” e dei pensieri razionali: Hitler, i suoi seguaci, e per taluni aspetti
Mussolini. Tutto questo, però, era stato pensato prima che scoppiasse la
Seconda guerra mondiale, perché l’ antisemitismo c’ era da tempo e la voglia
di sbarazzarsi degli oppositori politici e delle persone che non servono all’
economia di un paese ma necessitano di assistenza come i malati, i disabili e
i malati di mante era forte. Hitler pensava di sbarazzarsene mettendoli nei
lager(dapprima gli oppositori, poi gli altri)ma alla fine pensò che fosse meglio
ucciderli. Hitler riuscì a rendere tutto questo legale nel 1935, con le Leggi
razziali di Norimberga. Con lo scoppio della 2° gue rra mondiale questo
processo si intensificò e si calcola che alla fine della guerra gli ebrei morti nei
lager siano stati circa 6 milioni e non si sa quanti altri. Adesso cercherò di
descrivere le cose disumane che facevano nei lager. Per prima cosa c’è da
specificare che c’ erano vari campi: quelli di lavoro, dove le persone spesso
morivano perché facevano lavori pesantissimi senza avere da mangiare
abbastanza; quelli di concentramento, dove venivano ammassati i deportati
per poi avviarli verso il campo più “adatto”; quelli di sterminio, dove i deportati
venivano uccisi nelle camere a gas o con altri metodi barbari e infine i centri
di eutanasia, dove venivano portati i malati e i disabili e venivano uccisi,
facendo credere ai parenti che fossero luoghi di cura. Arrivati nei lager
venivano divisi gli uomini dalle donne e i bambini piccoli erano mandati a
morire nelle camere a gas o morivano di stenti e di freddo. Poi le persone
venivano fatte spogliare e da lì cominciava la loro spersonalizzazione:
venivano messi sotto le docce tutti insieme, rasati, vestiti con degli abiti uguali
sia per l’ inverno che per l’ estate con sopra un segno che distingueva, per
esempio, ebrei da oppositori. Da qui venivano mandati a lavorare fino a che
non morivano stremati. Una persona dei nostri tempi, per quanto possa
sforzarsi, non riuscirebbe mai a capire cosa abbiano provato quelle persone,
neanche guardando foto o documentari che fanno vedere le persone ridotte a
scheletri o i corpi ammassati di centinaia di morti. Addirittura c’ è chi ha il
coraggio di negare tutto quello che è successo, anche se si hanno
testimonianze scritte o dirette di persone che hanno subito tutto ciò, foto
oppure reperti storici. Molti, invece, dicono: “Ormai è passato!” ma tutto è in
funzione del passato; una persona, senza conoscere il passato, non può
vivere il presente e nemmeno pensare a un futuro, perché il passato, in
teoria, ma non è così, dovrebbe insegnare, non far pensare che ormai quel
che è successo non accadrà più, anzi, dovrebbe far pensare che può
risuccedere così da impedire che avvenga di nuovo. Anche per questo è stato
istituito “ il giorno della Memoria”, per dare voce al passato, per ricordarci ciò
che l’ uomo ha fatto contro i suoi simili. Ci sono persone che riescono a
mettere un intero paese contro un’ etnia, i figli contro i genitori, gli amici
contro gli amici e in Germania ,una persona, una persona soltanto ha
emanato provvedimenti immorali, convincendo la maggior parte del suo
popolo a seguirlo. Perciò il passato non va dimenticato ma tenuto come un
bene prezioso.
Miriam Canzanella classe III^ B Scuola Secondaria di I Grado “Ser Lapo
Mazzei”
(Istituto Comprensivo “Marco Polo” PRATO)
2° elaborato
Dopo anni da questa bruttissima tragedia, noi ricordiamo questo momento
della storia in cui il mondo precipitò nella follia permettendo che una
mostruosità del genere si avventasse su vittime innocenti calpestando e
infangando la dignità umana. E tutto solo per le folli idee di qualcuno che non
seppe essere “umano”. “Quel tatuaggio ci ha tatuato l’anima”, queste sono le
parole di una delle poche sopravvissute a quell’incubo; una frase semplice e
carica di sentimento che ci può comunicare tantissimo e che mi ha fatto
immaginare e percepire il dolore provato dai deportati, anche se so che non
riuscirò mai a provare le stesse cose con la loro stessa intensità.
Quest’incubo è chiamato Shoah. Shoah in ebraico significa annientamento e
indica perfettamente i crimini commessi contro una parte dell’umanità, cioè la
comunità ebraica. Spesso usiamo la parola “olocausto”, ma olocausto
significa sacrificio e non può essere adatto a ciò che è stato. C’è da
sottolineare che nazisti e fascisti non solo si sfogarono sugli ebrei, ma anche
sugli zingari, i malati di mente, gli andicappati, i testimoni di Geova,
omosessuali e oppositori politici, insomma tutti quelli che mettevano in
pericolo la prosperità del Reich e la purezza della razza ariana, pura per
eccellenza.
La shoah oggi e sempre punta il dito sulle mostruosità e sulle atrocità che
sono state commesse dai nazisti in nome di quella razza che doveva vincere
su tutti e conquistare il mondo, quel mondo silenzioso e indifferente,
impaurito e allo stesso tempo vigliacco, incapace di far valere i propri diritti e
quelli di uomini e donne sterminati solo per il fatto di essere ebrei. In tutto
questo solo pochi si fecero sentire, ma la loro voce era troppo debole, e quel
dominante silenzio rese possibili i campi di concentramento, le leggi razziali,
le deportazioni di milioni di persone che dovettero abbandonare la loro casa,
la loro famiglia, il loro cielo, per andare a lavorare in condizioni disumane, per
non tornare mai più.
Per molte, troppe persone questo fu un viaggio di sola andata, viaggio verso
una morte priva di dignità in camere a gas e con altri metodi mostruosi come i
forni crematori, quei forni che funzionavano 24 ore su 24, dove tutto veniva
cancellato, perché tutto doveva rimanere sconosciuto, nel silenzio. Quel
silenzio che noi abbiamo il dovere di trasformare in un urlo per far sì che
nessuno possa rimanere indifferente a tutto questo, perché l’indifferenza
molte volte porta anche all’ignoranza, dalla quale nascono questi gravissimi
errori. Rompere quel silenzio significa ricordare per non negare , per la nostra
storia e perché uomini, donne e bambini senza colpa sono stati torturati e
portati alla morte. In Italia il 27 gennaio è dedicato alla memoria di quanto è
accaduto, e la memoria del passato ci insegna che dobbiamo sempre essere
pronti ad ascoltare, capire e riflettere, partendo dal presupposto che la libertà
di cui oggi noi godiamo è un tesoro che va difeso a tutti i costi, e che la
Shoah deve rimanere un brutto ricordo del passato e non diventare mai più “il
presente”.
Angelina Cuba Classe III A Scuola Secondaria di I Grado “Ser Lapo Mazzei”
(Istituto Comprensivo “Marco Polo” PRATO)
3° elaborato
Queste persone portate via dai propri cari, venivano picchiate e ammassate
nei vagoni merci, senza sapere dove stavano andando, senza che venisse
dato loro da mangiare e da bere; non c’era un motivo per farlo, era solo un
capriccio, di persone pazze e malate che hanno ucciso milioni e milioni di
individui.
Noi siamo stati portati al Museo della deportazione e ci hanno fatto vedere un
film che racconta la vita del Castellani: fin da piccoli venivano educati a
essere fascisti, in classe avevano la foto del Duce, dovevano imparare le
storie e le canzoni fasciste; li facevano diventare Balilla e Piccole Italiane e
loro erano orgogliosi di ciò, pensavano che fosse una cosa giusta, non
capivano che stavano sbagliando. Ecco perché dobbiamo parlarne,
dobbiamo studiare queste storie, tutto quello che è successo e ricordarlo
sempre, per fare in modo che tutto ciò non risucceda, per fare capire che
quello era sbagliato. Un giorno, all’età di diciassette anni, il Castellani stava
andando a lavoro, trovò chiuso, qualcuno gli disse che c’era sciopero e lui
chiese: - Sciopero? Che vuol dire sciopero?- E loro gli risposero: - Sciopero
vuol dire che giri i tacchi e torni a letto!- Così fece. Mentre era per strada
venne fermato, preso e portato insieme ad altre persone in dei vagoni merci,
senza spiegazioni e senza sapere la meta. Durante il viaggio, che durò giorni,
gli diedero una sola volta da mangiare; pane con le acciughe, e non gli
diedero da bere. Vennero portati in dei campi di concentramento e li misero a
lavorare, senza mangiare, senza bere, non avevano più forze e chi lavorava
male veniva picchiato o ucciso. Che motivo c’era? Nessuno! Non c’era un
motivo per maltrattare, uccidere e far morire di fame quelle persone. Uno
sciopero? Non è un motivo! Io penso che non esista e non esisterà mai un
motivo per uccidere tutte quelle persone, o anche la metà. A quei campi di
concentramento sopravvissero solo poche persone. Quando il Castellani
tornò, ricevette un sacco di visite; erano i familiari degli altri deportati che
andavano a chiedere se i loro parenti erano sopravvissuti. Tutti morti. Quindi
tutto quello che è successo non ha solo fatto morire milioni di persone, ma ha
fatto soffrire tutte le famiglie e ha segnato la vita dei pochi sopravvissuti.
Abbiamo visto molte immagini di deportati nei campi di concentramento:
erano magrissimi, avevano solo la pelle e si vedevano le ossa. Davanti a
questi filmati di centinaia di morti buttati in terra, ammassati uno sopra l’altro,
buttati così, senza un po’ di rispetto, tutti nudi c’è chi ha avuto il coraggio di
ridere. Come si fa? Come fai a ridere davanti a queste immagini? Davanti a
questo dolore? Dovresti piangere, e invece ridi?! Io rimango senza parole
davanti a queste persone. Come davanti a quelle che, mentre studiano Hitler,
dicono che ha fatto bene. Ma cosa ha fatto bene? A uccidere milioni di
persone perché ebrei, barboni, zingari, omosessuali o disabili? È una cosa
giusta? No che non lo è. È una cosa schifosa! Abominevole! Perché, ripeto,
non esiste un motivo per fare tutto questo. Quelle persone che scrivono “Viva
il Duce” o disegnano la svastica, essendo fieri di farlo, quelle persone che
dicono che tutto questo non è mai successo, che i campi di concentramento
non ci sono mai stati, come fanno a dire questo? A negare tutto? Tutte queste
persone io le disprezzo. Ma è compito nostro, siamo noi che dobbiamo far
capire che tutte queste persone sono morte senza un motivo; che tutto quello
che i fascisti e i nazisti hanno fatto è sbagliato. Dobbiamo ricordare tutto,
dobbiamo ricordare e parlare con rispetto di tutte quelle persone morte senza
una ragione, dobbiamo insegnare agli altri e ai nostri figli che tutto questo è
sbagliato, per fare in modo che non risucceda mai più!
Manuela Albiani Classe III C Scuola Secondaria di I Grado “Ser Lapo
Mazzei”
(Istituto Comprensivo “Marco Polo” PRATO)